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REPUBBLICA ITALIANA TRIBUNALE DI BARI IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Tribunale, in funzione di Giudice del Lavoro, in composizione monocratica nella persona della dott.ssa Isabella Calia, all’udienza pubblica del giomo 02/11/2020 ha pronunciato la seguente Sentenza dando lettura della motivazione e det dispositivo ai sensi dell’art. 429 c.p.c. nella causa per controversia di lavoro iscritta al n. 13995/2017 del R.G.A.C. promossa da: Crocetta Angelo rappr. e dif. dagli avv.ti Roberto Leoneini e Annarita Caleprico -Ricorrente- Contro AUTOSTRADE PER L’ITALIA S.p.A., in persona del legale rappresentante pro tempore rappr. e dif. dagli avv.ti Maurizio Marazza, Marco Marazza, Domenico De Feo ¢ Luca Calcagnile -Resistente- Fatto e diritto La domanda é fondata e, pertanto, merita accoglimento. 1 ricorrente in epigrafe indicato, premesso di essere stato assunto alle dipendenze della societd convenuta dal 01.07.75, da ultimo con qualifica di impiegato € mansioni di Addetto al monitoraggio impianti presso gli uffici della Direzione VIII Tronco di Bari, inquadrato nel livello B1 del CCNL applicato, ¢ di svolgere la propria prestazione lavorativa in “furni continui e awicendati”, generalmente dalle ore 6.00 alle ore 14.00 (turno n. 2) ovvero dalle 14,00 alle 22.00 (tumo n. 3), ha lamentato di aver subito in pid occasioni, dal 2011 al 2016, Vadibizione a un tumo lavorativo diverso rispetto a quello previsto, nonché molteplici “cambi turno”, senza il riconoscimento della maggiorazione retributiva del 15% prevista dall’art. 9, comma 13, del CCNL applicato. Ha quindi rassegnato le seguenti conclusioni: “) accertare e dichiarare il diritto del ricorrente alla maggiorazione retributiva prevista dall’art. 9, co. 13, CCNL di categoria; 2) per l'effetto condannare Ja societé convenuta, in persona del legale rappresentante pro-tempore, ai sensi della richiamata disciplina contrattuale, al pagamento in favore del ricorrente della somma di Qiao di quell’altra somma maggiore 0 minore che saré reputata di giustizia, oltre rivalutazione monetaria e interessi come per legge”. Costituitasi in giudizio, la controparte ha contestato la fondatezza delle awverse pretese, negando di aver stabilito unilateralmente alcun cambio turno, essendo invece questi rimessi alla scelta volontaria del lavoratore; ha inoltre censurato la carenza di prova in ordine ai fatti costitutivi del diritto ¢ ha eccepito la prescrizione quinquennale del credito azionato, chiedendo dunque il rigetto della domanda. Inutilmente tentata la conciliazione, e ritenuta superflua I’attivita istruttoria, Ja causa é stata rinviata per la decisione. La tesi propugnata da parte attrice si fonda sul disposto dell’art. 9, co. 4, CCNL di categoria, che disciplina Vorario di lavoro del personale adibito a “turni continui e avvicendati’, preyedendo che tale personale lavori per “4 giorni lavorativi consecutivi e riposo al quinto ¢ al sesto (4+2), con prestazione di 8 ore giornaliere, secondo il seguente orario: 22-06; 06-14; 14-22”. 1 ricorrente ha dedotto che, in violazione della menzionata clausola pattizia, nel corso del rapporto di lavoro é stato adibito a un tumo differente rispetto a quelli previsti, in particolare al turno dalle 08.00 alle 16.30 (turno C), ¢ che, pur dovendo essere assegnato, ai sensi del comma 4 cit., a un unico turno di lavoro per quattro giorni consecutivi, ha spesso subito il c.d, “cambio turno”, osservando, nell’ambito dei quattro giomi lavorativi consecutivi, due tumi differenti; ha precisato che, a fronte della variazione e/o cambio unilaterale del turno continuo awvicendato, non ha percepito quanto spettante a titolo di maggiorazione retributiva ai sensi dell’art. 9, co. 13, del CCNL di categoria, che prevede “una maggiorazione retributiva pari al 15% della retribuzione giornaliera di cui all’art, 22, comma I” nelW’ipotesi in cui Vazienda proceda alla variazione c/o cambio del tumo continuo ¢ avvicendato, cioé sia quando il lavoratore venga adibito a un tumo differente da quelli indicati dall’art, 9, co. 4, sia quando, nell’ambito dei quattro giorni lavorativi consecutivi, venga assegnato a pit turni La societa convenuta ha invece sostenuto che il tuo centrale 08,00 ~ 16.30 non é stato “imposto” al dipendente, il quale invece vi avrebbe volontariamente aderito, nell’ambito delle previsioni di cui all’accordo sindacale del 15 aprile 2003, a mezzo del quale la societi e le RSA della Direzione VIII Tronco di Bari intervenivano a definire ¢ migliorare lefficienza ¢ Vorganizzazione del settore Impianti della Direzione VIII Tronco di Bari e, in particolare, del CEM (Centro monitoraggi impianti); ha quindi contrastato le avverse pretese asserendo che lo svolgimento del tuo centrale non costituisce un cambio tumno cosi come previsto € disciplinato dal CCNL, poiché, da un lato, il turno centrale non integra una variazione unilaterale dell’azienda di un precedente tumo programmato , dall’altro, l'esecuzione del tumo dalle ore 8,00 alle ore 16.30 @ rimessa a una scelta volontaria del lavoratore. La resistente ha poi argomentato nel senso che, al di fuori della fattispecie contrattuale delineata dall’art. 9 co. 13 CNL, il tumo del personale potrebbe essere variato, nel corso del mese, anche senza il preavviso di cinque giomi, previa richiesta della societa, a fronte della quale il dipendente sarebbe libero di accettare 0 meno; difetterebbe, quindi, in tali ipotesi, a unilateralita della variazione, con conseguente insussistenza del diritto alla maggiorazione retributiva. Ha infine addebitato al ricorrente la mancata dimostrazione dei cambi turno isposti dalla societa rispetto alla programmazione originaria, Orbene, il riferimento all’Accordo aziendale del 15/04/2003, che, a detta della societd, fonderebbe Passegnazione in via ordinaria al ed. “turno centrale” (08:00/16:30) del personale addetto al CEM (ivi compreso il ricorrente), & in realti erroneo ¢ infondato. Invero, I’Accordo aziendale in parola prevede quanto segue: «Per il personale qualificato (liv. B1) che interviene su tutti i tipi di impianti (polifuanzionali), Vorario di lavoro sara articolato su 2 turni giornalieri secondo Io schema 4/2 (0 3/2 - 3/1) € con orario (06.00/14.00 = 14.00/22.00), per il presidio della tratta ¢ il mantenimento in efficienza degli impianti mentre le ulteriori presenze saranno utilizzate per attivare una squadra a “giornata”, che si occuperé prioritariamente di manutenzioni programmate, con orario 8.00/17.00 lunedi/venerdi senza l'applicazione dell'indennita di cui all'art. 43 Lettera B. Per tale tipo di orario I’Azienda elaboreré un apposito schema. Anche per il srsonale addetto al CEM (liv B1) Vorario di lavoro sara articolato su 2 turni giornalieri (6/14 - 14/22) secondo lo schema 4/2 0 3/2 - 3/1, e le parti, relativamente all’organico, verificheranno la compatibilita della gestione con le necessarie presenze in turno». Dal tenore letterale della pattuizione si evince agevolmente che il personale qualificato addetto al CEM, cui appartiene il ricorrente, deve osservare soltanto due turi lavorativir il turno dalle 06:00 alle 14:00 oppure quello dalle 14:00 alle 22:00. Di contro, nessun turno centrale dalle 08,00 alle 16.30 (0 17.00) & previsto per detto personale, Infatti, la contrattazione di secondo livello, nel limitare I’articolazione oraria del personale qualificato di livello B1 a soli due tui giornalieri (06:00/14:00 - 14:00/22:00), ha espressamente introdotto (anche) il turno centrale (8:00/17:00) solo per quelle «presenze» incaricate dell’attivazione di squadre per la manutenzione degli impianti, ma non anche per gli addetti al CEM. Dungue, lorario di lavoro stabilito per il ricorrente resta articolato su due tumi, dalle ore 6.00 alle ore 14.00 (turno n. 2) ovvero dalle 14.00 alle 22,00 (turno n, 3), Cid chiarito, si osserva che questione decisiva per la risoluzione della controversia ¢ ’inquadramento giuridico dei cd, “cambi tumo” subiti dal dipendente nel periodo di lite, ¢ la loro riconducibilita © meno alla disciplina dell’art. 9, punto 13 del CCNL di categoria. Giova prendere le mosse dall’analisi della. menzionata disposizione, rilevando che per il personale tumista chiamato a svolgere le sue prestazioni in tumi continui ¢ avvicendati — quale, pacificamente, deve ritenersi il ricorrente — il tumo definitivo deve intendersi “quello affisso nella sede di lavoro all'inizio di ciascun mese ... determinato dallo svolgimento teorico del turno, avuto riguardo @ tutti i fatti noti a quel momento che determineranno assenze fra i turnisti”, © che, a fronte della generale organizzazione dell’articolazione oraria fra i vari dipendenti, Nazienda pud “procedere a variazioni del turno giornaliero git programmato ... per un massimo di otto volte anno”, fermo iil rispetto di un preavviso minimo di cinque gioi di calendario per il singolo turnista interessato, € il riconoscimento di una susseguenté maggiorazione, pari al 15% della retribuzione giornaliera (eff. art. 9, punto 13, CCNL in atti). Come accennato, la convenuta assume che, accanto all'ipotesi codificata dal CCNL, facente appunto riferimento a cambi turno obbligatori per il lavoratore, nel concreto atteggiarsi del rapporto lavorativo si sarebbe sviluppata un‘ulteriore casistica di cambio tumo, secondo cui, a causa di improvvise esigenze di servizio, il superiore gerarchico potrebbe chiedere ai lavoratori assegnati al tuo successivo a quello “critico”, la disponibilita a coprirlo, scambiandosi con i colleghi indisponibili e cosi variando, con il consenso dello stesso lavoratore interessato, il tumo gid assegnato con l'originaria pianificazione mensile. Il discrimine fra Vipotesi pattizia ex art. 9, comma 13, subordinata al rigido rispetto di un preavviso e di limiti quantitativi (8 volte in un anno), e quella affermatasi nella prassi aziendale, risiederebbe nell'obbligo per il lavoratore di sottostare alla variazione disposta unilateralmente nel primo caso (tanto che proprio in tale logica si spiegherebbe la maggiorazione oraria per il disagio connesso al mutamento), laddove nel secondo caso il dipendente sarebbe libero di accettarla o meno, risolvendosi dunque il cambio tuo nella ordinaria consacrazione di un accordo bilaterale, sorretto da una concorde manifestazione di volonta del turmista, Proprio a fronte di tali premesse, la convenuta esclude che sia dovuta al dipendente la rivendicata maggiorazione retributiva, riconducendosi il mutamento di orario a una sua incoercibile scelta e quindi, in ultima analisi, alla libera volonta di lavorare in un tumo diverso, desumibile per fatti concludenti. Cid posto, si ritiene non condivisibile la tesi difensiva della datrice di lavoro. Invero, la possibilita di una turnazione mobile del personale, svincolata da qualsiasi predefinizione normativa e contrattuale, ma rimessa di fatto alla contingente disponibilita del singolo dipendente, desta, div per sé, inevitabili perplessiti sulla natura elusiva di una simile pratica; ipotizzare un canale alternativo a quello pattizio, per quanto rimesso alla concorde volonta delle parti, per l'indubbia elasticita ampiezza dei suoi margini applicativi, legati a emergenze di servizio non meglio controllabili, rischia di fatto di vanificare la funzionalita delle clausole collettive ex art. 9 comma 13 CCNL, non dovendosi programmare il cambio turno in anticipo (con preavviso di almeno cinque giorni), né sostenere i conseguenti costi aggiunti 04.04.2016). Non convince, poi, l'argomento secondo cui il cambio, disposto senza preavviso ¢ oltre i limiti quantitativi posti dal CCNL, potrebbe procedere in duplice direzione, sia venendo incontro alle esigenze aziendali, sia ovviando a (in questi termini, Trib. Cassino, sent. n, 350 del esigenze contingenti dello stesso dipendente interessato, sicché nel primo caso il dipendente potrebbe ben riffutarsi, senza incorrere in conseguenze disciplinari, nel secondo caso, in senso speculare, l'azienda sarebbe libera di esaudire o meno la richiesta, senza oneri suppletivi per le parti. Da un lato, l'argomento volto a valorizzare la reciprociti delle esigenze sottese ai cambi turno non é pertinente alla odierna fattispecie, in cui tutte le variazioni sono sorrette da esigenze aziendali; dallaltro lato, non pud tralasciarsi la considerazione che, nella peculiarita del sinallagma del lavoro subordinato, in cui il dipendente integra pur sempre la parte debole del rapporto, mettendo stabilmente a disposizione le proprie energie nel contesto produttivo e sottostando al potere datoriale, & poco verosimile che i cambi tumo siano’ effettivamente assentiti dal lavoratore in assoluta autonomia ¢ liberti decisionale, tanto da doversi escludere la necessiti di_un emolumento suppletivo, diversamente dall’ipotesi ex art. 9 comma 13 CNL. Deve inoltre evidenziarsi che, ove pure si volesse riconoscere un’autentica libertad negoziale al lavoratore ed escludere Vobbligatorieti dei cambi tumo richiesti al di 14 della soglia contrattuale delle 8 volte nel corso dell'anno, non si potrebbe comunque pervenire alla conclusione secondo cui, proprio in ragione della non obbligatorieta del cambio turno, il lavoratore dovrebbe perdere il diritto al compenso accessorio contrattualmente previsto, E* immaginabile, infatti, che il consenso al cambio turno (nonostante il superamento del limite degli 8 cambi all'anno) sia stato prestato proprio nella prospettiva della maggiorazione retributiva. In ogni caso, poi, lo svolgimento su base volontaria (e quindi senza coazione alcuna ¢ senza il rischio di sanzioni disciplinari per il caso di rifiuto) di prestazioni lavorative eccedenti ordinaria attivitd (si pensi allo straordinario, alle trasferte ecc.) non vale a esonerate il datore di lavoro dall'obbligo di compensare (seeondo i parametri contrattualmente previsti) le suddette prestazioni, una volta puntualmente eseguite, Allla luce di quanto sinora esposto e considerato, la fattispecie controversa risulta pienamente sussumibile nel paradigma dell’art, 9, comma 13 del CCNL, la cui ratio & agevolmente rintracciabile nell’opportunita di ricompensare il disagio riveniente al lavoratore dalla frequente modifiéa'di un’ turno di servizio di regola programmato ex ante, con cadenza mensile (cosi Trib. Cassino, sent. n. 350/2016 cit.). L’odiema convenuta ha contestato lomessa dimostrazione dei fatti costitutivi del diritto alla maggiorazione retributiva, ritenendo che il lavoratore non abbia offerto, in sede di ricorso, elementi di prova utili a fondare le proprie pretese, volti in particolare a dimostrare: la programmazione originaria dei turni; a modifica successiva alla programmazione; il carattere unilaterale della modifica dei tumi da parte del datore di lavoro; la mancata corresponsione della maggiorazione. In realta, le circostanze che attribuiscono al ricorrente ill diritto qui rivendicato sono state correttamente allegate ¢ risultano dall’esame della documentazione versata in atti I tumni svolti tra il 2011 e il 2016, cosi come puntualmente precisati nel ricorso introduttivo del. giudizio (v. punti 5 ¢ 7), non sono stati oggetto di contestazione e, in ogni caso, constano per tabulas dalla produzione allegata al ricorso (doe. 2 e 3) Altresi pacifico, anche perché documentato ¢ non contestato, & che detti tui siano stati osservati dall’instante in qualita di impiegato addetto al CEM (Centro monitoraggio impianti) di Bari, Quanto alla modifica unilaterale, essa emerge dai tumni di servizio CEM (doc. 2), che costituiscono non gid quelli “a consuntivo”, bensi quelli modificati dall’azienda nel corso del mese di riferimento, come si evince dalla data di aggiornamento ivi apposta: detti turni, quindi, attestano non solo leffettivo svolgimento degli orari cosi come descritti in ricorso, bens? anche il carattere successivo e unilaterale della modifica da parte del datore di lavoro. Infine, il fatto che non tutte le variazioni di turno siano state compensate con la maggiorazione retributiva, é facilmente desumibile dall’esame delle buste paga (doc. 1 allegato al ricorso). Per la quantificazione delle somme spettanti, in ricorso sono stati effettuati conteggi analitici, non seriamente confutati dalla controparte, elaborati in base alla retribuzione mensile risultante dalle buste paga ¢ al numero di giomate per le quali il dipendente ha subito un cambio/variazione del turno senza percepire la relativa maggiorazione (91 giomi per assegnazione al tumo C, 44 giomni per cambio turno), con determinazione in (QM della somma complessiva dovuta per il periodo da maggio 2011 a maggio 2016. Da ultimo, va respinta Meccezione di prescrizione quinquennale sollevata dalla societi, dovendo riconoscersivalenza _interruttiva alla missiva dell’11.05.2016, inviata dal rappresentante sindacale dell’Organizzazione cui aderisce il ricorrente (doc. 5 allegato al fascicolo di parte attrice). La convenuta ha eccepito che detta missiva non contiene alcuna formale costituzione in mora e non é sottoscritta dal lavoratore. In senso contrario, si osserva, innanzitutto, che la lettera & esplicitamente riferita alle indenniti di tuo sfalsato previste dal CCNL, delle quali viene richiesto il pagamento; in secondo Iuogo, si. rammenta che, ai fini dell'interruzione della prescrizione effettuata mediante intimazione scritta ad adempiere, la giurisprudenza (efi. Cass. Sez. L, sentenza n, 7097 del 09/05/2012) ritiene che Ia stessa possa essere validamente effettuata non solo da un legale il quale si dichiari incaricato della parte, ma anche da un mandatario o da un incaricato, alla sola condizione che il beneficiario ne intenda approfittare (ctr. Cass. 29.5.2007 n. 12624), Nella fattispecie, deve quindi affermarsi che in tema di differenze retributive anche l’intimazione ad adempiere fatta da un rappresentante sindacale, il quale dichiari di agire nell’interesse del lavoratore, ¢ idonea a interrompere la prescrizione (eft. Cass. 12624/2007 cit.). Al riguardo, come evidenziato nella pronunzia di legittimita richiamata, vale il principio gia espresso con precedente orientamento, in base al quale & stato ritenuto che, ai fini della costituzione in mora, non sia necessario il rilascio in forma scritta della relativa procura, non ‘operando in tale caso l'art. 1324 cod. civ.; pertanto, la procura per la costituzione in mora pud risultare da un comportamento univoco e concludente, il quale pud essere posto in essere anche da un mandatario. Essenziale & che I’atto sia idoneo a rappresentare al debitore che esso & compiuto per un altro soggetto, nella cui sfera giuridica é destinato a produrre effetti (cff., in tali termini, Cass. 3.12.2002 n. 17157 ¢, in senso conforme, Cass. 26.1.2006, 1550) Sulla scorta delle precedenti considerazioni, la domanda deve essere accolta. La regolamentazione delle spese processuali segue la soccombenza. La liquidazione é affidata al dispositivo che segue, sulla scorta dei parametri di cui al dm. 10 marzo 2014, n. 55. Per la determinazione del compenso si ha riguardo ai valori medi previsti dalle tabelle allegate al d.m. 55/14 in relazione alla tipologia di causa (procedimento in materia di lavoro), al valore della controversia (scaglione compreso fri SIE c alle fasi in cui si é articolata l’attivita difensiva (quindi senza fase istruttoria). Va inoltre liquidata una somma pari alijgli§del compenso totale per la prestazione a titolo di rimborso spese forfettarie (art. 2 d.m. 55/2014). Deve essere disposta, infine, la distrazione in favore dei difensori costituiti, che hanno dichiarato di non aver riscosso gli onorari e di aver anticipato Te spese. P.Q.M. definitivamente pronunciando sulla domanda proposta da Crocetta Angelo con ricorso depositato in data 07.12.2017 nei confronti della AUTOSTRADE PER L'ITALIA S.p.A., in persona del legale rappresentante pro tempore, cosi proved - accoglie la domanda ¢, per leffetto, accertato il diritto del ricorrente alla maggiorazione retributiva prevista dall’art. 9, co. 13, CCNL di categoria, condanna la societa convenuta al pagamento in suo favore della somma di GRBERT ovata a tale titolo per il periodo 2011-2016, oltre rivalutazione ‘monetaria ¢ interessi come per legge - condanna la societ convenuta al pagamento, in favore del ricorrente, delle spese di lite che liquida in (MIMI oltre rimborso spese forfettario nella misura del {MMB iv.a. e c.p.a., con distrazione in favore dei procuratori ichiaratisi anticipant. Bari, 02/11/2020 ll Giudice del Lavoro dott.ssa Isabella Calia

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