PAPIRI FILOSOFICI
MISCELLANEA DI STUDI
VI
FIRENZE
L E O S. O L S C H K I E D I T O R E
MMXI
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WaLter Cavini
1 ]ει̣̣[ ]ονεν ̣ ̣α ̣ ̣[
] ̣ ̣ ̣ ̣[ ] ̣ ̣ ως τα ̣ ̣ ̣ ̣[
προς τ̣ι̣η[ ] ̣ [ ε]ναντιαν ̣ ̣ ̣[
ωσπερ η[ ] ̣ [ ̣ ̣ ]εξις η ως ̣ ̣ ̣[ κατ-
5 κα]ταφασις [και] αποφασις— αφ[ αποφα-
] ̣ κ ̣ [ ]α ̣ ασ ̣ ̣ ̣ ιτ ̣ — σι̣ς[
]οτη̣τ[ ] ̣ ̣ [ ] ̣ ει εν[
] ̣ ̣ ̣ο ̣[ ]ντο ] ̣[
]ξ[ ]ειως— ] ̣[
10 ] ̣[ ] ̣[ ] ̣[
]δ ̣ ̣ ̣ ̣ [
1
Le abbreviazioni dei nomi degli autori greci e dei titoli delle loro opere sono
quelle del LSJ.
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WaLter Cavini
]ως δε ̣ [
α]ποφασις οις [
] ου καθηται·[
15 ] ̣ ̣ ̣ κα ̣ ̣ οσ ̣ αντικε[ι
] ̣ ̣ ερ εστι των̣ α̣
]νων λεγεται πο
] ̣ αλλως προς αυτα
]δ̣ ̣ πλα[ ]ν ̣ ουη ̣
20 ]ε οσα υ ̣ ̣ ω[ ]̣ ̣ ̣
]ειανδιπ[
]ης τη μηδε ξ[
] ̣[
2
Salvo indicazione contraria, le traduzioni dal greco sono mie.
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di T2. Powell, inoltre, citando T2, sembra non essersi reso conto che
il passo aristotelico non contiene soltanto una definizione di affer-
mazione e negazione, ma anche quella, alla clausola (e), di contrad-
dizione intesa come coppia formata da un’affermazione e una nega-
zione opposte (ἀντικείμεναι), cioè che affermano e negano la stessa
cosa della stessa cosa: così gli enunciati ‘Socrate è seduto’ e ‘Platone
non è seduto’ sono rispettivamente un’affermazione e una negazione,
ma non sono una coppia contraddittoria,3 mentre gli enunciati ‘So-
crate è seduto’ e ‘Socrate non è seduto’,4 affermando e negando lo
stesso predicato (‘è seduto’) dello stesso soggetto (‘Socrate’), sono
un’affermazione e negazione opposte, cioè formano una coppia con-
traddittoria. resta pertanto aperta la possibilità che in T1 i termini
κατάφασις e ἀπόφασις si riferiscano o alla definizione di afferma-
zione e negazione in quanto enunciati dichiarativi (ἀποφάνσεις) o
alla definizione di contraddizione in quanto coppia di enunciati di-
chiarativi opposti (ἀντίφασις), cioè un’affermazione e una negazione
contraddittorie. in ogni caso non si vede come Powell potesse con-
ciliare la sua attribuzione del papiro a un trattato di retorica con la
tesi che i frammenti di testo in esso contenuti facessero parte di una
definizione dei termini ἀπόφασις e κατάφασις sulla linea di quella
datane da aristotele in Int. 6, dal momento che il De interpretatione
di aristotele non è certo un trattato di retorica e Powell stesso con-
trapponeva la definizione aristotelica al significato che il termine
ἀπόφασις assume nell’unico retore da lui citato, cioè ermogene di
tarso (ii-iiip), che nel § 37 del Περὶ μεθόδου δεινότητος ne tratta a
proposito della litote, considerando cioè l’ ἀπόφασις o come una va-
riante sinonimica della κατάφασις (οὐκ ἀφανὴς ἦν ≈ φανερὸς ἦν),
oppure come una sua mitigazione o un suo rafforzamento.
recensendo nel 1937 su «Gnomon» l’edizione a cura di Powell
dei Rendel Harris Papyri,5 Bruno Snell contestava in particolare
l’attribuzione di PHarris i 2 a un trattato di retorica, richiaman-
3
Cfr. ammon. In Int. 59.17-18 Busse; anon. In SE 13.26-27 Hayduck.
4
Cfr. alex.aphr. In Metaph. 456.33-35 Hayduck; ammon. in Cat. 97.13-15, 100.19
Busse, In Int. 169.14 Busse; Phlp. In Cat. 177.8-12, 185.6-7 Busse; Olymp. In Cat.
137.17-19, 141.9 Busse; elias In Cat. 183.35-36, 184.2-3, 242.4, 245.10-14, 248.12-13
Busse. Lo stock example di coppia contraddittoria, ‘Socrate è seduto’-‘Socrate non è se-
duto’, risale a un passo dei Topici di aristotele (viii 10, 160b25-29), che a sua volta
ha per modello, come vedremo, il celebre esempio di enunciato affermativo vero, ‘tee-
teto è seduto’, del Sofista platonico (263a2), opposto all’enunciato affermativo falso
‘teeteto vola’ (263a9).
5
Cfr. B. SneLL, Gnomon 13 (1937), 577-586: 579.
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6
Cfr. a. Körte, aPF 13 (1939), 113.
7
Cfr. Sph. 257b9, c3, e Cra. 426d1.
8
Cfr. Sph. 263e10-13. il termine φάσις compare anche nelle Definizioni pseudo-
platoniche (413c6) associato a κατάφασις (assente in Platone e di chiara ascendenza ari-
stotelica) nel significato di enunciato negativo. Per la distinzione ‘affermazione’ (φά-
σις) e ‘negazione’ (ἀπόφασις), vedi anche alcidamante ap. D.L. iX 54. il retore alcidamante
di elea in eolide (v-iv a) e Platone sono i primi autori che attestano l’uso di ἀπόφασις
(negazione) come deverbativo di ἀπόφημι (dove il prefisso ἀπό-, come sottolineerà ari-
stotele, ha valore separativo, cfr. T2[a]), rispetto ad ἀπόφασις (dichiarazione) come de-
verbativo di ἀποφαίνω (dove il prefisso ἀπό- ha invece valore intensivo), termine co-
mune negli oratori attici del iva e sinonimo del neologismo aristotelico ἀπόφανσις.
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9
Per la traduzione di κάθηται–οὐ κάθηται con gli «enunciati aperti» ‘x è seduto’-
‘x non è seduto’, vedi infra, 246-247. Per esempi analoghi in aristotele, cfr. Cat. 12,
14b14-18, e Int. 9, 18b1.
10
L’ordine di menzione degli opposti di Cat. 10 coincide con quello di Top. ii 2,
109b17-23, che tuttavia, invece di κατάφασις καὶ ἀπόφασις, ha τὰ κατ’ἀντίφασιν λε-
γόμενα e come esempio di opposti contraddittori εἶναι καὶ μὴ εἶναι (per cui vedi an-
che Ph. vi 9, 240a26-27). invece in Top. ii 8 e in Metaph. i 4, 1055a38-b1, i contrad-
dittori compaiono per primi e i relativi per ultimi. i contraddittori compaiono per primi
anche in Metaph. Δ 10 e i 7, 1057a33-37; per secondi in Metaph. Ι 3, 1054a23-26. Da
notare che in tutti gli elenchi, tranne quello di Cat. 10, l’opposizione di affermazione
e negazione è designata col termine ἀντίφασις (‘contraddizione’, ovvero coppia di enun-
ciati contraddittori), assente nelle Categorie, dove invece si ricorre sempre alla perifrasi
ὅσα ὡς κατάφασις καὶ ἀπόφασις ἀντίκειται (10, 13a37, b34-35). Un caso a parte è rap-
presentato dal topos degli opposti di Top. v 6, in cui si esaminano nell’ordine i con-
trari, i relativi, la privazione e il possesso, e infine non le coppie di enunciati contrad-
dittori (ἀντίφασεις) ma le coppie di termini o predicati non verbali opposti, cioè
rispettivamente affermativi (φάσεις) e negativi (ἀποφάσεις), per esempio ‘animato’ (τὸ
ἔμψυχον) e ‘non animato’ (τὸ οὐκ ἔμψυχον), ‘animale’ (τὸ ζῷον) e ‘non animale’ (τὸ μὴ
ζῷον) (136a5-b2): vedi anche Top. ii 8, 113b15-26, e J. B rUnSCHWiG (éd.), Aristote, to-
piques, Livres V-VIII, Paris, Les Belles Lettres 2007, 180-181 n. 2.
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WaLter Cavini
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del valore assegnato alla variabile.11 Come tali coincidono con pre-
dicati a un posto (l’uno affermativo, l’altro negativo) e questo spiega
fra l’altro perché tra le varie formulazioni aristoteliche del princi-
pio di non contraddizione (PnC) vi sia anche quella secondo cui
«l’affermazione (φάσις) e la negazione (ἀπόφασις) opposte non ap-
partengono insieme alla stessa cosa» (APr. i 46, 51b20-22), dove
«affermazione» e «negazione» opposte sono chiaramente da inten-
dersi non come enunciati ma come enunciati aperti, cioè come pre-
dicati a un posto.12
11
Gli interpreti recenti si dividono su come tradurre le due occorrenze della cop-
pia κάθηται–οὐ κάθηται di Cat. 10. Per alcuni, come scrive richard Bodéüs, «[c]omme
tels, ces deux verbes ne correspondent pas à des propositions contradictoires, l’une af-
firmative, l’autre négative; l’un exprime seulement, sans connexion, la négation de l’au-
tre» (r. BODéüS (éd.), Aristote, Catégories, Paris, Les Belles Lettres 20022, 143 n. 5,
cfr. anche 145-146 n. 3), e quindi traducono semplicemente, in entrambi i casi, ‘è se-
duto’-‘non è seduto’: così G. COLLi (a cura di), Aristotele, Organon, torino, einaudi
1955 (rist. Milano, adelphi 2003); M. Zanatta (a cura di), Aristotele, Le categorie, Mi-
lano, BUr 1989; BODéüS, cit. altri invece li considerano enunciati aventi come sog-
getto il pronome personale maschile di terza persona singolare e quindi traducono in
entrambi i casi: ‘egli è seduto’-‘egli non è seduto’: così J.L. aCKriLL (ed.), Aristotle’s
Categories and De interpretatione, Oxford, Clarendon Press 1963; J. triCOt (éd.), Aris-
tote, Organon, i: Catégories, ii: De l’interprétation, Paris, vrin 1966; K. OeHLer (Hrsg.),
Aristoteles, Kategorien, Berlin, akademie-verlag 1984; r. GaSKin, Simplicius on the
meaning of sentences: a commentary on in Cat. 396,30-397,28, Phronesis 43 (1998), 42-
62; r. GaSKin (ed.), Simplicius, On aristotle Categories 9-15, London, Duckworth
2000; P. PeLLeGrin et M. CrUBeLLier (éds.), Aristote, Catégories, in M. CrUBeLLier,
C. DaLiMier et P. PeLLeGrin (éds.), Aristote, Catégories / Sur l’interprétation, Paris,
Flammarion 2007, senza tuttavia discutere il problema, per cui non è chiaro se con tali
espressioni intendano degli enunciati aperti. altri infine traducono diversamente le due
occorrenze, senza darne una motivazione: così H.G. aPOStLe (ed.), Aristotle’s Cate-
gories and Propositions (De interpretatione), Grinnell, iowa, the Peripatetic Press
1980, in cui abbiamo ‘egli siede’-‘egli non siede’ a 11b23, ma ‘l’uomo siede’-‘l’uomo
non siede’ a 12b14, e F. iLDeFOnSe et J. LaLLOt (éds.), Aristote, Catégories, Paris, Seuil
2002, in cui la coppia è tradotta ‘è seduto’-‘non è seduto’ a 11b23 e ‘egli è seduto’-‘egli
non è seduto’ a 12b14. in ogni caso, è evidente che κάθηται–οὐ κάθηται di Cat. 10 non
possono essere considerati semplicemente come una coppia di verbi nel senso di Int.
3, in particolare οὐ κάθηται non può essere inteso come un «verbo indefinito» (ἀόριστον
ῥῆμα). Per un esempio nelle Categorie di enunciato aperto aristotelico col pronome in-
definito τις come soggetto, cfr. 5, 4a24-25 e 37 (τὸ καθῆσθαί τινα), e, a 10, 12b14-15
(ma 15-16 Minio-Paluello), la lezione τὸ καθῆσθαί τινα πρὸς τὸ μὴ καθῆσθαι di n, che
richard Gaskin congettura sia corretta (GaSKin, Simplicius, cit., 45 n. 6, contra p. 44,
dove invece è accolto il testo di Minio-Paluello; GaSKin, Simpl. On arist. Cat., cit.,
223 n. 734), contro Bekker, Waitz e Colli, che accolgono la lezione τὸ καθῆσθαι τῷ μὴ
καθῆσθαι degli altri codici, e Minio-Paluello, che dà per congettura τὸ καθῆσθαι-μὴ
καθῆσθαι.
12
Per le due formulazioni aristoteliche, predicativa ed enunciativa, del PnC, cfr.
in particolare W. Cavini, Principia Contradictionis. Sui principi aristotelici della con-
traddizione (§§ 1-3), antiqvorvm Philosophia 1 (2007), 123-170: 132.
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Col. i
13
Contro la lettura suggerita da Bruno Snell: πρὸς γ̣ν̣ώ̣μ̣[ην (?) ἐ]ναντίαν ὥσπερ ἡ
δ̣ι̣ά̣[λ]εξις ἢ ὡς [κα]τάφασις [καὶ] ἀπόφασις (SneLL, cit., 579).
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Col. ii
1 κ̣α̣κ̣ο̣ῦ [ λέγεται ἀγαθόν, 11b36
ἀ̣λ̣λ̣’ ἐ̣[ναντίον, οὔτε τὸ
λ̣ε̣υ̣[κὸν τοῦ μέλανος
λ̣ε̣υ̣[κὸν, ἀλλ’ ἐναντίον. ὥστε δι-
5 αφ[έρουσιν αὗται αἱ ἀντιθέ-
σ̣⟨ε⟩ις [ἀλλήλων ὅσα δὲ τῶν
ἐν[αντίων τοιαῦτά ἐστιν ὥστε 11b38
].[
].[
14
Cfr. CPF i.1*, pp. 256-261.
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15
Cfr. P. MOraUX, L’aristotelismo presso i Greci, vol. i: La rinascita dell’aristote-
lismo nel I secolo a.C. [1973], trad. di S. tognoli, pref. di G. reale, introd. di t.a. Szle-
zák, revisione e indici di v. Cicero, Milano, vita e Pensiero 2000, vol. i, 107; BODéüS
2002, pp. XXv-XXvi. Una testimonianza antica (i sec. a.C.) della logica aristotelica
dell’affermazione e negazione opposte è ora offerta dal P.Daris inv. 134, per cui cfr.
supra, pp. 217-218.
16
Questo testo è stato discusso in occasione del Seminario «testi antichi di logica
e nuove interpretazioni», tenuto alla Scuola normale Superiore nel marzo 2009. Devo
un ringraziamento particolare a Maria Serena Funghi, senza la cui expertise papirolo-
gica non avrei potuto concludere questo lavoro. ringrazio anche Francesco ademollo
e David Sedley per alcune utili congetture e, come sempre, Carlotta Capuccino per aver
riletto con attenzione implacabile una prima stesura del saggio, salvandomi da un er-
rore grossolano.
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