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WALTER CAVINI

UN NUOVO PAPIRO DELLE «CATEGORIE»


Estratto dal volume: P.Harris I 2 e Arist. Cat. 10
STUDI E TESTI
PER IL CORPUS DEI PAPIRI
FILOSOFICI GRECI E LATINI
16

PAPIRI FILOSOFICI
MISCELLANEA DI STUDI

VI

FIRENZE
L E O S. O L S C H K I E D I T O R E
MMXI
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WaLter Cavini

Un nUOvO PaPirO DeLLe «CateGOrie»


P.Harris i 2 e arist. Cat. 101

Quando nel 1936 enoch Powell pubblicò P.Harris i 2 in The


Rendel Harris Papyri of Woodbroke College di Birmingham, ritenne
evidente che i frammenti di testo contenuti nelle due colonne su-
perstiti derivassero da un trattato di retorica («evidently from a
treatise on rhetoric») e li considerò parte di una definizione dei ter-
mini ἀπόφασις e κατάφασις, suggerendo come modello quella da-
tane da aristotele in Int. 6, 17a25-37. vale la pena riportare, in
primo luogo, sia la lettura che Powell dava delle due colonne del
papiro, sia il passo aristotelico citato integralmente in fondo al suo
lavoro «for the sake of illustration»:

T1 PHarris i 2 (Powell 1936)


Col. i Col. ii

1 ]ει̣̣[ ]ονεν ̣ ̣α ̣ ̣[
] ̣ ̣ ̣ ̣[ ] ̣ ̣ ως τα ̣ ̣ ̣ ̣[
προς τ̣ι̣η[ ] ̣ [ ε]ναντιαν ̣ ̣ ̣[
ωσπερ η[ ] ̣ [ ̣ ̣ ]εξις η ως ̣ ̣ ̣[ κατ-
5 κα]ταφασις [και] αποφασις— αφ[ αποφα-
] ̣ κ ̣ [ ]α ̣ ασ ̣ ̣ ̣ ιτ ̣ — σι̣ς[
]οτη̣τ[ ] ̣ ̣ [ ] ̣ ει εν[
] ̣ ̣ ̣ο ̣[ ]ντο ] ̣[
]ξ[ ]ειως— ] ̣[
10 ] ̣[ ] ̣[ ] ̣[
]δ ̣ ̣ ̣ ̣ [

1
Le abbreviazioni dei nomi degli autori greci e dei titoli delle loro opere sono
quelle del LSJ.

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]ως δε ̣ [
α]ποφασις οις [
] ου καθηται·[
15 ] ̣ ̣ ̣ κα ̣ ̣ οσ ̣ αντικε[ι
] ̣ ̣ ερ εστι των̣ α̣
]νων λεγεται πο
] ̣ αλλως προς αυτα
]δ̣ ̣ πλα[ ]ν ̣ ουη ̣
20 ]ε οσα υ ̣ ̣ ω[ ]̣ ̣ ̣
]ειανδιπ[
]ης τη μηδε ξ[
] ̣[

T2 arist. Int. 6, 17a25-37


(a) κατάϕασις δέ ἐστιν ἀπόϕανσις τινὸς κατὰ τινός, ἀπόϕασις δέ ἐστιν ἀπόϕανσις
τινὸς ἀπὸ τινός. (b) ἐπεὶ δὲ ἔστι καὶ τὸ ὑπάρχον ἀποϕαίνεσθαι ὡς μὴ ὑπάρχον
καὶ τὸ μὴ ὑπάρχον ὡς ὑπάρχον καὶ τὸ ὑπάρχον ὡς ὑπάρχον καὶ τὸ μὴ ὑπάρχον
ὡς μὴ ὑπάρχον, καὶ περὶ τοὺς ἐκτὸς δὲ τοῦ νῦν χρόνους ὡσαύτως, (c) ἅπαν ἂν
ἐνδέχοιτο καὶ ὃ κατέϕησέ τις ἀποϕῆσαι καὶ ὃ ἀπέϕησε καταϕῆσαι· (d) ὥστε
δῆλον ὅτι πάσῃ καταϕάσει ἐστὶν ἀπόϕασις ἀντικειμένη καὶ πάσῃ ἀποϕάσει
κατάϕασις. (e) καὶ ἔστω ἀντίϕασις τοῦτο, κατάϕασις καὶ ἀπόϕασις αἱ ἀντι-
κείμεναι· (f) λέγω δὲ ἀντικεῖσθαι τὴν τοῦ αὐτοῦ κατὰ τοῦ αὐτοῦ, — (g) μὴ
ὁμωνύμως δέ, καὶ ὅσα ἄλλα τῶν τοιούτων προσδιοριζόμεθα πρὸς τὰς σοϕιστικὰς
ἐνοχλήσεις. 

(a) L’affermazione è una dichiarazione che attribuisce qualcosa a qualcosa, la
negazione è una dichiarazione che separa qualcosa da qualcosa. (b) Poiché è
possibile dichiarare sia di ciò che è così che non è così, sia di ciò che non è
così che è così, sia di ciò che è così che è così, sia di ciò che non è così che
non è così, e parimenti per i tempi diversi dal presente, (c) si potrà tanto ne-
gare tutto ciò che uno ha affermato quanto affermare tutto ciò che uno ha ne-
gato; (d) di conseguenza è chiaro che a ogni affermazione è opposta una ne-
gazione e a ogni negazione un’affermazione. (e) e sia questo la contraddizione:
un’affermazione e una negazione opposte. (f) Per ‘essere opposte’ intendo che
affermano e negano la stessa cosa della stessa cosa – (g) ma senza omonimia
e con tutte le altre precisazioni del genere nei confronti delle capziosità sofi-
stiche.2

T1 reca chiaramente traccia, ai righi 4-5 delle due colonne e al


rigo 13 della col. i, dei termini κατάφασις e ἀπόφασις, ma nulla fa
pensare che il testo del papiro contenesse una definizione di affer-
mazione e negazione analoga a quella che si legge nella clausola (a)

2
Salvo indicazione contraria, le traduzioni dal greco sono mie.

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di T2. Powell, inoltre, citando T2, sembra non essersi reso conto che
il passo aristotelico non contiene soltanto una definizione di affer-
mazione e negazione, ma anche quella, alla clausola (e), di contrad-
dizione intesa come coppia formata da un’affermazione e una nega-
zione opposte (ἀντικείμεναι), cioè che affermano e negano la stessa
cosa della stessa cosa: così gli enunciati ‘Socrate è seduto’ e ‘Platone
non è seduto’ sono rispettivamente un’affermazione e una negazione,
ma non sono una coppia contraddittoria,3 mentre gli enunciati ‘So-
crate è seduto’ e ‘Socrate non è seduto’,4 affermando e negando lo
stesso predicato (‘è seduto’) dello stesso soggetto (‘Socrate’), sono
un’affermazione e negazione opposte, cioè formano una coppia con-
traddittoria. resta pertanto aperta la possibilità che in T1 i termini
κατάφασις e ἀπόφασις si riferiscano o alla definizione di afferma-
zione e negazione in quanto enunciati dichiarativi (ἀποφάνσεις) o
alla definizione di contraddizione in quanto coppia di enunciati di-
chiarativi opposti (ἀντίφασις), cioè un’affermazione e una negazione
contraddittorie. in ogni caso non si vede come Powell potesse con-
ciliare la sua attribuzione del papiro a un trattato di retorica con la
tesi che i frammenti di testo in esso contenuti facessero parte di una
definizione dei termini ἀπόφασις e κατάφασις sulla linea di quella
datane da aristotele in Int. 6, dal momento che il De interpretatione
di aristotele non è certo un trattato di retorica e Powell stesso con-
trapponeva la definizione aristotelica al significato che il termine
ἀπόφασις assume nell’unico retore da lui citato, cioè ermogene di
tarso (ii-iiip), che nel § 37 del Περὶ μεθόδου δεινότητος ne tratta a
proposito della litote, considerando cioè l’ ἀπόφασις o come una va-
riante sinonimica della κατάφασις (οὐκ ἀφανὴς ἦν ≈ φανερὸς ἦν),
oppure come una sua mitigazione o un suo rafforzamento.
recensendo nel 1937 su «Gnomon» l’edizione a cura di Powell
dei Rendel Harris Papyri,5 Bruno Snell contestava in particolare
l’attribuzione di PHarris i 2 a un trattato di retorica, richiaman-

3
Cfr. ammon. In Int. 59.17-18 Busse; anon. In SE 13.26-27 Hayduck.
4
Cfr. alex.aphr. In Metaph. 456.33-35 Hayduck; ammon. in Cat. 97.13-15, 100.19
Busse, In Int. 169.14 Busse; Phlp. In Cat. 177.8-12, 185.6-7 Busse; Olymp. In Cat.
137.17-19, 141.9 Busse; elias In Cat. 183.35-36, 184.2-3, 242.4, 245.10-14, 248.12-13
Busse. Lo stock example di coppia contraddittoria, ‘Socrate è seduto’-‘Socrate non è se-
duto’, risale a un passo dei Topici di aristotele (viii 10, 160b25-29), che a sua volta
ha per modello, come vedremo, il celebre esempio di enunciato affermativo vero, ‘tee-
teto è seduto’, del Sofista platonico (263a2), opposto all’enunciato affermativo falso
‘teeteto vola’ (263a9).
5
Cfr. B. SneLL, Gnomon 13 (1937), 577-586: 579.

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dosi all’osservazione di ernst Kapp secondo cui l’ οὐ κάθηται che


si legge al rigo 14 della col. i è un esempio di ἀπόφασις comune
nella logica antica a partire dal Sofista di Platone, ciò che farebbe
pensare piuttosto a uno scritto logico che a uno scritto retorico.
L’osservazione di Kapp, condivisa in seguito anche da alfred Körte,6
muove senz’altro, come vedremo, nella giusta direzione, ma sono
indispensabili al riguardo alcune precisazioni e correzioni. in primo
luogo, l’espressione οὐ κάθηται non è un esempio di negazione, se
per ‘negazione’ si intende un enunciato negativo (λόγος ἀποφατι-
κός), dal momento che οὐ κάθηται non è un enunciato ma un pre-
dicato verbale negativo. in secondo luogo, anche se οὐ κάθηται
sottintendesse un soggetto e quindi stesse per un enunciato nega-
tivo, per es. ‘<Σωκράτης> οὐ κάθηται’, si tratterebbe di una nega-
zione per la logica aristotelica, ma non per la logica stoica, per la
quale invece la negazione di frase non è interna o predicativa, ma
esterna o enunciativa, per es. ‘οὐχὶ Σωκράτης κάθηται’. infine,
quanto al riferimento al Sofista platonico, il dialogo non contiene
esempi di enunciati negativi, ma solo di enunciati affermativi sem-
plici (‘L’uomo impara’, 262c9), sia veri (‘teeteto è seduto’, 263a2)
sia falsi (‘teeteto vola’, 263a9): Platone usa bensì il termine ἀπόφασις
sia nel senso della particella di negazione, oggettiva (οὔ) o
soggettiva (μή), 7 sia in quello dell’enunciato negativo distinto
dall’enunciato affermativo (φάσις), 8 ma considera evidentemente
primario l’enunciato affermativo e non tratta della negazione cor-
rispondente.
vi è tuttavia un testo celebre della logica antica in cui κάθηται
e οὐ κάθηται compaiono come esempi rispettivamente di κατάφασις
(affermazione) e ἀπόφασις (negazione) opposte. il testo in questione
è l’inizio del cap. 10 delle Categorie di aristotele, dove si elencano
i quattro modi in cui una cosa si dice opposta a un’altra:

6
Cfr. a. Körte, aPF 13 (1939), 113.
7
Cfr. Sph. 257b9, c3, e Cra. 426d1.
8
Cfr. Sph. 263e10-13. il termine φάσις compare anche nelle Definizioni pseudo-
platoniche (413c6) associato a κατάφασις (assente in Platone e di chiara ascendenza ari-
stotelica) nel significato di enunciato negativo. Per la distinzione ‘affermazione’ (φά-
σις) e ‘negazione’ (ἀπόφασις), vedi anche alcidamante ap. D.L. iX 54. il retore alcidamante
di elea in eolide (v-iv a) e Platone sono i primi autori che attestano l’uso di ἀπόφασις
(negazione) come deverbativo di ἀπόφημι (dove il prefisso ἀπό-, come sottolineerà ari-
stotele, ha valore separativo, cfr. T2[a]), rispetto ad ἀπόφασις (dichiarazione) come de-
verbativo di ἀποφαίνω (dove il prefisso ἀπό- ha invece valore intensivo), termine co-
mune negli oratori attici del iva e sinonimo del neologismo aristotelico ἀπόφανσις.

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T3 arist. Cat. 10, 11b17-23


Λέγεται δὲ ἕτερον ἑτέρῳ ἀντικεῖσθαι τετραχῶς, ἢ ὡς τὰ πρός τι, ἢ ὡς τὰ ἐναντία,
ἢ ὡς στέρησις καὶ ἕξις, ἢ ὡς κατάϕασις καὶ ἀπόϕασις. ἀντίκειται δὲ ἕκαστον
τῶν τοιούτων, ὡς τύπῳ εἰπεῖν, ὡς μὲν τὰ πρός τι οἷον τὸ διπλάσιον τῷ ἡμίσει,
ὡς δὲ τὰ ἐναντία οἷον τὸ κακὸν τῷ ἀγαθῷ, ὡς δὲ κατὰ στέρησιν καὶ ἕξιν οἷον
τυϕλότης καὶ ὄψις, ὡς δὲ κατάϕασις καὶ ἀπόϕασις οἷον κάθηται–οὐ κάθηται.
Una cosa si dice opposta a un’altra in quattro modi: o come i relativi, o come
i contrari, o come la privazione e il possesso, o come l’affermazione e la ne-
gazione. Ciascuna di tali cose è opposta, per dirla in breve, come i relativi,
per esempio il doppio alla metà, come i contrari, per esempio il male al bene,
come secondo la privazione e il possesso, per esempio cecità e vista, come l’af-
fermazione e la negazione, per esempio ‘x è seduto’-‘x non è seduto’.9

La quadripartizione degli opposti di T3 è quella canonica in ari-


stotele e si ritrova anche altrove nel corpus aristotelicum sia secondo
l’ordine di Cat. 10 sia secondo un ordine diverso.10 Ciò che colpi-
sce in quella di Cat. 10 è proprio l’esempio scelto da aristotele per
il modo in cui si oppongono l’affermazione e la negazione: non una
coppia di enunciati contraddittori ma un predicato verbale e la sua
negazione. Già i commentatori greci di aristotele, in particolare
Olimpiodoro e Simplicio, si chiedevano il perché di tale scelta, che
sembrava contraddire il significato che i termini κατάφασις e ἀπόφασις
avevano normalmente in aristotele. Secondo Olimpiodoro (In Cat.
137.11-21 Busse), siccome un’affermazione e una negazione oppo-

9
Per la traduzione di κάθηται–οὐ κάθηται con gli «enunciati aperti» ‘x è seduto’-
‘x non è seduto’, vedi infra, 246-247. Per esempi analoghi in aristotele, cfr. Cat. 12,
14b14-18, e Int. 9, 18b1.
10
L’ordine di menzione degli opposti di Cat. 10 coincide con quello di Top. ii 2,
109b17-23, che tuttavia, invece di κατάφασις καὶ ἀπόφασις, ha τὰ κατ’ἀντίφασιν λε-
γόμενα e come esempio di opposti contraddittori εἶναι καὶ μὴ εἶναι (per cui vedi an-
che Ph. vi 9, 240a26-27). invece in Top. ii 8 e in Metaph. i 4, 1055a38-b1, i contrad-
dittori compaiono per primi e i relativi per ultimi. i contraddittori compaiono per primi
anche in Metaph. Δ 10 e i 7, 1057a33-37; per secondi in Metaph. Ι 3, 1054a23-26. Da
notare che in tutti gli elenchi, tranne quello di Cat. 10, l’opposizione di affermazione
e negazione è designata col termine ἀντίφασις (‘contraddizione’, ovvero coppia di enun-
ciati contraddittori), assente nelle Categorie, dove invece si ricorre sempre alla perifrasi
ὅσα ὡς κατάφασις καὶ ἀπόφασις ἀντίκειται (10, 13a37, b34-35). Un caso a parte è rap-
presentato dal topos degli opposti di Top. v 6, in cui si esaminano nell’ordine i con-
trari, i relativi, la privazione e il possesso, e infine non le coppie di enunciati contrad-
dittori (ἀντίφασεις) ma le coppie di termini o predicati non verbali opposti, cioè
rispettivamente affermativi (φάσεις) e negativi (ἀποφάσεις), per esempio ‘animato’ (τὸ
ἔμψυχον) e ‘non animato’ (τὸ οὐκ ἔμψυχον), ‘animale’ (τὸ ζῷον) e ‘non animale’ (τὸ μὴ
ζῷον) (136a5-b2): vedi anche Top. ii 8, 113b15-26, e J. B rUnSCHWiG (éd.), Aristote, to-
piques, Livres V-VIII, Paris, Les Belles Lettres 2007, 180-181 n. 2.

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ste, per esempio ‘Socrate è seduto’ e ‘Socrate non è seduto’, hanno


sempre lo stesso soggetto (‘Socrate’) ma un diverso predicato, af-
fermativo (‘è seduto’) o negativo (‘non è seduto’), e ciò che è pro-
prio dell’affermazione è il predicato affermativo e della negazione
il predicato negativo, aristotele, volendo essere conciso (σύντομος),
avrebbe omesso il soggetto comune ai due enunciati e conservato
solo i due diversi predicati. Lo stesso ripete più o meno anche Sim-
plicio (In Cat. 385.25-29 Kalbfleisch).
Secondo tale interpretazione, dunque, i termini κατάφασις e
ἀπόφασις conserverebbero nel nostro passo il significato, abituale
in aristotele, di enunciati rispettivamente affermativo e negativo, e
l’esempio scelto sarebbe solo una formulazione ellittica di tali enun-
ciati attraverso l’elemento distintivo che li caratterizza, cioè il pre-
dicato. interpretazione che sarebbe confermata da un passo succes-
sivo di Cat. 10:

T4 arist. Cat. 10, 12b5-16


(οὐκ ἔστι δὲ οὐδὲ τὸ ὑπὸ τὴν κατάϕασιν καὶ ἀπόϕασιν κατάϕασις καὶ ἀπόϕα-
σις· ἡ μὲν γὰρ κατάϕασις λόγος ἐστὶ καταϕατικὸς καὶ ἡ ἀπόϕασις λόγος ἀποϕα-
τικός, τῶν δὲ ὑπὸ τὴν κατάϕασιν ἢ ἀπόϕασιν οὐδέν ἐστι λόγος. λέγεται δὲ καὶ
ταῦτα ἀντικεῖσθαι ἀλλήλοις ὡς κατάϕασις καὶ ἀπόϕασις· καὶ γὰρ ἐπὶ τούτων
ὁ τρόπος τῆς ἀντιθέσεως ὁ αὐτός· ὡς γάρ ποτε ἡ κατάϕασις πρὸς τὴν ἀπόϕα-
σιν ἀντίκειται, οἷον τὸ κάθηται-οὐ κάθηται, οὕτω καὶ τὸ ὑϕ’ ἑκάτερον πρᾶγμα
ἀντίκειται, τὸ καθῆσθαι-μὴ καθῆσθαι.)
(neanche ciò che è soggiacente all’affermazione e negazione è un’affermazione
e una negazione: infatti l’affermazione è un enunciato affermativo e la nega-
zione un enunciato negativo, invece nessuna delle cose soggiacenti all’affer-
mazione o negazione è un enunciato. tuttavia anch’esse si dicono opposte le
une alle altre come l’affermazione e la negazione: anche nel loro caso infatti
il modo dell’opposizione è lo stesso, perché come l’affermazione è opposta
alla negazione, per esempio ‘x è seduto’-‘x non è seduto’, così lo è anche l’og-
getto soggiacente a ciascuna di esse, l’essere seduto-il non essere seduto).

in T4 si dice espressamente che l’affermazione e la negazione


sono enunciati (λόγοι) e come esempio di affermazione e negazione
opposte troviamo ancora una volta κάθηται–οὐ κάθηται. Che tipo
di enunciati sono dunque κάθηται–οὐ κάθηται? riprendendo e ag-
giornando il suggerimento di Olimpiodoro, credo si possano inter-
pretare come quelli che nella logica contemporanea si chiamano
«enunciati aperti» o «funzioni proposizionali», cioè come espres-
sioni con variabili libere della forma ‘x è seduto’-‘x non è seduto’,
che non sono né vere né false, ma divengono vere o false a seconda

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del valore assegnato alla variabile.11 Come tali coincidono con pre-
dicati a un posto (l’uno affermativo, l’altro negativo) e questo spiega
fra l’altro perché tra le varie formulazioni aristoteliche del princi-
pio di non contraddizione (PnC) vi sia anche quella secondo cui
«l’affermazione (φάσις) e la negazione (ἀπόφασις) opposte non ap-
partengono insieme alla stessa cosa» (APr. i 46, 51b20-22), dove
«affermazione» e «negazione» opposte sono chiaramente da inten-
dersi non come enunciati ma come enunciati aperti, cioè come pre-
dicati a un posto.12

11
Gli interpreti recenti si dividono su come tradurre le due occorrenze della cop-
pia κάθηται–οὐ κάθηται di Cat. 10. Per alcuni, come scrive richard Bodéüs, «[c]omme
tels, ces deux verbes ne correspondent pas à des propositions contradictoires, l’une af-
firmative, l’autre négative; l’un exprime seulement, sans connexion, la négation de l’au-
tre» (r. BODéüS (éd.), Aristote, Catégories, Paris, Les Belles Lettres 20022, 143 n. 5,
cfr. anche 145-146 n. 3), e quindi traducono semplicemente, in entrambi i casi, ‘è se-
duto’-‘non è seduto’: così G. COLLi (a cura di), Aristotele, Organon, torino, einaudi
1955 (rist. Milano, adelphi 2003); M. Zanatta (a cura di), Aristotele, Le categorie, Mi-
lano, BUr 1989; BODéüS, cit. altri invece li considerano enunciati aventi come sog-
getto il pronome personale maschile di terza persona singolare e quindi traducono in
entrambi i casi: ‘egli è seduto’-‘egli non è seduto’: così J.L. aCKriLL (ed.), Aristotle’s
Categories and De interpretatione, Oxford, Clarendon Press 1963; J. triCOt (éd.), Aris-
tote, Organon, i: Catégories, ii: De l’interprétation, Paris, vrin 1966; K. OeHLer (Hrsg.),
Aristoteles, Kategorien, Berlin, akademie-verlag 1984; r. GaSKin, Simplicius on the
meaning of sentences: a commentary on in Cat. 396,30-397,28, Phronesis 43 (1998), 42-
62; r. GaSKin (ed.), Simplicius, On aristotle Categories 9-15, London, Duckworth
2000; P. PeLLeGrin et M. CrUBeLLier (éds.), Aristote, Catégories, in M. CrUBeLLier,
C. DaLiMier et P. PeLLeGrin (éds.), Aristote, Catégories / Sur l’interprétation, Paris,
Flammarion 2007, senza tuttavia discutere il problema, per cui non è chiaro se con tali
espressioni intendano degli enunciati aperti. altri infine traducono diversamente le due
occorrenze, senza darne una motivazione: così H.G. aPOStLe (ed.), Aristotle’s Cate-
gories and Propositions (De interpretatione), Grinnell, iowa, the Peripatetic Press
1980, in cui abbiamo ‘egli siede’-‘egli non siede’ a 11b23, ma ‘l’uomo siede’-‘l’uomo
non siede’ a 12b14, e F. iLDeFOnSe et J. LaLLOt (éds.), Aristote, Catégories, Paris, Seuil
2002, in cui la coppia è tradotta ‘è seduto’-‘non è seduto’ a 11b23 e ‘egli è seduto’-‘egli
non è seduto’ a 12b14. in ogni caso, è evidente che κάθηται–οὐ κάθηται di Cat. 10 non
possono essere considerati semplicemente come una coppia di verbi nel senso di Int.
3, in particolare οὐ κάθηται non può essere inteso come un «verbo indefinito» (ἀόριστον
ῥῆμα). Per un esempio nelle Categorie di enunciato aperto aristotelico col pronome in-
definito τις come soggetto, cfr. 5, 4a24-25 e 37 (τὸ καθῆσθαί τινα), e, a 10, 12b14-15
(ma 15-16 Minio-Paluello), la lezione τὸ καθῆσθαί τινα πρὸς τὸ μὴ καθῆσθαι di n, che
richard Gaskin congettura sia corretta (GaSKin, Simplicius, cit., 45 n. 6, contra p. 44,
dove invece è accolto il testo di Minio-Paluello; GaSKin, Simpl. On arist. Cat., cit.,
223 n. 734), contro Bekker, Waitz e Colli, che accolgono la lezione τὸ καθῆσθαι τῷ μὴ
καθῆσθαι degli altri codici, e Minio-Paluello, che dà per congettura τὸ καθῆσθαι-μὴ
καθῆσθαι.
12
Per le due formulazioni aristoteliche, predicativa ed enunciativa, del PnC, cfr.
in particolare W. Cavini, Principia Contradictionis. Sui principi aristotelici della con-
traddizione (§§ 1-3), antiqvorvm Philosophia 1 (2007), 123-170: 132.

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ritornando al PHarris i 2 (T1), mi pare evidente la sua affinità


con l’inizio di Cat. 10 (T2): nella col. i compare al rigo 5 la cop-
pia κα]ταφασις [και] αποφασις, al rigo 15 l’esempio di negazione
οὐ κάθηται e al rigo successivo un αντικε[ι facilmente integrabile
in αντικε[ιται, ciò che fa pensare che l’affermazione e negazione di
cui si parla siano, come nel passo delle Categorie, l’affermazione e
negazione opposte (ἀντικείμεναι), cioè κάθηται–οὐ κάθηται. L’ipo-
tesi trova evidente conferma ai righi 2-5, ricostruibili sulla base di
Cat. 10, 11b17-19, in: η ως τα προς τι η [ως τα] εναντια η ως
[σ]τερη[σ]ις [η̣] εξις η ως κα]ταφασις [και] αποφασις.13 resta ora
da vedere se il papiro contenga il testo delle Categorie o una sua
parafrasi. Maria Serena Funghi, dopo un’attenta rilettura delle due
colonne (che purtroppo non ha potuto avvalersi della ispezione au-
toptica), mi suggerisce ora una ricostruzione che confermerebbe la
prima ipotesi (si veda la riproduzione infra, p. 251):

Col. i

1 Λέγεται δὲ] ἕ[τερ]ον ἑ- ̣ 11b17


τέρῳ ἀντικε]ῖ̣σθ[αι] ἢ̣ ὡς τὰ
πρός τι̣ ἢ̣ [ὡ̣ς̣ τὰ] ἐ̣ναντία ἢ̣̣
ὡς [σ]τέρη[σ]ι̣ς [ἢ] ἕξις ἢ ὡς
5 κα]τάφασις [καὶ] ἀπ̣όφασις.
ἀν]τ̣ί̣κ̣ε̣ι̣[ται] δ̣ὲ̣ ἕ̣[κ]αστο̣ν̣ τῶ(ν)
τοιούτων ὡ]ς̣ τ̣ύ̣π̣[ῳ ε]ἰπεῖ(ν)
ὡς μὲν ] τ̣ὰ̣ π̣ρ̣ό̣ς̣ [τι οἷο]ν τὸ
διπλάσιον τῷ ἡμί]σ̣ει ὡς
10 δὲ τὰ ἐναντία οἷον τὸ κακὸ](ν)
τῷ ἀγαθῷ ὡς] δὲ̣ κ̣[ατὰ στέρησιν
καὶ ἕξιν] ὡς δὲ κα[τάφασις
καὶ ἀ]πόφασις οἷο[ν κά-
θηται] οὐ κάθηται· [ὅ]σ̣α̣
15 μ]ὲ̣ν̣ ο̣ὖ̣ν̣ [π]ρ̣ός τ̣[ι] ἀντίκε[ι-
ται αὐτὰ ἅ]π̣ερ ἐστὶ τῶν ἀ[ν-
τικειμέ]νων λέγετ̣[α]ι ἢ ὁ-
πωσοῦ]ν ἄλλως πρὸς αὐτά·

13
Contro la lettura suggerita da Bruno Snell: πρὸς γ̣ν̣ώ̣μ̣[ην (?) ἐ]ναντίαν ὥσπερ ἡ
δ̣ι̣ά̣[λ]εξις ἢ ὡς [κα]τάφασις [καὶ] ἀπόφασις (SneLL, cit., 579).

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Un nUOvO PaPirO DeLLe «CateGOrie»

οἷον τὸ] δι̣πλά[σιο]ν τ̣ο̣ῦ ἡμ̣ί̣-


20 σ]εος αὐτ̣ὸ̣ ὅ̣π̣[ερ ἐστὶ δι- ]
πλάσιον ]λ̣έ̣[γεται καὶ ἡ
ἐ]π̣ιστήμη δὲ τ̣[ῷ ἐπιστητῷ
ὡς τὰ πρός] τ̣[ι ἀντίκειται καὶ
λέγεταί γε] ἡ̣ [ἐπιστήμη 11b28
– – –

Col. ii
1 κ̣α̣κ̣ο̣ῦ [ λέγεται ἀγαθόν, 11b36
ἀ̣λ̣λ̣’ ἐ̣[ναντίον, οὔτε τὸ
λ̣ε̣υ̣[κὸν τοῦ μέλανος
λ̣ε̣υ̣[κὸν, ἀλλ’ ἐναντίον. ὥστε δι-
5 αφ[έρουσιν αὗται αἱ ἀντιθέ-
σ̣⟨ε⟩ις [ἀλλήλων ὅσα δὲ τῶν
ἐν[αντίων τοιαῦτά ἐστιν ὥστε 11b38
].[
].[

La ricostruzione, come precisa Funghi, è problematica in più


punti (soprattutto per quanto riguarda la col. ii, per la quale le sole
letture sicure sono ai rr. 5-7, ma la ricostruzione del testo al r. 6 è
possibile solo postulando l’omissione dell’ epsilon, peraltro facil-
mente spiegabile come grafia itacistica) e i completamenti più alea-
tori sono stati debitamente segnalati col corsivo, ma mi pare evi-
dente che le coincidenze siano numerose e rendano assai probabile
l’ipotesi che il testo del papiro sia quello di Cat. 10, 11b17-28, per
la col. i e possibilmente quello di Cat. 10, 11b36-12a1, per la col.
ii. in questo caso, saremmo di fronte a un testimone del testo delle
Categorie del ii-iii secolo, che presenta, almeno per quanto ri-
guarda la col. i, alcuni casi di omissione rispetto alla nostra tradi-
zione manoscritta: così al rigo 2 manca τετραχῶς (come nelle tre
traduzioni siriache Ρ Ι Γ del vi-viii secolo), al rigo 12 è omesso
οἷον τυφλότης καὶ ὄψις e al rigo 15 ὡς τὰ. il P.Harris i 2 verrebbe
così ad aggiungersi al P.Oxy. 2403 degli inizi del iii secolo14 come
testimone del testo delle Categorie, in particolare dei cosiddetti Post-
praedicamenta, cioè dei capp. 10-15, la cui appartenenza alle Cate-

14
Cfr. CPF i.1*, pp. 256-261.

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12. Cavini_1 11/07/11 15:04 Pagina 250

WaLter Cavini

gorie (e forse anche autenticità) era stata contestata da andronico


di rodi.15
in conclusione, nessuna delle tesi enunciate inizialmente da enoch
Powell si è rivelata sostenibile. il papiro, come già avevano visto
Kapp, Snell e Körte, non contiene un trattato di retorica, ma uno
scritto di logica; non riguarda la definizione di affermazione e ne-
gazione, ma quella di affermazione e negazione opposte; infine, il
testo a cui riferirsi non è il De interpretatione di aristotele, ma le
Categorie, dove l’affermazione e negazione opposte sono definite
per esemplificazione tramite gli enunciati aperti ‘x è seduto’ e ‘x
non è seduto’.16

15
Cfr. P. MOraUX, L’aristotelismo presso i Greci, vol. i: La rinascita dell’aristote-
lismo nel I secolo a.C. [1973], trad. di S. tognoli, pref. di G. reale, introd. di t.a. Szle-
zák, revisione e indici di v. Cicero, Milano, vita e Pensiero 2000, vol. i, 107; BODéüS
2002, pp. XXv-XXvi. Una testimonianza antica (i sec. a.C.) della logica aristotelica
dell’affermazione e negazione opposte è ora offerta dal P.Daris inv. 134, per cui cfr.
supra, pp. 217-218.
16
Questo testo è stato discusso in occasione del Seminario «testi antichi di logica
e nuove interpretazioni», tenuto alla Scuola normale Superiore nel marzo 2009. Devo
un ringraziamento particolare a Maria Serena Funghi, senza la cui expertise papirolo-
gica non avrei potuto concludere questo lavoro. ringrazio anche Francesco ademollo
e David Sedley per alcune utili congetture e, come sempre, Carlotta Capuccino per aver
riletto con attenzione implacabile una prima stesura del saggio, salvandomi da un er-
rore grossolano.

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P.Harris i 2 - © Birmingham University Library

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