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la prima volta da Bonnier per indicare il senso di spazio che permette la consapevolezza delle posizioni del
corpo. I primi ad affrontare uno studio neurofisiologico sullo schema corporeo furono Head e Holmes i quali
si rifacevano l’esistenza di uno schema posturale che era relativo alle informazioni posturali e al movimento
del corpo e uno schema di superficie che permetteva di localizzare gli stimoli sulla superficie del corpo.
Successivamente Schilder defì lo schema corporeo come l’immagine tridimensionale che ogni individuo ha
del proprio corpo sia per quanto riguardava le parti del corpo che costituiscono sia per quanto riguarda la
loro rappresentazione nello spazio, questo autore introdusse il concetto di rappresentazione corporea.
Successivamente Ajuriaguerra ed Hecaen trattarono questo concetto come un processo psicologico come il
risultato di un’elaborazione mentale, psichica delle elaborazioni sensoriali. Nell’ambito delle teorie della
psicomotricità francese questo concetto diventa un punto focale per gli orientamenti educativi successivi,
con Vajer che lo definiva come l’organizzazione delle sensazioni del corpo in relazione agli stimoli forniti dal
mondo esterno. Secondo VAJER un’adeguata strutturazione dello schema corporeo è alla base della
comunicazione sociale, che partendo dal linguaggio del corpo arriva al linguaggio verbale. Secondo Le
Boulch nell’ambito dell’educazione psicocinetica, lo schema corporeo può essere considerato come la
conoscenza che abbiamo del nostro corpo nel rapporto delle diverse parti del corpo con lo spazio
circostante e attraverso la disponibilità corporea avviene l’organizzazione percettiva, gli apprendimenti
motori e la vita relazione e affettiva. Le Boulch fu il primo ad aver collegato il concetto di strutturazione
dello schema corporeo con il movimento ludico tipico dei gesti sportivi. Quindi tra tutte le definizioni quella
di Le Boulch possiamo considerarla come quella più esaustiva e chiarificatrice, secondo l’autore lo schema
corporeo è una intuizione di insieme o una conoscenza immediata che si ha del proprio corpo sia in
posizione statica che in movimento nei rapporti con lo spazio e gli oggetti che lo circondano. Secondo
Frostig e Maslow lo schema corporeo si riferisce all’adattamento delle strutture ossee e alla tensione e
rilasciamento di muscoli che sono necessari a mantenere la statica del corpo, lo schema corpo si struttura
man mano che il bambino impara a mantenere una posizione o a muoversi nello spazio attraverso
l’acquisizione e il consolidamento degli schemi motori.
Nello schema corporeo distinguiamo due aspetti: quello qualitativo che è rappresentato dalla conoscenza e
dalla percezione che ogni individuo ha del proprio corpo che fa capo alle sensazioni cinestetiche e tattili e
quantitativo dovuto all’adattamento della struttura corporea nello spazio circostante.
Le Boulch individua 4 tappe per una buona strutturazione dello schema corporeo: corpo subito, visutto,
percepito e rappresentato.
Corpo subito, dalla nascita fino a 2-3 mesi in cui a farla da padrone sono gli automatismi primari (come la
respirazione e la suzione) e i riflessi arcaici (estensione , prensione, braccia in croce, babinski, galant,
scavalcamento, passaggio del braccio, nocicettivi, rooting reflex, riflessi labiali, di paracadute)
Corpo subito dai 3 mesi ai 3 anni, che possiamo definrla come l’età dell’io e dell’imitazione, in cui emergono
le funzioni di organizzazione dello spazio, dello schema corporeo e della percezione temporale.
Corpo percepito da 3 a 6 anni, in cui tutta l’organizzazione percettiva si organizza partendo dalla
strutturazione dello schema corporeo, la strutturazione dello spazio e la relazione con il mondo esterno
arrivando gradualmente a quello che Piaget definisce spazio euclideo, riconoscendo le forme geometriche
accedendo all’organizzazione delle relazioni spaziali interiorizzate.
Corpo rappresentato dai 6 ai 12 anni in cui il bambino giunge ad un’ immagine completa del proprio corpo
in particolare grazie alla ricezione di importanti dati propriocettivi ed esterocettivi.
L’aprassia è una patologia del sistema gnosico prassico che rientra tra le minorazioni fisiche con ricadute
psichiche che non colpisce direttamente distretti anatomici ma inibisce la capacità di utilizzare gli oggetti, di
fare gesti o di riprodurre forme. Distinguiamo aprassia ideativa, difficoltà nell’uso degli oggetti, con
l’incapacità di richiamare alla memoria gesti ben consolidati nell’uso spontaneo. Aprassia ideomotoria
quando il bambino è compromesso nell’imitare azioni e aprassia costruttiva che è un’alterazione di azioni
complesse nello spazio e aprassia costruttiva che è un’ alterazione di azioni complesse nelle spazio, è
visibile attraverso test di copia e di disegno.
Le disprassie sono rappresentate da disorganizzazione del sistema gnosico prassico nel corso dello sviluppo
individuale, distinguiamo: attassia (difetto di coordinazione), distonia (tono muscolare anormale, spasmi),
discinesia (movimenti involontari come tremori, atetosi), acinesia (incapacità nell’iniziare un movimento,
perseverazione (tic e ipercinesie). Le disprassie sono classificate sotto la definizione di disturbo evolutivo
della coordinazione motoria esono correlate spesso a disturbi specifici dell’apprendimento, dislessia,
disgrafia o discalculi. I bambini vengo definiti disprassici quando si è in presenza di difficoltà
particolarmente gravi nella realizzazione di diversi compiti. I problemi specifici di apprendimento possono
essere definiti come un gruppo di disordini che si manifestano con significative difficoltà nell’acquisizione e
uso di abilità di comprensione nel linguaggio orale.
L’esame psicomotorio di Vajer si basa su 6 criteri: controllo dell’equilibrio statico e dinamico, manipolazione
oculomanuale, controllo del tono e della coordinazione segmentaria, organizzazione ritmica e dello spazio
Dal punto di vista dell’educazione psicomotoria, bisogna far riferimento ad un tipo di ginnastica non
analitica, ma basata sulla ricerca di sensazioni precise e localizzate per mezzo di esercizi più o meno
accompagnati da immagini, basata su necessarie condizioni di rilassamento e controllo locale e globale del
corpo che si basano sui processi cognitivi di percezione-formulazione-attenzione.