Nel 1876 lo stesso Otto, per ovviare allo scarso rendimento del suo motore, ne introdusse una
versione completamente diversa, che completava il ciclo di funzionamento in quattro corse del
pistone anziché in due. La differenza fondamentale era che la combustione veniva innescata non
a pressione atmosferica ma dopo che la miscela era stata compressa da un corsa del pistone. In
tal modo si ottenne un rendimento del 14% riducendo contemporaneamente, a parità di potenza
prodotta, la cilindrata di 16 volte (circa 5.000 cm3) ed il peso di 3 volte. Anche in questa nuova
versione, tuttavia, il motore aveva un rendimento modesto, a causa dell’impossibilità di usare,
con i combustibili del tempo, elevati rapporti di compressione. Questo motore, di cui sono stati
comunque prodotti circa 50.000 esemplari, è generalmente considerato il genitore dei moderni
motori ad accensione comandata. Non vi è invece accordo su chi debba essere considerato in
realtà l’inventore di tale motore, i principi teorici del cui funzionamento erano stati brevettati
in precedenza, nel 1862, in Francia da Beau de Rochas.
Non vi sono invece dubbi su chi sia l’inventore del motore ad accensione per compressione o
motore Diesel. Rudolf Diesel, ingegnere tedesco, brevettò nel 1982 una nuova forma di motore
a combustione interna, in cui veniva compressa soltanto aria. Il combustibile veniva iniettato
nel cilindro solo alla fine della compressione e si accendeva spontaneamente a contatto con
l’aria ad elevata temperatura. In tal modo Diesel rispondeva a due esigenze: otteneva levati
rapporti compressione e poteva fare a meno del sistema di innesco della combustione (i moderni
sistemi di accensione a candela non erano ovviamente ancora disponibili). Non raggiunse invece
l’altro obiettivo che si era proposto, quello della combustione isoterma; tuttavia il nuovo motore
raggiunse il considerevole rendimento del 26%.
2
Altri significativi sviluppi della costruzione della macchina sono stati il motore a due tempi,
intorno al 1880 (Clerk, Robson, Benz), e più recentemente il motore rotativo Wankel (Felix
Wankel, 1957), mentre altri dispositivi, sia pure ausiliari, come motorino d’avviamento,
pneumatici, carburatore e sistemi di iniezione hanno contribuito alla rapida diffusione di questo
propulsore.
La disponibilità di combustibili adatti è il secondo fattore che ha condizionato lo sviluppo dei
MCI. I primi motori hanno funzionato con combustibili gassosi (gas di altoforno, gas
illuminante ecc.); successivamente sono state utilizzate le frazioni più leggere del petrolio.
L’uso di questi combustibili imponeva bassi rapporti di compressione e ha determinato
difficoltà di approvvigionamento appena i motori hanno iniziato a diffondersi. Lo sviluppo del
processo di cracking termico (1913), l’introduzione del piombo tetraetilico come additivo per
aumentare il potere antidetonante delle benzine (1923) e il processo di conversione mediante
catalizzatori attivati (anni ’30) rese disponibile benzina con buone qualità ed in quantità
sufficiente a soddisfare la domanda. Il problema del consumo di combustibile venne quindi del
tutto ignorato per decenni, con l’eccezione di Paesi - come l’Italia - dove il prelievo fiscale sui
carburanti ha fatto sempre preferire motori con consumi contenuti. La crisi energetica degli
anni ’70 ha però costretto quasi tutti i costruttori a spostare l’attenzione dalla ricerca di elevate
prestazioni a quella della riduzione dei consumi.
Il terzo fattore che ha determinato la direzione nella quale si sono sviluppati i motori è la
necessità di contenere le riduzioni inquinanti. I MCI sono una sorgente importante di monossido
di carbonio (CO), di ossidi di azoto (NO x), di idrocarburi incombusti (HC) e di particolato
solido o polveri sottili. Il problema è stato avvertito inizialmente (anni ’40) nella zona di Los
Angeles (USA) ed ha portato all’introduzione di norme restrittive sulle emissioni inquinanti
dapprima nello Stato della California e successivamente in tutti gli Stati Uniti sin dagli anni ’60.
Norme sulla riduzione delle emissioni allo scarico degli autoveicoli sono state applicate
successivamente in Giappone ed in Europa ed oggi il loro rispetto è il criterio tecnico di gran
lunga prioritario nello sviluppo dei motori.
Nonostante i moderni propulsori abbiano raggiunto ormai un elevato grado di perfezionamento,
il loro sviluppo è ancora estremamente vivace e punta sia su nuove architetture e modalità di
funzionamento, sia sull’impiego di nuovi materiali, sia sull’utilizzo di combustibili alternativi.
1.2. CLASSIFICAZIONE
I Motori a Combustione Interna possono essere classificati secondo una molteplicità di criteri.
La classificazione che verrà adottata in questi appunti è quella che fa riferimento alla modalità
di innesco della combustione. Da questo punto di vista i motori possono essere divisi in due
famiglie:
a) motori ad accensione comandata, nei quali la combustione viene avviata dalla
scintilla che scocca fra gli elettrodi di una candela;
b) motori ad accensione per compressione, o ad accensione spontanea, o ancora motore
diesel, nel quale la combustione si innesca per l’autoaccensione del combustibile
quando questo viene a contatto con l’aria ad elevata pressione e temperatura.
Ambedue queste famiglie di motori possono funzionare secondo due cicli operativi:
i) motori a quattro tempi, nei quali il ciclo di funzionamento viene completato in quattro
corse del pistone;
ii) motori a due tempi, che impiegano invece due corse del pistone per completare il
ciclo.
3
1.3. CICLI OPERATIVI
La quasi totalità dei motori a combustione interna oggi prodotti sono del tipo
alternativo. L’eccezione è rappresentata dal motore rotativo Wankel, che ha conosciuto una
certa diffusione negli anni ’70 e che oggi è confinato nella produzione di nicchia di un unico
Costruttore. Nei motori alternativi un pistone si muove di moto alterno in un cilindro fra il
Punto Morto Superiore (PMS) ed il Punto Morto Inferiore (PMI). Lo spazio percorso fra il PMI
ed il PMS è detto corsa ed il volume spazzato è detto cilindrata. Il moto alterno viene
trasmesso dal pistone all’albero motore attraverso il consueto sistema biella-manovella.
Nel ciclo operativo a quattro tempi (figura 1.2) occorrono quattro corse del pistone e due giri
dell’albero motore per completare la sequenza di processi che produce lavoro utile. Le corse del
pistone si susseguono con le seguenti modalità:
1. Corsa di aspirazione, nella quale la valvola di aspirazione è aperta ed il pistone si muove
dal PMS al PMI. Si produce così aumento del volume della camera e la carica fresca viene
introdotta nel cilindro. Poiché è ∆V>0 il lavoro in questa corsa è positivo, anche se molto
piccolo.
2. Corsa di compressione, nella quale le valvole sono chiuse ed il pistone si muove dal PMI al
PMS realizzando la compressione della carica. Poco prima del PMS inizia la combustione e
la pressione nella camera aumenta considerevolmente. Durante questa corsa il lavoro è
ovviamente negativo (∆V<0).
3. Corsa di espansione, nella quale le valvole sono chiuse ed il pistone si muove dal PMS al
PMI per effetto della pressione esercitata dal gas. Questa è l’unica corsa attiva del ciclo: il
lavoro prodotto è positivo e solitamente diverse volte superiore a quello della corsa di
compressione. Prima che il pistone arrivi al PMI si apre la valvola si scarico e si verifica lo
scarico spontaneo di parte dei gas combusti.
4
4. Corsa di scarico, nella quale la valvola di scarico è aperta ed il pistone si muove dal PMS
al PMI. Si ottiene così lo scarico forzato di quella parte di gas combusti che non erano
fuorusciti spontaneamente alla fine della corsa di espansione. Durante questa corsa il lavoro
è ancora negativo e solitamente di poco superiore, in valore assoluto, a quello della corsa di
aspirazione. Poco prima del PMS si apre la valvola di aspirazione e poco dopo il PMS di
chiude la valvola di scarico ed il ciclo ricomincia.
Nel ciclo operativo a due tempi occorrono due corse del pistone ed un solo giro
dell’albero motore per completare la sequenza di processi che produce lavoro utile. Nella
versione più semplice il motore a due tempi non ha valvole e lo scambio di massa con l’esterno
avviene attraverso luci presenti nel cilindro in prossimità del PMI: luce di travaso per fare
entrare la carica fresca e luce di scarico per espellere i gas combusti (figura 1.3). Le due corse
del pistone sono:
1. Corsa di compressione, nella quale il pistone si muove dal PMI al PMS e, dopo avere
chiuso le luci di travaso e di scarico, realizza la compressione della carica. Nel caso del
motore illustrato in figura 1.3, durante questa corsa la carica fresca viene aspirata all’interno
del carter. Poco prima del PMS inizia la combustione e la pressione nella camera aumenta
considerevolmente. Durante questa corsa il lavoro è ovviamente negativo.
2. Corsa di espansione, nella quale il pistone si muove dal PMS al PMI per effetto della
pressione esercitata dal gas. Questa è la corsa attiva del ciclo: il lavoro prodotto è positivo e
solitamente diverse volte superiore a quello della corsa di compressione. In prossimità del
PMI il pistone scopre prima la luce di scarico, attraverso la quale si verifica la fuoriuscita
spontanea della maggior parte dei gas combusti, e successivamente scopre la luce di travaso,
attraverso la quale entra la carica fresca, dotata di leggera sovrapressione, che tende a
sostituirsi ai gas combusti ancora presenti nel cilindro, spingendoli verso la luce di scarico.
La sostituzione della carica avviene quindi in prossimità del PMI.
Poiché l’intero ciclo di funzionamento viene completato in un solo giro dell’albero motore, si
potrebbe pensare che, a parità di cilindrata e velocità di rotazione (o numero di giri) il motore a
due tempi abbia potenza doppia rispetto al motore a quattro tempi. In realtà il riempimento del
cilindro con miscela fresca nel motore due tempi è meno efficiente e parte della carica fresca si
perde allo scarico, cosicché il vantaggio di potenza c’è, ma non si realizza nelle proporzioni
a) b) c)
Figura 1.3. Ciclo di funzionamento a 2 tempi: a) Aspirazione nel carter e compressione nel cilindro;
b) Combustione ed espansione; c) Scarico e lavaggio.
1: luce di scarico; 2: luce di immissione miscela nel carter; 3: luce di travaso.
5
sopra dette. Configurazioni più sofisticate del motore a due tempi, che prevedono la presenza di
luci sia di valvole, migliorano l’efficienza del ricambio della carica.
Filtro aria
Carburatore
Albero a camme
Bilanciere
Regolatore idraulico
Valvola di aspirazione
Ingranaggio
albero a camme Valvola di scarico
Pistone
Biella
Cinghia dentata
Albero motore
Tensionatore
cinghia
6
Il moto alterno del pistone è legato a quello rotativo
dell’albero motore dal sistema biella-manovella (figura
1.5). La biella è collegata da un’estremità (piede di
biella) al pistone mediante lo spinotto, e dall’altra
estremità (testa di biella) all’albero motore.
Quest’ultimo, detto anche albero a gomiti, è
generalmente realizzato in acciaio forgiato o in qualche
caso in ghisa. Esso presenta una serie di perni lubrificati
e disassati, alcuni dei quali fungono da perno o bottone
di manovella e sono collegati alla testa di biella, altri
servono per fare poggiare l’albero sui supporti o perni
di banco (figura 1.6).
Un motore è generalmente composto da più cilindri.
Nei piccoli motori le sedi dei vari cilindri sono ricavate
all’interno di un unico monoblocco, che ha anche la
funzione di supportare l’albero motore e di garantire la
rigidità del motore. Il monoblocco è generalmente
realizzato in ghisa, ma per i motori di piccola cilindrata
(motori automobilistici o motociclistici) è ormai Figura 1.5. Gruppo pistone-biella:
frequente anche l’uso dell’alluminio. Nei motori di 1. pistone; 2. spinotto; 3. piede di
biella; 4. biella; 5. testa di biella;
maggiori dimensioni i cilindri sono invece separati, e 6. cuscinetto del piede di biella; 7.
sono sostenuti da una incastellatura, che costituisce la cuscinetto della testa di biella
struttura della macchina. In tal caso l’albero motore è
sostenuto dal basamento.
Il monoblocco, o nel caso di
grandi motori il basamento, è
chiuso inferiormente dal carter,
realizzato con una lamiera
d’acciaio sagomata o mediante
fusione in lega leggera, che ha
spesso la funzione di raccogliere
l’olio di lubrificazione.
I cilindri sono chiusi
superiormente da un coperchio,
che nel caso dei piccoli motori è
detto anche testata. Nella testata
sono di regola ricavati i condotti Figura 1.6. Albero a gomiti a tre supporti di banco. 1.
di aspirazione e scarico e gli perno di banco; 2. perno di manovella.
organi della distribuzione, cioè
quei componenti (valvole, albero a
camme) che nei motori quattro tempi ed in alcuni tipi dei motori due tempi, servono per
regolare il flusso del gas verso il cilindro o fuori da esso. Trovano inoltre posto nella testata
quegli organi che servono per immettere il combustibile (iniettori) o per innescare la
combustione (candele di accensione).
Completa infine l’architettura del motore una serie di organi ausiliari e di componenti,
necessari al suo regolare funzionamento, quali la pompa dell’acqua (per la circolazione del
liquido refrigerante), la pompa dell’olio (per la circolazione del lubrificante), scambiatori di
calore (o radiatori), valvole di regolazione e filtri (per l’aria aspirata, per il carburante, per il
lubrificante).
7
1.5 PRINCIPI DI FUNZIONAMENTO
Esaminiamo ora i principi di funzionamento dei MCI, secondo la classificazione che abbiamo
adottato: motori ad accensione comandata e motori ad accensione per compressione. Le
grandezze che ci interessano maggiormente, trattandosi di macchine volumetriche, sono la
pressione e il volume. È pratica consolidata considerare gli andamenti di queste grandezze non
in funzione del tempo ma in funzione dell’angolo di manovella, dell’angolo cioè spazzato dalla
manovella nella sua rotazione, misurato rispetto all’asse del cilindro. Così facendo, i vari
processi del motore hanno una durata circa costante, indipendentemente dalla velocità di
rotazione (numero di giri ) del motore.
8
PMS PMI PMS PMI PMS
30
combustione
Pressione (bar) 25
20
compressione espansione
15
aspirazione scarico
10
EVO
EVC
IVO
IVO
EVC
IVC
5
0
Vmax
Volume
EVC
IVO
EVC
IVC
IVO
EVO
Vmin
È per questo il motivo che la valvola di scarico viene aperta in anticipo, anche se ciò comporta
la perdita di una piccola parte del lavoro di espansione.
Se per ogni valore dell’angolo di
30 manovella si riporta in un nuovo
grafico il valore del volume in ascissa
25
e quello della pressione in ordinata, si
20
ottiene il ciclo di funzionamento del
Pressione (bar)
9
1.5.2 Motori ad accensione per compressione
Nei motori ad accensione per compressione o diesel nel cilindro è presente solo aria nelle fasi di
aspirazione e compressione. Il combustibile viene iniettato direttamente nel cilindro, ad alta
pressione e finemente atomizzato, ridotto cioè in goccioline di piccolissime dimensioni, verso la
fine della corso di compressione, subito prima dell’istante desiderato per l’inizio della
combustione. La regolazione del carico viene effettuata parzializzando la sola quantità di
combustibile iniettato, mentre la portata di aria aspirata non viene invece fatta variare. Ne
consegue che il rapporto massico aria/combustibile varia a seconda delle condizioni di
funzionamento del motore. La carica è più ricca di combustibile a pieno carico e diviene sempre
più magra mano a mano che il carico diminuisce. Poiché in presenza di sola aria il pericolo di
autoaccensione della miscela durante la compressione non esiste, i motori diesel sono molto
spesso sovralimentati : l’aria è compressa da un apposito compressore prima di essere immessa
nel cilindro. Si ottiene così la stessa potenza di un motore ad aspirazione naturale di maggiore
cilindrata. I motori diesel hanno inoltre rapporto di compressione superiore a quelli dei motori
ad accensione comandata (12-24 contro 7-11). Un’altra differenza rispetto ai motori ad
accensione comandata, che hanno tutti cilindri di dimensione confrontabile, è che le dimensioni
dei motori diesel possono differire in maniera molto sensibile (diametri da circa 70 mm a circa
1m). I motori piccoli sono sempre a quattro tempi, mentre per i motori di maggiori dimensioni
vengono impiegati sia cicli due tempi sia a quattro tempi. Anche la forma delle camere di
combustione cambia in maniera sostanziale al variare delle dimensioni.
La figura 1.9 illustra il funzionamento di un motore diesel. In questo caso sono mostrate le sole
corse di compressione e di espansione. Gli angoli di inizio e fine delle fasi di aspirazione e di
scarico sono simili a quelle di un motore ad accensione comandata. In prossimità della fine della
corsa di compressione, quando nella camera di combustione vi è una pressione di circa 40 bar
ed una temperatura di circa 800 K, inizia l’iniezione del combustibile direttamente in camera di
combustione, che avviene sotto forma di un getto finemente atomizzato. L’iniezione prosegue a
Figura 1.9. Diagramma della massa di combustibile iniettata (in alto) e della pressione (in basso) in
funzione dell’angolo di manovella per un motore ad accensione per compressione
SOI: inizio iniezione; EOI: fine iniezione; SOC: inizio combustione; EOC: fine combustione.
10
portata pressoché costante ed ha una durata che dipende dal carico. Nei sistemi di iniezione più
recenti, l’iniezione è suddivisa in più stadi a portata costante, intervallati da brevi periodi di
interruzione del flusso, per contenere le emissioni di rumore e di inquinanti. Osservando la
curva di pressione è possibile notare come per un numero significativo di gradi dell’angolo di
manovella la pressione non si discosta da quella che si avrebbe in moto trascinato, cioè in
assenza di combustione. La combustione inizia infatti con un certo ritardo rispetto all’inizio
dell’iniezione. Questo tempo è necessario alle goccioline di combustibile per evaporare e
miscelarsi con l’aria. Quando la combustione si innesca, essa si propaga con rapidità a quella
parte della camera dove il combustibile si è già miscelato con l’aria e la pressione cresce molto
velocemente, dando luogo alla rumorosità tipica del motore diesel. Durante le prime fasi della
combustione, il combustibile continua ad essere iniettato nella camera e ciò è una delle cause
della presenza di fumo nero allo scarico di questi motori. La combustione continua poi dopo la
fine dell’iniezione ancora per diverse decine di gradi di angoli di manovella. A pieno carico la
quantità di combustibile iniettato è circa il 5% della massa di aria, che corrisponde a circa il
75% della quantità di combustibile che potrebbe bruciare in condizioni stechiometriche. La
combustione nel motore diesel avviene quindi sempre in condizioni di eccesso di aria al fine di
limitare la fumosità del motore.
Figura 1.10
Modalità operati-
ve e strategie di
iniezione.
Sinistra:
iniezione ritardata;
Destra:
iniezione
anticipata
11