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Introduzione………………………………………………p.5
1
Capitolo II LA COMPLESSITÀ DELLA VALUTAZIONE
MOTORIA IN AMBITO SCOLASTICO.
2
3.6 Analisi delle caratteristiche e delle implicazioni
didattiche di alcuni test per la valutazione coordinativo -
motoria validati a livello internazionale………………..p.106
3.6.1 TPV…………………………………………………p.108
Conclusioni………………………………………………p.127
Appendice legislativa……..……………………………..p.135
Bibliografia………………………………………………p.157
3
“Quel comprendere, che la scuola ha il compito di inculcare, è
virtualmente invisibile a questi strumenti, sicché, se vogliamo
documentare le capacità di comprendere degli studenti,
occorre mettere a punto forme di valutazione del tutto diverse.”
4
Introduzione
6
controllo dei progressi degli studenti”1. Questa nuova
consapevolezza ha alimentato il bisogno di fruire di adeguati
metodi e mezzi di valutazione per stimare, già a partire dalla
scuola dell’infanzia, il livello di acquisizione delle competenze
degli alunni in vari ambiti, compreso quello motorio.
L’interesse per una valutazione del movimento affonda le radici
nel riconoscimento della stretta relazione corpo - mente, a cui si
affida un ruolo didattico ed educativo strategico, che si
manifesta nelle attività corporeo - chinestesiche atte a favorire
lo sviluppo e il consolidamento di capacità intellettive -
cognitive, sociali e relazionali.
In questa nuova prospettiva, si riconosce la consapevolezza
della forte incidenza del processo valutativo sull’intero
percorso di formazione che si pone come una delle componenti
più significative del processo d’insegnamento - apprendimento.
In particolare, la valutazione delle capacità motorie, assumendo
legittimità scientifica e pedagogica, si qualifica come momento
formativo che sottende la ricerca e la sperimentazione graduale
e progressiva di un modo diverso di organizzare i percorsi
formativi, introducendo, nel sistema scolastico, la necessità di
poter disporre di informazioni attendibili sulla qualità del
controllo motorio. Si pone, pertanto, la necessità di fondare la
programmazione scolastica curricolare su elementi conoscitivi
attendibili.
“Ed ecco allora il test. Il test è l’ultima invenzione scolastica
1
Howard Gardner, nato nel 1943, dal 1986 è Docente di Cognitivismo e Pedagogia
alla Facoltà di Scienze dell'Educazione all'Università di Harvard, dove è anche
professore associato di Psicologia. alla Facoltà di Medicina all'Università di Boston e
co-direttore del Progetto Zero, un gruppo di ricerca sulla formazione della
conoscenza, che riconosce grande importanza alle arti. E' autore di numerosi libri
che sono state tradotti in 20 lingue. Per vent'anni è stato ricercatore in psicologia al
centro di ricerca Aphasia del Veterans Administration Hospital di Boston. Howard
Gardner è famoso in tutto il mondo per la sua teoria delle intelligenze multiple, una
critica serrata alla tesi secondo la quale gli uomini possiedono una sola intelligenza,
misurabile con strumenti psicometrici standard (“Frames of mind” pubblicato nel
1983).
7
una misurazione decontestualizzata da usare anch’esso in
ambiente decontestualizzato”2 che irrompe sulla scena
scolastica come strumento volto ad elevare la qualità della
programmazione che contribuisce a far acquisire sia nuove
conoscenze sia specifiche competenze in campo motorio.
L’inserimento nei diversi ordini e gradi di scuola di strumenti
di valutazione di vario tipo atti a verificare gli apprendimenti
conseguiti e le competenze motorie possedute, ha sicuramente
ricevuto un notevole impulso da una nuova visione culturale
che riconosce un nuovo ruolo al corpo e al movimento.
Un delicato ruolo spetta quindi al docente che ha la
responsabilità di rispondere delle proprie scelte educative e
didattiche e che in questo caso si sostanziano nella scelta di test
di valutazione motoria.
Diventa fondamentale, nonché problematico per l’insegnante
la scelta tra i metodi d’indagine che possono essere quantitativi,
(più legati ad una correttezza di dati significativi misurabili) e
qualitativi, (che possono dare senso e significato alla
complessità e dinamicità della situazione scolastica), anche se
“l’unica strada percorribile per assicurare l’oggettività del
controllo scolastico sia quella di renderlo:
1) organico al processo di insegnamento - apprendimento
2) rigoroso con l’adozione condivisa dalla comunità degli
insegnanti di precise teorie, procedure e strumenti”3.
A tal proposito, Visalberghi sottolinea “ogni forma di
accertamento delle conoscenze è preceduta e seguita da
valutazioni e decisioni che influenzano l’uso delle stesse prove
2
Gardner H., (1993), “Educare al comprendere. Stereotipi infantili e
apprendimento scolastico”, Milano: Feltrinelli, p. 142.
3
Vertecchi B., (1984), “Manuale della valutazione. Analisi degli apprendimenti”,
Roma: Riuniti. cit., pp. 102-103.
8
oggettive”4.
La scelta di uno strumento è “dunque un problema di
adeguatezza "mezzo - obiettivo".
Una volta stabilito bene l'obiettivo, la scelta di un mezzo è in
funzione tra le altre cose della conoscenza del ventaglio di
strumenti disponibili e delle loro caratteristiche (possibilità e
limiti, vantaggi e svantaggi”.5
4
Visalberghi A., (1955), “Misurazione e valutazione nel processo educativo”,
Milano: Edizioni di Comunità.
5
Postic M., De Ketele J. M., (1988), “Observer les situations éducatives”, Presser
Uni-versitaires de Frances; trad. it. “Osservare le situazioni educative. I metodi
osservativi nella ricerca e nella valutazione”, Torino: SEI, 1993, pp. 25-46.
6
Ibidem
7
Melchiori R., (2002), “Adas. Il laboratorio della valutazione. 1. Aspetti
concettuali”, Milano: Franco Angeli, pp. 25-27 e 30-32.
9
indicargli quali abitudini sono produttive e quali no, come pure
che cosa possa aspettarsi dalle future valutazioni, e così via. È
importante soprattutto che parte di tale retroazione abbia la
forma di suggerimenti concreti”8, che indichino all’alunno “i
punti di forza relativi sui quali basarsi”9.
La scelta e l’utilizzo complementare di vari e diversi strumenti
di valutazione motoria validati sul piano internazionale,
potrebbe consentire una più ampia visione dei livelli iniziali di
funzionalità senso – percettiva, già a partire dalla scuola
dell’infanzia, favorendo l’individuazione di un repertorio
motorio del bambino che si basa non solo sugli aspetti
biomeccanici ed esecutivi dell’azione ma che riflette anche la
sua dimensione emotiva, relazionale e sociale.
8
Gardner H., (1993), “L'educazione delle intelligenze multiple”, Milano: Anabasi,
(tr. it. 1995), pp. 131-133 e 147-153.
9
Ibidem.
10
un’analisi dettagliata del controllo motorio e dei suoi aspetti
costitutivi.
11
Capitolo I La funzione della valutazione nella scuola
dell’infanzia e nella scuola primaria
10
Laneve C., (1998), “Elementi di didattica generale”, Brescia: Editrice La scuola,
p.94.
12
predeterminate”11. Essa è parte integrante di una vera e
propria “metodologia di ricerca didattico educativa”, ponte da
ponte di collegamento tra teoria e prassi, dal momento che “i
differenti territori esplorati dalla valutazione educativa sono
comunque ambiti che implicano operatività che vanno al di là
dell’attribuzione di un voto e che hanno a che fare con
differenti attori sociali implicati a diverso titolo nel processo
valutativo e nell’atto del valutare …”12. L’attuale legislazione
scolastica, infatti, si è ispirata profondamente a tali principi,
aprendosi alla necessità di fornire all’interno dei programmi
scolastici ministeriali, sia della scuola dell’infanzia che
primaria, indicazioni sulla valutazione delle abilità di base, in
riferimento a obiettivi generali e specifici nonché ai traguardi
delle competenze, allo scopo di aiutare gli insegnanti a
“progettare sentieri di insegnamento e apprendimento che
siano a misura degli allievi”13.
L’accertamento delle conoscenze acquisite e delle abilità
possedute dagli alunni, infatti, può consentire agli insegnanti di
ogni ordine e grado di scuola di delineare una “mappatura” dei
livelli di apprendimento raggiunti dal singolo e dal gruppo
classe e allo stesso tempo favorire un’auto-valutazione critica
del docente rispetto ai percorsi metodologico - didattici
realizzati, nel tentativo di ridefinire costantemente la propria
azione didattico - educativa alle caratteristiche dello studente e
valutando di volta in volta le sue diverse personali modalità di
accesso al sapere, al fine di selezionare la modalità più
congeniale a ciascun allievo. All’insegnante pertanto “è
11
Tessaro F., (2002), “La valutazione dei processi formativi”, Roma: Armando,
p.176.
12
Bondioli A. & Ferrari M., (a cura di), (2000), “Manuale di valutazione del
contesto educativo”. Milano: Franco Angeli.
13
Frabboni F. Pinto Minerva F., (2001), “Manuale di pedagogia generale”, Bari:
Laterza, p449.
13
richiesta una spiccata capacità di pianificazione,
organizzazione e gestione delle attività formative, la cui
congruenza e progressiva regolazione in rapporto ai vincoli
generali, nazionali e persino internazionali derivano
primariamente dagli elementi valutativi di cui si dispone prima,
durante e dopo gli interventi didattici”14.
A tal proposito, nei documenti ministeriali rivolti
rispettivamente alla scuola dell’infanzia e primaria si rivolge un
chiaro invito affinchè si “facciano assumere agli allievi i
comportamenti cognitivi da cui poter desumere la qualità e la
tipologia delle conoscenze e delle abilità padroneggiate o non
padroneggiate, la sufficienza o l‘insufficienza funzionale di un
processo”15. Agli insegnanti di ogni ordine e grado è infatti
affidato il compito di provvedere, nel rispetto delle esigenze
formative degli alunni, alla “scelta libera e programmata di
metodologie, strumenti, organizzazione e tempi di
insegnamento, da adottare nel rispetto della possibile pluralità
di opzioni metodologiche”16, dal momento che l’insegnamento
apprendimento è un “processo dinamico che cresce su se stesso
a “spirale aperta” e che parte da una determinazione
dell’oggetto dell’indagine valutativa, da una discussione degli
strumenti e dei metodi che consentono l’operazione di
accertamento fino a ri - orientare il percorso valutativo sulla
base dell’impatto e delle ricadute dell’esperienza”. In
quest’ottica, l’atto valutativo rientra nelle responsabilità
14
Domenici G. (1997), “Gli strumenti della valutazione”, Salerno: Tecnodid, p.28.
15
Domenici G. (1997), “Manuale di valutazione scolastica”, Bari: Laterza, p. 53.
16
Legge 15 marzo 1997 n. 59 capo IV art .21 Delega al Governo per il conferimento di
funzioni e compiti alle regioni ed enti locali, per la riforma della Pubblica Amministrazione e
per la semplificazione amministrativa (in Gazzetta Ufficiale n. 63 del 17 marzo 1997)
14
professionali del docente e rappresenta un momento
fondamentale del processo di insegnamento, in quanto
testimonia non solo il punto di arrivo degli alunni, ma anche
l’efficacia degli interventi didattico - educativi realizzati e di
conseguenza, “l’assegnazione individuale di un voto”17 viene
dunque sostituita dalla “interpretazione ecosistemica
dell’allievo non più misurato soltanto nei suoi singoli profitti
disciplinari tramite meccanismi atomistici ma valutato tramite
una monografia diacronica”18, grazie all’uso di “strumenti
scientificamente rigorosi per raccogliere informazioni su di un
dato evento”19 didattico educativo.
La valutazione “postula l’interpretazione dei dati sulla base di
strumenti e metodologie e mira a un impatto sulla situazione di
partenza che implica un miglioramento, una decisione avente
carattere innovativo e quindi un’azione finalizzata a un
cambiamento”20. Lo scopo della valutazione, secondo
un’originale definizione di Scriven, è infatti, determinare “il
valore il merito o la significatività di qualche entità”21 ovvero
“se si vuole l’atto del valutare.. può ad ogni effetto
considerarsi come una è una” vera e propria operazione di
attribuzione di valore a fatti eventi oggetti e simili in relazione
agli scopi che colui che valuta intende perseguire”22. La
valutazione diviene, pertanto, “una sorta di viaggio didattico
17
Bondioli A. & Ferrari M., (a cura di), (2000), “Manuale di valutazione del
contesto educativo”. Milano: Franco Angeli. p. 11.
18
Frabboni F., Pinto Minerva F., (2001), “Manuale di pedagogia generale,” Bari:
Laterza, p.480.
19
Bondioli A. & Ferrari M., (a cura di), (2000), “Manuale di valutazione del
contesto educativo”. Milano: Franco Angeli. p. 11.
20
Bondioli A. & Ferrari M., (a cura di), (2000), “Manuale di valutazione del
contesto educativo”. Milano: Franco Angeli. p. 11.
21
Cfr. Scriven, Bondioli A. & Ferrari M., (a cura di), (2000), “Manuale di
valutazione del contesto educativo”. Milano: Franco Angeli.
22
Domenici G., (1993), “Manuale della valutazione scolastica”, Bari: Laterza, p3-5.
15
lungo i sentieri delle annualità scolastiche”23 durante il quale
“il viaggiatore è comunque ben consapevole che la meta
potrebbe non essere raggiunta se non ci si fermasse ad alcune
precise stazioni … per meglio apprezzare lungo la via l’intero
itinerario, per ottimizzare il tempo-spazio delle fermate”24, per
poter verificare il livello di acquisizione delle competenze,
nonché la capacità di collegare e impiegare un complesso
organico di abilità e conoscenze raggiunto da ogni allievo, al
fine di stabilire l’efficacia degli interventi didattici curricolari
programmati.
L’insegnante infatti, prima di “redigere giudizi analitici e di
sintesi relativi al rendimento formativo”25 della classe e di ogni
singolo alunno “valuta” la condizione d’ingresso di ciascuno
allo scopo “non tanto di discriminare gli allievi, quanto invece
di facilitare a ognuno di loro la padronanza di quelle
conoscenze, abilità e competenze che consentano loro di
procedere con successo nelle successive fasi della proposta di
istruzione”26. La programmazione delle attività didattiche
richiede al docente di adottare delle quotidiane strategie di
misurazione – valutazione “per meglio calibrare i successivi
interventi alle necessità verificate in un significativo arco di
tempo e agli obiettivi cognitivi finali predefiniti”27. La necessità
di personalizzare gli interventi educativo didattici fin dalle
prime fasi della scolarizzazione amplifica la difficoltà da parte
23
D’amore B., Frabboni F., (2005), “Didattica generale e didattica disciplinare”,
Milano: Mondadori, p.59.
24
Peters R.S., (1973), “Philosophy of education”, Oxford University Press Oxford
25
Frabboni F., Pinto Minerva F., (2001), “Manuale di pedagogia generale”, Bari:
Laterza, p.479.
26
Domenici G., (2000), “La valutazione come risorsa. analisi degli apprendimenti e
autovalutazione di istituto”, Napoli: Tecnodid, p. 29.
27
Domenici G., (1996), “Gli strumenti della valutazione”, Napoli: Tecnocid, p.47.
16
del docente di riuscire a valutare cercando di cogliere “le
sfaccettature di una realtà in trasformazione nella molteplicità
dei punti di vista” per poter stilare un vero e proprio “bilancio
di revisione”28 grazie al quale modellare l’itinerario formativo
rispetto agli obiettivi cognitivi prefissati, i progressi compiuti e
le direzioni verso le quali sarebbe opportuno orientare i
percorsi d’insegnamento. Attraverso la valutazione il docente
“valorizza la parte in funzione del tutto e comprende il
particolare nella qualità della sintesi” riuscendo ad individuare
le potenzialità e le possibilità del alunno per aiutarlo a
conseguire il successo formativo. L’atto valutativo diviene
dunque “il punto di partenza per una nuova analisi da cui
prende il via il successivo intervento formativo”29 assumendo
una posizione di spicco all’interno delle fasi di sviluppo della
programmazione curricolare grazie alla sua funzione:
28
Domenici G., (1996), “Gli strumenti della valutazione”, Napoli: Tecnocid, p.47.
29
Nicholls A., Nicholls H., (1976), “Guida pratica all’elaborazione di un
curricolo”, Milano: Feltrinelli
17
c) interpretativa. La valutazione aiuta a comprendere i
processi, ossia a farli propri. Con la comprensione si
assumono sia la capacità diagnostica che quella prognostica,
ma in questo caso la conoscenza e la previsione vengono
filtrate e commisurate all’esperienza personale. Questa
funzione mette in risalto le caratteristiche soggettive e
personali, piuttosto che quelle strumentali o progettuali;
d) decisionale. La valutazione promuove decisioni orientate,
con l’assunzione della responsabilità delle scelte effettuate
mediante l’attivazione di opportune strategie d’intervento. La
funzione decisionale della valutazione è quella che determina
un maggiore impatto formativo: la valutazione è formativa
perché permette di modificare e di adattare percorsi
differenziati. 30
30
Domenici G., (2000), “La valutazione come risorsa:analisi degli apprendimenti e
autovalutazione d’istituto”, Napoli: Tecnodid.
18
caratteristiche socio culturali e cognitive del contesto classe e
di ogni suo singolo membro. In quest’ottica, la valutazione, in
linea con il pensiero di Vertecchi, si può definire come il
prodotto dell’interrelazione di “tre gruppi di elementi
associati”31:
Gli elementi del primo gruppo: riguardano l’apprendimento
cioè la qualità e la quantità delle conoscenze acquisite la
capacità di esporre quanto appreso in modo corretto e preciso,
di applicare le proprie competenze sia in contesti consueti sia
in situazioni nuove
31
Vertecchi B., (2003), “Manuale della valutazione Analisi degli apprendimenti e
dei contesti”, Milano: Franco Angeli, p.21.
32
Domenici G., (1999), “Manuale della Valutazione scolastica”, Bari: Laterza, pp.
3-9.
19
“l’impalcatura strutturale” di ogni programmazione, ne
esplicita finalità e scopi individuando fattori “interni ed esterni”
ovvero tutte le variabili intervenenti, che determinano e
connotano il processo d’insegnamento e apprendimento
divenendo il presupposto teorico ed empirico che connota sul
piano didattico operativo il modo attraverso il quale gli
insegnanti” ricostruiscono gli stili di lavoro”33.
33
Vertecchi V., (2003), “Manuale della valutazione. Analisi degli apprendimenti e
dei contesti”, Milano: Franco Angeli, p.21.
20
1.2 Il ruolo della valutazione nella scuola dell’infanzia
e nella scuola primaria italiana.
34
Volpi C., (2001), “Le maschere della comunicazione”, Roma: Tiellemedia, p.139.
35
Legge 4 agosto 1977, n. 517 (in GU 18 agosto 1977, n. 224)” Norme sulla
valutazione degli alunni e sull'abolizione degli esami di riparazione nonché altre
norme di modifica scolastico”
21
della valutazione formativa il cui scopo, infatti, non è quello
di classificare gli alunni, ma quello di “aiutarli” nella loro
formazione, aprendo la strada a nuove opportunità valutative
indicate dal ministero della pubblica istruzione
successivamente.
Già nei programmi per la scuola elementare del ’85 si fa
riferimento ad una stretta interrelazione tra l’attività di
programmazione e la valutazione stabilendo che la “scuola
per adeguarsi alle esigenze formative del fanciullo”36, si
organizza “in modo funzionale rispetto agli obiettivi
educativi da perseguire; pertanto, mentre segue le linee di un
programma che prescrive sul piano nazionale quali debbano
essere i contenuti formativi e le abilità fondamentali da
conseguire, predispone una adeguata organizzazione
didattica, affinché il programma possa essere svolto
muovendo dalle effettive capacità ed esigenze di
apprendimento degli alunni”37. A tal proposito si precisa
infatti che “Possono essere previste nell'arco del
quinquennio anche scansioni diverse, sia per rispettare i
ritmi di crescita individuale degli alunni, sia per consentire
una verifica e una frequente valutazione a scopo formativo in
corso di apprendimento, da raccordarsi con quella
consuntiva terminale”38. Spetta agli insegnanti “al fine di
assicurare un'effettiva valutazione dei punti di partenza e di
arrivo, dei processi, delle difficoltà riscontrate e degli
interventi compensativi attuati”39, raccogliere “in maniera
sistematica e continuativa informazioni relative allo sviluppo
36
D.P.R. 12 febbraio 1985, n. 104, ” I programmi della Scuola Elementare”
37
D.P.R. 12 febbraio 1985, “I programmi della Scuola Elementare” Parte III
programma e programmazione.
38
Ibidem
39
D.P.R., 12 febbraio 1985, “I programmi della Scuola Elementare” Parte intitolata
la valutazione.
22
dei quadri di conoscenza e di abilità, alla disponibilità ad
apprendere, alla maturazione del senso di sé di ogni
alunno”40. La valutazione pertanto si configura come
momento “determinante per il processo innovativo che, con i
programmi, si deve realizzare nella scuola elementare” 41,
per consentire agli insegnanti di valutare gli alunni nonché
“la loro preparazione psicologica, culturale e didattica
anche nella prospettiva della formazione continua”42. Nel
documento ministeriale del’85 si sottolinea inoltre un altro
aspetto della valutazione “la funzione della continuità
didattica”, la possibilità di potere reperire i risultati ottenuti
nell’ultimo anno di frequenza della scuola materna da
ciascun alunno garantisce la possibilità agli insegnanti della
scuola elementare di migliorare la qualità della progettazione
didattica nella parte dei documenti ministeriali dell’85
dedicata alla continuità si suggerisce agli insegnanti di
promuovere “momenti di raccordo pedagogico, curricolare
ed organizzativo con la scuola materna”43, finalizzati a
“promuovere la continuità del processo educativo,
condizione questa essenziale per assicurare agli alunni il
positivo conseguimento delle finalità dell'istruzione
obbligatoria”44. Gli orientamenti del 91 rivolti alla scuola
materna accolgono in pieno questo invito sottolineando che
la programmazione di attività è direttamente correlata
all’osservazione sistematica degli alunni. Essa è indicata
40
Ibidem.
41
D.P.R., 12 febbraio 1985, “I programmi della Scuola Elementare” Parte intitolata
Programmazione didattica ed organizzazione didattica.
42
D.P.R., 12 febbraio 1985, “I programmi della Scuola Elementare” Parte intitolata
La valutazione.
43
D.P.R., 12 febbraio 1985, “I programmi della Scuola Elementare” Parte intitolata
Scuola elementare e continuità educativa.
44
Ibidem
23
come “strumento essenziale per condurre la verifica della
validità e della adeguatezza del processo educativo …45”.
Fin dalla scuola dell’infanzia, la valutazione e ”... la scelta
dei relativi strumenti”46, è innanzitutto una modalità per
“aggiustare ed individualizzare le proposte educative ed i
percorsi di apprendimento”47.
Dal momento che la scuola dell’infanzia è un luogo di
sviluppo e formazione di competenze che si costruiscono
“… attraverso specifici itinerari formativi …”48 strutturati
sul fare e l’agire quotidiano del bambino spetta
all’insegnante di progettare interventi didattici “sui modi di
essere, sui ritmi di sviluppo e sugli stili di apprendimento di
ogni bambino.”49 Si suggerisce pertanto ai docenti di
valutare le esigenze e traguardi formativi raggiunti dagli
alunni attraverso “Una progettazione aperta, flessibile, da
costruirsi in progressione e lontana da schematismi …”
coerente “con la plasticità ed il dinamismo dello sviluppo
infantile …”50 sottolineando in tal senso l’importanza di un
percorso curricolare basato su “una molteplicità di attività”51
grazie alle quali il docente può “valutare le esigenze del
bambino e di riequilibrare via via le proposte educative in
45
Ibidem
46
Indicazioni nazionali per il Curricolo della scuola dell’infanzia e della scuola
Primaria 31luglio 2007
47
Decreto Ministeriale 3 giugno 1991 Orientamenti dell'attività educativa nelle
scuole materne statali parte intitolata Indicazioni curricolari.
49
D.P.R., 12 febbraio 1985, “I programmi della Scuola Elementare”, Parte intitolata
Art. 1.- Lineamenti di metodo “ L'osservazione, la progettazione, la verifica”.
50
Ibidem
51
Decreto Ministeriale 3 giugno 1991 Orientamenti dell'attività educativa nelle scuole materne
statali parte intitolata Art. 2.- Campi di esperienza educativa
24
base alla qualità delle sue risposte, poiché la progettazione
degli interventi si modula e si mette a punto costantemente
sui modi di essere, sui ritmi di sviluppo e sugli stili di
apprendimento di ogni bambino”52
Nella filosofia degli orientamenti del 91 la valutazione si
articola in:
53
Decreto Ministeriale 3 giugno 1991 Orientamenti dell'attività educativa nelle scuole
materne statali parte intitolata parte IV - DIDATTICA ED ORGANIZZAZIONE Art. 1.-
Lineamenti di metodo ,L'osservazione, la progettazione, la verifica
54
Decreto Ministeriale 3 giugno 1991 Orientamenti dell'attività educativa nelle scuole
materne statali parte intitolata Indicazioni curricolari
25
dei docenti alla realizzazione di una valutazione più
approfondita e personalizzata con il coinvolgimento e la
collaborazione degli alunni e dei genitori. A tal riguardo, il
Ministero chiarisce infatti che il portfolio “costituisce
un’occasione per migliorare e comparare le pratiche di
insegnamento, per stimolare lo studente all’autovalutazione
e alla conoscenza di sé in vista della costruzione di un
personale progetto di vita e, infine, per corresponsabilizzare
in maniera sempre più rilevante i genitori nei processi
educativi”.
26
giudizio con funzione regolativa, continua ad avere una
posizione prioritaria all’interno della programmazione di
interventi educativi.
Nelle ultime Indicazioni Nazionali del 2012 per il curricolo
della scuola dell’infanzia e primaria si ribadisce infatti che
l’azione valutativa “attiva le azioni da intraprendere, regola
quelle avviate, promuove il bilancio critico su quelle
condotte a termine”58.
In particolare il processo di valutazione degli alunni ed
autovalutazione dei docenti costituisce la condizione decisiva
per il miglioramento della programmazione delle attività
curricolari finalizzata allo sviluppo delle competenze di
ciascun alunno.
58
Indicazioni nazionali 2012 per il curricolo di scuola infanzia e primo ciclo del 4
settembre 2012 parte intitolata La valutazione
27
1.3 La funzione dell’attività ludico-motoria nella scuola
dell’infanzia e nella scuola primaria.
29
intelligenza”, inoltre seleziona e sceglie con cura strumenti e
le modalità di valutazione utilizzando materiali facili da
“manipolare ed usare in varie situazioni e nei modi più
diversi” per riuscire a valutare sistematicamente controllo
dinamico e adattamento spazio temporale.
Al fine di tracciare una linea di continuità coerente con una
nuova considerazione dell’attività corporeo chienstesica nei
processi educativi, i documenti programmatici del 1985,
meglio conosciuti come I programmi della Scuola Elementare,
(D.P.R. 12 febbraio 1985, n 104), hanno introdotto nella scuola
elementare tra le discipline l’educazione motoria, sottolineando
così il ruolo della corporeità come potenziale educativo,
evidenziando allo stesso tempo, la necessità che funzioni
motorie, affettive e cognitive operino progressivamente in
modo sinergico.
30
tradizione popolare, utilizzando giochi simbolici, d'imitazione,
di immaginazione, ecc”59. La programmazione di itinerari di
educazione motoria, per essere funzionali e influire
positivamente su tutte le dimensioni della personalità, deve
pertanto basarsi su attività che devono “essere praticate in
forma ludica, variata, polivalente, partecipata nel corso di
interventi di opportuna durata e con differenziazioni
significative a seconda delle varie fasce d'età”60.
59
D.P.R. 12 febbraio 1985 n° 104 “Programmi per la scuola elementare” parte
intitolata Indicazioni Didattiche
60
Ibidem
61
D.P.R. 12 febbraio 1985 n° 104 “Programmi per la scuola elementare” parte
intitolata educazione motoria
62
Ibidem
63
D.P.R. 12 febbraio 1985 n° 104 “Programmi per la scuola elementare” parte
intitolata la valutazione
31
disponibilità ad apprendere, alla maturazione del senso di sé di
ogni alunno …” per realizzare un “… positivo confronto dei
livelli di crescita individuali e collettivi ….” scegliendo e
selezionando modalità e strumenti di valutazione “… differenti
e sempre pertinenti al tipo di attività preso in considerazione
…”. In particolare si evidenzia che le “… osservazioni
sistematiche effettuate dagli insegnanti nel corso dell'attività
didattica costituirà lo strumento privilegiato per la continua
regolazione della programmazione …”64, permettendo ai
docenti di introdurre modificazioni o integrazioni e di “… tener
conto delle diverse situazioni di partenza e dei livelli iniziali di
funzionalità senso - percettiva e motoria di ciascun alunno
…”65. Ruolo significativo assumono pertanto “le differenti
situazioni esperienziali, i diversi ritmi di sviluppo
individuale”.66 Nella sezione dei programmi del’85 dedicata
agli Obiettivi e contenuti dell’educazione motoria si fa
riferimento al raggiungimento di una serie di obiettivi relativi
alle:
capacità senso-percettiva,
visiva,
uditiva,
tattile,
cinestetica.
Considerato che tali capacità, riconducibili alle capacità
coordinative, “conoscono un periodo di sviluppo intensivo fra i
67
6 e gli 11 anni” , esse sono perseguibili attraverso una
specifica azione educativa e didattica in grado di favorire lo
64
ibidem
65
D.P.R. 12 febbraio 1985 n° 104 “Programmi per la scuola elementare” parte
intitolata L’educazione motoria
66
Ibidem
67
Ibidem
32
sviluppo di abilità e competenze motorie generali e specifiche
che nei nuovi programmi sono così identificate: “percezione,
conoscenza e coscienza del corpo; coordinazione oculo -
manuale e segmentaria; organizzazione spazio - temporale;
coordinazione dinamica generale”68.
68
Ibidem
69
D.M. 3 giugno 1991 “Orientamenti per la scuola materna statale”, parte intitolata
Il bambino e la scuola.
71
D.P.R. 12 febbraio 1985 n° 104 “Programmi per la scuola elementare” Art. 1.-
Lineamenti di metodo “ L'osservazione, la progettazione, la verifica”
33
In particolare nei documenti ministeriali si insiste sul
protagonismo del corpo e del movimento come canali di
accesso alla conoscenza, espressione di una progressiva
evoluzione psicofisica che si traduce nel progressivo sviluppo e
perfezionamento di abilità e competenze. La capacità di avere
conoscenza e coscienza del proprio corpo è per il bambino “…
indispensabile alla costruzione della propria personalità ….”72
per esprimere una personale armonia ed un possibile controllo
motorio, parametrati alla propria età ed alle proprie
caratteristiche psicofisiche. Il bambino fin dalle prime fasi di
scolarizzazione organizza e rielabora le sensazioni provenienti
dal mondo esterno, coniugandole con le proprie costruendo con
il corpo e il movimento dei punti di contatto con la realtà che lo
circonda.
72
Picq L.,Vayer P., (1968), “Educazione psicomotoria e ritardo mentale”, Roma:
Armando Editore, p.28.
73
D.M. 3 giugno 1991 “Orientamenti per la scuola materna statale”, parte intitolata
Il bambino e la scuola..
74
Ibidem Art. 2.- Campi di esperienza educativa
34
della adeguatezza del processo educativo …”75 per introdurre
modificazioni o integrazioni tenendo conto delle diverse
situazioni di partenza e dei livelli iniziali di funzionalità senso-
percettiva e motoria di ciascun alunno.
“La valutazione dei livelli di sviluppo prevede:
75
Ibidem
76
D.M. 3 giugno 1991 “Orientamenti per la scuola materna statale”, parte intitolata
Il bambino e la scuola..
77
Ibidem
35
1.4 La dimensione didattico - motoria della
Raccomandazioni Ministeriali Nazionali del 2004
78
Moratti (2004) “Indicazioni Nazionali per i piani personalizzati nella attività
educative”
79
Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati nella Scuola dell’infanzia
allegato (A)
36
conoscenze ed abilità”80.La programmazione di esperienze
concrete e di apprendimenti riflessivi “integra, in un processo
di sviluppo unitario, le differenti forme del fare, del sentire, del
pensare,dell’agire relazionale, dell’esprimere, del comunicare,
del gustare il bello e del conferire senso da parte dei
81
bambini”. La dimensione corporeo chinestesica assume in
tal senso un ruolo significativo in quanto concorre a rafforzare
l’identità personale, l’autonomia e lo sviluppo di abilità e
competenze “in una prospettiva che ne integri tutti gli aspetti
(biologici, psichici, motori, intellettuali, sociali, morali e
religiosi)”82.
È compito dei docenti, pertanto, programmare ed organizzare le
attività tenendo conto “da un lato, le capacità complessive di
ogni bambino e, dall’altro, le teorie pedagogiche e le pratiche
didattiche più adatte a trasformarle in competenze”83.
80
Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati nella Scuola dell’infanzia
allegato (A)
81
Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati nella Scuola dell’infanzia
allegato (A)
82
Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati nella Scuola dell’infanzia
83
Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati nella Scuola dell’infanzia
allegato (A)
84
Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati nella Scuola dell’infanzia
allegato (A)
37
apposito Portfolio (o cartella) delle competenze a mano a
mano sviluppate, che comprende:
85
Moratti (2004) “Indicazioni Nazionali per i piani personalizzati nella attività
educative”
86
Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati nella scuola infanzia
allegato A
38
piuttosto il suo modo globale di essere nel mondo e di agire
nella società. Per questo l’avvaloramento dell’espressione
corporea è allo stesso tempo condizione e risultato
dell’avvaloramento di tutte le altre dimensioni della persona:
la razionale, l’estetica, la sociale, l’operativa, l’affettiva, la
morale e la spirituale religiosa …” 87. Sottesa a tale idea di
corporeità una nuova considerazione di scuola primaria
come ambiente educativo nel quale “ogni fanciullo trova le
occasioni per maturare le proprie capacità di autonomia, di
azione diretta, di relazioni umane, di progettazione e verifica,
di esplorazione, di riflessione logico - critica e di studio
individuale”88. Più in dettaglio nel documento riferito alla
scuola primaria del 2004 si sottolinea l’importanza
dell’esperienza dell’alunno; in particolare si evidenzia che “il
ricco patrimonio di precomprensioni, di conoscenze ed abilità
tacite e sommerse già posseduto da ciascuno influisce
moltissimo sui nuovi apprendimenti formali e
comportamentali”.89 pertanto è “indispensabile per tutti i
fanciulli la piena fruizione delle opportunità formative
scolastiche ed extrascolastiche” 90 per favorire l’acquisizione
“delle varie modalità espressive” 91. Corpo e movimento come
strumento espressivo e comunicativo rientrano a far parte del
curriculum di studio degli alunni della scuola primaria. La
valutazione periodica e annuale, delle competenze motorie
87
Cfr. Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati nella Scuola
Primaria (allegato B)
88
Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati nella Scuola Primaria
(allegato B)
89
Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati nella Scuola Primaria
(allegato B)
90
Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati nella Scuola Primaria
(allegato B)
91
Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati nella Scuola Primaria
(allegato B
39
acquisite dagli alunni è affidata alla stesura del portfolio
costituito da:
- “materiali prodotti dall’allievo individualmente o in gruppo,
capaci di descrivere paradigmaticamente le più spiccate
competenze del soggetto;
- prove scolastiche significative;
- osservazioni dei docenti e della famiglia sui metodi di
apprendimento del fanciullo, con la rilevazione delle sue
caratteristiche originali nelle diverse esperienze formative
affrontate;
- commenti su lavori personali ed elaborati significativi, sia
scelti dall’allievo (è importante questo coinvolgimento diretto)
sia indicati dalla famiglia e dalla scuola, ritenuti
esemplificativi delle sue capacità e aspirazioni personali;
- indicazioni di sintesi che emergono dall’osservazione
sistematica, dai colloqui insegnanti-genitori, da colloqui con lo
studente e anche da questionari o test in ordine alle personali
attitudini e agli interessi più manifesti”92.
92
Decreto Legislativo 19 febbraio 2004, n. 59
Definizione delle norme generali relative alla scuola dell'infanzia
e al primo ciclo dell'istruzione, a norma dell'articolo 1
della legge 28 marzo 2003, n. 53. Art. 8 La valutazione nella scuola primaria
40
1.5 L’area disciplinare del corpo, movimento e sport. nelle
Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola
dell’infanzia e primaria.
93
Indicazioni nazionali 2012 per il curricolo di scuola infanzia e primo ciclo del 4
settembre 2012 parte intitolata “La valutazione”
41
formativa, di accompagnamento dei processi di apprendimento
e di stimolo al miglioramento continuo …”94 insistendo in tal
senso sull’importanza della valutazione che “precede,
95
accompagna e segue i percorsi curricolari …” . In questo
senso una funzione cruciale può avere fin dalla scuola
dell’infanzia la valutazione del controllo motorio che si traduce
nella capacità da parte del docente
3) di saper offrire opportunità quotidiane di crescita e
confronto per aiutare il bambino alla costruzione della
propria identità.
4) di avvalersi di strumenti di valutazione motoria non
invasivi che possano integrarsi nelle quotidiane attività
curricolari, per l’analisi e misurazione del livello di
competenze motorio raggiunto da ciascun allievo.
94
ibidem
95
ibidem
42
1.6 La didattica del movimento nelle Indicazioni
Ministeriali del 2012
96
Ibidem
97
Indicazioni nazionali 2012 per il curricolo di scuola infanzia e primo ciclo del 4
settembre 2012 parte intitolata, continuità ed unitarietà del curricolo.
98
Indicazioni nazionali 2012 per il curricolo di scuola infanzia e primo ciclo del 4
settembre 2012 parte intitolata, L’organizzazione del curricolo.
43
dei docenti rispettivamente della scuola del’infanzia e primaria
“scegliere l'itinerario più opportuno per consentire agli
studenti il miglior conseguimento dei risultati”.99 Elaborando
“specifiche scelte relative a contenuti, metodi, organizzazione e
valutazione” coerenti con le finalità rispettivamente della
scuola dell’infanzia e primaria.
L'itinerario scolastico dai tre ai undici anni, pur abbracciando
due tipologie di scuola caratterizzate ciascuna da una specifica
identità educativa e professionale, è progressivo e continuo.
99
Indicazioni nazionali 2012 per il curricolo di scuola infanzia e primo ciclo del 4
settembre 2012 parte intitolata, traguardi per lo sviluppo delle competenze.
44
e didattiche da percorrere e aiutano a finalizzare l'azione
educativa allo sviluppo integrale dell'allievo”.100 Il compito
specifico a conclusione del primo ciclo d’istruzione “ è quello
di promuovere l'alfabetizzazione di base attraverso
l'acquisizione dei linguaggi e dei codici”.101
100
Indicazioni nazionali 2012 per il curricolo di scuola infanzia e primo ciclo del 4
settembre 2012
101
Ibidem
102
Indicazioni nazionali 2012 per il curricolo di scuola infanzia e primo ciclo del 4
settembre 2012 Campo d’esperienza Il corpo e il movimento.
103
Indicazioni nazionali 2012 per il curricolo di scuola infanzia e primo ciclo del 4
settembre 2012 Campo d’esperienza Il corpo e il movimento.
104
Op,cit, Campo d’esperienza Il corpo e il movimento.
45
Nel campo d’esperienza intitolato Il corpo e il movimento si
conferisce infatti, un ruolo strategico all’agire quotidiano del
bambino; il movimento“è il primo fattore di apprendimento:
cercare, scoprire, giocare, saltare, correre a scuola è fonte di
benessere e di equilibrio psico-fisico”105.
105
Ibidem
106
D.M. 3 giugno 1991. “Il bambino e la scuola”, Art. 1 - Finalità Maturazione
dell'identità
107
Indicazioni nazionali 2012 per il curricolo di scuola infanzia e primo ciclo del 4
settembre 2012Campo d’esperienza, “Il corpo e il movimento”.
108
Indicazioni nazionali 2012 per il curricolo di scuola infanzia e primo ciclo del 4
settembre 2012 il curriculum scuola dell’infanzia.
46
Nelle Indicazioni Nazionali l’attività corporeo – chinestesica
viene riconosciuta come una modalità per accedere allo
sviluppo psico - cognitivo e socio - relazionale in quanto “la
soddisfazione del controllo dei gesti, nel coordinamento con gli
altri; consente di sperimentare potenzialità e limiti della
propria fisicità, sviluppando nel contempo la consapevolezza
dei rischi di movimenti incontrollati”.109
La sfera corporea e motoria assume quindi la funzione di
“medium di conoscenza e comunicazione con se stessi, con gli
altri e con l’ambiente”110 che il bambino utilizza per
comprendere, condividere, aiutare e cooperare. Corpo e
movimento, secondo questa prospettiva didattico - pedagogica,
possono essere protagonisti della socializzazione nel periodo
dell’infanzia, rendendo possibile la relazione interpersonale ed
intrapersonale che il bambino instaura con i coetanei, con cui
confronta le proprie capacità, sperimentando il rispetto di se e
degli altri esprimendo “bisogni spesso inesprimibili
verbalmente”. 111
109
Indicazioni nazionali 2012 per il curricolo di scuola infanzia e primo ciclo del 4
settembre 2012Campo d’esperienza, “Il corpo e il movimento”.
110
Sibilio M., (2002), “Il corpo intelligente. L’interazione tra le intelligenze umane
in un percorso laboratoriale a carattere motorio”, Napoli: Ellissi, p.23.
111
Sibilio M., (2001), “Il corpo e il movimento”, Napoli: Cuen, p.158.
47
percepiscono la completezza del proprio sé, consolidando
autonomia e sicurezza emotiva”112.
112
Indicazioni nazionali 2012 per il curricolo di scuola infanzia e primo ciclo del 4
settembre 2012Campo d’esperienza, “Il corpo e il movimento”.
113
Ibidem
114
Vayer P. (1986), “Educazione psicomotoria nell’età scolastica”, Roma:
Armando, p.26.
115
Indicazioni nazionali 2012 per il curricolo di scuola infanzia e primo ciclo del 4
settembre 2012Campo d’esperienza, “Il corpo e il movimento”.
48
apprendimento per favorire l'organizzazione di ciò che i
bambini vanno scoprendo.”116
116
Ibidem
117
Indicazioni nazionali 2012 per il curricolo di scuola infanzia e primo ciclo del 4
settembre 2012: “Campi d’esperienza”
118
Indicazioni nazionali 2012 per il curricolo di scuola infanzia e primo ciclo del 4
settembre 2012
119
Indicazioni nazionali 2012 per il curricolo di scuola infanzia e primo ciclo del 4
settembre 2012 parte intitolata, “Il senso dell'esperienza educativa”
120
Indicazioni nazionali 2012 per il curricolo di scuola infanzia e primo ciclo del 4
settembre 2012..
49
in tal senso, affermando che oltre a promuovere la conoscenza
di sé e delle proprie potenzialità “contribuisce, inoltre, alla
formazione della personalità dell'alunno attraverso la
conoscenza e la consapevolezza della propria identità
corporea”121. Anche nel curricolo della scuola primaria si
richiama l’attenzione su l’educazione al movimento come
presupposto essenziale per consolidare il processo di crescita
psicofisica avviato nella scuola dell’infanzia. Attraverso la
valorizzazione di esperienze motorie e sportive è possibile
infatti, fornire agli alunni “occasioni per riflettere sui
cambiamenti del proprio corpo, per accettarli e viverli
serenamente come espressione della crescita e del processo di
maturazione”122 dell'immagine di sé nel confronto col gruppo
dei pari. La dimensione motoria “rappresenta un elemento
determinante per un'azione educativa integrata,”123 in quanto
fa sperimentare la capacità di selezionare istanze comunicative
di vario tipo. Attraverso il movimento l’ alunno “realizza una
vastissima gamma di gesti che vanno dalla mimica del volto,
alla danza, alle più svariate prestazioni sportive” 124, impara a
“conoscere il suo corpo ed esplorare lo spazio, comunicare e
relazionarsi con gli altri in modo adeguato ed efficace”125. Le
attività motorie e sportive promuovono ed esaltano il valore
della condivisione della cooperazione e del lavoro di squadra
divenendo pertanto strumento di mediazione di relazioni e
121
Indicazioni nazionali 2012 per il curricolo di scuola infanzia e primo ciclo del 4
settembre 2012 parte intitolata, “educazione fisica”
122
Ibidem
123
Ibidem
124
Ibidem
125
Ibidem
50
incontri contribuendo” all'apprendimento della capacità di
modulare e controllare le proprie emozioni”126.
126
Ibidem
127
Indicazioni nazionali 2012 per il curricolo di scuola infanzia e primo ciclo del 4
settembre 2012 parte intitolata, “educazione fisica”
128
Ibidem
129
Indicazioni nazionali 2012 per il curricolo di scuola infanzia e primo ciclo del 4
settembre 2012
51
rigorosa selezione di “piste da percorrere”130 finalizzate a
favorire lo sviluppo integrale dell’alunno nonché il suo
continuo miglioramento.
L’area disciplinare dedicata all’attività corporeo chinestesica
assume quindi nel documento ministeriale una preminente
funzione di accompagnamento e miglioramento dei processi di
insegnamento - apprendimento in grado di valorizzare lo
sviluppo e il rafforzamento delle varie forme di diversità
individuali, connotandosi come esperienze che favoriscono la
possibilità di sperimentare il successo delle proprie azioni. Ai
docenti della scuola primaria italiana viene chiesto di
impegnarsi a “progettare percorsi per la promozione, la
rilevazione e la valutazione delle competenze”131. A partire da
una particolare attenzione “posta a come ciascuno studente
mobilita e orchestra le proprie risorse - conoscenze, abilità,
atteggiamenti, emozioni per affrontare efficacemente le
situazioni che la realtà quotidianamente propone, in relazione
alle proprie potenzialità e attitudini”132. In quest’ottica la
valutazione delle capacità motorie "precede, accompagna e
segue i percorsi curricolari”133, divenendo parte integrale di
“un'appropriata regia pedagogica” che “si esplica nella
capacità di dare senso e intenzionalità all'intreccio di spazi,
tempi, routine e attività”134 di vario tipo. La valutazione, nella
sua articolazione, nelle sue finalità educative e formative, nei
130
Indicazioni nazionali 2012 per il curricolo di scuola infanzia e primo ciclo del 4
settembre 2012 parte intitolata, “Traguardi per lo sviluppo delle competenze”
131
Indicazioni nazionali 2012 per il curricolo di scuola infanzia e primo ciclo del 4
settembre 2012 parte intitolata, “certificazione delle competenze”.
132
Ibidem
133
Indicazioni nazionali 2012 per il curricolo di scuola infanzia e primo ciclo del 4
settembre 2012 parte intitolata, “La valutazione”.
134
Ibidem.
52
suoi vincoli organizzativi e didattici, rappresenta il substrato su
cui si innesta l’articolata e peculiare struttura docimologica.
53
Capitolo II LA COMPLESSITÀ DELLA VALUTAZIONE
MOTORIA IN AMBITO SCOLASTICO.
135
Morin E., (2000), “La testa ben fatta. Riforma dell'insegnamento e riforma del
pensiero”, Milano: Cortina Raffaello editore, p.29.
54
Neurobiologica, relativa alle funzioni dei neuroni
mirror ovvero alla capacità di alcune strutture neurali di
attivarsi non solo nel momento in si compie un’azione,
ma anche quando si osserva gli altri compiere la stessa
azione. La capacità simulativa dei neuroni mirror e la
capacità proattiva del cervello dimostrano che l’azione
motoria non è un passiva riproduzione ma è il prodotto
di una capacità di alcune strutture neurali di elaborare e
utilizzare esperienze pregresse.
55
Sociale: relativa all’instaurazione di relazione
interpersonali mediate dal corpo e il movimento
56
movimento, scopre, sperimenta, interviene costruendo
quotidianamente la propria soggettività, configurandosi come
“essere indefinito e splendido che cerca la propria forma”137.
Nella struttura delle Indicazioni Nazionali per il curricolo della
scuola dell’infanzia e primaria del 31 luglio 2007 si pone
infatti, l’accento sulla funzione centrale affidata al fare e
all’agire, coerentemente con un nuovo disegno pedagogico che
affida alla dimensione corporeo - chinestesica il compito di
fungere da “strumento” della didattica che coinvolge la
dimensione funzionale, relazionale, cognitiva e comunicativa
del bambino in forma naturale e stimolante.
La vocazione del “corpo in azione” di sollecitare emozioni,
favorire rappresentazioni del mondo e degli oggetti è nelle
Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia
e primaria del 2007, uno degli elementi di novità didattico –
metodologica che mette in primo piano il protagonismo del
corpo e del movimento all’interno di un ambiente carico di
elementi esperienziali che si fondono nel comportamento
motorio. Il movimento, è l’espressione di un costante esercizio
quotidiano di raccolta ed elaborazione delle informazioni,
regolate da un’inventività operativa che si costituisce come
una delle peculiarità dell’apprendimento. Il bambino
muovendosi, esprime la propria intenzionalità, attiva la propria
operatività corporea trasferisce nella gestualità, nella manualità
la rappresentazione “cosciente, quindi corticale, delle
informazioni propriocettive ottenute per mezzo della funzione
di interiorizzazione”.138
Il ruolo giocato dalla sfera corporeo - chinestesica richiede
pertanto sul piano didattico la necessità di far leva
costantemente su attività motorie per favorire un graduale
137
Montessori M., (2007), “Il segreto dell’infanzia, gli elefanti saggi”, opere di
M.Montessori, Garzanti editore, quarta ristampa 2007, p.131
138
Le Boulch J., (1977) “Lo Sport educativo” Milano: Armando Editore, p.47.
57
passaggio dal livello conoscitivo operativo, diretto ed
immediato allo sviluppo di facoltà cognitive superiori.
Nelle Indicazioni Nazionali del 2007 tra le finalità educative
rispettivamente della scuola dell’infanzia e primaria si richiama
l’attenzione su un corredo educativo contenuto nel fare e
nell’agire. E’ interessante notare infatti che nella parte dedicata
alle indicazioni didattiche si formalizzi il ruolo del movimento
come punto di connessione tra apprendimento sviluppo e
cognizione, sottolineandone l’importanza per la crescita “…
intellettuale, affettiva, etico - morale, linguistica …”139
consentendo al bambino di acquisire conoscenze, ampliarle e
“… alla fine creare nuovi simboli che custodiscano altri
significati in un incessante divenire …”140 Appare pertanto
interessante scorgere nei documenti ministeriali del 2007 una
nota innovativa riferita alla necessità di valutare il
raggiungimento di capacità e competenze motorie.
Nella parte dedicata ai traguardi per lo sviluppo delle
competenze vi è un’esplicita richiesta di valutazione dei
prerequisiti funzionali e prestazionali degli allievi come
presupposto per favorire una efficace didattica del motorio
personalizzata. A tal riguardo nella parte dedicata alla
valutazione si specifica che “Agli insegnanti compete la
responsabilità della valutazione”,141 che assume una
preminente funzione formativa in quanto “precede,
accompagna e segue i percorsi curricolari” 142 .
Da qui la necessità da parte dei docenti di saper selezionare ed
utilizzare al meglio gli strumenti di valutazione , in modo da
139
Pesci G., (1987), “Educazione motoria”, Milano: Armando Editore, p.32.
140
Ibidem p.32
141
31 luglio 2007 Indicazioni Nazionali per il Curricolo della scuola dell’infanzia e -
primaria parte intitolata valutazione
142
Ibidem
58
poter certificare sia lo sviluppo di capacità elaborative, logiche
e critiche, sia il possesso di conoscenze, abilità e competenze
realmente possedute da ciascun allievo,riuscendo allo stesso
tempo a monitorare e controllare la qualità del controllo
motorio .
La valutazione motoria in ambiente scolastico, non può
prescindere da una profonda conoscenza dei traguardi e degli
obiettivi specifici di apprendimento indicati dal ministero nel
documento del 2007.
Le attività motorie nel periodo che intercorre tra la fine della
scuola d’infanzia e l’ultimo anno della scuola primaria indicato
dai documenti ministeriali sono finalizzate a:
59
controllo delle proprie emozioni allenando attraverso
lo sport la dimensione emotiva del bambino)
Promuovere una funzione “diagnostica” della
comunicazione non verbale, strumento di decodifica di
richieste e bisogni degli alunni. (Sostenere il bambino
nella comunicazione non verbale di disagi e richieste di
aiuto)
Favorire lo sviluppo dello sport come luogo di
emersione del diritto alla diversità, nucleo di
cooperazione centrato sul gruppo, soggetto capace di
includere attivamente e naturalmente culture e
tradizioni. (Valorizzare e facilitare, attraverso il gioco
di squadra l’incontro tra bambini, la diversità
condividendo momenti di cooperazione ed esperienze di
gruppo)
Costruire una visione regolativa oltre che educativa
dell’esperienza sportiva ed una funzione comunitaria
dell’attività motoria, vera palestra sociale, incubatore
di valori indispensabili al vivere civile. (Promuovere
attraverso lo sport i valori della convivenza civile, della
lealtà e del rispetto dell’altro arginando aggressività e
ogni tipo di violenza).
Riconsiderare in forma pedagogica l’aspetto ricreativo
presente nei programmi del 1955 e appena accennati
successivamente e affermare la centralità del diritto
allo sport dei disabili, attraverso la condanna esplicita
dei meccanismi di selezione, molto spesso propedeutici
ai pregiudizi ed all’emarginazione.(Connotarsi come
vissuto positivo dello studente, strumento di
protagonismo , ma anche esperienza piacevole e non
60
selettiva, capace di rispettare e valorizzare le
diversità)”. 143
143
Sibilio M., (2008), “The motor sport evaluation in the primary school in Italy” in
proceeding book of 5 International Scientific Conference on Kinesiology
“Kinesiology Research Trends and Applications”, Faculty of Kinesiology Zagabria,
pp. 554-556.
144
31 luglio 2007 Indicazioni Nazionali per il Curricolo della scuola dell’infanzia e
primaria traguardi per lo sviluppo delle competenze
61
I cinque obiettivi di apprendimento presenti nelle Indicazioni
Ministeriali e relativi alla dimensione corporeo - chinestesica si
sviluppano in due tappe, la prima da raggiungere nei primi tre
anni e la seconda prevista per il quarto e quinto anno,
necessitano di sistemi valutativi specifici. La valutazione
motorio sportiva nella scuola dell’infanzia e primaria “non
solo deve essere parametrata e modellata alla struttura della
disciplina, alle sue particolari caratteristiche, alle sue funzioni,
al suo collegamento con l’impianto curricolare”,145 ma richiede
agli insegnanti una conoscenza delle caratteristiche del
movimento sotto il profilo senso percettivo e chinestesico al
fine di garantire “a chi propone l’attività di conoscerne
preventivamente gli effetti”146.
145
Sibilio M., (2008), “The motor sport evaluation in the primary school in Italy” in
proceeding book of 5 International Scientific Conference on Kinesiology
“Kinesiology Research Trends and Applications” Faculty of Kinesiology, Zagabria:
pp 554-556.
146
Highes M., Sibilio M., Lipoma M., (2010), “Performance analysis”, Franco
Angeli, p.383.
62
2.2 La dimensione didattica dei modelli teorici di Meinel,
Bernstein, Anochin, Adams sulla coordinazione motoria.
63
connessi. Sul piano didattico è quindi scientificamente più
rigoroso identificare individualmente i diversi presupposti che
consentono la piena esplicitazione dell’azione motoria
coordinata.
Le Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola primaria
italiana offrono una definizione della coordinazione motoria
riferibile alla “capacità di organizzare condotte motorie
sempre più complesse” che si sostanzia nella capacità di saper
modulare adeguatamente strutture e funzioni anatomo -
fisiologiche con la “consapevolezza delle proprie competenze
motorie e i propri limiti”147.
La possibile analisi dei movimenti esecutivi ma soprattutto
delle caratteristiche non soltanto anatomo - fisiologiche
distintive di ciascuna tipologia di movimento combinato
finalizzato al raggiungimento di uno scopo costituisce, nel
campo educativo uno dei principali problemi della didattica
direttamente correlati alla difficoltà da parte dei docenti
rispettivamente della scuola dell’infanzia e primaria di riuscire
a valutare tutti gli aspetti costitutivi della coordinazione
motoria. Ancora oggi nella scuola italiana troppo spesso si
continua a valutare rigidamente non i singoli elementi
costitutivi di un’ esecuzione motoria, sia pur apparentemente
semplice quale correre lanciare direzionare impugnare
manipolare, ma il prodotto finale dell’azione motoria
schematizzando l’avvenuta acquisizione di una competenza
motoria generale in un giudizio di sintesi unico per esprimere
ciò che l’alunno sa fare in una determinata fase scolastica
senza offrire in tal senso,possibili spunti di riflessione
docimologica su ciò che potenzialmente potrebbe imparare a
fare con i dovuti accorgimenti didattici. In particolare
l’inadeguata preparazione dei docenti di scuola dell’infanzia e
147
Indicazioni nazionali 31 luglio 2007 per il curricolo della scuola dell’infanzia e
primaria parte intitolata corpo movimento sport
64
primaria in ambito motorio, a cui solo di recente si sta cercando
di provvedere con corsi di formazione ed aggiornamento,
affiancata da una assenza di adeguati strumenti di indagine che
possano facilitare la valutazione motoria, non consente agli
insegnanti di divenire a pieno titolo “ … attori sociali implicati
a diverso titolo nel processo valutativo e nell’atto del valutare”
148
. La assenza di linee guida ministeriali in materia di
valutazione motoria nella scuola del’infanzia e primaria149
conferma ulteriormente la difficoltà degli insegnanti di riuscire
a valutare dettagliatamente ogni singolo tratto costitutivo di
un’azione coordinata senza una preparazione teorico empirica
adeguata né delle precise indicazioni provenienti dal ministero
della pubblica istruzione. L’attualità delle riflessioni di Meinel
e Schnabel si rivela in uno dei loro ultimi lavori,in cui
rivolgono un appello al mondo della scuola presentando un
quadro interpretativo della coordinazione motoria anche sotto
l’aspetto pedagogico. In quest’ottica il ruolo della scuola è
determinante per lo sviluppo motorio infantile in quanto
consentirebbe l’accrescimento delle“particolarità specifiche
dello sviluppo di apprendimento motorio”150dei bambini della
prima età scolare.
148
Bondioli A. & Ferrari M. (a cura di) (2000), “Manuale di valutazione del contesto
educativo”, Milano: Franco Angeli.
149
A tal proposito è opportuno precisare che i documenti ministeriali rivolti alla
scuola dell’infanzia e primaria del 2007 non forniscono alcun tipo di indicazione
agli insegnanti relativamente alle modalità di programmazione di attività
specificamente rivolte alla valutazione della coordinazione motoria né tantomeno
fanno riferimento ai possibili strumenti valutativi da poter utilizzare
150
Meinel K., (1898-1973) già Professore di ruolo nel 1952 di “Metodologia di
Educazione Fisica” presso l’Università di Lipsia. Nel 1955 è il Direttore
dell'Istituto di Fisiologia, psicologia e kinesiologia,proseguono i suoi studi centrati
sul movimento umano e le sue caratteristiche offrendo sviluppi teorici interessanti
che investono vari ambiti scientifici. In particolare a partire da gli anni ‘60 i suoi
scritti contribuiscono ad offrire una nuova chiave di lettura del movimento umano
non solo sotto l’aspetto neurofisiologico ma anche educativo attraverso
l’elaborazione di “una teoria del movimento sotto l’aspetto pedagogico”.
65
È chiaro l’invito agli insegnanti di ogni ordine e grado di scuola
a programmare attività didattiche adeguate rispondenti il più
possibile ai bisogni anatomo fisiologici e psicologici tipici di
ciascuna età infantile. La coordinazione motoria nell’ottica di
Meinel non è infatti solo il prodotto di un’evoluzione fisica e
psicologica ma è un complesso processo in cui si assiste
all’intreccio di variabili intervenenti che difficilmente
un’insegnante può identificare affidandosi soltanto alla
osservazione del momento esecutivo di un’azione. Nella
descrizione dell’organizzazione curricolare della scuola
dell’infanzia e primaria italiana nella sezione intitolata
“Valutazione” si conferma la necessità della valutazione in
ambito scolastico affidandole “una preminente funzione
formativa di accompagnamento dei processi di
apprendimento”151, senza fornire allo stesso tempo alcun tipo
di indicazione metodologica per il possibile inserimento ed
utilizzo di tipologie diversificate di valutazione. Occorre inoltre
precisare che nel documento ministeriale per la scuola
dell’infanzia e primaria italiana del 2007, non si fa cenno
neanche alla possibilità di valutare la coordinazione motoria in
ambito scolastico anche se allo stesso tempo si pone tra gli
obiettivi di apprendimento al termine della quinta classe ovvero
dell’ultimo anno di frequenza della scuola primaria
l’acquisizione della capacità di” organizzare condotte motorie
sempre più complesse …”152. Sembra infatti necessario
sottolineare in tal senso che al docente si chiede di
programmare attività per riscontrare l’avvenuto processo di
maturazione funzionale e cognitiva, responsabile della
coordinazione motoria ,senza dettagliare tempi e modalità per
151
Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e primaria 31
luglio 2007 parte relativa alla Valutazione
152
Indicazioni nazionali 2007 “obiettivi di apprendimento al termine della quinta
classe della scuola primaria”
66
una possibile valutazione dei livelli raggiunti né tantomeno
definire chiaramente il concetto di coordinazione motoria.
Anche il modello di N. A. Bernstein. offre implicitamente153,
interessanti riflessioni docimologiche. Ciascun docente
nell’ottica bernsteniana dovrebbe essere in grado di valutare il
livello acquisito di coordinazione motoria per ciascun alunno
riuscendo attraverso possibili prove ad individuare tutte le
variabili intervenenti. Questo comporterebbe almeno la
necessità di individuare più tipologie di prove per riuscire ad
identificare almeno una parte di esse anche se un elevato
numero di possibili prove di valutazione non esaurirebbe la
conoscenza di una vastità di strutture anatomiche
coprotagonisti nella esecuzione di un’azione motoria
coordinata. Bernstein infatti definisce la coordinazione ,sotto il
profilo anatomo fisiologico, all’interno di un contesto
scientifico in progressivo cambiamento in cui si avverte la
necessità di cogliere ruolo e funzioni di tutto l’organismo
nell’ottica di una definizione gerarchica di apparati e strutture
diversamente coinvolte nell’esecuzione. Nelle indicazioni
ministeriali del 2007 vi è un chiaro riferimento alla necessità di
individuare l’evoluzione delle funzioni fisiologiche in qualche
modo responsabili della coordinazione motoria, infatti , si
indica nella categoria dei traguardi formativi raggiungibili
entro la fine del quinto anno della scuola primaria il
raggiungimento della consapevolezza di un’evoluzione “delle
funzioni fisiologiche (cardio - respiratorie e muscolari) e dei
loro cambiamenti in relazione e conseguenti all’esercizio
fisico” 154, anche se non si riesce a definire in che modo gli
insegnanti possano in un limitato numero di ore didattiche e
153
E’ opportuno precisare che le riflessioni di Bernstein si inquadrano all’interno
dello scenario della fisiologia non della didattica
154
obiettivi di apprendimento al termine del quinto anno della scuola primaria parte
intitolata “il corpo e le funzioni senso percettive”
67
con un limitato numero di possibili prove individuare possibili
deficit e potenzialità a carico di tutte le strutture corporee
coinvolte nella coordinazione. Per poter valutare qualsiasi
aspetto della coordinazione motoria è opportuno almeno
cogliere due elementi essenziali ai fini valutativi :
1) la scelta e l’individuazione di quale forma di coordinazione
68
secondo un preciso ordine funzionale, sempre più adeguati alla
risoluzione di un problema motorio responsabili della
coordinazione dei movimenti.
A tal proposito nelle Indicazioni si raccomanda l’acquisizione
al termine della scuola primaria di “modulare e controllare
l’impiego delle capacità condizionali (forza resistenza velocità)
adeguandole all’intensità e alla durata del compito
motorio”.155
In quest’ottica la coordinazione del movimento non è solo il
risultato di un buon funzionamento del profilo anatomo -
fisiologico.156
Nelle riflessioni di Bernstein si va oltre la regolare funzionalità
fisiologica e si definisce l’esecuzione del movimento come il
prodotto di un processo di costruzione in cui assumono
importanza anche altri fattori determinanti l’azione 157.
Nell’ottica bernsteiniana il giusto riconoscimento alla capacità
di selezionare e controllare i movimenti secondo le indicazioni
provenienti dalle informazioni del nostro corpo, sul piano
didattico richiama l’attenzione sulla difficoltà correlata alla
valutazione ed analisi delle modalità con cui un soggetto
organizza e modifica i propri movimenti nell’esecuzione di
tutte le forme di movimento. Allo stesso tempo non si può
comunque negare la difficoltà da parte di un docente di
stimolare gli alunni affinchè avvenga una naturale scelta di
modalità di forme diversificate di movimento in relazione ad un
solo tipo di compito motorio opportunamente predisposto. In
altre parole non è possibile generalizzare i dati ricevuti dalla
155
obiettivi di apprendimento al termine del quinto anno della scuola primaria parte
intitolata “il corpo e le funzioni senso percettive
156
ma a differenza di Pavlov che ha dedicato i suoi studi alla descrizione del
movimento meccanicamente come risposta ad uno stimolo senza individuare
157
negli anni 40 Anochin ha individuato il ruolo del cosiddetto problema
dell’inibizione evidenziando l’importanza di una pluralità di elementi di varia natura
(sociali fisiologici cognitivi)nell’esecuzione di un movimento
69
valutazione delle modalità di risoluzione di uno specifico
problema motorio considerando:
70
specifica attività. I meccanismi di regolazione e di
coordinazione alla base delle abilità motorie, sarebbero definiti
da un apparato complesso di muscoli e articolazioni, dotato di
un numero elevato di gradi di libertà, che muterebbero in
armonia con i cambiamenti della posizione e della densità dei
muscoli e in relazione alla tipologia di input ambientali che li
sollecitano. La capacità di riuscire a selezionare e di elaborare
azioni motorie sempre più complesse richiama didatticamente
la difficoltà di riuscire ad individuare il progressivo sviluppo
di competenze motorie correlate alla capacità di organizzare i
movimenti del proprio corpo in relazione all’ambiente
circostante.
L’analisi e lo studio di un movimento richiederebbe pertanto
secondo Bernstein160, la necessità di cogliere la relazione tra
elementi anatomo fisiologici e funzionali coinvolti
nell’esecuzione del movimento e l’influenza di fattori
ambientali.
Fin dal 1935, Bernstein ha sottolineato il ruolo del feedback
nel controllo del sistema motorio ipotizzando che i meccanismi
di retroazione (feedback) costituiscono una parte del sistema di
regolazione161. Egli scoprì infatti che l’esecuzione del
movimento, poteva essere organizzata in differenti livelli del
sistema nervoso: a cominciare dall’arco riflesso, una sorta di
corto circuito tra stimolo e risposta162, passando poi per il
160
Bernstein ha dedicato i suoi studi all’attività umana e i processi sottostanti nel
tentativo di creare una “fisiologia dell’attività” rappresentando soltanto i primi passi
in questo campo, le prime iniziative per spostare la fisiologia dalla teoria elementare
dei processi passivi (o reattivi) a una teoria dei processi umani attivi.
161
E’ possibile tracciare in tal senso una continuità tra le riflessioni teoriche di
Anochin e Bernstein relativamente al ruolo del feedback sottolineando l’importanza
dei processi di retroazione per l’elaborazione della risposta
162
Pavolv nei suoi studi si è soffermato solo sullo studio della relazione s-r
lasciando sempre da parte il cosiddetto “problema “sul ruolo dell’inibizione
Anochin propone la propria interpretazione dell’inibizione e se è vero che essa sarà
completamente elaborata dopo la morte di Pavlov, è altrettanto vero che si basa sul
71
livello talamo-striato, chiamato anche livello di coordinazione,
per finire con i livelli corticali impegnati nei movimenti
mutevoli nello spazio, condizionati dalla presenza di oggetti
simbolicamente determinati.
Oltre agli interessanti sviluppi teorici provenienti da Bernstein,
è’ possibile riferirsi al pensiero anochiano per indicare
l’importanza che didatticamente riveste l’intreccio di variabili
nella definizione di un azione di movimento. E’ importante
sottolineare che nel modello di Anochin la coordinazione si
presenta dichiaratamente come processo complesso che
coinvolge non soltanto dinamiche biomeccaniche ma pretende
di gettar luce anche su aspetti cognitivi .Rispetto al modello di
Bernstein, Anochin offre una lettura sotto il profilo didattico,
ancor più complessa della coordinazione soffermandosi
sull’importanza di un intreccio di variabili con scopi selettivi e
correttivi per un’azione finalizzata. Ancora una volta si rafforza
la necessità di individuare i seguenti aspetti per una
valutazione in ambito scolastico:
1) in che modo avviene l’integrazione dei segnali in entrata
2) come si diversifica l’integrazione dei segnali in relazione
alla specificità del compito motorio richiesto.
A tal proposito Anochin specifica infatti che nel processo di
regolazione della coordinazione dei movimenti è determinante
la funzione di ricezione ed elaborazione di cinque analizzatori.
E’ possibile riferirsi sul piano didattico alla necessità di
presentare attività stimolanti per consentire un adattamento
costante alla capacità di gestire input plurimi , ma soprattutto è
importante cogliere il coprotagonismo dei sensi nella
definizione selezione e relativa definizione dei movimenti da
ordinare insieme secondo una rielaborazione innanzitutto
sensoriale.
72
Con Adams che elaborò la teoria del circuito chiuso,si
introducono nel panorama scientifico una delle prime teorie
relative all’apprendimento motorio, descrivendo la funzione
dei processi di elaborazione sottostanti all’azione motoria.
Questo modello induce a ritenere che il confronto tra le
informazioni recepite con quelle incorporate nelle esecuzioni
precedenti, consente di constatare e recuperare la presenza di
una coerenza fra la traccia percettiva e il feedback di ritorno al
fine di selezionare la risposta motoria più adeguata al
raggiungimento dello scopo o consente di effettuare le
necessarie ed eventuali correzioni del movimento consolidando
l’apprendimento motorio; la costante capacità di modellare
l’esecuzione delle azioni per finalizzarle al raggiungimento di
uno scopo, dipende dalla selezione neuronale di movimenti
sempre più funzionali all’esecuzione finalizzata del
movimento.
Lo studio della coordinazione motoria nel periodo dell’infanzia
dovrebbe quindi tener conto dei diversi stadi di sviluppo e della
diversa funzionalità di sistemi qualitativi collegati al controllo
del movimento.
In questo senso una funzione cruciale può avere fin dalla scuola
dell’infanzia la valutazione del controllo motorio che si traduce
nella capacità da parte del docente:
73
Capitolo III LE PROVE DI VALUTAZIONE DELLA
COORDINZIONE MOTORIA NEI CONTESTI
SCOLASTICI
163
Meinel K., (1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria della motricità
sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva, p.53.
164
Ibidem
74
parametri motori …”165. Anche Pavlov166, si è occupato
implicitamente ed esplicitamente dell’argomento,
soffermandosi nei suoi studi sul ruolo del feedback ambientale
nei processi sottostanti il comportamento motorio “… che si
autoregola al grado più elevato, che si autoconserva, si
ristabilisce, corregge e perfino perfeziona …167” mettendo in
atto un “… accordo di tutte le forze interne ed esterne”168 per
consentire al soggetto il raggiungimento di una “… soluzione
adeguata allo scopo del problema motorio posto”169. Nella
metà del ventesimo secolo Bernstein ha definito la
coordinazione come un complesso processo di controllo
motorio che interviene selezionando i “numerosi gradi di
libertà disponibili nei diversi sistemi coinvolti nell’attività
motoria”170 . Nel modello di Bernstein l’apparato di controllo
del movimento è raffigurato come uno schema a blocchi nel
quale si evidenziano il ruolo e la combinazione di “più funzioni
parziali”171 che concorrono alla coordinazione motoria. In
questa visione l’esecuzione del movimento è il prodotto
165
Ibidem p.53
166
Ivan Petrovič Pavlov (in russo: Иван Петрович Павлов[?]; Rjazan, 14 settembre
1849 – Leningrado, 27 febbraio 1936) è stato un fisiologo, medico ed etologo
russo il cui nome è legato alla scoperta del riflesso condizionato, da lui annunciata
nel 1903. L'organismo attraverso l'esperienza impara a rispondere a stimoli a cui
non era abituato a rispondere. Pavlov capisce che il significato del condizionamento
è funzionale all'adattamento degli organismi al loro ambiente.
167
Pavlov 1953 vo III / 2 cit in Meinel K.,(1955), “Teoria del movimento. Abbozzo
di una teoria della motricità sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società
Stampa sportiva, p.430.
168
Meinel K.,(1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria della motricità
sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva, p.55.
169
Ibidem p 55
170
Bernstein N., (1967), “The coordination and regulation of movement”, London:
Pergamon press.
171
Bernstein N., in Meinel K., (1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria
della motricità sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva,
p.58.
75
integrato di componenti biochimiche, anatomo - fisiologiche,
cognitive e sociali. Anche Anochin sulla stessa prospettiva
integrata che ispirò il modello di Bernstein, ha analizzato la
coordinazione motoria come “... l’intreccio che c’è tra
172
afferenza attivante e situazionale” in quanto ogni azione
motoria è regolata da “… continue correzioni ed
aggiustamenti”173 di segnali recepiti, elaborati e regolamentati
da “tre circuiti”174 del movimento, rendendo così possibile la
programmazione di un’azione adeguata allo scopo. Per
Anochin l’esecuzione del movimento è una sintesi dei processi
di afferenza e reafferenza 175 ovvero il risultato di una selezione
di tutte le azioni “… secondo il loro grado di utilità che viene
verificato per via afferente”176; in questo senso l’attività
motoria in uscita è un confronto tra pianificazione centrale e
percezione sensoriale periferica. Secondo questo studioso nel
172
Anochin Petr Kuz´mič. Fisiologo (Caricyn 1898 - Mosca 1974). Dal 1922 lavorò
nell'istituto di fisiologia diretto da I. P. Pavlov divenendo uno dei principali
sostenitori di un approccio neurofisiologico allo studio dei riflessi condizionati.
Notevoli in questa direzione sono le sue ricerche sull'inibizione (Vnutrennoe
termozenie kak problema fiziologii "L'inibizione interna come problema della
fisiologia", 1958) e sui correlati elettroencefalografici dei riflessi condizionati
(Elektroencefalografičeskij analiz uslovnogo refleksa "Analisi elettroencefalografica
del riflesso condizionato", 1958). Nelle ultime ricerche, riassunte nell'opera
Biologija i nejrofiziologija uslovnogo refleksa ("Biologia e neurofisiologia del
riflesso condizionato", 1968), elaborò una concezione unitaria dei meccanismi
fisiologici dell'attività comportamentale.
173
Anochin cit in Meinel K., (1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria
della motricità sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva,
p.62.
174
Anochin recupera e sintetizza il modello di Bernstein indicando nella funzione
regolatrice di tre circuiti l’elaborazione di una combinazione di movimenti .La
coordinazione è il risultato di un sistema di regolazione tra informazioni percepite
sia dal punto di vista neuromuscolare che da quello più propriamente cognitivo e
informazioni feedback responsabili dell’aggiustamento dell’azione eseguita
finalizzate al raggiungimento dello scopo esecutivo.
175
Anochin definisce sintesi afferente l’integrazione di segnali neuromuscolari,
segnali sensoriali,ambientali che consentono la regolazione della risposta motoria
176
Anochin cit in Meinel K., (1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria
della motricità sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva,
p.63.
76
processo di regolazione della coordinazione dei movimenti è
determinante la funzione di ricezione ed elaborazione di cinque
analizzatori ossia “… di tutto il settore della ricezione e del
trattamento delle informazioni sensoriali …”177. Ciascun
analizzatore partecipa in modo diverso “al processo di
informazione sul decorso del movimento” 178 fornendo
indicazioni sulla quantità ed utilizzabilità dei vari input recepiti.
L’analizzatore cinestesico svolge una funzione centrale
nell’intero processo di reafferenza di controllo del movimento
e della sua coordinazione dal momento, “ i suoi recettori si
trovano direttamente negli organi motori e quindi possono
segnalare immediatamente ogni processo motorio”179.
L’integrazione di informazioni cinestesiche differenziate 180 è
pertanto “il primo presupposto di quella perfetta sintonia di
movimenti”181 collegati tra loro in ogni processo motorio
coordinato. Mott e Sherrington182 hanno dimostrato che la
funzione di correzione e aggiustamento del feedback inviato dai
recettori sensoriali periferici è determinante per la corretta
esecuzione del movimento e per la sua efficacia è
indispensabile ai processi coordinativi. Un contributo di ricerca
utile alla definizione più ampia dei fattori che caratterizzano la
177
Meinel K.,(1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria della motricità
sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva, p.65.
178
Ibidem p65
179
Anochin cit in Meinel K., (1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria
della motricità sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva,
p.66.
180
Secondo Anochin la ricezione delle informazioni ambientali è sempre regolata
dalla componente cinestesica anche a livello tattile ottico acustico e vestibolare.
181
Meinel K.,(1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria della motricità
sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva, p.67.
182
Mott e Sherrington sono stati i precursori della teoria del controllo motorio a
circuito chiuso. Furono infatti i primi a dimostrare il ruolo determinante del feedback
periferico propriocettivo(ovvero della ricezione di segnali attraverso sensazioni
muscolari e cutanee) per la corretta definizione del movimento
77
coordinazione motoria è stato offerto da Adams che ha chiarito
la funzione dei processi di elaborazione sottostanti all’azione
motoria, inserendoli nella teoria del circuito chiuso. Secondo
l’ipotesi di Adams, la costante interfaccia dei vari feedback
periferici con il sistema nervoso centrale suggerisce la presenza
di una traccia percettiva ovvero di “… un magazzino in cui
sono specificate le conseguenze sensoriali che il movimento
effettuato per essere corretto deve aver ottenuto …”. 183 Questo
modello induce a ritenere che il confronto tra le informazioni
recepite con quelle incorporate nelle esecuzioni precedenti,
consente di constatare e recuperare la presenza di una coerenza
fra la traccia percettiva e il feedback di ritorno al fine di
selezionare la risposta motoria più adeguata al raggiungimento
dello scopo o consente di effettuare le necessarie ed eventuali
correzioni del movimento consolidando l’apprendimento
motorio; la costante capacità di modellare l’esecuzione delle
azioni per finalizzarle al raggiungimento di uno scopo ,dipende
dalla selezione neuronale di movimenti sempre più funzionali
all’esecuzione finalizzata del movimento. E’ possibile dedurre
che nella teorizzazione di Adams sia rintracciabile una
descrizione della coordinazione motoria che dipenderebbe dalle
modalità e dalla qualità dell’ “apprendimento motorio di uno
specifico movimento”184 finalizzato allo svolgimento di un
183
Harvey N. Greer K. (1980), “Action: The mechanism of motor control”, in
G.Claxton Cognitive Psychology London Routdge e Kegan Paul
184
Adams J.A., (1922-2010) professore emerito di psicologia, è stato il direttore all’
University of Illinois,dei corsi di insegnamento in apprendimento, memoria e
l'ergonomia e la ricerca di laboratorio condotti sul tema del controllo motorio. One
of the landmark advances in the developing field of motor learning was the
publication of “A closed – loop theory of motor learning” in the journal of motor
behavior in 1971. this paper described one of the very first theories directed
specifically at motor learning and presented numerous testable hypotheses that
become the focus of a considerable number of research studies in the 1970s. Is early
work on psychological warm-up effects as source of memory decrement in practice
led naturally into one of the very first on many investigation on short-term memory
for movement information. Tratto dal testo Motor control and learning:a behavioural
emphasis di Richard A,Schimtd
78
compito motorio; in questo senso una copia delle afferenze
propriocettive ed esterocettive sarebbe memorizzata e
immagazzinata in presenza del movimento, al fine di essere
recuperata per combinare movimenti finalizzati. La
coordinazione consisterebbe quindi nelle capacità di recuperare
e combinare efficacemente tracce mnemoniche di schemi
motori. Anche Ananiev riferendosi all’evoluzione della specie
umana, ha descritto lo sviluppo delle capacità coordinative
considerandole come la risposta alla necessità dell’uomo di
fronteggiare la realtà; sul piano evolutivo il perfezionamento
della coordinazione si realizzerebbe grazie ad una
specificazione funzionale che permetterebbe un affinamento dei
movimenti ed una possibile selezione di questi anche grazie ad
“un’ulteriore formazione dei sensi specie di quello ottico e
185
cinestesico “ . In particolare lo studioso evidenzia che lo
sviluppo della sensibilità tattile e visiva sarebbe stato decisivo
per “… la regolazione dei movimenti”186 indispensabile al
funzionamento dei processi coordinativi.
185
Ananiev in Meinel K., (1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria
della motricità sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma, Società Stampa sportiva,
p. 33.
186
Ibidem p33
79
3.2 La coordinazione oculo manuale nella scuola infanzia e
primaria.
187
Baldwin L. A., (1993), “Teorie dello sviluppo infantile”, Milano: Franco Angeli,
p. 206.
188
Taylor Kulp M., Sortor J.M., (2003), ”Clinical value of the Beery visual - motor
integration supplemental tests of visual perception and motor coordination”,
Optom Vis Sci ;80:312–5.
189
Montessori M., (2001), “Educare alla libertà e introduzione alla pedagogia”,
Milano: Garzanti, p. 164.
80
quella parte che si esplica nella manipolazione …”190;
l’esecuzione di “gesti sempre più concreti” 191 e precisi dipende
da un complesso sistema di interazioni tra informazioni visive
e propriocettive finalizzate alla pianificazione dei movimenti
della mano secondo una personale capacità di “rappresentare i
movimenti da eseguire e di dare a questi un ordine di
successione una direzione relativa alla identificazione delle
posizioni delle parti del proprio corpo”.192
In questo senso secondo Vayer operazioni concrete come
lanciare, afferrare e disegnare, oltre ad essere la
rappresentazione dei meccanismi di “un’interazione
grandemente complicata fra l’occhio e la mano” 193 manifesta
un possibile “uso funzionale”194 di sensazioni tattili e visive
per interagire efficacemente con l’ambiente. La visione
psicomotoria, attraverso uno dei suoi maggiori interpreti come
Le Boulch ha cercato di fornire ulteriori chiavi interpretative
sulla coordinazione occhio - mano, considerandola come una
forma di progressivo aggiustamento riflesso oculo - manuale
“che fa sì che a seguito di un movimento saccadico - oculare la
mano può essere proiettata sulla traiettoria di un oggetto in
movimento”.195 Il significato funzionale e cognitivo
dell’esperienza motoria che comprende il coordinamento
sensoriale - motorio, già oggetto degli studi di Piaget, aveva
definito la possibile integrazione dei movimenti dell’occhio e
190
Bruner (1971), “Prime fasi dello sviluppo cognitivo”, Roma, Armando Ed., p. 37.
191
Vayer P. (1986), “Educazione psicomotoria nell’età scolastica”, Roma:
Armando, p.78.
192
Vayer P. (1986), “Educazione psicomotoria nell’età scolastica”, Roma:
Armando.
193
Gardener H., (2009), “Formae mentis”, Milano: Garzanti, p.305.
194
Vayer P., (1955), “Educazione psicomotoria nell’età scolastica”, Milano:
Armando editore, p.78.
195
Palmisciani G., (1991), "Cinquecento esercizi per l’equilibrio”, Roma: Edizioni
Mediterraneo.
81
della mano fin dalle prime fasi della vita. Recentemente gli
studi sul pluralismo cognitivo di Gardner hanno analizzato la
dimensione intellettiva dalla relazione occhio-mano che oltre a
soddisfare un crescente bisogno di abile manipolazione della
realtà degli oggetti, delle persone e degli spazi, rappresenta
inoltre una delle possibili espressioni della dimensione
corporeo - chinestesica dell’intelligenza. 196
Sotto il profilo neuro - fisiologico Berthoz ha dimostrato che
l’uso integrato di occhio-mano si realizza pienamente nel
rapporto tra mano ed oggetti ed è l’espressione di un raggiunto
livello di “congruenza tra la selettività motoria per un
determinato tipo di prensione e quella visiva per oggetti che
pur possedendo forma e taglia diverse sono accomunati dalla
medesima presa codificata a livello motorio.”197 e misura l’
“organizzazione della controllabilità dell’apparato
198
motorio”. Secondo Berthoz la coordinazione oculo -
manuale, in riferimento alla “complessità dei compiti
coordinativi” 199 che impegnano tutto il corpo e i suoi segmenti
in una incessante attività di regolazione, si inserisce come una
esigenza di “realizzazione di referenze multiple legate alle
differenti parti del corpo”200 consentendo una sinergia di
elementi tattili e visivi201 che dirigono i movimenti delle
braccia e delle mani.
196
Gardener H., (2009), “Formae mentis”, Milano: Garzanti.
197
Berthoz A., (1998), “Il Senso del movimento”, McGraw-Hill Companies.
198
Bernstein N., (1967), “The coordination and regulation of movement”, London:
Pergamon press, p. 150.
199
Meinel K.,(1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria della motricità
sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva, p.54.
200
Berthoz A., (1998), “Il Senso del movimento”, McGraw-Hill Companies, p. 76-
77.
201
Meinel K.,(1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria della motricità
sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva, p.69.
82
Ogni studio sulla coordinazione motoria, comprendendo
indagini sulle capacità qualitativo - motorie del soggetto,
richiede inoltre di essere necessariamente collegato e
contestualizzato alle diverse fasi di crescita e sviluppo della
persona. La capacità di controllo ed armonizzazione di uno o
più movimenti sia in termini di efficacia che di continuità è
infatti collegata ad una serie di fattori che sono determinati
anche dalla specifica fase di crescita, maturazione e sviluppo
dei diversi sistemi che regolano il movimento, dalle diversità
fisiche e psichiche del soggetto e dalle caratteristiche del suo
sistema cognitivo. Uno studio della coordinazione motoria nel
periodo dell’infanzia e della preadolescenza, rispetto a indagini
che comprendano fasi come quelle dell’adolescenza e della
giovinezza, dovrebbe quindi tener conto dei diversi stadi di
sviluppo e della diversa funzionalità di sistemi qualitativi
collegati al controllo del movimento.
L’infanzia e la preadolescenza si caratterizzano infatti per la
presenza di una ricca serie di “opzioni e soluzioni diverse”
nell’eseguire una combinazione di movimenti, ma nello stesso
tempo manifestano l’impossibilità esecutiva di molte
combinazioni complesse richieste dai contesti che sono “... di
gran lunga superiore a quella che il bambino per anni può
controllare ...” 202. Il periodo della prima infanzia definito da
Gesell “età dell’acrobata”203 è ad esempio caratterizzato da un
elevato numero di movimenti che rappresentano i tentativi
infantili di una “motricità sconfinante”204 che il bambino
produce per garantirsi un costante confronto del proprio corpo
202
Bruner J.S., (1971), “Prime fasi dello sviluppo cognitivo”, Roma: Armando Ed.,
p.37.
203
Rutenfranz in merito ha chiarito che per il bambino la capacità di controllare
,adattare e trasformare i propri movimenti rappresenta uno stadio di sperimentazione
infantile fondamentale per l’acquisizione di forme polivalenti di movimento.
204
Gesell in Le Boulch “Verso una scienza del movimento Introduzione alla
psicocinetica”, Milano: Armando editore, p.55.
83
con il mondo esterno. Secondo Bloch la capacità di selezionare
e scegliere i movimenti nel periodo dell’infanzia dipende dall’
“... associazione funzionale tra sistemi sensoriali e motori che
si completano a vicenda nella definizione di un’azione”205 che
si configura come un vero programma motorio, caratterizzato
da una “continuità gerarchica di strutture”206. Il movimento
del bambino, considerato nelle sue diverse espressioni
esecutive, è infatti il prodotto di un adattamento fondato su un
equilibrio tra accomodamento e assimilazione identificabile,
“con la coordinazione stessa delle azioni” 207 che consentono di
poter agire sull’ambiente e “… poterlo trasformare con
risultati essenziali ...”208.
Meinel a tal proposito chiarisce che i presupposti dell’azione
coordinata si riflettono nella “… capacità funzionale
(maturità funzionale) degli organi di controllo del movimento
…..209” di recepire, elaborare e trasmettere informazioni
provenienti dall’ambiente sviluppando la propria funzionalità in
relazione alla tipologia di esperienze diversificate la cui qualità
dipende dai “… presupposti morfologici e funzionali esistenti
nell’organismo e nei suoi sistemi di organi ...”210 corredati da
205
Sensory motor organizations and development in infancy and early childhood H.
Bloch,Bennett Bertenthal 1990 Kluwer Academic publisher printed in Netherlands
Bloch p 164
206
Gesell nel testo Sensory motor organizations and development in infancy and
early childhood H. Bloch,Bennett Bertenthal 1990 Kluwer Academic publisher
printed in Netherlands
207
Le Boulch J., (2000), “Verso una scienza del movimento umano introduzione alla
psicocinetica), Roma: Armando Editore.
208
Bernstein N., in Meinel K., (1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria
della motricità sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva,
p141.
209
Meinel K.,(1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria della motricità
sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva, p.243.
210
Ibidem
84
“informazioni di ritorno”.211 In questo senso, l’infanzia,
caratterizzata da specifiche fasi dei processi di maturazione
funzionale e di sviluppo psicomotorio, si configura come un
periodo nel quale possono essere realizzati solo alcuni compiti
motori, in quanto ogni esecuzione motoria si lega anche alla
possibile capacità di controllo motorio. La coordinazione
dipenderebbe sia dalla fase di sviluppo che dalla funzione
dell’ambiente nell’offrire al soggetto opportunità esecutive e di
costruzione di competenze motorie. I feedback ambientali
avrebbero infatti un ruolo determinante nella definizione di
azioni coordinate in quanto “la scarsità di esperienze motorie
può prolungare e complicare un processo di
apprendimento”212. Nella prima fase dell’ età scolare secondo
Meinel infatti l’incremento nello sviluppo delle capacità “di
controllo e di combinazione dei movimenti”213 è fortemente
correlato alla quantità di esperienze vissute fin dalla prima
infanzia. In altre parole, l’influenza esercitata dalle esperienze
sarebbe tale da incidere nella strutturazione delle capacità
coordinative e soprattutto nella coordinazione occhio - mano. I
movimenti poco fluidi caratteristici della coordinazione grezza
tipica della prima infanzia, evolve gradualmente grazie all’
“influsso regolatorio” dell’ambiente, consentendo al bambino
di agire sempre più consapevolmente sollecitando “non una
semplice ripetizione automatica del movimento”214 ma una
personale elaborazione di informazioni sensoriali. Nella
crescita del bambino la costruzione di movimenti sempre più
211
Ibidem
212
Meinel K.,(1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria della motricità
sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva, p.243.
213
Ibidem
214
Ibidem
85
precisi e funzionali alla realizzazione di un’azione specifica
prende forma progressivamente grazie ad una conoscenza
mediata dagli organi sensoriali. Meinel precisa che il rapporto
del bambino con la realtà è innanzitutto garantito dalla
sinergica funzionalità del canale visivo con il movimento del
corpo e delle sue parti; secondo questo autore la coordinazione
dei movimenti degli occhi con quelli delle mani assume il
compito di costruire sulla base di sensazioni e percezioni le
premesse per il pieno sviluppo di processi cognitivi. La
manipolazione infatti, implicando il coinvolgimento sensoriale
tattile - visivo garantisce la graduale “coscienza dell’esistenza
oggettiva <palpabile>, della natura del mondo materiale
attraverso la collaborazione tra organi motori ed organi di
senso”.215 In questo orizzonte teorico - sperimentale anche
Leontiev (nota) ha posto l’accento sulla significatività
dell’interdipendenza tra la vista e le azioni motorie,
sottolineando che “la formazione dei processi mentali superiori
comincia apprendendo a manipolare gli oggetti esterni”. 216 Il
graduale perfezionamento dei “movimenti di prensione
dapprima bruschi e scomposti”217 avverrebbe secondo questo
autore in relazione ad evoluzioni anatomofunzionali e cognitive
“che possono svilupparsi pienamente solo sulla base di
svariatissime sensazioni e percezioni”. 218 L’integrazione dei
movimenti combinati dell’occhio con la mano finalizzati alla
manipolazione sarebbe, pertanto, indicativa di “un’azione
motoria relativa ad un oggetto che non può essere più
215
Ibidem p 40
216
Ibidem p41
217
Leotiniev in Meinel K.,(1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria
della motricità sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva,
p.39.
218
Ibidem
86
considerata un semplice movimento corporeo”219 e di
conseguenza lo sviluppo dei processi intellettivi220 sarebbe
configurabile come la “trasformazione di processi che
originariamente erano diretti agli oggetti esterni sotto forma di
azioni motorie”221. Secondo Leontiev la costituzione delle
prime forme di movimento intenzionale rappresenterebbero un
“nuovo tipo di rapporti vitali”222 che i bambini
svilupperebbero per potersi confrontare con la propria realtà
circostante. Attraverso “numerosi movimenti di locomozione e
le manipolazioni tattili della mano” 223 il bambino “realizza la
conoscenza sensoriale delle cose e la riflessione della realtà
oggettiva”224 .
Anche nel discorso scientifico di Dewey si configura uno
stretto collegamento tra movimento oculo - manuale e sviluppo
cognitivo in cui “learning by doing” indica la naturale relazione
tra azione e processi cognitivi.
La capacità di “controllare adattare e trasformare i propri
movimenti”225 sarebbe anche nell’ottica di Gesell, determinata
fin dalla nascita “da una rigorosa evoluzione che segue una
stadiazione biologicamente definita”.226 Meinel però specifica
che la rappresentazione del mondo delle percezioni mediata
219
Ibidem
220
Gardner H., (1994), “Intelligenze multiple”, trad. it. Isabella Blum, Milano,
Anabasi, p. 43.
221
Leontiev in Meinel K.,(1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria
della motricità sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva,
p.41.
222
Ibidem p.324.
223
Meinel K.,(1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria della motricità
sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva, p.40.
224
Ibidem
225
Ibidem p.335.
226
Gesell in testo Principles of developmental psychology scritto da George
Butterworth, Margaret Harris.
87
dall’uso sintonico dei movimenti e del canale visivo
costituirebbe la condizione essenziale “per svolgere tutto un
gruppo di attività motorie per lo sviluppo della coordinazione
motoria di varie forme di movimenti ...”.227
L’autore, difatti, indica già nella fase della prima infanzia il
periodo in cui si assiste alla “acquisizione delle forme
polivalenti del movimento”228 il cui perfezionamento può
essere considerato sia come il “miglioramento qualitativo del
decorso del movimento sia come aumento della disponibilità
variabile del movimento” 229 e corrisponderebbe “allo sviluppo
delle capacità di controllo e di combinazione dei
movimenti”230. La “differenziazione tra le varie forme di
movimento”231, sarebbe nell’ottica meineliana, il primo
evidente segno di “rapido incremento delle capacità di
apprendimento motorio”232 correlate alle caratteristiche del
bambino.
227
Meinel K.,(1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria della motricità
sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva, p.205.
228
Meinel K.,(1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria della motricità
sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva, p.33.
229
Ibidem p.352.
230
Ibidem p.366.
231
Ibidem p.356.
232
Ibidem
88
3.3 Implicazioni didattiche e specificità metodologiche per
la valutazione della coordinazione motoria nel periodo
infantile.
233
Meinel nella parte del suo testo” Teoria del movimento” intitolata “Le
caratteristiche generarli dello sviluppo motorio”si riferisce al cambiamento e alla
costituzione nella prima età scolare, delle prime forme specifiche di movimenti. In
altre parole sostiene che con la prima scolarizzazione la notevole” vivacità o
mobilità” tipica dei bambini non ancora scolarizzati viene canalizzata in
comportamenti controllati razionalizzati ed adeguati alle situazioni proprie del
contesto scolastico.
234
Meinel K.,(1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria della motricità
sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva, p.356.
235
Ibidem p.354.
236
Ibidem p.364.
237
Ibidem
89
cinestesici”238 che è definito dalle esperienze che
accompagnano la vita quotidiana e scolastica del bambino.
Pertanto in coerenza queste riflessioni teorico - argomentative
“oggi sostenute concordemente da tutta la letteratura sulla
metodologia dell’insegnamento dell’educazione fisica …”239
nelle Indicazioni Nazionali per il curricolo della Scuola
Primaria Italiana del 2007 240, è possibile rintracciare un chiaro
riferimento all’importanza dell’area disciplinare intitolata
“Corpo movimento e sport” per promuovere attraverso la
didattica del movimento l’acquisizione delle capacità motorie
per “riconoscere, classificare, memorizzare e rielaborare le
informazioni provenienti dagli organi di senso (sensazioni
visive, uditive, tattili, cinestetiche)”241. Già i programmi
ministeriali italiani della scuola primaria del 1985
puntualizzano la necessità di programmare delle attività
scolastiche per aiutare il bambino “nel rispetto del livello della
maturazione biopsichica individuale” a “sviluppare le capacità
di percezione, analisi e selezione delle informazioni provenienti
dagli organi analizzatori,”242 sottolineandone il ruolo
funzionale allo sviluppo delle capacità coordinative.
In linea con quanto proposto da Meinel, nei Programmi del
1985 si evidenzia che la conquista delle capacità motorie
indispensabili a trasformare ed adattare i propri movimenti nei
238
Meinel K.,(1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria della motricità
sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva, p.285.
239
Ibidem p.356.
240
E’ opportuno specificare che il 4 settembre 2012 il Ministero della Pubblica
Istruzione Italiano ha emanato Nuove Indicazioni per il curricolo della scuola
dell’infanzia e primaria. Le Nuove Indicazioni sono state pubblicate sulla Gazzetta
ufficiale il 7 febbraio 2013 accompagnate da una circolare ministeriale che ne
stabilisce l’entrata in vigore a partire dall’anno scolastico 2013-2014
241
Indicazioni Nazionali per il curricolo del 2007 parte intitolata “corpo movimento
sport”
242
D.P.R. 12 febbraio 1985, n. 104, ” I programmi della Scuola Elementare”
90
“ bambini di questa età è ad un livello molto basso ed è appena
agli inizi”243 risulta fondamentale provvedere alla “scelta
libera e programmata di metodologie, strumenti,
organizzazione e tempi di insegnamento, da adottare nel
rispetto della possibile pluralità di opzioni metodologiche”244
al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi formativi
indicati dal Ministero dell’Istruzione.
Sulla scorta delle considerazioni di Meinel le attività
scolastiche ricche di“stimoli ed attività guidate”245, inserite nei
programmi della scuola primaria italiana richiedono una
progettazione volta a “… raccogliere in maniera sistematica e
continuativa informazioni relative allo sviluppo dei quadri di
conoscenza e di abilità, alla disponibilità ad apprendere, alla
maturazione del senso di sé di ogni alunno …” per realizzare
un “... positivo confronto dei livelli di crescita individuali e
collettivi …” scegliendo e selezionando modalità e strumenti di
valutazione “… differenti e sempre pertinenti al tipo di attività
preso in considerazione …”. Si evidenzia quindi l’importanza
degli strumenti di osservazione anche in ambito motorio, in
quanto le “… osservazioni sistematiche effettuate dagli
insegnanti nel corso dell'attività didattica costituirà lo
strumento privilegiato per la continua regolazione della
246
programmazione …” permettendo ai docenti di introdurre
modificazioni o integrazioni. Nelle più recenti Indicazioni
Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e della
scuola primaria del 2007 ai docenti dei rispettivi ordini di
scuola viene richiesta piena competenza e “... responsabilità
243
Meinel K.,(1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria della motricità
sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva, p.335.
244
Legge 15 marzo 1997 n. 59 art 9 L’autonomia didattica
245
Meinel K.,(1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria della motricità
sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva, p.337.
246
ibidem
91
della valutazione …”247 che “... assume una preminente
funzione formativa, di accompagnamento dei processi di
apprendimento e di stimolo al miglioramento continuo …”248
insistendo in tal senso sull’importanza di una valutazione che
“precede, accompagna e segue i percorsi curricolari …249”. A
tal proposito, anche Meinel suggerisce che gli insegnanti
debbano “avere ben chiari …”250 gli obiettivi, gli strumenti e le
metodologie adeguate “all’età alle esperienze motorie ed alle
conoscenze dei suoi allievi”.251 La visione della valutazione
inserita nelle Indicazioni nazionali del 2007 del Ministero
dell’Istruzione, oltre ad essere in linea con la prospettiva di
Meinel interpreta anche la posizione di Wolf per il quale è
possibile definire la valutazione in ambito educativo, come un
“processo dinamico capace di analizzare un fenomeno in
movimento”.
Meinel sottolinea l’importanza di orientare la progettazione di
interventi didattici a partire dalla valutazione del grado di
sviluppo motorio individuale. La maturazione funzionale
dipende, nell’ottica meineliana, dalla integrazione della
“capacità funzionale degli organi di controllo del movimento
cioè del sistema nervoso centrale e degli organi di senso …”252
con le “… esperienze motorie già possedute dall’allievo
registrate nella sua memoria motoria” 253 per cui è
247
Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e per il curricolo
della scuola primaria del 31 luglio 2007 parte intitolata La valutazione
248
ibidem
249
ibidem
250
Meinel K.,(1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria della motricità
sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva, p.238.
251
Ibidem
252
Ibidem p.243.
253
Ibidem
92
fondamentale il ruolo dell’ “azione educativa di chi insegna”254
per la definizione e la scelta programmatica degli obiettivi per
l’apprendimento e lo sviluppo di “nuovi movimenti”a partire
dall’analisi dei presupposti motori che “si riflettono a livello
delle capacità coordinative e nelle abilità di movimento già
esistenti …”.255
In questa ottica, il possibile utilizzo di batterie di test di
valutazione motoria nel contesto scolastico consente agli
insegnanti di ricavare informazioni fondamentali sul livello
motorio iniziale degli allievi al fine di “acquisire dati obbiettivi
su circostanze rilevanti per la diagnosi della prestazione …”256
degli alunni attraverso “un procedimento standardizzato per la
misurazione e l’analisi”257 dei livelli di maturazione raggiunti
così da poter poi programmare le attività didattiche in modo
coerente con i livelli di partenza.
254
Meinel K.,(1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria della motricità
sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva, p.292.
255
Meinel K.,(1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria della motricità
sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva, p.243.
256
Haerre 1982
257
Meinig D.1975
93
quali strumenti: batteria di test o strumentazioni
tecnologiche utilizzati da chi valuta e quali eventuali
strumenti sono utilizzati da chi esegue un ‘azione
motoria’
94
correggere il movimento”258 sottolineando l’importanza della
scelta di strumenti finalizzati ad “attivare l’attenzione”259.
258
Meinel K.,(1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria della motricità
sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva, p.276.
259
Ibidem p.275.
95
3.4 I test di valutazione motoria nella scuola d’infanzia e
primaria.
260
Meinel K.,(1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria della motricità
sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva, p.275.
261
Ibidem p.274.
262
Ibidem.
263
Cools W., De Martelaer K., Samaey C., Andries C., (2009), “Movement skill
assessment of typically developing preschool children: A review of seven movement
skill assessment tools”, Journal of Sports Science and Medicine 8, p. 154-168.
96
are used to control to what extent individual preschool children
meet the curricular developmental goals).264
E’ fondamentale, pertanto, che il docente si avvalga di
strumenti di valutazione validi e affidabili per monitorare e
valutare lo sviluppo motorio fin dalle prime fasi della
scolarizzazione.
Dal momento che molti fattori influenzano la scelta degli
strumenti di valutazione è opportuno che il docente operi una
selezione considerando i seguenti criteri265
264
Cools W., De Martelaer K., Samaey C., Andries C., (2009), “Movement skill
assessment of typically developing preschool children: A review of seven movement
skill assessment tools”, Journal of Sports Science and Medicine 8, p. 154-168.
Cools W., De Martelaer K., Samaey C., Andries C., (2009), “Assessment of
movement skill performance in preschool children: convergent validity between mot
4-6 and m-abc”, Journal of Sports Science and Medicine.
265
Journal of Sports Science and Medicine (2009) 8, 154-168 Wouter Cools ,
Kristine De Martelaer , Christiane Samaey and Caroline Andries “Movement skill
assessment of typically developing preschool children: A review of seven movement
skill assessment tools”, Journal of Sports Science and Medicine 8.
266
Cools W., De Martelaer K., Samaey C., Andries C., (2009), “Movement skill
assessment of typically developing preschool children: A review of seven movement
skill assessment tools”, Journal of Sports Science and Medicine 8, p. 154-168.
97
motorie”. (early childhood is the optimal phase to learn and
develop FMS,Gallahue and Ozmun, 2006).
nonché di analizzare il grado di sviluppo motorio ed il suo
collegamento con le capacità cognitive ed infine di valutare il
funzionamento psicosensoriale e psicomotorio dei bambini a
partire dai primi anni di vita.
La fascia d’età 3 - 8 anni, in particolare, rappresenta un
momento di complessa evoluzione corporea che coinvolge il
bambino nella costruzione della propria identità sociale e
cognitiva che si struttura gradualmente in un ricorsivo
momento rielaborativo, nel quale “… dalla fase della globalità
a quella dell’analisi …”267 il rapporto tra il corpo e il
movimento “si evolve in una continua e naturale alternanza di
fasi di adattamento che accompagnano la conoscenza della
propria dimensione corporea e caratterizzano lo sviluppo
auxologico e psicomotorio”.268 Il bambino infatti, fin dalle
prime fasi di scolarizzazione organizza e rielabora le sensazioni
provenienti dal mondo esterno, coniugandole con le proprie e
costruendo con il corpo e il movimento dei punti di contatto
con la realtà che lo circonda, per esprimere una personale
armonia ed un possibile controllo motorio.
267
Sibilio M., (2001), “Il corpo e il movimento”, Napoli: Cuen, p.87-88.
268
Ambretti A., Sibilio,M., (2008-2009), Quaderni del Dipartimento 2008-2009,
Tomo II paragrafo intitolato “Corpo e movimento nella scuola materna degli
Orientamenti del ‘91”, Università degli studi di Salerno, Dipartimento di Scienze
dell’Educazione, San Cesario di Lecce: Pensa Editore.
98
3.5 Innovazioni e limiti dei sistemi di valutazione motoria in
ambito scolastico.
269
Sibilio M., (2008), “The motor sport evaluation in the primary school in Italy” in
proceeding book of 5 International Scientific Conference on Kinesiology
“Kinesiology Research Trends and Applications”, Faculty of Kinesiology Zagabria,
pp. 554-556.
270
Ambretti A., Raiola G., Vastola R., Sibilio M., rivista Acta Kinesiologica “Motor
coordination in the Italian primary school: teaching relevance and availability of
Anochin’s theoretical model”.
271
Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e primaria 31
luglio 2007 parte relativa alla Valutazione
99
suggerendo allo stesso tempo “vie alternative” per raggiungere
determinati obiettivi.
272
Ambretti A., Raiola G., Vastola R., Sibilio M., rivista Acta Kinesiologica “Motor
coordination in the Italian primary school: teaching relevance and availability of
Anochin’s theoretical model”
273
Ibidem
274
Hughes M., Sibilio M., Lipoma M., (2010), “Performance analysis”, Franco
Angeli, p.379.
100
È fondamentale pertanto che il docente prima di compiere la
propria scelta verso una tipologia di test conosca
preliminarmente “i pregi e i difetti dello strumento impiegato le
sue caratteristiche formali, il livello di misurazione dei
meccanismi di apprendimento consentiti,il grado di affidabilità
delle informazioni desunte dai dati rilevati adeguatamente
trattati”275
L’uso integrato di batterie di test di valutazione motoria oltre a
contribuire al miglioramento delle attività di insegnamento ed
allargare l’offerta formativa può essere funzionale a:
275
Sibilio M., (2002), “Il laboratorio come percorso formativo”, Napoli: Ellissi,
p.42.
101
La necessità di ricorrere all’utilizzo dei test motori in ambiente
scolastico educativo nasce dal tentativo di monitorare
attraverso tecniche standardizzate, i livelli di sviluppo di abilità
e competenze motorie raggiunti dagli allievi. E’ necessario
però considerare che spesso “tali test, eseguiti a tavolino
rispondendo in modo conciso ai vari item, possono campionare
solo una piccola percentuale delle reali capacità “, e
finiscono” per premiare un certo tipo di disinvoltura
decontestualizzata. Gli strumenti di valutazione che noi
preferiamo, invece, dovrebbero in ultima analisi cercare, nei
singoli individui, le autentiche capacità di risolvere problemi o
creare prodotti con una gamma di materiali diversi”276.
276
Gardner H., (1994), “Intelligenze multiple”, trad. it. Isabella Blum, Milano,
Anabasi, p. 43.
277
Gardner H.,(1999) “Educare al comprendere”Milano Feltrinelli ,p144
278
Domenici G., (2000), ”La valutazione come risorsa”, Roma, Tecnodid, p. 28.
102
superare il dilemma di scegliere di servirsi solo di
prove oggettive strutturate o semistrutturate o
tradizionali o di metodologie qualitative di natura
autobiografica
279
Visalberghi, A. (1955), “Misurazione e valutazione nel processo educativo”,
Milano, Edizioni di Comunità, pp.11-18.
280
Decroly in Visalberghi, A., (1955), “Misurazione e valutazione nel processo
educativo”, Milano, Edizioni di Comunità, pp.11-18.
281
Ibidem
103
E’ opportuno pertanto preferire un approccio di valutazione
integrato che sappia avvalersi di varie tipologie di strumenti di
valutazione dal momento che l’uso esclusivo dei tests in
ambiente educativo scolastico potrebbe precludere la possibilità
di avere una ampia visione delle caratteristiche psicofisiche
degli alunni e dei loro bisogni formativi.
La complessità della valutazione delle competenze motorie
deriva dalla ” identità multifattoriale del sistema motorio”,282 e
pertanto richiede al docente nell’operare una scelta , di fare i
conti con i relativi limiti283 correlati a:
282
Cools W., De Martelaer K., Samaey C., Andries C., (2009), “Movement skill
assessment of typically developing preschool children: A review of seven movement
skill assessment tools”, Journal of Sports Science and Medicine 8, p. 154-168.
283
Ibidem
104
10) modalità con cui il docente somministratore presenta
agli alunni il test (se spiega o meno le finalità e queste
sono comprese dagli alunni.
11) tipo di interesse mostrato dalla classe
12) grado scolastico
13) tipologia di item del test
14) Tempo a disposizione per l’esecuzione (in particolare
nella scuola dell’infanzia potrebbe essere difficile
riuscire a rispettare i tempi di consegna indicati,
specifici di un tipo di test data la tenera età degli alunni)
284
Visalberghi, A., (1955), “Misurazione e valutazione nel processo educativo”,
Milano, Edizioni di Comunità, pp.11-18.
285
Ibidem
105
3.6 Analisi delle caratteristiche e delle implicazioni
didattiche di alcuni test per la valutazione coordinativo -
motoria validati a livello internazionale.
106
Le Capacità visuo percettive (Bender Gestalt test)
Le abilità fini e grosso motorie
107
3.6.1 TPV.
Copiatura e riproduzione
286
Hammil D., Pearson N., Voress J., (1994), “Test di percezione visiva e
integrazione visivo-motoria”, Trento: Erikson.
287
Thomson Gale, (1998), “Articolo Frostig Developmental Test of Visual
Perception Gale Virtual Reference Library Voted ‘Best Overall Database”, Detroit
108
Al bambino vengono mostrate delle figure in ordine crescente
di complessità, sempre più complesse, che successivamente
deve ricopiare su un foglio. La figura riprodotta costituisce il
modello del disegno del bambino.
organizzazione spaziale
Completamento di figura
109
Costanza della forma
Uguaglianze e differenze
Ricomposizione di figure
Orientamento spaziale
288
Indicazioni Nazionali per il Curricolo della scuola dell’infanzia e primaria 31
luglio 2007 parte intitolata “Corpo in movimento”
110
compie lo sviluppo della capacità di “Organizzare e gestire
l’orientamento del proprio corpo in riferimento alle principali
coordinate spaziali e temporali (contemporaneità, successione
e reversibilità) e a strutture ritmiche”.289
289
Indicazioni Nazionali per il Curricolo della scuola dell’infanzia e primaria 31
luglio 2007 parte intitolata “Corpo movimento sport”
111
3.6.2 Bender Gestalt test.
290
Ghassemzadeh, Gholamreza Rajabi, (2009), Normalizing the Bender Visual-
Motor Gestalt Test Among 6-10 Year-Old Children. Journal of Applied Sciences, 9:
1165-1169.”The test aims at identifying defects in an individual′s visio-constructive
ability, which is considered a Gestalt function composed of biological imprints of
sensory reception, perception and motor action” (Ghassemzadeh, 1988).
291
Ghassemzadeh, Gholamreza Rajabi, (2009). Normalizing the Bender Visual-
Motor Gestalt Test Among 6-10 Year-Old Children. Journal of Applied Sciences, 9:
1165-1169.
292
Si tratta di disegni stimolo che la Bender ha adattato da quelli originariamente
usati da Wertheimer per le sue ricerche sulla percezione visiva.
112
simili casi, lo si raccomanda proprio perché richiede minime
istruzioni ed altrettanto minima cooperazione ed impegno da
parte del soggetto”.293
293
Koppitz E. M., (1975), “Bender Gestalt test for young children. Research and
application”, 1963-1975. New York: Grune & Stratton.
294
Ghassemzadeh, Gholamreza Rajabi, (2009). Normalizing the Bender Visual-
Motor Gestalt Test Among 6-10 Year-Old Children. Journal of Applied Sciences, 9:
1165-1169.
295
Zavalloni R., (1959), “Analisi dell’attitudine perecttivo-motoria in Orinet Pedag”
6 pp 398-412.
113
Il test si rivolge infatti a soggetti da tre anni all’età adulta anche
con eventuali handicap psicofisici e ben si presta come
sottolinea la Bender,ad un uso integrato con altri test, in quanto:
114
per stabilire un primo contatto ed un proficuo rapporto
con il soggetto da esaminare.”
115
3.6.3 ABC Movement.
296
Cools W., De Martelaer K., Samaey C., Andries C., (2009), “Movement skill
assessment of typically developing preschool children: A review of seven movement
skill assessment tools”, Journal of Sports Science and Medicine 8, p. 154-168.
116
- equilibrio statico.
- equilibrio dinamico.
- Liste di controllo
- Tavoletta di legno con chiodini
- Forbici
- Centimetro
- Pennarelli, strumenti di legno
297
Bouwien CM., Smits-Engelsman BC., Fiers MJ., Henderson SE., Henderson L,
(2008), “Interrater Reliability of the Movement Assessment Battery for Children”,
Academic Journal.
117
- Pezzi di legno, un piccolo cuscino verde
- Dadi, corde, palline da tennis
Scatola rossa con fiches
298
Indicazioni nazionali per il curricolo scuola infanzia e primaria 31 luglio 2007
parte intitolata corpo in movimento
299
Indicazioni nazionali per il curricolo scuola infanzia e primaria 31 luglio 2007
parte intitolata corpo in movimento parte intitolata corpo movimento sport
118
3.6.4 VMI.
300
Keith E. Berry, (2007), “Manuale Visual Motor Integration”, trad. a cura di
Cristina Preda, Giunti O.S. editore, p.3.
120
sensoriali”301 nella coordinazione dei movimenti per i quali
diviene sempre più importante “percepire coscientemente”302
le informazioni degli analizzatori cinestesici e “le informazioni
complementari mentre si esegue un movimento”.303 In tal senso
il VMI test offre una chiara analisi del livello di coordinazione
e della relazione tra funzionamento visivo e motorio
differenziato per fasce d’età, partendo dal presupposto che
l’integrazione visuomotoria “corrisponde al grado di
coordinazione esistente tra la percezione visiva e i movimenti
dita-mano”.304 Grazie a questo test è possibile ottenere
un’analisi dettagliata delle capacità di coordinazione oculo -
manuale e rintracciarne possibili indicazioni diagnostiche in
grado di supportare scientificamente la costituzione di
successivi interventi educativi per identificare “quei bambini
che potrebbero aver bisogno di un aiuto extra”305 sul piano
didattico. In questo senso si inserisce positivamente nel
contesto scolastico per l’analisi e la valutazione della
coordinazione occhio - mano nei bambini della scuola
d’infanzia e primaria come presupposto per la definizione di
una efficace attività didattica centrata sul movimento.
301
Meinel K.,(1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria della motricità
sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva, p.277.
302
Ibidem, p.266.
303
Ibidem, p.277.
304
Keith E. Berry, (2007), “Manuale Visual Motor Integration”, trad. a cura di
Cristina Preda, Giunti O.S. editore, p.10.
305
Ibidem, p.13.
121
3.7 Studio pilota per l’utilizzazione del VMI test per la
valutazione della coordinazione oculo manuale nei bambini
del II anno della scuola primaria.
Obiettivo
L’obiettivo del lavoro di ricerca è stato valutare, attraverso
l’utilizzo del VMI test, la coordinazione oculo - manuale per
un’ analisi dei livelli iniziali di funzionalità senso-percettiva nei
306
Lucisano P., Salerni A., (2002), “Metodologia della ricerca in educazione e
formazione”, Roma: Carocci, p.27.
307
Ambretti A., Carlomagno N., Prosperi R., Sibilio M., (2011), “The Eye-Hand
Assessment in Pupils Attending the Second Year of the Primary Schools in the
Province of Salerno” pubblicato sulla rivista Beden Egitimi ve Spor Bilim Dergisi
(Turchia), vol13 No 2 ISSN 1300-9915
122
bambini frequentanti il secondo anno delle scuole primarie
salernitane al fine di rilevarne limiti e potenzialità di ciascun
alunno.
Metodologia
La metodologia utilizzata ha previsto l’uso integrato di un
modello di ricerca-azione308 e di ricerca sperimentale per
un’indagine di tipo sia qualitativo che quantitativo.
La ricerca azione ha rappresentato un ponte di collegamento tra
teoria e prassi basandosi su un’attività di collaborazione tra chi
studia il fenomeno (il ricercatore con il suo paradigma
scientifico teorico di riferimento) e chi lo vive dall’interno
dell’istituzione scolastica (il docente con il suo vissuto didattico
- esperienziale), collocando entrambi all’interno di una
condivisione della ricerca in tutte le sue fasi.
Al fine di consentire l’applicazione corretta del metodo è stato
costituito un gruppo di lavoro che ha coinvolto docenti della
scuola primaria e esperti dell’Università di Salerno e che ha
seguito un percorso di confronto, comunicazione, co -
progettazione e coazione309 .
La scelta e la definizione del target di riferimento e la rigorosità
in tutte le sue fasi di sviluppo della ricerca hanno caratterizzato
tutte le fasi della ricerca.
Per la scelta degli strumenti il gruppo di lavoro ha preso in
considerazione:
309 Sibilio M., Raiola G., D’Elia F., Galdieri M., Carlomagno N., (2008),
“Experimental research in Motor and Sport activities field in primary School in
Italy: an Integrated Model of Action research and descriptive research”, Estoril:
Book of Abstracts of the 13th Annual Congress of the European College of Sport
Science, ECSS Edition,p.492.
123
Campionatura
Risultati e conclusioni
86 83,81 84,47
84
82 79,08
80
78 75,86
76
74
72
70
SALERNO CALVANICO FISCIANO PIZZOLANO CANFORA
Schools
125
scuole salernitane scelte come campione per il conseguimento
degli obiettivi relativi alla coordinazione oculo - manuale
previsti dai curricula studies ministeriali della scuola primaria
italiana.
Pertanto, è auspicabile la creazione di un gruppo di
collaborazione docenti - esperti universitari per far emergere
dal confronto i nodi problematici relativi alla didattica delle
attività motorie, anche eventualmente con l’applicazione dei
test complementari del VMI (solo oculare e solo manuale),
cercando di predisporre metodologie didattiche idonee al
conseguimento degli obiettivi specifici e, a seguito
dell’applicazione di tali metodologie, verificarne l’efficacia
attraverso una ulteriore somministrazione del test VMI
completo nelle scuole salernitane già precedentemente
coinvolte nella ricerca per compararne i risultati.
126
Conclusioni
310
Indicazioni nazionali per il Curricolo della scuola dell’infanzia e della scuola
Primaria 31 luglio 2007
311
Ibidem
312
Ibidem
127
ad esse connessi. Sul piano didattico è quindi scientificamente
più rigoroso identificare individualmente i diversi presupposti
che consentono la piena esplicitazione dell’azione motoria
coordinata.
Le Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola d’infanzia
e primaria italiana del 2007 offrono una definizione della
coordinazione motoria riferibile alla “capacità di organizzare
condotte motorie sempre più complesse” che si sostanzia nella
capacità di saper modulare adeguatamente strutture e funzioni
anatomo - fisiologiche con la “consapevolezza delle proprie
competenze motorie e i propri limiti”313.
313
Op. Cit. parte intitolata: Obbiettivi di apprendimento al termine della
classe quinta della scuola primaria.
314
Sibilio M., (2008), “The motor sport evaluation in the primary school in Italy” in
proceeding book of 5 International Scientific Conference on Kinesiology
“Kinesiology Research Trends and Applications”, Faculty of Kinesiology Zagabria.
128
coordinare “vari schemi in simultaneità e successione”.315
Inoltre i test di valutazione di carattere qualitativo come quelli
sulla coordinazione motoria, se devono essere utilizzati nella
scuola italiana, richiedono il rispetto di alcuni parametri:
315
Indicazioni nazionali per il Curricolo della scuola dell’infanzia e della scuola
Primaria 31 luglio 2007. Parte intitolata: Corpo movimento sport.
316
Hughes M., Lipoma M., Sibilio M., (2010), “Performance analysis.Elementi di
base e aspetti applicativi in campo educativo e integrativo", Milano: Franco Angeli.
129
“Due sono i principi che orientano nella scelta degli strumenti
di valutazione e relativamente alla loro funzionalità
docimologia:
- non esiste lo strumento di verifica migliore, ma solo quello
più adatto allo scopo per il quale è pensato. E il compito del
docente è allora quello di prendere decisioni sullo strumento
che meglio si adatta, coerentemente agli obiettivi di verifica
individuati e ai limiti imposti dal contesto in cui opera;
- l’affidabilità dei diversi strumenti di rilevazione si ottiene
controllando le diverse fasi di costruzione, utilizzazione, ma
anche disponendo di un accordo nelle scale di misura a cui essi
rimandano”. 317
318
Meinel K.,(1955), “Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria della motricità
sportiva sotto l'aspetto pedagogico”, Roma: Società Stampa sportiva.
319
Ibidem
130
La valutazione in qualunque segmento scolastico ha lo scopo
di “… fornire un’interpretazione “ecosistemica” del discente
….”320, è quindi necessario utilizzare dei metodi di misurazione
per valutare le capacità ed attitudini di un soggetto “….
giudicato nella sua complessità …”321 ricorrendo all’uso di
batterie di test che sappiano integrarsi funzionalmente nelle
attività didattiche della scuola e che siano adeguatamente
validati sul piano scientifico internazionale. I modelli teorici di
Meinel Adams Bernstein Anochin si offrono in tal senso ,come
implicito invito ad una valutazione che sia considerata come
una forma didattica diversificata che si traduce in compiti che
si configurano come prove capaci di mettere in gioco ciascun
elemento sollecitato dall’esecuzione di specifici compiti
motori.
La valutazione delle abilità motorie la capacità di integrazione
di movimenti dovrebbe quindi rappresentare una fase attiva
della didattica, vissuta dall’alunno consapevolmente; infatti
nelle Indicazioni nazionali per il Curricolo della scuola
primaria nella parte riferita ai traguardi per lo sviluppo delle
competenze al termine della scuola primaria è possibile
cogliere la richiesta ai docenti di realizzare una pluralità di
esperienze in grado di rendere l’alunno “progressivamente
consapevole delle competenze motorie via via acquisite”322
sottolineando allo stesso tempo che le modalità di valutazione
siano rivolte alla scelta di specifici contenuti e metodi
organizzati adeguati all’ allievo.
320
D’amore B., Frabboni F., (2005), “Didattica generale e didattica disciplinare”,
Milano: Mondadori.
321
Frabboni F. Pinto Minerva F., (2001), “Manuale di pedagogia generale”, Bari:
Laterza.
322
Indicazioni nazionali per il Curricolo della scuola dell’infanzia e della scuola
Primaria 31luglio 2007
131
Diventa fondamentale in questa sede riflettere sulla
consapevolezza che il miglioramento della qualità degli esiti
formativi degli alunni non dipende solo dalla modifica di
qualche strumento tecnico” molti pensano che i tests
giudichino da soli, cioè bastino da soli a spedire i singoli
individui verso destini diversi”,323 ma soprattutto dalla capacità
da parte degli insegnanti di integrare i diversi aspetti della
valutazione mettendoli in un rapporto di complementarietà, da
cui poter cogliere una valutazione più “significativa”.
“La soluzione del problema - più facile a dirsi che non a
mettersi in pratica - è quella di ideare strumenti aperti che
sondino l’intelligenza in modo diretto osservandola all’opera,
invece di procedere operando una digressione, e passando
attraverso le facoltà logiche e linguistiche. L’intelligenza
spaziale, ad esempio, può essere valutata chiedendo
all’individuo di orientarsi in un territorio che non gli è fami-
liare; l’intelligenza corporea osservando il modo e la facilità
con cui egli impara e ricorda una nuova danza o un esercizio
fisico; l’intelligenza interpersonale può essere valutata
osservando l’individuo in una contrattazione, oppure il modo
in cui egli escogita una via d’uscita in una complessa riunione
di lavoro. Questi esempi, così alla buona, ci mostrano il modo
di ideare misure più aperte all’intelligenza, sebbene non
necessariamente applicabili nel laboratorio di psicologia o
nell’aula dove solitamente si somministrano i test formali.
323
Visalberghi A., (1955), “Misurazione e valutazione nel processo educativo”, Milano:
Edizioni di Comunità, pp.11-18.
324
Gardner H., (1993), “L'educazione delle intelligenze multiple”, Milano: Anabasi, (tr. it.
1995), pp. 131-133 e 147-153.
132
Il problema principale è centrare l’attenzione della valutazione
motoria dall’allievo all’attività curricolare e al complesso delle
attività formative intese in modo sinergico e sistemico, in cui la
valutazione trova il suo senso nella sua funzione formativa
continua. D’altronde il complesso ed articolato processo di
valutazione ha senso solo se si collega all’organizzazione
curricolare, organizzativa, didattica messa in atto dalla scuola.
In questa prospettiva, la valutazione si configura come una
modalità di “ottenimento di informazioni sulle capacità e le
potenzialità degli individui, con il duplice obiettivo di fornire a
loro un’utile retroazione, e alla comunità circostante dati
preziosi.” 325
Agli insegnanti di ogni ordine e grado non resta dunque che
cogliere l’invito di Gardner per cui “I buoni insegnanti, sia che
lavorino con una seconda elementare, sia che insegnino
pianoforte ai piccolissimi o i fondamenti teorici del disegno
sperimentale ai laureati, hanno sempre saputo che con diversi
tipi di studenti sono necessari approcci diversi. Questa
sensibilità alle differenze individuali può diventare parte della
competenza dell’insegnante e può essere utilizzata nel corso
dell’insegnamento, come pure in occasione della valutazione.
Sarebbe anche possibile forse ottimale che gli insegnanti
maturassero la propria intuizione delle differenze individuali
servendosi di occasioni di valutazione che dessero spazio alla
riflessione, messe a punto tenendo presente il particolare
ambito al quale sono dirette” 326.
In altre parole la valutazione non ha bisogno di strumenti
eccezionali perché è implicito nella quotidianità dei processi
educativi ma può diventare mezzo di orientamento della
didattica nell’ottica del miglioramento della qualità dei percorsi
325
Gardner H., (1993), “L'educazione delle intelligenze multiple”, Milano: Anabasi, (tr. it.
1995), pp. 131-133 e 147-153.
326
Ibidem.
133
formativi, del resto“paradossalmente, se si vuole che un
cambiamento si dia per davvero,può essere necessario non
imporlo”.327
327
Gardner H., (1993), “Educare al comprendere. Stereotipi infantili e
apprendimento scolastico”, Milano: Feltrinelli, p. 149.
134
APPENDICE LEGISLATIVA
I campi di esperienza
Gli insegnanti accolgono, valorizzano ed estendono le curiosità,
le esplorazioni, le proposte dei bambini e creano occasioni e
progetti di apprendimento per favorire l’organizzazione di ciò
che i bambini vanno scoprendo. L’esperienza diretta, il gioco, il
procedere per tentativi ed errori permettono al bambino,
opportunamente guidato, di approfondire e sistematizzare gli
apprendimenti e di avviare processi di simbolizzazione e
formalizzazione. Pur nell’approccio globale che caratterizza la
scuola dell’infanzia, gli insegnanti individuano, dietro ai vari
campi di esperienza, il delinearsi dei saperi disciplinari e dei
loro alfabeti. In particolare nella scuola dell’infanzia i traguardi
per lo sviluppo della competenza suggeriscono all’insegnante
orientamenti, attenzioni e responsabilità nel creare occasioni e
possibilità di esperienze volte a favorire lo sviluppo della
competenza, che a questa età va inteso in modo globale e
unitario.
Il corpo in movimento
Identità, autonomia, salute.
I bambini prendono coscienza e acquisiscono il senso del
proprio sé fisico, il controllo del corpo, delle sue funzioni, della
sua immagine, delle possibilità sensoriali ed espressive e di
relazione e imparano ad averne cura attraverso l’educazione
alla salute.
Il bambino che entra nella scuola ha già acquisito il dominio
delle principali funzioni del corpo, il senso della propria
identità e alcune conoscenze fondamentali riguardanti lo
schema e il linguaggio corporeo, attraverso le quali si esprime e
organizza la sua presenza attiva nel mondo circostante.
Sviluppa la conoscenza del proprio corpo attraverso
l’esperienza sensoriale e percettiva che gli permette di
sperimentarne le potenzialità, di affinarle e di rappresentarlo. I
giochi e le attività di movimento consolidano la sicurezza di sé
e permettono ai bambini e alle bambine di sperimentare le
potenzialità e i limiti della propria fisicità, i rischi dei
movimenti incontrollati e violenti, le diverse sensazioni date
dai momenti di rilassamento e di tensione, il piacere del
coordinare le attività con quelle degli altri in modo armonico.
Il corpo ha potenzialità espressive e comunicative che si
realizzano in un linguaggio caratterizzato da una propria
135
struttura e da regole che il bambino apprende attraverso
specifici percorsi di apprendimento: i gesti mimici,
sostituiscono o sottolineano la parola, mantengono la
conversazione o la sospendono, esprimono sentimenti ed
emozioni, accompagnano la fruizione musicale.
Le attività informali, di routine e di vita quotidiana, la vita e i
giochi all’aperto sono altrettanto importanti delle attività
espressive e di movimento libero o guidato e possono essere
occasione per l’educazione alla salute attraverso una
sensibilizzazione alla corretta alimentazione e all’igiene
personale.
La scuola dell'infanzia mira a sviluppare gradualmente nel
bambino la capacità di leggere, capire e interpretare i messaggi
provenienti dal corpo proprio e altrui, di rispettarlo e di averne
cura, di esprimersi e di comunicare attraverso di esso per
giungere ad affinarne la capacità percettive e di conoscenza
degli oggetti, la capacità di orientarsi nello spazio, di muoversi
e di comunicare secondo fantasia e creatività.
136
In particolare, lo “stare bene con se stessi” richiama l’esigenza
che nel curricolo dell’educazione al movimento confluiscano
esperienze che riconducono a stili di vita corretti e salutari, che
comprendono la prevenzione di patologie connesse
all’ipocinesia, la valorizzazione delle esperienze motorie e
sportive extrascolastiche, i principi essenziali di una corretta
condotta alimentare, nonché una puntuale informazione
riguardante gli effetti sull’organismo umano di sostanze che
inducono dipendenza.
Le attività motorie e sportive forniranno all’alunno le occasioni
per riflettere sui cambiamenti morfo - funzionali del proprio
corpo, per accettarli come espressione della crescita e del
processo di maturazione di ogni persona; offriranno altresì
occasioni per riflettere sulle valenze che l’immagine di sé
assume nel confronto col gruppo dei pari. L’educazione
motoria sarà quindi l’occasione per promuovere esperienze
cognitive, sociali, culturali e affettive.
Attraverso il movimento, con il quale si realizza una vastissima
gamma di gesti che vanno dalla mimica del volto alle più
svariate performance sportive, l’alunno potrà esplorare lo
spazio, conoscere il suo corpo, comunicare e relazionarsi con
gli altri.
La conquista di abilità motorie e la possibilità di sperimentare il
successo delle proprie azioni sono fonte di gratificazione che
incentivano l’autostima dell’alunno e l’ampliamento
progressivo della sua esperienza, arricchendola di stimoli
sempre nuovi.
L’attività motoria e sportiva, soprattutto nelle occasioni in cui
fa sperimentare la vittoria o la sconfitta, contribuisce
all’apprendimento della capacità di modulare e controllare le
proprie emozioni.
Attraverso la dimensione corporeo - motoria l’alunno esprime
istanze comunicative e, a volte, manifesta disagi di varia natura
che non riesce a comunicare con il linguaggio verbale.
Partecipare alle attività motorie e sportive significa condividere
con altre persone esperienze di gruppo, promuovendo
l’inserimento anche di alunni con varie forme di diversità ed
esaltando il valore della cooperazione e del lavoro di squadra. Il
gioco e lo sport sono, infatti, mediatori e facilitatori di relazioni
e “incontri”. In questo modo le varie forme di diversità
individuali vengono riconosciute e valorizzate e si evita che le
differenze si trasformino in disuguaglianze.
L’attività sportiva promuove il valore del rispetto di regole
concordate e condivise e i valori etici che sono alla base della
convivenza civile. I docenti sono impegnati a trasmettere e a far
vivere ai ragazzi i principi di una cultura sportiva portatrice di
rispetto per sé e per l’avversario, di lealtà, di senso di
appartenenza e di responsabilità, di controllo dell’aggressività,
di negazione di qualunque forma di violenza.
137
L’esperienza motoria deve connotarsi come “vissuto positivo”,
mettendo in risalto la capacità di fare dell’alunno, rendendolo
costantemente protagonista e progressivamente consapevole
delle competenze motorie via via acquisite. Deve inoltre
realizzarsi come un’attività che non discrimina, non annoia,
non seleziona, permettendo a tutti gli alunni la più ampia
partecipazione nel rispetto delle molteplici diversità.
La Scuola Primaria
Successiva alla Scuola dell’Infanzia, essa è Primaria non tanto,
o almeno non solo, nel senso comune che è la prima Scuola
obbligatoria del sistema educativo nazionale di istruzione e di
formazione, oppure perché in quasi tutti i Paesi dell’Ocse è
aggettivata in questo modo, quanto e soprattutto per un’altra
serie di ragioni che affondano le loro radici nella nostra
migliore tradizione pedagogica e che qui si presentano senza
attribuire all’ordine con cui sono esposte alcun particolare
valore gerarchico.
La prima è culturale. Essa promuove nei fanciulli e nelle
fanciulle1 l’acquisizione di tutti i tipi di linguaggio e un primo
livello di padronanza delle conoscenze e delle abilità, comprese
quelle metodologiche di indagine, indispensabili alla
comprensione intersoggettiva del mondo umano, naturale e
138
artificiale, nel quale si vive. In questo senso, aiutando il
passaggio dal «sapere comune» al «sapere scientifico»,
costituisce la condizione stessa dell’edificio culturale e della
sua successiva sempre più approfondita sistemazione ed
evoluzione critica.
La seconda è gnoseologica ed epistemologica. L’esperienza è
l’abbrivo di ogni conoscenza.
Non è possibile giungere ad una conoscenza formale che
rifletta astrattamente sui caratteri logici di se stessa senza
passare da una conoscenza che scaturisca da una continua
negoziazione operativa con l’esperienza. La Scuola Primaria è
il luogo in cui ci si abitua a radicare le conoscenze (sapere)
sulle esperienze (il fare e l’agire), a integrare con sistematicità
le due dimensioni e anche a concepire i primi ordinamenti
formali, semantici e sintattici, disciplinari e interdisciplinari,
del sapere così riflessivamente ricavato.
La terza è sociale. Essa assicura obbligatoriamente a tutti i
fanciulli le condizioni culturali, relazionali, didattiche e
organizzative idonee a «rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale» che limitando di fatto la libertà e la
giustizia dei cittadini, «impediscono il pieno sviluppo della
persona umana» indipendentemente dal sesso, dalla razza, dalla
lingua, dalla religione, dalle opinioni politiche e dalle
condizioni personali e sociali (art. 3 della Costituzione). Senza
quest’opera di decondizionamento
che la Scuola Primaria è chiamata a svolgere sarebbero
largamente pregiudicati i traguardi della giustizia e
dell’integrazione sociale.
La quarta è etica. Per «concorrere al progresso materiale o
spirituale della società» (art. 4 della Costituzione) è necessario
superare le forme di egocentrismo e praticare, invece, i valori
del reciproco rispetto, della partecipazione, della
collaborazione, dell’impegno competente e responsabile, della
cooperazione e della solidarietà. La Scuola Primaria, in quanto
prima occasione obbligatoria per tutti di esercizio costante,
sistematico di questi valori, in stretto collegamento con la
famiglia, crea le basi per la loro successiva adozione come
costume comunitario a livello locale, nazionale e
internazionale.
L’ultima è psicologica. Proseguendo il cammino iniziato dalla
famiglia e dalla scuola dell’infanzia, la Scuola Primaria insegna
a tutti i fanciulli l’alfabeto dell’integrazione affettiva della
personalità e pone la basi per una immagine realistica, ma
positiva di sé, in grado di valorizzare.
Per tutte queste ragioni, la Scuola Primaria è l’ambiente
educativo di apprendimento, nel quale ogni fanciullo trova le
occasioni per maturare progressivamente le proprie capacità di
autonomia, di azione diretta, di relazioni umane, di
139
progettazione e verifica, di esplorazione, di riflessione logico -
critica e di studio individuale.
Educazione fisica
Nel primo ciclo l’educazione fisica promuove la conoscenza di
sé e delle proprie potenzialità nella costante relazione con
l’ambiente, gli altri, gli oggetti. Contribuisce, inoltre, alla
formazione della personalità dell’alunno attraverso la
conoscenza e la consapevolezza della propria identità corporea,
nonché del continuo bisogno di movimento come cura costante
della propria persona e del proprio benessere.
In particolare, lo “stare bene con se stessi” richiama l’esigenza
che il curricolo dell’educazione al movimento preveda
esperienze tese ad consolidare stili di vita corretti e salutari,
come presupposto di una cultura personale che valorizzi le
140
esperienze motorie e sportive, anche extrascolastiche, come
prevenzione di ipocinesia, sovrappeso e cattive abitudini
alimentari, involuzione delle capacità motorie, precoce
abbandono della pratica sportiva e utilizzo di sostanze che
inducono dipendenza.
Le attività motorie e sportive forniscono agli alunni le
occasioni per riflettere sui cambiamenti del proprio corpo, per
accettarli e viverli serenamente come espressione della crescita
e del processo di maturazione di ogni persona; offrono altresì
occasioni per riflettere sulle valenze che l’immagine di sé
assume nel confronto col gruppo dei pari. L’educazione
motoria è quindi l’occasione per promuovere esperienze
cognitive, sociali, culturali e affettive.
Attraverso il movimento, con il quale si realizza una vastissima
gamma di gesti che vanno dalla mimica del volto, alla danza,
alle più svariate prestazioni sportive, l’alunno potrà conoscere
il suo corpo ed esplorare lo spazio, comunicare e relazionarsi
con gli altri in modo adeguato ed efficace.
La conquista di abilità motorie e la possibilità di sperimentare il
successo delle proprie azioni sono fonte di gratificazione che
incentivano l’autostima dell’alunno e l’ampliamento
progressivo della sua esperienza, arricchendola di stimoli
sempre nuovi.
L’attività motoria e sportiva, soprattutto nelle occasioni in cui
fa sperimentare la vittoria o la sconfitta, contribuisce
all’apprendimento della capacità di modulare e controllare le
proprie emozioni.
Attraverso la dimensione motoria l’alunno è facilitato
nell’espressione di istanze comunicative e disagi di varia natura
che non sempre riesce a comunicare con il linguaggio verbale.
L’attività motoria praticata in ambiente naturale rappresenta un
elemento determinante per un’azione educativa integrata, per la
formazione di futuri cittadini del mondo, rispettosi dei valori
umani, civili e ambientali.
Partecipare alle attività motorie e sportive significa condividere
con altre persone esperienze di gruppo, promuovendo
l’inserimento anche di alunni con varie forme di diversità ed
esaltando il valore della cooperazione e del lavoro di squadra. Il
gioco e lo sport sono, infatti, mediatori e facilitatori di relazioni
e “incontri”.
L’attività sportiva promuove il valore del rispetto di regole
concordate e condivise e i valori etici che sono alla base della
convivenza civile. I docenti sono impegnati a trasmettere e a far
vivere ai ragazzi i principi di una cultura sportiva portatrice di
rispetto per sé e per l’avversario, di lealtà, di senso di
appartenenza e di responsabilità, di controllo dell’aggressività,
di negazione di qualunque forma di violenza.
L’esperienza motoria deve connotarsi come “vissuto positivo”,
mettendo in risalto la capacità di fare dell’alunno, rendendolo
141
costantemente protagonista e progressivamente consapevole
delle competenze motorie via via acquisite.
Traguardi per lo sviluppo delle competenze al termine della
scuola primaria
L’alunno acquisisce consapevolezza di sé attraverso la
percezione del proprio corpo e la padronanza degli schemi
motori e posturali nel continuo adattamento alle variabili
spaziali e temporali contingenti.
Utilizza il linguaggio corporeo e motorio per comunicare ed
esprimere i propri stati d’animo, anche attraverso la
drammatizzazione e le esperienze ritmico - musicali e
coreutiche.
Sperimenta una pluralità di esperienze che permettono di
maturare competenze di gioco - sport anche come orientamento
alla futura pratica sportiva.
Sperimenta, in forma semplificata e progressivamente sempre
più complessa, diverse gestualità tecniche.
Agisce rispettando i criteri base di sicurezza per sé e per gli
altri, sia nel movimento che nell’uso degli attrezzi e trasferisce
tale competenza nell’ambiente scolastico ed extrascolastico.
Riconosce alcuni essenziali principi relativi al proprio
benessere psico-fisico legati alla cura del proprio corpo, a un
corretto regime alimentare e alla prevenzione dell’uso di
sostanze che inducono dipendenza.
Comprende, all’interno delle varie occasioni di gioco e di sport,
il valore delle regole e l’importanza di rispettarle.
Obiettivi di apprendimento al termine della classe quinta
della scuola primaria
Il corpo e la sua relazione con lo spazio e il tempo
– Coordinare e utilizzare diversi schemi motori combinati tra
loro inizialmente in forma successiva e poi in forma simultanea
(correre / saltare, afferrare / lanciare, ecc).
– Riconoscere e valutare traiettorie, distanze, ritmi esecutivi e
successioni temporali delle azioni motorie, sapendo organizzare
il proprio movimento nello spazio in relazione a sé, agli oggetti,
agli altri.
Il linguaggio del corpo come modalità comunicativo-espressiva
– Utilizzare in forma originale e creativa modalità espressive e
corporee anche attraverso forme di drammatizzazione e danza,
sapendo trasmettere nel contempo contenuti emozionali.
– Elaborare ed eseguire semplici sequenze di movimento o
semplici coreografie individuali e collettive.
Il gioco, lo sport, le regole e il fair play
– Conoscere e applicare correttamente modalità esecutive di
diverse proposte di gioco - sport.
– Saper utilizzare numerosi giochi derivanti dalla tradizione
popolare applicandone indicazioni e regole.
– Partecipare attivamente alle varie forme di gioco , organizzate
anche in forma di gara, collaborando con gli altri.
142
– Rispettare le regole nella competizione sportiva; saper
accettare la sconfitta con equilibrio, e vivere la vittoria
esprimendo rispetto nei confronti dei perdenti, accettando le
diversità, manifestando senso di responsabilità.
Salute e benessere, prevenzione e sicurezza
– Assumere comportamenti adeguati per la prevenzione degli
infortuni e per la sicurezza nei vari ambienti
di vita.
– Riconoscere il rapporto tra alimentazione, ed esercizio fisico
in relazione a sani stili di vita. Acquisire consapevolezza delle
funzioni fisiologiche (cardio-respiratorie e muscolari) e dei loro
cambiamenti in relazione all’esercizio fisico.
Traguardi per lo sviluppo delle competenze al termine della
scuola secondaria di primo grado
L’alunno è consapevole delle proprie competenze motorie sia
nei punti di forza che nei limiti.
Utilizza le abilità motorie e sportive acquisite adattando il
movimento in situazione.
Utilizza gli aspetti comunicativo - relazionali del linguaggio
motorio per entrare in relazione con gli altri, praticando, inoltre,
attivamente i valori sportivi (fair – play) come modalità di
relazione quotidiana e di rispetto delle regole.
Riconosce, ricerca e applica a se stesso comportamenti di
promozione dello “star bene” in ordine a un sano stile di vita e
alla prevenzione.
Rispetta criteri base di sicurezza per sé e per gli altri.
È capace di integrarsi nel gruppo, di assumersi responsabilità e
di impegnarsi per il bene comune.
Obiettivi di apprendimento al termine della classe terza
della scuola secondaria di primo grado
Il corpo e la sua relazione con lo spazio e il tempo
– Saper utilizzare e trasferire le abilità per la realizzazione dei
gesti tecnici dei vari sport.
– Saper utilizzare l’esperienza motoria acquisita per risolvere
situazioni nuove o inusuali.
– Utilizzare e correlare le variabili spazio-temporali funzionali
alla realizzazione del gesto tecnico in
ogni situazione sportiva.
– Sapersi orientare nell’ambiente naturale e artificiale anche
attraverso ausili specifici (mappe, bussole).
Il linguaggio del corpo come modalità comunicativo -
espressiva
– Conoscere e applicare semplici tecniche di espressione
corporea per rappresentare idee, stati d’animo e storie mediante
gestualità e posture svolte in forma individuale, a coppie, in
gruppo.
– Saper decodificare i gesti di compagni e avversari in
situazione di gioco e di sport.
143
– Saper decodificare i gesti arbitrali in relazione
all’applicazione del regolamento di gioco.
Il gioco, lo sport, le regole e il fair play
– Padroneggiare le capacità coordinative adattandole alle
situazioni richieste dal gioco in forma originale e creativa,
proponendo anche varianti.
– Sa realizzare strategie di gioco, mette in atto comportamenti
collaborativi e partecipa in forma propositiva alle scelte della
squadra.
– Conoscere e applicare correttamente il regolamento tecnico
degli sport praticati assumendo anche il ruolo di arbitro o di
giudice.
– Saper gestire in modo consapevole le situazioni competitive,
in gara e non, con autocontrollo e rispetto per l’altro, sia in caso
di vittoria sia in caso di sconfitta.
Salute e benessere, prevenzione e sicurezza
– Essere in grado di conoscere i cambiamenti morfologici
caratteristici dell’età ed applicarsi a seguire un piano di lavoro
consigliato in vista del miglioramento delle prestazioni.
– Essere in grado di distribuire lo sforzo in relazione al tipo di
attività richiesta e di applicare tecniche.
di controllo respiratorio e di rilassamento muscolare a
conclusione del lavoro.
– Saper disporre, utilizzare e riporre correttamente gli attrezzi
salvaguardando la propria e l’altrui sicurezza.
– Saper adottare comportamenti appropriati per la sicurezza
propria e dei compagni anche rispetto a possibili situazioni di
pericolo.
– Praticare attività di movimento per migliorare la propria
efficienza fisica riconoscendone i benefici.
– Conoscere ed essere consapevoli degli effetti nocivi legati
all’assunzione di integratori, di sostanze illecite o che inducono
dipendenza (doping, droghe, alcool).
Il corpo e il movimento
I bambini prendono coscienza del proprio corpo, utilizzandolo
fin dalla nascita come strumento di conoscenza di sé nel
mondo. Muoversi è il primo fattore di apprendimento: cercare,
scoprire, giocare, saltare, correre a scuola è fonte di benessere e
di equilibrio psico-fisico. L’azione del corpo fa vivere
emozioni e sensazioni piacevoli, di rilassamento e di tensione,
ma anche la soddisfazione del controllo dei gesti, nel
coordinamento con gli altri; consente di sperimentare
potenzialità e limiti della propria fisicità, sviluppando nel
contempo la consapevolezza dei rischi di movimenti
incontrollati.
144
I bambini giocano con il loro corpo, comunicano, si esprimono
con la mimica, si travestono, si mettono alla prova, anche in
questi modi percepiscono la completezza del proprio sé,
consolidando autonomia e sicurezza emotiva.
Il corpo ha potenzialità espressive e comunicative che si
realizzano in un linguaggio caratterizzato da una propria
struttura e da regole che il bambino impara a conoscere
attraverso specifici percorsi di apprendimento:
le esperienze motorie consentono di integrare i diversi
linguaggi, di alternare la parola e i gesti, di produrre e fruire
musica, di accompagnare narrazioni, di favorire la costruzione
dell’immagine di sé e l’elaborazione dello schema corporeo.
Le attività informali, di routine e di vita quotidiana, la vita e i
giochi all’aperto sono altrettanto importanti dell’uso di piccoli
attrezzi e strumenti, del movimento libero o guidato in spazi
dedicati, dei giochi psicomotori e possono essere occasione per
l’educazione alla salute attraverso una sensibilizzazione alla
corretta alimentazione e all’igiene personale.
La scuola dell’infanzia mira a sviluppare gradualmente nel
bambino la capacità di leggere e interpretare i messaggi
provenienti dal corpo proprio e altrui, rispettandolo e avendone
cura. La scuola dell’infanzia mira altresì a sviluppare la
capacità di esprimersi e di comunicare attraverso il corpo per
giungere ad affinarne le capacità percettive e di conoscenza
degli oggetti, la capacità di orientarsi nello spazio, di muoversi
e di comunicare secondo immaginazione e creatività.
Traguardi per lo sviluppo della competenza
Il bambino vive pienamente la propria corporeità, ne percepisce
il potenziale comunicativo ed espressivo, matura condotte che
gli consentono una buona autonomia nella gestione della
giornata a scuola.
Riconosce i segnali e i ritmi del proprio corpo, le differenze
sessuali e di sviluppo e adotta pratiche corrette di cura di sé, di
igiene e di sana alimentazione.
Prova piacere nel movimento e sperimenta schemi posturali e
motori, li applica nei giochi individuali e di gruppo, anche con
l’uso di piccoli attrezzi ed è in grado di adattarli alle situazioni
ambientali all’interno della scuola e all’aperto.
Controlla l’esecuzione del gesto, valuta il rischio, interagisce
con gli altri nei giochi di movimento, nella musica, nella danza,
nella comunicazione espressiva.
Riconosce il proprio corpo, le sue diverse parti e rappresenta il
corpo fermo e in movimento.
Immagini, suoni, colori
I bambini esprimono pensieri ed emozioni con immaginazione
e creatività: l’arte orienta questa propensione, educando al
piacere del bello e al sentire estetico. L’esplorazione dei
materiali a disposizione consente di vivere le prime esperienze
145
artistiche, che sono in grado di stimolare la creatività e
contagiare altri apprendimenti.
I linguaggi a disposizione dei bambini, come la voce, il gesto,
la drammatizzazione, i suoni, la musica, la manipolazione dei
materiali, le esperienze grafico-pittoriche, i mass-media, vanno
scoperti ed educati perché sviluppino nei piccoli il senso del
bello, la conoscenza di se stessi, degli altri e della realtà.
L’incontro dei bambini con l’arte è occasione per guardare con
occhi diversi il mondo che li circonda. I materiali esplorati con
i sensi, le tecniche sperimentate e condivise nell’atelier della
scuola, le osservazioni di luoghi (piazze, giardini, paesaggi) e
di opere (quadri, musei, architetture) aiuteranno a migliorare le
capacità percettive, coltivare il piacere della fruizione, della
produzione e dell’invenzione e ad avvicinare alla cultura e al
patrimonio artistico.
La musica è un’esperienza universale che si manifesta in modi
e generi diversi, tutti di pari dignità, carica di emozioni e ricca
di tradizioni culturali. Il bambino, interagendo con il paesaggio
sonoro, sviluppa le proprie capacità cognitive e relazionali,
impara a percepire, ascoltare, ricercare e discriminare i suoni
all’interno di contesti di apprendimento significativi. Esplora le
proprie possibilità sonoro-espressive e simbolico -
rappresentative, accrescendo la fiducia nelle proprie
potenzialità. L’ascolto delle produzioni sonore personali lo apre
al piacere di fare musica e alla condivisione di repertori
appartenenti a vari generi musicali.
Il bambino si confronta con i nuovi media e con i nuovi
linguaggi della comunicazione, come spettatore e come attore.
La scuola può aiutarlo a familiarizzare con l’esperienza della
multimedialità (la fotografia, il cinema, la televisione, il
digitale), favorendo un contatto attivo con i “media” e la ricerca
delle loro possibilità espressive e creative.
Traguardi per lo sviluppo della competenza
Il bambino comunica, esprime emozioni, racconta, utilizzando
le varie possibilità che il linguaggio del corpo consente.
Inventa storie e sa esprimerle attraverso la drammatizzazione, il
disegno, la pittura e altre attività manipolative; utilizza
materiali e strumenti, tecniche espressive e creative; esplora le
potenzialità offerte dalle tecnologie.
Segue con curiosità e piacere spettacoli di vario tipo (teatrali,
musicali, visivi, di animazione …); sviluppa interesse per
l’ascolto della musica e per la fruizione di opere d’arte.
Scopre il paesaggio sonoro attraverso attività di percezione e
produzione musicale utilizzando voce, corpo e oggetti.
Sperimenta e combina elementi musicali di base, producendo
semplici sequenze sonoro-musicali.
Esplora i primi alfabeti musicali, utilizzando anche i simboli di
una notazione informale per codificare i suoni percepiti e
riprodurli.
146
I DISCORSI E LE PAROLE
La lingua, in tutte le sue funzioni e forme, è uno strumento
essenziale per comunicare e conoscere, per rendere via via più
complesso e meglio definito, il proprio pensiero, anche grazie
al confronto con gli altri e con l’esperienza concreta e
l’osservazione. È il mezzo per esprimersi in modi personali,
creativi e sempre più articolati. La lingua materna è parte
dell’identità di ogni bambino, ma la conoscenza di altre lingue
apre all’incontro con nuovi mondi e culture.
I bambini si presentano alla scuola dell’infanzia con un
patrimonio linguistico significativo, ma con competenze
differenziate, che vanno attentamente osservate e valorizzate.
In un ambiente linguistico curato e stimolante i bambini
sviluppano nuove capacità quando interagiscono tra di loro,
chiedono spiegazioni, confrontano punti di vista, progettano
giochi e attività, elaborano e condividono conoscenze. I
bambini imparano ad ascoltare storie e racconti, dialogano con
adulti e compagni, giocano con la lingua che usano, provano il
piacere di comunicare, si cimentano con l’esplorazione della
lingua scritta.
La scuola dell’infanzia ha la responsabilità di promuovere in
tutti i bambini la padronanza della lingua italiana, rispettando
l’uso della lingua di origine. La vita di sezione offre la
possibilità di sperimentare una varietà di situazioni
comunicative ricche di senso, in cui ogni bambino diventa
capace di usare la lingua nei suoi diversi aspetti, acquista
fiducia nelle proprie capacità espressive, comunica, descrive,
racconta, immagina.
Appropriati percorsi didattici sono finalizzati all’estensione del
lessico, alla corretta pronuncia di suoni, parole e frasi, alla
pratica delle diverse modalità di interazione verbale (ascoltare,
prendere la parola, dialogare, spiegare), contribuendo allo
sviluppo di un pensiero logico e creativo.
L’incontro e la lettura di libri illustrati, l’analisi dei messaggi
presenti nell’ambiente incoraggiano il progressivo avvicinarsi
dei bambini alla lingua scritta, e motivano un rapporto positivo
con la lettura e la scrittura.
I bambini vivono spesso in ambienti plurilingui e, se
opportunamente guidati, possono familiarizzare con una
seconda lingua, in situazioni naturali, di dialogo, di vita
quotidiana, diventando progressivamente consapevoli di suoni,
tonalità, significati diversi.
Traguardi per lo sviluppo della competenza
Il bambino usa la lingua italiana, arricchisce e precisa il proprio
lessico, comprende parole e discorsi, fa ipotesi sui significati.
Sa esprimere e comunicare agli altri emozioni, sentimenti,
argomentazioni attraverso il linguaggio verbale che utilizza in
differenti situazioni comunicative.
147
Sperimenta rime, filastrocche, drammatizzazioni; inventa
nuove parole, cerca somiglianze e analogie tra i suoni e i
significati.
Ascolta e comprende narrazioni, racconta e inventa storie,
chiede e offre spiegazioni, usa il linguaggio per progettare
attività e per definirne regole.
Ragiona sulla lingua, scopre la presenza di lingue diverse,
riconosce e sperimenta la pluralità dei linguaggi,
si misura con la creatività e la fantasia.
Si avvicina alla lingua scritta, esplora e sperimenta prime forme
di comunicazione attraverso la scrittura, incontrando anche le
tecnologie digitali e i nuovi media.
La conoscenza del mondo
I bambini esplorano continuamente la realtà e imparano a
riflettere sulle proprie esperienze descrivendole,
rappresentandole, riorganizzandole con diversi criteri. Pongono
così le basi per la successiva elaborazione di concetti scientifici
e matematici che verranno proposti nella scuola primaria.
La curiosità e le domande sui fenomeni naturali, su se stessi e
sugli organismi viventi e su storie, fiabe e giochi tradizionali
con riferimenti matematici, possono cominciare a trovare
risposte guardando sempre meglio i fatti del mondo, cercando
di capire come e quando succedono, intervenendo per cambiarli
e sperimentando gli effetti dei cambiamenti. Si avviano così le
prime attività di ricerca che danno talvolta risultati
imprevedibili, ma che costruiscono nel bambino la necessaria
fiducia nelle proprie capacità di capire e di trovare spiegazioni.
Esplorando oggetti, materiali e simboli, osservando la vita di
piante ed animali, i bambini elaborano idee personali da
confrontare con quelle dei compagni e degli insegnanti.
Imparano a fare domande, a dare e a chiedere spiegazioni, a
lasciarsi convincere dai i punti di vista degli altri, a non
scoraggiarsi se le loro idee non risultano appropriate. Possono
quindi avviarsi verso un percorso di conoscenza più strutturato,
in cui esploreranno le potenzialità del linguaggio per esprimersi
e l’uso di simboli per rappresentare significati.
Oggetti, fenomeni, viventi
I bambini elaborano la prima “organizzazione fisica” del
mondo esterno attraverso attività concrete che portano la loro
attenzione sui diversi aspetti della realtà, sulle caratteristiche
della luce e delle ombre, sugli effetti del calore. Osservando il
proprio movimento e quello degli oggetti, ne colgono la durata
e la velocità, imparano a organizzarli nello spazio e nel tempo e
sviluppano una prima idea di contemporaneità.
Toccando, smontando, costruendo e ricostruendo, affinando i
propri gesti, i bambini individuano qualità e proprietà degli
oggetti e dei materiali, ne immaginano la struttura e sanno
assemblarli in varie costruzioni;
148
riconoscono e danno un nome alle proprietà individuate, si
accorgono delle loro eventuali trasformazioni.
Cercano di capire come sono fatti e come funzionano macchine
e meccanismi che fanno parte della loro esperienza,
cercando di capire anche quello che non si vede direttamente: le
stesse trasformazioni della materia possono essere intuite in
base a elementari modelli di strutture “invisibili”.
Il proprio corpo è sempre oggetto di interesse, soprattutto per
quanto riguarda i processi nascosti, e la curiosità dei bambini
permette di avviare le prime interpretazioni sulla sua struttura e
sul suo funzionamento.
Gli organismi animali e vegetali, osservati nei loro ambienti o
in microambienti artificiali, possono suggerire un “modello di
vivente” per capire i processi più elementari e la varietà dei
modi di vivere. Si può così portare l’attenzione dei bambini sui
cambiamenti insensibili o vistosi che avvengono nel loro corpo,
in quello degli animali e delle piante e verso le continue
trasformazioni dell’ambiente naturale.
Numero e spazio
La familiarità con i numeri può nascere a partire da quelli che si
usano nella vita di ogni giorno; poi, ragionando sulle quantità e
sulla numerosità di oggetti diversi, i bambini costruiscono le
prime fondamentali competenze sul contare oggetti o eventi,
accompagnandole con i gesti dell’indicare, del togliere e
dell’aggiungere. Si avviano così alla conoscenza del numero e
della struttura delle prime operazioni, suddividono in parti i
materiali e realizzano elementari attività di misura.
Gradualmente, avviando i primi processi di astrazione,
imparano a rappresentare con simboli semplici i risultati delle
loro esperienze.
Muovendosi nello spazio, i bambini scelgono ed eseguono i
percorsi più idonei per raggiungere una meta prefissata
scoprendo concetti geometrici come quelli di direzione e di
angolo. Sanno descrivere le forme di oggetti tridimensionali,
riconoscendo le forme geometriche e individuandone le
proprietà (ad esempio, riconoscendo nel “quadrato” una
proprietà dell’oggetto e non l’oggetto stesso).
Operano e giocano con materiali strutturati, costruzioni, giochi
da tavolo di vario tipo.
Traguardi per lo sviluppo della competenza
Il bambino raggruppa e ordina oggetti e materiali secondo
criteri diversi, ne identifica alcune proprietà, confronta e valuta
quantità; utilizza simboli per registrarle; esegue misurazioni
usando strumenti alla sua portata.
Sa collocare le azioni quotidiane nel tempo della giornata e
della settimana.
Riferisce correttamente eventi del passato recente; sa dire cosa
potrà succedere in un futuro immediato
e prossimo.
149
Osserva con attenzione il suo corpo, gli organismi viventi e i
loro ambienti, i fenomeni naturali, accorgendosi dei loro
cambiamenti.
Si interessa a macchine e strumenti tecnologici, sa scoprirne le
funzioni e i possibili usi.
Ha familiarità sia con le strategie del contare e dell’operare con
i numeri sia con quelle necessarie per eseguire le prime
misurazioni di lunghezze, pesi, e altre quantità.
Individua le posizioni di oggetti e persone nello spazio, usando
termini come avanti / dietro, sopra / sotto, destra / sinistra, ecc;
segue correttamente un percorso sulla base di indicazioni
verbali.
Educazione motoria.
– morfologico - funzionale;
– intellettivo - cognitiva;
- affettivo - morale;
- sociale.
150
- consolidare e affinare, a livello concreto, gli schemi motori
statici e dinamici indispensabili al controllo del corpo e
all'organizzazione dei movimenti;
Obiettivi e contenuti.
C. organizzazione spazio-temporale
Indicazioni didattiche.
Il corpo e il movimento
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