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Martin Wolf sul Financial Times, commentando le previsioni del FMI sull'impatto economico della pandemia,

avverte che i politici devono evitare di ritirare troppo presto gli aiuti all'economia, i quali dovranno essere
modulati in diverse fasi  se non si vuole che il costo del mancato aiuto superi di gran lunga il costo degli
stimoli economici che i governi, in queste circostanze, hanno il preciso dovere di assicurare, pena un duro
giudizio della storia. (Quale potrà essere dunque il giudizio sul governo italiano, che coi suoi aiuti insufficienti
e tardivi sta abbandonando il paese a se stesso, nell'attesa di una mitica pioggia di miliardi dalla UE?) 

I governi devono concentrarsi sul costo dell'inerzia, non sul costo del sostegno alle economie

di Martin Wolf,  20 Ottobre 2020

Molti pazienti che hanno superato l'infezione da Covid-19 hanno ancora dei sintomi debilitanti che perdurano
nel tempo. Questo è il "lungo Covid". Ciò che è vero per la salute è probabile che valga anche per
l'economia. È probabile che la pandemia provochi nel mondo non solo una profonda recessione, ma anni di
debolezza. Per affrontare la minaccia di una "lunga Covid economica", i politici devono evitare di ripetere
l'errore di ritirare troppo presto il sostegno all’economia, come avvenuto dopo la crisi finanziaria del 2008.

Questo pericolo è reale, anche se rimane molta incertezza su come si svilupperà la crisi. Non meno
importante, non sappiamo nemmeno quanto tempo ci vorrà per riportare il Covid-19 sotto controllo.

Eppure sappiamo già molte cose sull'impatto economico della pandemia. Sappiamo che ha provocato
un'enorme recessione globale; che i costi economici sono stati maggiori per i giovani, i non qualificati, le
minoranze e le madri lavoratrici; e che ha provocato una grave interruzione dell'istruzione. Sappiamo anche
che "quest'anno quasi 90 milioni di persone potrebbero scendere al di sotto della soglia di reddito di estrema
privazione di 1,90 dollari al giorno", come ha affermato il FMI.

Sappiamo che molte aziende hanno subito gravi danni, poiché la domanda è crollata o perché sono state
bloccate. La seconda ondata della malattia che si sta abbattendo su molte economie peggiorerà la
situazione. Come mostra il Rapporto sulla stabilità finanziaria globale del FMI, la fragilità finanziaria è in
aumento nei settori già fortemente indebitati delle economie ad alto reddito, nonché nei paesi emergenti e in
via di sviluppo.

 Ma sappiamo anche che le cose sarebbero potute andare molto peggio. L'economia mondiale ha
beneficiato del sostegno straordinario delle banche centrali e dei governi. Secondo il Fiscal Monitor dell'FMI,
il sostegno fiscale all'11 settembre 2020 ammonta a "11,7 trilioni di dollari, o quasi il 12 per cento del PIL
globale". Molto di più del sostegno offerto dopo la crisi finanziaria globale.

Sappiamo, tuttavia, che ciò che è già accaduto lascerà profonde cicatrici, che saranno tanto più profonde
quanto più a lungo durerà la pandemia.  Per il 2022-23 il FMI prevede già un forte calo dell'attività
economica rispetto al potenziale, cosa che sicuramente ridurrà molto gli investimenti privati. Non sorprende
che il fondo ora preveda anche, tra il 2019 e il 2025, una crescita del prodotto interno lordo reale pro-capite
significativamente inferiore rispetto a quanto previsto a gennaio.
In una crisi di questa portata, c'è solo un soggetto in grado di agire sia come assicuratore che come
sostenitore della domanda. Sfortunatamente, la capacità dei governi di agire varia enormemente. Ma quelli
con valute accettate a livello globale hanno un enorme spazio di manovra. Lo hanno già usato; dovranno
continuare a farlo.

La politica fiscale deve svolgere un ruolo centrale, poiché essa sola può fornire il necessario sostegno
mirato. I banchieri centrali sono stati chiari su questo. Il Fiscal Monitor divide utilmente il supporto necessario
in tre fasi: lockdown; graduale riapertura; e ripresa post-Covid.

Durante il lockdown, l'onere deve riguardare trasferimenti di denaro, indennità di disoccupazione, sostegni
per il lavoro a tempo ridotto, differimento temporaneo delle tasse e dei contributi previdenziali e liquidità per
le imprese.

Durante la riapertura, il sostegno deve essere più mirato, con incentivi focalizzati al riportare le persone al
lavoro. Si dovrebbero fare piani per maggiori investimenti pubblici. Nel frattempo, il sostegno alle aziende
deve essere focalizzato su quelle con prospettive discrete, ma con controlli sui dividendi e sulla paga dei
dirigenti.

Nel periodo post-Covid, bisognerà riformare i sistemi di protezione sociale che la pandemia ha dimostrato
essere carenti. Nel frattempo, l'attenzione deve spostarsi verso politiche attive del mercato del lavoro e
grandi impulsi agli investimenti pubblici. Ciò, sostiene il Fiscal Monitor, stimolerà fortemente gli investimenti
privati. Saranno necessari anche meccanismi per una ristrutturazione accelerata del debito.

Realizzare tutto questo nel modo giusto, in particolare per quanto riguarda la tempistica incerta e forse non
esattamente così sequenziale tra le varie fasi della malattia, sarà difficile. I responsabili politici devono
essere flessibili, ma non parsimoniosi.

Tutta questa spesa aumenterà sostanzialmente il deficit pubblico e il debito. Si prevede che il disavanzo di
bilancio delle amministrazioni pubbliche mondiali raggiungerà il 12,7% del PIL quest'anno; nelle economie
ad alto reddito raggiungerà il 14,4 per cento. Si prevede che il rapporto globale tra debito delle
amministrazioni pubbliche e PIL salirà dall'83 al 100 per cento del PIL tra il 2019 e il 2022, mentre quello dei
paesi ad alto reddito passerà dal 105 al 126 per c

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