Appendice livello 3
italiano Appendice livello 3
Indice
Appendice livello 3
Laboratorio linguistico .......................... pag. 3
Esercizi …................................................ pag. 9
Letture …................................................. pag. 17
Esercizi Supplementari ….................... pag. 27
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italiano Appendice livello 3
Laboratorio Linguistico
SCHEDA DI LABORATORIO Nº 1
Buongiorno!
1. Ascolta la registrazione e indica quali sono i suggerimenti del DJ.
3. Ascolta ancora una volta la registrazione e completa le frasi con gli aggettivi.
2. Indica al commesso di un negozio di abbigliamento quali sono i vestiti che vuoi provarti.
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italiano Appendice livello 3
SCHEDA DI LABORATORIO Nº 3
Non lo sapevo!
Roberto racconta a Marta che cosa ha fatto durante le vacanze.
Vero Falso
2. Riascolta con attenzione e indica quali frasi sono realmente presenti nel testo.
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italiano Appendice livello 3
SCHEDA DI LABORATORIO Nº 4 (pagina 1)
1. Ascolta la canzone.
2. Vero o falso?
V F
a) Il cantante sognava di volare. ( ) ( )
b) Si dipingeva le mani e il viso di rosso. ( ) ( )
c) Mentre volava in alto sentiva una musica dolce. ( ) ( )
d) Non era molto felice di stare in alto. ( ) ( )
e) Per il cantante la voce della sua compagna è come musica dolce. ( ) ( )
a. ... mi dipingevo le mani e la faccia ... c. ... venivo dal vento rapito ...
( ) mi coloravo le mani e il viso ( ) il vento mi faceva cadere
( ) mi truccavo ( ) venivo portato via dal vento
( ) mi coloravo ( ) mi lasciavo accarezzare dal vento
a. _________________________________
b. _________________________________
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italiano Appendice livello 3
SHEDA DI LABORATORIO Nº 4 (pagina 2)
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italiano Appendice livello 3
SCHEDA DI LABORATORIO Nº5
Ci vediamo domani
Alberto telefona a Lucia per invitarla ad andare a vedere la commedia
musicale “Rugantino”.
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italiano Appendice livello 3
Esercizi e test
PRONOMI
1. Chi l'ha detto? Scegli il pronome indiretto corretto e indovina chi dice queste frasi, come
nell'esempio.
Chi l'ha detto?
Esempio: Signora, Le/gli consiglio di andare più piano. il vigile
(a) Guardi avvocato che ti/Le ho detto tutto quello che so!
(b) Mi dispiace ma vi/ti devo dare un brutto voto. Non hai studiato!
(c) Per ritirare la raccomandata mi/vi deve fare una firma qui.
(d) Quante volte ci/vi devo dire che la musica troppo alta disturba i vicini?
(e) Signorina, gli/mi servono quei documenti al più presto.
(f) No, la mela grattugiata non ti/mi va più! La/ne ho mangiata già tanta!
(g) Questi pantaloni gli/Le stanno proprio bene signore!
(h) Gli/Mi mancano la mamma, la pizza e il vino buono!
(i) Non ha il biglietto? Allora ti/Le devo fare una multa.
2. Leggi il testo, poi sostituisci tutte le parole sottolineate con un pronome indiretto.
Il caffè di Piero
Che bellezza! Il mio primo caffè della giornata! Ho preso la
moka, ___ ho riempita di acqua, ___ ho inserito il filtro e poi
___ ho messo il mio caffè preferito: l'Arabica. ___ piace
moltissimo questa miscela, ___ bevo ogni giorno, è forte e ha
un aroma inconfondibile. È l'unica che ___ tiene sveglio e ___
fa affrontare bene la giornata. La mia ragazza invece è una
salutista, dice che il caffè non ___ fa bene, che ___ rende
nervosa e beve solo tè deteinato. Sì! Avete capito bene: tè
deteinato, un'offesa all'italianità! Volete mettere con il piacere di preparare la moka!? Sentir___
borbottare mentre sale il caffè, sentir___ l'aroma che riempie la stanza... Poi versar___ nella tazzina,
senza zucchero naturalmente. E, finalmente, ber___ mentre ti stai svegliando, lentamente... Questo sì
che è un piacere della vita! Che ___ dite?
PREPOSIZIONI
Preposizioni di tempo
DA – DA... A
Normalmente si usa la preposizione di tempo da per Aspetto l'autobus da mezz'ora (e sono ancora qui
esprimere un tempo continuato, cioè un'azione che sta ad aspettarlo).
ancora continuando nel presente. Studio l'inglese da molto tempo (e ancora lo
studio).
Normalmente si usano le preposizioni di tempo da... a, Vivo a New York da 3 anni (e ancora ci vivo).
per esprimere un periodo determinato con un inizio Lavoro da settembre a giugno.
preciso e una fine. Sergio studia da mattina a sera.
PER
Normalmente si usa la preposizione di tempo per Ho aspettato l'autobus per mezz'ora (sono
quando si vuole esprimere un tempo determinato, cioè andato via, non lo aspetto più).
un'azione chiusa da limiti di tempo, nel passato o nel Voglio vivere all'estero (per) un po' di tempo.
futuro. Qualche volta per si può eliminare. Vengo a Milano (per) 2 mesi.
FA
Fa si usa come preposizione per esprimere un periodo nel Ho conosciuto Rita 2 anni fa.
passato e si colloca sempre in fondo alla frase. Sono arrivato alla stazione 10 minuti fa e ho
perso il treno.
TRA / FRA
Normalmente si usano le preposizioni di tempo tra/fra Mi alzo tra 5 minuti.
per esprimere un periodo nel futuro. Il prossimo treno parte fra un'ora.
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italiano Appendice livello 3
4. Completa il testo con le preposizioni da, fa, fra, per.
Antonio e Sonja
Sonja vive a Roma da/fra 3 anni. La sua storia è piuttosto comune: è arrivata a Roma 3 anni
da/fa per rimanere solo per/da un anno, imparare l'italiano e tornare a casa. Invece ha trovato un
lavoro in un pub e lì ha conosciuto un ragazzo, Antonio. Si sono innamorati e hanno passato ogni
fine settimana insieme, per/da mattina a/da sera. Ormai stanno insieme fa/da più di due anni e
pensano di sposarsi fa/fra un anno.
Dopo un anno...
“Oddio! Questa è una giornata importante. Sono nervoso, è il giorno del mio matrimonio e sono
qui davanti alla chiesa che aspetto da un'eternità! Per di più non fumo ________ 5 mesi e ho deciso
che non voglio più fumare ________ tutta la vita, è troppo pericoloso e fa male alla salute. Pensare
che 5 mesi ________ fumavo 30 sigarette al giorno e ora... Oh! Ma oggi è una giornata particolare
no? Quando arriva Sonja? La cerimonia comincia ________ 10 minuti. Gli invitati sono tutti in
chiesa e aspettano ormai ________ mezz'ora!
Dov'è? Perché non viene? ... Forse ha cambiato idea? Mamma mia! Chi mi da una sigaretta?”
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italiano Appendice livello 3
QUELLO E BELLO
6. Completa il testo con “bello” o “quello” nella forma
corretta.
Oste Meraviglioso
La bottega delle cose belle e buone
Vendita in internet di prodotti tipici toscani.
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italiano Appendice livello 3
Una giornataccia!
Cara Sabina,
come stai? Scusami se non ti (rispondere) ________________ subito, ma ieri (avere)
________________ una giornataccia e per tutto il giorno non (potere) ________________ usare
il computer. Senti che cosa mi (succedere) ________________ . Siccome (dovere)
________________ essere in ufficio alle 8:30 per una riunione importante, (alzarsi)
________________ presto. La giornata (iniziare) ________________ subito male: mentre
(uscire) ________________ dalla doccia, (scivolare) ________________ e (battere)
________________ il gomito. Poi, mentre (preparare) ________________ la colazione, il
barattolo della marmellata (cadere) ________________ e (rompersi) ________________ in
mille pezzi: (esserci) ________________ marmellata dappertutto! Siccome (essere)
________________ in ritardo, (prendere) ________________ la macchina per fare prima.
(Esserci) ________________ un traffico tremendo ma, per fortuna, (arrivare)
________________ in ufficio proprio mentre la riunione (stare) ________________
cominciando. Nel pomeriggio (dovere) ________________ preparare dei documenti urgenti ma il
computer (avere) ________________ un virus e non (potere) ________________ usarlo fino
alle 5. E in più, per tutto il giorno (noi - avere) ________________ problemi con le linee
telefoniche perché (esserci) ________________ un guasto in tutta la zona. E per finire,
quando (io - uscire) ________________ dall'ufficio, sulla macchina (trovare)
________________ una multa per divieto di sosta. Insomma, una giornata veramente da
dimenticare, proprio un venerdì 17.
Ci sentiamo presto per organizzare una cena, va bene? :-)
Un bacione
Francesca
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italiano Appendice livello 3
9. Completa la lettera con i verbi al passato prossimo o all'imperfetto.
Milano, 3 aprile
Cara Sandra,
non puoi immaginare che giornata che (io/avere) ______________________ dopo che mi
hai lasciato alla stazione! Come sai, dovevo prendere il treno delle 10.30 per Torino. (Avere)
______________________ già il biglietto, quindi (andare) ______________________ a
comprare un giornale e poi mi sono avviata verso il al binario 2, da dove (dovere)
______________________ partire il treno. Il treno era già in stazione e io (essere)
______________________ pronta per salire, quando (arrivare) ______________________
ferroviere che (dire) ______________________ a tutti che (esserci)
______________________ dei problemi e che dovevamo cambiare treno e binario!
Quelli che erano già sopra sono scesi e poi tutti insieme siamo andati al nuovo binario, il 25, che
naturalmente (essere) _________________ lontanissimo da quello precedente! Quando alla
fine (io/arrivare) ______________________ al binario, (essere) ______________________
stanchissima! Ti ricordi quanti bagagli (avere) ______________________ ? Ma naturalmente
non era finita qui! Stavamo tutti per salire sul nuovo treno quando un ferroviere ci (dire)
______________________ che quel treno (andare) ______________________ a Reggio
Calabria e che lui non (sapere) ______________________ assolutamente dove era il treno
Per Torino!
La gente (cominciare) ______________________ a innervosirsi, alcuni si sono messi a
litigare con il ferroviere, altri (andare) ______________________ a cercare il capostazione...
io invece, stanchissima, mi sono seduta e (aspettare) ______________________ notizie.
Dopo 10 minuti (noi/sentire) ______________________ una voce che (annunciare)
______________________ che il treno delle 10.30 per Torino (stare)
______________________ partendo dal binario 2! Siamo corsi tutti verso il binario 2 e
quando ci (arrivare) ______________________ (vedere) ______________________ il
treno che (lasciare) ______________________ la stazione!
Non ti puoi immaginare cosa (succedere) ______________________ ! Una rivoluzione!
Alcuni (essere) ______________________ così arrabbiati che avrebbero potuto picchiare
qualcuno! Io non (avere) ______________________ nemmeno la forza di parlare! Ma non
basta: una voce (annunciare) ______________________ che il prossimo treno per Torino
(partire) ______________________ dopo 3 ore! Alla fine un gruppetto di viaggiatori
(andare) ______________________ a protestare con il capostazione e solo quando
(loro/tornare) ______________________ ci siamo accorti che (essere)
______________________ il primo Aprile! Che stupidi eh? Se ci penso ora mi viene da
ridere, ma in quel momento mi sarei messa a piangere!
Un abbraccio e a prestissimo!!!
Giulia
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CONDIZIONALE
Cambiare vita
a) Antonella sta sognando di cambiare vita:
"Lascerei subito la mia città, anche domani, e partirei per Africa. Lavorerei per una ONG e mi
dedicherei soprattutto ai bambini: mi piacerebbe insegnargli a leggere e a scrivere. In quel modo,
metterei la mia esperienza di insegnante al servizio di chi ne ha veramente bisogno e mi sentirei più
utile alla nostra società. Sarebbe proprio una bella opportunità che mi cambierebbe la vita."
b) Anche Fabio ha gli stessi desideri di Antonella. Trasforma il testo alla la persona plurale.
Antonella e Fabio stanno sognando di cambiare vita:
"Lasceremmo subito la ................................................................................................................................
..........................................................................................................................................................................
..........................................................................................................................................................................
..........................................................................................................................................................................
..........................................................................................................................................................................
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italiano Appendice livello 3
11. Metti i verbi al condizionale.
Il sogno di tanti...
Quanto (volere) .......................... vincere alla lotteria! Gioco tutte le settimane e so già esattamente
cosa (fare) .......................... con i soldi. Prima di tutto (organizzare) .......................... una mega festa
in una villa in campagna, (esserci) .............:::............. tantissime cose da mangiare e da bere. Dentro
la villa (esserci) .......................... almeno tre sale con tre diversi dj per la musica. La festa
(potere) .......................... continuare per un fine settimana, poi mi (mettere) .......................... a
pensare seriamente a come investire i soldi. Sicuramente (comprare) ............................ un paio di
case: una in città e una al mare, forse all'estero. Poi (investire) .............................. gran parte degli
altri soldi e (fare) .......................... in modo da avere una rendita annua per poter vivere bene tutta la
vita. Ah! Stavo per dimenticare i viaggi! Naturalmente mi (piacere) ............................ fare dei bei
viaggi, almeno uno all'anno, per periodi di minimo un mese! Ma forse, invece di perdere tempo a
sognare, (fare) .......................... bene a prepararmi Per andare al lavoro, comincio fra un'ora.
12. Completa con il condizionale dei verbi fra parentesi usando i pronomi dove indicato.
Progetti da adolescente
Luca - Mamma, non ho più voglia di andare a scuola.
Mamma - Come non hai più voglia!? E che cosa (volere) ______________ fare?
L - Mah, (potere) ______________ lavorare per un paio di mesi e quello che (guadagnare)
______________ (metterlo) ______________ da parte. Poi (piacermi) ______________
andare in giro per il mondo.
M - E così (volere) ______________ abbandonare la scuola? Ma non pensi che (essere)
______________ un peccato ora che ti manca solo un anno al diploma?
L - Ma il diploma a che cosa (servirmi) ______________ ? Dopo la scuola (dovere)
______________ lavorare in fabbrica e io non ne ho voglia. Sì, (guadagnare) ______________
bene, come figlio del proprietario (avere) ______________ tanti vantaggi, ma non è questo il
lavoro che (piacermi) ______________ fare. (Preferire) ______________ essere libero, girare
per il mondo e conoscere tante cose nuove.
M - Ma questo (potere) ______________ farlo durante le ferie!
L - Mamma, lo sai che quei pochi giorni di ferie non mi (bastare) ______________ ! Io voglio
stare via almeno per sei mesi all'anno!
M - Sì, ma adesso i soldi per viaggiare dove (trovarli) _____________ ?
L - Ma non ti ho detto che (lavorare) _____________ per un paio di mesi?
M – E tu (lavorare) _____________ per un paio di mesi per poi stare in giro un anno? Guarda
che i soldi non ti (bastare) ______________ !
L - Ma io non (avere) ______________ bisogno di molti soldi per vivere. (Dormire)
_____________ negli ostelli o in casa di amici, non (spendere) ______________ tanto, qualche
volta (lavorare) ______________ un po', insomma (arrangiarmi) ________________ .
M - Luca, guarda che adesso tu hai 17 anni e che ancora chi decide siamo papà ed io, quindi ora
(fare) ______________ bene ad andare in camera tua e a studiare. Fra un anno ne riparliamo!
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Letture
1. Lettura
L' autore Stefano Benni è nato a Bologna nel 1947. Ha collaborato con il giornale Il
Manifesto e con le riviste Cuore, L’Espresso, Panorama ed altre. Il suo primo libro, Bar
Sport, è uscito da Mondadori nel 1976. Da allora la sua produzione ha spaziato dai
romanzi, ai racconti, alle raccolte di poesie, al teatro, e perfino al cinema. I suoi libri da
anni restano vivi nell’amore dei lettori e nelle polemiche, tra cui L’ultima lacrima (1994),
cronaca dell’orrore presente, attraverso le visioni e le invenzioni tragicomiche dell’autore.
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italiano Appendice livello 3
2. Lettura
Vacanze a Baia
Quali erano i posti di vacanza esclusivi, duemila anni
fa? Dove andavano a divertirsi i "famosi", lontano dai
"guardoni", dai fans e dai rompiscatole?
I ricchi dell'antichità andavano a Baia, a sud di
Napoli, il luogo di villeggiatura più ricco ed elegante
dell'Impero Romano. Politici, uomini d'affari,
intellettuali, imperatori: chi poteva si costruiva una
villa, possibilmente enorme e lussuosa, per passare
l'estate e anche un po' per mostrare la propria
ricchezza e il proprio potere. Perché Baia?
La fortuna di Baia dipende dalle sue acque termali. Già nel II secolo a.C. infatti a Baia si
costruiscono impianti termali e nel secolo successivo si cominciano a costruire le prime ville
aristocratiche, sempre in posizione panoramica, sulla collina davanti al mare. In poco tempo diventa
un luogo di villeggiatura elitario e famosissimo.
A Baia era impossibile non divertirsi. Il cielo azzurro, il mare trasparente, il clima piacevole, l'acqua
calda delle terme: tutto sembra fatto per stimolare la pigrizia e il piacere. Sì, perché a Baia non si
andava solo per fare le cure termali: si andava anche, e soprattutto, per fare sesso.
Qui avevano una "villetta per le vacanze" Giulio Cesare, Pompeo Magno, Marco Antonio, il poeta
Lucullo e Cicerone. L'elenco degli imperatori che frequentavano Baia è lunghissimo: Caligola,
Claudio, Nerone (che nella villa di Baia ha fatto ammazzare la madre Agrippina e la zia Domizia
Lepidia), Domiziano, Adriano (che qui è venuto a morire nel 138), Antonino Pio, Commodo,
Alessandro Severo (che ha fatto costruire per la sua mamma un “palatium cum stagnum”, cioè un
palazzo con laghetto artificiale).
Oggi di tutto questo rimangono solo rovine sulla collina e in fondo al mare. Ma ancora oggi,
passeggiando fra i giardini e i resti delle ville, viene da pensare: chissà quante ne hanno viste quei
muri e quante cose hanno da raccontare!
Tratto da www.scudit.net
2.a Copri il testo che hai appena letto e poi prova a completare queste frasi con le
preposizioni.
Valentino's story
… L'appuntamento con Valentino a Roma, in una calda serata estiva, diventa l'occasione ideale per un
faccia a faccia con lo stilista delle dive, di ieri e di oggi.
RISPOSTE DOMANDE
1. ___ Quelle più esposte dai media, e spesso non
sono le più eleganti. A) I viaggi della vita?
2. ___ Un bel soprabito, un abito da sera sobrio, rosso
B) Cosa tiene e cosa butta della
o nero, e un paio di scarpe...
moda di oggi?
3. ___ Tengo la varietà e butto nudità e pantaloni a vita
bassa. C) L'idea in più per farsi notare a
4. ___ Sempre più varia e confusa. una festa?
5. ___ Una borsa bella e capiente... Io ho sempre D) Qual è il ricordo più bello della
trovato affascinante il mondo femminile contenuto sua vita?
nelle borse.
6. ___ Estrema semplicità, un bell'abito, un bel E) L'alta moda ha ancora senso di
gioiello, e la sicurezza di piacere. esistere?
7. ___ Sono tre: il primo, quello a Parigi, quando sono F) Chi sono le nuove icone di stile?
andato a imparare il mestiere. Il secondo, quando sono
tornato da Parigi a Roma per aprire il mio atelier. Il G) Qual è l'accessorio per essere
terzo, a New York, quando ho incontrato Jaqueline nello stesso tempo speciali e
Kennedy per la prima volta. contemporanee?
8. ___ ...quando qualche anno fa ho ritirato la Légion
d'Onore a Parigi... È il simbolo di tanti traguardi H) E come immagina la moda del
personali e professionali. futuro?
9. ___ Come la ricerca scientifica per la farmacia e per I) I tre pezzi chiave che non
la medicina. È il laboratorio senza il quale la moda non possono mancare nel guardaroba di
si evolve. una donna?
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italiano Appendice livello 3
6. Leggi il testo e indica le affermazioni corrette nel punto 6.a.
Volevo i pantaloni
Lara Cardella è nata a Licata il 13 novembre del 1969. All'età di 19 anni,
ha pubblicato il suo primo romanzo, di ispirazione autobiografica, “Volevo i
pantaloni”. A seguito del successo del libro, poi tradotto in varie lingue, ne è
stato tratto anche un film omonimo, con la regia di Maurizio Ponzi.
Successivamente Lara Cardella ha pubblicato, “Intorno a Laura” (1991),
”Fedra se ne va” (1992), “Una ragazza normale” (1994) e nel '95 ha
pubblicato il seguito del suo primo romanzo con “Volevo i pantaloni 2”.
Avevo meno di dieci anni. In quel periodo più che con i miei genitori
stavo da mia nonna, la madre di mio padre. Eravamo una famiglia unita:
in quella casa si riunivano i fratelli e le sorelle di mio padre, con i loro
figli. Io ero la nipote prediletta, sia da mia nonna che dai miei zii. Lei,
addirittura la chiamavano «la nonna di Annetta». I miei zii, dal canto loro,
si occupavano più di me che dei loro figli, mi coccolavano e mi riempivano di premure.
Era un periodo davvero felice della mia vita: uscivo da scuola, andavo da mia nonna che abitava a
pochi metri di distanza e lì restavo per tutto il pomeriggio e la sera; talvolta dormivo pure là. I
pomeriggi li trascorrevo in tutta serenità, giocando con i miei cugini e con i miei amici. Alcune volte
andavamo da mia zia Vannina, che ci faceva giocare o ci raccontava storie di spiriti.
Mia zia Vannina era la sorella minore di mio padre e aveva un carattere allegro e, per certi versi, un
po' infantile. Per noi bambini era una festa andare a casa sua, perché ci sentivamo più amati che a
casa nostra. Lei non solo scendeva al nostro livello, giocando con noi, ma ci faceva pure salire al suo
livello, ci faceva sentire grandi: ci faceva lavare le scale, i piatti, i vestiti e non ci dava niente in
cambio, e non solo noi non ci lamentavamo, ma eravamo addirittura noi stessi a chiederle di farci
fare quei lavori che, a casa nostra, fuggivamo come la peste. Ma lei aveva metodo e pazienza.
Vero Falso
2) La casa della nonna era vicino alla scuola dove andava Annetta. ( ) ( )
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italiano Appendice livello 3
7. Leggi il testo e indica le affermazioni corrette nel punto 7.a.
Lina Sastri, scrittrice: “Sono una calabrese che adora Bologna. Ci vado spesso per lavoro, ma ho
anche molti amici. Certo, Bologna non ha il mare, che è una parte di me. Ma ha uno spirito civile che
ammiro. Noi meridionali siamo diversi: seguiamo più le emozioni che le leggi.”
7.b. In ogni Paese, tra le varie città o zone esistono differenze culturali, di mentalità ecc. Nel
vostro che differenze ci sono? Parlatene in coppia.
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italiano Appendice livello 3
8. Leggi il testo e rispondi alle domande nel punto 8.b.
Vacanze in montagna
In uno stile semplice, Natalia Ginzburg racconta delle vacanze che ogni anno la
sua famiglia trascorreva sui monti: una famiglia unita, dominata dall’autorevole
presenza del padre; egli, severo giudice del comportamento di ciascuno, imponeva in
ogni circostanza una condotta appropriata.
Nelle gite in montagna era consentito portare soltanto una determinata
sorta di cibi, e cioè: fontina; marmellata; pere; uova sode; ed era consentito
bere solo del tè, che preparava lui stesso, sul fornello a spirito. Chinava sul
fornello la sua lunga testa accigliata, dai capelli rossi a spazzola; e riparava la
fiamma dal vento con le falde della sua giacca, una giacca di lana color
ruggine, spelata e bruciacchiata alle tasche, sempre la stessa nelle villeggiature in montagna. Non era
consentito, nelle gite, né cognac, né zucchero a quadretti: essendo questa, lui diceva, “roba da negri”;
e non era consentito fermarsi a far merenda negli châlet, essendo una negrigura. Una negrigura era
anche ripararsi la testa dal sole con un fazzoletto o con un cappelluccio di paglia, o difendersi dalla
pioggia con cappucci impermeabili, o annodarsi al collo sciarpette: protezioni care a mia madre, che
lei cercava, al mattino quando si partiva in gita, di insinuare nel sacco di montagna, per noi e per sé: e
che mio padre, al trovarsele tra le mani, buttava via incollerito. Nelle gite, poi, con le nostre scarpe
chiodate, grosse, dure e pesanti come il piombo, calzettoni di lana e passamontagna, occhiali da
ghiacciaio sulla fronte, col sole che batteva a picco sulla nostra testa in sudore, guardavamo con
invidia “i negri” che andavan su leggeri in scarpette da tennis, o sedevano a mangiar la panna ai
tavolini degli châlet. Mia madre, il far gite in montagna lo chiamava “il divertimento che dà il diavolo
ai suoi figli”, e lei tentava sempre di restare a casa, soprattutto quando si trattava di mangiar fuori:
perché amava, dopo mangiato, leggere il giornale e dormire al chiuso, sul divano. Passavamo sempre
l’estate in montagna. Prendevano una casa in affitto per tre mesi, da luglio a settembre. Di solito, eran
case lontane dall’abitato; e mio padre e i miei fratelli andavano ogni giorno, col sacco da montagna
sulle spalle, a far la spesa in paese. Non c’era sorta di divertimenti o distrazioni. Passavamo la sera in
casa, attorno alla tavola, noi fratelli e mia madre. Quanto a mio padre, se ne stava a leggere dalla parte
opposta della casa; e, di tanto in tanto, s’affacciava alla stanza dove eravamo raccolti a chiacchierare e
a giocare. S’affacciava sospettoso, accigliato; e si lamentava della nostra serva Natalina, che gli aveva
messo in disordine certi libri; “la tua cara Natalina”, diceva. “Una demente”, diceva, incurante del
fatto che la Natalina, in cucina, potesse udirlo. D’altronde alla frase “quella demente della Natalina”
la Natalina c’era abituata, e non se ne offendeva affatto. A volte la sera, in montagna, mio padre si
preparava per gite o ascensioni. Inginocchiato a terra, ungeva le scarpe sue e dei miei fratelli con del
grasso di balena; pensava che lui solo sapeva ungere le scarpe con quel grasso. Poi si sentiva per tutta
la casa un gran rumore di ferraglia: era lui che cercava i ramponi, i chiodi, le piccozze. – Dove avete
cacciato la mia piccozza?
Partiva per le ascensioni alle quattro del mattino, a volte solo, a volte con guide di cui era amico, a
volte con i miei fratelli; e il giorno dopo le ascensioni era, per la stanchezza, intrattabile; col viso
rosso e gonfio per il riverbero del sole sui ghiacciai, le labbra screpolate e sanguinanti, il naso
spalmato di una pomata gialla che sembrava burro, le sopracciglia aggrottate sulla fronte solcata e
tempestosa, mio padre stava a leggere il giornale, senza pronunciare verbo: e bastava un nonnulla a
farlo esplodere in una collera spaventosa. Al ritorno dalle ascensioni con i miei fratelli, mio padre
diceva che i miei fratelli erano “dei salami” e “dei negri”, e che nessuno dei suoi figli aveva ereditato
da lui la passione della montagna; escluso Gino, il maggiore di noi, che era un grande alpinista, e che
insieme a un amico faceva punte difficilissime; e di Gino e di quell’amico mio padre parlava con una
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italiano Appendice livello 3
mescolanza di orgoglio e di invidia, e diceva che lui ormai non aveva più tanto fiato, perché andava
invecchiando. Questo mio fratello Gino era, del resto, il suo prediletto, e lo soddisfaceva in ogni
cosa; s’interessava di storia naturale, faceva collezione d’insetti, e di cristalli, e d’altri minerali, ed era
molto studioso. Gino si iscrisse poi in ingegneria; e quando tornava a casa dopo un esame, e diceva
che aveva preso un trenta, mio padre chiedeva: – Com’è che hai preso trenta? Com’è che non hai
preso trenta e lode? E se aveva preso trenta e lode, mio padre diceva: – Uh, ma era un esame facile.
In montagna, quando non andava a fare ascensioni, o gite che duravano fino alla sera, mio padre
andava però, tutti i giorni, “a camminare”; partiva, al mattino presto, vestito nel modo identico di
quando partiva per le ascensioni, ma senza corda, ramponi o piccozza; se ne andava spesso da solo,
perché noi e mia madre eravamo, a suo dire, “dei poltroni”, “dei salami”, e “dei negri”; se ne andava
con le mani dietro la schiena, col passo pesante delle sue scarpe chiodate, con la pipa fra i denti.
Qualche volta obbligava mia madre a seguirlo: – Lidia! Lidia! – tuonava al mattino, – andiamo a
camminare! Sennò t’impigrisci a star sempre sui prati! – Mia madre allora, docile, lo seguiva; di
qualche passo più indietro, col suo bastoncello, il golf legato sui fianchi, e scrollando i ricciuti capelli
grigi, che portava tagliati cortissimi, benché mio padre ce l’avesse molto con la moda dei capelli corti,
tanto che le aveva fatto, il giorno che se li era tagliati, una sfuriata da far venire giù la casa. – Ti sei di
nuovo tagliati i capelli! Che asina che sei! – le diceva mio padre, ogni volta che lei tornava a casa dal
parrucchiere. “Asino” voleva dire, nel linguaggio di mio padre, non un ignorante, ma uno che faceva
villanie o sgarbi; noi suoi figli eravamo “degli asini” quando parlavamo poco o rispondevamo male.
[…] Di solito, in quelle villeggiature in montagna, ci veniva mia nonna, la madre di mio padre. Non
abitava con noi, ma in un albergo in paese. Andavamo a trovarla, ed era là seduta sul piazzaletto
dell’albergo, sotto l’ombrellone; era piccola, con minuscoli piedi calzati di stivaletti neri a piccolissimi
bottoncini; era fiera di quei piccoli piedi, che spuntavano sotto alla gonna, ed era fiera della sua testa
di capelli candidi, crespi, pettinati in un alto casco rigonfio. Mio padre la portava ogni giorno “un po’
a camminare”. Andavano sulle strade maestre, perché lei era vecchia e non poteva praticare i sentieri,
soprattutto con quegli stivaletti a piccoli tacchi; andavano, lui avanti, coi suoi passi lunghi, mani alla
schiena e pipa in bocca, lei dietro, con la sua veste frusciante, con i passetti dei suoi tacchettini; lei
non voleva mai andare sulla strada dov’era stata il giorno prima, voleva sempre strade nuove; –
Questa è la strada di ieri, – si lamentava, e mio padre le diceva distratto, senza voltarsi: – No, è
un’altra; – ma lei seguitava a ripetere: – È la strada di ieri. È la strada di ieri. –
Tratto da “Lessico Famigliare”, Einaudi, Torino, 1963
8.d. Descrivi un periodo che ricordi della tua fanciullezza, legato alle vacanze o a qualche
altra consuetudine familiare, ispirandoti allo stile del testo: in particolare, cerca di
rammentare se anche nella tua famiglia vi erano parole o espressioni “vostre” o abitudini
particolari.
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Esercizi Supplementari
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Note:
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