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Cenni su falsificazione e imitazione

della ceramica precolombiana

i manufatti qui illustrati, come pure altri appartenenti al miC, sono stati acquistati antonio
(figg. 8 e 9) o ricevuti tramite donazioni (figg. 1-7 e 10) e costituiscono un nucleo Guarnotta
specifico ad uso didattico e di comparazione per lo studio dei falsi riferiti alla ceramica
precolombiana (n.d.A.).

l a falsificazione, l’imitazione o la copia di manufatti ceramici precolom-


biani comprendono in genere una varietà di livelli di abilità artigianale
che possono spaziare dalla semplice riproduzione alla manipolazione o alla
creazione originale di un oggetto: la differenza fra questi tre concetti risiede
nell’assunto che con falsificazione o contraffazione venga fatto riferimento
ad una produzione per scopi fraudolenti, mentre con imitazione e copia sia
assente l’intenzione dolosa1.
l’attività dei falsari risale molto indietro nel tempo, in generale per l’area
mesoamericana2 viene fatta risalire al XVi secolo, ad uso degli europei presenti
nelle indie, ma il fenomeno a noi più vicino si manifestò a partire dalla prima
metà del XiX secolo, quando lo sviluppo di una rete interna di trasporto fer-
roviario aprì le frontiere del messico soprattutto a industriali, mercanti e
turisti: questi ultimi desiderosi di portare a casa souvenir dei loro viaggi, i mer-
canti interessati alla possibile offerta sul mercato antiquariale di nuovi manu-
fatti di interesse e pregio3.
le aree intermedia dell’america centrale4 e quelle dell’america meri-
dionale5, data la loro più difficile accessibilità, divennero meta di collezionisti
e turisti principalmente verso la fine del XiX secolo e la falsificazione, soprat-
tutto quella di manufatti andini, ebbe il suo maggiore incremento nel secolo
successivo, quando il commercio di oggetti antichi, pur malvisto dalle comunità
indigene (in quanto giustamente ritenuti appartenere ai loro avi), divenne
oggetto di grande interesse soprattutto da parte delle élites ispanoamericane
ed europee6.
ai ritrovamenti archeologici nelle terre considerate ‘esotiche’ delle ame-
riche, a cavallo tra i secoli XiX e XX, facevano seguito campagne informative
all’interno degli ambienti scientifici, ed anche da parte della stampa che pub-
blicava notizie con grande clamore. la conseguenza primaria fu un aumentato
interesse soprattutto dei collezionisti per questi nuovi reperti (o presunti tali):
in egual misura, lo sviluppo di istituzioni museali con al proprio interno sezioni
amerindiane dedicate, negli stati uniti e in molti paesi europei (in modo par-
ticolare Francia, Germania, Gran Bretagna e italia), diede impulso alla richiesta
anche di oggetti antichi precolombiani, incentivando in tal modo lo scambio

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Fig. 1. Figurina-recipiente femminile, terracotta
modellata, impressa e dipinta, messico, produzione
contemporanea (falsificazione originale) inv. n. 32730

Fig. 2. maschera, terracotta modellata, incisa e dipinta,


Ecuador (?), produzione contemporanea
(falsificazione originale) inv. n. 32731

Fig. 3. Bottiglia antropomorfa, terracotta nera


stampata e incisa, Perù, produzione contemporanea
(falsificazione originale) inv. n. 32732

50 FAENZA n. 2 - 2017
e il mercato dei materiali di scavo, frutto di
rinvenimenti occasionali o saccheggi (non
essendo ancora protetti da opportune legi-
slazioni dei paesi interessati), ma nel con-
tempo fornì involontariamente stimolo an-
che all’industria dei falsi spacciati per
autentici7, che spesso raggiunse un alto li-
vello qualitativo e, soprattutto, quantitativo.
in una fase iniziale i più richiesti furo-
no i manufatti in metalli preziosi o in pie-
tra, assai costosi ma facilmente falsificabili,
ma in breve vennero richieste anche le ce-
ramiche e, più tardi, legni e tessuti. natu-
ralmente il forte desiderio da parte dei
collezionisti di ottenere delle rarità, unita-
mente alla loro spesso superficiale o nulla
conoscenza delle relative culture archeo-
logiche e dei rispettivi materiali, fece sì che
l’offerta dei falsi venisse via via ad adeguarsi
all’aumentata domanda. Fecero la loro
comparsa sul mercato forme e decorazioni
assai “rare”, come pure stili più o meno fan-
tasiosi o del tutto inesistenti, spesso ad ope-
ra di falsari che avevano affinato le loro co-
noscenze attraverso il lavoro di restauro di
manufatti autentici, in grado quindi di do-
minare un determinato stile o materiale:
in questi casi, le anomalie rispetto ai mo-
delli originali vengono ad essere quasi im-
percettibili e possono essere identificate
solo da esperti ben preparati nelle regole
che disciplinano una particolare forma di
rappresentazione visiva. Vanno in questa
direzione le indagini volte a smascherare
errate interpretazioni o veri e propri errori
nell’iconografia, modalità di esecuzione troppo cruda o troppo raffinata ri- Fig. 4-4bis. Fiasca,
spetto alla cultura di riferimento, materiali e tecnologia non originali o ap- terracotta ingobbiata e
propriati. dipinta, Perù,
produzione
le collezioni museali costituiscono dal punto di vista didattico un vero e contemporanea
proprio libro di testo che può essere letto, comparato, criticato, decifrato e (riproduzione di
analizzato, permettendo agli studiosi di sviluppare ed ampliare le proprie com- originale Chakipampa,
petenze, contribuendo quindi all’apporto di nuove informazioni, idee e ipo- eseguita presso il museo
tesi8; nel contempo, però, questo libro deve essere costantemente aggiornato nacionál de
all’evolversi delle conoscenze sulla ceramica precolombiana in generale, in antropología e
arqueología di lima,
base agli esiti delle più recenti scoperte e interpretazioni. nello studio e nel come attestato da scritta
giudizio sull’autenticità dei manufatti è di particolare importanza il fattore e punzonatura)
esperienza derivante sia da una lunga e diretta frequentazione di oggetti mu- inv. n. 5584

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Fig. 5-5bis.
recipiente scultoreo
antropomorfo,
terracotta stampata,
Perù, produzione
contemporanea
(riproduzione di
originale moche,
eseguita presso il
museo nacionál de
antropología e
arqueología di
lima, come seali, sia dalla padronanza di una bibliografia specifica, generalmente assai
attestato da scritta e
sparsa e scollegata, mantenendosi il più possibile aggiornati nella compren-
punzonatura)
inv. n. 5580 sione delle specifiche culture precolombiane nella loro straordinaria varietà9.
negli ultimi decenni molti paesi latinoamericani si sono impegnati a pre-
venire l’esportazione illegale del proprio patrimonio culturale, avviando altresì
per vie legali le pratiche per il rientro di reperti trafugati e portati all’estero,
grazie anche alla sottoscrizione da parte di molti paesi della Convenzione
unEsCo del 197010, successivamente ratificata anche dall’italia11 e di quella
unidroit del 24 giugno 1995 relativa ai beni culturali rubati o illecitamente
esportati.
non andremo, in questa sede, oltre la descrizione di quelle che sono le
forme più ricorrenti con cui si possono manifestare la falsificazione e l’imita-
zione della ceramica precolombiana12, dedicando solo alcuni cenni all’inte-
razione tra le diverse discipline scientifiche e alle tecniche di analisi fisiche e
chimiche, le quali comunque non possono prescindere da un iniziale esame
ottico approfondito da parte di personale specializzato, relativamente alla tec-
nologia impiegata nella lavorazione e nella decorazione (iconografia e ico-
nologia), come pure allo stato di conservazione. infatti le esperienze sia positive
che negative derivanti dallo studio (e dalla conseguente loro distinzione) di
manufatti autentici e falsi, sono un patrimonio soggettivo non interamente
pubblicabile fuori dallo stretto circuito curatoriale, per evitare che possano
avvalersene anche l’industria e il mercato del falso.
la copia (ingl. replica, copy) è abbastanza comune, sia nei manufatti autentici
che nei falsi, dato il largo impiego nei tempi antichi di stampi i quali, ritrovati
negli scavi, possono essere oggigiorno riutilizzati per riprodurre nuove ‘antiche’
ceramiche; vi sono naturalmente anche copie foggiate a mano libera o a co-
lombini, sulla base di illustrazioni che possono essere tratte da pubblicazioni,
cataloghi di aste e da internet. la materia base, l’argilla, è facilmente disponibile
nei suoi vari colori e ricavabile in loco dagli antichi giacimenti ritrovati, ma

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l’insufficienza di studi chimici Fig. 6. Ciotola
e petrografici sulla sua origi- tripode, terracotta
naria composizione presso le modellata, incisa e
dipinta, Venezuela,
differenti culture, può spesso Xiii-XV sec. d.C.
rendere assai difficile ad un Cultura tierroide
primo esame il riconoscimen- (autentico, pasticcio
to della provenienza: la pre- contemporaneo)
senza o meno di determinati inv. n. F493
minerali o sgrassanti caratte-
Fig. 7. Vasetto
ristici di una specifica cultura, giaguaro, terracotta
come pure l’impiego di mate- stampata, incisa e
rie prime non tipiche di quella modellata, Perù,
specifica area, possono infatti produzione
costituire validi elementi-gui- contemporanea
(falso, copia di
da aggiuntivi per l’esaminato-
originale)
re. lo studio approfondito inv. n. F540
della decorazione può spesso
rivelare tipici errori nell’iconografia oppure il fraintendimento di specifici Fig. 8. Piccola olla,
aspetti formali tipici di moltissimi falsi (fig. 7). alcune riproduzioni possono terracotta
recare visibile un marchio che ne identifica la provenienza (botteghe artigiane ingobbiata e
dipinta, Perù, i-iii
o laboratori museali) attestandone la destinazione al mercato (lecito) dei sou- sec. d.C. Cultura
venir (figg. 4-4bis, 5-5bis), altre ne sono prive, o è stato loro abraso il marchio nasca (autentico,
originale, in quanto destinate al mercato (illecito) dei falsi. restauro originale
il pasticcio (ingl. pastiche) è una contraffazione più sofisticata, poiché in d’epoca a trapano)
questo caso vengono composti, o parzialmente ricomposti, manufatti ceramici inv. n. 1979
impiegando porzioni eterogenee di vari reperti autentici assemblate in una
nuova creazione che viene poi stuccata, dipinta o sovradipinta e laccata (fig. 6);
porzioni di manufatti possono essere impiegate anche per integrare delle la-
cune presenti in un oggetto (vedi di seguito ‘falso restauro’) che in tal modo

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Fig. 9-9bis. viene ad essere reso più appetibile per l’acquirente. in questo caso è assai im-
Bottiglia a due portante osservare attentamente i punti di giunzione e il relativo restauro, co-
beccucci, terracotta me pure la tipologia del materiale delle singole parti riattaccate.
ingobbiata e
dipinta,
il falso restauro (ingl. near-fake), detto anche restauro fantasioso (ingl.
Perù, ii-iii sec. d.C. inventive restoration), identifica manufatti, o loro parti, fondamentalmente an-
Cultura nasca tichi, ma solo in parte: essi sono stati oggetto di un ‘restauro’ assai creativo,
(autentico, restauro allo scopo di rendere il risultato finale più attraente o in condizioni di gran
contemporaneo con lunga migliori di quanto non sia in realtà, riempiendo fantasiosamente spazi
sovradipintura, vuoti o scrostature (a volte create appositamente), completando o sostituendo
attualmente
riportato pitture più o meno visibili, oppure applicando elementi decorativi fittizi, più
all’originale) vivaci o interessanti senza soluzione di continuità con le porzioni originali, al
inv. n. 20521 fine di aumentare il prezzo di vendita. appartengono a questa categoria anche
quegli oggetti recuperati frammentati in situ e quindi incollati, dissimulando
giunture e lacune con interventi pittorici camuffati (fig. 9). Qualora nel re-
stauro ‘fantasioso’ non sia intervenuto il dolo di un falsificatore, ma si tratti
solo di scarsa conoscenza da parte del restauratore, il risultato andrà inteso
quale errato restauro (ingl. misreconstruction). non appartengono naturalmente
a questa categoria, quei manufatti che sono stati anticamente riparati con le
tecniche del tempo (figg. 7-8), come pure quei reperti autentici che, in base
allo stile di riferimento, possono anche riprendere motivi o forme arcaizzanti
(ingl. archaising).
la falsificazione o contraffazione originale, ovvero la creazione di un
‘nuovo’ manufatto (ingl. replivention), spesso rivela il lavoro di un bravo arti-
giano che non copia né assembla, ma foggia e decora un oggetto sulla base
dei dettami di uno stile precolombiano da lui ben conosciuto (tramite studio,
pubblicazioni, fotografie, osservazione di originali presso musei e collezionisti)

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Fig. 10. salvadanaio
ittiomorfo,
terracotta nera
incisa,
Perù, produzione
contemporanea
dipartimento
di Piura
(Chulucanas ?)
(souvenir)
inv. n. 30805

(figg. 1-3), oppure crea un oggetto volutamente contemporaneo per il mercato


dei souvenir (fig. 10). ai fini della contraffazione possono essere impiegati
materiali, strumenti e tecniche d’epoca, frutto anche questi di accurati studi,
con il risultato di un prodotto stilisticamente perfetto, la cui falsità può risultare
ad un primo esame visivo quasi impercettibile e quindi indistinguibile su due
piedi da un autentico.
a quanto sopra esposto, vanno ad aggiungersi le tecniche di invecchia-
mento artificiale della superficie di un falso mediante un suo interramento
per un certo tempo (la presenza di incrostazioni o patine naturali può però
essere impressa unicamente da una lunga giacitura ipogea), oppure tramite
la degradazione artificiale della sua superficie: abrasioni, impiego di agenti
chimici o applicazione di patine simulate, generalmente presenti nelle zone
meno importanti del manufatto. non mancano poi altre manipolazioni più
invasive, quali ad esempio sbeccature e scrostature intenzionali o anche la
rottura ‘selettiva’ del recipiente (evitando naturalmente di rompere o aspor-
tare gli elementi più interessanti) e il suo successivo restauro, allo scopo di
conferire a un falso una parvenza di antichità e di provenienza da scavo, ma
anche per non incorrere nei vincoli all’esportazione nel caso di un reperto
autentico.
infine, tra gli altri, ricordiamo i trattamenti superficiali per rendere più
gradevole e “brillante” il manufatto mediante l’impiego di vernice nera, lacche,
sigillanti e vernici trasparenti, lucidatura e inceratura: non va infatti tralasciato
che in genere gli originali da scavo sono meno grandi, belli e lustri rispetto
ai falsi loro simili.
molti falsi sono abbastanza grossolani e possono essere quindi riconosciuti
a prima vista dal vivo o in fotografia. Quelli più raffinati possono essere spesso
efficacemente individuati da parte dell’esperto anche ad un primo esame ot-
tico, a cui può fare seguito un’accurata comparazione con manufatti simili
ma autentici: in questo caso risulta decisivo l’accertamento dell’integrità sti-

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listica ed iconografica della decorazione, sia dal punto di vista dei suoi singoli
elementi che da quello del preciso contesto al quale gli stessi devono neces-
sariamente essere associati. il passo successivo consiste quindi nell’esame tec-
nico autoptico generalmente con il supporto di una lente o dello stereomi-
croscopio, con luce artificiale radente, polarizzata, infrarossa o ultravioletta,
con bisturi e solventi, per accertare (a) se la presenza di alterazioni della su-
perficie sia ascrivibile a provenienza certa da paleosuoli e sepolture oppure
a modificazioni spontanee o d’uso, o se invece si tratta di alterazioni più o
meno abilmente simulate; (B) se il manufatto sia stato creato o restaurato e
decorato con i materiali e con la tecnica appropriati, per quella determinata
classe di oggetti e per la rispettiva cultura e/o fase di attribuzione. Esistono
infatti ancor più raffinate modalità di imitazione e somiglianza che nascono
da una certa conoscenza delle regole culturali che stanno a fondamento della
realizzazione dei falsi13, nel qual caso si rende necessaria, per l’accertamento
o la confutazione dell’autenticità, l’applicazione ai reperti di metodi fisici e
chimici in grado di fornire elementi di valutazione oggettivi e, quando possi-
bile, misure quantificabili14. naturalmente alcuni esami più approfonditi o
gli esiti trasmessi o pubblicati di recentissime ricerche e studi su di uno stile
specifico, talvolta potrebbero permettere la riabilitazione di un reperto au-
tentico ritenuto fino ad oggi ‘stilisticamente anomalo’15, come pure potrebbero
rendere maggiormente apparenti alcune caratteristiche di falsità in prece-
denza non appurabili.
nonostante il più delle volte siano purtroppo finanziariamente poco pra-
ticabili, esami e test scientifici (analisi della composizione dell’argilla, tecniche
radiologiche, microscopia ottica ed elettronica a scansione, spettrometria,
termoluminescenza, analisi per attivazione neutronica, ecc.) sono in grado
di fornire all’archeologo contributi assai precisi, ma che comunque non sem-
pre sono infallibili16, dato che in qualche caso anche alcuni di questi possono
essere aggirabili da parte di abili falsari: ad esempio mediante l’impiego di
parti originali inserite nei punti in cui è prevedibile un prelievo di materiale,
oppure sottoponendo i manufatti a trattamenti radianti, come pure ridipin-
gendo ceramiche autentiche senza poi sottoporle a ricottura.
Per quanto concerne il commercio dei falsi, è oggigiorno sufficiente en-
trare in qualche grande sito internet di vendite online per rendersi conto che
anche il mondo della falsificazione dell’arte precolombiana è diventato un’im-
presa al pari di altre17, soggetta alle leggi dell’economia, per cui quando la
domanda non può essere evasa in modo legittimo o il prezzo di un originale
“di moda” diviene inaccessibile, si apre grande spazio per il falso, alla cui pro-
duzione presiedono la suggestione del tempo reale al quale il falso stesso ap-
partiene e quella del tempo al quale esso pretende di appartenere, due ele-
menti che assai difficilmente possono coincidere18.
le varie forme di contraffazione non rilevata di modelli autentici possono
altresì contribuire a deformare la comprensione di aspetti dell’arte preco-
lombiana e quindi il relativo studio, in quanto implicano riferimenti ad una
realtà che non è mai esistita con il risultato di una deviazione verso aspetti di
un falso passato19. di fatto, da un lato è attiva la ricerca di testimonianze ar-
cheologiche sulla base della loro classificabilità dal punto di vista scientifico,

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dall’altro quella di manufatti volti al soddisfacimento di un interesse legato
al proprio gusto e ai propri canoni di squisita esecuzione e bellezza. troppo
spesso, in quest’ultimo caso, viene tralasciato (dall’acquirente, ma soprattutto
dal venditore) ogni dato affidabile riguardo alla reale provenienza e all’au-
tenticità, affidandosi ad un mercato che propone contraffazioni spesso assai
più attraenti dell’oggetto autentico (il quale di per sé, lo ripetiamo, molte
volte è molto meno appariscente), in quanto queste si adattano meglio ai pro-
positi e al gradimento di un acquirente più o meno sprovveduto: “though they
are fakes (…), they are genuine embodiments of a european vision of the exotic. (…).
Forgeries tell us our fantasies about ourselves in shapes and forms that we take for
granted and of which we are largely unconscious. Pre-Columbian art has been a construct
of such unconscious fantasies and we need to try to separate what really is native from
our projections on it”20.
riprendendo infine quanto affermato dalle archeologhe statunitensi Ka-
ren olsen Bruhns e nancy lee Kelker, i veri motivi alla base della falsificazione
o contraffazione di antichità precolombiane non sono dettati (a differenza
della loro legale e dichiarata riproduzione/imitazione) da altruismo e non
può essere invocato il presupposto che la loro creazione sia volta ad uno scopo
didattico oppure a preservare elementi culturali di popoli “incapaci di farlo
da sé”: è in realtà solo una questione di soldi.

aBstraCt

the forgery and the imitation of Pre-Columbian ceramics have a long history that starts at the
epoch of the conquest until today without interruptions. the border that separates the two terminologies
is marked by the presence or by the absence of a fraudulent will. Replica, pastiche, near-fake or mi-
sreconstruction and replivention are some modalities to create a new object or to manipulate an
original one, to which the treatment for transforming a false object in antique, has to be added.

notE
1
l. Vlad Borrelli, la falsificazione in archeologia, in treccani - il mondo dell’archeologia,
roma 2002 (www.treccani.it).
2
Per una descrizione dell’area vedi a. Guarnotta, s. aviles loayza, Guida alla Sezione
Precolombiana, miC, Faenza 2015, fig. 1 p. 11 e pp. 48-49.
3
Bibliografia di riferimento: n. Kelker, K. olsen Bruhns, Faking Ancient mesoamerica,
left Coast Press, Walnut Creek, California 2010; J. mclaren Walsh, Falsificando la historia.
los falsos objectos prehispánicos, “arqueologia mexicana”, XiV(82), mexico 2006, pp. 20-25;
d. taylor, Problems in the Study of narrative Scenes on Classic maya Vases, in Falsifications and
misreconstructions of Pre-Columbian Art, dumbarton oaks, Washington 1978, pp. 107-124;
E. Pasztory, three Aztec masks of the God Xipe, in Falsifications and misreconstructions of Pre-Co-
lumbian Art, dumbarton oaks, Washington 1978, pp. 77-106; G.F. Ekholm, the Problem of
Fakes in Pre-Columbian Art, “Curator - the museum Journal”, Vii, 1, 1964, pp. 19-32.
4
Per una descrizione dell’area vedi a. Guarnotta, s. aviles loayza, Guida alla Sezione
Precolombiana, miC, Faenza 2015, fig. 1 p. 11 e pp. 48-49.
5
Per una descrizione delle aree citate, vedi a. Guarnotta, s. aviles loayza, Guida
alla Sezione Precolombiana, miC, Faenza 2015, fig. 1 p. 11 e pp. 49-51, 53-89.
6
Bibliografia di riferimento: d.B. heath, economic Aspects of Commercial Archaeology
in Costa rica, “american antiquity”, 38, 3, july 1973, pp. 259-265; K. Bruhns, n. Kelker,

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Faking the Ancient Andes, left Coast Press, Walnut Creek, California 2010; C.B. donnan,
the identification of a moche Fake through iconographic Analysis, in Falsifications and misre-
constructions of Pre-Columbian Art, dumbarton oaks, Washington 1978, pp. 37-50; d.a.
Proulx, A Guide to identify Fake nasca Ceramics, ms., 2006; a.r. sawyer, the Falsification of
Ancient Peruvian Slip-decorated Ceramics, in Falsifications and misreconstructions of Pre-Columbian
Art, dumbarton oaks, Washington 1978, pp. 19-36; r. sonin, the Art Historian’s Dilemma:
With remarks Upon the State of Art Falsification in the Central and north Andean Regions, in Fal-
sifications and misreconstructions of Pre-Columbian Art, dumbarton oaks, Washington 1978,
pp. 1-18; s. Purin, Utilisation des rayons-x pour l’observation des traces de fabrication sur cinq
vases mochicas, “Bulletin des musees royaux d’art et d’histoire”, 2, 1983, pp. 6-20.
7
C.F. Baudez, la falsificazione di reperti nelle Americhe, in treccani - il mondo dell’archeo-
logia, roma 2002 (www.treccani.it).
8
W. maclaren, What is real? A new look at Pre Columbian mesoamerican Clollections, in
Anthronotes, 26, n. 1, museum of natural history Publication for Educators, Washington
2005, p. 1.
9
G.F. Ekholm, cit., p. 20.
10
in vigore in italia dal 2 gennaio 1979.
11
la Convenzione unEsCo adottata dall’onu in data 16 novembre 1972, è stata
ratificata anche dall’italia con legge n. 184 del 6 aprile 1977. la legge 77 del 2006 ha
successivamente previsto provvidenze economiche per la tutela dei beni italiani inseriti
nell’elenco dei beni materiali facente parte della stessa Convenzione.
12
Bibliografia consultata (cfr. anche note 2 e 3): G. Ekholm, the Problem of Fakes in
Pre-Columbian Art, “Curator”, Vii (1), 1964, pp. 19-32; m. Jones (ed.), Fake? the Art of De-
ception, British museum, london 1990; C. stanish, Forging Ahead, “archaeology”, 62(3),
2009; s. la niece, Restoration, pastiche and fakes, “radiography of Cultural material”, Bur-
lington 2005, pp. 175-183; r. reichert, Pre-Columbian Ceramics: the Problem of Partial Coun-
terfeits, “Pre-Columbian art history: selected readings”, Palo alto 1977, pp. 363-392.
13
m. modica, imitazione, in enciclopedia einaudi vol. 7, milano 1979, p. 42.
14
G. devoto, i metodi di identificazione, in treccani - il mondo dell’archeologia, roma 2002
(www.treccani.it).
15
G. devoto, cit.
16
K. Bruhns, n. Kelker, cit., p. 134.
17
C. stanish, Why i love eBay, “Backdirt: annual report of Cotsen institute of ar-
chaeology”, university of California, los angeles 2008, pp. 82-85.
18
l. Vlad Borrelli, cit.
19
E. hill Boone, Preface, in Falsifications and misreconstructions of Pre-Columbian Art,
dumbarton oaks, Washington 1978, p. vi.
20
“Benché siano falsi, (…) rappresentano l’espressione autentica di una visione eu-
ropea dell’esotico. (…) i falsi esprimono le nostre proprie fantasie nelle forme e con-
venzioni che diamo per scontate e di cui siamo in gran parte inconsapevoli. l’arte pre-
colombiana è stata un insieme di tali fantasie inconsce e dobbiamo cercare di separare
ciò che è veramente nativo da nostre proiezioni su di esso.” (E. Pasztory, truth in Forgery,
in ReS: Anthropology and Aesthetics n.42, Peabody museum of archaeology and Ethnology,
harvard university, Cambridge 2002, pp. 163-165).

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