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MORCELLIANA
© 2017 Editrice Morcelliana
Via Gabriele Rosa 71 - 25121 Brescia
I saggi contenuti nel volume sono stati sottoposti a procedura di peer review.
www.morcelliana.com
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo
(compresi i microfilm), sono riservati per tutti i Paesi. Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate
nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68,
commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941, n. 633. Le fotocopie effettuate per finalità di carattere professionale, economico o
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rilasciata da CLEARedi, Centro Licenze e Autorizzazioni per le Riproduzioni Editoriali, Corso di Porta Romana n. 108,
20122 Milano, e-mail autorizzazioni@clearedi.org e sito web www.clearedi.org.
ISBN 978-88-372-3135-4
LegoDigit srl - Via Galileo Galilei 15/1 - 38015 Lavis (TN)
558 IlarIa MoralI
IlarIa MoralI
Il Concilio Vaticano II e l’alterità religiosa
Tratti specifici e considerazioni
Premessa
1
L’unico precedente spesso richiamato, ma in chiave negativa, è un passo della Bolla
Cantate Domino del Concilio di Firenze: cfr. Concilium Florentinum, Bolla unionis Coptorum
Aethiopumque “Cantate Domino”. Decretum Pro Iacobitis (4 febr. 1442), ds 1351; per
approfondimenti: cfr. B. Sesboüé, Hors de l’Église pas de salut. Histoire d’une formule et
problèmes d’interprétation, Desclée de Brouwer, Paris 2004; S. Mazzolini, Chiesa e salvezza:
l’extra Ecclesiam nulla salus in epoca patristica, Urbaniana University Press, Roma 2008.
2
Utilizzo volutamente il termine “non cristiano” per coerenza con il linguaggio conciliare.
3
Le citazioni dai documenti del Vaticano II sono tratte da url: <http://www.vatican.va/
archive/hist_councils/ii_vatican_council/index_it.htm> (03/16).
4
Cfr. “Religioni” al plurale non compare né in lg che in dh, dove l’interesse cade, ris-
pettivamente, sulla salvezza delle persone dei non-cristiani e sulla libertà religiosa; negli altri
documenti è utilizzato rare volte, per lo più in forma generica: cfr. na 1-2, gs 73, ag 10, 12,
26, 34, 41.
Il ConCIlIo VatICano II e l’alterItà relIgIosa 559
le fonti di natura privata: ad esempio, i diari personali dei Padri
conciliari, con annotazioni e notizie. Non sono fonti “del”, ma
“sul” Concilio, alcune delle quali pubblicate5.
5
Cfr. Y.M.-J. Congar, Mon journal du concile, 2 voll., Cerf, Paris 2002; H. de Lubac,
Carnets du Concile, 2 voll., Cerf, Paris 2007; P. Chenaux, Il Concilio Vaticano ii alla luce
degli archivi dei padri conciliari, Lateran University Press - Pontificio Comitato delle Scienze
storiche, Città del Vaticano 2015.
6
Cfr. I. Morali, Salvation, religions, and dialogue in the Roman Magisterium: from Pius
ix to Vatican ii and postconciliar popes, in K.J. Becker - I. Morali, Catholic Engagement with
Worldreligions: A comprensive Study, Orbis Book, New York 2010, pp. 122-142, 548-553;
Ead., Grazia, salvezza e religioni secondo la dottrina del Concilio Vaticano ii. Memorandum
per la Teologia delle Religioni, in «Revista Espanola de Teologia» 64, 3 (2004), pp. 343-396;
(II) 64, 4 (2004), pp. 527-578; Ead., I principi dottrinali del Decreto Ad Gentes: significato ed
attualità dell’opzione conciliare, in «Studia Missionalia» 63 (2014), pp. 45-129.
7
Accettandomi tra i suoi membri, la sIsr ha aperto le proprie porte ad un teologo, per di
più dogmatico. Reputo importante mantenere qui lo stile di parola in prima persona del mio
intervento orale, nell’auspicio di un maggior dialogo tra teologia e scienze delle religioni.
8
Papa Francesco, Omelia Messa di apertura della Porta Santa (8/12/15), url: <https://
560 IlarIa MoralI
Martina: l’idea di indire un concilio scaturì dall’«urgenza di fare uscire
(la Chiesa) da quella severa chiusura, da quella diffidenza verso il mon-
do moderno, da quella lentezza nel cammino, da quella ritrosia a ogni
dialogo veramente aperto e comprensivo [...]», che avevano contraddi-
stinto non poche pagine della sua storia9. Giovanni xxIII giudicò tale
esigenza improcrastinabile. A Paolo VI va quindi riconosciuta la capacità
di aver tradotto gli intendimenti del suo predecessore in un progetto or-
ganico portandoli a buon fine. Aprendo la seconda sessione del Concilio,
proprio Papa Montini indicava infatti il «dialogo con il mondo contem-
poraneo» tra gli obiettivi fondamentali dell’Assise conciliare, ravvisan-
do per la Chiesa il dovere di «puntare gli occhi» oltre i propri confini,
guardando alle religioni: tale scelta ha contraddistinto l’intero suo pon-
tificato10. Le numerose iniziative interreligiose intraprese dai Papi nel
post-concilio provano questa apertura nel più ampio quadro del dialogo
Chiesa-mondo11.
Tale svolta non ha solo motivi storici. Un Concilio è innanzitutto
evento della fede, espressione cioè del supremo magistero della Chiesa:
col Vaticano II, essa era chiamata a discernere anche il valore delle re-
ligioni o dei singoli atti religiosi in rapporto alla salvezza. Si avvertiva
l’esigenza di chiarire la dottrina anche a fronte dell’ampio dibattito teo-
logico intercorso in quei decenni e di alcune tesi emergenti di indirizzo
relativista12. Per capire quindi la risposta del Vaticano II non si deve par-
tire, come molti pensano, dalla Dichiarazione na, un’appendice pratica,
ma dai testi citati di lg e ag.
w2.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2015/documents/papa-francesco_20151208_
giubileo-omelia-apertura.html> (03/16).
9
G. Martina, Il contesto storico in cui è nata l’idea di un nuovo concilio ecumenico, in R.
Latourelle (ed.), Vaticano ii. Bilancio e Prospettive venticinque anni dopo (1962/1987), vol. 1,
Cittadella, Assisi 1987, p. 28.
10
Paolo VI, Allocuzione - Solenne inizio della seconda sessione del Concilio Ecumenico
Vaticano II (29/10/1963), url: <https://w2.vatican.va/content/paul-vi/it/speeches/1963/documents
/hf_p-vi_spe_19630929_concilio-vaticano-ii.html> (03/16). Ci riferiamo ai viaggi in Terra
Santa (4-6/1/1964) e in India (2-5/12/1964), all’istituzione del Segretariato per i non cristiani
(17/5/1964), oggi Pontificio Consiglio per il dialogo Interreligioso, alla promulgazione
dell’enciclica Ecclesiam Suam (6/8/1964): cfr. Paolo VI, Lettera enciclica Ecclesiam Suam per
quali vie la chiesa cattolica debba oggi adempire il suo mandato (6/08/1964), url: <http://
w2.vatican.va/content/paul-vi/it/encyclicals/documents/hf_p-vi_enc_06081964_ecclesiam.
html > (03/16).
11
Ad esempio, l’incontro di Assisi (27 ottobre 1987) e quelli successivi, iniziative come
il Forum Islamo-cristiano (2008, 2014) dopo il discorso di Regensburg di Benedetto xVI [12
settembre 2006]), gli innumerevoli viaggi e discorsi dei pontefici, i colloqui promossi dal
Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.
12
Come le tesi esposte al Congresso di Bombay (1964) da H. Küng e R. Panikkar: cfr. The
World Religious and God’s Plan of Salvation, in «Indian Ecclesiastical Studies» 4, 3-4 (1965),
pp. 164-348.
Il ConCIlIo VatICano II e l’alterItà relIgIosa 561
2. Dettato dottrinale
17
Cfr. I. Morali, Salus infidelium: sondaggio storico su un tema classico, in M. Gronchi
(ed.), La salvezza degli altri. Soteriologia e religioni, Atti del xiv Corso di Aggiornamento,
Roma 29-31 dicembre 2003, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2004, pp. 23-50.
18
Cfr. Prosperus Aquitanus, De vocatione omnium gentium, pl 51, coll. 647-722.
19
Alexander Halensis, Summa Theologica ii/ii, inq. III tract. II sect. I, q.2 tit.1 cap. 8 sol.,
Opera omnia, t. III, Ad Claras Aquas, Florentiae 1930, p. 331. S. Thomas Aquinas, Quaestiones
disputatae de Veritate, q. 14 art. 11, Opera Omnia, t. xxII, Ad Sanctae Sabinae, Romae 1972,
pp. 469.
20
Cfr. I. Morali, Gratia ed infidelitas: F. de Toledo S.J. e F. Suarez S.J., Maestri del Collegio
Il ConCIlIo VatICano II e l’alterItà relIgIosa 563
gnificativo che la distinzione agostiniana “vera/falsa religione”, che pure
ha segnato la storia cristiana fino alle soglie del Vaticano II, non figuri nei
testi di lg, ag e na21. In na le religioni sono considerate da una prospettiva
antropologico-religiosa, come tentativo di risposta «ai reconditi enigmi
della condizione umana» (na 1). L’accento permane sugli uomini e sui
popoli, sulla loro fraternità universale (cfr. na 1-2, 5).
Romano e la questione della salus infidelium al tempo delle grandi missioni gesuitiche, in
«Studia Missionalia» 55 (2006), pp. 99-150.
21
Se ne trova un accenno solo in dh 1. Cfr. Aurelius Augustinus, De Civitate Dei, lib. x,
pl 41, coll. 277-316.
22
ag 3: «Hoc universale Dei propositum pro salute generis humani perficitur non solum
modo quasi secreto in mente hominum vel per incepta, etiam religiosa, quibus ipsi multipliciter
Deum quaerunt, «si forte attrectent eum aut inveniant quamvis non longe sit ab unoquoque
nostrum» (Act. 17,27): haec enim incepta indigent illuminari et sanari, etsi, ex benigno consilio
providentis Dei, aliquando pro paedagogia ad Deum verum vel praeparatione evangelica
possint haberi...».
23
na 2: «Ecclesia catholica nihil eorum, quae in his religionibus vera et sancta sunt, reicit.
Sincera cum observantia considerat illos modos agendi et vivendi, illa praecepta et doctrinas,
quae, quamvis ab iis quae ipsa tenet et proponit in multis discrepent, haud raro referunt tamen
radium illius Veritatis, quae illuminat omnes homines. Annuntiat vero et annuntiare tenetur
indesinenter Christum, qui est “via et veritas et vita” (Io 14,6), in quo homines plenitudinem
vitae religiosae inveniunt, in quo Deus omnia Sibi reconciliavit».
564 IlarIa MoralI
o nei «vera e sancta» di na 2. In questa dottrina soteriologica si reputa che
non tutto ciò che si rinviene nelle religioni sia propedeutico al Vangelo.
In questo modo, esercitando la prerogativa che gli è propria, il Vaticano
II ha indicato ai fedeli alcuni criteri per una corretta comprensione, alla
luce della fede, della posizione dei non cristiani rispetto all’attuazione del
piano salvifico divino.
4. Obiezioni e riflessioni
24
Cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione e vocazione ecclesiale del
teologo, cap. IV A, nn. 21-31, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1990, pp. 20-26.
Il ConCIlIo VatICano II e l’alterItà relIgIosa 565
dottori in teologia restino ignoranti di questa disciplina ed è necessario che essi
sappiano coglierne i problemi sotto una luce cristiana»25.
25
«Mon père, il y a dans notre faculté une lacune grave. Partout, dans les Universités,
on enseigne l’histoire des religions; même dans les écoles normales, les futurs instituteurs en
reçoivent des notions; toute une littérature en informe le grand public ; il est inadmissible que
de jeunes prêtres docteurs en théologie restent ignorant de cette discipline, et il est nécessaire
qu’ils sachent en envisager les problèmes sous une lumière chrétienne. [...]. La discipline la
plus proche de l’histoire des religions est la vôtre; accepteriez-vous de vous charger d’un cours
supplémentaire à partir de ce prochain octobre?»; H. de Lubac, Mémoire sur l’occasion de mes
écrits, Culture et vérité, Namur 1992, p. 29.
26
Cfr. Id., Aspects du bouddhisme i, Les Editions du Seuil, Paris 1951; La rencontre
du Bouddhisme et l’Occident, Editions Aubier-Montaigne, Paris 1952; Amida. Aspects du
Bouddhisme ii, Les Editions du Seuil, Paris 1955.
27
Cfr. Id., L’origine de la religion, in Y. Kologrivov (ed.), Essai d’une Somme catholique
contre les sans-Dieu, Ed. Spes, Paris 1937, pp. 232-269.
28
Cfr. I. Morali, Jules Monchanin et Henri de Lubac. Une rencontre féconde pour penser
l’interreligieux, in «Chemins de Dialogue. Revue théologique et pastorale sur le dialogue inter-
religieux» 22 (2003), pp. 23-39.
29
Cfr. Ead., La salvezza dei non cristiani: l’influsso di Henri de Lubac sulla dottrina del
Vaticano ii, eMI, Bologna 1999.
30
Cfr. J. Daniélou, Histoire des religions et histoire du salut, in Id., Essai sur le mystère de
l’histoire, Ed. du Seuil, Paris 1953, pp. 105-119 [105,107].
31
H. de Lubac, Mémoire, cit., p.30.
566 IlarIa MoralI
essi sostennero invece l’utilità dello studio della storia delle religioni,
quando si cerchino nel concreto tracce di preparazione evangelica. Di
questa interazione si nutre però anche lo stesso dialogo praticato dalla
Chiesa odierna, così come fu concepito da Paolo VI nella terza parte di
Ecclesiam Suam e confermato dai suoi stessi successori. Tale concezione
è ben lungi dall’interpretazione relativista odierna, che lo ha trasformato
in uno strumento ideologico a servizio di una critica radicale dell’unicità
del cristianesimo32. In na 2, quindi, quando il Concilio afferma «Sincera
cum observantia [=Ecclesia] considerat illos modos agendi et vivendi,
illa praecepta et doctrinas ...», questa interazione è sottesa.
Considerazioni conclusive
Ritorniamo alla questione dei rapporti tra teologia e scienze delle reli-
gioni. L’esame del pensiero conciliare credo abbia mostrato la complessità
di un eventuale dialogo tra le nostre discipline, ma anche la sua urgenza.
Condivido appieno la convinzione dei teologi poc’anzi citati: la teologia
delle religioni necessita di una salutare relazione con le scienze delle reli-
gioni, rispettando ambiti e finalità di ciascuna disciplina. Chi non ricono-
sca alla teologia lo statuto di scienza avrà forse una certa difficoltà ad ac-
cettare questa prospettiva, ma precisamente questo sarebbe un motivo per
favorire il confronto tra noi, non per negarlo. Data l’incidenza del religioso
nei problemi del nostro tempo, è poi ancora plausibile negare alla teologia
uno spazio tra le altre scienze che in ambito pubblico ne discutono?
Ad esigere questo confronto vi sono altre ragioni. La prima è interna
alla teologia delle religioni. Nei suoi primi esponenti le religioni rappre-
sentavano una questione dogmatica, in rapporto al principio della salvez-
za, oggetto della teologia. Nelle correnti teologiche di indirizzo relativista
le religioni sono state trasformate in oggetto della teologia. Il dialogo è
divenuto così criterio normativo che decide del contenuto della fede, mo-
dificata in base all’esperienza del contesto. È così che in molte facoltà,
specie in ambito anglofono, il confine tra teologia e religious studies si
è fatto labile, quasi inesistente: davanti ad una forma di teologia, che in-
vade campi non propri, auspicherei una sana funzione critica da parte dei
cultori delle scienze delle religioni.
La seconda ragione viene da un’insidia comune a tutte le discipline
che considerano la storia un valore. In teologia, non solo quella delle
religioni, si assiste all’ingresso e all’uso inflazionato di criteri di matri-
ce sociologico-religiosa e filosofica (penso ad esempio all’invasività del
concetto di Otherness). Nel corso di questo convegno mi ha confortato
32
J. Ratzinger, sia da teologo che da prefetto della Congregazione per la Dottrina della
fede, che da Papa, si è battuto contro tale concezione: per la sua opinione teologica cfr. J. Rat-
zinger, Fede, verità, tolleranza: il cristianesimo e le religioni del mondo, Cantagalli, Pisa 2003.
Il ConCIlIo VatICano II e l’alterItà relIgIosa 567
constatare che molti colleghi non teologi nutrono la stessa preoccupazio-
ne: all’emarginazione dello studio della storia in rapporto alla religio-
ne si accompagna la crescente egemonia dell’approccio sociologico. La
professoressa Angela Bernardo ne ha ampiamente parlato trattando dei
progetti sponsorizzati dall’Unione Europea. Mi chiedo se questa comune
inquietudine non rappresenti una base per una condivisione di strategie
tra noi studiosi, soprattutto come educatori.
La terza ragione scaturisce da una personale esperienza e tocca la
ricerca interdisciplinare come tale. Studiando il dibattito teologico sulle
religioni di fine ’600, in seno alla Controversia sui riti cinesi, e parteci-
pando ad alcuni convegni sull’argomento, ho notato come manchi un’in-
telligenza teologica dei problemi, approfonditi invece da tutti gli altri
punti di vista, assai utili alla mia ricerca. Nell’ambito della formazione
teologica e missiologica attuali, l’enfasi per il dialogo e la mitizzazione
dell’Otherness determinano, non di rado, indifferenza o un pregiudiziale
rifiuto per la storia delle missioni, il cui studio è invece coltivato alacre-
mente da istituzioni laiche. La responsabilità è dunque anche nostra, di
teologi; per un’atavica diffidenza reciproca tra noi e i cultori delle altre
scienze della religione, si aggiunge, almeno per l’ambito italiano, l’as-
senza di progetti interdisciplinari. Ha ancora senso studiare oggi la con-
troversia dei Riti, come altri momenti dell’incontro tra Cristianesimo e
religioni, chiusi, ciascuno, nelle proprie stanze?
Scaturite da questa breve disamina della posizione conciliare sulle
religioni, queste riflessioni mi inducono ad auspicare il disgelo dei rap-
porti tra le nostre discipline. Le tempeste di questo nostro tempo chiedono
percorsi nuovi e coraggiosi, da compiere insieme, pur se irti di difficoltà
e di domande.
Sommario 635
Sommario
Relazioni plenarie
ElEonora zEPEr,
... 116
carla SfamEni, Suus enim cuique mos, suus ritus est Rel. iii, 8).
Il pluralismo religioso pagano a Roma in età tardoantica attraverso le
testimonianze dei culti domestici. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 190
marianGEla monaca,
................................ 249
A Matter of Class
...................................................... 376
SimonE fracaS, Luz de la fe e ceguera idolátrica. Tassonomie religiose
638 Sommario
e legittimità politica nella Historia eclesiástica indiana
Mendieta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 386
marianna fErrara, Bregomanni, Ioghe, Gentios, Hinduka. I termini
della diversità religiosa nella letteratura cinquecentesca sull’India . . . . . . . 400
GiuSEPPina Paola viScardi,
........ 415
Appendice
sisr) a cura di
marinElla cEravolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 617