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Luigi Caccia Dominioni (1913-2016)

Richard Hamilton, Manifesto per la


mostra “This is Tomorrow”, Londra,
1955-56

Andy Warhol, Campbell’s Soup Cans, 1962


Anni Sessanta:
Pop e Radical design
•  Contaminazioni con l’arte
•  Politica e contestazione
•  Critica al razionalismo e alle logiche del prodotto
•  No produzione ma autoproduzione, oppure
“pratica” (mostre, performance, pubblicazioni)
•  Bel design / Contro-design
•  Prodotti NON pensati come parti omogenee di un
sistema di arredo
XIV Triennale di Milano, 1968. Tema: Il Grande Numero. Apertura prevista: 30 maggio 1968

« La nostra opposizione non è contro alcune piccole


manchevolezze del sistema. E’ piuttosto una
opposizione totale che si rivolge contro tutto il modo
di vita fin qui dominante dello stato autoritario.
Dipende dalle nostre capacità creative approfondire e
politicizzare audacemente e risolutamente le
contraddizioni visibili e immediate »
“…superare il discorso disciplinare del design,
cioè la ricomposizione delle contraddizioni a
livello formale, distruggendo proprio a questo
livello l’abituale immagine del prodotto, negando
l’elargizione di una correttezza formale in grado di
appagare nei termini obsoleti del “buon gusto” “
F. Raggi, Radical Story, “Casabella”, 386, 1973
Alluvione di Firenze, 4 novembre 1966
Archizoom e Superstudio, Mostra Superarchitettura, Pistoia, 1966
SUPERSTUDIO da sinistra: Alessandro Magris, Cristiano Toraldo di Francia, Piero Frassinelli, Roberto Magris, Adolfo Natalini.
Archizoom e Superstudio, Superarchitettura, 1966
“Gli oggetti dovevano entrare nelle case
addormentate della borghesia fiorentina e
italiana come dei cavalli di Troia per
stimolare lo stesso shock che in noi aveva
provocato la visione dell’acqua all’interno
dei monumenti fiorentini (…) Negli anni
Sessanta le abitazioni erano ancora legate
a tipologie classiche e archetipi desueti,
come ad esempio il “salotto buono”, che
si teneva sottovuoto nella plastica per
preservarlo. Noi volevamo sconvolgere
tutto questo mondo, sovvertire tutte le sue
tipologie funzionali per dimostrare come
fosse possibile dormire in un salotto e
mangiare in camera da letto. Iniziava in
questo modo quel processo di
sconvolgimento e liquefazione – che in un
certo senso era stato suggerito
dall’alluvione – sia delle tipologie degli
interni domestici sia degli interni urbani”.
Cristiano Toraldo di Francia, Intervista in La
vita segreta del Monumento Continuo,
Quodlibet, Macerata 2015, p. 97.
Superstudio, Passiflora, (1966, 1968 Poltronova)
Archizoom, Divano Superonda, Poltronova 1966. Poliuretano rivestito di sky lucido (bianco nero o
rosso)
Superstudio, Lampada Gherpe, Poltronova 1967
L’AZIENDA POLTRONOVA
(Testo dal sito web dell’azienda Poltronova)
“Questa nasce nella campagna toscana, dove non si arriva per caso ma per determinazione,
seguendo la strada che si snoda tra campi e paesi. Nasce dall’entusiasmo, da incontri fortunaA tra
personaggi fuori dalla norma. Fondata nel 1957, l’azienda acquista ben presto un’immagine
d’avanguardia grazie alla direzione arHsHca di EIore SoIsass, figura originalissima di designer,
architeCo, ceramista e intelleCuale, che in vent’anni anni firma per Poltronova più di 50 progeG.
SoIsass porta nel campo dell’arredamento l’uso del colore, e un alfabeto di nuovi materiali e nuovi
spessori, come nel progeCo dei Superbox: armadi con grandi basi, rivesAA in laminato plasAco a righe
come segnali stradali o distributori di benzina.
Presto, la creaAvità di SoCsass incontra quella dei nuovi gruppi radicali, Archizoom e Superstudio,
che realizzano nel 1966 a Pistoia “SuperarchiteCura”, mostra-manifesto del Design Radicale italiano.
Dai protoApi esposA, in legno e cartone, nasce il divano Superonda del gruppo Archizoom, che apre la
strada a nuovi modi di vivere il paesaggio domesAco, e le lampade Passiflora e Gherpe del
Superstudio, figurazioni pop, in plasAca colorata. Sull’onda della creaAvità visionaria degli anni
Sessanta, Poltronova ospita nei suoi spazi evenA memorabili come il reading di Allen Ginsberg che
richiama folle di giovani accorsi per vedere uno dei protagonisA della beat generaHon che recita le
sue poesie… E’ in questo clima di grande vivacità intelleCuale che nascono la poltrona Mies, il divano
Safari e la lampada Sanremo degli Archizoom AssociaA, il divano Sofo e la serie Luxor del Superstudio,
i Mobili Grigi di ECore SoCsass. Con Poltronova collaborano anche Gae AulenA, Giovanni Michelucci,
Angelo MangiaroG, Elena e Massimo Vignelli, Paolo Portoghesi e gli arAsA Max Ernst, Mario Ceroli,
Gino MaroCa, Ugo Nespolo e Gianni Ruffi. MeCerli insieme, in un unico catalogo, è la novità e la forza
dell’azienda: in un momento in cui il design è ancora interpretato come una cultura unitaria, il
catalogo Poltronova è invece faIo di singoli prodoO, fortemente caraCerizzaA, ognuno con una sua
storia da raccontare.”
“Quando, nel 1972, Emilio Ambasz organizza “Italy: The New DomesAc Landscape”, grande mostra
sul design italiano al MOMA di New York, Poltronova partecipa con una selezione di ben 11 oggeG
della sua produzione, presentandosi come un fenomeno di grande impaCo e conquistando, anche
sullo scenario internazionale, il riconoscimento dovuto. Poltronova è un’azienda toscana: partendo
da una grande tradizione arAgiana e mantenendola come punto di forza si configura come luogo di
ricerca e sperimentazione di nuove forme, nuovi materiali, nuovi linguaggi. Oggi nel catalogo
dell’azienda sono presenA oggeG senza tempo, icone del design italiano nel mondo, come il
guantone Joe, ironico e spaesante fuoriscala, progeCato da De Pas, D’Urbino e Lomazzi nel 1971 con
materiali e tecnologie innovaAve. Grazie al suo primato nella produzione di caraCere sperimentale e
alla garanzia dei nomi che vi hanno collaborato e vi collaborano, Poltronova è un punto di riferimento
per chi si avvicina con curiosità e interesse al fenomeno del design italiano. Dal 2002 la nuova
proprietà dell’azienda collabora con i protagonisA di questa storia, per conAnuare a rappresentare,
insieme, il mondo contemporaneo. Nel 2005 è stato creato il Centro Studi Poltronova, centro di
ricerca e documentazione: la storia e l’esperienza dell’azienda sono il punto di partenza per
l’elaborazione di nuovi scenari. Il CSP svolge una intensa aGvità didaGca, collaborando con scuole e
università italiane e straniere per trasmeCere e promuovere l’importanza della sperimentazione che
caraCerizza l’aGvità di Poltronova da oltre 50 anni. Parte integrante del Centro Studi è l’Archivio
Storico Poltronova, che raccoglie disegni, fotografie, cataloghi e progeG dalla nascita dell’azienda
fino ad oggi. Così Poltronova, indirizzata alla produzione degli oggeG di arredamento della sua
collezione storica, è affiancata dal Centro Studi per le edizioni di allesAmenA e progeG d’Archivio.”
Sottsass è direttore artistico
di Poltronova

Legno truciolare
rivestito di laminato
plastico

VIDEO

Ettore Sottsass Jr, Superbox, Poltronova, 1966


Ettore Sottsass Jr., Una stanza da letto, 1965
Ettore Sottsass, I Like Sex, 1966
Ettore Sottsass, Specchio Ultrafragola, Poltronova (fiberglass), 1968-70

Ettore Sottsass, Letto Elledue, Poltronova (fiberglass), 1968-70


“Domus”, n. 475, 1969
Superstudio, Zucca
Come la zucca
magica, per
Cenerentola e la sua
famiglia, questa
poltrona "Bazaar". È
un sedile
componibile con
scocca in resina
poliestere rinforzata
con fibre di vetro, a
doppia curvatura,
con nervature;
l'imboGtura è in
poliuretano espanso,
rivesAto in tessuto
acrilico.

Due versioni: scocca
bianca e tessuto
castoro bruno,
scocca nera e tessuto
castoro biondo.
Diametro, 290 cm.
Peso, 24 kg la "feCa".

Superstudio, Poltrona Bazaar, 1970


Superstudio, Sofo, Poltronova, 1968 (The first unstructured sofa resulHng from a cut of a polyurethane cube)
Archizoom, Divano Safari, Poltronova 1968
Archizoom, Lampada Sanremo
Superstudio, Olook, lampada a
sospensione in metallo, produzione
Design Center, Poltronova, 1968
Dimensione effimera dell’arredo

De Pas, D’Urbino, Lomazzi, Blow, Zanotta 1967


Michael Webb, Cushicle
De Pas, D’Urbino, Lomazzi, Joe, Poltronova, 1970
G. Ruffi, La Cova, Poltronova, 1973
Gaetano Pesce, Tramonto a New York, Cassina, 1975
Schiuma di poliuretano
flessibile a iniezione, rivestito
da materiale elastico

Gaetano Pesce, Serie Up, B&B, 1969


Riempito con palline di
polistirolo espanso ad
alta resistenza

Libertà nell’uso e nella


concezione dell’oggetto

Franco Teodoro, Cesare Paolini, Piero Gatti, Poltrona (o meglio, “sedile”) Sacco, Zanotta, 1968
Poliuretano usato non più come imbottitura ma come materiale
capace di assumere immagine autonoma

Gruppo Strum, Pratone, Gufram 1970


Studio 65, Bocca, Gufram 1971
Mostra sullo Studio 65 alla GAM di Torino (2015-2016)
“Domus”, n. 481, 1969
“Tuttavia, per noi l’alluvione
voleva anche dire “fine della
razionalità”: l’irrazionale era
entrato all’interno di questa
città rigorosa, geometrica,
perfetta, e l’aveva
completamente sconvolta,
sostituendo ai marmi e alle
pietre un pavimento liquido, in
cui i monumenti galleggiavano
isolati”
Cristiano Toraldo di Francia,
Intervista in La vita segreta del
Monumento Continuo, Quodlibet,
Macerata 2015, p. 95
Superstudio, Monumento Continuo, 1969

UTOPIA CRITICA
Superstudio, Monumento Continuo, 1969

VIDEO
Walter De Maria, Las Vegas Piece, Tula Desert, Nevada, 1969
Superstudio, Monumento Continuo, 1969
Superstudio, Monumento Continuo, Saluti da Coketown, 1969
Superstudio, Monumento Continuo, 1969
Stanley Kubrick, 2001: A Space Odissey, 1968
Casabella, n. 378, 1973
Rem Koolhaas, Exodus, or the Voluntary Prisoners of the Architetcure, 1972
Superstudio, Storie del Superstudio, Vita, 1971-73
Superstudio, Storie del Superstudio, Amore, 1971-73
Superstudio, Storie del Superstudio, Educazione, 1971-73
Superstudio, Storie del Superstudio, Cerimonia, 1971-73
Superstudio, Supersuperficie, 1971 “Concentrazioni come il
festival di Woodstock ci
mostrano la possibilità di una
vita “urbana” senza
Dimostrare le possibilità di emergenza di strutture
una vita senza architetture, tridimensionali di supporto”
città e oggetti di consumo Superstudio
Superstudio, Storie del Superstudio, Morte, 1971-73
Serie di elementi d’arredo “Misura”, 1971. Laminat di Abet Print
Superstudio: dal catalogo degli istogrammi la serie Misura

In quegli anni poi divenne molto chiaro che continuare a disegnare mobili,
oggetti e simili casalinghe decorazioni non era la soluzione dei problemi
dell'abitare e nemmeno di quelli della vita e tantomeno serviva a salvarsi
l'anima.

Divenne anche chiaro come nessuna cosmesi o beatificazione era bastante a


rimediare i danni del tempo, gli errori dell'uomo e le bestialità dell'architettura. Il
problema quindi era quello di distaccarsi sempre più da tali attività del
design adottando magari la tecnica del minimo sforzo in un processo
riduttivo generale. Preparammo un catalogo di diagrammi tridimensionali non
continui, un catalogo d'istogrammi d'architettura con riferimento a un reticolo
trasportabile in aree o scale diverse per l'edificazione di una natura serena e
immobile in cui finalmente riconoscersi.

Dal catalogo degli istogrammi sono stati in seguito generati senza sforzo
oggetti, mobili, environments, architetture.
Ma di tutte queste cose non ce ne importa molto, né molto ce n'è mai
importato. La superficie di tali istogrammi era omogenea e isotropa: ogni
problema spaziale e ogni problema di sensibilità essendo accuratamente stato
rimosso.
Gli istogrammi si chiamavano anche "Le Tombe degli Architetti".
Superstudio, Tavoli Quaderna, Zanotta, 1971
Superstudio, Tavolo Quaderna

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