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1
2 INDICE
Nei capitoli precedenti è stato affrontato lo studio dei continui deformabili prenden-
do in esame separatamente i due aspetti: quello cinematico e quello statico. Si è
pervenuti in tal modo alla definizione dei due aspetti fondamentali della congruenza
e dell’equilibrio per un corpo continuo.
A questo punto, sulla base delle sole condizioni di congruenza e d’equilibrio, è
possibile formulare una relazione di grande generalità, assai importante nella Mec-
canica dei continui deformabili, detta Identità Fondamentale della Meccanica, o più
spesso Principio dei Lavori Virtuali (PLV).
Il Principio dei Lavori Virtuali costituisce il legame fondamentale tra la con-
dizione d’equilibrio e quella di congruenza consentendo di mettere in luce le carat-
teristiche di dualità tra l’equilibrio e la congruenza, dualità che costituisce una
circostanza di notevole rilievo dal punto di vista applicativo.
3
4 CAPITOLO 1. PRINCIPIO DEI LAVORI VIRTUALI (PROF. ELIO SACCO)
Z Z
δLvi = σ • δε dV = σ • ∇δu dV
ΩZ ΩZ
= − divσ • δu dV + σn • δu dA
Ω ∂f Ω
6 CAPITOLO 1. PRINCIPIO DEI LAVORI VIRTUALI (PROF. ELIO SACCO)
che dovendo essere per ipotesi uguale al lavoro virtuale esterno, per la (1.5)
conduce all’espressione:
Z Z
(divσ + b) • δu dV + p − σn) • δu dA = 0
(b
Ω ∂f Ω
divσ + b = 0 in Ω
σn = pb su ∂f Ω
b, σ :
b, p divσ + b = 0 , b su ∂f Ω
σn = p
b, S :
f, q divS + f = 0 , b su ∂f Ω
Sn = q
e quindi:
δb = f − b
δb
p=q b−p b : divδσ + δb = 0 , p su ∂f Ω
δσn = δb
δσ = S − σ
Z Z Z
δLve = δb • u dV + p • u dA +
δb δσn • ub dA
Ω ∂f Ω ∂u Ω
Z Z Z
= − divδσ • u dV + δσn • u dA + b dA
δσn • u
Ω ∂f Ω ∂u Ω
Z Z
= δσ • ∇u dV − δσn • u dA
ΩZ ∂ΩZ
+ δσn • u dA + b dA
δσn • u
∂f Ω ∂u Ω
Z Z
= δσ • ∇u dV + δσn • (b
u − u) dA
Ω ∂u Ω
che dovendo essere per ipotesi uguale al lavoro virtuale interno, per la (1.6)
conduce all’espressione:
Z Z
1
δσn • (b
u − u) dA + δσ • (∇u + ∇uT − 2ε) dV = 0
∂u Ω 2 Ω
• che gli spostamenti indotti dalle sollecitazioni esterne agenti sul corpo siano
piccoli, nel senso che |ui,j | << 1.
A fronte delle 15 funzioni incognite da determinare, sono state scritte nei capitoli
precedenti le equazioni di campo:
• congruenza [6 equazioni]:
1
ε = (∇u + ∇uT ) in Ω (2.1)
2
9
10CAPITOLO 2. PROBLEMA DELL’EQUILIBRIO ELASTICO (PROF. ELIO SACCO)
• equilibrio [3 equazioni]:
divσ + b = 0 in Ω (2.2)
σ = C [ε] in Ω (2.3)
• equilibrio:
σ n=p su ∂f Ω (2.4)
• compatibilità:
b
u=u su ∂u Ω (2.5)
Alcune idee primitive delle teorie variazionali erano già presenti negli scritti di Aris-
totele nel 300 a.c., dove si parlava di ”velocità virtuali”. Tali idee furono successi-
vamente riprese da Galileo nel sedicesimo secolo, e quindi messe a punto da Jean
Bernoulli, che nel 1717 formulò il principio dei lavori virtuali.
Le prime applicazioni del calcolo delle variazioni e delle formulazioni variazionali
hanno riguardato il classico problema isoperimetrico: trovare la curva chiusa di
assegnata lunghezza che racchiude la massima area. Nel 1696 Jean Bernoulli propose
invece il problema della brachistocrona: tra tutte le curve che uniscono due punti,
trovare quella che descrive il più rapido moto di una particella soggetta al campo
gravitazionale. Soluzioni di questi problemi furono presentate da alcuni tra i più
grandi matematici del tempo, tra cui anche Leibniz e Newton.
Nel 1832, Eulero, a soli 25 anni, presentò ”la soluzione generale del problema
isoperimetrico”. Nel suo lavoro si trovano alcuni concetti fondamentali della formu-
lazione variazionale. Un grande impeto allo sviluppo della meccanica variazionale è
presente nella corrispondenza scritta da Lagrange, a 19 anni, indirizzata ad Eulero.
Una solida base matematica per la teoria variazionale è stata sviluppata nel di-
ciottesimo e diciannovesimo secolo, in particolare da Legendre, Jacobi e Weierstrass.
I principi variazionali consentono di definire una formulazione equivalente del
problema dell’equilibrio elastico. Essi trasformano la formulazione classica del prob-
lema differenziale in una formulazione detta integrale o debole. Dato un corpo Ω
su cui agiscono forze di volume b in Ω, forze di superficie p su ∂f Ω e assegnati
spostamenti u b su ∂u Ω, il problema dell’equilibrio elastico consiste nel determinare
lo stato elastico s = {u, ε, σ} che soddisfa le equazioni di campo (2.1)-(2.3):
2ε = ∇u + ∇uT
divσ + b = 0 in Ω (3.1)
C[ε] = σ
11
12 CAPITOLO 3. PRINCIPI VARIAZIONALI (PROF. ELIO SACCO)
e di bordo (2.4)-(2.5):
u=ub su ∂u Ω
(3.2)
σn = p su ∂f Ω
L’energia potenziale totale del sistema è definita come la somma dell’energia poten-
ziale interna del corpo (3.4) e dell’energia potenziale delle forze (3.5):
½ ¾
d
δΠ(u) = α Π (u + αv) (3.8)
dα α=0
½ ¾
d d
= α Φ (u + αv) + Λ (u + αv)
dα dα α=0
½ ¾
d
δΦ (u) = α Φ (u + αv)
dα α=0
½ ∙ Z ¸¾
d 1 s s
= α C[∇ (u + αv)] • ∇ (u + αv) dV
dα 2 Ω α=0
½∙ Z 2 Z
d 1 α
= α C[∇s u] • ∇s u dV + C[∇s v] • ∇s v dV
dα 2 Ω 2
Z Ω ¸¾
s s
+α C[∇ u] • ∇ v dV
Ω α=0
½ Z Z ¾
= α α C[∇s v] • ∇s v dV + C[∇s u] • ∇s v dV
Ω Ω α=0
Z
= α C[∇s u] • ∇s v dV
Z Ω
= C[∇s u] • ∇s δu dV
Ω
14 CAPITOLO 3. PRINCIPI VARIAZIONALI (PROF. ELIO SACCO)
In definitiva si ha:
Z Z Z
s s
δΠ (u) = C[∇ u] • ∇ δu dV − b • δu dV − p • δu dA (3.9)
Ω Ω ∂f Ω
Tenuto conto che tutte le equazioni (3.1) e (3.2) sono soddisfatte, ed applicando
il teorema della divergenza, i.e. integrando per parti, si ottiene:
Z Z Z
s
δΠ (u) = σ • ∇ δu dV − b • δu dV − p • δu dA (3.10)
Ω Ω ∂f Ω
Z Z
= − (divσ + b) • δu dV + (σn − p) • δu dA
Ω ∂f Ω
Essendo, per ipotesi iniziale, soddisfatte tutte le equazioni (3.1) e (3.2) allora
si ha:
Z
(σn − p) • δu dA = 0 (3.16)
∂f Ω
Z
(divσ + b) • δu dV = 0
Ω
per cui
Π (u) − Π (u) = Φ (δu)
Poichè Φ (δu) > 0 per ogni δu tale che ∇s δu 6= 0 essendo il legame defini-
to positivo, il campo di spostamenti u soluzione del problema dell’equilibrio
elastico rappresenta un punto di minimo per Π.
Sufficienza. Se u è soluzione delle equazioni (3.1)1 , (3.1)3 e (3.2)1 e l’energia
potenziale totale è minima, allora u è soluzione del problema dell’equilibrio
elastico.
Sulla base delle ipotesi iniziali, l’equazione (3.15) fornisce:
Z
Π (u) − Π (u) = Φ (δu) − (divσ + b) • δu dV
Z Ω
Tenuto conto che tutte le equazioni (3.1) e (3.2) sono soddisfatte ed applicando
il teorema della divergenza, i.e. integrando per parti, si ottiene:
Z Z
δΨ(u) = S [σ] • δσ dV − δσ n•bu dA (3.22)
Ω ∂u Ω
Z Z
= ε • δσ dV − δσ n•b u dA
Ω ∂u Ω
Z Z
s
= ∇ u • δσ dV − δσ n•bu dA
Ω ∂u Ω
Z Z Z
= − (div δσ) • u dV + δσn • u dA − δσn•b
u dA
Ω ∂Ω ∂u Ω
Z Z
= − (div δσ) • u dV + δσn • u dA
Ω ∂f Ω
div δσ = 0 in Ω (3.23)
δσn = 0 su ∂f Ω
la relazione (3.22) fornisce
δΨ(σ) = 0
per cui la tesi resta dimostrata.
3.2. ENERGIA COMPLEMENTARE 19
equilibrio con i carichi esterni b e p e che soddisfa l’equazione del legame costitutivo,
e cioè che verifica le equazioni (3.1)2 , (3.1)3 e (3.2)2 , sia soluzione del problema
dell’equilibrio elastico, è che l’energia potenziale complementare attinga un punto
di minimo proprio in σ:
σ soluzione ⇐⇒ Ψ(σ) ≤ Ψ(σ) ∀σ / (3.1)2 (3.2)2
dove σ = σ+δσ è un generico campo di tensioni ammissibili ottenuto a partire da
σ per il tramite di un campo di variazione autoequilibrato δσ.
Z Z
Ψ(σ) = ψ (σ + δσ) dV − (σ+δσ)n • u b dA
Ω ∂u Ω
Z Z
1
= S [σ + δσ] • (σ + δσ) dV − b dA
(σ + δσ)n • u
2 Ω ∂u Ω
Z
1
= [S [σ] • σ + S [δσ] • δσ + 2S [σ] • δσ] dV
2 Ω
Z
− (σ + δσ)n • ub dA
∂u Ω
Z
= Ψ(σ) + Ψ(δσ) + δσ • ε dV
Ω
Z
Ψ(σ) − Ψ(σ) = Ψ(δσ) + δσ • ∇s u dV
Z Ω Z
= ϕ(δσ) dV − divδσ • u dV
ΩZ Ω Z
+ δσn • u dA + b) dA
δσn • (u − u
∂f Ω ∂u Ω
Z
= ϕ(δσ) dV
Ω
3.2. ENERGIA COMPLEMENTARE 21
R
Essendo il legame definito positivo si ha che Ω ϕ(δσ) dV > 0 per ogni δσ 6= 0
risultando dimostrata la tesi, i.e. σ soluzione del problema dell’equilibrio
elastico rappresenta un punto di minimo per Ψ.
Z Z Z
Ψ(σ) − Ψ(σ) = ϕ(δσ) dV + δσ • ε dV − δσn • ub dA
Ω Ω ∂u Ω
Z Z
+ δσn • u dA − δσn • u dA
Z ∂Ω
Z Z ∂Ω
= ϕ(δσ) dV + δσ • ε dV − δσn • ub dA
Ω Ω ∂u Ω
Z Z
+ δσn • u dA − δσ • ∇u dV
∂Ω Z Ω
− (divδσ) • u dV
Z Z Ω
= ϕ(δσ) dV + δσ • (ε − ∇s u) dV
Ω Z Ω Z
− δσn • (b
u − u) dA + δσn • u dA
∂u Ω ∂f Ω
Z Z
= ϕ(δσ) dV + δσ • (ε − ∇s u) dV
Ω Ω Z
− δσn • (b u − u) dA
∂u Ω
∙Z Z ¸
s
q= S • (ε − ∇ u) dV − Sn • (b
u − u) dA
Ω ∂u Ω
22 CAPITOLO 3. PRINCIPI VARIAZIONALI (PROF. ELIO SACCO)
a a
k1 k2 k3
P1 P2 P3
α(αc + q) > 0
∀α ∈ R (3.27)
c>0
e P3 rispettivamente valgono:
v1 = v − aφ
v2 = v
v3 = v + aφ (3.28)
essendo a la distanza tra le molle. Si evidenzia che le quantità v1 , v2 e v3 rappre-
sentano gli allungamenti delle molle elastiche, ovvero delle deformazioni.
Le equazioni di equilibrio alla traslazione verticale ed alla rotazione intorno a P2
in esplicito assumono la forma:
F = F1 + F2 + F3
0 = F1 a − F3 a (3.29)
avendo indicato con Fi i = 1, 2, 3 la forza esercitata sul punto Pi dalla i−esima molla
elastica. Si evidenzia che Fi rappresenta una tensione interna.
Il legame costitutivo definisce la relazione tra la forza Fi e lo spostamento vi . In
conformità con la legge di Hooke si assume una relazione lineare tra la forza reattiva
della molla e lo spostamento:
F1 = k1 v1
F2 = k2 v2
F3 = k3 v3 (3.30)
con k1 , k2 e k3 rigidezza delle molle verticali.
Le relazioni (3.28), (3.29) e (3.30) rappresentano rispettivamente le equazioni di
congruenza, di equilibrio e del legame costitutivo relative al problema dell’equilibrio
elastico in esame.
Soluzione diretta
La soluzione di tale problema si ottiene risolvendo le 8 equazioni nelle 8 incognite
v1 , v2 , v3 , v, φ, F1 , F2 , F3 . In particolare, sostituendo le (3.30) nelle (3.29), e tenendo
conto delle (3.28), si ha:
F = k1 (v − aφ) + k2 v + k3 (v + aφ)
0 = k1 (v − aφ) − k3 (v + aφ) (3.31)
La soluzione del sistema di equazioni (3.31) è:
k1 + k3
v = F
4k1 k3 + k2 k1 + k2 k3
k1 − k3
φ = F (3.32)
a (4k1 k3 + k2 k1 + k2 k3 )
24 CAPITOLO 3. PRINCIPI VARIAZIONALI (PROF. ELIO SACCO)
F
v1 = 2k3
4k1 k3 + k2 k1 + k2 k3
k1 + k3
v2 = F
4k1 k3 + k2 k1 + k2 k3
F
v3 = 2k1 (3.33)
4k1 k3 + k2 k1 + k2 k3
F
F1 = 2k1 k3
4k1 k3 + k2 k1 + k2 k3
k1 + k3
F2 = k2 F
4k1 k3 + k2 k1 + k2 k3
F
F3 = 2k3 k1 (3.34)
4k1 k3 + k2 k1 + k2 k3
1¡ 2 ¢
Π(v, φ) = k1 v1 + k2 v22 + k3 v32 − F v2
2
1£ ¤
= k1 (v − aφ)2 + k2 v 2 + k3 (v + aφ)2 − F v (3.35)
2
∂Π(v, φ)
0 = = k1 (v − aφ) + k2 v + k3 (v + aφ) − F
∂v
∂Π(v, φ)
0 = = −ak1 (v − aφ) + ak3 (v + aφ) (3.36)
∂φ
Energia complementare
Il campo di tensioni F1 , F2 e F3 soddisfa le equazioni di equilibrio (3.29), che
forniscono:
F2 = F − 2F1
F3 = F1 (3.37)
L’energia complementare del sistema vale allora:
µ ¶
1 F12 F22 F32
Ψ(F1 ) = + +
2 k1 k2 k3
" #
1 F12 (F − 2F1 )2 F12
= + + (3.38)
2 k1 k2 k3
3.3.2 Esempio n. 2
Si consideri il sistema di aste connesse riportato in figura 3.2 e caricato con il carico
P . Si assume che le aste 1 e 3 siano della stessa lunghezza ma comunque con
caratteristiche elastiche differenti. Assumendo inoltre che il materiale delle aste sia
elastico lineare, la tensione in ciascuna di esse è in relazione con la deformazione
secondo la legge di Hooke scritta in forma monodimensionale:
σ = εE (3.40)
1 2 3
v
P
essendo σ i = Ei εi .
Le relazioni (3.40), (3.42) e (3.43) rappresentano rispettivamente le equazioni del
legame costitutivo, di congruenza e di equilibrio relative al problema dell’equilibrio
elastico in esame.
3.3. ESEMPI ESPLICATIVI 27
Soluzione diretta
L2 (v + u tan θ) v
P = A1 E1 2
cos θ + A2 E2 + (3.44)
L1 L2
L2 (v − u tan θ)
A3 E3 cos θ
L21
L2 (v + u tan θ)
0 = −A1 E1 sin θ +
L21
L2 (v − u tan θ)
A3 E3 sin θ
L21
P L2 (A3 E3 − A1 E1 )
u = (3.45)
[4A1 E1 A3 E3 cos3 θ + A2 E2 ] tan θ
P L2 (A3 E3 + A1 E1 )
v =
[4A1 E1 A3 E3 cos3 θ + A2 E2 ]
per cui tramite le (3.42) è possibile ottenere ε1 , ε2 ed ε3 , che per le (3.40) forniscono
σ 1 , σ 2 e σ 3 . In questo modo si determina completamente la soluzione del problema
dell’equilibrio elastico proposto.
1
Π(u, v) = (E1 A1 L1 ε21 + E2 A2 L2 ε22 + E3 A3 L3 ε23 ) − P v (3.46)
2
1 L2 v2
= [E1 A1 L1 24 (v + u tan θ)2 + E2 A2 L2 2 +
2 L1 L2
2
L
E3 A3 L1 24 (v − u tan θ)2 ] − P v
L1
28 CAPITOLO 3. PRINCIPI VARIAZIONALI (PROF. ELIO SACCO)
∂Π(u, v) (v + u tan θ)
0 = = E1 A1 L22 tan θ − (3.47)
∂u L31
(v − u tan θ)
E3 A3 L22 tan θ
L31
∂Π(u, v) (v + u tan θ) v
0 = = E1 A1 L22 3
+ E2 A2 L2 2 +
∂v L1 L2
(v − u tan θ)
E3 A3 L22 −P
L31
Energia complementare
P − 2A1 σ 1 cos θ
σ2 =
A2
L’energia complementare del sistema vale allora:
1 σ2 σ2 σ2
Ψ(σ 1 ) = (A1 L1 1 + A2 L2 2 + A3 L3 3 ) (3.49)
2 E1 E2 E3
∙ 2
¸
1 σ1 (P − 2A1 σ 1 cos θ)2 A21 σ 21
= A1 L1 + L2 + L3
2 E1 E2 A2 E3 A3
ϕ ϕ
F
K1 K2
v1 v2
Fc/l F(a+b)/l
a b c
3.3.3 Esempio n. 3
v1 v2 − v1
4ϕ1 = − (3.52)
a b
v2 v2 − v1
4ϕ2 = +
c b
30 CAPITOLO 3. PRINCIPI VARIAZIONALI (PROF. ELIO SACCO)
Soluzione diretta
La soluzione di tale problema si ottiene risolvendo le 6 equazioni nelle 6 incognite
v1 , v2 , M1 , M2 , 4ϕ1 , 4ϕ2 . In particolare sostituendo le (3.51) nelle (3.53), e tenendo
conto delle (3.52), si ha:
v1 v2 − v1 Fc
− = a (3.54)
a b K1ϕ
v2 v2 − v1 F (a + b)
+ = c
c b K2ϕ
Risolvendo rispetto a v1 e v2 si ottiene:
∙ ¸
F c2 a a + b ca2 + ab
v1 = + ϕ (3.55)
K2ϕ K1 (a + b)c
2
∙ 2 ¸
Fc a (a + b)2
v2 = +
2 K1ϕ K2ϕ
per cui tramite le (3.52) è possibile ottenere 4ϕ1 e 4ϕ2 , che per le (3.51) forniscono
M1 e M2 . In questo modo si determina completamente la soluzione del problema
dell’equilibrio elastico proposto.
Energia complementare
Il campo di tensioni M1 , M2 soddisfa le condizioni di equilibrio (3.53) che forniscono:
F bc
M2 = M1 + (3.58)
33
34APPENDICE A. CENNI SUL CALCOLO DELLE VARIAZIONI (PROF. ELIO SACCO)
u u
ub
ua v
a b x
u = u + αv (A.4)
essendo v = v (x) ed α una costante reale. E’ evidente che v (a) = v (b) = 0 (cfr.
figura A.1); in altri termini v soddisfa la forma omogenea delle condizioni al contorno
su u.
Il termine αv è detto variazione di u ed è indicato con δu. L’operatore δ· è detto
operatore variazionale e può commutare con gli operatori differenziali ed integrali:
µ ¶
d (δu) d (αv) dv du
= =α = δu0 = δ ; (A.5)
dx dx dx dx
Z b Z b Z b Z b
δ u (x) dx = α v (x) dx = αv (x) dx = δudx. (A.6)
a a a a
o equivalentemente
Z b Z bµ ¶ Z b∙ ¸
∂F ∂F 0 dF
δI = δF dx = du + 0 du dx = α dx. (A.12)
a a ∂u ∂u a dα α=0
Dal calcolo differenziale elementare è noto che una generica funzione f (x) dif-
ferenziabile e definita su tutto R, possiede un estremo (cioè un punto di minimo o
di massimo) in x0 se e solo se df (x0 ) = 0.
36APPENDICE A. CENNI SUL CALCOLO DELLE VARIAZIONI (PROF. ELIO SACCO)
o equivalentemente ∙ ¸
dI (u0 + αv)
=0 (A.14)
dα α=0