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Il regno di JHWH
e del suo Messia
salmi scelti dal primo libro
del Salterio
STUDIA BIBLICA
IL REGNO DI JHWH
E DEL SUO MESSIA
salmi scelti dal primo libro del Salterio
Città Nuova
Il libro è dedicato ai professori dell'Istituto Biblico di Roma, con cui ho
imparato ad amare i salmi, e che ora mi hanno accolto generosamente co-
me collega. Ringrazio i prof. A. Passaro e G. Belila della Facoltà teologica
di Sicilia per avermi fatto posto nella prestigiosa collana Studia Biblica,
l'editrice Città Nuova per la competenza editoriale con cui ha seguito il la-
voro, e la prof. Suor Silvia Ahn O.P. per la pazienza con cui ha rivisto il
manoscritto.
ISBN 978-88-311-3632-7
1
Barbiero 1999.
6 Prefazione
AB Anchor Bible
ad l. ad locum
ALW Archiv für Liturgiewissenschaft
AnBib Analecta Biblica
ANEP Ancient Near East in Pictures
ANET Ancient Near Eastern Texts Relating to the
Old Testament
AOAT Alter Orient und Altes Testament
ASOR Books American Schools of Oriental Research
Books
ASOR.SVS American Schools of Oriental Research.
Special Volume Series
ATD Das Alte Testament Deutsch
ATSAT Arbeiten zu Text und Sprache im Alten Te-
stament
Aug. Augustinianum
bAv Talmud babilonese, Trattato Avot
BBB Bonner biblische Beiträge
bBer Talmud babilonese, Trattato Berakot
BCSBS Bulletin of the Canadian Society of Biblical
Studies
BEATAJ Beiträge zur Erforschung des Alten Testa-
ments und des antiken Judentums
BeO Bibbia e Oriente
BEThL Bibliotheca ephemeridum theologicarum
Lovaniensium
BEvTh Beiträge zur evangelischen Theologie
BHK Biblia hebraica ed. R. Kittel
BHS Biblia hebraica stuttgartensia
Bib Biblica
BibOr Biblica et orientalia
Bijdr. Bijdragen
BiKi Bibel und Kirche
BiLe Bibel und Leben
8 Sigle e abbreviazioni
ni. nifal
NMES Near and Middle East Series
NRTh Nouvelle Revue Théologique
OBO Orbis biblicus et orientalis
ÖBS Osterreichische biblische Studien
Or. Orientalia
OTE Old Testament Essays
OTS Oudtestamentische Studien
ParVi Parole di vita
pi. piel
PIBA Proceedings of the Irish Biblical Association
Proceedings EGL & MWBS Proceedings of the Eastern Great Lakes and
Middle West Bible Society
PThMS Pittsburg Theological Monograph Series
PTS Patristische Texte und Studien
QD Quaestiones disputatae
QL Questions liturgiques
RB Revue biblique
Recherches.NS Recherches. Nouvelle série
RevSR Revue des sciences religieuses
RivBib Rivista biblica
RSO Rivista degli studi orientali
RThom Revue thomiste
RTL Revue théologique de Louvain
RTLu Rivista teologica di Lugano
S Versione siriaca
SBB Stuttgarter biblische Beiträge
SBL.DS Society of Biblical Literature. Dissertation
Series
SBM Stuttgarter biblische Monographien
SBS Stuttgarter Bibelstudien
SB(T) La Sacra Bibbia (Torino)
ScEc Sciences ecclésiastiques
ScEs Science et Esprit
SFSHJ South Florida Studies in the History of Ju-
daism
SJOT Scandinavian Journal of the Old Testament
SR Studies in Religion
SRivBib Supplementi alla Rivista biblica
StTh Studia theologica (Lund)
Teol(BA) Teologia (Buenos Aires)
Tg Targum
11 Sigle e abbreviazioni
Fino a circa vent'anni fa, lo studio moderno dei salmi era domi-
nato dalle figure di H. Gunkel e S. Mowinckel. Il primo metteva in
rilievo ! , importanza del genere letterario, delle forme primitive della
preghiera, rintracciate attraverso paralleli orientali 1. Egli divideva i
salmi in "preghiere di supplica", "inni di lode", "preghiere di ringra-
ziamento", eccetera. Per fare questo lavoro si rendeva indispensabile
ricostruire la forma primitiva del salmo, distinguendola dalle aggiun-
te successive, e precisare l'ambiente storico in cui questo salmo era
stato composto (Sitz im Leben). L'approccio di Gunkel è ancor oggi
indispensabile, ma ci si è resi anche conto che esso non è sufficiente.
Da una parte, infatti, i salmi, come sono oggi, non si presentano qua-
si mai nella loro forma primitiva, ma sono spesso un misto: lode, sup-
plica e azione di grazie appaiono all'interno di uno stesso salmo; dal-
l'altra, sottolineando la forma, si finisce per trascurare il contenuto e
cioè la particolarità, l'unicità di ogni salmo. Una volta stabilito, ad
esempio, che il Sal 8 è un "inno", il lavoro esegetico è ancor tutto da
fare. E, d'altra parte, il discorso formale non rende conto del salterio
come oggi l'abbiamo. Gunkel stesso rileva che i salmi non sono ordi-
nati secondo la loro forma: per lui il libro dei salmi è un insieme di-
sordinato di poemi indipendenti l'uno dall'altro. Il commento del Ca-
stellino cerca di porvi rimedio, di "mettere ordine" al salterio riorga-
nizzando i salmi secondo il loro genere letterario 2.
Mowinckel ha sottolineato la dimensione cultuale, liturgica, di
queste composizioni 3. Secondo lui il Sitz im Leben dei salmi è la
preghiera pubblica di Israele, il tempio e le sue feste. Il salterio sa-
rebbe una specie di "Cantorale" del secondo tempio. Effettivamen-
1
Gunkel 1985.
2
Castellino 1955.
3
Cf. Mowinckel 1921-1924.
14 Introduzione
4
Arens 1968.
3
Cf., ad esempio, Sheppard 1980.
6
Zenger et al. 2001, pp. 320-321. La proposta di Zenger si ispira a Albertz 1992.
15 Introduzione
pazione del popolo, o i salmi "liturgici": 50; 81; 95; 113-118 (am-
bientati, questi, nella festa di Pasqua).
d) La redazione finale del salterio sarebbe di epoca ellenistica, tra
il 200 e il 150 a.C., essa sarebbe di carattere sapienziale e riflettereb-
be una certa distanza dall'aristocrazia sacerdotale, unendo insieme sa-
pienza e torah, attesa escatologica e spiritualità dei poveri di JHWH.
Una simile ricostruzione dell'ambiente storico da cui è nato il
salterio è certamente importante per la comprensione dei salmi. Pe-
rò da una parte si deve riconoscere l'ipoteticità di simili ricostruzio-
ni. E impossibile trovare due autori che siano d'accordo sulla rico-
struzione redazionale di uno stesso salmo. Lo stesso Zenger nel cor-
so delle sue indagini ha cambiato più volte opinione al riguardo.
D'altra parte, come si noterà, in un approccio canonico ai salmi ciò
che è importante non è lo stadio iniziale della composizione, ma
quello finale, cioè come la Sinagoga e la Chiesa lo hanno recepito
come parola di Dio. Per importante che sia la ricostruzione storica
del divenire di un salmo, essa non esaurisce la comprensione dello
stesso, rimane anzi al di qua di una comprensione di fede.
L'APPROCCIO SINCRONICO
L'analisi poetologica
L analisi canonica
7
Weiss 1972, pp. 88-112.
8
Alonso Schòkel 1963; Alonso Schòkel 1982; Alonso Schòkel 1989; Alonso
Schòkel e Camiti 1992.
9
Trublet e Aletti 1983.
10
Oltre agli studi particolari su singoli salmi, si vedano le opere più complessi-
ve: Auffret 1982; Auffret 1992; Auffret 1993; Auffret 1995; Auffret 1999.
11
M. Girard 1984; M. Girard 1996.
12
Ridderbos 1972.
13
Ravasi 1981.
17 Introduzione
14
Childs 1979. Sull'approccio canonico la letteratura è già notevole. Si veda, per
una presentazione succinta, Scaiola 2002, pp. 17-32.
15
Sanders 1992.
16
Rendtorff 1990; Rendtorff 1993; Rendtorff 1994.
17
Wilson 1985.
1
8 McCann 1992.
19
lbid.\ McCann 1993a, pp. 93-107; McCann 1993b.
20
Mays 1986; Mays 1987; Mays 1993; Mays 1994.
21
Miller 1986; Miller 1994a; Miller 1998.
22
Cf. ad esempio Lohfink 1992.
23
Hossfeld and Zenger 1993 a. Sul primo libro del salterio, che sarà oggetto del
nostro studio, i due autori hanno scritto una serie di articoli: Hossfeld e Zenger 1993b,
pp. 166-182; Hossfeld e Zenger 1992, pp. 21-503; Hossfeld e Zenger 1994; Hossfeld e
Zenger 2000, pp. 237-257.
24
Auwers 2000.
25
Lorenzin 2000.
26
Scaiola 2002.
27
Bazylinski 1999.
18 Introduzione
28
Cf. Lohfink 1992.
19 Introduzione
no nel tuo cuore: li ripeterai ai tuoi figli e li reciterai quando sarai se-
duto a casa tua e quando camminerai per via, quando ti coricherai
e quando ti alzerai» (Dt 6, 6-7). La recitazione del salterio è per il
pio giudeo un sostituto, più a portata di mano, della recitazione del-
la torah: non per niente esso è diviso, come la torah, in cinque libri.
Il salterio è compendio della torah, strada privilegiata per vivere la
propria vita in obbedienza al piano di Dio.
Il salterio era dunque, almeno fin dai tempi di Gesù, oggetto di
una lectio continua, di una recitazione ininterrotta, in cui un salmo
si aggiungeva al seguente senza soluzione di continuità. Di tale reci-
tazione sono rimaste tracce nel salterio. Accenniamo ad alcune:
a) I salmi sono uniti attraverso richiami di parole e di concetti.
Tale fenomeno è osservabile soprattutto tra due salmi vicini. Già da
tempo è conosciuto il fenomeno dei salmi-gemelli, cioè di due salmi
particolarmente simili per forma e contenuto, tanto da essere consi-
derati, in alcuni manoscritti o in alcune versioni, un salmo solo. E il
caso, ad esempio, dei Sal 9-10, considerati nel TM due salmi distin-
ti, mentre la LXX li considera un salmo solo. Anche i Sal 42-43 so-
no talmente uniti da poter essere considerati un unico salmo, e ciò
vale anche per i Sal 50-51. Il fenomeno della contiguità significativa
di due salmi è oggetto delle tesi di Bazylinski 29 e di Scaiola 30. Già
Delitzsch aveva studiato il fenomeno della "concatenazione" tra sal-
mi vicini 31 . Tra la fine di un salmo e l'inizio del salmo seguente ci so-
no spesso particolari richiami di contenuto e di forma che attenuano
lo stacco tra i due salmi. Questo fenomeno, tipico del pensiero semi-
tico, viene chiamato generalmente "attrazione". Si vedano ad esem-
pio i Sal 32-33. Il Sal 32 termina con un appello alla lode (v. 11):
29
Bazylinski 1999.
30
Scaiola 2002.
31
Delitzsch 1846; Delitzsch 1984. Nello stesso senso Ch. Barth 1976.
20 Introduzione
Tabella 1
32
Cf. Childs 1969; Childs 1979, pp. 520-522.
21 Introduzione
c) Dal punto di vista del genere letterario i salmi non sono or-
dinati casualmente, ma seguono un itinerario di preghiera che va
dalla supplica alla lode e all'azione di grazie 33. Questo movimento
si può osservare all'interno di un singolo salmo (si veda ad esempio
il Sal22\ supplica, w. 2-22*; azione di grazie, w. 22*-32), e riscon-
trare in una serie di salmi. Così, ad esempio, i Sal?>-1 sono caratte-
rizzati dalla supplica, il Sal 8 è un inno che costituisce, per così di-
re, la risposta a queste suppliche, il Sal 9 è un'azione di grazie per la
salvezza cantata nel Sal 8. Nello stesso senso si può comprendere la
sequenza dei Sai25-30. Alla supplica dei Salmi 25-28, fa seguito l'in-
no del Sal 29 e l'azione di grazie del Sal 30.
d) I primi due salmi hanno valore di proemio per il salterio. Es-
si cantano, il primo il valore della torah come sapienza di vita, il se-
condo il regno di J H W H e del suo Messia. Questi due temi costi-
tuiscono il motivo dominante del salterio e perciò i salmi che svol-
gono questo argomento hanno un ruolo strategico nella struttura
del libro. Wilson ha studiato il ruolo determinante dei salmi regali,
posti in luoghi-chiave del salterio (Sal 2; 41; 72; 89...) 34. Wester-
mann ha sottolineato il ruolo del Sal 119, il più lungo del salterio 35.
Ma, all'interno del primo libro del salterio, un ruolo strutturale ri-
levante spetta al Sal 19, il centro della seconda raccolta di salmi, Sal
15-24, e, in generale, ai salmi sulla torah 36.
I cinque libri
33
Quest'aspetto, che rivaluta la "Formkritik", cioè lo studio dei generi letterari,
è messo in rilievo da Millard 1994.
34
Wilson 1985, pp. 199-228; Wilson 1986.
35
Westermann 1961-1962.
36
Cf. Mays 1987; Braulik 1975; Brueggemann 1991.
22 Introduzione
Il Sal 89, al termine del terzo libro, denuncia il venir meno del-
la speranza nella monarchia terrena, occasionata dalla fine della mo-
narchia davidica con l'esilio. Il quarto libro, Sal 90-106, il centro
teologico del salterio, è caratterizzato da una serie di salmi che can-
tano la regalità di J H W H . La delusione della speranza posta nel re
terreno accentua la speranza nell'altro re, che non delude. Anche se
Davide ha fallito, il mondo sta saldamente nelle mani di Dio. Il quar-
to libro inizia denunciando la fragilità umana {Sal 90), indirizza la spe-
ranza verso il Signore {Sal 91) e ne presenta il regno universale {Sal
93, 1: «JHWH regna...», cf. Sal 97, 1; 99, 1). Nel quinto libro viene
recuperata la dimensione messianica, ma la speranza si rivolge ora
non più alla figura individuale del Messia, bensì al popolo messiani-
co, riflettendo l'esperienza della comunità giudaica postesilica (si ve-
da, ad esempio, il ruolo dei "figli di Sion" nel Sal 149).
37
Wilson 1983, pp. 199-228.
23 Introduzione
Tabella 2
A 3־7 Supplica
B 8 Inno
C 9 Azione di grazie
A׳ 10-14 Supplica
38
Cf. Barbiero 1999, pp. 719-730; Barbiero 2003, pp. 439-480.
39
La nostra proposta strutturale differisce da quella di F.-L. Hossfeld e E. Zen-
ger per il fatto che questi due autori considerano unitariamente i Salmi 9 1 0 ־. Il Sal 9
viene allora a far parte della seconda serie di lamentazioni {Sal 9-14), parallela alla pri-
ma (Sai3-1). Si veda Zenger 1991, pp. 405-406.
24 Introduzione
Tabella 3
40
Cf. Auffret 1982, pp. 405-438; Hossfeld e Zenger 1993b; Miller 1994b, pp.
127-142.
41
Cf. Bazylinski 1999.
42
Cf. Hossfeld e Zenger 1994.
25 Introduzione
Tabella 4
A 25-28 Supplica
B 29 Inno
C 30 Azione di grazie
A' 31 Supplica
C' 32 Azione di grazie
B' 33 Inno
C" 34 Azione di grazie
43
Cf. Hossfeld e Zenger 1992.
26 Introduzione
l'azione di grazie (cf. tab. 5), il primo (Sal 35-37) culminante nell'in-
no del Sal 36, il secondo (Sal 38-41) nel ringraziamento del Sal 40.
L'itinerario della preghiera si unisce qui ad una volontà di sim-
metria, per cui le tre suppliche sono poste una all'inizio (35), una al
centro (38) e una alla fine della raccolta (41). La raccolta, e con es-
sa il libro intero, termina dunque con una supplica. Dopo il ringra-
ziamento (Sal 40) si torna, come nella prima raccolta, alla supplica:
forse questo riflette una situazione di sofferenza in cui si trovava
Israele, per cui il ricordo della liberazione nel passato fa salire ancor
più viva la supplica per la liberazione nel presente. Caratteristica di
questa raccolta, come della precedente (cf. Sal25\ 32; 34), è il posto
dato alla riflessione sapienziale, posta simmetricamente prima e do-
po la supplica centrale {Sal 31 e 39).
Tabella 5
A 35 Supplica
B 36 Inno
C 37 Rifl. sapienziale
A' 38 Supplica
C' 39 Rifl. sapienziale
D 40 Azione di grazie
A" 41 Supplica
Tabella 6
TRADUZIONE
1. Beato l'uomo che non è andato dietro alle idee degli empi,
sulla via dei peccatori non si è fermato,
e sul banco dei beffardi non si è seduto;
2. invece trova gusto nella legge di JHWH,
e la sua legge mormora giorno e notte.
3. Egli è come un albero piantato presso canali d'acqua,
che dà il suo frutto nella sua stagione,
e le cui foglie non seccano:
tutto ciò ch'egli fa, lo porta a buon fine.
4. Non così gli empi:
al contrario, essi sono come la pula, che il vento disperde.
5. Perciò non si alzeranno gli empi nel giudizio,
né i peccatori nell'assemblea dei giusti.
6. Poiché J H W H conosce la via dei giusti,
ma la via degli empi si perde.
CRITICA TESTUALE
Verso 1
«Non ha seguito..., non si è fermato, .. .non si è seduto». Men-
tre i verbi ai w. 2-3 sono all'imperfetto, i tre verbi del v. 1 sono al
perfetto. Generalmente vengono tradotti al presente, in senso stati-
vo ma è difficile che il verbo "andare" ( )הלךabbia un valore stati-
vo. Il perfetto vuol dire che la decisione di tempere con i malvagi
appartiene al passato, è stata presa da tempo.
1
Cf. Jouon 1965, pp. 294-295.
30 II regnodi'JHWH e del suo Messia
«Degli empi ... dei peccatori ... dei beffardi». Di per sé, TM
non ha l'articolo (così anche le versioni). Letteralmente il testo suo-
na: «idee di empi ... una via di peccatori ... una riunione di beffar-
di» 2 . Lo stesso succede ai w. 5-6. Ma in ebraico, soprattutto in te-
sti poetici, l'articolo non è strettamente necessario per esprimere la
determinazione 3 .
BHS suggerisce di scambiare ( בדרךlb) con ( בעצתla). A prima
vista il testo sarebbe più logico, ma una tale congettura non è sup-
portata dalle versioni.
Verso 2
BHK trova la ripetizione del termine תורהpesante e propone di
sostituirlo con חקרת. Anche qui, senza il supporto delle versioni.
Verso 3
BHS ritiene 3d («tutto ciò che fa, riesce») come un'aggiunta
presa da Gs 1, 8, e perciò propone di sopprimerla.
Verso 4
G ha due varianti: esso ripete ούχ οΰτως («non così gli empi,
non così»), e aggiunge, alla fine del verso: από προσώπου τ η ς yrjc
(«dalla faccia della terra»). TM come lecito brevior ha maggiore au-
torità.
Verso 5
G ha, in 5b, ev βουλή δικαίων, come in la. Evidentemente leg-
ge, invece di TM עדת, עצת.
2
Cf. in questo senso Tagliacarne 1991; Kratz 1996, p. 3.
3
Cf. Joiion 1965, p. 421, nota 3.
Salmo 1 31
4
Lo deve ammettere anche S. Mowinckel, cf. Mowinckel 1950-1951; Mowinckel
1960.
5
Cf. già Gunkel 1985, pp. 381-397.1 salmi sapienziali sono ultimamente ogget-
to di un ampio dibattito. Si veda, ad esempio, Kuntz 1974; Whybray 1995; Sheppard
1980; Thomas 1986; Reindl 1979; Murphy 1963, pp. 156-167; Burger 1995; Conti
1998, pp. 19-47.
6
Sui "salmi della torah" , cf. De Pinto 1967; Mays 1987.
7
Seguo l'ordine di Rahlfs. La CEI ha un'altra numerazione.
32 II regnodi'JHWH e del suo Messia
STRUTTURA
8
Marbòck 1986.
9
Haag 1989, p. 159.
10
Sullo sfondo storico del Sal 1, e perciò della redazione finale del salterio, cf.
Harris 2000; Reindl 1979.
11
Buber 1992b.
Salmo 1 33
Tabella 7
v. 5 non reggeranno gli empi nel né i peccatori nell'assemblea dei
giudizio giusti
X
v. 6 JHWH conosce la via dei la via degli empi si perde
giusti
Tabella 8
12
Botha 1991. Sulla struttura del Sal 1 si veda ancora Auffret 1978; M. Girard
1996, pp. 138-152; Vogels 1979; Lack 1976; Alonso Schòkel e Camiti 1992, pp. 141-
142; Ridderbos 1972, pp. 119-121.
34 II regnodi'JHWH e del suo Messia
Tabella 9
13
Zenger parla di «begründete Seligpreisung» (Hossfeld e Zenger 1993a, p. 45).
14
Così vorrebbe Lipinski 1968.
15
Così già Gunkel 1985, p. 392, e soprattutto Käser 1970.
Salmo 1 35
16
Cf. Burger 1995, p. 335.
17
Buber 1992b, p. 181.
18
Cf. Lohfink 1998, pp. 433-441.
19
Cf. Gitay 1996.
20
Ciò viene rilevato nella tradizione rabbinica, cf. Braude 1976, p. 11; bAv 4,12;
Lifschitz 1990a, p. 38.
21
Cf. Smith 1992.
36 II regnodi'JHWH e del suo Messia
Tabella 10
22
Haag 1989, p. 161.
Salmo 1 37
Il libro della Sapienza, degli ultimi decenni del I sec. a.C., ripro-
pone, all'interno del giudaismo di Alessandria, la stessa divisione tra
il partito liberale e i giudei osservanti, che è anche lo sfondo del Sal
1. Ma la situazione non è esclusiva dell'epoca ellenistica: si veda, per
l'AT, Ger 15, 17, e per il nuovo, Mt 7, 13-14. La via del bene è sem-
pre stata una via stretta, e pochi la percorrono.
Dopo i tre "no" viene espresso un unico "sì", alla torah. Que-
sta realtà viene nominata due volte: תורת יהרהe תורתו. Si tratta eviden-
temente di una ripetizione, che ha il valore di una sottolineatura. La
congettura di sostituire תורתוcon un sinonimo ("timore di Dio",
"precetti", cf. BHK) disconosce il valore della ripetizione. E interes-
sante notare che la tradizione rabbinica spiega questa ripetizione at-
tribuendo il possessivo di תורתוnon a Dio, ma al fedele. Attraverso
38 II regnodi'JHWH e del suo Messia
23
Cf. MTeh (Braude 1976 /, pp. 22-23).
24
Cf. Lombaard 1999, p. 508.
25
Cf. sopra, pp. 18-19.
Salmo 1 39
Fig. 1. «Egli è come un albero, ... le cui foglie non seccano» (Sal 1, 3). Il dio scriba Tot incide sul-
le foglie dell'albero sacro Ished il nome del faraone (si tratta di Ramses III) per farlo partecipe del-
la vitalità della pianta. La sua azione è accompagnata dai gesti simbolici delle altre divinità: il dio
Ptah (all'estrema sinistra) e la dea scriba Seshat (all'estrema destra) scrivono gli anni di governo e
i giubilei del monarca sulla nervatura centrale di un ramo di palma (che significa "anno"), alla cui
base c'è un geroglifico indicante il numero 100.000 e la cui punta sostiene altri geroglifici indican-
ti la festa di Sed, che veniva celebrata generalmente dopo trent'anni di regno. Anche il Dio Amon
offre al sovrano la stessa asta con i due simboli, di durata senza fine e di celebrazioni festive.
26
Bresciani 1990, p. 582.
27
II faraone come albero (cf. Keel 1984, p. 239Jig. 352).
Salmo 1 41
28
La somiglianza è notata da Creach 1999, p. 38.
29
Rilievo assiro dal palazzo di Assurbanipal a Ninive, cf. Keel 1984, p. 132, fig. 202.
42 II regno di' JHWH e del suo Messia
Fig. 2. «Egli è come un albero, piantato presso canali d'acqua» (Sal 1,3). Rappresentazione assi-
ra di un tempio su un'altura. L'acqua per il giardino del tempio è recata da un acquedotto, che in
prossimità del tempio si divide in diversi rami, ai bordi dei quali si allineano gli alberi del giardi-
no. La costruzione centrale non è facile da decifrare: secondo Keel si tratterebbe di due edifici di-
versi: il "frontone" di un tempio in antis (a destra), e una cella con la statua del sovrano in atteg-
giamento di adorazione, probabilmente posta davanti al tempio (a sinistra). Una "via sacra", con-
trassegnata da un altare, conduceva non tanto alla statua del sovrano, quanto al tempio.
sto, il Sal 1 identifica la fiducia in Dio con l'amore per la sua legge.
Nello stesso senso va anche Sir 24, 23-34, dove i canali che irrigano
il giardino di Dio rappresentano la torah.
La metafora dell'albero presso i canali, in confronto con quella
della pula, ha due dimensioni. Essa esprime anzitutto stabilità. La
pula non ha consistenza, essa viene «dispersa dal vento». W. Vogels
parla di "verticalità" dell'albero ($) in contrapposizione con !'"oriz-
zontalità" (« )>־della pula 30 . Lo studio amoroso della torah conferi-
sce al fedele stabilità, profondità, radicamento. Poiché egli non è ri-
masto alla superficie, ma ha affondato le sue radici nel profondo
( j), egli è stabile, consistente: non cambia opinione a seconda delle
mode del momento. In questo si rivela la coerenza del testo con le
immagini del v. 1: colui che fa della parola di Dio il suo pane, non è
facilmente influenzabile da mode passeggere.
L'altra dimensione è rappresentata dalla freccia verso l'alto ( | ) .
Le radici profonde e ben irrigate garantiscono all'albero fecondità.
Esso mette fuori rami, foglie e frutti, mentre la pula non produce
niente.
«.. .che dà il suo frutto nella sua stagione» ־Dicendo "il suo frut-
to", si sottolinea l'unicità del frutto. Ogni "albero/uomo" produce
30
Vogels 1979, p. 412. Sulla struttura semantica profonda del Sal 1 cf. anche
Lack 1976.
Salmo 1 43
31
Cf. Haag 1989, p. 166.
44 II regnodi'JHWH e del suo Messia
suo padre. La torah è per lui «l'albero della conoscenza del bene e del
male», perché gli dice dov'è il bene e dov'è il male, ed è anche "l'ai-
bero della vita", perché gli mostra la strada per la vita eterna.
Nella teologia del tempio, rappresentata dal passaggio citato di
Ezechiele (47, 12), ma anche, per esempio, da Sai52, 10 e 92, 13-15,
l'albero della vita è il tempio stesso. Dio, la "fonte della vita", si ren-
de presente nel tempio di Gerusalemme: dissetandosi a quest'acqua
si acquista la vita eterna (cf. Sal 36, 8-10), si mangia dell'"albero del-
la vita". Ora, secondo Sal 1,3, l'albero della vita è la torah: chi si nu-
tre di essa, vive per sempre. L'accento viene spostato in senso sapien-
ziale. Prv 3,18 attribuiva alla sapienza la qualifica di "albero della vi-
ta": il Sal 1 fa il passaggio dalla sapienza alla torah 32 . Forse si può co-
gliere in questo spostamento di accento un ridimensionamento del-
l'importanza del tempio. Nell'esilio e nella situazione di diaspora in
cui vivevano molte comunità giudaiche dell'epoca ellenistica, l'acces-
so al tempio non era possibile. Inoltre diversi gruppi religiosi (si pen-
si a Qumran) prendevano le distanze dal sacerdozio e dal culto uffi-
ciale, connivente con l'ellenismo. Sal 40,7-9 prospetta una sostituzio-
ne dei sacrifici con l'obbedienza alla volontà di Dio, espressa nella to-
rah (il "rotolo del libro"). La torah dunque sostituisce il tempio: essa
accompagna il pio giudeo ovunque egli vada. Anzi, secondo quel-
l'identificazione della torah con il salterio a cui abbiamo fatto accen-
no, il salterio stesso diviene il tempio in cui Dio si fa presente. Secon-
do Salii, 4, il "Santo" abita תהלות ישראל, "le lodi di Israele", si rende
cioè presente quando Israele recita i תהלים, i salmi33.
«.. .tutto ciò ch'egli fa, lo porta a buon fine». Qui l'autore lascia
la metafora dell'albero e parla direttamente dell'"uomo", cioè del
suo agire («tutto ciò che egli fa»). Il verbo צלחhif. può avere tre va-
lori differenti. Può essere interpretato intransitivamente, come fa la
maggior parte delle traduzioni moderne («tutto ciò che egli fa, rie-
sce, ha successo»), oppure transitivamente. In questo secondo caso,
esso può avere due soggetti. Secondo la tradizione ebraica, il sog-
getto è Dio: «tutto ciò che (l'uomo) fa, (Dio) lo fa riuscire». L'altra
possibilità è che il soggetto sia l'uomo, che è anche soggetto del ver-
bo precedente: «Tutto ciò che egli fa, lo porta a buon termine» 34.
Questa traduzione è avvalorata dal parallelo, sopra ricordato, con
32
Cf. Creach 1999.
33
Cf. Zenger 1999.
34
Così anche Delitzsch 1984, p. 68.
Salmo 1 45
Gs 1,8 («porterai a buon fine la tua via») e dal fatto che al versetto
successivo (4a) il soggetto del verbo (sottinteso) è רשעים. Dal punto
di vista sintattico si raccomanderebbe perciò la terza soluzione, ma
anche la prima sarebbe possibile. Il significato è simile: ciò che Tuo-
mo fa secondo la legge di Dio, riesce. In fondo si arriva allo stesso
senso della tradizione ebraica. Se l'opera dell'uomo riesce, è perché
è fatta secondo il piano di Dio; perciò, in definitiva, è Dio che la fa
riuscire. E convinzione dell'AT che la riuscita della via dell'uomo
non sta nelle sue mani, ma in quelle di Dio (cf. Gn 24, 21.40.42.56;
39,3.23; Prv 16,1-3). Si confronti quanto le Cronache dicono di Sa-
lomone (1 Cr 22, 13) con ciò che vien detto di Ioas (2 Cr 24,20). La
riuscita o la non riuscita dei piani umani dipende dal fatto se questi
siano o no conformi al piano divino, rivelato nella torah.
Quest'affermazione sembra ingenua, essa corrisponde all'assio-
ma sapienziale che il bene viene premiato, mentre il male genera in-
felicità. Si tratta di un principio spesso contraddetto dalla vita, do-
ve i buoni a volte non hanno successo, mentre quelli che non han-
no molti scrupoli fanno carriera. Effettivamente le lamentazioni che
seguono, soprattutto i salmi sapienziali (cf. Sai37; 39; 73), metteran-
no in discussione questo principio. Lombaard ritiene che la sempli-
ficazione operata dal salmista non sia dovuta a ingenuità, ma obbe-
disca a una "strategia pedagogica", volta a far compiere una preci-
sa scelta di campo 35 . D'altra parte l'affermazione che l'albero por-
terà frutto "a suo tempo" fa capire che il successo non viene subito,
e non si esclude, considerando la datazione tardiva del salmo, che si
possa alludere anche all'altra vita. Se si pensa a testi come Is 53, o
Sap 3, 1-7, una tale visione è possibile, anche se non si impone in
modo esclusivo. Proprio perché la realtà è diversa, l'affermazione
del salmista acquista il valore di un atto di fede.
35
Lombaard 1999.
46 II regnodi'JHWH e del suo Messia
36
II tema del giudizio è tipico non della sapienza, ma della profezia. Ciò mostra
che il Sal 1 non appartiene a un genere letterario soltanto, ma, come molti dei salmi più
tardivi, mescola i generi tra loro, è un salmo "misto". E d'altra parte vedremo che il Sal
2, che affronta un tema tipicamente profetico come il messianismo, è ricco di elemen-
ti sapienziali.
Salmo 1 47
Il giudizio (v. 5)
Tabella 11
37
La corrispondenza tra ( עצת רשעיםla) e5) ע ד ת צדיקיםb ) è accentuata da G, che
traduce עדתcon βουλή, "consiglio", come in la.
48 II regno di' JHWH e del suo Messia
43
Cf. Steck 1991, pp. 161-162, nota 375.
50 II regnodi'JHWH e del suo Messia
SPIEGAZIONE TEOLOGICA: V. 6
44
Fiiglister 1986, p. 104.
43
Sul tema dell'immortalità nei salmi cf. Ramaroson 1984; Alexander 1987;
Mindling 1991.
Salmo 1 51
46
Buber 1992b, p. 183.
47
Cf. Hossfeld e Zenger 1993a, p. 45.
48
Cf. Sticher 2002.
52 II regnodi'JHWH e del suo Messia
TRADUZIONE
CRITICA TESTUALE
Verso 1
«Le nazioni ... 1 popoli ... i re della terra ... i grandi». I sostan-
tivi dei w. 1-2 sono senza articolo in TM. G è senza articolo al ν. 1,
con ! , articolo al v. 2. Ma il parallelo con il v. 8, dove il termine כרים
"nazioni" (senza articolo) è allineato a « אפסי ארץconfini della terra»
(G τα πέρατα TT!C yfjc), fa pensare a grandezze tipicizzate, univer-
sali.
«Si agitano». Il verbo רכשè hapax legomenon. Il sostantivo (Sal
55, 15) significa "inquietudine, tumulto".
Verso 2
«Congiurano». Perf. nifal di יסדII, un verbo che appare solo qui
e in Sai31, 14 con il significato di "congiurare, tramare". Tale signi-
ficato è attestato anche a Qumran (CD 2, 7 1).
«Contro il suo Messia». Alcuni manoscritti greci aggiungono,
alla fine del v. 2: διάψαλμα (pausa meditativa?), il che spezzerebbe
il legame con v. 3 (per questo si propone dalla BHS di sopprimere
«contro J H W H e contro il suo Messia» come una glossa).
Verso 3
«Le loro funi»: G τον ζυγόν αυτών, e Vg iugum ipsorum, in-
tendono forse un ebraico ( עלתימוcf. BHK), ma si tratta di una con-
gettura: TM è ben comprensibile.
Verso 6
«Io ho stabilito il mio re». G ha qui il passivo (έγώ 8è κατ6-
στάθην βασιλεύς ύπ' αύτοϋ), così anche Vg (ego autem constitu-
tus sum rex ab eo). A parlare sarebbe dunque il Messia.
Verso 9
«Li spezzerai». TM תרעםha qui il verbo רעעII, "spezzare", un
verbo relativamente raro (solo ancora in Is 24, 19; Ger 15, 12; Gb
34, 24; Prv 18, 24). G ποιμανβΐς αυτούς, Vg reges eos leggono il
1
Cf. Bons 1992, pp. 209-217.
56 II regnodi'JHWH e del suo Messia
verbo ebraico רעה, "pascere", una lezione che viene ripresa nel-
rApocalisse di Giovanni.(2, 26-27; 12, 5; 19, 15) 2.
Verso 12
«Baciate il figlio». Così TM נשקר בר, seguito da S. G ha 8pd£a-
CT0e TTaiSeiac, seguito da Vg adprehendite disciplinam ("accettate la
correzione"). BHS propone varie congetture. Anzitutto unisce
l'espressione a l l b , formando un unico emistichio, in parallelo a
«servite J H W H con timore» 3 . Il verbo וגילוverrebbe spostato alla fi-
ne, e la frase suonerebbe: «( ברעדה נשקו לרגליוtremando baciategli i
piedi»). Un'altra congettura sarebbe quella di sopprimere, come
dittografia, נשקו בר, e di leggere il restante: וגדלו שמו ברעדה, «magnifi-
cate con tremore il suo nome». CEI salta addirittura, senza giustifi-
cazioni, l'espressione. Per quanto suggestive possano sembrare que-
ste proposte, esse sanno molto di avventuroso, per cui preferiamo
attenerci a TM (cf. sotto il commento).
«Perché non si adiri». G esplicita il soggetto:ן1זזןז0־ר€ òpyiaGrj
Kvpioc, cf. Vg. nequando irascatur Dominus. TM di per sé è aperto,
il soggetto potrebbe essere anche «il figlio».
«E la vostra strada non vada in rovina». Anche qui G ha un te-
sto diverso: KQÌ ànoXeloQe 0801) Sticaiac (cf. Vg et pereatis de
via insta, «e periate, [allontanandovi] dalla via giusta»). TM ha di
per sé un "accusativo di relazione": « ותאבדו דרךe non periate (oppu-
re non vi smarriate) quanto alla via».
2
Cf. Wilhelmi 1977, pp. 196-204.
3
Accogliendo le proposte di Bertholet 1908a; Bertholet 1908b.
4
Cf. Gunkel 1985, pp. 140-171.
5
Cf. sopra, p. 22. Sui salmi regali si veda ancora Otto e Zenger 2002.
Salmo 1 57
6
In questo senso cf., per esempio, Kraus 1978; Seybold 1996; Bons 1995, p.
167; Weiser 1966, p. 74.
7
Così Castellino 1955, p. 589.
8
Così Becking 1990, pp. 78-79.
9
Cf. Treves 1965.
10
In questo senso cf. Deissler 1981; Deissler 1988; Hossfeld e Zenger 1993a, p.
51; Gerstenberger 1988, pp. 48-49.
11
Zenger 1986, pp. 507-508; cf. Hossfeld e Zenger 1993a, p. 50.
58 II regnodi'JHWH e del suo Messia
STRUTTURA
Tabella 12
12
Sulla struttura del Sali cf. anche Auffret 1978; Auffret 1986; Auffret 2001a;
Renaud 1998, pp. 57-70.
Salmo 1 59
Tabella 13
Le tre strofe sono "concatenate", nel senso che ogni strofa ter-
mina introducendo l'argomento della successiva. Così al v. 2 («con-
tro J H W H e contro il suo Messia») vengono introdotti, nell'ordine,
i personaggi che domineranno rispettivamente la seconda strofa
(JHWH) e la terza (il Messia). Alla fine della seconda strofa (v. 6) si
preannuncia il protagonista della terza. Alla fine della terza si parla
dei "popoli" (v. 8), che saranno il tema dell'ultima strofa. Inoltre le
prime tre strofe sono unite dal fatto che ciascuna termina con una
citazione: la prima cita i re della terra (v. 3), la seconda e la terza ci-
tano J H W H (w. 6.7-9).
Legami trasversali tra la prima e l'ultima strofa (AA') e tra le
due mediane (BB') confermano l'unità della composizione. La pri-
ma strofa è collegata con la seconda dalla polarità "terra" (v. 2) ־
"cielo" (v. 4). Ai "re" della terra (v. 2 cf. 10) si contrappone «colui
che ha il trono», cioè è "re" (v. 4), nel cielo, il quale a sua volta ha
stabilito "il mio re" (v. 6) sul Sion. Si può osservare una sorta di
geografia poetica: la prima e l'ultima strofa sono situate sulla "ter-
ra" (w. 2.10), la seconda in "cielo" (v. 4), la terza sul "Sion" (v. 6),
che si trova a metà strada tra la "terra" e il "cielo" (cf. tab. 14), e
perciò simbolizza il ruolo del Messia, mediatore tra J H W H e le
genti.
Tabella 14
Cielo (v. 4)
Monte Sion (v. 6)
Terra (v. 2) Terra (v. 10)
REDAZIONE (?)
13
Così Kraus 1978, p. 143; Seybold 1996, p. 32, cf. BHS.
14
Così Seybold 1996, p. 33; Hossfeld e Zenger 1993a, p. 49; Lorenzin 2000, p. 47.
15
Cf. Zenger 1986, p. 501; Bardtke 1973 (c£, sotto, l'analisi del versetto).
16
Cf. Hossfeld e Zenger 1993a, p. 50.
Salmo 1 61
17
Ciò ha conseguenze anche per la considerazione dell'insieme dei due Salmi 1-
f ?> in quanto allora vorrebbe dire che colui che ha scritto il Sal 2 è anche responsabile
£ All'unione del Sal 2 con il Sal 1.
18
Gunkel 1986.
19
Delitzsch 1984, p. 70.
62 II regnodi'JHWH e del suo Messia
20
Cf. ThWAT V, coli. 52-59 (Seybold).
Salmo 3 63
21
Clines 1995; Clines 1998. Così anche Seybold 1996, pp. 31-32.
22
Cf. Jouon 1965, p. 421, nota 3.
23
Secondo Ravasi 1981 I, p. 97 (testo in ANET, 450; TUAT II/l, 62). Cf. Castel-
lino 1955, p. 588; Ringgren 1983.
64 II regno di' JHWH e del suo Messia
24
Cf. Thompson 2002.
25
La dimensione escatologica del salterio viene sottolineata nel lavoro di Mit-
chell (Mitchell 1997), che vorrebbe interpretare tutto il libro sullo sfondo di testi esca-
tologici come Zc 9-14, Gl3-4; Ez 34-38; Mi 4. Contro Wilson, che parla di uno sposta-
mento dell'attesa messianica dalla persona del Messia al popolo, Mitchell sostiene, a
mio avviso a ragione, che l'attesa di un Messia personale è rimasta sempre viva nel giu-
daismo. Le due forme di messianismo sono presenti, l'una accanto all'altra. Per una re-
censione del lavoro di Mitchell cf. Auwers 2001, pp. 383-386.
26
Cf. Keel 1984, p. 281 Jig. 407.
27
Cf. Keel 1984, p. 280, fig. 406; p. 232, fig. 341.
Salmo 3 65
28
Secondo Zenger 1986, p. 510.
66 II regnodi'JHWH e del suo Messia
29
Così traduce, p. es., Seybold: «Egli, che un giorno parlò loro con ira, e li at-
terrì con l'ardore della sua collera» (Seybold 1996, p. 30).
Salmo 3 67
30
Cf. Heschel 1962.
31
Zenger 1986, p. 505.
32
Cf. Keel 1984, p. 155,fig.241.
68 II regnodi'JHWH e del suo Messia
33
Zenger 1983, pp. 84-96.
34
Per una discussione cf. HALAT, pp. 663-664.
35
Seybold 1996, p. 30.
36
Keel 1974, pp. 17-19.
37
II problema viene considerato da Schellong 1995, che propone tre soluzioni:
(1) un "passato profetico", cioè: un avvenimento che deve ancora accadere viene de-
scritto al passato per affermare la certezza dell'avverarsi della profezia; (2) un richiamo
a 2 Sam 7, 12-16; (3) una decisione prestabilita prima dei tempi, come viene detto del-
la Sapienza in Prv 8, 23. Noi optiamo per la seconda alternativa.
Salmo 3 69
fatta a Davide (2 Sam 7), visto come tipo del Messia. Sal 89, 20-38
aiuta a comprendere la prospettiva del salmista. La promessa fatta a
Davide non si restringe alla figura storica del figlio di Jesse, ma ri-
guarda tutta la sua discendenza, che viene identificata, nel racconto
deuteronomistico di 2 Sam 7, sia con il popolo di Israele (cf. 2 Sam
7, 23-29), secondo quella "collettivizzazione" del messianismo che
caratterizza anche il salterio, sia con una figura individuale di re, il
Messia "figlio di Davide" (cf. 2 Sam 7, 12-16), che noi cristiani rico-
nosciamo in Gesù di Nazaret.
«...sul Sion, il mio santo monte!» Accanto al tema del Messia,
quello del tempio costituisce un motivo dominante nel salterio (cf.
Sal 15; 24; 29...). Re e tempio sono collegati con il superamento del-
le forze del caos, sia alle origini della storia umana, sia alla fine. Il
luogo della vittoria finale sarà Gerusalemme e il vincitore sarà il «fi-
glio di Davide». Ambedue avranno la vittoria, perché essi sono ri-
spettivamente «il mio re» e «il mio santo monte». E la teologia del-
l'Emanuele, di cui espressione tipica bis 7: Gerusalemme e il suo re
sono di una dimensione diversa da quella degli altri regni umani,
perché «Dio è con noi» ()עמנו אל.
L'immagine è quella della stabilità: all'agitarsi dei popoli si op-
pone la stabilità della montagna. La stessa immagine di stabilità, in
rapporto al movimento, questa volta positivo, dei popoli, caratteriz-
za la visione di Is 2, 2-5, il pellegrinaggio dei popoli a Sion (נכון יהיה,
v. 2). E, anche qui, il monte Sion «sarà più alto dei colli»: la vertica-
Ktà del monte esprime la sua vicinanza al cielo, il suo elevarsi al di
sopra dei regni umani.
38
Cf. Jones 1965.
39
Cf. THAT I, col. 631 (Liedke).
40
Cf. Keel 1984, p. 237 Jigg. 349-350. La fig. 349 mostra il dio-scriba Thot, il
quale scrive su una tavoletta il protocollo regale. In questo sono contenuti essenzial-
mente i "nomi" del nuovo faraone (cf. 2 Sam 1,9).
41
Cf. Keel 1984, pp. 224-233.
Salmo 3 71
per padre e una donna per madre. Le scene seguenti mostrano il dio
vasaio Knum che forma il corpo del nuovo faraone, quindi viene
rappresentato discretamente il parto e il riconoscimento da parte
della divinità (cf.fig. 4 42 ). Le parole con cui il Dio Amon accoglie il
nuovo faraone sono:
«Sii benvenuto in pace, figlio del mio corpo ... io ti dono milioni di
anni di vita come Ra».
42
Keel 1984, p. 230,fig. 339.
43
Cf. Moenikes 1999.
72 II regnodi'JHWH e del suo Messia
«Egli mi invocherà: "Tu sei mio padre, la pietra della mia salvezza".
Io lo costituisco mio figlio primogenito, il più grande dei re della
terra».
44
MTeh ad 1. (Braude 1976 I, p. 40).
45
La stessa concezione abbiamo rilevato sopra per Assurbanipal, cf. pp. 64s.
Salmo 3 73
«Costei è una che dominerà le due terre (l'alto e il basso Egitto), gui-
dando tutti i viventi ... fino a dove io risplendo nel mio giro» 46.
46
Secondo Keel 1984, p. 230.
47
Cf. le illustrazioni in Keel 1984, pp. 232-233 Jigg. 341-342.
48
Cf. Keel 1984, p. 242 Jig. 356.
49
Per una simile interpretazione "non violenta" della vendetta dei figli di Sion nel
Sal 149 cf. Tournay 1985; Fuglister 1986, p. 100; Klein 1979.
74 II regnodi'JHWH e del suo Messia
50
Cf. Keel 1984, pp. 271-276Jigg. 397-404.
51
Cf. Keel 1984, p. 245 Jigg. 359-360.
52
Cf. Becking 1990, p. 78.
Salmo 3 75
53
Schellong 1995.
54
Sul significato pedagogico della minaccia del v. 9 cf. Thompson 2002, che ne
rileva lo sfondo mitologico, radicato nell'ideologia regale. L'ira di Dio serve, secondo
Thompson, a "insegnare l'umiltà".
55
Così, ad es., Seybold 1996, 33; Hossfeld e Zenger 1993a, pp. 54-55.
76 II regnodi'JHWH e del suo Messia
56
Contro Seybold 1996, p. 33; Clines 1998.
57
La cosa viene rilevata in Hossfeld e Zenger 1993a, p. 34.
58
L'insegnamento ai re e giudici della terra verrà ripreso e sviluppato in Sap 6,
1-9. Qui Salomone stesso si atteggia a maestro di sapienza, esortando i potenti a rinsa-
vire, prima che sopraggiunga il giudizio di Dio (cf. v. 5).
Salmo 3 77
59
Bertholet 1908a, p. 58.
60
Bertholet 1908a; Bertholet 1908b.
78 II regnodi'JHWH e del suo Messia
61
Su questa esortazione all' "umiltà", cf. Thompson 2002.
Salmo 3 79
62
Clines 1995, p. 165, nota 14.
63
II significato "figlio" viene accettato dia S, dal Psalterium juxta Hebraeos, esso
viene supposto da MTeh, che ne dà un'interpretazione collettiva, in riferimento a Israe-
le. Nel Medioevo intendono così Kimhi, Abarbanel e Ibn Ezra. Tra le moderne tradu-
2
ioni segnaliamo TOB; HALAT; Zorell; Barthélemy et al. 2005, pp. 3-5; Delitzsch
1984; Craigie 1983; Van Uchelen 1979; M. Girard 1984, p. 58. Recentemente tre arti-
80 II regnodi'JHWH e del suo Messia
coli difendono questa lettura: Vang 1993; Oloffson 1995; Norton 1992. Cf. anche Bar-
biero 1999, pp. 321-323.
64
Vang 1995, pp. 182-183.
65
Cf. più oltre, pp. 260-262.
Salmo 3 81
tosto e cantate il canto in onore di mio figlio. Se non fosse stato per
lui, già da lungo tempo io avrei distrutto gli abitanti di questa città!
Così, quando si dirà ai popoli della terra: "Popoli tutti, battete le ma-
ni; acclamate a Dio con voci di gioia" {Sal 47, 2), e costoro si appre-
steranno a cantare un canto in onore del Santo, benedetto egli sia, il
Santo, benedetto egli sia, dirà loro: "Voi volete cantare un canto in
mio onore? Andate, cantatelo in onore di Israele. Non fosse stato per
lui, la terra non avrebbe durato neanche un'ora di più"» 66 .
Nel Vangelo di Giovanni Gesù dice di sé: «Chi non onora il fi-
glio, non onora neanche il Padre che l'ha mandato» {Gv 5, 23). Ef-
fettivamente, anche oggi, la difficoltà maggiore per la fede non è
tanto quella di accettare Dio, quanto piuttosto quella di accettare il
mediatore, Gesù Cristo, o il suo corpo mistico, la Chiesa (è di Ci-
priano la frase: «Non può avere Dio per padre, chi non ha la Chie-
sa per madre» 67 ). E sempre il "figlio" che fa difficoltà. E lui che è
difficile "baciare".
«.. .affinché non si adiri». Come si accennava nella critica testua-
le, il problema qui, come nelle due frasi che seguono («poiché presto
divampa la sua ira» e «beati tutti quelli che in lui si rifugiano») è de-
terminare chi sia il soggetto. G e Vg risolvono la questione, aggiun-
gendo "il Signore", così fanno anche la quasi totalità dei commenti 68 .
Di per sé, la soluzione ha senso, poiché, se si dice che il Messia è fi-
glio di J H W H , è coerente pensare che il padre si adiri se si tocca suo
figlio. Inoltre il verbo חסה, "rifugiarsi", è un verbo teologico, che ha
generalmente Dio come oggetto. Però, da un punto di vista sintatti־
co, viene spontaneo pensare che il pronome si riferisca all'ultima per-
sona nominata, cioè al "figlio". Questa soluzione viene appoggiata
dal parallelo con il Sal 149, dove la vendetta e il giudizio vengono
, compiuti, non da J H W H , ma dai "figli di Sion" (w. 7-9).
Forse il testo è volutamente ambiguo, aperto alle due soluzioni.
D'altronde al v. 5 si parlava dell'"ira" di J H W H , mentre al v. 9 si al-
ludeva all'"ira" del Messia 69 . Per un parallelo con il Nuovo Testa-
66
Braude 1976 J, p. 47.
67
«Habere iam non potest Deum patrem qui ecclesiam non habet matrem», De
untiate, 6; cf. San Cipriano, De ecclesiae catholicae unitate (ed. M. Bévenot), p. 253.
68
Unica eccezione, a mia conoscenza, Mannati 1966, p. 91.
69
Una simile ambiguità è riscontrabile in Sal 21, 10, dove il testo ebraico, che fi-
nora parlava al re in seconda persona (cf. v. 9), continua dicendo:תשיתמו כתנור אש לעת פניך,
«li ridurrai a una fornace di fuoco al tuo apparire». Il soggetto qui è chiaramente il
Messia. Poi improvvisamente il testo passa alla terza persona, con riferimento a Dio:
82 II regnodi'JHWH e del suo Messia
יהרה באפו יבלעם, «JHWH li sterminerà nella sua ira» (v. lOb). Ai w. 11-13 si ritorna alla
seconda persona, alludendo nuovamente alla vendetta del Messia, mentre il v. 14 pone
in campo di nuovo Dio.
70
Cf. Hossfeld e Zenger 1993a, p. 54.
Salmo 3 83
Tabella 17
A (+) baciate il figlio,
B (-) affinché non si adiri...
B' (-) poiché presto divampa la sua ira.
A' (+) Beati tutti quelli che in lui si rifugiano
71
In Hossfeld e Zenger 1993a, p. 54.
72
Seybold 1996, p. 33 («Nachwort»). Cf. anche Hogenhaven 2001, p. 178.
73
ThWAT III, col. 83 (Gamberoni).
74
Cf. Mannati 1966, pp. 91-92; Assmann 1979.
75
Zenger 1993, pp. 42-43.
84 II regnodi'JHWH e del suo Messia
76
Cf. Sheppard 1992, pp. 149-152 («Lament as "seeking refuge"»).
77
Creach 1996.
78
Seybold 1996, p. 33.
79
Cf. Maiberger 1988; Watts 1990; Bons 1995.
Salmo 3 85
80
Per una presentazione cf. Scaiola 2002, 358-360; Barbiero 1999, pp. 31-32.
81
Nove manoscritti, secondo Scaiola 2002, p. 354.
82
Cf. Mitchell 1997, pp. 73-74; Scaiola 2002, pp. 354-356.
83
Scaiola cita in questo senso Giustino, Tertulliano, Cipriano, Ilario, Origene,
Eusebio di Cesarea, Apollinare, Atanasio e Gerolamo (Scaiola 2002, pp. 361-365). La
lista di Auwers è più lunga. Egli cita ancora Diodoro, Cassiodoro, Beda, Eutimio Zi-
gabeno e Alberto Magno (Auwers 2000, pp. 97-100). È di Alberto Magno la frase:
«Psalmus primus incipit a beatitudine et terminatur in beatitudinem» (cf. Hogenhaven
2001, p. 169).
86 II regnodi'JHWH e del suo Messia
84
Lipinski 1968, pp. 330-339.
85
Brownlee 1971. Cf. già Engnell 1953.
86
Bardtke 1973.
87
Willis 1979.
88
Bons 1995.
89
«Il rapporto che esiste tra i due salmi si produce infatti a livello redazionale,
là dove essi intenzionalmente vengono collegati mediante il vocabolario e una serie di
riprese tematiche per ragioni in ultima analisi teologiche, ma anche rilevanti dal punto
di vista dell'organizzazione del salterio sia a livello di primo libro che dell'intera com-
posizione» (Scaiola 2002, pp. 366-367).
90
La dimensione sapienziale del Sal 2 è stata rilevata. Vale la pena osservare che
G sottolinea questa dimensione traducendo il v. 12 con «accogliete l'ammonizione»
(8pa£;acr9e T T a i S e i a s ) .
Salmo 3 87
91
Oltre ai lavori citati sopra (cf. note 76 e 77), cf. anche Tucker 1995, pp. 126-130.
92
Cf. Cole 2002, p. 78.
93
Mitchell 1997; cf. anche Hogenhaven 2001.
94
Cf. Wénin 1995; Diebner 1986; Kratz 1996.
95
In questo senso Zenger 1993; Hogenhaven 2001; Harris 2000; Cole 2002.
96
L'accostamento dei due salmi viene studiato con una certa frequenza ultima-
־mente. Si vedano, oltre agli autori fin qui citati, Auffret 1986; Sheppard 1980, pp. 140-
, 144; Miller 1993; Barbiero 1999, pp. 31-50; Scaiola 2002, pp. 367-373; Cole 2002.
88 II regno di' JHWH e del suo Messia
Tabella 18
Legami lessematici
1,1 ...אשרי־האיש אשר לא 2, 12 אשרי כל־חוסי בו
1,1 בדרך חטאים לא עמד 2, 12 ותאבדו דרך
1,6 יודע יהור דרך צדיקים
ודרך רשעים תאבד
1,1 במושב לצים לא ישב 2,4 יושב בשמים ישחק
1,2 בתורתו יהגח 2,1 לאמים יהגו־ריק
1,2 יהגה יומם ולילה 2,7 אני היום ילדתיך
1,3 פריו יתן בעתו 2,8 אתנה גוים נחלתך
1,5 לא־יקמו רשעים במשפט 2, 10 הוסרו שפטי ארץ
Legami contenutistici
1,1 עצת רשעים 2,2 רוזנים נוסדו־יחד
מושב לצים
1,1 מושב לצים 2,4 יושב בשמים ישחק
אדני ילעג־למו
1,2 בתורת יהוה חפצו 2,7 אספרה אל חק יהוה
ובתורתו יהגה יומם ולילה
una differenza: mentre nel Sal 1 la via degli empi perisce da sé, nel
Sal 2 la rovina degli empi è collegata al giudizio divino, alla sua
"ira", o, rispettivamente, a quella del Messia. Ancora, c'è uno spo-
stamento d'accento in senso personalistico.
L'inizio del Sal 2 è unito all'inizio del Sal 1 mediante il verbo הגה
2), l b cf. 1,2b). I popoli "mormorano" contro J H W H e il suo Mes-
sia, mentre il giusto "mormora" la legge di JHWH. All'obbedienza
filiale del giusto si contrappone la rivolta dei popoli. In questo sen-
so, le "catene" e le "funi" che i popoli vogliono spezzare corrispon-
dono alla torah divina, il giogo di JHWH, che invece il giusto pren-
de gioiosamente sulle sue spalle. S'è visto che alla torah rimanda an-
che il termine חק, il "decreto" a cui si appella il Messia. Anche que-
sto decreto fa parte della "torah", dell'ordine di Dio. E dunque il re
che annuncia il "decreto" di J H W H è il re che proclama la torah,
che conduce i popoli all'obbedienza a Dio («servite J H W H con ti-
more», v. Ila).
Nel Sal 1 il giusto è uno solo contro il gruppo numeroso degli
empi, peccatori e beffardi. Lo stesso avviene nel Sal 2, dove il Mes-
sia è solo contro gli altri "re della terra". Ora il Messia del Sai2, che
lo si intenda in senso individuale o in senso collettivo, è una perso-
nalità "corporativa": egli rappresenta il popolo di Dio 97 . Il dramma
del Sal 1 si svolge all'interno di Israele, dove i "giusti" sono una mi-
noranza, una "società alternativa", quello del Sal 2 si svolge a livel-
10 universale, dove il popolo di Dio e il suo Messia sono una comu-
nità alternativa rispetto agli altri popoli, ma hanno una missione
universale, quella di condurre i popoli all'obbedienza a Dio.
Tra le corrispondenze tematiche abbiamo segnalato la somi-
glianza tra il termine ליץ, "farsi beffe" (1, 1), e il termine לעג, "deri-
dere" (2,4). Tale corrispondenza viene confermata dall'uso, nei due
passi, del verbo ישב, "sedere". Gli empi costituiscono una מושב לצים,
siedono insieme per deridere i giusti, ma «colui che siede nell'alto ...
11 deride». E, come dice il proverbio, «ride ben chi ride ultimo». Vi-
ceversa, i «giudici della terra» (2, 10) sono chiamati a rinsavire, da-
vanti all'imminente "giudizio )משפט( ״a cui verranno sottoposti (1,
5). Sono aspetti concreti di quel rovesciamento delle sorti che awer-
rà "alla fine".
97
Cf. Braulik 1995.
90 II regnodi'JHWH e del suo Messia
98
Rimandiamo per questo alla bibliografia citata; vedi inoltre Morecraft 1996;
Taylor 1995-1996.
99
Cf. Mays 1994; McCann 1993b.
100
mBer II, 2, cf. Barbiero 1999, p. 49.
Salmo 3 91
101
Cf. Sheppard 1980, p. 143.
102
Steck 1991, p. 161.
103
Scaiola 2002, pp. 371-373.
104
Delitzsch 1984, p. 66.
SALMO 3
TRADUZIONE
8. Sorgi, JHWH,
salvami, mio Dio!
Sì, tu hai colpito sulla guancia tutti i miei nemici,
ai malvagi hai rotto i denti.
9. A J H W H appartiene la salvezza,
sul tuo popolo la tua benedizione. SELA.
Salmo 3 93
CRITICA TESTUALE
Verso 3
ישועתה: forma poetica per ישועה. Solo qui e in Sal 80, 3; Gio 2, 10.
«... in Dio», con TM. G ha un possessivo di terza persona: ev
τω Θ6ω αύτοΰ, «... nel suo Dio»; S uno di seconda: «...nel tuo
Dio». Il possessivo darebbe un buon senso, mettendo in dubbio il
rapporto esistente tra il salmista e il "suo" Dio (cf. v. 8: "mio Dio").
Ma appunto per questo la lettura di G e S appare armonizzante.
Verso 5
אקרא... קולי. Il verbo קראpuò avere forma transitiva, cf. Ez 8,
18 1 . G ha qui la forma intransitiva: φωνή μου ... έκέκραξα, «con
la mia voce io grido». Riteniamo TM come lectio difficilior.
ויענניè un wajjiqtol che suppone un precedente perfetto: qui fa se-
guito a un imperfetto. BHS propone di correggere con un wejiqtol,
ed effettivamente la maggior parte delle traduzioni moderne hanno
un presente, che concorda con quello del v. 5a (cf. CEI: «innalzo... e
mi risponde»). G ha invece due perfetti: έκέκραξα καΐ έπήκουσβν,
così anche Vg (clamavi et exaudivit me). Lo stesso problema ritorna
al v. 8, dove a due imperativi (הושיעני... )קומהfa seguito un perfetto
()הכית. Il passaggio dal presente al passato è dunque verosimilmen-
te voluto. Per l'interpretazione si veda il commento.
• invocazione iniziale;
• esposizione del caso;
• preghiera;
• conclusione.
1
Cf. HALAT, 1053, con rimando a Brockelmann 1956.
2
Cf. Gunkel 1985, p. 172; Gunkel 1986, p. 13.
94 II regnodi'JHWH e del suo Messia
3
Castellino 1955, p. 266.
4
Cf. Westermann 1977.
5
Si veda, per una rassegna delle possibili soluzioni, Culley 1991.
6
Questa è l'interpretazione costante della tradizione rabbinica e patristica. Per
la prima cf., ad esempio, l'antologia di Lifschitz 1990b, pp. 11-52. Nello stesso senso
Althann 1999.
7
Cf. Craigie 1983, pp. 70-76; Eaton 1986; Kraus 1978; Cortese 2001, p. 501;
Cortese 2004, pp. 31-32; Hossfeld e Zenger 1993a, p. 56.
8
In questo senso si veda Kim 1999. La metafora della guerra è rilevata anche da
Brettler 1993 e Ravasi 19811 pp. 117-118.
9
Cf. Engnell 1969, p. 118.
Salmo 3 95
10
Così, classicamente, Begrich 1964. Cf. inoltre H. Schmidt 1928, pp. 21-22;
Delekat 1967, pp. 51-53; Beyerlin 1970.
11
Cf. Schroeder 2000.
12
Così, ad es., van der Toorn 1988.
13
Gunkel 1986, p. 13.
14
Janowski 1989.
96 II regnodi'JHWH e del suo Messia
monte santo») esclude che l'orante si trovi nel tempio. Se Dio gli ri-
sponde dal tempio, vuol dire che chi prega non si trova in esso.
Anche l'attribuzione al re si fonda su elementi troppo esili, se si
esclude il titolo, che, come vedremo, ha un carattere non storico, ma
teologico, redazionale. Ora, togliendo il riferimento al tempio e alla
monarchia, vengono meno gli argomenti per postulare una compo-
sizione preesilica15. Per una datazione postesilica parlano anche eie-
menti linguistici come il termine aramaizzante ישועתה. R. Albertz 16
ed E. Gerstenberger 17 propongono come Sitz im Leben delle la-
mentazioni individuali piccoli gruppi di preghiera, attorno al tem-
pio, dove la vita comunitaria era intensa e in cui la comunità prega-
va per le necessità dei suoi membri. "Nemici" e "malvagP(o^n), v.
8, rivelerebbero dunque tensioni all'interno della comunità giudai-
ca del periodo postesilico. Bisogna però confessare che gli elementi
per una datazione del salmo sono piuttosto tenui.
Da più parti viene espressa oggi l'esigenza di valorizzare di più
i salmi di lamento 18. Forse perché sembrano poco cristiani, in quan-
to talora esprimono sentimenti di vendetta, o sembrano troppo
"materiali" rispetto alle preghiere di lode, le lamentazioni vengono
escluse dalla preghiera delle comunità cristiane. E vero che alla lu-
ce dell'insegnamento del Nuovo Testamento l'atteggiamento verso i
nemici va reinterpretato. Ma la rimozione della violenza, della sof-
ferenza, dell'oppressione dalla preghiera è operazione pericolosa,
essa corre il rischio di "coprire" la violenza, di fare cioè il suo gio-
co. Una delle caratteristiche della violenza è che essa tende a camuf-
farsi, a restare nascosta. Perciò il primo passo per superarla è rico-
noscerla, denunciarla. I salmi di lamento sono fondamentalmente
un grido di protesta contro l'ingiustizia, sia a livello personale sia a
livello sociale. Nei due campi l'estrinsecazione della protesta è es-
senziale per un sano sviluppo sia della singola persona sia della so-
cietà. Il tacitare la rivolta porta sul piano personale a disturbi della
personalità, a un atteggiamento non autentico, anche nei riguardi di
Dio: è l'atteggiamento degli "amici di Giobbe". Dio ha dato ragio-
ne a Giobbe, non ai suoi amici. Sul piano sociale un atteggiamento
15
Contro Hossfeld e Zenger 1993a, p. 56; con Seybold 1996, p. 35; Deissler
1963, p. 33.
16
Albertz 1992, pp. 569-576.
17
Gerstenberger 1988.
18
Cf. Brueggemann 1986; Gerstenberger 1982-1983; Steins 2000; Miller 1994;
Etzelmueller 2001.
Salmo 3 97
STRUTTURA
Tabella 19
19
־ Vedi in questo senso Craigie 1983, p. 72; Ravasi 1981I, pp. 117-118; Seybold
1996, pp. 34-36.
20
Auffret 1979. L'autore è ritornato sul tema in due successivi articoli (Auffret
1997; Auffret 1998a), ma francamente questi ultimi articoli non ci convincono del tut-
to: l'autore si perde in indagini minuziose che sembrano andare al di là del testo, rile-
vando tutte le corrispondenze possibili. Il lavoro esegetico deve saper scegliere tra cor-
rispondenze significative e meno significative.
21
Kselman 1987. Per altre proposte strutturali cf. M. Girard 1984, pp. 67-70;
Ridderbos 1972, pp. 124-125; Paximadi 2002.
98 II regno di' JHWH e del suo Messia
Tabella 20
I 2-4 TU
II 5-7 LUI
III 8 TU
9a LUI
9b TU
Tabella 21
I 2-4 Nemici
II 5-7 Io
III 8-9 JHWH
Dal punto di vista delle ripetizioni dei lessemi, Auffret nota co-
me le due prime strofe siano unite tra loro da una struttura chiasti-
ca, mentre la terza forma una struttura centrale per conto suo (cf.
tab. 22).
Salmo 3 99
Tabella 22
Le prime due strofe sono più strettamente unite tra loro, come
indica la doppia inclusione tra i w. 2 e 7: רבבe עלי. Anche la terza
strofa è delimitata da una simile inclusione: le parole ישעe ( יהרהv.
8ab) vengono riprese, infatti, al termine della strofa (v. 9).
Per altro verso la prima e la terza strofa si corrispondono. L'in-
clusione è espressa mediante la ripresa dei termini: ( קוםv. 2 e v. 8);
( ישעv. 3 e w. 8.9), ( אלהיםv. 3 e v. 8). Si può notare un'antitesi tra ini-
zio e fine del salmo. Mentre al v. 2 i nemici si alzavano contro il sai-
mista, al v. 8 è J H W H che si alza in sua difesa; mentre al v. 3 i ne-
mici dicevano: «non c'è salvezza», ai w. 8 e 9 il salmista chiede a
J H W H la salvezza e ringrazia per averla ottenuta; mentre al v. 3 i ne-
mici tentano di separare il salmista da Dio («Per lui non c'è salvez-
za in Dio»), al v. 8 egli afferma la sua unione con lui («mio Dio»).
La prima e l'ultima strofa sono, inoltre, caratterizzate dal di-
scorso diretto nei riguardi di Dio. Solo queste strofe sono propria-
mente "preghiera". Infatti i due elementi fondamentali della lamen-
tazione, esposizione del caso e supplica, sono rappresentati dalla
prima e rispettivamente dalla terza strofa. La seconda strofa potreb-
be ritenersi una riflessione del salmista, che introduce la preghiera
della terza. Quasi che nella seconda strofa il salmista prepari l'atteg-
giamento e le parole che dirà nella terza. Ambedue le strofe sono ca-
ratterizzate, infatti, dal passaggio brusco dall'imperfetto (o, rispetti-
vamente, dall'imperativo) al perfetto. «La mia voce io grido a
J H W H , ed egli mi ha risposto dal suo monte santo», dice il v. 5; e il
v. 8 gli fa eco: «Sorgi, J H W H , salvami, mio Dio! Sì, tu hai colpito
sulla guancia tutti i miei nemici». Il "grido", che viene annunciato
nel v. 5, viene espresso nel v. 8.
100 II regno di' JHWH e del suo Messia
Tabella 23
IL TITOLO, v. 1
22
Cf. in questo senso Hossfeld e Zenger 1993a, p. 58; Seybold 1996, p. 36.
23
Cf. Childs 1969.
24
Per altri accostamenti cf. Millard 1994, pp. 130-131; Auwers 2000, p. 138 (qui
ulteriore bibliografia).
102 II regnodi'JHWH e del suo Messia
25
Bruce 1972.
26
Braude 1976 I, p. 50.
27
Sulla figura di Davide nei salmi cf. Kleer 1996; Auwers 2000, pp. 135-159;
Luyten 1990; Ballhorn 1995; Cimosa 1995; A.M. Cooper 1983; Slomovich 1979; Mays
1986.
28
Per questa traduzione rinviamo a Barbiero 1999, p. 81.
29
Anche qui rinviamo a Barbiero 1999, p. 93.
Salmo 3 103
Il termine שולמי, lett. "l'uomo della mia pace", cioè colui a cui
sono legato da un vincolo di alleanza, fa pensare a " אבשלוםil padre
è pace". Assalonne era ad un tempo avversario di Davide ( )צורריe fi-
glio suo: la vendetta nei suoi confronti va contro la legge naturale
(cf. 2 Sam 14, 1-17) e contro la torah (cf. Lv 19, 18). Infatti Davide
non si rallegrerà della morte del figlio (cf. 2 Sam 19, 1-7), diversa-
mente dal Kushita, che era, appunto, uno straniero (cf. 2 Sam 18,
31-32). I nemici del salmista sono, dunque, del tipo di Assalonne:
sono membri della stessa comunità, che hanno offeso l'orante.
LA PRIMA STROFA, W . 2 - 4
Dopo il prologo dei primi due salmi, incomincia col Sal 3 la pre-
ghiera vera e propria. Di fronte a nemici più grandi di lui, il salmista
"si rifugia" in Dio (cf. Sai2,12). La prima strofa del Salò è indirizza-
ta direttamente a lui. Nonostante il linguaggio convenzionale, traspa-
re un grande abbandono in Dio. Veramente il salmo si rivela dialogo
autentico con il tu divino. L'indicazione "( סלהpausa meditativa"?, v.
3b) divide la strofa nelle due parti: w. 2-3 e v. 4. Abbiamo notato co-
me ambedue inizino con un'invocazione del nome divino J H W H (w.
2a e 4a), quasi che questa invocazione marchi le due tappe della pre-
ghiera: il "lamento" dei w. 2-3 («JHWH, quanti sono i miei oppres-
sori...», v. 2a) e la "fiducia" del v. 4 («Ma tu, JHWH ...», v. 4a).
Nella descrizione dei "nemici" viene sottolineato per ben tre voi-
te il numero: רבים... רבים... מה רבו. Il lessema רבבritornerà al v. 7.
L'orante si sente impari di fronte a un numero enorme di avversari,
solo di fronte ad essi. E la solitudine del giusto, già notata per l'uomo
del Sal 1 e per il re del Sal 2. Rashi intende il termine רבבin senso qua-
litativo, non quantitativo. «Sono i grandi in torah, i grandi in sapien-
104 II regnodi'JHWH e del suo Messia
30
Cf. Gruber 1998, p. 58.
31
Keel 1969, pp. 98-99.
Salmo 3 105
Dio non vuole più saperne di lui. Gli amici tentano di separarlo da
Dio, come facevano le persone sotto la croce di Gesù (cf. Mt 27, 43:
«Lo liberi ora, se gli vuol bene»).
Fiducia (v. 4)
Tabella 24
Nemici/,Amici JHWH
v. 2 Attacco militare v. 4a Scudo
v. 3 Derisione *־־־ v. 4b Onore
L'orante non è solo. Dio, che è con lui, è uno scudo che lo di-
fende dagli strali dei nemici. E poiché i nemici non sono solo di
fronte al salmista, ma attaccano anche alle spalle, proditoriamente,
così egli ha bisogno di uno scudo che lo copra da tutte le parti. Se i
nemici sono appostati «tutto attorno a me» (סביב, v. 7), Dio è scudo
«intorno a me» (בעדי, v. 4a) (per una rappresentazione figurativa cf.
fig. 5) 32. L'orante si trova letteralmente "in una botte di ferro", non
ha più nulla da temere. L'immagine dello scudo viene usata già nel-
l'oracolo di Ishtar di Arbela per Asarhaddon 33 (ha perciò una di-
mensione regale, confermata da Sal 18, 3.31), ma nella Bibbia appa-
re anche in altri contesti: cf. Gn 15, 1 (Abramo); Dt 33, 29 (Israele);
Sal 28,7; 119, 114.
Più cocente della violenza fisica è quella morale, la derisione 34.
Come J H W H rintuzza le frecce che vorrebbero colpire l'orante, co-
sì egli confonde le parole derisorie di quanti l'attorniano. Le due co-
se sono d'altronde correlate. In quanto Dio dà la vittoria al suo fede-
le, mostra che costui non è rigettato da Dio, ma è suo amico: «Tu sei
il mio onore, colui che rialza la mia testa». "Camminare a testa alta"
è, anche in Italia, l'atteggiamento di uno che è sicuro di sé e della
considerazione (כבוד, lett.: "peso") che gode nella società. Nei salmi,
l'espressione "alzare la testa" è frequentemente collegata a una vitto-
ria sui nemici (cf. Sal 27, 6; 110, 7), ma non esclusivamente (cf. Sir
11,1).
LA SECONDA STROFA, W . 5 - 7
33
Cf. Keel 1984, p. 201.
34
Cf. Coetzee 1999.
108 II regnodi'JHWH e del suo Messia
35
Così, ad es., Jacquet 1975-1979 I, p. 246.
36
Cf. Joùon 1965, §112h (o anche §112f in nota: «perfectum confidentiae»).
37
Cf. in questo senso Heller 1958, pp. 261-263.
Salmo 3 109
38
Così, giustamente, Hossfeld e Zenger 1993a, p. 55.
39
Contro Keel 1969, p. 168; Ravasi 19811, p. 120.
40
Così Ravasi 1981 7, pp. 116-117.
41
Cf. Ch. Schroeder 2000.
42
Cf. van der Toorn, 1988.
110 II regnodi'JHWH e del suo Messia
Durante il sonno, l'uomo non può fare niente: solo Dio può
operare qualcosa per lui (cf. Sal 127, 2). L'abbandonarsi al sonno è
perciò abbandonarsi a Dio, rinunciare a risolvere i problemi con le
proprie forze.
«Mi sono svegliato perché J H W H mi sostiene». Se il sonno è
immagine della morte, il risveglio è immagine della resurrezione. In
effetti tutti i termini che parlano di "risurrezione" usano l'immagi-
ne del "risveglio". Forse la quotidianità di questa esperienza ha fat-
to perdere la meraviglia di fronte ad essa. In realtà ogni risveglio av-
viene «perché J H W H mi sostiene». Come la "resurrezione", ogni
nuovo risveglio è un miracolo. E Dio che, al mattino, ha fatto alza-
re il salmista, come è stato lui a «sollevare» il suo capo (v. 4). Natu-
ralmente, la tradizione cristiana ha letto queste parole alla luce del-
43
Ch. Schroeder 2000, secondo cui Sal 3, 6 parla di un sogno notturno.
44
Da Lifschitz 1990b, pp. 41-42.
Salmo 3 111
45
Cf. Clemente Romano, Ad Cor. 26, 2 (1998, pp. 306-309); Giustino, ApoL, I
38,5 (1994, p. 86).
46
Keel 1969. Tale invito fa parte dell'"oracolo di salvezza", testimoniato fre-
quentemente nell'AT (cf. ad es. Is 7, 4; 37, 6-7) e diffuso nella letteratura dell'Antico
Oriente (si veda, ad esempio, l'oracolo di Ishtar ad Asarhaddon o la Stele di Zachir).
112 II regnodi'JHWH e del suo Messia
LA TERZA STROFA, W . 8 - 9
47
Ravasi 1981 7, pp. 121-122.
Salmo 3 113
ì< Tabella 25
V׳,
48
Così anche Calvino: «Bifariam exponi potest: vel ut precando in memoriam
revocet superiores victorias, vel ut Dei auxilium expertus et potitus suo voto, gratia-
rum actionem subjungat, in quam sententiam libenter inclino» (citazione in Kraus
1978, p. 164).
Kim 1999.
50
Weiser 1966, p. 80.
Salmo 3 115
51
Cf. Sarna 1992.
52
Per un preciso parallelo accadico cf. Sarna 1992, p. 180.
53
Cf. Keel 1969.
116 II regnodi'JHWH e del suo Messia
Ringraziamento (v. 9)
54
Così Seybold 1996, p. 36, e, naturalmente, tutti quelli che ritengono il tribu-
nale come il Sitz im Leben originario del salmo.
55
Cf. Westermann 1977.
Salmo 3 117
56
Weiser 1966, p. 80.
57
Cf. sopra, nota 7.
118 II regno di' JHWH e del suo Messia
TRADUZIONE
CRITICA TESTUALE
Verso 1
Il titolo porta alcune annotazioni, il cui senso non è chiaro. A par-
te "( מזמורcanto con accompagnamento musicale") e "( לדודdi/per
Davide"), per le altre espressioni G offre una traduzione singolare.
Così למנצח, che usualmente viene interpretato come annotazione
musicale ("per il capocoro"), viene reso da G: eie TÒ τέλος, "per la
fine", sottolineando la dimensione escatologica del salterio. על הכתית,
che generalmente viene inteso in connessione con la città di Gat ("su
un'aria ghittita", oppure "suonato con un particolare strumento prò-
veniente da Gat"), viene inteso irrrèp των ληνών, "sui torchi", inten-
dendo גתcome nome comune (= "torchio"). Si tratterebbe forse di
un "canto di vendemmia", un tempo particolarmente gioioso (cf. an-
cora Sal 81, 1; 84, 1).
Verso 2
אשר תנה. Ci troviamo davanti a una crux interpretum, oggetto di
numerose proposte interpretative 1. TM è imperativo di נתן, ma una
tale costruzione è resa impossibile dalla particella relativa, per cui
bisognerebbe eliminare 1'«( אשרdona [cioè, poni] la tua magnificen-
za sui cieli»). Il senso è poco soddisfacente, né giova intendere, in
luogo di un imperativo, un infinito costrutto 2 . G ha un passivo: δτι
έπήρθη ή μεγαλοπρέπεια σου («poiché la tua magnificenza è eie-
vata», cf. Vg quoniam elevata est magnificentia tua). S cambia Tim-
perativo in un perfetto: djhbt, così anche il Targum, Simmaco (oc
6ταξαe, «tu, che hai ordinato»), e la versione iuxta Hebraeos (quipo-
suisti gloriam tuam). Tra le congetture, la più frequentemente adot-
tata è quella di Duhm: «( אשירה נהio voglio cantare») 3 . Dahood prò-
pone di leggere: 'sàrtannàh «I will adore», proponendo una deri-
vazione dal verbo שרת, "servire" 4. Altri ricorrono a un supposto
verbo תנה, forma aramaizzante di שנה, "ripetere, raccontare, canta-
re". Preferiamo seguire le versioni antiche, leggendo נתתanziché
1
Per una rassegna cf. HALAT, 1620-1621; Ravasi 1997, pp. 290-291.
2
Secondo la proposta di Baethgen 1892, p. 167.
3
Duhm 1922, pp. 34-35.
4
Dahood 1965-19791, p. 49.
Salmo 3 121
5
ת נ ה. È possibile che l'imperativo, se non è dovuto a un errore dei
copisti, sia il frutto di un intervento redazionale mirante a trasfor-
mare una constatazione ()נתת, contraddetta magari dalla realtà, in
una preghiera ()תנה.
Verso 3
Il termine ebraico עזsignifica usualmente "forza", ma anche, in
senso concreto, "fortezza, baluardo", significato qui raccomandato
dal verbo יסד, "porre le fondamenta". G ha αίνον, "lode", seguito da
Vg {perfecisti laudem) e da Mt 21, 16, ma è chiaramente lectio facilior.
Verso 6
G, seguito da Eb 2,7 legge: ήλάττωσας αυτόν βραχύ τι παρ'
αγγέλους. Esso intende anzitutto " מעטpoco" in senso temporale
("per un po' di tempo"). Se per G questo significato non è del tut-
to chiaro, l'interpretazione temporale di Eb 2, 7 è fuori dubbio. In
secondo luogo, i due testi traducono TM אלהיםcon "angeli". Nel-
l'AT il termine אלהיםnon ha mai questo senso: per indicare gli esse-
ri che compongono la corte celeste si usa il termine ( בני אלהיםcf. Gb
1, 6; 2, 1; Gn 6, 1-4; Sal 29, 1; 89, 7). Nei salmi, quando si nomina
אלהיםsi intende usualmente 6 non uno dei tanti dèi di un eventuale
pantheon, ma l'unico Dio di Israele e del mondo, per cui anche la
traduzione "un dio" (così, ad esempio, Alonso Schòkel e, ultima-
mente, Perlitt )יnon fa giustizia a TM. Con Rinaldi 8 e Festorazzi 9,
traduciamo "Dio" con la maiuscola (così, del resto, già Aquila, Sim-
maco, Teodozione e Vg).
C'è, inoltre, da far attenzione al tempo dei verbi. In 6a ותחסרהוè
un wajjiqtol dopo un imperfetto (v. 5), che è fenomeno piuttosto
singolare, ed esprime consequenzialità 10, forse con una sfumatura
5
Cf. Delitzsch 1984, pp. 108-109.
6
Esiste un caso, certo significativo, in cui il re messianico viene chiamato אלהים,
in senso di "essere divino" (Sal 45, 7, cf. anche Is 9, 5: )אל גבור, ma si tratta di un caso
isolato di fronte a centinaia di testi in altro senso.
7
Perlitt 1995, pp. 67-80.
8
Rinaldi 1981.
9
Festorazzi 1965, pp. 91-94.
10
Cf. Talstra 1996, pp. 14-19. Talstra però sottolinea troppo la consequenzialità,
giungendo alla seguente traduzione: «What is a man, that you should notice him, / / a
human, that you should pay attention to him? / That you even placed him little below
gods / / with honour / splendor would crown him? / Yet you make him rule the works
122 II regnodi'JHWH e del suo Messia
of your hands...» (p. 19). Ma, mentre le due preposizioni del v. 5 sono introdotte da
,
D, questo non è il caso per le due del v. 6, che pertanto non vanno messe sullo stesso
piano delle precedenti,
11
Cf.Joùon 1965, § 118j.
12
Cf.Joùon 1965, § 113h.
13
Cf. Gunkel 1985, p. 32; Castellino 1955, pp. 446-449.
14
Cf. Hossfeld e Zenger 1993a, p. 77.
Cf. Zenger 1981, qui 143, nota 8; W.H. Schmidt 1969, p. 2.
Salmo 3 123
parla soltanto della luna e delle stelle, cf. v. 4, il sole non viene no-
minato), e ad un alternarsi tra "coro" (i w. 1-3 e 10) e "solista" (i w.
4-9). Ad un'esecuzione musicale fanno pensare anche le indicazioni
del titolo. Ma la cosa non è così sicura. Stolz classifica il Sal 8 tra i
"salmi postcultici" 16. Gerstenberger 17 e Albertz 18 pensano, come
già accennato a rispetto del Salò, alla liturgia sinagogale o "protosi־
nagogale" in piccole comunità, il che sembra più verosimile del-
l'ambientazione al tempio. Prinsloo mette però in guardia dall'inter-
pretare il salmo secondo schemi prefabbricati, che rischiano di fal-
sarne la comprensione 19 . Anche se fondamentalmente si tratta di un
inno, il Sal 8 ha dei caratteri particolari che vanno rispettati, e non
sacrificati sull'altare del "genere letterario".
Quanto all'epoca della composizione, ci sono degli agganci let-
terari evidenti. Anzitutto Gn 1, 26-28. Il racconto sacerdotale della
creazione costituisce lo sfondo dei w. 6-9, e quindi rappresenta un
terminus a quo per la composizione 20 . Il salmo non è preesilico. Co-
me terminus ante quem va ricordato Gbl, 17-18, che certamente è
posteriore al Sal 8, di cui fa la caricatura. Secondo Deissler colui che
ha composto il Sal 8 è «un uomo del postesilio, vicino alla cosiddet-
ta "sapienza teologica" e allo stesso tempo alla teologia sacerdota-
le» 21 . Generalmente si propende per il periodo persiano (V sec.)22.
LA QUESTIONE DELL'UNITÀ
16
Stolz 1983.
17
Gerstenberger 1988, pp. 67-72 ("Hymn of a synagogal community").
18
Albertz 1992, p. 558, nota 14 ("Gemeindeloblied"). Così anche Irsigler 1997,
p. 36.
19
Prinsloo 1995a, pp. 371-377.
20
Anche se alcuni autori propendono ultimamente per un'autonomia del Sal 8 a
riguardo di Gn 1, 26-28: si tratterebbe di una comune dipendenza da tradizioni legate
all'ideologia regale, cf. Irsigler 1997, p. 31.
21
Deissler 1961, p. 49.
22
Cf. Tournay 1971, p. 30, nota 58; Irsigler 1997, p. 37.
23
Cf., ad esempio, Kraus 1978, pp. 204-206; Steck 1981.
124 II regnodi'JHWH e del suo Messia
24
Beyerlin 1961. In questo senso anche Irsigler 1997, pp. 9-10, che però propen-
de per un'anteriorità di 4-9 rispetto a 2b-3.
25
Hossfeld e Zenger 1993a, p. 77. Altre proposte nella stessa direzione, con
qualche diversità nella determinazione degli strati redazionali: Spieckermann 1989, pp.
227-230; Kaiser 1994, p. 215; Loretz 1976, pp. 117-120.
26
Steck 1981; Steck 2001.
Salmo 19 125
STRUTTURA
27
Hossfeld e Zenger 1993a, p. 77.
28
Aspetto, questo, opportunamente rilevato in Prinsloo 1995a.
126 II regnodi'JHWH e del suo Messia
2a Terra
2b Cielo
3 (Terra)
4 Cielo
5-8 (Terra)
9 Cielo
10 Terra
v. 2b fa alzare gli occhi al cielo ()שמים. Dal cielo il v. 3 passa alla ter-
ra, ai conflitti tra i "bimbi e lattanti" e i nemici di Dio 31 . Il v. 4 ri-
porta gli occhi in cielo (שמים, v. 4a), e il v. 5 li riconduce alla terra,
dove il piccolo uomo è posto al di sopra degli esseri viventi. Alla fi-
ne dell'unità, menzionando gli uccelli, lo sguardo viene di nuovo
elevato al cielo (שמים, v. 9a), il che richiama, per contrapposizione, la
terra (ארץ, v. 10). Si può dunque dire che la poetica del salmo vive
di questa contrapposizione tra l'infinitamente grande e l'infinita-
mente piccolo. Qui veramente non c'è traccia di diversità redazio־
naie: il salmo appare assolutamente unitario.
La difficoltà principale che impedisce di considerare unitaria-
mente il salmo è data dall'apparente estraneità delle due parti, v. 3
e w. 4-9. Non si comprende che rapporto ci sia tra il discorso sui
"bimbi e lattanti" e il "nemico vendicatore" (v. 3) da una parte, e la
considerazione sapienziale dell'uomo immerso nella natura (w. 4-9)
29
Steck 1981, pp. 58-61.
30
Auffret 1984, p. 260. Auffret è ritornato ultimamente sull'argomento, cf. Auf-
fret 2002.
31
Le parole tra parentesi, nella tab. 26, si riferiscono alla presenza del tema, men-
tre le altre sottolineano quando il termine stesso ארץ, e rispettivamente שמים, appare.
Salmo 19 127
Terra (2a)
A- v. 2 Cornice: NOI
Cielo (2b)
Bimbi e lattanti (3 a)
B- v. 3 I strofa: STORIA Avversari, nemico e vendi-
catore (3b)
Cielo (4)
A׳- w. 4-5 Cornice: IO
Uomo, figlio d'uomo (5)
Di poco inferiore a Dio (6)
B'- w. 6-9 II strofa: CREAZIONE Animali (7-9)
Cielo (v. 9)
A ״- v. 10 Cornice: NOI
Terra (v. 10)
32
Cf. Steck 1981.
128 II regnodi'JHWH e del suo Messia
IL TITOLO, v. 1
33
Cf. Urassa 1998.
34
Cf. sopra, p. 23.
Salmo 19 129
35
f; L'espressione אדנינוin riferimento a J H W H è attestata nell'AT solo in testi tar-
|divi (N<? 8, 10; 10, 30; Sal 135, 5; 147, 5, cf. 136, 3).
130 II regnodi'JHWH e del suo Messia
36
Tournay 1971, p. 20.
37
Cf. Harrelson 1997.
Salmo 19 131
39
In questo senso già Schedi 1964. La tesi è stata ripresa da Wyatt 1996, pp.
497-303, e Smith 1997.
40
Gòrg 1977.
41
Irsigler 1997, pp. 28-29.
42
Cf. Gouders 1973, p. 167.
43
Weiser 1966, p. 95.
44
Criisemann 1992.
45
Lund 1997, similmente già Rudolph 1977, p. 394.
Salmo 19 133
46
Beyerlin 1976, p. 11-17.
47
Hossfeld e Zenger 1993a, p. 79.
48
Kaiser 1994. Così anche ThWAT V, coli. 1134-1135 (S«b0\ e Urassa 1998.
49
E la critica che rivolgono a Beyerlin Kaiser 1994, p. 210, nota 14; Irsigler 1997,
P. 18, nota 35.
50
In Lam 4,4 si trova il termine plurale עוללים, altrimenti il binomio appare sem-
re al singolare.
51
Così anche Irsigler 1997, p. 38, che però distingue tra senso originario e sen-
del salmo nel salterio.
134 II regnodi'JHWH e del suo Messia
52
Irsigler suggerisce lo sfondo dell'ideologia regale anche per questo. In Egitto
è infatti conosciuta la forza della parola del faraone, fin da piccolo (Irsigler 1997, pp.
28-29). Ciò si può ammettere per il testo di 1511 ־, meno per quello di Sal 8, 3, dove si
parla di un gruppo.
Salmo 19 135
Dopo che lo sguardo si è rivolto alla terra, ritorna ora, per con-
trasto, al cielo, riprendendo e sviluppando quanto già espresso al v.
2b («della tua maestà hai rivestito i cieli»). Il tono ora si fa più per-
sonale: si passa dalla prima persona plurale alla prima singolare
(«Quando vedo il tuo cielo...»), dalla storia di Israele a una consi-
derazione sapienziale dell'uomo e del mondo: il salmista parla non
in quanto israelita, ma in quanto uomo. D'altra parte è chiaro anche
/il legame con il v. 3, poiché è tipico dei bambini piccoli il sapersi
::meravigliare di fronte alle cose. La "bocca di bimbi e lattanti" sa
pieravigliarsi e lodare Dio per le cose di ogni giorno.
53
Cf. Barbiero 1991, pp. 277-282. Contro la nota della BJ («Non si è ancora al-
morale evangelica»), si veda, ad esempio, Gb 31, 29-30.
%
136 II regnodi'JHWH e del suo Messia
54
Cf. Keel 1984, pp. 21-27 Jigg. 25-29.
55
Cf. Zenger 1981, p. 131.
56
Cf. Ravasi 1997, p. 292.
Salmo 19 137
del cielo notturno: si parla solo della lune e delle stelle, non del so-
le. Chi ha passato qualche notte nel deserto, o a bordo di una nave
nel Mediterraneo, non dimenticherà facilmente lo spettacolo di una
notte di luna piena, o popolata di una miriade di nitide stelle. E uno
spettacolo che evoca spontaneamente l'idea della piccolezza, del-
l'insignificanza dell'uomo di fronte all'infinito. L'uomo moderno,
che sa che gli astri che si vedono ad occhio nudo sono solo una pie-
cola parte dell'universo, dovrebbe essere in grado di meravigliarsi
ancora di più, ma ci vorrebbe una "bocca di bimbi e lattanti".
L'infinità del cielo, il girare tranquillo dell'"eterne rote", evoca
per contrasto la domanda: «Che cos'è un uomo?». אנושviene fatto
derivare dalla radice אנש, "essere debole" 57, ed effettivamente molte
volte indica l'"uomo" in contrapposizione alla divinità, nel suo aspet-
to "mortale" (cf. Sal 103, 15; Gb 7, 1; 15, 14; 25, 4 e, vicino al nostro
brano, Sal 9, 20.21; 10, 18). Anche אדםviene collegato da Gn 3, 19 a
אדמה, "terra", e al fatto di essere "mortale". Alonso Schòkel legge אדם
come nome proprio: "un figlio di Adamo". Non, cioè, Adamo, l'uo-
mo in stato di innocenza, ma i suoi figli, che portano la conseguenza
del suo peccato 58 . Nel contesto, è possibile inoltre cogliere nel termi-
ne p , "figlio", un rimando ai "bimbi e lattanti" del v. 3.
Di fronte all'immensità del cielo, il piccolo uomo è una "quan-
tité négligeable", in confronto con la sua eternità è un'ombra che
passa (cf. Sal 144, 4). Pascal direbbe: «L'uomo non è che una can-
na, la più debole della natura, ma è una canna che pensa». Il salmi-
sta vede le cose da un altro punto di vista, vede l'uomo non in se
stesso, ma nel suo rapporto con Dio. La sua prospettiva non è il car-
tesiano: «Penso, dunque esisto», ma: «Dio pensa a me: dunque esi-
·־,•־sto». Quest'ombra che passa è oggetto dell'amore di Dio, e ciò la
' rende grande.
Weiser sottolinea un altro aspetto di questa polarità dell'uomo,
, teso tra insignificanza e infinito:
57
Così ThWAT I, coli. 373-374 (.Maas), contro HALAT, p. 68, che lo fa deriva-
' re dalPugaritico ,ns, "essere maschio".
58
Alonso Schòkel e Camiti 1992, p. 69; cf. anche Zenger 1981, p. 132.
138 II regnodi'JHWH e del suo Messia
re va e vieni tra rispetto tremante di fronte alla maestà del Dio del-
l'universo e gioia riconoscente per l'amore di questo Dio, conferisce
al verso quell'ineguagliabile tono di genuina, profonda religiosità»
59
Weiser 1966, p. 96.
60
Cf. ThWAT VI, coH. 713-714 (André).
61
Cf. Zenger 1981, p. 134.
Salmo 19 139
62
Traduzione secondo Bresciani 1990, p. 100.
63
E quindi, a mio avviso, Zenger non ha ragione di sottolineare questo aspetto
1
n senso antropologico («Il salmo non parla di un dominio dell'uomo su altri uomini»,
Hossfeld e Zenger 1993a, p. 80). Semplicemente la prospettiva del salmo è diversa, sa-
Ptenziale e non storica: esso non tratta di quest'argomento.
140 II regnodi'JHWH e del suo Messia
i due salmi c'è ad ogni modo una stretta somiglianza, perché nell'ideo-
logia regale gli animali selvaggi personificavano le forze del caos, che
era compito del re sottomettere, al pari dei nemici della nazione.
«La statua rivela la divinità ed è detentrice della sua forza. Essa è ma-
nifestazione e strumento della forza divina sulla terra. Essa segnala
dove e come vive la divinità» 64.
64
Zenger 1983, p. 88; cf. Lohfink 2002, pp. 31-52.
Salmo 19 141
65
Cf. Mayer 1987; Van Seters 1989, p. 337.
66
Cf. Raurell 994, p. 88. Ciò che segue («...la donna invece è la gloria dell'uo-
mo») non sta nel testo di Gn 1, 26-27 né in quello di Sal 8, 6: qui si parla, infatti, di
"uomo" in generale, come "uomo e donna" (cf. Gn 1, 27).
142 II regnodi'JHWH e del suo Messia
67
Cf. Perlitt 1995, pp. 69-71: «Che cosa sia l'uomo, è possibile sperimentarlo so-
lo attraverso il "tu" dell'adorazione» (69).
Salmo 19 143
spira" (cf. Sal 150, 6). Come il testo di Gn 1, anche quello del Sal 8
provoca nell'uomo odierno un certo malessere: sembra che Dio au-
torizzi l'uomo allo sfruttamento indiscriminato della creazione 68.
Dobbiamo perciò soffermarci un po' per comprendere il significato
di queste immagini 69.
Il dominio regale dell'uomo è "sulle opere delle tue mani" (v.
7). Come si è notato, l'espressione forma un parallelo con "opere
delle tue dita" (v. 4). Il salmo distingue la parte su cui Dio domina
direttamente, il cielo, da quella che egli affida al dominio dell'uomo
(cf. Sal 115, 16). Ma, dicendo che oggetto del dominio dell'uomo
sono le "opere delle tue mani", sottolinea che il dominio dell'uomo
è un dominio delegato, esercitato in nome del creatore, non a nome
proprio. L'uomo è fatto responsabile della vita di fronte al creatore,
custode di essa. Il verbo משל, "dominare", caratterizza diverse for-
me di dominio. A comprendere il significato nel nostro contesto è
fondamentale la convinzione, comune a tutto l'AT, che il padrone
del mondo è Dio (cf. Gb 25, 2; Sal 66, 7). Ogni altro "dominio" è a
questo subordinato 70 . Tipico esempio di questo tipo subordinato di
potere è Giuseppe in Egitto (cf. Gn 45, 26: )משל: Giuseppe è il pie-
nipotenziario del faraone e il responsabile del benessere del popo-
lo. Suggestivo è anche il parallelo di M/5, 1; Is 16, 1, dove il "domi-
nio" ( )משלviene messo nelle mani del Messia, che lo esercita in no-
me di JHWH. Ciò permette di approfondire il legame, già intravi-
sto, tra il Sal 8 e il Sal 2. Il dominio dell'uomo sugli animali (Sal 8)
è dello stesso tipo del dominio del Messia sui regni umani (Sal 2).
Purtroppo, però, l'uomo ha abusato del suo potere, come le lamen-
tazioni che seguono, nei Sal 10-15, mostrano.
«Tutto hai messo sotto i suoi piedi». Nell'iconografia egiziana è
usuale la rappresentazione dei nemici che vengono messi "a sgabel-
lo dei piedi" del faraone (cf. Sal 110,1) 71. Addirittura sulle suole dei
sandali del faraone venivano dipinte figure di nemici, in modo che
ogni volta che egli calzava i sandali, poneva i nemici letteralmente
"sotto i suoi piedi". Come già rilevato nel Sai2, i "nemici" erano la
68
Cf. gli accenti critici di Carley 2000, p. 122: «Psalm 8 is a classic expression of
the dominating male ego, reinforced by the psalmist's projection of this assertion of po-
wer as the will of Israel's transcendent God».
69
Cf. Grossberg 1998.
70
Ciò viene espresso in forma iconografica nel vaso proveniente da Uruk rap-
presentato nella fig. 6 (da Keel 1984, p. 51, fig. 62).
71
Cf. Keel 1984, p. 232, fig. 341; p. 233, fig. 342.
144 II regno di' JHWH e del suo Messia
72
Cf. Gòrg 1986.
73
Per la corrispondenza tra il v. 3 e i w . 7-9 cf. Steck 1981, pp. 62-63. Ma Steck
va troppo in là, giungendo a un'identificazione tra nemici e animali, vedendo, cioè, ne-
gli animali una metafora dei nemici. Il parallelismo esiste, ma il v. 3 è di carattere "sto-
rico", mentre i w . 7-9 sono di carattere "sapienziale": bisogna rispettare l'autonomia
delle due affermazioni.
Salmo 19 145
Tabella 28
Fig. 7. «Tutto hai messo sotto i suoi piedi» {Sal 8, 7). Il dominio dell'uomo sugli animali non è da
intendere come una sottomissione violenta, ma come una responsabilità per la vita. L'uomo ha il
dovere di difendere gli animali deboli dagli attacchi degli animali feroci, come un buon sovrano
difende i suoi sudditi più deboli dai soprusi dei più forti.
75
Per l'interpretazione del verbo רדהin Gn 1,28 in senso di "pascolare" cf. Loh-
fink 1977, pp. 167-170; Lohfink 2002, pp. 46-47.
76
Cf. Keel 1984, pp. 42-43,,%. 45-48.
77
Cf. Zenger 1981, p. 137.
Salmo 19 147
78
Cf. Keel 1978.
79
Gòrg 1986, p. 136; cf. LÀ II, col. 233.
148 II regno di' JHWH e del suo Messia
46, 3; Gn 2, 4; Ez 27, 4.26.34; 28, 2.8; 32, 2). In Ez 32, 2 ימיםè l'ha-
bitat dei תנים, dei grandi mostri marini. Ed è verosimilmente a simi-
li mostri che fa riferimento il v. 9b: «ciò che percorre le vie dei ma-
ri» 80. Tale senso viene chiaramente suggerito dal Targum: «il Levia-
tan, che percorre le strade del mare». Nel Sal 104, 26, il Leviatan
"cammina" ( )הלךper il mare, come le navi.
Questa identificazione si addice strutturalmente al testo, che è
ordinato secondo una progressione dal più vicino all'uomo al più
lontano da lui, e dagli animali domestici a quelli "selvaggi". La stes-
sa progressione è presente anche nel libro di Giobbe, dove JHWH,
dopo aver mostrato, al cap. 39, il suo dominio sugli animali selvag-
gi, pone in campo, ai capp. 40-41, i due esseri mitologici,( בהמרתl'ip-
popotamo) e ( לויתןil coccodrillo), simboli, anch'essi, di quegli ani-
mali che solo Dio sa tenere sotto controllo. In Egitto, la caccia al
coccodrillo e all'ippopotamo era compito sacro del re (cf.fig. 8) 81 .
Ciò che per Giobbe è prerogativa di Dio, e per l'ideologia egiziana
è compito del re, è affidato nel Sal 8, ancora, al piccolo uomo. Per
questo egli è stato "coronato di gloria e di onore".
80
Cf. Zenger 1981, p. 137; Seybold 1996, p. 52.
81
Da Keel 1978, p. 135, fig. 76.
Salmo 19 149
82
Cf. Barbiero 1999, pp. 63-188, soprattutto pp. 88-113.140-158; Lorenzin 2000,
pp. 72-73. Per ciò che riguarda i Sal 7-10 si veda l'interessante analisi di Auffret 1992.
150 II regnodi'JHWH e del suo Messia
83
Al v. 2 le traduzioni moderne (cf. CEI) preferiscono G al TM, che suona:
«Oracolo della ribellione all'empio - dentro al mio cuore». Per questa traduzione cf.
Lohfink 1990a.
Salmo 19 151
84
Sulla recezione del Sal 8 nel NT cf. Childs 1969; Urassa 1998. Oltre a E b 2 , 5 -
10 si veda Sal 8, 3 e M/11, 25; 21, 16; 8, 7; 1 Cor 15, 27; Ef 1, 22.
SALMO 19
TRADUZIONE
8. L'istruzione di J H W H è perfetta,
ridà il respiro;
la testimonianza di J H W H è affidabile,
rende saggio il semplice.
9. Le disposizioni di J H W H sono giuste,
rallegrano il cuore;
il comando di J H W H è limpido,
rischiara gli occhi.
10. Il timore di J H W H è puro,
sta saldo per sempre;
i giudizi di J H W H sono verità,
sono giusti tutti insieme:
Salmo 19 153
CRITICA TESTUALE
Verso 2
מעשה ידיר. «Opera delle sue mani». Steck vorrebbe vedere nel-
l'espressione un'allusione al corso del sole, descritto nei w. 5c-7 1.
Effettivamente in Sal 8, 4 gli astri vengono chiamati מעשי אצבעתיך,
«opere delle tue dita». Secondo quest'interpretazione, seguita an-
che da M. Albani 2 , la prima parte del salmo (w. 1-7) sarebbe stret-
tamente unitaria: si tratterebbe di un inno al sole. Ma una tale inter-
pretazione sembra restrittiva. Anzitutto l'espressione «opera delle
tue mani» ha un senso molto più ampio che "gli astri", potendo in-
dicare, ad esempio, gli "uomini" (Gb 14, 15; 34, 19), gli "animali"
{Sal 8, 7), un "popolo", come Israele (Is 60, 21; 64, 7) o l'Assiria (Is
19, 25). Soprattutto in connessione con פעל, l'espressione indica
!'"agire" di Dio nella storia e nella creazione, il suo "piano" (cf. Sal
28, 5; 92, 5; 111, 7; 143, 5; Is 5, 12; 29, 23). Effettivamente, non ha
senso che il firmamento, esso stesso "opera delle mani di Dio" (cf.
Sal 8, 4), annunci !'"opera delle sue mani". Esso annuncerebbe se
1
Cf. Steck 1980, pp. 318-319.
2
Albani 1994.
154 II regnodi'JHWH e del suo Messia
Verso 4
בלי נשמע קולם. La traduzione è controversa. בליè particella nega-
tiva equivalente a un a "privativum" (lett.: «non udibile la loro vo-
ce»). Le antiche versioni sottintendono unanimemente un relativo:
«(non sono parole, di cui) non sia percepibile la voce». Così, ad
esempio G: ών ουχί ακούονται αί φωναί αυτών, Vg quorum non
audiantur voces eorum. Questa traduzione viene preferita anche da
numerosi esegeti moderni, tra cui Delitzsch 4 ed Oesch 5 . Effettiva-
mente le affermazioni del v. 4, se intese in forma negativa, sembra-
no contraddire quelle del v. 3. Se si dice: «Giorno a giorno ne effon-
de discorso» (v. 3), sembra inconseguente affermare: "Non è discor-
so" (v. 4). Forse però si tratta di un voluto carattere "enigmatico"
del brano 6. Preferiamo tradurre letteralmente, in senso negativo. A
nostro avviso si tratta di contrapposizione tra due tipi di discorso,
uno "udibile" e uno "non udibile". Il "discorso" dei cieli è sì discor-
so (w. 2-3.5), ma non un discorso "udibile" (v. 4): si tratta di un "di-
scorso silenzioso", per contraddittorio che questo possa sembrare 7 .
Verso 5
קום. Generalmente (cf. BHS) le traduzioni moderne seguono G
ό φθόγγος αυτών (Vg sonus eorum), supponendo una Vorlage
ebraica קולם. Ciò offrirebbe un miglior parallelismo al seguente
מליהם. Ma sarebbe un'aperta contraddizione con il v. 4b («la loro vo-
ce non è udibile»). Anche qui preferiamo attenerci a TM. L'ebraico
קוindica la "cordicella per misurazioni", di qui, in senso traslato,
"ordine, armonia, ritmo".
Il v. 5c viene reso in G in maniera singolare: év τω ήλίω 6Θ6Τ0
το σκήνωμα αύτοΰ, «Egli (cioè Dio) ha posto la sua tenda nel so-
le». Dietro a questa traduzione c'è la rappresentazione mitica, dif-
3
Cf. Oesch 1985, pp. 71-72; Van der Ploeg 1963, p. 201: «The whole verse may
well mean that heaven and firmament (as we see them on earth) tell, not directly the
story of the creation, but the greatness of the God who created them».
4
Delitzsch 1984, pp. 191-192.
5
Oesch 1985, pp. 73-77.
6
Cf. Deurloo 1992; Glass 1987, p. 153.
7
Su questo, si veda Barr 1990.
Salmo 19 155
fusa in epoca ellenistica, del "carro del sole": Dio percorre il cielo
servendosi del sole come del suo carro. Il soggetto dei w. 6-7 sareb-
be, secondo la LXX, Dio stesso 8.
Verso 7
ותקופתו על קצרתם. Il termine תקופהè controverso, potendo signifi-
care sia Γ "orbita" come anche il "girarsi", ossia il cambiare direzio-
ne. Inteso in quest'ultimo senso (cf. ancora Es 34, 22; 1 Sam 1, 20;
2 Cr 24,33), indicherebbe l'inizio del corso notturno del sole, al ter-
mine di quello diurno (cf. Qo 1,5) 9. Noi optiamo per questa solu-
zione: quindi non sentiamo il bisogno di cambiare על, "su, presso",
con עד, "fino a", come fanno molti, seguendo G: ecac άκρου του ου-
ρανοΰ, «(il suo corso va) fino all'estremità del cielo».
Verso 11
הנחמדים. Intendiamo l'articolo davanti al participio in senso rela-
tivo, con valore "riassuntivo", con Delitzsch.
Verso 12
נזהר. Il verbo זהרha due significati: a) "istruire, ammonire, met-
tere in guardia"; b) "illuminare, risplendere" (cf. Sir 43, 9 [il sole];
Dn 12, 3 [i giusti]). Questo secondo significato è tardivo, ma si in-
serisce bene nel contesto del Sal 19: esso risuona certamente, come
accezione primaria ο secondaria, nel nostro passo.
Verso 14
זדים. La maggior parte delle traduzioni moderne intendono con-
cretamente ("orgogliosi"), ma il contesto suggerisce piuttosto di in-
tendere un "plurale abstractionis" ("orgoglio"). Si parlava infatti al
v. 13 di peccati, e di peccati si parla anche al v. 14cd: è logico rite-
nere che ( פשע רבν. 14d) faccia riferimento al peccato di orgoglio,
esposto al v. 14a. Non si tratta, ovviamente, di peccati degli altri, ma
di quelli dello stesso orante.
8
Cf. Boyd-Taylor 1998.
9
In questo senso Steck 1980, p. 321; HALAT, p. 1641.
156 II regnodi'JHWH e del suo Messia
Uno degli assiomi della ricerca storico-critica sui salmi era che
il Sal 19 non fosse unitario, ma risultasse dalla giustapposizione più
o meno casuale di due salmi: 19,2-7 (19A) e 19, 8-15 (19B) 10.1 due
brani venivano dunque studiati come due salmi indipendenti. In
questa linea si pone anche il breviario romano, dove il Sal 19A non
viene mai recitato insieme al Sal 19B. Ancora venticinque anni fa
Petersen poteva affermare perentoriamente: «E praticamente indi-
scusso che il Sal 19A (w. 2-7) rappresenti un'unità originariamente
indipendente dal Sal 19B (w. 8-15)»11.
Effettivamente i due brani si presentano con caratteristiche
profondamente diverse. Nei w. 2-7 Dio viene nominato una sola
volta, con il nome di ( אלv. 2a); nei w. 8-15 appare sette volte il te-
tragramma divino ( יהרהw. 8ac.9ac.10ac. 15c). Nei w. 2-7 il tema è la
lode cosmica di Dio, un tema che trova molti paralleli nella mitolo-
già orientale, mentre nei w. 8-15 il tema è la legge di Dio, un tema
prettamente israelitico, senza riscontro nelle letterature vicine. An-
che ritmicamente i due brani sono diversi: nel primo il metro è il so-
lenne 3 + 3 ; mentre nel secondo il metro è la qinah, 3 + 2 accenti.
Negli ultimi anni però si sono fatte sentire voci in altro senso,
tendenti a cogliere l'unità delle due parti. Già diversi autori, pur di-
stinguendo i due salmi, vedono una ragione per la loro composizio-
ne redazionale. Weiser, p. es., vede una corrispondenza tra l'ordine
cosmico (Salmo A) e l'ordine morale, di cui è espressione la legge di
Dio (Salmo B) 12. Si ricorre per questo volentieri al detto di Kant: «Il
cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me» 13 . Questa
considerazione viene approfondita dal fatto che il sole, che occupa
un posto centrale nella prima parte, è nelle religioni orientali, sia in
Egitto sia in Mesopotamia, il dio della giustizia, a cui è dedicata la
seconda parte del salmo14. Si tratterebbe ad ogni modo di unità re-
10
Cf. Gunkel 1986, pp. 74-81; Weiser 1966, pp. 132-138; Jacquet 1975-1979 I,
pp. 456-492; Podechard 1949-1954, pp. 90-97; Ravasi 1981 I, pp. 345-369; Dahood
1965-1979 I, pp. 120-125; Castellino 1955, pp. 450-456; Kraus 1978, pp. 297-307;
Knierim 1995, pp. 322-350; Steck 1980.
11
Petersen 1982, p. 85.
12
Weiser 1966, pp. 135-136.
13
Kraus 1978, pp. 306-307.
14
Schroeder 1914, p. 70; Sarna 1967.
Salmo 19 157
21
«(Sal 19) è un precursore di Sir 24» (Hossfeld e Zenger 1993a, p. 130); cf. an-
che Oeming 2000, pp. 260-263, che però tende a spostarlo dopo il Siracide, e Gese
1991, che propone come data della composizione la fine del IV sec. a.C.
22
Cf. Soggin 1975.
23
Si veda in questo senso Spieckermann 1989, p. 64, nota 10; Arneth 2000, p.
95, nota 39.
24
Cf. Spieckermann 1989, pp. 70-72; Hossfeld e Zenger 1993a, p. 130.
25
Cf. Barr 1990.
26
Cf. Auffret 2000; Ross-Wagner 1999.
27
Beauchamp 2002, p. 183.
Salmo 19 159
STRUTTURA
Tabella 29
BEAUCHAMP,
GLASS,
Sal 19,
HARRELSON, MEINHOLD Ross WAGNER
ARNETH
FISHBANE
2-7 creazione discorso su Dio universo sole
8-11 legge discorso di Dio Israele legge
12-15 redenzione discorso a Dio salmista salmista
28
Harrelson 1999.
29
Fishbane 1979.
30
Meinhold 1983.
31
Ross-Wagner 1999.
160 II regnodi'JHWH e del suo Messia
le e alla lode della torah: allo stesso tempo essa attinge un gradino più
interiore, attestato anche dal cambio del nome divino ( יהרהinvece di
)אל. Infine il fuoco si restringe ancora sul salmista (w. 12-14) e sulla
preghiera che questi sta innalzando (v. 15). Qui il tono si fa più inti-
mo: dalla narrazione (w. 2-11) alla preghiera (w. 12-15). Simile è
l'approccio di J.T. Glass, il quale vede però come protagonista della
prima strofa non i cieli, ma il sole: e qui coglie il legame con la se-
conda strofa, in quanto il sole è legato aU'idea della giustizia e della
legge 32. A tutti questi tentativi è comune la valorizzazione dell'ulti-
ma parte del salmo, w. 12-15: ciò che veniva visto da alcuni come
un'aggiunta tardiva o che comunque veniva poco valorizzato, divie-
ne l'elemento fondamentale, il tema unificante del salmo 33 .
Pur accogliendo queste osservazioni, noi optiamo per la strut-
tura tradizionale in due unità (w. 2-7 e 8-14) concluse da una "co-
da" (v. 15) (cf. tab. 30). Ci sembra che questa struttura corrisponda
meglio agli indizi letterari offerti dal testo stesso; corra meno, cioè,
il rischio di proiettarvi sopra uno schema preconcepito. Ci servia-
mo, per la nostra proposta, soprattutto delle osservazioni fatte da
H. Gese 3 4 ,1. Fischer 35 , M. Girard 3 ^ e P. Auffret 37 .
Tabella 30
A. w. 2-5b: CIELI
I parte, w . 2-7 creazione אל3+3
B. w. 5c7־: SOLE (בהם, v. 5c) Lui - Inno
32
Glass 1987. Analogo è l'approccio di M. Arneth, che vede nella seconda par-
te, la lode alla legge (w. 8-11), una sostituzione polemica di un originario inno al re. Il
tema del salmo sarebbe appunto quello di opporre al re terreno la torah (Arneth 2000).
Nonostante gli eruditi appoggi alla letteratura accadica, il tentativo non convince.
33
Ciò vale anche per Seybold, che però fonda la sua proposta su elementi piut-
tosto esterni al testo (Seybold 1996, p. 86: «Se la parte C (12-15) costituisce la chiave
per la comprensione del salmo, le parti A (2-7) e B (8-11) sono citazioni messe in boc-
ca all'orante dei w. 12-15»).
34
Gese 1991.
35
Fischer 1983.
36
M. Girard 1984, pp. 169-178, cf. M. Girard 1996, pp. 372-388.
37
Auffret 2000; Auffret 1982, pp. 429-435.
Salmo 19 161
I La divisione binaria del Sal 19 è suggerita sia dal ritmo, sia dal-
l'uso del nome di Dio, sia dal tema. La prima parte è contrassegna-
ta dal nome אלe dal ritmo 3 + 3, e parla della creazione. La secon-
da è caratterizzata dal tetragramma יהרה, che ritorna ben sei volte, e
dal ritmo della qinah ( 3 + 2 accenti): in essa si parla della legge di
j|;1 Dio. La conclusione ritorna al ritmo ternario della prima parte (3 +
3), mentre il nome di Dio è JHWH, come nella seconda parte.
;: i Nonostante la diversità delle due parti, l'unità originaria del sai-
| j | mo è indicata dall'inclusione tra ( אמרw. 3a.4a), "discorso, notizia",
e ( אמריv. 15), "parole". Le "parole" del salmista, la lode di Dio
espressa nel salmo, vengono poste sullo sfondo della lode che i eie-
: li innalzano al creatore. Probabilmente valore di inclusione è da at-
'ffi: tribuire anche ai due nomi di Dio, con cui il salmo inizia (אל, v. 2a)
1yf e termina (יהרה, v. 15). In tutto, il tetragamma appare nel salmo set-
te volte, un numero dal valore simbolico, indicante pienezza. Un'al-
tra importante corrispondenza tra la prima e la seconda parte è il
ip' lessema סתר, "nascondere". Niente si nasconde al calore del sole (v.
Ij; 7), mentre ci sono mancanze che si nascondono all'avvertenza del
w salmista (v. 13): con ciò si allude alla funzione del sole come giudi-
Ir: ce divino, a cui non sfuggono i peccati dell'uomo.
\׳: La prima parte si suddivide a sua volta in due strofe (w. 2-5b e
! 5c7)־, come la seconda (8-11 e 12-14). Per due volte il legame tra la
i prima e la seconda strofa è segnalato mediante l'espressione ( בהםw.
5 ןc e 12a): "in essi", cioè nei cieli, Dio ha posto una tenda per il sole
(5c); "da essi", cioè dai "giudizi" di J H W H (משפטי יהרה, v. lOc), viene
;ייistruito/illuminato il salmista (12a). Nei due casi si ha un passaggio da
\ una grandezza universale (cieli, torah) a una particolare (sole, servo).
! 11 parallelismo suggerisce una corrispondenza da una parte tra i cieli
ì e la torah (AA'), dall'altra tra il sole e il "tuo servo" (BB'): mentre il
׳sole percorre gioiosamente e senza errore la strada che Dio gli ha fis-
sato, altrettanto non si può dire del "servo", che, nonostante la buo-
na volontà, non sempre riesce a seguire il cammino della legge.
ì L'unità del salmo risalta non solo dalle considerazioni contenu-
^ tistiche fatte sopra, ma anche dalla coerenza metaforica. Il tema del-
l la "parola", ad esempio, percorre il salmo dall'inizio alla fine, unifi-
cando creazione, torah e preghiera del salmista 38. Le metafore del-
la luce e della gioia caratterizzano ugualmente le due parti del sai-
38
Cf. Fishbane 1979, p. 86.
162 II regnodi'JHWH e del suo Messia
IL TITOLO, v. 1
Val la pena notare, nel titolo, l'attribuzione "a Davide", che col-
lega il nostro salmo direttamente ai tre salmi regali che lo affiancano
(18 e 20-21). Con i due salmi seguenti, 20 e 21, il redattore ha voluto
suggerire un particolare legame, perché i tre salmi portano esattamen-
39
Cf. Sager 1979.
40
Cf. Hossfeld e Zenger 1993a, p. 129.
41
Cf. Criisemann 1969.
Salmo 19 163
Struttura
Tabella 31
42
tant. E possibile anche intendere "sussurro, lamento".
43
Traduzione secondo Wyatt 1995, pp. 574-575; cf. Wyatt 1996, p. 505; Jirku
1951, p. 631. Si veda però la critica in Donner 1967, p. 328.
44
Wyatt 1995; Wyatt 1996.
45
Eisler 1918.
46
Cf. Herrmann 1987, secondo cui una subordinazione del sole a E1 non è atte-
stata ad Ugarit.
Salmo 19 165
Tabella 32
3 2 1
כבוד־אל מספרים השמים v. 2a
4 5 6 - *
47
Cf. VonRad 1970, p. 211.
48
Nella mitologia egiziana, la dea Nut e il dio Geb erano originariamente uniti
nell'amplesso, vennero poi separati dal creatore, ma tendono ancora all'unione, come
mostra la figura di Geb, che tende le sue braccia verso il cielo (cf. su questo mito, Keel
1984, p. 25).
166 II regnodi'JHWH e del suo Messia
giorno, notte dopo notte, nel muoversi perfetto delle "eterne rote",
c'è una "parola" e una "scienza", che, nel contesto del v. 2, non pos-
sono che riguardare la «gloria di Dio» e l'«opera delle sue mani».
Come il cielo, anche il giorno e la notte parlano del Creatore. Meno
verosimile mi sembra pensare, come vorrebbe M. Albani, alle leggi
astronomiche che presiedono al corso del sole 49. Si tratta piuttosto
di quella "teologia naturale", tipica della letteratura sapienziale 50
(cf., p. es. Sap 13, 1-9, e, per il Nuovo Testamento, Rm 1, 20: «Le
sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con ! , intelletto
nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità»).
Di una lode cosmica al creatore parla il Sal 148, e Sal 97, 6 sottoli-
nea la funzione particolare, teofanica, dei cieli in questo processo di
rivelazione: «I cieli annunciano la sua giustizia» (cf. anche Sal 50, 6).
Nella seconda parte della strofa, l'accento si porta sui destinatari
dell'annuncio, cosa messa in rilievo dal verbo שמע, al v. 4, e dai lesse-
mi ארץe תבל, al v. 5: come nel Sal 8, la visione dei cieli rimanda subi-
to a quella della terra. E qui che la parola dev'essere "udita". Il v. 4 è
piuttosto controverso, sia per la traduzione, come si è visto, sia per
l'interpretazione. Se, infatti, si traduce letteralmente TM, come noi
abbiamo fatto («Non è discorso, non sono parole, non è percepibile
la loro voce»), si giunge apparentemente a una contraddizione con il
v. 3, dove lo stesso termine אמרè usato in senso positivo. Si compren-
de perciò che diversi autori vedano nel versetto un'aggiunta redazio-
naie, tendente ad attenuare la portata della "teologia naturale" espo-
sta nei w. 2-351. Ma il parallelismo strutturale con il v. 7, sopra rileva-
to, suggerisce invece l'appartenenza del versetto al testo originale.
L'apparente contraddizione si risolve mediante il ricorso al genere let-
terario sapienziale dell'indovinello. L'autore parla volutamente in sen-
so misterioso, provocatorio, vuole suscitare la meraviglia del lettore52.
Ma come va compresa questa negazione? Kraus la intende co-
me una smentita della teologia naturale. Cioè, nonostante questa
"parola" esista, l'uomo non la può percepire, per questo ha bisogno
della torah 53 . Ma tale interpretazione è poco verosimile: essa sareb-
be in contraddizione con i w. 2-3. Il v. 4 non è isolabile dal v. 5: ed è
49
Albani 1994, pp. 248-251, a seguito di Steck 1980, pp. 237-238.
50
Cf. Kraus 1978, pp. 300-302.
51
E l'opinione di Spieckermann e Arneth (cf. sopra, p. 158, nota 23).
52
Deurloo 1992; Glass 1987, p. 153 («It is as if after each verse, or even each co-
lon, one asked: "How can this be?"»).
53
Kraus 1978, p. 307.
Salmo 19 167
54
Così giustamente Barr 1990.
Per l'interpretazione di ip come "scrittura dei cieli" (accadico sitirti samami),
cf. Tournay 1950, pp. 272-274.
168 II regnodi'JHWH e del suo Messia
Che oggetto della prima strofa fossero i cieli viene indicato dal
pronome בהם, "in essi", cioè "nei cieli", con cui inizia la seconda
strofa 56. Questo pronome, che si allinea agli altri tre che conclude-
vano la prima strofa (קולם, קום, )מליהם, fa capire che l'autore distin-
gue, nella prima parte del salmo, due soggetti: finora ha parlato dei
cieli, ora parla del sole. Si tratta certo di due temi collegati tra loro,
perché il sole è l'abitante più illustre, il "re" del cielo (cf. Gn 1, 16-
18), ed è lui a determinare il succedersi del giorno e della notte. Ma
l'autore distingue le due cose. Cade perciò l'interpretazione che ve-
de nella prima parte del salmo un inno al sole57. L'inno al sole co-
mincia al v. 5c.
Come la precedente, anche questa strofa è ricca di riferimenti
mitici. Per ognuno degli elementi messi in evidenza dal salmo (la
tenda del sole, l'immagine dello sposo, quella dell'eroe, il cammino
del sole, il fatto che ad esso niente può sfuggire), sono stati stabiliti
riscontri nella letteratura egiziana e mesopotamica 58. Ma nel Sal 19
il sole è pienamente integrato nella religione javistica: non c'è alcu-
na traccia di idolatria. Si tratta di immagini poetiche private del lo-
ro contenuto religioso, demitizzate. Il sole non è uno sposo, ma "co-
me uno sposo", non è un eroe, ma "come un eroe". Il fatto stesso
che l'autore si serva liberamente di elementi mitici rileva un'epoca
tardiva: al tempo di Geremia sarebbe impensabile parlare del sole
in questi termini. La religione astrale era allora un pericolo reale (cf.
Ger 8,2; Gb 31, 26-28). Nel nostro salmo non c'è traccia di polemi-
ca religiosa59.
Ciò risulta chiaro dal v. 5c: «In essi ha posto una tenda per il so-
le». Soggetto della frase è chiaramente Dio (v. 2). Come i cieli, anche
il sole racconta la gloria di Dio: è Dio che fissa la dimora del sole. Co-
m'è da intendere questa dimora? Spesso si ricorre all'immagine egi-
ziana del sole alato, intendendo i cieli stessi come la "tenda" 60 del so-
le. Ma il parallelo con la "stanza nuziale" (חפה, v. 6a) fa propendere
56
La congettura proposta, ( ביםcf. Gunkel 1986, p. 75), disconosce il paralleli-
smo con il v. 12 e il rapporto con il precedenti pronomi dei w. 4.5ab.
57
Contro Steck 1980; Arneth 2000; Albani 1994; Glass 1987; Wyatt 1995.
58
Cf. Sarna 1967; Arneth 2000, p. 83; Spieckermann 1989, p. 66.
59
Così giustamente Albani 1994, p. 242.
60
Si veda, ad esempio, Dohmen 1983, pp. 511-512. Naturalmente il בחםviene in-
terpretato in senso strumentale ("con essi") invece che locale (cf. ivi, p. 505).
Salmo 19 169
Fig. 9. «Da un confine dei cieli egli esce» (Sal 19, 7). Samas esce con passo vigoroso di tra i due
monti che segnano l'orizzonte orientale del cielo. Gli stessi monti sono rappresentati dalle due
porte, su cui stanno due leoni, i "guardiani delle porte". Dalle spalle di Samas escono fiamme di
luce e calore. Il curioso attrezzo che egli tiene in mano, somigliante a una sega, è probabilmente
una chiave: la chiave con cui egli ha appena aperto le porte del cielo (cf. Simonetti 2005). Quin-
di al di là dei monti è la sua abitazione («Esce come uno sposo dalla stanza nuziale», v. 6).
61
Cf. Keel 1984, p. 18 Jig. 9.
62 Arneth 2000, p. 83; Sarna 1967, p. 172.
63
Cf. Wyatt 1995.
170 II regnodi'JHWH e del suo Messia
64
Cf. Arneth 2000, p. 83; Sarna 1967, p. 172.
65
Per una rappresentazione visiva del "viaggio" del sole cf. Keel 1984, p. 29,
fig. 32.
66
Cf. Albani 1994, p. 249.
Salmo 19 171
babile che si abbia un gioco semantico simile a quello del verbo זהר
al v. 12 67. D'altronde il verbo סתרesprime un "celarsi allo sguardo":
è semanticamente correlato al verbo ( ראהcf. Gb 22, 14; Sal 10, 11;
Ct 2, 14; Is 29, 15; Ger 23, 24) 68. Anche questo aspetto trova corri-
spondenza nella letteratura orientale, sia egiziana, sia mesopotami-
ca 69. Espressivo è il proverbio babilonese: «Dove può andare una
volpe lontano dalla presenza di Samas?».
Il sole è collegato al fenomeno della luce e la luce è simbolo del-
la giustizia. L'apparire dell'aurora è vista da Giobbe come il trionfo
della giustizia:
«Da quando vivi, hai mai comandato al mattino
e assegnato il posto all'aurora,
perché essa afferri i lembi della terra
e ne scuota i malvagi? (...).
E sottratta ai malvagi la loro luce
ed è spezzato il braccio che si alza a colpire» (Gb 38, 12-15).
67
Cf. HALAT, p. 313.
68
Sul campo semantico del "nascondere" cf. Balentine 1980.
69
Cf. Sarna 1967, p. 172. Sarna cita l'inno al sole di Akenaton («I tuoi raggi ab-
bracciano le terre fino al limite di tutto ciò che hai fatto. Siccome tu sei Re, tu raggiun-
gi i loro confini», cf. ANET, p. 370) e l'inno babilonese a Samas («La tua luce ardente
riempie le terre fino ai loro limiti»; «Samas, il tuo splendore raggiunge le profondità
dell'abisso»).
70
Cf. Sarna 1967, p. 173.
71
Cf. Keel 1984, p. 188, fig. 286.
172 II regnodi'JHWH e del suo Messia
Struttura
72
Gese 1991, pp. 143-144.
Salmo 19 173
Tabella 33
8ab z
{
X
A) v. 8
8cd X z
9ab z
{
X
B) v. 9
9cd X z
IOab
{
X X
C) v. 10
lOcd X X
llab
{
X
D) v. 11
lied X
Tabella 34
V. 12 A Integrità (+) A גם עבדך
V. 13 B Peccati non avvertiti (-) B נקה+ מ
V. 14ab B' Peccati avvertiti (-) A עבדך... גם
V. 14cd A Integrità (+) B' מ+ נקה
73
Cf. Auffret 2000, pp. 30-31.
74
Auffret 2000, p. 32.
174 II regnodi'JHWH e del suo Messia
75
Così Gese 1991, p. 143.
76
Cf. Levenson 1987; Ross-Wagner 1999, p. 254.
77
La superiorità della parola della torah su quella della creazione viene afferma-
ta nella tradizione ebraica, cf. Arndt 1994. Una buona sintesi viene offerta in Oeming
2000, pp. 256-258.
Salmo 19 175
78
«One cannot avoid saying that the decisive motive in both the praise of Yah-
weh's torah and the prayer for Yahweh's help is Yahweh's servant's interest in reward,
completeness, and innocence» (Knierim 1995, p. 335).
79
Cf. THAT II, col. 218 (van Leeuwen): in senso profano cf. Sir 34, 23-24
(=Rahlfs 31, 23-24).
80
Cf. sopra, pp. 30-32.
176 II regnodi'JHWH e del suo Messia
81
Così Castellino 1955, p. 454.
Salmo 19 177
82
Sulla sinonimia dei due termini cf. Ross-Wagner 1999, p. 255.
83
Cf. Knierim 1995, p. 333.
84
I due termini זהבe פזappaiono in Gb 28, 17 (cf. Prv 8, 10.19; Sap 7, 9). L'uni-
co altro brano dove i due termini appaiono insieme è Sal 119, 127.
85
In 1 Sam 14, 27.29 infatti !,"illuminarsi degli occhi" ( )אור עיניםdi Gionatan è
frutto del "miele" ( )דבשche egli aveva mangiato.
8
6 Cf. BHS.
178 II regnodi'JHWH e del suo Messia
ressanti sono le quattro ricorrenze nei Sal 111 e 112, che certamen-
te sono correlate. Infatti nel Sal 111 ricorre due volte l'espressione
עמדת לעד, la prima volta a rispetto della giustizia di Dio (צדקתו, ν. 3),
la seconda a rispetto della sua lode (תהלתו, ν. 10). La stessa espres-
sione di 111, 3, צדקתו עמדת לעד, viene ripresa due volte nel salmo se-
guente, ai w. 3 e 9. Solo che qui essa si riferisce alla giustizia dell'uo-
mo. Si vede la volontà di legare insieme le due cose 87. Poiché la giù-
stizia di Dio rimane per sempre, così anche quella dell'uomo. La
giustizia di Dio trasmette la sua proprietà a quella dell'uomo. Qual-
cosa di simile si può pensare nel Sal 19. Poiché la legge di Dio è
«stabile per sempre» (cf. Sal 148, 6), così essa rende «stabile per
sempre» colui che la osserva. Il «timore di Dio» infatti è qualità del-
l'uomo, non di Dio. Esso è "puro", perciò passerà alla prova del
crogiolo, così come è passata la parola di Dio, e per questo è "pu-
ra" (cf. Sal 12, 7). Come in Sal 1, 5, così anche in Sal 19, 10 si intra-
vede una speranza di immortalità, cosa già presentita al v. 8 («fa ri-
vivere»).
משפטיםsi riconnette ai due termini concreti del v. 9, presentan-
do la torah come una serie di decisioni giudiziarie, ossia come un
codice legislativo. Di esse si dice che sono אמת, "verità". Più anco-
ra che il sole, J H W H vede nell'intimo dei cuori e sa giudicare se-
condo verità, non si lascia sviare dalle apparenze. Poiché i giudizi
di Dio sono veri, sono anche, tutti insieme, "giusti", conformi al
diritto 88.
Si è suggerito sopra che il v. 11 ab sia applicazione alla legge di
Dio (propriamente, ai "suoi giudizi") di ciò che la tradizione sapien-
ziale diceva della sapienza (cf. Gb 28, 15-17). Il passaggio suppone
naturalmente quell'identificazione tra sapienza e torah che abbiamo
visto essere tipica del Siracide.
Il richiamo alla tradizione sapienziale è evidente anche al v. lied.
Viene in mente soprattutto Sir 24: TÒ γαρ μνημόσυνόν μου ύπέρ
το μέλι γλυκύ και ή κληρονομιά μου υπέρ μέλιτος κηρίον, «il
ricordo di me è più dolce del miele e la mia eredità è superiore a un
favo di miele» (v. 20). A parlare è la sapienza, ma quella sapienza
87
Per un parallelo tra Sal 111 e 112 cf. Scaiola 2002, pp. 266-272, che qualifica
i due salmi come "gemelli".
88
E possibile che il tema del "giudizio" sia stato richiamato per associazione
con il v. IOab, dove l'idea del giudizio era implicita nei termini "puro" e "sussiste per
sempre".
Salmo 19 179
89
Clines 1974. Un intenzionale parallelismo dei due brani però, come propone
Clines, sembra andare al di là dell'intenzione dell'autore.
180 II regnodi'JHWH e del suo Messia
90
Cf. THAT II, col. 871 (Knierim).
91
Cf. Knierim 1995, p. 334 («The perspective continues to switch, now from the
torah to Yahweh himself, who alone can forgive the errors»); e Meinhold 1983, p. 133
(«Er sucht Rettung bei Gott selbst, nicht bei der Torà»).
Salmo 19 181
92
G e Vg leggono "stranieri" (.(זרים
93
Cf. Delitzsch 1984, p. 196; Ross-Wagner 1999, p. 259.
94
Cf. HALAT, p. 345.
95
Beauchamp 2002, p. 183 (cf. sopra, p. 158, nota 27).
182 II regnodi'JHWH e del suo Messia
96
Cf. THAT II, col. 493 (Knierim).
97
«Abfallsùnde» (Delitzsch 1984, p. 196). A un simile significato giunge anche
Dahood, per cui il «grande peccato» è quello dell'idolatria (cf. Es 32, 21.30.31: חטאה
)נדלה, che corrisponde, in senso traslato, al peccato dell'adulterio, chiamato in Meso-
potamia e ad Ugarit «grande peccato» (Dahood 1965-19791, p. 125; cf. Moran 1959).
Salmo 19 183
Come in Sal 104, 33-34, il salmista termina il salmo con una de-
dica. Le "parole" e la "meditazione" di cui si parla al v. 15 sono ap-
punto il salmo che il "servo" ha finito di recitare. In quanto "dedi-
ca", il v. 15 si stacca dalla strofa precedente, anche se è ad essa col-
legato in quanto preghiera, discorso diretto a Dio. Esso vuole rac-
cogliere il contenuto di tutto il salmo.
Anzitutto quanto al ritmo. Il v. 15 ritorna al ritmo 3 + 3 che ca-
ratterizza le prime due strofe. Il fatto che abbia tre stichi ( 3 + 3 + 3 )
crea un aggancio con la seconda strofa. Come nel v. 7, i primi due
stichi formano chiasmo tra loro, e il terzo è da essi staccato 98. Con
la prima strofa il v. 15 è collegato mediante ! , inclusione formata dal
lessema ( אמרw. 3.4.15): il "discorso" del salmista si allinea così al
"discorso dei cieli" (w. 2-7) così come alla parola rivolta da Dio a
Israele (w. 8-11).
* Con la terza strofa il v. 15 è collegato mediante la ripresa del ter-
mine ( לבv. 9). La torah riempie il cuore di gioia, così la meditazio-
ne del cuore del salmista possa dare gioia ( )רצוןa Dio. Il tema della
gioia caratterizza tutto il salmo ed è sintomatico l'accostamento con
Sal 104, 34. La gioia del salmista viene presentata come un'eco del-
la creazione, sentita come percorsa da un fremito di gioia: così Prv
8, 30-31 presenta la sapienza personificata 99 .
! La terminologia usata nel v. 15ab (היה לרצון, )לפניךè mutuata dal
linguaggio sacrificale, cosa che vale anche per il lessema ( תמםw.
]8.14). Cioè, il salmista vuole presentare il salmo come un sacrificio,
11 sacrificium laudis, di cui parla Sal 116, 17:
98
Cosa correttamente notata da Arneth 2000, p. 106.
99
Cf. su quest'aspetto Keel 1974.
184 II regnodi'JHWH e del suo Messia
lontà di Dio (cf. Sal 40, 4.7-9). Per questo la spiritualità della legge
permea così profondamente i salmi. Il termine15) ה ג י ו ןb ) caratteriz-
za il Sal 19 come una "meditazione", e non può non far pensare al-
la "meditazione" della legge di Dio, che è la gioia del salmista (הגה,
Sal 1,2).
Il v. 15c accentua da un lato il legame con la terza strofa, con-
eludendo, con il numero sette, la serie di ricorrenze del tetragram-
ma divino, dall'altro evidenzia il legame con la quarta, ribadendo il
tema della salvezza. Se il termine גאל, "redentore", si commenta da
solo, l'altro, צור, ha bisogno di una parola di spiegazione. La ricor-
renza di צורin riferimento a Dio nei salmi è quasi sempre infatti col-
legata con l'idea della salvezza (si veda, per rimanere nel primo li-
bro del salterio, Sal 18, 3.32.47; 27, 5; 28, 1; 31, 3): l'immagine è
quella di un luogo elevato, su cui una persona braccata dai nemici
cerca scampo 100.
100
Cf. Keel 1984, pp. 159-160,//,gg. 245-245a.
101
Barbiero 1999, pp. 240-248.
102
Miller 1994a.
103
Cf. sopra, pp. 156-157.
104
Arneth 2000.
SALMO 22
TRADUZIONE
CRITICA TESTUALE
Verso 1
G traduce come al solito למנצחcon eie TÒ τέλος, dando un'in-
terpretazione escatologica all'indicazione musicale (?) del testo
ebraico. על אילת השחרviene reso im־èp της άντιλήμψεως της έω-
θιι/ής, "a causa del soccorso mattutino". Probabilmente G legge
"( אילותforza", cf. v. 20) per אילת. Si noti il gioco semantico tra אילת
(ν. 1), אל/( אלהיםν. 2.3) e ( אילותν. 20) 1.
Verso 9
TM גלè imperativo ("affidati"), il che darebbe un senso plausi-
bile. Abbiamo seguito però, senza cambiare il testo consonantale, G
ήλπισβν, che suppone un perfetto (גל, cf. BHS). Cf. anche S e Mi
27,43.
1
CF. sotto, p. 192.
187
II regnodi'JHWH e del suo Messia
Verso 17
Questa è un'antica crux interpretum, su cui molto è stato scrit-
to 2 . Noi abbiamo seguito TM כארי, sottintendendo lo stesso verbo
della proposizione precedente ()סבבוני. Tg inserisce qui un verbo:
«azzannando come un leone le mie mani e i miei piedi». G ha ώρυ-
ξαν χβιράς μου και πόδας, «hanno scavato le mie mani e i miei
piedi», così VL foderunt. G ha letto probabilmente invece di ,כארי
"( כרוhanno scavato", lezione attestata da alcuni manoscritti ebrai-
ci). S ha «hanno trapassato le mie mani e i miei piedi». Aquila e Sim-
maco leggono "hanno legato" ο "come cercando di legare" (cf.
BHS), una lettura riproposta da Vali e da Kaltner. Strawn preferisce
la lettura del Targum. A mio avviso il testo masoretico fa senso, an-
zi è da preferire come lectio difficilior. E da notare che questa cita-
zione del Sal 22 non è stata usata nel racconto della passione. Se il
testo che gli evangelisti avevano sotto gli occhi avesse avuto la lezio-
ne del testo greco, essi avrebbero certamente usato questo versetto
come "profezia" della passione. Il riferimento di Sal 22, 17 alla pas-
sione di Gesù risale ai primi apologisti, Giustino, Tertulliano e
Afraate 3 , che chiaramente si riferiscono al testo di G ο di S.
Verso 22
G ha την ταπ6ίνωσιν μου, similmente S e Vg (humilitatem
meam). In luogo del verbo ענה, "rispondere", essi leggono il sostan-
tivo ענותי, "la mia povertà" (cf. ν. 25). Così traduce, p. es. BJ: «Sau-
ve-moi de la gueule du lion, de la corne du taureau, ma pauvre
âme». Ma il parallelismo dei membri esige alla fine del verso un ver-
bo (cf. tab. 35):
Tabella 35
22a Salvami dalle fauci del leone
X
22b dalle corna dei bufali tu mi hai risposto
2
Cf. Vali 1997; Kaltner 1998; Strawn 2000; Koltun-Fromm 1998.
3
Cf. Koltun-Fromm 1998.
Salmo 19 189
Verso 30
La traduzione CEI propone una serie di emendazioni. Essa tra-
duce TM אכלו, "hanno mangiato", con "soltanto a lui", congettu-
rando ( אך לוcf. BHS). דשני הארץ, "i grassi della terra", viene reso
"quanti dormono sotto terra", congetturando ( ישני בארץcf. BHS).
In realtà TM è confermato non solo da G 01 moves τ ης ־γης, "i
grassi della terra", ma anche dai salmi vicini, cf. 20, 4 e 23, 5. Infi-
ne ונפשו לא חיהè una famosa crux interpretum 4. TM suona Ietterai-
mente: «e la sua anima non fa vivere». Questo soggetto singolare
concorda senza difficoltà con il soggetto plurale del verbo prece-
dente: «tutti coloro che scendono nella polvere». Si tratta verosimil-
mente di un singolare con valore distributivo («di cui nessuno è ca-
pace di far vivere la sua anima») 5 . G ha και ή ψυχή μου αύτω ζν\.
Esso stacca l'ultima frase dal ν. 30 e la ricongiunge con il v. 3 la, an-
che questo modificato (και το σπέρμα μου δουλ6ύσ6ι αύτω) (si
veda CEI e BHS). Staccando l'ultimo membro, il v. 30 acquista il va-
lore di un'affermazione sulla risurrezione dei morti. Si comprende
perciò che questa lezione sia stata preferita dalla tradizione cristia-
na. TM rimane nell'ambito della teologia veterotestamentaria, per
cui dopo la morte uno non può più lodare J H W H 6.
4 Cf. Lipmski 1969, pp. 160-161; Krahmalkov 1969, p. 391; Keel-Leu 1970; No-
ber 1961; Tournay 1972, pp. 499-502; Airoldi 1971; Heller 1998.
5
Cf. Lohfink 1992, p. 15, nota 44.
6
Per questa traduzione cf. Barbiero 2000, pp. 123-125; KJV («ali they that go
down to the dust shall bow before him: and none can keep alive his own soul»); Lu-
therbibel («vor ihm werden die Knie beugen alle, die zum Staube hinabfuhren und ihr
Leben nicht konnten erhalten»); Barthélemy et al. 2005, pp. 136-139; C.A. Briggs e
E.G. Briggs 1906, pp. 199-200 («Then will bow down all about to descend to the dust,
and he, who doth not keep his soul alive»); Buber 1992a, vol. IV, p. 37 («Sie knien vor
ihm, die in Staub waren gesunken, wer seine Seele nicht halten konnte am Leben»);
Heinemann 1990, p. 304 («those who cannot keep themselves alive»). Questa interpre-
tazione è tradizionale nell'esegesi rabbinica, come risulta dal commento del midrash su
Nm7, 89, «dall'alto del coperchio che è sull'arca della testimonianza»: «R. Dosa osser-
vò: E detto, perché l'uomo non può vedere me e restare in vita (Es 33, 20). Questo vuol
dire che gli uomini non possono vedere Dio quando sono in vita, ma che possono ve-
derlo alla loro morte; in questo senso è detto: Tutti quelli che scendono nella polvere
187
II regnodi'JHWH e del suo Messia
piegheranno il ginocchio di fronte a lui, anche colui che non può mantenere in vita la sua
anima(,Sal22, 30)», cf. Freedman e Simon 1983 Vi, p. 640.
7
Seybold 1996, p. 97.
8
Westermann 1957.
9
Gerstenberger 1988.
10
Gerstenberger 1988, p. 109; cf. Craigie 1983, pp. 197-198.
Salmo 19 191
tuale 11 .Ci sono salmi, dice Stolz, e il Salmo 22 è uno di questi, che
appartengono a un tempo "postcultuale", caratterizzato appunto
dalla mescolanza dei generi letterari. La vita infatti è così: qui si pas-
sa senza soluzione di continuità dalla supplica alla lode per poi tor-
nare di nuovo alla supplica. Per Stolz, il Sitz im Leben di questi sal-
mi non sarebbe, dunque, la liturgia, ma la preghiera personale.
Pur riconoscendo la mescolanza dei generi letterari, altri autori
cercano di ricostruire il divenire del salmo in base ad altri criteri. Ci-
tiamo solo l'esempio di Hossfeld 12 , che fa sua la proposta di Vano-
ni 1 3 . Secondo Hossfeld, il testo base del salmo sarebbe stato una la-
mentazione preesilica, unita a certezza di esaudimento e promessa
di lode (w. 2-3.7-23). Qui si poteva riconoscere ancora il bisogno
concreto (probabilmente una malattia) di un orante individuale.
Una prima ampliazione nel senso della pietà dei poveri ("Armen-
fròmmigkeit"), tipica del postesilio, vede nel caso del salmista un
paradigma per la comunità dei poveri (w. 4-6.24-27). Una seconda
ampliazione sarebbe caratterizzata dalla visione escatologica del re-
gno di Dio nei w. 28-32 14.
Questi tentativi sono certamente legittimi: essi tendono a dare
concretezza e spessore storico ai salmi. Ma oggi si sente, da varie
parti, l'esigenza, da noi condivisa, di partire dal testo stesso, evitan-
do di costringerlo in schemi precostituiti 15 , perciò il primo passo
della nostra indagine sarà quello di analizzarne la struttura e la logi-
ca interna.
STRUTTURA
11
Stolz 1983; Stolz 1980.
12
In Hossfeld e Zenger 1993a, pp. 144-145.
13
Vanoni 1998.
14
Per altri tentativi cf. p. es. Weimar 1986.
15
Cf. Prinsloo 1995b, pp. 64-67.
187
II regnodi'JHWH e del suo Messia
ma. All'inizio il salmista si lamenta: לא תענה, «Tu non rispondi» (v.
3); alla fine constata con gioia: עניתני, «Tu mi hai risposto» (v. 22).
L'esaudimento della supplica introduce così la seconda parte (cf. v.
25: «Quando ha gridato a lui per aiuto, l'ha ascoltato»).
Anche la seconda parte è caratterizzata da un'inclusione. Qui i
termini sono: ספר, "raccontare" (w. 23 e 31) e זרע, "seme, discenden-
za" (w. 24 e 31). Questa chiara inclusione parla contro il carattere
aggiunto dei w. 28-32, postulato in quasi tutte le ricostruzioni reda-
zionali.
Questa prima impressione di una struttura fortemente unitaria
del salmo verrà confermata dallo studio analitico che segue. Ciò ha
delle conseguenze sulla collocazione storica del Salmo 22. Se il te-
sto è unitario, allora le considerazioni fatte da molti autori sul carat-
tere tardivo, certamente postesilico, dei w. 28-32, vanno riferite a
tutto il salmo: l'intero salmo ha un carattere tardivo, postesilico.
IL TITOLO, v. 1
Il titolo del Sal 22 è simile a quello del Sal 8 (למנצח על־הגתית מזמור
)לדוד. Solo in luogo dell'annotazione על־הגתית, Sai22, 1 presenta l'ai-
tra על־אילת השחר, che pure viene generalmente interpretata come in-
dicazione per un'esecuzione musicale («Sull'aria: "Cerva dell'auro-
ra"»). Si tratta forse di una melodia popolare, secondo cui il salmo
andava cantato. Anche il Targum («in occasione del sacrificio quo-
tidiano del mattino») riferisce il salmo alla liturgia del tempio.
Con Seybold si può forse pensare a una "liturgizzazione" di un
salmo, che in origine niente indica che fosse ambientato al tempio,
né che fosse cantato. Nel salterio attuale i titoli hanno anche un va-
lore strutturale. Nel gruppo 15-24 l'annotazione "( למנצחper il capo-
coro"?) unisce tra loro i Salmi 18-22 e forse allude a un'interpreta-
zione messianica del Sal 22, da leggere in continuità (e in contrasto)
con i Salmi regali 18 e 20-21.
LA PRIMA PARTE, W . 2 - 2 2
Tabella 36
Versi Attori Contenuto Tempo Parole chiave
A 2-3 Tu+Io Lamento Presente אלי, ( רחקv. 2)
B 4-6 Tu Fiducia Passato ( בטחw. 5.6), פלט/( מלטw. 5.6)
C 7-9 Io+Essi Situazione Presente ( פלטv. 9)
di bisogno
B' 10-11 Tu Fiducia Passato ( בטחv. 10),( אליv. 11)
A? 12 Tu+Io Supplica Presente קרוב ־ רחק
Tabella 37
17
Si potrebbe anche dire che al v. 2 si esprime la forma visiva dell'assenza di Dio
("lontananza"), al v. 3 quella uditiva ("silenzio").
18
Cf. Kselman 1982b, p. 189.
Salmo 19 195
19
«The first part is as a whole an elaboration of the opening cry» (Mays 1994, p.
108).
20
Cf. ThWAT I, col. 261 (Cross).
21
Cf. Broyles 1989. Broyles distingue, tra le lamentazioni, "lamenti contro se
stessi", "lamenti contro i nemici" e "lamenti contro Dio". Secondo lui, i primi due ti-
pi non sono propriamente "lamenti", ma "suppliche": il termine di "lamenti" si addi-
ce solo al terzo tipo di preghiera. Solo in questo caso si tratterebbe veramente di "com-
plaint", cioè di accusa ("Klage*').
187
II regnodi'JHWH e del suo Messia
22
Per l'accostamento "lontananza" e "silenzio" di Dio cf. Sal 35, 22.
Salmo 19 197
ria egli "fa memoria" (cf. Sal 42, 5), con due finalità. Anzitutto per
attingere fiducia per se stesso. Poi per muovere Dio a "rispondere".
Nel passato, Dio ha risposto, perché non lo fa ora? Come Miller os-
serva, questo atteggiamento di rivolta può sembrare oggi "primiti-
vo". La vera preghiera non è forse quella del Padre Nostro: «Sia fat-
ta la tua volontà»? L'orante biblico lotta con Dio. Protesta. Crede
che Dio possa cambiare. Si veda la preghiera di Abramo in Gn 18,
22-32, quella di Mosè in Es 32-34 o le confessioni di Geremia.
«Eppure tu sei santo». La parola קדושesprime la "diversità", la
"trascendenza" di Dio. Nel nostro caso la diversità è da compren-
dere nel senso della fedeltà. Gli uomini possono essere infedeli al lo-
ro amore e ai patti stabiliti, ma Dio è "diverso", la sua חסדè ( אמתcf.
Sal 100, 5; 118, 1-4; 136). Si allude qui alla teologia dell'alleanza.
«.. .assiso sulle lodi di Israele». Zenger intende la frase: «tu abiti
le lodi di Israele», e la interpreta come un contrapporre al tempio, il
luogo tradizionale dell'abitazione di Dio, la preghiera dei salmi (תחלים,
"lodi"), che diventerebbero il nuovo "tempio", il luogo della presen-
za di Dio 23 . Per suggestiva che sia quest'interpretazione, e senza vo-
lerla escludere, mi sembra che qui il senso primario di ישבsia quello
di "sedere in trono, sedere come re" (cf. Sal 29, 10; 47, 9)24. Attribu-
to tipico di J H W H è ישב כרובים, "colui che siede sui cherubini" (cf. Sal
99, 1; 80,2), con allusione ai cherubini che stavano sull'arca dell'alle-
anza, il "trono" di JHWH. E quindi l'idea della regalità che qui vie-
ne espressa, un'idea che verrà ripresa alla fine del salmo (w. 28-30, so-
prattutto v. 29). Anche in questo senso si tratta di una "estraniazio-
ne", cioè si sostituiscono al trono di cherubini le "lodi di Israele". Il
trono vero di J H W H non è tanto quello materiale dell'arca, quanto
piuttosto quello spirituale delle "lodi d'Israele". Il termine תהלות, "lo-
di", viene ripreso nella seconda parte del salmo (w. 23.24.26.27), do-
ve indica la preghiera di ringraziamento per la salvezza ottenuta da
Dio. La storia di Israele, dice il salmista, è una lunga serie di "azioni
di grazie", una catena ininterrotta di suppliche esaudite. Essa comin-
eia infatti con il grido di Israele in Egitto, che J H W H ha ascoltato (cf.
3, 7-9). Su queste azioni meravigliose di salvezza si fonda il trono
di Dio, il suo diritto a regnare su Israele.
«In te hanno confidato i nostri padri...». Il termine בטחè un
Leitmotiv nella prima strofa (w. 5 [2 volte].6.10). Esso esprime l'at-
23
Zenger 1999.
24
In questo senso cf. Gese 1974, p. 186.
187
II regnodi'JHWH e del suo Messia
Tabella 38
25
In Hossfeld e Zenger 1993a, p. 149.
Salmo 19 199
26
Cf. Cortese 1993, pp. 167-169, citando in questo senso Irsigler (Irsigler 1988,
p. 219), Feuillet, Gelin e Deissler.
27
Cf. Lorenzin 2000, p. 116.
28
II pensiero va agli astanti della croce che scimmiotteggiano il grido di Gesù:
«Sta chiamando Elia!», cf. Keel 1969, p. 142.
29
Cf. HALAT, p. 874.
30
Nella passione di Gesù questo tratto viene riportato (cf. Mi 27,39; Me 15, 29).
31
Se, con il TM, si legge un imperativo («Confida in JHWH»), bisogna allora
staccare questa frase dalla seguente, in terza persona («Lui lo liberi»). La prima frase
187
II regnodi'JHWH e del suo Messia
avrebbe il senso di una pia esortazione alla fiducia in Dio, simile ai buoni consigli che
gli amici impartiscono a Giobbe, e che nella vita corrente si danno quando si visita un
malato (cf. Fuchs 1982, pp. 238-239, nota 197).
32
E da notare che le parole di scherno dei nemici vengono riferite dai Vangeli si-
nottici alla passione di Gesù (cf. Mt 27, 39-43; Me 15, 29-32; Le 23, 35-37).
33
Per una lettura regale-messianica del Sal 22 cf. Eaton 1986; Cortese 1993, pp.
169-171; Cortese 2004, pp. 54-57; Menn 2000.
Salmo 19 201
«Sì, sei tu che mi hai tirato fuori dal ventre». Leggiamo il ,r! co-
me asseverativo. Il salmista riprende la frase che i nemici avevano
pronunciato per scherno («Si è affidato a JHWH...»), naturalmen-
te intendendola seriamente. Dio viene presentato come una levatri-
ce (cf.fig. 11)34. Nella letteratura orientale si parla di nascita divina
34
Da Keel 1984, p. 229,fig. 337.
35
«E interessante notare come vengano utilizzate osservazioni psicologiche che
oggi vanno sotto il nome di "fiducia fondamentale" (Urvertrauen)» (Stolz 1980, p. 140,
nota 39).
187
II regnodi'JHWH e del suo Messia
36
Craigie 1983, p. 199. Nello stesso senso anche Stolz 1980, p. 138 («Il proble-
ma dell'orante sta propriamente nella lontananza di Dio - questa è la quintessenza di
ogni suo lamento»).
Salmo 19 203
Tabella 39
All'inizio (v. 12, A, cf. tab. 39) e alla fine della strofa (w. 20-22,
A) viene dunque tematizzato il rapporto dell'orante con il suo Dio (tu
+ io). Il centro (w. 15-16, C) è caratterizzato anche qui, come nella
prima strofa, dalla rappresentazione della situazione di morte del-
l'orante {io). I due brani intermedi tra il centro e gli estremi erano ca-
ratterizzati, nella prima strofa, dalla fiducia e perciò fondamental-
mente dalla presenza di Dio (tu, w. 4-6 e 10-11). In luogo di Dio ora
38
«Le metafore animali non hanno per la sensibilità dell'AT niente di ingiurio-
so: il poeta vuol dire semplicemente che si tratta di personaggi potenti e ragguardevo-
li, la cui ira è da temere» (Gunkel 1986, p. 92).
Salmo 19 205
chi" (cf. v. 30: דשני־ הארץ, "i grassi della terra"), che scoppiano di sa-
Iute. Per la sua situazione il salmista è diventato un "verme" (v. 7),
un "sotto-uomo". Ma anche i suoi nemici, per la loro insolenza,
hanno perduto la loro umanità. Sono divenuti "tori selvaggi", "bu-
39
Da Keel 1984, p. 76, fig 105.
40
E sempre possibile un'interpretazione psicologica dei "nemici", che si tratti
cioè di proiezioni di un malato. Si sa che i malati tendono a sentirsi abbandonati da
tutti: anche gli amici di un tempo divengono nemici, quando uno non sta bene. Nel no-
stro salmo, i nemici non vengono più menzionati dopo la risposta di Dio (v. 22): al con-
trario l'orante si sente attorniato da "fratelli" (in questo senso Lohfink 1977, pp. 145-
155; Fuchs 1982, pp. 239-240; Keel 1969, p. 206, nota 177).
187
II regnodi'JHWH e del suo Messia
mali selvaggi, che attentano alla vita dell'uomo, per esempio attraver-
so diversi tipi di malattie. Effettivamente la rappresentazione che se-
gue fa pensare a una malattia. Certo il testo è aperto anche a questa
interpretazione, ma, come abbiamo visto, altri passi fanno pensare
anche a una contesa giudiziaria, altri ancora a violenza reale (cf. la
menzione della "spada" al v. 21). Il testo si adatta a diverse situazio-
ni di sofferenza 41 .
I nemici, siano essi uomini reali (cosa che a me sembra più ve-
rosimile) o proiezioni del malato, sono in definitiva solo aspetti di-
versi del grande nemico dell'uomo, nominato al v. 16: la morte. Non
si parla della morte naturale di un vecchio sazio d'anni, ma di una
morte prematura, repentina, per causa di malattia o di violenza. Ora
la morte è, per l'uomo dell'Antico Testamento, sinonimo di lonta-
nanza da Dio 42 . «Non i morti lodano Dio, ma i viventi» (Sal 6, 6; 88,
11-13)43. Si comprende perciò anche perché la vita del salmista, fin
dall'inizio, venga caratterizzata dalla comunione con Dio.
La rappresentazione fa pensare, si diceva, a una grave malattia,
ma è aperta anche ad altri tipi di pericolo di vita. Essa è, forse volu-
tamente, stilizzata, va compresa non come linguaggio medico, ma
come linguaggio letterario, simbolico. Nel v. 15 viene utilizzata la
metafora dello "sciogliersi e liquefarsi", nel v. 16 quella, antitetica,
della "siccità" e del "fuoco". Attraverso la polarità "fuoco" e "ac-
qua" viene rappresentata l'universalità delle potenze di morte 44 .
«Come acqua sono versato» (v. 15a). La metafora viene usata
anche in 2 Sam 14, 14. Si tratta di un'espressione simbolica per in-
dicare la morte. Se la nascita è un "coagulare" (cf. Gb 10, 10), la
morte è, conseguentemente, uno "sciogliere". La stessa immagine
viene riferita anche al cuore, liquefatto come cera (v. 15c, cf. Sal 68,
41
Cf. Miller 1986, p. 106 («So the language is open and inviting. Or perhaps it
is available and accessible to those who in any time find themselves in such straits»).
42
Cf. Fuchs 1982, p. 247. In questa luce si comprende anche il legame, tipico
della Bibbia, della morte con la colpa. Riportando questo legame alla morte di Gesù,
Paolo dice: «Colui che non ha conosciuto il peccato, egli l'ha fatto diventare peccato
per noi» (2 Cor 5,21).
43
Non è senza una profonda dimensione teologica, che la vita venga concepita
come "lodare Dio" e la morte, di conseguenza, un "essere separato da lui", non poter
cantare le sue lodi!
44
Così Gese 1974, p. 174.
Salmo 19 207
3). Le ossa, che alla nascita furono "tessute insieme" (cf. Gb 10, 11),
ora vengono sciolte nelle loro componenti. Il corpo da unità diven-
ta un mucchio di ossa.
Forse si può vedere, dietro airimmagine del liquefarsi, la realtà
del sudore di un malato, e dietro a quella successiva della siccità (v.
16), la febbre, anche se ad essere "secco" non è, secondo TM, il cor-
po, ma "la mia forza" (16a)45. Il termine astratto fa pensare ad un
senso metaforico della "siccità". La rappresentazione della lingua
"incollata al palato" (v. 16b) è invece abbastanza realistica, ma si po-
trebbe pensare anche alla reazione psico-fisiologica di un condan-
nato a morte 46 .
D'altra parte la "polvere" (v. 16c) è già in sé immagine di mor-
te. Dalla polvere l'uomo è stato tratto (Gn 2,7), e nella polvere è de-
stinato a tornare con la morte (Gn 3, 19)47. L'immagine ritorna, nel
nostro salmo, al v. 3Od («tutti quelli che scendono nella polvere»).
Il destino dell'orante diviene paradigma per tutti gli uomini.
/ La formulazione del v. 16c («su polvere di morte mi stendi») è
sorprendente, tanto che anche qui gli esegeti non resistono alla ten-
I tazione di emendare il testo 48 . A parte il passivo del v. 15, nei versi
II precedenti (13-14) e in quelli successivi (17-19), il soggetto è alla
I; terza persona plurale, si riferisce ai "nemici", sicché sembrerebbe
1; logico leggere anche qui "mi hanno posto". Ma TM, appunto per-
ii· ché lectio difficilior, va ritenuto 49 . Il "tu" a cui il salmista si rivolge
1 non può essere che Dio, e perciò anche il passivo del v. 15 può as-
si ' sumere il valore di un "passivo teologico". Presso i popoli vicini, a
H condurre alla morte gli uomini erano i demoni, ossia gli dei cattivi.
P In Israele c'è un Dio solo, a lui viene attribuito sia il bene che il ma-
45
il' Si veda la congettura di BHS, seguita dalla CEI: «È arido come un coccio il
mr mio palato». Ma le versioni antiche seguono TM.
il 46 il grido di Gesù in croce: «Ho sete!» (Gv 19, 28) si riferisce verosimilmente a
|| questo passo del salmo, cf. Stolz 1980, p. 147.
47
li Forse dietro a questa immagine c'è l'uso funerario degli ebrei: «I morti non
R. venivano inumati, ma si usavano le grotte delle montagne come banchi sepolcrali, su
E cui si poteva constatare, in occasione della successiva utilizzazione del banco, la polve-
Ri׳, re in cui si erano disfatte le ossa precedenti» (ThWAT VI, col. 282 [Wachter]).
48
Il„ BHS propone di leggere ,jnstì, "mi hanno deposto", ma può addurre solo un
il codice della Vetus Latina in appoggio. Questa emendazione viene seguita da Alonso
j| Schòkel e Camiti 1992, p. 441; Jacquet 1975-1979 /, p. 513; Deissler 1963, p. 87; ecc.
H Altri leggono al passivo: "sono stato deposto".
49
In questo senso anche Barthélemy et al. 2005, pp. 136-139 («Tu me déposes
2| dans la poussière de la mort» = TOB).
187
II regno di' JHWH e del suo Messia
le, egli è perciò responsabile della vita e della morte dell'uomo (cf.
1 Sam 2, 6). Nel Sal 39 il salmista, alla fine del suo lamento, perce-
pisce che dietro al suo dolore c'è Dio («Tu l'hai fatto», v. 10), per-
ciò fa silenzio, non protesta più. In realtà, responsabili della morte
non sono i nemici: muoiono anch'essi! In fondo, l'unico responsa-
bile è Dio, che ha creato l'uomo mortale. Nel nostro salmo l'espres-
sione acquista il senso di una protesta. Tu mi hai fatto, io sono tuo
(w. 10-11); perché ora mi conduci alla morte (v. 16c)?
Tabella 41
Delitzsch spiega:
«Sia che essi girino attorno alle sue mani e ai suoi piedi cercando un
punto dove aggredire, come un leone gira attorno alla sua preda, pron-
to a gettarvisi sopra al primo movimento, sia che, standogli attorno
come un leone, vogliano rendere impossibile alla sue mani la difesa e
ai suoi piedi la fuga»51.
50
Cf. sopra, p. 188.
51
Delitzsch 1984, p. 214.
52
In questo senso Seybold 1996, p. 98; Gese 1974.
53
Cf. Kraus 1978, p. 329.
187
II regnodi'JHWH e del suo Messia
«Forse non lascerai a un altro le tue sostanze, ciò che hai guadagnato
«Laancora
ma bara già stava
che fossiaperta,
morto,giàgiàsi avevan
prendevano
finitoleil mie cose funebre»
lamento preziose; 54pri-
.
54
Cf. Kraus 1978, p. 329.
55
Cf. Gese 1974, p 189.
56
Ricordiamo che il v. 19 viene riferito da tutti e quattro gli evangelisti alla pas-
sione di Gesù (cf. Mi 27, 35; Me 15, 24; Le 23, 34; Gv 19, 23-24).
Salmo 19 211
Tabella 42
57
Cf. sopra, p. 187.
58
Gese 1974, p. 189.
187
II regnodi'JHWH e del suo Messia
59
Kilian 1968, p. 176.
60
Cf. Begrich 1964; Kraus 1978, pp. 329-330; Craigie 1983, p. 200.
61
Così anche Hossfeld, in Hossfeld e Zenger 1993a, p. 150, che parla di "Erhò-
rungsgewiEheit" (coscienza di venir esaudito).
Salmo 19 213
LA SECONDA PARTE, W . 2 3 - 3 2
62
Così traducono, tra gli altri, TOB, Elberfelderbibel, Lutherbibel, La Nuova
Diodati, e tra i commentatori, Kraus, Delitzsch, Ravasi, Lorenzin, Kselman 1982b, p.
174; Guillet 1994, p. 16; Stolz 1980, p. 130; Müller 1986, p. 422; Strauss 2003, p. 33;
. Berder 2002, p. 6.
63
Si veda la traduzione di Buber: «Wider Wisenthörner gibst du mir Antwort»
(Tu mi rispondi di fronte alle corna dei bisonti) (Buber 1992a IV, p. 36). Così anche
Heinemann 1990, p. 299: «and from the horns of the wild oxen You have heard me».
64
«The response of God comes in the midst of and in some way from the terri-
ble situation itself» (Miller 1986, p. 107); «It is at the depths of rejection that salvation
is expected» (Ricoeur 1998, p. 225, in riferimento a Is 40, pp. 227-231).
65
Si veda, su questa parte, Barbiero 2000, pp. 113-127.
187
II regno di' JHWH e del suo Messia
Tabella 43
pagani nella seconda strofa e quello alle generazioni future nella ter-
za saranno in forma indiretta. Cioè: in tutta la seconda parte del sai-
πιο, i diretti destinatari del discorso del salmista sono l'assemblea
dei poveri (w. 23-27), a cui egli annuncia un'espansione universale
della lode (w. 28-32).
66
Così Hossfeld (cf. Hossfeld e Zenger 1993a, p. 150). Ma l'ipotesi di un testo
originario diverso dal presente ci sembra abbastanza gratuita.
187
II regnodi'JHWH e del suo Messia
della prima parte (v. 4: «Tu siedi sulle lodi di Israele»). Si è visto an-
che che il termine עםal v. 7 si riferiva al popolo di Israele. Ebbene
questo "popolo" disprezzava ( )בזהil salmista sofferente. Il verbo בזה
viene ripreso al v. 25, con chiaro riferimento al v. 7 («Egli [= Dio] non
ha disprezzato né ha avuto ribrezzo della miseria del povero»). Ne
consegue che, all'interno del popolo di Israele, il salmista distingue
tra i ricchi e potenti, che gli sono nemici, e i "poveri", che gli sono
"fratelli". In questa prospettiva, i "nemici" non sono demoni né prò-
lezioni di un malato, ma concreti gruppi sociali, quali esistevano al-
l'interno del popolo d'Israele in epoca persiana ed ellenistica67.1 "ne-
mici" della prima parte non sono lo stesso gruppo sociale dei "fratel-
li" della seconda68. D'altra parte quest'ultimo gruppo ha la pretesa di
rappresentare "tutto" (כל, v. 24bc) il popolo di Israele, di essere cioè
il vero erede delle promesse fatte ai padri.
L'orante, che nella prima parte del salmo si sentiva lontano da
Dio e isolato dal suo popolo (v. 12: «non c'è nessuno che aiuti»), ora
è in mezzo a un'assemblea che diventa sempre più grande. Il rista-
bilimento della comunione con Dio («Tu hai risposto», v. 22), ha
condotto anche alla comunione con i "fratelli".
Il v. 24 identifica la «discendenza di Giacobbe» con «coloro che
temono Dio». Il termine יראי יהרהè usuale nei salmi per indicare «la
comunità di coloro che credono in J H W H » 69. Ma il "timore di
Dio" ha anche un aspetto etico, collegato con l'osservanza della to-
rah (cf. Sal 19, 10) e concretizzato nell'attenzione ai poveri (cf. Sal
41,2) 70. Temere Dio vuol dire rispettare il povero (cf. Lv 19,14.32).
Si conferma quindi che qui si parla di un Israele secondo lo spirito,
diverso dal "popolo" del v. 7.
Il termine "discendenza" ( )זרעesprime la dimensione tempora-
le, che era stata introdotta ai w. 5-6 ("i nostri padri"). Questa di-
mensione verrà ripresa alla fine del salmo, dove sarà usato lo stesso
lessema, ( זרעv. 31). I tre passi, w. 5-6, 23-24 e 31-32 costituiscono
una successione coerente. I w. 5-6 rappresentano il passato di Israe-
le (i "padri"), i w. 23-24 il presente (i "fratelli", l'Israele dei pove-
ri), il v. 32 il futuro (il "popolo che è nato").
67
Sulla collocazione storica dei "poveri di JHWH" cf. Albertz 1992, pp. 569-576.
68
Contro Fuchs 1982, p. 239.
69
Cf. ThWAT III, col. 887 (Fuchs).
70
«Più tardi, in epoca postesilica, i timorati di Dio si identificano con l'élite dei
credenti in JHWH, la cui comunità si caratterizza non direttamente per il culto, ma per
una vita corretta (anche in senso morale)» (Fuchs 1982, p. 255).
Salmo 19 217
71
Non è diverso nel Nuovo Testamento: Il segno che Gesù dà a Giovanni per
indicargli la presenza del regno escatologico di Dio è l'annuncio della buona notizia ai
poveri {Le 7, 20-23; Mt 11, 3-5).
187
II regnodi'JHWH e del suo Messia
72
Gelin 1953.
73
Sul significato del termine ענויםnei salmi cf. Bernini 1976.
Salmo 19 219
74
«Cercare... esprime il recarsi da J H W H per ottenere salvezza in una situazio-
ne di necessità» (Fuchs 1982, p. 257). «Così la compagnia dei fratelli nella fede cele-
bra non solo la salvezza del salmista, ma, nella sua liberazione, la buona notizia per lo-
ro» (Mays 1994, p. 112).
75
Delitzsch 1984, p. 218.
76
Sul significato escatologico della particella iv, "eternità", cf. ThWAT V, coli.
1072-1073 (Haag).
77
Dunque la dimensione escatologica non è ristretta ai w. 28-32, ma caratteriz-
za anche i versi precedenti.
187
II regno di' JHWH e del suo Messia
Tabella 44
Come nella prima strofa, anche qui l'invito alla lode è seguito
dalla motivazione introdotta da ( כיv. 29). E vero che il tema del do-
minio universale di J H W H ha uno sfondo tradizionale, affondando
le radici già nella designazione del dio cananeo di Gerusalemme,
"E1 Eljon" 78. Ma nel nostro caso il significato è diverso. Il termine
מלוכהcon riferimento a J H W H ricorre ancora solamente in Abd 21.
Qui si tratta del regno escatologico di Dio, quale è cantato anche nei
salmi della regalità di JHWH. Come nota Gese, «nella salvezza del
fedele dalla morte si rivela il regno escatologico di Dio» 79. La sue-
cessione delle due motivazioni dei w. 25 e 29 esprime questo dupli-
ce aspetto: si tratta di un avvenimento concreto («non ha disprezza-
to... la miseria del povero»), in cui si fa presente il regno escatolo-
gico di Dio («a J H W H appartiene il regno»). La seconda motivazio-
ne rileva la dimensione escatologica della prima.
Come è tipico dei salmi della regalità di J H W H (cf. Sal 96, 7-
10; 97, 6.9; 98, 2-4; 99, 1-2; 100, 1), si sottolinea la portata univer-
sale, al di là dei confini del popolo di Israele, di questo dominio:
ומשל בגוים, «egli domina sulle nazioni». E conseguente, perciò, che le
nazioni siano anch'esse invitate all'adorazione (w. 28.30).
Il tema della regalità era già stato introdotto all'inizio del salmo
(«tu siedi [come re] sulle lodi di Israele», v. 4) 80. Tra le due afferma-
zioni, quella del regno su Israele e quella del regno sulle nazioni,
non c'è contraddizione, ma complementarietà, quella stessa che vie-
ne espressa, ad esempio, in Es 19, 5: «Voi sarete per me la proprie-
tà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra».
78
Cf. Kraus 1978, p. 331.
79
Gese 1974, p. 192.
80
La cosa è opportunamente rilevata da Kselman 1982b, p. 192.
Salmo 19 223
Tabella 45
81
Cf. Lohfink 1992, p. 15, nota 44.
82
Cf. sopra, p. 189.
83
Su questo aspetto si veda soprattutto Gese 1974, p. 198.
84
Di un banchetto escatologico dei popoli si parla in Is 25, 6-7. Anche qui il con-
testo è quello del ringraziamento: la salvezza del povero (25, 4.9; 26, 6) coinvolge tut-
187
II regnodi'JHWH e del suo Messia
ti i popoli della terra ( 7,23,)גרים.Ciò che nel Salii avviene a un livello personale, av-
viene in Isaia a un livello collettivo, nazionale (si parla infatti della salvezza di un po-
polo). D'altronde anche il Salmo 22 è aperto a una dimensione collettiva. La figura del
salmista sofferente ha elementi che si prestano a una tale lettura (cf. in questo senso
l'interpretazione di Mannati 1966, pp. 232-234).
8
^ Sul significato del termine דשני אדץcf. Keel-Leu 1970, p. 410: « דשןappartiene
al campo semantico dell'abbondanza, salute, forza. Chi è sazio di דשןe perciò diventa
דשן, è uno che vive una vita agiata e felice (Sal 63, 6; Is 55, 2; Ger 31, 14, ecc.)».
86
Con ragione Aytoun vede in Salii, 30e il sottofondo di Me 15, 31: «Ha salva-
to altri, non può salvare se stesso» (Aytoun 1920).
87
C.A. Briggs e E.G. Briggs 1906, p. 200; Prinsloo 1995b, p. 76.
Salmo 19 225
Tabella 46
Versi Contenuto
A 31-32ab Invito alla lode
B 32c Motivazione ()כי
88
Cf. p. 192.
187
II regnodi'JHWH e del suo Messia
Come nelle due strofe precedenti, anche nella terza T"invito al-
la lode" (w. 3132־ab) è caratterizzato da un accentuato parallelismo
sinonimico. Sia i verbi che i sostantivi formano un paradigma di
concetti correlati tra loro (cf. tab. 47).
Tabella 47
89
Delitzsch 1984, p. 220.
90
Cf. Keel-Leu 1970, p. 411.
91
C.A. Briggs e E.G. Briggs 1906, p. 200 («A seed descending from the nations
mentioned above, their next generation»).
Salmo 19 227
92
Cf. più oltre, pp. 260-262 e 277-280.
93
Cf. ThWAT VI, col. 903 (Johnson).
187
II regnodi'JHWH e del suo Messia
94
Cf. GKB § 116e.
95
Keel adduce un parallelo dalla letteratura egiziana, una preghiera al dio
Amon: «Io racconto la sua potenza a chi risale il Nilo e a chi lo scende. Guardatevi da
lui! Raccontatelo ai giovani e alle fanciulle, piccoli e grandi; ditelo alla discendenza che
ancora non c'è» (cf. Keel-Leu 1970, p. 412).
96
Cf. GKB § 116e. La traduzione "natus" è data come "usuale".
97
Ricoeur 1998, p. 220 (Ricoeur parla di iperbole, come della figura retorica ade-
guata per comprendere la poetica del salmo). Si veda, nello stesso senso, Davis 1992.
Salmo 19 229
Tabella 49
Ut 27
Sal 22 Me 15 Le 23 Gv 19
2 46 34 -(!)
8 43 29 35a
16 28
19 35 24 34 24
28 39
30 31
98
Cf. Focant 1999, p. 302; Thatcher 1996.
99
Delitzsch 1984, p. 207. Si veda nello stesso senso la citazione di Ricoeur (no-
ta 97).
100
Cf. Collins 1997, pp. 236-240.
101
Cf. Stolz 1980, p. 167: «Solo Gesù - questo è il senso di tutta la tradizione neo-
testamentaria sulla passione - ha effettivamente attuato ciò che viene inteso nel Sal 22».
102
Cf. Cook 2001; Focant 1999; Rathinam 2002; Collins 1997; Berder 2002, pp.
16-19.
103
Gese 1974, pp. 193-196.
Salmo 19 231
tologico di Dio (v. 29) e la conversione dei gentili (w. 28.30) sono
segni evidenti dell'avvenimento escatologico e apocalittico. Nel
Vangelo di Marco, abbiamo notato, la conversione dei pagani viene
simboleggiata dalla confessione del centurione:
104
Gese 1974, p. 198.
SALMO 23
TRADUZIONE
1. Salmo. Di Davide.
CRITICA TESTUALE
Verso 6
ושבתי. TM legge qui chiaramente il verbo שוב, "ritornare" 1. G,
Simmaco, Tg, S hanno letto invece una forma del verbo ישב, "abita-
re". Questa lettura sembra appoggiata da Sal 27, 4 שבתי בבית־יהוה
כל־ימי חיי, «il mio abitare nella casa di J H W H tutti i giorni della mia
vita». A livello di testo canonico, la lettura di TM è appoggiata, oltre
che dalla corrispondenza con il v. 3a ()נפשי ישובב, anche con un con-
fronto con i salmi vicini. Infatti il Sal 22 termina con il pellegrinaggio
dei popoli alla casa di J H W H (Sal 22, 32:)יבאו, e il Sal 24 riprende lo
stesso tema: מי יעלה בהר יהוה, «Chi salirà il monte di JHWH». Si noti
anche qui la preposizione בcon il senso di moto a luogo, come in 23,
6. Forse dietro alla lettura di G c'è la volontà di affermare la fede nel-
la resurrezione, in continuità con la lettura ev μέσω σκιάς θανάτου
per l'ebraico בגיא צלמות, «in una valle di tenebre» 2 .
STRUTTURA3
1
Cf. Delitzsch 1984, p. 223.
2
Cf. Knauf 2001, p. 556.
3
La nostra struttura si rifa soprattutto agli studi di Ridderbos 1972, pp. 192-195,
e di Zenger, in Hossfeld e Zenger 1993 a, p. 152, integrandoli con osservazioni perso-
nali. Per altre proposte cf. Stenger 1986; Green 2001; Pardee 1990; Auffret 1985; M.
Girard 1984, pp. 200-203; Foley 1988; Tappy 1995.
4
Sul valore strutturale delle ripetizioni nel Sal 23 cf. Pardee 1990, pp. 244-271.
187
II regnodi'JHWH e del suo Messia
5
Pardee 1990, p. 272. In questo senso portano anche le osservazioni di Green 2001.
Salmo 19 235
Il Sal 23 è uno dei più letti e studiati del salterio; non fa mera-
viglia che siano state avanzate molteplici proposte di interpretazio-
ne 7 . Ne ricordiamo alcune:
6
Cf. Stenger 1986, p. 447.
7
Su questo si veda Sandberger 1994.
8
Gunkel 1985, p. 256; Gunkel 1986, p. 98. Così anche, tra gli altri, Wester-
mann 1984, pp. 95-98; Hossfeld e Zenger 1993a, p. 152.
9
Vogt 1953.
10
Mittmann 1980.
11
Seybold 1996.
187IIregnodi'JHWH e del suo Messia
18
Freedman 1980; così pure Barré e Kselman 1983; Milne 1974.
19
Cf. Haag 1983, pp. 91-93.
20
Cf. Mazor 1988.
187
II regnodi'JHWH e del suo Messia
Tabella 51
יהוה רעיA כי אתה עמדיA
i ז
לא אחסרΒ לא אירא רעB'
21
Un'immagine d'altronde molto cara al Nuovo Testamento e alla tradizione cri-
stiana. Nelle catacombe e nelle prime chiese cristiane l'immagine del buon pastore e
delle pecore è un motivo costante.
22
Cf. Van Uchelen 1989, pp. 158-161.
Salmo 19 239
«Egli è pastore di tutti gli uomini, il male non è nel suo cuore. Ben-
ché il suo gregge sia piccolo, egli consuma il giorno a curarlo».
«Quelli che sono dotati di vita tu li pasci, tu sei infatti il loro pastore,
sia che si trovino sopra, sia che siano negli inferi».
23
Lundbom 1986.
24
Così Koehler 1956, pp. 228-229; Kraus 1978, p. 337.
25
Citazioni secondo Ravasi 1981I, p. 435 (qui ulteriore bibliografia sul tema).
187
II regnodi'JHWH e del suo Messia
quindi annuncia che Dio stesso si prenderà cura del gregge: «Io
stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura» (v. 11). Il Deuteroisa-
ia vede il pastore divino alla testa del suo gregge, mentre lo ricon-
duce nella terra promessa (Is 40, 10-11; 49, 9-10). E interessante ri-
cordare qui anche Ger 23, 1-8 dove, accanto al pastore divino, vie-
ne delineato un nuovo tipo di pastore terreno, un «germoglio giù-
sto di Davide, che regnerà da vero re e sarà saggio» (Ger 23, 4-5). E
in questo ripensamento della funzione della monarchia, dopo la cri-
si dell'esilio, che si colloca il nostro salmo. D'altronde anche tradi-
zionalmente il popolo di Israele si distingueva dagli altri popoli per
il fatto che il vero re di Israele era J H W H (cf. 1 Sam 8), per cui la
situazione prospettata dai profeti era un ritorno alle origini noma-
diche e tribali della nazione.
Sintomaticamente, Ezechiele eviterà di parlare di "re" nel suo
progetto per il nuovo Israele dopo il ritorno. Parlerà di נשיא, "capo-
tribù, principe" (cf. Ez 34, 24-25; 45, 7-8). Forse non è casuale che
nella seconda parte del primo libro dei salmi, dopo il Sal 21, il ter-
mine מלךvenga riservato a JHWH, e quasi mai riferito al re terre-
no. Il Messia futuro viene presentato nei termini del Sal 22, un uo-
mo salvato da Dio che racconta ai fratelli la sua salvezza. L'unica
volta che il termine מלךviene riferito a un uomo è Salòò, 16 («Il re
non si salva per un forte esercito»!).
Generalmente, l'immagine del pastore è intesa in senso colletti-
vo: si riferisce a un gregge, perciò a un popolo (Sal 80, 2: «Tu, pasto-
26
Traduzione secondo Bresciani 1990, p. 100 (cf. sopra, pp. 138-139). Si veda
anche l'inno ad Aton di Amenofis III, dove il dio sole viene invocato come «pastore
coraggioso che guida il suo gregge, suo rifugio e partecipe della sua assistenza» (cf. Ra-
vasi 19811, p. 436).
Salmo 19 241
27
Gunkel 1986, pp. 98-99.
28
Cf. Spieckermann 1989, pp. 263-274.
187
II regnodi'JHWH e del suo Messia
[)»]אל נרה קדשך, nel contesto dell'Esodo, e quello di Ger 23, 3 nel con-
testo del "nuovo esodo": «Radunerò io stesso le mie pecore ... e le fa-
rò ritornare ai loro pascoli [( »]על כוהןcf. ancora Ger 50, 19; Is 32, 18).
La stessa immagine ritorna in Ez 34, 14-15:
«Le condurrò in ottime pasture e il loro ovile ( )נוהםsarà sui monti al-
ti di Israele; là riposeranno in un buon ovile ( )תרבצנה בנוה טובe avran-
no rigogliosi pascoli sui monti di Israele. Io stesso pascolerò il mio
gregge e io li farò accovacciare (»)ארביצם.
E dunque l'idea del riposo (רבץ, )נרהè associata a quella del cibo
()השא, abbondante e a portata di mano. Questa idea viene ribadita
nello stico seguente: «Ad acque di riposo ( )על מי מנהרתmi conduce».
Già il verbo נהל, "condurre", evoca il fluire dell'acqua di un fiume; e
la preposizione עלritrae la posizione delle pecore che quando bevo-
no stanno sopra il corso d'acqua 29 . Il dono dell'acqua è complemen-
tare a quello del cibo, giustificando l'affermazione del v. lb: «Non
manco di nulla». Ma la qualifica dell'acqua come מי מנהרתsi apre a una
dimensione ulteriore. Anzitutto è da notare il plurale מנהרת, che
echeggia quello del v. 2a נארת. E un plurale di abbondanza. Non si
tratta tanto di "acqua tranquilla", che cioè scorre piano o è fatta ri-
stagnare con una piccola barriera per permettere alle pecore di bere
meglio, ma di "acqua che è bevuta con tranquillità", senza fretta e
senza paura di nemici, come il parallelo con "sdraiarsi" suggerisce.
Ma poi il termine מנחהè designazione tradizionale della "terra
promessa", del "riposo", cioè, a cui Dio conduce il suo popolo do-
po il viaggio del deserto. Per il primo esodo si veda Nm 10, 33; Dt
12, 9; Sal95, 11. Sal 132, 8.14 chiama il tempio di Gerusalemme, "il
riposo" di Dio,( מנחתיcf. anche Is 66, 1).
E il dono dell'acqua ricorda il viaggio nel deserto. Probabil-
mente l'espressione על מי מנחרת, "su acque di pace", è posta in volu-
to contrasto con l'altra: על מי מריבה, "sulle acque della contesa" {Sal
81, 8; 106, 32; Nm 20, 13) 30, il luogo del miracolo dell'acqua duran-
te la traversata del deserto. Ger 31, 9 dipinge il secondo esodo co-
me un "condurre a fiumi d'acqua" ( 3 1 ( מ י ם א ל נהלי. Ricordiamo
il tempio di Gerusalemme è caratterizzato dalla presenza di una sor-
29
La traduzione corretta sarebbe asu acque", ma in italiano essa non suona bene,
accompagnandosi al verbo "condurre". Abbiamo preferito perciò rendere "ad acque".
30
Cf. Freedman 1980, p. 277.
31
Cf. Barré e Kselman 1983, p. 97.
Salmo 19 243
«Tutto il suo popolo sospira in cerca di pane; danno gli oggetti più
preziosi in cambio di cibo, per sostenersi in vita» ()להשיב נפש.
32
Mittmann 1980, pp. 6-7.
33
Non si tratta ancora, almeno non necessariamente, della dottrina della resur-
rezione, contro Dahood 1965-1979 I, p. 145. Come il Sal 22 ha mostrato, si tratta pro-
babilmente di salvezza da un pericolo mortale. Pardee spiega: «npsj si riferirebbe, al-
lora, alla "gola" dell'animale, che è "tirata indietro" dall'orlo della morte dalle acque
vivificanti menzionate al versetto precedente» (Pardee 1990, p. 274).
187
II regnodi'JHWH e del suo Messia
34
Su questo testo cf. Paganini 2003.
35
Cf. Green 2001, pp. 70-72.
Salmo 19 245
Sal
36
Così Zenger, in Hossfeld e Zenger 1993 a, p. 154.
187
II regnodi'JHWH e del suo Messia
Tabella 52
v. 4 ab se (־,n) cammino
v. 4c non temo alcun male
v. 4def perché (*,D) tu sei con me
37
Cf. Bazac 1988, pp. 334-335.
38
Cf. W.L. Michel 1984; Cohen 1996; Rendsburg 2001.
Salmo 19 247
39
Così HALAT; ThWAT VI, coli. 1056-1059 (Niehr).
187
249IIregnodi'JHWH e del suo Messia
dalle insidie del viaggio, perciò è detto: «Non temo alcun male»,
cioè nessuna sciagura che mi possa accadere.
Il motivo per aver fiducia, nonostante tutto, è dato nello stico
seguente, che è, come si è detto, il cuore del salmo:כי אתה עמדי, «per-
ché tu sei con me». Se è vero che il nome divino יהרהha una grande
importanza nella struttura del salmo, allora il primo sfondo su cui
interpretare questa frase è & 3. Il nome יהרהindica la presenza fat-
tiva di Dio a fianco del suo popolo e del suo inviato: ( כי אהיה עמךEs
3, 12). La "promessa di assistenza", tipica dei racconti di vocazione
(cf. Ger 1, 8) è una derivazione da questo avvenimento fondante.
Particolarmente vicini al nostro brano sono due passi del Deuteroi-
saia, che ci riconducono al secondo esodo.
«Non temere, perché io sono con te (( »)אל תירא כי עמך אניIs 41, 10).
40
Da Keel 1984, p. 209, fig. 313.
Salmo 19 249
Fig. 13. «La tua mazza e il tuo vincastro, son questi a consolarmi» {Sal 23, 4ef). La rappresenta-
zione, che risale all'inizio del III millennio a.C., mostra un gregge di pecore in movimento con
due pastori, uno davanti e uno dietro. Quello che sta davanti ha due bastoni, uno più lungo e con
il manico ricurvo, appoggiato sulla spalla, che serviva per appoggiarsi nel cammino e per guidare
le pecore (in ebraico mis'enet), uno più corto e tozzo impugnato come mazza, per difendersi da
ladri e animali feroci (in ebraico sebet).
gilla {Sal 2, 9). La משענתè invece il bastone lungo, a volte con impu-
gnatura ricurva, usato per appoggiarsi ()שען, o anche per guidare gli
animali, per aprirsi il passo tra i cespugli e le spine o per cacciare le
vipere. Alonso Schòkel immagina un cammino notturno (nella "valle
delle tenebre"), in cui non si può vedere niente, ma il rumore del ba-
stone del pastore basta a rassicurare le pecore: ciò varrebbe però so-
lo per il bastone, perché la mazza non fa rumore 41 .
Guida e difesa, dunque: perfettamente in linea con il contesto,
che parla di pericoli (il versetto seguente nominerà i "nemici"). For-
se però R. Ahroni va troppo in là quando vede in questi due stru-
menti una metafora per i due principali attributi di Dio, la giustizia
( )שבטe la misericordia ()משענת, con cui Dio conduce il suo popolo 42 .
La mazza è usata contro i nemici, non contro le pecore.
Il verbo ינחמני, "mi consolano", sorprende. Non si addice alla
metafora pastorale, tanto che Dahood intende qui una forma del ver-
bo " נחהguidare" («they will lead me») 43. Eppure, esso si inserisce
bene nel contesto dei pericoli e della paura che caratterizza il verset-
to. Evidentemente l'immagine del v. 4 non è idillica, ma tragica.
L'orante sta affrontando un pericolo serio (la גיא צלמות, comunque si
interpreti quest'espressione, indica un pericolo estremo, in cui la vi-
ta stessa è in pericolo). Certo qui si lascia la metafora e si parla di sen-
timenti umani, anticipando così la seconda parte, dove non si parie-
rà più di pastore e di pecore, ma direttamente di persone.
41
Alonso Schòkel 1982, p. 116. Lo studio di Alonso Schòkel è per molti aspetti
esemplare, soprattutto per la fine analisi dell'universo simbolico del salmo.
42
Ahroni 1982.
43
Dahood 1965-1979 J, p. 147.
250 II regnodi'JHWH e del suo Messia
L'orante ora è giunto alla meta del suo viaggio, anche se si tratta
di una meta provvisoria, perché al versetto seguente dovrà riprende-
re il cammino. Vengono riproposte le immagini della prima strofa,
44
«Sia l'immagine del pastore che quella dell'ospite rinviano all'immagine del re
divino» (Mosis 1995, pp. 54).
Salmo 19 251
45
Vogt 1953; così anche Mittmann 1980; Haag 1983.
46
Cf. HALAT; ThWAT Vili, coli. 71-79 (Ernst).
47
Contro HALAT e ThWAT, che adducono come paralleli Is 28, 8; Sal 69, 23.
Qui però non è per niente chiaro che si tratti di banchetto sacrificale.
252 II regnodi'JHWH e del suo Messia
zione con olio profumato è infatti tipico dell'ospitalità, non del cui-
to. Forse l'esempio più significativo di questo "accogliere alla men-
sa del re" è quello di Meribbaal-Mefiboset, a cui Davide dice:
«Non temere, perché voglio trattarti con bontà ( )אעשה עמך חסדper
amore di Gionata, tuo padre (...), e tu mangerai sempre alla mia ta-
vola» (2 Sam 9, 7 cf. 10.11.13; 1 Re 2, 7).
«O voi tutti, assetati, venite all'acqua, chi non ha denaro venga ugual-
mente; comprate e mangiate senza denaro, e senza spesa, vino e lat-
te...»(Is55, 1).
«Che il re nostro signore... dia un regalo al suo servo così che i nemi-
ci possano vedere e mangiare la polvere» 49.
48
Questo aspetto viene sottolineato, a ragione, da Mannati 1966, pp. 236-242.
49
Cf. Barré e Kselman 1983, p. 105.
Salmo 23 25 3
50
Pardee 1990, p. 276, cf. Bardtke 1973, p. 21. Bardtke adduce, come paralleli,
Sai31, 20; 78, 12 e 119, 46: «I nemici (...) devono controvoglia riconoscere la testimo-
nianza che Dio dà in favore del suo fedele».
51 Da Keel 1986, p. 87, fig. 38.
254 II regnodi'JHWH e del suo Messia
«Si saziano del grasso ( )ירוץ מדשןdella tua casa, e li disseti al torrente
delle tue delizie».
Come nella prima parte del salmo, anche nella seconda il riposo
non è definitivo, è soltanto una pausa per rifare le forze e riprendere
il viaggio. Appunto questo viaggio viene descritto nell'ultima strofa
(v. 6). Viene confermata, dunque, la struttura alternata del salmo, per
52
Cf. Barbiero 1999, pp. 307-309, cf. tab. 149.
Salmo 19 255
cui la prima strofa viene ripresa nella terza e la seconda nella quarta
(ABA'B'). Come il viaggio delle pecore era accompagnato dai due ba-
stoni del pastore, la mazza e il vincastro, così il cammino dell'ospite è
protetto dai due inviati di Dio, la bontà e la fedeltà.
Allo stesso tempo si è notato che il v. 6 è unito chiasticamente
alla prima strofa, i w. lb3־, per il fatto che qui si torna a parlare di
Dio in terza persona e che non si menzionano più i pericoli o i ne-
mici. L'inclusione tra le due strofe è segnalata dalla ripresa del no-
me divino ( יהרהlb e 6c), e dal verbo3) ש ר בa e 6c). "Restituire la vi-
ta" è collegato con il "ritorno alla casa di JHWH", suggerendo che
ogni volta che il salmista ritornerà nella casa di Dio rifarà l'esperien-
za del dono di una vita nuova.
Queste corrispondenze non devono far ignorare il legame linea-
re che lega una strofa con la seguente. Da un lato infatti la prima stro-
fa prepara la seconda, come il riposo prepara il cammino; la terza
strofa, da parte sua, si presenta come la meta naturale del viaggio de-
scritto nella seconda, e la quarta ripete il motivo riposo-viaggio che
univa le due prime strofe. Ma anche, dall'inizio alla fine, si può nota-
re un progressivo passaggio dalla sfera animale a quella umana, dal
"contenente" al "contenuto", cioè dalla metafora alla realtà53. Già
nella prima strofa abbiamo notato come alcuni termini andavano al di
là della metafora pastorale, per indicare il mondo umano (ad esem-
pio, נפשי ישרבב, v. 3a; מעגלי צדק, v. 3b;למען שמר, v. 3c); tale fenomeno si
è andato accentuando nella seconda (si vedano i termini: גיא צלמרת, v.
4b; נחם, v. 4f) e nella terza, dove si passava a parlare direttamente del
mondo umano. Anche qui si usava, però, la metafora dell'ospitalità
regale. L'ultima strofa invece è ambientata nella "casa di Dio", un ter-
mine che, se ancora può alludere alla metafora regale (in quanto "pa-
lazzo del re"), usualmente indica il tempio di Gerusalemme, e tale
senso è confermato dal contesto del Sallò (cf. Salii, 32; 24,3). Il sai-
mista non parla più per metafore, ma descrive la realtà.
Il verso non è di facile interpretazione. Le difficoltà iniziano
con la prima parola, אך, che può avere un valore "asseverativo"
("certamente", "davvero") oppure "limitativo" ("soltanto", "unica-
mente"). La prima sfumatura si addice meglio al tono di fiducia del
salmo, ma la seconda avrebbe pure il suo senso. Il testo ebraico non
ha bisogno di scegliere: le due accezioni sono presenti.
53
Cf. Mazor 1988; Spieckermann 1989.
256 II regnodi'JHWH e del suo Messia
54
La coppia טוב וחסדè unica del nostro salmo, ma ad essa si avvicina la confes-
sione di Sal 118, 1: «Celebrate J H W H perché è buono ()טוב, perché eterna è la sua mi-
sericordia (( »)חסדוcf. ancora Sal 100, 5).
55
Contro Ahroni 1982, che vede nei due bastoni di Dio (v. 4e) i due attributi
della giustizia e della misericordia.
Salmo 19 257
Tabella 53
56
Cf. Vogt 1953, pp. 209-211; Pardee 1990, p. 278; Green 2001, p. 74.
Cf. Mannari 1966, pp. 236-242.
SALMO 24
TRADUZIONE
1. Di Davide. Salmo.
CRITICA TESTUALE
Verso la (titolo)
G aggiunge: ττ\ς μιάς σαββάτων, alludendo ad un uso liturgi-
co il primo giorno della settimana, in ricordo della creazione. Que-
st'uso è attestato anche dal Talmud 1.
Verso 2b
יכוננהè imperfetto di כרן. Il parallelismo con יסדהrichiederebbe
un perfetto, così ha infatti G: ήτοίμασβν. Ma l'imperfetto, con il
suo valore incompiuto, fa comprendere la creazione come un atto
continuo (cf. Prv 3, 19).
Verso 4c
BHS ha נפשי, con il suffisso di prima persona, ma molti mano-
scritti ebraici portano la duplice lezione: Ketib נפשו, Qere נפשי. G ουκ
eXafìev έπί ματαίω την ψυχήν αύτου concorda con il Ketib, e in-
tende שואin riferimento agli "idoli vani". Questa lezione è seguita
dalla maggior parte dei commentatori moderni e ha il suo senso, dal
momento che la frase נשא נפשviene ripresa all'inizio del Sal 25: «A te
( )אליךJHWH, innalzo l'anima mia» 2 . Tuttavia il parallelismo con il
v. 4d («non ha giurato per la menzogna») suggerisce di ritenere il
Qere, che è appoggiato, oltre che dal passo parallelo di Sal 15,2c.3a,
1
Cf. Delitzsch 1984, p. 225.
2
Questo è l'argomento principale per cui Lohfink preferisce, in Sal 24, 4, la let-
tura ( נפשוcf. Lohfink 1992, p. 20; Lohfink e Zenger 1994, p. 60). Ma il contesto delle
due affermazioni è troppo diverso, per concludere a un'esplicita citazione di Sal 24, 4
in 25, 1.1 due salmi vanno anzitutto considerati in se stessi: solo in un secondo tempo
si possono notare i legami con gli altri salmi. La posizione di J. Seremak, che ha dedi-
cato la sua tesi, scritta sotto la direzione di N. Lohfink, al Sal 24, è leggermente diver-
sa, per il fatto che egli legge נפשי. Anch'egli comunque interpreta la frase לשואnel sen-
so di "altre divinità" («Der mein Sein dem Nichtigen nicht dargebracht hat»). Egli
giunge a questa conclusione con uno studio esaustivo dei paralleli, ma lui pure, a mio
avviso, non rispetta abbastanza il contesto del salmo. Si veda Seremak 2004, pp. 47-52
e 205-324.
260 II regnodi'JHWH e del suo Messia
Verso 6
C'è anzitutto da notare in 6a la duplicità di TM: Qere "( דרשיוdi
coloro che lo cercano"), Ketib "( דרשוche lo cerca", riferito a "gene-
razione"). Il Ketib, come lectio difficilior, mi sembra da ritenere, in-
fatti il Qere si accorda con il plurale che segue. Il Ketib è supporta-
to da S, il Qere da G, Tg, Vg e dalla Genizah del Cairo. Il pronome
personale di terza persona si riferisce, dato il contesto, a J H W H ο
rispettivamente, al «Dio della sua salvezza» (v. 5).
Più importante per l'interpretazione è la seconda parte del ver-
so. TM («coloro che cercano il tuo volto, Giacobbe») rompe il pa-
rallelismo con «la generazione che lo cerca» e sembra non aver sen-
so, poiché nei salmi si parla usualmente di "ricerca di Dio" ο "del
suo volto". Si comprende perciò come i commentatori moderni ο
emendano il testo, come fanno, ad esempio, Gunkel 5 e Dahood 6,
oppure preferiscono la lezione di alcuni manoscritti ebraici, G, S,
Vg, che inseriscono, prima di "Giacobbe", il termine "Dio": G
£ητούντων το πρόσοπον του Θ60ΰ Ιακώβ; S expectans speciem vul-
tus tuiy Deus Jacob. G mette tutto alla terza persona, S rispetta il cam-
bio dalla terza alla seconda persona, ma riferisce questo "tu" a Dio.
Anche qui noi optiamo per ritenere TM, come lectio difficilior.
Che non abbiamo un errore dei copisti è attestato dal fatto che TM
è seguito dalle versioni riportate nell'Esapla di Origene, Aquila,
Simmaco, Teodozione, le quali hanno concordemente: TÒ πρόσο-
πόν σου 'Ιακώβ. Ma anche TM non è univoco. Infatti "Giacobbe"
può venir considerato sia il soggetto che l'oggetto del "ricercare".
3
Diamo la versione latina secondo la poliglotta di Walton: «Qui non iuravit in
falsum ad damnationem animae suae» (Tg); «Nec iurat in anima sua cum mendacio»
(S). Si noti che, sebbene si parli di giuramento, il termine נפשviene riferito non a Dio,
ma all'uomo. Forse è sembrato troppo antropomorfico riferirlo a Dio.
4
C f . A. Cohen 1985, p. 69.
5
«Die deinen Erlöser, Jakob, suchen», Gunkel 1986, ρ. 101.
6
«Ο you who search for the presence of Jacob», Dahood 1965-19791, p. 150, per
cui la "presenza di Giacobbe" è un nome divino.
Salmo 19 261
7
Spieckermann 1989, p. 197.
8
Tromp 1982, p. 278.
9
Tra questi cf. Ehrlich 1905, p. 51; S.R. Hirsch 1888; Tromp 1982; Lohfink
1992, p. 18; Barbiero 1999, p. 281.
10
S.R. Hirsch 1888, p. 176.
262 II regnodi'JHWH e del suo Messia
Verso 9b
In luogo del nifal, che caratterizzava il passo corrispondente in
7b, TM ha qui un imperativo qal: iato. BHS propone di sostituire il
qal con il nifal, ma Delitzsch nota che questo non è necessario. Il qal
stesso, infatti, può avere significato riflessivo (cf. Na 1, 5; Os 13, 1;
Ab 1, 3) 14.
11
Tromp 1982, pp. 280-281.
12
Lohfink 1992, p. 18; Lohfink e Zenger 1994, pp. 61-62.
13
Seremak 2004, pp. 52-54 e 377-403.
14
Delitzsch 1984, p. 227.
15
Kraus 1978, pp. 343-344, cf. Kraus 1991.
Salmo 19 263
16
Cf. Hossfeld e Zenger 1993a, pp. 156-157; Steingrimsson 1984; Garda de la
Fuente 1969; Seybold 1996, pp. 103-106.
17
Podella 1999. Simile è la posizione di Spieckermann, a cui Podella palesemen-
te si ispira (cf. Spieckermann 1989, pp. 196-208).
18
Cf. p. es. Janowski 1989, pp. 435-436.
264 II regnodi'JHWH e del suo Messia
STRUTTURA
19
Cf. Botha 1994; Mazor 1993; Auffret 1990b; M. Girard 1984, pp. 204-209; Po-
della 1999, pp. 118-121.
20
Così Auffret 1990b; Botha 1994.
21
Così M. Girard 1984, pp. 204-209; Spieckermann 1989, pp. 196-208; Podella
1999, pp. 118-121.
22
Cf. Barbiero 2003, pp. 99-103.
Salmo 19 265
Tabella 54
A lb-2 inno
B 3-6 genere didattico
A׳ 7-10 inno
Tabella 55
23
M. Girard 1984, pp. 206-208.
266 II regnodi'JHWH e del suo Messia
Tabella 56
lb-2 terra
3-6 monte di JHWH
7-10 cielo
24
Cf. sopra, pp. 59-60.
25
Cf. Auffret 1990b, p. 104.
26
II significato originario di נשא שםè probabilmente collegato con il gesto di al-
zare la mano nel gesto del giuramento (cf. Veijola 1991, p. 8), perciò anche al v. 4c è
presente nel lessema נשאla metafora dell'"innalzare".
Salmo 19 267
Tabella 57
cielo
7-10 נטא t
monte
3-6 נשא monte
עלה t
terra
terra
lb-2 על t
abisso
27
Spieckermann 1989, p. 207, cf. Podella 1999, p. 124.
268 II regno di' JHWH e del suo Messia
IL TITOLO, v . l a
Il titolo del Sal 24, לדוד מזמור, è singolare per l'ordine delle due
indicazioni. L'ordine usuale è infatti מזמור לדוד. Questo titolo hanno,
nella serie 15-24, i Sal 15; 19; 20; 21; 22; 23. Si noti che unicamente
i Sal 15 e 23 hanno solo queste due indicazioni. I due salmi sono
strutturalmente imparentati con il Sal 24, il primo per essere all'ini-
zio della serie, mentre il Sal 24 è alla fine, il secondo per venire im-
mediatamente prima del Sal 24. Probabilmente l'inversione dell'or-
dine vuole creare un effetto chiastico, indicando la fine dell'unità
compositiva 28.
Tabella 58
הארץ «»־ תבל
ומלואה ^־ וישבי בה
28
Cf. Barbiero 1999, p. 281.
Salmo 19 269
29
ThWAT Vili, col. 549 (Fabry/van Meeteren).
30
Es 19, 3-6 è un brano tardivo, certamente postesilico. Cf. Barbiero 1989.
270 II regnodi'JHWH e del suo Messia
Tabella 59
I due termini, ימים, "mari" e נהרות, "fiumi" (cf. tab. 59), sono in
parallelo sinonimico (cf. Ab 3, 8-9). Ambedue si riferiscono al gran-
de abisso acquatico su cui galleggia la terra. I due termini hanno una
valenza cosmogonica, rimandando al mito della creazione 31 , come
fanno comprendere i paralleli biblici ed orientali. Per i primi si ve-
da, ad esempio, il Sal 93. Il salmo inizia con l'affermazione della re-
galità di JHWH, collegata con il suo rendere saldo il mondo (אף תכין
תבל, v. 1). Tale atto creatore è una vittoria sul caos acquatico:
31
«God's establishment of the earth is accompanied by the pacification of the
primeval waters. God's victory over chaos is the condition for creation, but it is also
the prototype for all divine victories. The celebration of God as puissant and mighty
must refer, at least in part, to the beginning of the poem» (Landy 2003, p. 282).
32
Cf. Del Olmo Lete 1981, pp. 157-178.
33
Cf. ThWAT VII, coll. 1248-1255 (Liwak). Per una raffigurazione visiva, et fig.
15 (da Keel 1984 p. 39 ,fig. 42).
Salmo 19 271
Fig. 15. «Sui mari l'ha fondata, e sui fiumi la rende stabile» {Sai24, 2).
Il sigillo cilindrico, proveniente da Mari (2350-2150 a.C.), raffigura il
re degli dei (Anu, El?) seduto su un monte "presso le fonti dei due
oceani". Egli è re del cielo (rappresentato dalle due stelle), della terra
(il monte) e delle acque. Delle acque vengono rappresentati i due
aspetti, quello benefico di fonte della vita (le due divinità femminili
della vegetazione, che sorgono dalle acque), e quello caotico, devasta-
tore: infatti all'estrema sinistra una divinità maschile (Baal?) con la sua
lancia tiene in scacco i flutti tumultuosi.
tiene salda". La creazione non è un fatto compiuto una volta per tut-
te. Il Dio creatore è all'opera continuamente per difendere la terra
, dalle forze del caos che non cessano di minacciarla, come ricorda il
mito del diluvio. L'"arco nelle nubi" è l'attualizzazione della vittoria
del Dio creatore sulle forze del caos {Gn 9, 12-17, cf. Sal 29, 10:
«JHWH siede sulla tempesta, J H W H siede come re per sempre»34).
Dove si vede che l'idea della regalità, sviluppata nell'ultima strofa del
Sal 24 (w. 7-10), è in parallelo con ciò che viene detto nella prima.
34
Sul legame di Sai24, 1-2 con Sal 29 cf. Podella 1999, p. 123.
3
^ Così Podella 1999, pp. 125-126, cf. Galling 1929, pp. 128-129.
272 II regnodi'JHWH e del suo Messia
Tabella 60
36
II gioco semantico delle due preposizioni dei w. 4ed e 5 si allinea a quello del-
le altre preposizioni bv (v. 2ab) e a (v. 3ab). Il valore strutturale delle preposizioni nel
Sal 24 è segnalato da Auffret 1990b, p. 104.
37
Cf. Keel 1984, pp. 100-105.
Salmo 19 273
38
Cf. il mito «Il palazzo di Baal», KTU 1.3-4, in Del Olmo Lete 1981, pp. 114-
131, 179-212.
39
Sull'interscambiabilità dei due concetti cf. Keel 1984, pp. 101-102; Podella
1999, p. 121.
274 II regnodi'JHWH e del suo Messia
40
Cf. sopra, p. 48.
41
Podella nota che l'espressione במקום קדטricorre solo in testi tardivi, cioè nei te-
sti P di Es 29, 31; Lv 6, 19.20; 7, 6; 10, 13; 16, 24; 24, 9; e in Es 9, 8, il che suggerisce
una data postesilica per il nostro testo (Podella 1999, p. 125).
42
Cf. Gunkel 1986, p. 102; Kraus 1991; Koch 1961; Steingrimsson 1984.
43
Cf. O. Garcia de la Fuente 1969; Grieshammer 1974; Keel 1981; Barbiero
1991, pp. 306-308.
44
Cf. Spieckermann 1989, pp. 201-205; Podella 1999, pp. 125-127; Lohfink e
Zenger 1994, p. 59, nota 68.
Salmo 19 215
cuore con verità, non aver menzogna sulla lingua» (cf. tab. 61). In
maniera simile il discorso della montagna inizia con la beatitudine
dei "puri di cuore" (Mt 5,8).
Tabella 61
Sal 24, 4 Sal 15, 2-3
נקי כפים הולך תמים ופעל צדק
בר לבב דבר אמת בלבבו
לא נשא לשוא נפשי ולא נשבע למרמה לא רגל על לשנו
49
Così anche Otto 1986, p. 166: «Ausgeschlossen vom Kult ist vielmehr nur, wer
die Gabe des Kultes in ihr Gegenteil verkehrt und Gemeinschaft damit zerstört».
50
Dahood 1965-1979 I, p. 150.
Salmo 19 277
Il Sal 24 va più in là, nel senso che traspone ciò che Isaia dice
Israele ai popoli pagani.
( Il pronome dimostrativo con cui inizia il v. 6 da una parte si po-
e come risposta alla domanda del v. 3. Infatti "cercare Dio" (v. 6) è
;pressione sinonimica di "salire al monte di JHWH" (v. 3). D'altra
rte, il pronome dimostrativo זה, "questo/a", si pone come un rias-
anto di quanto detto nei w. 4-5. Quasi a dire: quelli che riusciranno
Salire il monte di JHWH e a superare il giudizio che avviene nel luo-
santo sono quelli che cercano Dio in verità, e questi sono quelli de-
ritti nei w. 4-5. La coerenza non è del tutto rispettata, perché fino-
si parlava al singolare, si supponeva che ad entrare fosse una singo-
persona: improvvisamente al v. 6 il numero cambia e siamo posti di
/onte a una grandezza plurale: דור. Forse la scelta della parola obbe-
^5ce a un gioco sonoro (si noti l'allitterazione )דור דרשו, ma essa cer-
51
Cf. Spieckermann 19891, p. 204: «Vielmehr kommt die rechtfertigende Gerech-
®keit von Gott allein, nicht aus der Voraussetzung ableitbar, sondern gratuito».
52
Questo aspetto viene convenientemente sottolineato in Landy 2003, p. 284
"Rectification" rather than "rectitude". It proceeds from 'the God of his salvation'
is its harbinger or vehicle»). Landy parla di un significato di צדקהcomune in testi
divi ed escatologici, tra cui cita Is 1, 27.
278 II regnodi'JHWH e del suo Messia
53
Cf. sopra, pp. 226-227.
54
Tromp 1982, pp. 221-222.
Salmo 19 279
«In quel giorno la radice di Jesse si leverà a vessillo per i popoli ()עמים,
le genti ( )גריםla cercheranno con ansia (55«(ידרשו...אליו.
55
! Per questo accostamento cf. Lohfink e Zenger 1994, p. 62.
280 II regnodi'JHWH e del suo Messia
56
Cf. Barbiero 1999, pp. 29, 372-373.
57
Cf. sopra, p. 81, nota 69.
58
«In this poem, and habitually in Hebrew biblical poetry, pleasure is correlati-
ve to parallelism» (Landy 2003, p. 278).
59
Cf. Spieckermann 1989, pp. 206-207.
Salmo 19 281
«Io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato ()נשא: i lembi del
suo manto riempivano il tempio».
60
Cf. Lohfink e Zenger 1994, p. 62, nota 83.
61
Da Keel 1984, p. 151, fig. 237.
282 II regno di' JHWH e del suo Messia
«Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno
questa casa che io ho costruita!».
62
Cf. Janowski 2001.
63
Cf. Keel 1984, p. 151.
64
Da Keel 1984, p. 153, fig. 239, cf. ANEP, p. 178, fig. 529.
Salmo 19 283
pio (cf. Is 33, 17.22) 67. Una simile prospettiva è riscontrabile anche
in Is 66, 1-2.
Nel v. 8, alla domanda su chi sia questo "re della gloria", la cui
grandezza raggiunge il cielo, viene data come risposta: «JHWH for-
te e potente, J H W H potente in battaglia». I paralleli non rimanda-
no alle guerre di Israele, in cui l'arca faceva da palladio nelle batta-
glie contro i popoli vicini, ma, ancora, all'escatologia. E da citare an-
zitutto il canto del mare, che celebra la venuta di J H W H in Sion, al-
la testa del suo popolo (cf. Es 15, 17-18: «Lo fai entrare e lo pianti
sul monte della tua eredità, luogo che per tua sede, JHWH, hai pre-
parato...»). Qui J H W H è presentato come un guerriero, e il v. 3
suona: «JHWH è prode in guerra ()איש מלחמה, J H W H è il suo no-
me». Il ritorno dall'esilio di Babilonia è ritratto in modo analogo,
ma l'aspetto escatologico è maggiormente sottolineato. Anzitutto è
da notare che l'unica altra ricorrenza del termine עזוזè Is 43, 17, nel
contesto, appunto, del nuovo esodo (si veda anche l'espressione
עזוז מלחמהin Is 42, 25). In Is 42, 13 si descrive l'avanzare di J H W H
verso Sion come quello di un guerriero: «JHWH avanza come un
prode ()כגבור, come un guerriero ( )כאיש מלחמותeccita il suo ardore».
Accenti simili ritornano in Is 49, 24-25; 63, 1-6; 66, 15. Per i salmi,
si veda soprattutto Sal 68, 18-22. Vorrei soffermarmi di più su Is 51,
9-11. Qui sono messi in parallelo le "vittorie" di JHWH, a comin-
ciare da quella su Raab e il mostro del caos (v. 9), per passare a quel-
la sulle acque del Mare dei Giunchi (v. 10) e concludere con quella
del ritorno dall'esilio di Babilonia (v. 11). L'accostamento fa com-
prendere il legame che esiste tra la prima e la terza strofa del Salmo
24, esattamente tra il v. 8 e il v. 2.
Il v. 9 ripete la domanda del v. 7. Ciò significa che la risposta da-
ta al v. 8 non è del tutto soddisfacente, non è quella aspettata: le por-
te sono rimaste chiuse. La risposta definitiva viene data al v. lObc:
יהרה צבאות הוא מלך הכבור, e qui termina il salmo. E chiaro che l'auto-
re dà un'importanza particolare all'espressione יהרה צבאות, "JHWH
delle schiere". Il significato dell'espressione è discusso 68: soprattut-
to è da chiarire se si tratti degli eserciti di Israele, che nell'arca ave-
vano il loro palladio, o delle "schiere celesti".
67
Cf. ancora Smart 1933, p. 178. Il parallelo tra Sali4, 3-5 e Is 33, 14-16 è cita-
to da tutti coloro che trattano delle "liturgie di ingresso al tempio" (cf. sopra, nota 43).
68
Cf. ThWAT VI, pp. 876-891 (Zobel); THATII, coli. 498-507 (Vati der Woude);
Mettinger 1982; Choi 2004; Groenewald 2003, pp. 55-57.
Salmo 19 285
69
Secondo Groenewald, che studia il senso dell'espressione in Sal 69, 7, questo
è il significato proprio del titolo יהרה צבאות, non solo nel caso di Sal24\ «It can thus be
presumed that the divine tide יהוה צבאותrefers to the heavenly king who sits on the che-
rubim throne. יהרה צבאותwas thus conceived as enthroned in invisible majesty on the
cherubim throne in the solomonic temple» (Groenewald 2003, p. 57).
286 II regnodi'JHWH e del suo Messia
«Tuo sposo è il tuo creatore, יהוה צבאותè il suo nome; tuo redentore è
il santo di Israele, Dio di tutta la terra egli è chiamato» 72.
Tabella 62
™ Da Keel 1984, p. 150, fig. 235, cf. ANEP, p. 158, fig. 458.
71
Cf. Spieckermann 1989, p. 200; Spieckermann 2001, p. 67.
72
Per questo parallelo cf. Lohfink 1992, p. 19.
Salmo 19 287
73
Cf. Lohfink 1992, p. 19; Lohfink e Zenger 1994, p. 62.
74
In questo senso conduce anche G, che rende usualmente (non però nel Sal 24)
צבאותcon παντοκράτωρ. In Sal 24, 10 G ha: κύριος των δυνάμεων, una lezione che
non orienta verso un contesto militare, ma cosmologico.
288 II regno di' JHWH e del suo Messia
1
I Cf. sopra, p. 23; inoltre Barbiero 1999, pp. 543-548; Barbiero 2003, pp. 473-
| 475. Per un'altra divisione cf. Millard 1994, pp. 138-140.
2
I Cf. Hossfeld e Zenger 1992, pp. 23-24. I due autori però impostano lo studio
i, dell'unità su considerazioni diacroniche, che si rivelano alquanto problematiche. Il no-
| stro studio si pone a livello sincronico.
290 II regnodi'JHWH e del suo Messia
del Sal 40, il salmista ritorna alla supplica nel Sal 41. L'unità, cioè,
termina non con un ringraziamento, come il salterio (cf. Sal 146-
150), ma con la lamentazione. In questo si ripete lo schema della
prima unità (50/3-14). Anche qui, dopo il ringraziamento del Sal 9,
la preghiera ritorna alla supplica nei Sal 10-143. Tale principio com-
positivo è tipico del primo libro del salterio, che termina anch'esso
con la supplica, com'era iniziato. Forse la spiegazione è da ricerca-
re nel momento storico della composizione di questo libro, un mo-
mento tutt'altro che roseo. Il ricordo dei benefici passati è addotto
per ritrovare fiducia nel momento presente, caratterizzato dalla
supplica.
Le tre lamentazioni non sono del tutto omogenee, ma presenta-
no un passaggio da una oppressione esterna, caratterizzata dalla
presenza dei "nemici" (Sal 35), a una interna, caratterizzata dalla
malattia, la cui radice è vista nel peccato del salmista (Sal 38). Il Sal
41, l'ultimo salmo dell'unità, riunisce i due tipi di sofferenza ("ne-
mici", cf. Sai41, 3.6.8.12; "malattia", cf. w. 4.9; "peccato", cf. v. 5).
In questo processo di "interiorizzazione" un ruolo particolare spet-
ta al Sal 39, in cui il lamento viene radicalizzato. Non è tanto la pre-
senza dei nemici che angustia il salmista, né quella del peccato. E la
stessa condizione umana, in quanto "essere per la morte", che vie-
ne messa in questione. Muoiono, infatti, sia i giusti sia i peccatori.
In fondo, il nemico vero dell'uomo non è l'uomo, ma Dio stesso,
che ha fatto l'uomo per la morte («Sei tu che l'hai fatto», v. 10). Per-
ciò il lamento finale del salmista rasenta la bestemmia: «Distogli da
me il tuo sguardo e io sorriderò, prima che me ne vada e più non
sia» (v. 14).
Se la seconda unità era caratterizzata dai salmi regali (Sal 18; 20-
21), e la terza era accentrata attorno al tema della regalità di J H W H
(cf. Sal 29), la quarta è dominata dalla figura del servo sofferente.
Braulik ha sviluppato questo tema per il Sal 40 4, ma i riscontri sia
con i carmi del servo sia con il Sal 22 non si restringono ad esso: es-
si rigurdano pressoché tutti i salmi dell'unità. Un tratto tipico di
questi salmi, che riprende un atteggiamento del servo di JHWH, è
il "silenzio" di fronte alla sofferenza. Esso viene introdotto nel Sal
35, 20: «Contro i silenziosi ( )רגעיdella terra tramano pensieri d'in-
3
Cf. sopra, p. 150.
4
Braulik 1973.
Salmo 39 291
«Io, come un sordo, non ascolto; come un muto ( )כאלםche non apre
la sua bocca ( ;)לא יפתח פיוsono come un uomo che non sente e nella
cui bocca non ci sono rimproveri».
«Maltrattato, si lascia umiliare e non apre la sua bocca ()לא יפתח פיו,
come agnello è condotto al macello, come pecora muta ()נאלמה, di
fronte ai suoi tosatori, e non apre la sua bocca (»)לא יפתח פיו.
Tabella 63
35,1 לדוד
36, 1 לעבד יהוה לדוד למנצח
37,1 לדוד
38, 1 להזכיר מזמור לדוד
39, 1 מזמור לדוד למנצח לידיתון
40, 1 לדוד מזמור למנצח
41, 1 מזמור לדוד למנצח
I
293IIregnodi'JHWH e del suo Messia
TRADUZIONE
CRITICA TESTUALE
Verso 2
אמרתי. Generalmente il verbo viene tradotto: "Ho detto". Que-
sto è anche il significato letterale, ma dal momento che esso sta in
tensione con l'espressione ( דברתי בלשוניv. 4c), il significato non può
essere che quello di un "dire nel cuore", cioè di formulare interior-
mente un proposito.
(2c) CEI «porrò un freno» segue, come molte traduzioni, G 6־
0é|JUR|v T(S ATÓPATL poi) (()UXAKRJV. Ma TM אשמרהha senso, e, come
lectio difficilior; è da preferire.
(2d) G ha qui kv ™ CTIKJTRJVAI. BHS suggerisce che essa abbia
letto בעמד. Anche se seguiamo TM, notiamo che tale lezione si ac-
corderebbe bene con l'espressione del v. 6c: «ogni uomo in piedi»,
כל אדם נצב.
Verso 3
מטוב. J. Kroon intende il מןin senso comparativo («ho taciuto
più di quanto fosse bene») ma sembra preferibile intendere la pre-
posizione in senso locale figurato: «(lontano) dal bene», e quindi
«senza giovamento, senza che ne risultasse qualche vantaggio» 6 . La
traduzione CEI «la sua fortuna ha esasperato il mio dolore» si fon-
da su una congettura ( מטובוinvece di )מטוב וalquanto improbabile.
נעכר. Il significato del verbo עכרè controverso. Hossfeld vi in-
tende il senso di "reprimere, sottomettere", e legge la frase in senso
coordinativo («mentre il mio dolore veniva represso») 7. Ma le ver-
5
Kroon 1928.
6
Cf. Forster 2000, p. 12.
7
Hossfeld e Zenger 1993a, p. 249, similmente ThWAT IV, col. 10 (Mösts): «Un-
zugänglich und tabu».
294 II regnodi'JHWH e del suo Messia
Verso 4
תבער. L'imperfetto fa pensare ad un'azione iterativa.
Verso 6c
כל הבל, «nient'altro che un soffio». BHS propone di eliminare
כלcome dittografia, seguendo S ed alcuni manoscritti ebraici. In re-
alta si tratta, in tal caso, di lectio facilior, per concordanza con il v.
12. TM è appoggiato da G (σύμπαντα ματαιότης).
נצב. Anche qui BHS, per concordanza con il v. 12, propone di
eliminare il participio (così anche S). Ma questo aggiunge al sostan-
tivo una qualifica che non è trascurabile. Il senso di נצבè quello di
"erigersi", "stare in piedi", e quindi ha un valore concessivo rispet-
to all'affermazione della fugacità della vita umana («per quanto sa-
no e robusto egli sia»). G ha πάς ־άνθρωπος £ών, similmente Vg
omnis homo vivens, confermando la correttezza di TM. Interessan-
te è la versione del Tg, che vi intende un'affermazione della resur-
rezione: «Ma tutti i giusti vivono una vita eterna».
Verso 7
(7a) La traduzione CEI ("come ombra") legge, al posto di TM
צלם, "immagine", צל, "ombra", come in Sal 102, 12; 109, 23; 144, 4.
Ma TM è appoggiato da Sal 73, 20 e da G (eν βίκόνι). La particel-
la בha senso comparativo, equivalendo a un 9 כ. Tg parafrasa prose-
guendo la sua lettura nel senso della resurrezione. Esso intende צלם
in riferimento a Gn 1, 26-27, e traduce: «Davvero come una statua
di J H W H cammina l'uomo» 10.
(7b) יה מירן. TM è inusuale, sia perché il plurale mal si accorda
con gli altri verbi del v. 7, che sono tutti al singolare, sia per la for-
ma verbale irregolare. Contro le congetture di BHS siamo per la re-
tenzione di TM11, come imperfetto energico pausale (cf. Sal 36, 8)
di המה, "far rumore". Si tratta di una "concordanza ad sensum" con
Verso 8
(8a) G ha: τ ι ς ή υπομονή μου ουχί ό κύριος. BHS propone
perciò di leggere invece di TM " קויתיho sperato", il sostantivo תקותי,
"la mia speranza". Ma TM non fa difficoltà.
אדני. Anche qui, BHS propone di seguire molti manoscritti ebrai-
ci e G, che, traducendo: ό κύριος־, fa supporre che la Vorlage ebraica
sia stata יהרה. La lezione di TM sarebbe legata all'uso di sostituire il te-
tragramma sacro con il termine אדני. Effettivamente i w. 5.8.12 forma-
no l'inizio di tre strofe, e, siccome i w. 5 e 12 sono caratterizzati dal-
la presenza del tetragramma, uno si aspetterebbe la presenza del te-
tragramma anche al v. 8. Anche se rispettiamo TM, come lectio diffi-
cilior, dobbiamo ammettere che la correzione avrebbe senso.
Verso 9
BHS propone di sostituire l'astratto "( פשעיle mie colpe") di TM
con il concreto "( פשעיcoloro che mi fanno del male"), per paralleli-
smo con il seguente נבל. L'operazione è sospetta, perché TM è ap-
poggiato unanimemente dalle antiche versioni (cf. G από πασών
των ανομιών) e pienamente d'accordo con il contesto, che parla di
malattia. Il legame tra il peccato e la malattia è conosciuto.
Verso 10 b
G ha δτι συ ei ό ποιήσας με. BHS pensa che essa abbia letto
nel testo ebraico עשני. A mio avviso G ha trovato scandaloso il fatto
che TM attribuisca a Dio la causa del suo male. TM è chiaramente
lectio difficilior, da mantenere.
Verso llb
תגרת ידך. Il termine è hapax legomenon e può essere inteso ο co-
me sostantivo (תגרה, "colpo", cf. Tg e S: "colpo della tua mano"), ο
come verbo (תגרת: "mentre la tua mano mi attacca") 12 . La congettu-
ra proposta da BHS מגבורת, sulla base di G από της ισχύος, "per la
violenza", è superflua.
12
Cf. HALAT, p. 1555.
296 II regnodi'JHWH e del suo Messia
Verso 12
יסרת, ...ותמס. I due verbi di TM si intendono generalmente al
passato 13 . Ma si potrebbe trattare anche di un "perfetto gnomico",
ο meglio, di un "imperfetto consecutivo" 14.
(12b) G intende il sostantivo עש, "tarlo", non come apposizione
di "tu", in riferimento a Dio, ma come oggetto del verbo "distrugge-
re", in riferimento alla vita dell'uomo: έξέτηξας ־ώς αράχνη ν την
ψυχή ν αυτοί), «Hai distrutto la sua vita come se fosse un ragno» (Vg:
tabescere f ecisti sicut araneam animam eius). L'immagine di un Dio che
schiaccia con il piede l'uomo, come fosse uno scarafaggio, è brutale.
Verso 13
Il verbo חרשpuò significare sia "essere sordo" che "essere muto".
In parallelo con i verbi di udire dei w. 13ab (שמע,)אזן, il primo signi-
ficato sembra a prima vista preferibile, ma il contesto più ampio fa ri-
scontrare una voluta ripresa del tema del "silenzio" (w. 3.10), perciò
traduciamo: "non tacere" 15. Chiaramente l'altro significato non è
escluso: tutti e due sono infatti presenti nel verbo ebraico.
13
Cf. Forster 2000, pp. 51-52.
14
Cf. Delitzsch 1984, p. 305; D. Michel 1960, p. 23.
Cf. sotto, l'analisi del versetto (pp. 324ss.).
16
Cf. Gunkel 1986, p. 163; Kraus 1978, p. 39.
Salmo 19 297
STRUTTURA
17
Cf. Stolz 1983, pp. 39-42; Stolz 1973; anche Gerstenberger intitola il Salmo 39:
«Meditative prayer» (Gerstenberger 1988, p. 165).
18
Cf. Gunkel 1986, p. 163. Lo stesso v. 13 viene "riordinato" da Gunkel, che po-
ne prima gli stichi 13de, dopo gli altri, 13abc.
298 II regnodi'JHWH e del suo Messia
19
Seybold 1996, pp. 165-170.
20
Kaiser 1995.
21
Così Forster 2000, pp. 14-18; Auffret 1990a; Trublet e Aletti 1983, pp. 49-50;
Baumann 1948, pp. 146-155; M. Girard 1984, pp. 313-321; Hossfeld e Zenger 1993a,
pp. 245-251.
22
Beaucamp 1976-1979, voi. I, p. 172; Ravasi 19811, p. 713; cf. anche Trublet e
Aletti 1983, p. 50.
Salmo 19 299
23
Tanto che Girard divide il salmo nelle due parti: 2-4.5-14 (M. Girard 1984, pp.
313-321).
24
Seybold 1996, p. 163. Così anche Weiser 1966, p. 222, e Baumann 1945-1948,
pp. 148-151.
300 II regnodi'JHWH e del suo Messia
Versi Numero
di stichi
2ab A 2
2 ed A 2
3 B 3
4 B 3
5 B 3
6ab A 2
6c.7a A 2
7bc A 2
8 A 2
9 A 2
10 A 2
11 A 2
12 B 3
13abc B 3
13de A 2
14 A 2
23
Per la discussione su questa grandezza si veda Forster 2000, pp. 14-18.
Salmo 19 301
Nella prima strofa (w. 2-4) la scena è occupata dal rapporto tra
il salmista e il רשע. Di fronte a lui il salmista voleva osservare il silen-
zio, ma non ci è riuscito, ha dovuto parlare. In corrispondenza, nel-
l'ultima strofa (w. 13-14), la scena è occupata dal rapporto tra il sai-
mista e Dio stesso. L'avversario, con cui il salmista si misura, è cam-
biato: dalla controversia con gli uomini, 11 salmista è passato a quel-
la con Dio.
Le due strofe centrali (w. 5-7 e 8-12) sono costruite in modo si-
mile. In esse vengono menzionati tre personaggi, nella stessa succes-
sione: prima si parla di Dio ( 5,יהרהa;8,אדניa).Di qui il salmista pas-
sa a una considerazione della sua situazione personale. Tra la secon-
da e la terza strofa si può notare, a questo riguardo, un passaggio dal
riconoscimento della propria precarietà (v. 6ab) a quello del proprio
peccato (w. 10-11). Infine si giunge a una considerazione della con-
dizione umana (w. 6c-7 e 12). Anche qui, si può notare una diffe-
renza tra la seconda e la terza strofa. Nella seconda strofa, infatti,
sotto il termine "uomini" sono intesi soprattutto i "malvagi", i "ne-
302 II regnodi'JHWH e del suo Messia
IL TITOLO, v. 1
LA PRIMA STROFA, W . 2 - 4
26
Alonso Schòkel e Camiti 1992, p. 663: «Un simile sdoppiamento rivela una
maturità psicologica e un tipo di lirismo progredito. Ci risulta moderno».
27
Seybold 1996, p. 163.
28
Weiser 1966, p. 222.
304 II regnodi'JHWH e del suo Messia
«Io, come un sordo, non ascolto; come un muto ( )כאלםche non apre
la sua bocca ( ;)לא יפתח פירsono come un uomo che non sente e non ci
sono risposte nella sua bocca».
29
Hossfeld e Zenger 1993a, p. 249.
30
Gunkel 1986, p. 166.
31
Kraus 1978, p. 451.
32
Cf. p. 291.
Salmo 19 305
- Nel senso della sua malattia 33 . Alla malattia sembra far rife-
rimento infatti il termine כאב, "dolore", nel v. 3c, ma soprat-
tutto la descrizione dei w. 11-12. Anche il pensiero del pec-
cato (פשע, v. 9;ערן, v. 12) è coerente con questo quadro: si sa
che nella concezione dell'AT esiste una connessione tra col-
pa e malattia. Il "parlare", in questo caso, sarebbe una colpa
contro il sopportare pazientemente, l'accettare dalle mani di
Dio la sofferenza proveniente da una grave malattia 34 .
- Nel senso della giustizia di Dio ("teodicea"). A questo signifi-
cato fa pensare la sottolineatura della presenza dell'empio,רשע
(v. 2d). Il salmista, nonostante sia cosciente della sua colpa,
prende le distanze dal רשעe dal ( נבלcf. v. 9). Egli si sente trat-
tato ingiustamente da Dio. Gli empi stanno bene, sono ricchi
e scoppiano di salute. Ad essi si riferiscono infatti le espressio-
ni: «ogni essere umano, per forte che esso sia», v. 6c; «fanno
tanto rumore, ammucchia (ricchezze)», v. 7bc. Invece il salmi-
sta sta male: è ammalato ed esposto allo scherno dei malvagi.
33
Cf. Hossfeld e Zenger 1993a, p. 246; Ravasi 19811, p. 714.
34
In questo senso cf. Kaiser 1995, p. 134 («Il salmo vuole, a quanto sembra, dis-
suadere il fedele dalTaccusare Dio, sotto il peso della sua sofferenza»).
35
Si veda il titolo che Delitzsch dà al salmo: «Suppliche di un uomo duramente
provato, di fronte alla felicità degli empi» (Delitzsch 1984, p. 714). L'intersecarsi di di-
versi temi nel Sai39 è messo opportunamente in rilievo in Alter 1985, pp. 67-73: «Two
different lines of intensification are prominent in the poem; each is deployed intermit-
tently, being interrupted and resumed; each qualifies and complicates the other» (72).
36
In questo senso soprattutto Stolz 1975, p. 25; Craigie 1983, p. 309. Glazov
commenta: «... so that he should not say anything on account of his anger and confu-
sion he feels about the presence of sinful people in his midst. Presumably, he has que-
stions such as those of Job about the prosperity of the wicked (Job 21, 7-16) and is
afraid to accuse God of injustice or folly in voicing them (w. 1, 2; cf. Job 1.11, 22; 2.5,
, 10)» (Glazov 2001, p. 306).
306 II regno di' JHWH e del suo Messia
«Ma io, per poco non sono inciampati i miei piedi, per un niente non
sono scivolati i miei passi. Poiché ho invidiato gli arroganti, vedendo
la prosperità degli empi» C&/73, 2-3).
«Nel mio cuore c'era come un fuoco bruciante ()כאש בערת, chiuso tra le
mie ossa. Mi sono sfinito nel contenerlo, ma non ci riesco» (Ger 20, 9).
LA SECONDA STROFA, W . 5 - 7
38
Sul valore positivo dell'esprimere la protesta si veda Brueggemann 1986;
Brueggemann 2001: «The lament psalm is a Jewish refusal of silence before God» (p. 22).
39
Cf. su questo Forster 2000, p. 37.
40
Gunkel 1986, p. 166. La giustificazione per questo cambiamento è la seguen-
te: «Il testo si fonda su un cambio propositale, dovuto al fatto che ci si scandalizzava
di fronte a parole troppo audaci ed umane».
Salmo 19 309
W 2d: «finché l'empio è di fronte a me»). Alla fine del salmo, il tono
jjt sarà diverso (cf. v. 14).
{; «Fammi conoscere, JHWH, la mia fine». Il salmista non chiede
i. di essere liberato dalla morte, come generalmente avviene nei salmi,
P ma di prender coscienza della sua precarietà. Interpretare diversa-
:: mente questa frase, nel senso, per esempio, che il salmista chieda in-
I; formazioni sul tempo della propria morte 41 , o sulle modalità di es-
sa42, non appare illuminante. La considerazione della morte è un fé-
I
l nomeno abbastanza tardivo nella letteratura sapienziale ebraica.
f Nella sapienza più antica la morte non è il problema decisivo. Il
! pensiero della morte subentra quando il dogma della retribuzione
/ (chi fa il bene è felice, chi fa il male è infelice) entra in crisi. Nella
vita non si vede realmente chi sia felice o no: per capirlo bisogna
; porsi nella prospettiva della morte: lì si vede chi sia realmente riu-
! scito nella vita (cf. Sal 37,2.9-10.20.22.28.36.38; 73, 17-20; Sir 1,
| 13.23; 2, 3; 7, 36; 9, 11-12; 21,10) 43. Particolarmente vicino al no-
! ׳stro testo è Sal 90, 12: «A contare i nostri giorni facci ben capire,
jj perché ne riportiamo un cuore di sapienza».
| Contro una simile interpretazione si obietta che l'uomo sa già di
f.' essere transitorio, non ha bisogno di una particolare rivelazione di-
| vina44. Uno lo sa in teoria, ma non ne è cosciente. La società attua-
| le evita in tutti i modi di pensare alla morte. Effettivamente l'uomo
! vive come se la morte non ci fosse, come se dovesse vivere in eter-
| no, e quando la morte viene, ci trova sempre impreparati. Perciò
In,; l'orante chiede a Dio che gli dia la grazia di essere cosciente della
propria transitorietà, quasi a dire che solo se Dio fa all'uomo que-
l i t o dono, la cosa è possibile: «Fammi conoscere... e io saprò». In
| un articolo sul Sal 39, notevole per la sua profondità, W. Beuken af-
| ferma che solo la coscienza della propria fine può essere il fonda-
linento di un corretto rapporto con Dio 45 .
f Diversamente dal Sal 90, nel Sal 39 il problema del salmista è la
f
presenza dell'empio (v. 2). In tal senso sono da accostare al nostro
| salmo i sapienziali Sal 49 e soprattutto 73. In questi salmi l'irritazio-
? 41
I Così interpretano, ad esempio, Baumann 1945-1948, p. 152, nota 1; M. Girard
!996, p. 670.
42
| 43 Così Forster 2000, p. 38.
C£
su questo Forster 2000, p. 37.
44
Cf. Alonso Schòkel e Camiti 1992, pp. 665-666.
Ì God».4 5 Beuken 1978, pp. 2-6: «Impermanence, the ground of man's confidence in
310 II regnodi'JHWH e del suo Messia
Le tre espressioni: "la mia fine" (5a), "la misura dei miei gior-
ni" (5b, cf., per un parallelo, Sal 119, 84a) e "quanto precario io so-
no" (5c) sono chiaramente sinonimiche. L'aggettivo חדל, "transito-
rio, precario" (5c) forma paronomasia con il sostantivo " חלדdurata
della vita" (6b): la durata della vita umana ( )חלדè fugace ( !)חדלIl le-
game del v. 5 con il v. 6 viene confermato anche dalla ricorrenza in
ambedue del termine ימי, "i miei giorni" (5b e 6a). Ad ogni modo la
particella הנה, al v. 6, segnala un nuovo inizio: il discorso passa da
"Dio" (v. 5) al salmista stesso ("io", v. 6) 46 .
I giorni del salmista sono "di (pochi) palmi". Il termine ebraico
טפחdesigna le quattro dita di una mano e corrisponde circa a 7/8
cm. (cf. 1 Re 7, 26; Ger 52, 21). Viene indicata in tal modo la più
piccola unità di misura lineare. Il parallelo, al v. 6b, suona: «il tem-
po della mia vita è come niente davanti a te». Il termine אין, "niente,
assenza" è importante, perché è anche l'ultima parola del salmo (ואינני,
"e più non sia"). Rispetto a טפחות, איןrappresenta un climax negati-
vo, da "poco" a "niente". Questo passaggio è comprensibile, perché
ora il tempo di vita del salmista viene confrontato con quello di Dio
(נגדך, "davanti a te"). Sub specie aeternitatis la durata di una vita
46
Cf. sopra, p. 301, tab. 65.
Salmo 19 311
umana è davvero niente (Quod aeternum non est, nihil est). Come
può un "niente" contestare Dio, dirgli come deve governare il mon-
do? La considerazione della propria precarietà insegna all'uomo
quale sia il suo posto davanti a Dio. Ciò vale anche per noi cristia-
ni, che crediamo nella resurrezione. La resurrezione non è un dirit-
to, è un dono, che può avvenire solo quando l'uomo ha riconosciu-
to la sua transitorietà, il suo "essere mortale" 47 .
Tabella 66
47
«Only in the condition that God has gained relevance for a life which ends in
. >גcan He come to mean something to people who begin to realize that, perhaps,
de
f ath has not the final word» (Beuken 1978, p. 6).
312 II regnodi'JHWH e del suo Messia
Tabella 67
6c Sì, nient'altro che è ogni essere umano per forte che sia ! Sela.
un soffio
12c Sì, un soffio è ogni essere umano ! Sela.
48
Sul significato di 2x1 in Sal 39, 6 cf. Winton Thomas 1964, il quale però ritiene
TM senza senso, e propone di eliminare dal v. 6 sia sia
Salmo 19 313
«Non c'è sofferenza per essi, sano e pasciuto è il loro corpo. Non co-
noscono l'affanno dei mortali e non sono colpiti come gli altri uomi-
ni. Dell'orgoglio si fanno una collana e la violenza è il loro vestito.
Esce l'iniquità dal loro grasso, dal loro cuore traboccano pensieri mal-
vagi» (Sal 13, 4-1).
49
Alonso Schòkel 1988.
50
Per questo parallelo cf. Hossfeld e Zenger 1993a, p. 249.
314 II regnodi'JHWH e del suo Messia
«Ecco, tu hai disposto che i miei giorni fossero pochi, e il mio corpo
è come niente davanti a te. Anche se tutto è considerato un niente, so-
lo i giusti sussisteranno tutti per la vita eterna. Veramente l'uomo va
in giro come la statua di JHWH! Soltanto per niente essi si agitano.
Egli raccoglie, ma non sa per chi raccolga».
31
Cf. sopra, p. 311, tab. 66.
52
Cf. Angerstorfer 1986, pp. 3-4.
Salmo 19 315
53
Forster 2000, pp. 44-46.
316 II regnodi'JHWH e del suo Messia
LA TERZA STROFA, W . 8 - 1 2
La particella רעתה, "e dunque", v. 8a, indica che inizia una nuo-
va parte del salmo, la terza strofa. Dalla considerazione sulla fugaci-
tà della vita umana, condotta nella seconda strofa, l'autore ricava un
insegnamento per il presente, per la sua attuale situazione.
Dal punto di vista ritmico, la terza strofa presenta un'inversio-
ne rispetto alla seconda, avvicinandosi al ritmo della prima strofa 54 .
Abbiamo infatti inizialmente quattro distici (w. 8.9.10.11), seguiti
da un verso tristico (v. 12). Alla fine della strofa il ritmo si allarga,
indicando la conclusione, che viene confermata dalla ripresa del ri-
tornello sulla fugacità della vita umana (v. 12c, cf. 6c).
Dal punto di vista del contenuto, la strofa è caratterizzata, co-
me la precedente, dal passaggio del discorso da Dio ("tu", w. 8-9)
al salmista ("io", w. 10-11) agli uomini ("egli", v. 12 55).
La strofa presenta un passaggio dall'indicativo all'imperativo.
All'indicativo (w. 8.10 e 12) il salmista pone la riflessione sulla tran-
sitorietà della vita, all'imperativo (w. 9 e 11) la supplica, tipica del-
la lamentazione. Questa osservazione permette di collegare tra loro
da una parte i w. 8.10 e 12 (AA'A"), dall'altra i w. 9 e 11 (BB') (cf.
tab. 68).
54
Cf. p. 300, tab. 64.
55
Cf. p. 301, tab. 65.
Salmo 19 317
Tabella 68
Versi Personaggio Contenuto Forma
mente dalla sua malattia, ma da ciò che ne è la causa, cioè dal pec-
cato. Gesù ha messo in guardia da una connessione meccanica tra
peccato e malattia (cf. Gv 9,3): in effetti la sofferenza rimane un mi-
stero. Ma che esista un legame tra il disordine morale e quello fisi-
co è ben conosciuto dalla medicina. Il vero "male" dell'uomo è
quello morale, non quello fisico.
Il tema del peccato era stato introdotto al v. 2 ( )חטאe verrà ri-
preso al v. 12 ()ערן. Il riconoscimento delle proprie colpe è caratteri-
stico per la seconda parte del primo libro del salterio (cf. &z/32, 1).
Nel gruppo di Salmi 38-41 il lessema חטא, "peccare", ritorna in ogni
salmo (cf. Sai38, 4.19; 39, 2; 40, 7; 41,5). Dall'inizio alla fine del li-
bro si può dunque osservare un processo di interiorizzazione: il ma-
le del salmista non risiede tanto nei suoi nemici, ma all'interno del
suo cuore. Nel Salmo 39 si può osservare lo stesso processo: all'ini-
zio il salmista pensava che il suo male risiedesse nel רשע. Ora invece
egli prega di venir liberato non dai nemici, ma dal proprio peccato.
Nel v. 9b si fa però menzione anche dei nemici. Il nemico viene
ora qualificato come נבל, "stolto". Se la nostra analisi è corretta, i tre
sostantivi רשע, "malvagio, empio" (v. 2d), אדם נצב, "uomo pieno di
salute, orgoglioso" (v. 6c), e נבל, "stolto" (v. 9b), indicano la stessa
persona. Colui che al v. 6 veniva chiamato "orgoglioso", viene chia-
mato ora, dopo che l'orante ha riflettuto sulla precarietà della con-
dizione umana, "stolto". La sua sicurezza si è rivelata, agli occhi del
saggio, come falsa, il suo successo una bolla di sapone. Secondo i
salmi, נבל, "stolto", è l'uomo che non riconosce la sua dipendenza
da Dio (Sal 14, 1; 74, 18.22, cf. Gb 2, 10). Il salmista si rifà al verbo
"conoscere", che caratterizzava la seconda strofa (w. 5.7). Poiché
l'uomo, nel pieno del suo vigore, non "conosce" (v. 7), egli è "stol-
to". Come dice Sal 49, 21: «L'uomo nello splendore non capisce, è
come gli animali che periscono».
57
Marinati 1966 /, p. 69.
58
«Il suo tacere somiglia piuttosto a una capitolazione di fronte allo strapotere di
Dio, che non riesce a nascondere l'inquietudine interiore» (Forster 2000, p. 50).
59
Probabilmente G ha colto questo aspetto di rivolta nel testo, e ha corretto: òti
ov 61 ó TTOLi^aag !16, «perché sei tu che mi hai fatto» (cf. sopra, p. 295).
320 II regnodi'JHWH e del suo Messia
l'orante del Sal 32 era giunto alla pace (cf. Sal 32, 5). Nel Sal 39 la
prospettiva è metafisica. Non si tratta di giustizia o ingiustizia: il
giusto infatti muore come il peccatore. L'orante è giunto al noccio-
lo della condizione umana. Egli percepisce lucidamente l'essere uo-
mo come un "essere per la morte".
La supplica del v. 11 si collega con quella del v. 9. Al v. 9 si pre-
gava per il perdono dei peccati, ora si prega per la cessazione dei
"colpi". Con questa metafora si intende parlare della malattia, com-
presa come una serie di "colpi" ( )נגעinferii da Dio ("i tuoi colpi")
per punire i peccati dell'uomo (cf. v. 12). Il termine נגעfa pensare a
paralleli come Sal 73, 5.14; 89, 33, o anche Is 53, 4-5. Solo che in Is
53 la teoria della retribuzione viene messa in discussione, diversa-
mente dal Sal 39. Se i peccati vengono perdonati (v. 9), i "colpi" do-
vrebbero cessare (v. 11). Come nel caso del "silenzio" ()נאלמתי, così
anche in quello dei "colpi", il salmista fa riferimento al v. 3. Si par-
lava, là, di "dolore", כאב, qui di "colpi", נגע: si tratta sempre del fe-
nomeno della sofferenza, vista nella sua dimensione teologica, in
rapporto con Dio 60.
Come motivazione per la supplica non viene addotta la giusti-
zia dell'orante, ma la sua debolezza: «Sotto l'attacco della tua mano
sono alla fine» (v. llb). Il perfetto כליתיesprime una particolare con-
notazione.
«L'orante è già ora "alla fine", egli è giunto al punto estremo delle sue
forze e sa che non è in grado di sopportare un altro colpo»61.
Ma nel Sal 103 l'orante è giunto alla pace, mentre nel Sal 39 si
percepisce la rivolta. All'orante del Sal 39 si avvicina Giobbe.
60
C£, per questo accostamento, Alonso Schòkel e Camiti 1992, p. 670.
61
Forster 2000, p. 51.
Salmo 19 321
«Le tue mani mi hanno formato, mi hanno fatto; ma dopo ti sei voi-
tato e mi hai annientato. Ricordati che mi hai fatto come argilla; ma
ora mi fai ritornare in polvere» (Gb 10, 8-9).
62
Cf. sopra, pp. 295-296.
63
Cf. sopra, pp. 297-298.
322 II regnodi'JHWH e del suo Messia
64
In questo senso cf. Forster 2000, pp. 51-52.
Salmo 19 323
65
Si comprende perciò l'operazione del Targum, che trasforma il v. 7 in un'affer-
mazione di fede nella resurrezione.
66
Probabilmente G ha ritenuto sconveniente paragonare Dio a una tignola, per
questo ha attribuito il paragone all'uomo. Ma facendo questo ha peggiorato la situa-
tone!
324 II regno di' JHWH e del suo Messia
Tabella 69
I primi due stichi del v. 13 sono uniti tra loro da un chiasmo (cf.
tab. 70). Il salmista chiede di venire ascoltato. Si ha talora l'impres-
sione, quando si prega, di non venire ascoltati, che si parli al muro.
Veramente la preghiera è un dialogo, misterioso finché si vuole, per-
ché i due partner sono disuguali, ma reale. Essa è fondamentalmen-
te uno scambio, un parlare e un ascoltare reciproco. Che questo non
avvenga, è sentito dolorosamente, come se mancasse qualcosa che
invece ci dovrebbe essere.
Salmo 19 325
Tabella 70
13 a. ascolta la mia supplica
X
13 b .al mio grido porgi rorecchio
67
Cf. Kraus 1978, p. 21.
68
bBer 32b (cf. Goldschmidt 1929 I, p. 144).
69
Così traduce la Elberfelderbibel («schweige nicht»).
70
Cf. Forster 2000, pp. 53-54.
326 II regnodi'JHWH e del suo Messia
nuta dopo: la vera svolta è stata operata dalla parola di Dio, quan-
do Dio ha rotto il silenzio e si è manifestato nei fenomeni della na-
tura (cf. Gb 38-41).
«Il paese appartiene a me, e voi siete soltanto stranieri ( )גריםe forestie-
ri ( )תושביםpresso di me» (Lv 25, 23).
71
L'espressione "poiché voi siete stati stranieri in terra d'Egitto" diviene come un
ritornello nelle leggi sul ( גרcf. Lv 19, 34; Dt 10, 19). Spieckermann osserva su Sal 39,
13 d: «Ciò evoca alla memoria l'Egitto, senza che dell'Egitto si faccia realmente memo-
ria. Perché questa è una memoria d'Egitto senza speranza di liberazione» (Spiecker-
mann 1989, p. 62).
Salmo 19 327
«Poiché noi siamo stranieri davanti a te, e forestieri come tutti i nostri
padri; come un'ombra sono i nostri giorni sulla terra, e non c'è alcu-
na speranza» (1 Cr 29, 15).
«Nella fede morirono tutti costoro, pur non avendo conseguito i be-
ni promessi, ma avendoli solo veduti e salutati da lontano, dichiaran-
do di essere stranieri e pellegrini (ξένοι και παρεπίδημοι) sulla ter-
ra. Chi dice così, infatti, dimostra di essere alla ricerca di una patria.
Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto pos-
sibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una migliore, cioè a
quella celeste. Per questo Dio non disdegna di chiamarsi loro Dio: ha
preparato infatti per loro una città» (Eb 11, 13-16).
ne 72 . Ma Forante del Sai39 non ha questa speranza. Per lui non esi-
ste un'altra patria: tutto si gioca qui, su questa terra. Delitzsch sot-
tolinea quest'aspetto:
72
Si veda su questo il famoso passo della lettera a Diogneto. In questo tempo di
rinascenti nazionalismi, forse non è superfluo ribadire questa dimensione dell'essere
cristiano.
73
Delitzsch 1984, p. 304.
74
«Human existence ought to be comprehended not in terms of security of the
landowner, very definitely a limited security, but rather and more authentically in terms
of complete dependence on the One who owns the soil on which we live» (Beuken
1978, p. 10).
Salmo 19 329
parte dello stico è dedicata alla condizione del salmista ("io", 13d),
la seconda alla condizione umana ("tutti i miei padri", 13e). Il tema,
che nelle altre due strofe è ampiamente sviluppato, qui è appena ac-
c e n n a t o , ma esso è presente (in questo dobbiamo correggere l'affer-
mazione fatta sopra, che nella quarta strofa il salmista è solo con il
suo Dio). Se confrontiamo tra loro i tre passi dove si parla della con-
dizione umana, vediamo anzitutto che essi sono di lunghezza prò-
gressivamente decrescente (quattro stichi nei w. 6c-7; tre nel v. 12;
uno, anzi una parte di esso, nel v. 13). In secondo luogo, si può no-
tare uno sviluppo del pensiero. Se nel primo brano si percepiva del
risentimento nei confronti del רשע, nel secondo tale risentimento era
assente: si parlava della condizione umana in generale, in cui il sai-
mista stesso si includeva. Tale processo di identificazione continua
nel v. 13e: il salmista è «forestiero, come tutti i miei padri», mortale
come loro. Davanti alla morte non c'è distinzione tra pii ed empi,
stolti e saggi75.
75
Hossfeld intende i "padri" in riferimento agli "antenati nella fede" («alle glàu-
bige Vorfahren», Hossfeld e Zenger 1993a, p. 251). Tale interpretazione sarebbe plau-
sibile se nella formula "straniero presso di te" si sottolineasse il "presso di te". Ora
1 autore, nella seconda parte dello stico, riprende solo il tema dello "straniero", non
quello del " con te" («forestiero come tutti i miei padri»), sottolineando l'aspetto della
1
Mortalità" nella condizione umana.
76
Noi leggiamo qui il verbo " שעהguardare", raccomandato dal parallelo di Gb 7,
e 14, 6. Ma il senso non cambierebbe se si leggesse il verbo שעע, "incollare, chiude-
re
(gli occhi)".
330 II regnodi'JHWH e del suo Messia
Tabella 71
Colpa (v. 9) >־־ Sguardo (v. 14) >־־ Castigo (v. 11)
77
Su questa apparente contraddittorietà del Salmo 39 cf. Alter 1985, p. 69: «The
antithetical values of speech and silence, existence and extinction, perhaps even inno-
cence and transgression, have been brought dangerously close together».
Salmo 19 331
«Che cos'è quest'uomo, che tu ne fai tanto conto e a lui rivolgi la tua
attenzione, e lo scruti ogni mattina e ad ogni istante lo metti alla prò-
va? Fino a quando da me non toglierai lo sguardo ( )לא תשעה ממניe non
mi lascierai inghiottire la saliva?» {Gb 7, 17-19, trad. CEI).
Come il salmista del Sal 39, anche Giobbe è cosciente del suo
peccato (cf. w. 20-21), e vede la sua sofferenza come un giudizio di
Dio. Egli non discute la giustezza del giudizio divino, solo chiede un
attimo di respiro, per "inghiottire la saliva", un'espressione quanto
mai efficace per esprimere la sua stanchezza nel portare il peso del-
la correzione divina.
78
«Il (le Ps 39) est non plus une réponse, mais un éveil: il sécoue notre léthargie spi-
rituelle, en nous rappelant la tragique de la mort» (Mannati 1966, pp. 70-71).
SALMO 40
TRADUZIONE
CRITICA TESTUALE
Verso 2
Dahood traduce: «constantly I called Jahweh» 1, supponendo
un קרהII, "chiamare", alquanto improbabile, dal momento che il
verbo קרהcon il significato abituale di "sperare" ricorre anche in
39, 8 (esattamente nella stessa forma di 40, 2:)קויתי.
Verso 3
Il termine ebraico שאוןderiva dalla radice שאה. Di per sé la ra-
dice indica un "rumore assordante, in connessione con una cata-
strofe". Essa si accompagna usualmente con uno scenario apocalit-
tico, sicché la traduzione "distruzione totale, annientamento" appa-
re adeguata 2 .
Verso 5a
G ha qui ου έστιν το όνομα κυρίου έλπίς αύτοΰ, «la cui spe-
ranza è il nome del Signore». Probabilmente esso ha letto שם, "nome",
al posto di ( שםTM). Il perfetto del verbo richiede di essere tradotto
al passato ("ha posto") 3, in riferimento alla vicenda del salmista. CEI
e molti altre traduzioni moderne hanno un presente ("spera"), che
grammaticalmente è anche possibile, come "perfetto gnomico".
Verso 5c
רהביםè plurale di רהב, il mitico mostro del caos acquatico. Il ter-
mine può venir inteso in riferimento agli "idoli" 4, oppure, dal mo-
mento che רהבera designazione usuale dell'Egitto, in riferimento
agli egiziani, come fa Seybold ("medici egiziani") 5, ο infine in rife-
rimento a persone (CEI: "superbi").
1
Dahood 1965-1979 I, pp. 243. 245.
2
Cf. ThWAT VII, col. 900 (Beyse).
3
Cf. Haag 1995, p. 56.
4
Cf. Zenger 1997, p. 94 («trügerische Mächte»).
5
Seybold 1996, p. 165. La cosa ci sembra francamente fantasiosa.
336 II regnodi'JHWH e del suo Messia
Verso 6b
אלהי. S e alcuni manoscritti ebraici leggono qui un pronome suf-
fisso plurale (cf. BHS), che si spiega facilmente come concordanza
con il plurale che segue:אלינו. Ma TM, in quanto lectio difficilior, va
ritenuto.
Verso lb
Nell'edizione di Rahlfs, G ha ώτια, in corrispondenza a TM אזנים.
La lezione è attestata solo dal salterio gallicano di Gerolamo, da un
manoscritto della Vetus Latina e della Siriaca, mentre i grandi codi-
ci della LXX, Vaticano, Sinaitico e Alessandrino hanno σώμα, "un
corpo". Come giustamente osserva Grelot 7 , la scelta di Rahlfs è cor-
retta: infatti i grandi codici della LXX, scritti in epoca cristiana, so-
no probabilmente influenzati da Eb 10,5: σώμα 86 κατηρτίσω μοί
(«un corpo mi hai preparato»). Eb 10, 5 adatta il Salmo 40 all'awe-
nimento di Cristo, facendo riferimento al mistero dell'incarnazione.
La lezione secondaria ώτία riflette probabilmente il testo originario
della LXX, che corrispondeva a TM.
Verso 8
Il testo è aperto a diverse traduzioni, per cui rimandiamo al-
l'analisi.
Verso 12 a
CEI, con la maggior parte delle traduzioni moderne, traduce con
un imperativo: "Non rifiutarmi". Così ha anche G: μή μακρύνης. Per
una tale traduzione, il testo ebraico dovrebbe avere la particella nega-
tiva אל. TM לא תכלאfa indubbiamente un'affermazione, non una ri-
chiesta. L'imperativo comincia al v. 14.
6
Cf. ancora Zenger 1997, p. 94 («Lugengòtzendiener»); Hossfeld e Zenger 1993 a,
p. 255.
7
Grelot 2001.
Salmo 19 337
Verso 13
לראות. Dahood ritiene che TM abbia poco senso, perciò corregge
con «( לדאותI am unable to escape») 8. Giustamente Kselman rigetta
quest'emendazione, poiché il "non vedere" è del tutto ragionevole: le
lacrime impediscono la visione (cf. Lam 5, 17; Sal 38, 11) 9.
Verso 14
I w. 14-18 hanno un doppione in SallQ, 1-6. Ma i due testi pre-
sentano piccole varianti. In 70, 1, per esempio, manca la frase ini-
ziale di 40, 14: רצה יהוה, che forma un chiaro richiamo a 40, 9.
Verso 15
L'avverbio יחד, "insieme", manca in Sal 70, 3, così pure l'espres-
sione לספתה, "per distruggerla".
Verso 16
In luogo di ישומו, "rimangano esterrefatti", Sai70, 4 ha ישובו, "ri-
tornino / si convertano". G {Sai39, 16) KopiaaaGcoaav, "portino",
ha letto probabilmente ( ישיבוcf. BHS).
Verso 17
In luogo del tetragrammaton יהרה, Sal 70, 5 ha ( אלהיםsiamo nel
salterio eloista).
Verso 18
In luogo di יחשב לי, "pensa a me", Sal 70, 6 ha חושה לי, "affrettati
verso me". In 40,18, il verbo חשבrichiama il termine 6,40)
In luogo di אלהי, "mio Dio" (40, 18d), Sal 70, 6 ha יהרה, inver-
tendo quanto avvenuto al v. 17 (Il 70, 5). Probabilmente ciò è dovu-
to all'intenzione di formare un'inclusione con il v. 2b.
8
Dahood 1965-1979 I, pp. 244.247.
9
Kselman 1982a.
338 II regnodi'JHWH e del suo Messia
Tabella 72
10
Delitzsch 1984, p. 307.
11
Castellino 1955, pp. 396-397; nello stesso senso anche Kittel.
12
Kraus 1978, p. 458.
13
Braulik 1975, pp. 35-36. Si veda qui la bibliografia precedente.
14
Hossfeld e Zenger 1993a, pp. 252-253; cf. Zenger 1997, pp. 96-98.
Salmo 19 339
2-13 (Sal 40A). Non solo importanti lessemi della prima par-
te del salmo vengono ripresi nella seconda, ma anche la strut-
tura delle due parti è costruita in modo simile.
STRUTTURA 33
25
Weiser 1966, Die Psalmen, p. 225.
26
Mannati 1966, pp. 72-79.
27
Alonso Schòkel e Camiti 1992, pp. 679-680.
28
Kissane 1953, pp. 176-180.
29
Anderson 1972, p. 314: «Whatever was the history of this Psalm, in its present
form it is a liturgical composition which begins with thanks for previous succour, and
then proceeds with a prayer for deliverance from the present distress».
30
Marin Heredia 2000.
31
M. Girard 1984, pp. 329-331.
32
M. Girard 1996, pp. 686-689.
33
La mia proposta di struttura è originale, ma si appoggia soprattutto sul lavoro
di Haag 1995, pp. 59-60. Mi sono servito anche delle osservazioni di Ridderbos, Gi-
rard e Auffret, citati nel paragrafo precedente.
Salmo 19 341
34
Si veda, su questo, il bell'articolo di Marin Heredia 2000, p. 13.
342 II regnodi'JHWH e del suo Messia
Tabella 73
35
Per questa struttura cf. Haag 1995, p. 59.
Salmo 19 343
Tabella 74
A v. 14 Supplica per la salvezza divina nel presente
B w. 15-16 Effetti della salvezza sui nemici del salmista
B' w. 17-18ab Effetti della salvezza sugli amici di Dio
A׳ v. 18cd Supplica per la salvezza divina nel presente
36
Per questa struttura, che differisce leggermente da quella proposta da Haag,
cf. Braulik 1975, pp. 189-201; M. Girard 1984, p. 324; Auffret 2001b, p. 407.
344 II regnodi'JHWH e del suo Messia
37
Culley 1967, p. 106; Braulik 1975, pp. 205-214.
Salmo 19 345
SITZ IM LEBEN
38
Auffret 2001b, p. 416.
39
Haag 1995, p. 61.
4
0 Braulik 1975, pp. 253-254.
41
Hossfeld e Zenger 1993a, p. 14; cf. Albertz 1992, pp. 569-576.
346 II regnodi'JHWH e del suo Messia
Tabella 75
Io ho sperato in JHWH A v. 2a
si è chinato ־ha ascoltato - ha fatto risalire
JHWH { B w. 2b-4b
ha stabilito - ha reso sicuri - ha messo
Molti confideranno in JHWH A' v. 4cd
42
«The theme of waiting, expounded in Psalm 37, has had its painful application
in Psalms 38 and 39, but now its triumphant outcome» (Kidner 1973, p. 158).
Salmo 19 347
43
Cf. ThWAT VI, coli. 1225 -1226 (Waschke).
44
La dimensione dell'"attesa" è sottolineata da G: UTrofiévojv \me\ieiva, «ho
aspettato pazientemente».
45
Così giustamente Delitzsch 1984, p. 306.
4
6 Da Keel 1984, p. 61, fig. 78.
348 II regnodi'JHWH e del suo Messia
47
Craigie pensa, per esempio, ad una "crisi militare" (Craigie 1983, p. 315).
Salmo 19 349
48
Per un confronto dei due passi cf. Braulik 1975, pp. 170-172. Secondo Brau-
lik, Giobbe dipende dal Sal 40.
49
Marbòck 1991.
50 Cf. THAT I, col. 526.
350 II regnodi'JHWH e del suo Messia
Delle cose nuove operate da Dio nel nuovo esodo, fa parte an-
che il perdono delle colpe e la "nuova alleanza", annunciati da Ger
31, 31-33 e Ez 36, 22-28. Is 65, 17 parla di una nuova creazione:
«Poiché ecco io creo cieli nuovi e terra nuova, e non si ricorderan-
no più le cose passate, non verranno in mente». A detta di Marbòck,
tutti i passi dei salmi che parlano di "fare nuove le cose, rinnovare"
(cf. Sal 51, 12; 103, 5; 104, 30) e di "canto nuovo" {Sai33, 3; 96, 1;
144, 9; 149, 1) si collocano in questo orizzonte, riferendosi alla pre-
dicazione del Deutero- e Tritoisaia, di Geremia e di Ezechiele 51 .
Nella liberazione dall'esilio, questi profeti insegnarono a vedere l'ir-
rompere del regno escatologico di Dio. Ciò viene riportato, nel no-
stro salmo, alla salvezza del salmista. Come nel Sal 2252, anche qui,
con la salvezza del povero si è verificato l'avvento dei tempi escato-
logici. Perciò il canto che egli intona è "nuovo".
Si noti il cambio di numero, da פי, "la mia bocca", a אלהינו, "il
nostro Dio". Il salmo oscilla continuamente tra la prima persona sin-
golare e la prima plurale (cf. ancora il v. 6:אלהי, "mio Dio", e אלהינו,
"in nostro favore"). Dietro alla salvezza dell'individuo si intravede
quella del popolo. Un analogo oscillare da un significato individua-
le a uno collettivo caratterizza la figura del servo di J H W H nel se-
condo Isaia, che a volte è identificato con Israele (cf. Is 49, 3), men-
tre altre volte ha indubbiamente tratti individuali (cf. Is 49, 5).
Sullo sfondo del Deuteroisaia si illumina anche l'espressione
che segue nel v. 4c: רבים, "molti". Se si prende in considerazione il
contesto del salmo, si è naturalmente portati a ritenere רביםcome
sinonimo di קהל רב, "la grande assemblea" (w. lOb e Ile). Da
22, 23.26 sappiamo che quest'ultima espressione designa l'assem-
blea liturgica del popolo di Israele53. Haag, ad esempio, vede nei רבים
di Sal 40,4 il compimento della promessa di fecondità fatta ad Abra-
mo 54 . Ma nel cosiddetto "quarto canto del servo" {Is 52, 13 -53, 12)
il termine רביםritorna ben 5 volte (52, 14.15; 53, ll.12a.12b), sem-
pre con un significato ben preciso: esso indica i popoli pagani 55 .
Dunque tra le due espressioni: ( רביםv. 4c) e ( קהל רבw. IOa.Ile) c'è
una tensione: la prima designa i "gentili", la seconda gli "israeli-
51
Cf. anche Braulik 1975, pp. 108-112.
52
Si veda sopra, p. 222.
53
Cf. sotto, pp. 366-367.
54
Haag 1995, p. 63.
55
Cf. Braulik 1975, pp. 115-120.
Salmo 19 351
56
II termine "molti" con intenzione universale viene ripreso anche nelle parole
dell'eucaristia cristiana («per voi e per molti [uirèp iroMwv]», cf. Mt 26, 28; Me 14, 24;
Le 22,20).
57
Cf. sopra, pp. 214-222.
58
Cf. Braulik 1975, p. 48; Hossfeld e Zenger 1993a, p. 255.
59
In questo senso traducono, p. es., Haag 1995, p. 5, e M. Girard 1984, p. 322.
352 II regnodi'JHWH e del suo Messia
«Benedetto l'uomo che mette la sua fiducia ( )יבטחin JHWH, la cui si-
curezza ( )מבטחוè JHWH».
60
H. Schmidt 1934, p. 76.
61
Cf. più oltre, pp. 383-384.
Salmo 19 353
Tabella 76
62
Cf. pp. 335-336.
354 II regnodi'JHWH e del suo Messia
63
Haag 1995, p. 61.
64
In questo senso cf. Eaton 1986, pp. 42-44; Craigie 1983, p. 315.
65
Delitzsch 1984, p. 308.
66
Abbiamo qui, forse, un richiamo al v. 12, e, indirettamente, alla seconda parte
del salmo?
Salmo 19 355
Tabella 77
TU (negativamente) TU (positivamente) IO
7. Sacrificio cruento e
offerta non hai gradito
due orecchi mi hai scavato
olocausto e sacrificio di
espiazione non hai chiesto.
8. Allora ho detto:
«Ecco, sono qui!
Nel rotolo del libro
sta ciò che a me è stato
prescritto.
9. «Nel compiere ciò
che ti è gradito, mio
Dio, è la mia gioia, e
la tua legge è dentro
le mie viscere».
ciò che Dio non z;z/ole. Le due proposizioni Idi e 7c sono chiaramen-
te in parallelismo sinonimico. Nella seconda colonna viene messo,
antiteticamente, ciò che Dio vuoìt. Ciò è chiaro per il v. 7b, meno
per il v. 8bc. Però il discorso sul rotolo del libro viene riferito, nel v.
9, al compimento della volontà di Dio. Mentre le affermazioni del-
la prima colonna hanno un valore generale, quelle della seconda si
67
Cf. Rivas 1997; Bonnard 1962.
68
Per questo schema, cf. Alonso Schòkel e Camiti 1992, p. 685.
356 II regnodi'JHWH e del suo Messia
69
Se si parla di "sacrificio per il peccato", indirettamente si ammette che ci sia
un peccato da espiare.
70 Cf. Braulik 1975, p. 139.
Salmo 19 357
«Il mio Signore, JHWH, mi ha dato la lingua dei discepoli, per saper
rafforzare gli stanchi con una parola di incoraggiamento. Mattina do-
po mattina mi risveglia l'orecchio, perché io ascolti come i discepoli.
Il mio Signore, JHWH, mi ha aperto l'orecchio. E io non mi sono ri-
bellato e non mi sono tirato indietro».
72
Così a ragione Braulik 1975, p. 148.
73
Bornkamm 1964, pp. 56-57.
Salmo 19 359
74
Seybold 1996, p. 169.
75
Cavalletti 1957, p. 298.
76
Braulik 1975, pp. 149-154, così anche Haag 1995, p. 67. Contro un'identifica-
zione del "rotolo del libro" con la torah, Braulik obietta: «Chi vuole interpretare il ro-
tolo del libro come la torah di Mosè, deve spiegare la contraddizione tra la legislazio-
ne mosaica sui sacrifici e il ripudio del sacrificio presente nel Sal 40» (Braulik 1975, p.
149). Sullo sfondo deUa predicazione profetica, questa obiezione sembra pignola. Co-
me "volontà di Dio" si intendono qui soprattutto le prescrizioni morali della torah.
77
«Il rotolo della legge non può essere nient'altro che la torah, menzionata nella
riga immediatamente successiva» (Gunkel 1986, p. 170).
78
Cf. Barbiero 2003, p. 24.
79
II parallelo è messo in evidenza da Braulik 1975, p. 172.
360 II regnodi'JHWH e del suo Messia
"Scavando" gli orecchi al salmista (v. 7b), Dio l'ha reso capace
di ascoltare la parola di Dio. Ora, dunque, egli può rispondere («al-
lora ho detto», v. 8a).
«Ecco, sono qui». TM suona letteralmente: «Ecco, sono venu-
to, »הנה באתי. Con questa frase si esprime di solito, concretamente,
il percorso fatto per prender parte all'azione liturgica (sinagoga-
le?) 81 . Qui però è percepibile un significato traslato: il salmista si
mette a disposizione di Dio, offre a lui la sua vita in luogo dell'of-
ferta sacrificale. «Non hai chiesto olocausto e sacrificio...» (v. 7),
«allora ho detto: "Eccomi, sono qui"» (v. 8). L'"essere qui" è pre-
sentato come sostituzione del sacrificio. In questo senso la frase tro-
va corrispondenza nei racconti di vocazione profetica (cf. Is 6, 8; 50,
5). Come il servo sofferente, anche l'orante del Sal 40 ha i tratti in-
confondibili di un profeta (cf. w. 4.6.7b).
«Nel compiere ciò che ti è gradito, mio Dio, è la mia gioia» (v.
9ab). "Ciò che ti è gradito" ( )רצונךsta in parallelo con "il rotolo del
libro" (מגלת ספר, v. 8b) e con "la tua legge" (תורתך, v. 9c). Le tre
espressioni sono sinonimi 82 . Però dicendo "ciò che ti è gradito" il
salmista lascia capire che la sua obbedienza non è rivolta a un codi-
ce di leggi, ma ad una persona. Il "rotolo del libro" è espressione di
ciò che J H W H "gradisce". Si tratta di un rapporto di amore 83 , non
di adorazione della lettera. J H W H è chiamato "mio Dio", אלהי,
80
Cf. M. Girard 1984, p. 328; Auffret 1987, pp. 230-231.
81
Cf. Braulik 1975, p. 172.
82
Per l'equazione תורה = רצונך, cf. Esd 10, 11 con 10, 3.
83
Cf. ThWAT VII, col. 641 (.Barstad).
Salmo 19 361
84
Così Braulik 1975, p. 155.
85
Eccezione forma, forse, Dt 30, 11-14, in cui probabilmente è presente la teolo-
già della nuova alleanza.
362 II regno di' JHWH e del suo Messia
La somiglianza non si limita alle singole parole (תורה, cf. Sal 40,
9c; בקרב, cf. Sal 40, 9c; כתב, cf. Sal 40, 8c; אלהים, cf. Sal 40, 9b), ma
riguarda il contenuto. Secondo Geremia, il fallimento della prima
alleanza era dovuto al fatto che la volontà di Israele era diversa da
quella di Dio. La legge di Dio era scritta su tavole di pietra, non nel
loro cuore, rimaneva estranea al loro animo, per cui l'osservanza di-
veniva impossibile. La nuova alleanza viene contrassegnata dal fat-
to che la legge viene scritta nel cuore degli israeliti, in modo che tra
la volontà di Dio e quella del popolo ci sia un'intima consonanza.
Lo stesso concetto viene espresso anche da Ezechiele:
«Egli ha la legge ( )תורהdel suo Dio nel suo cuore: i suoi passi non va-
cillano».
Salmo 19 363
«Egli mi disse: Figlio dell'uomo, mangia quello che trovi, mangia que-
sto rotolo ()מגלה, poi va' e parla alla casa di Israele. Io apersi la mia
bocca, ed egli mi fece mangiare il rotolo ()מגלה. Egli mi disse: Figlio
dell'uomo, dà da mangiare al tuo ventre, riempi le tue viscere ()מעיך
con questo rotolo ()מגלה, che io ti do» (Ez 3, 1-3).
86
Haag si pronuncia contro un riferimento di Sal 40, 7-9 alla teologia della nuo-
va alleanza, proprio a motivo del carattere escatologico di questa (Haag 1995, p. 67).
Ma già K. Barth notava le dimensioni straordinarie della figura del salmista nel Sal 40:
«Il Salmista ha certo parlato di se stesso, ma, appunto, di se stesso in quanto guardava
in tutt'altra direzione, cioè là dove egli rivolgeva la sua preghiera» (K. Barth 1959, pp.
671-672). Gli fa eco Kidner: «...with a declaration which in reality none but the Mes-
siah will be able to fulfil, as the New Testament makes plain» (Kidner 1973, p. 158).
87
Cf. sopra, pp. 215, 222.
364 II regnodi'JHWH e del suo Messia
Tabella 78
88
Seybold 1996, p. 169.
89
Alonso Schòkel e Camiti 1992, p. 687.
Salmo 19 365
cato (cf. Sal 39, 2), qui è peccato tacere. Tra i due brani intercorre
l'esperienza della salvezza (Sal 40, 2-3).
Oggetto dell'annuncio non può essere che la salvezza che il sai-
mista ha sperimentato. Così la quarta strofa si congiunge con la se-
conda 90 e la prima. Solo che i verbi al v. 4 e 6e sono all'imperfetto,
indicando un'azione futura ("lo vedranno molti e temeranno...", v.
4c; "io voglio annunciarli e parlarne", v. 6e), mentre nei w. 10-11 es-
si sono prevalentemente al perfetto, indicando un'azione passata
("ho annunciato", v. 10; "non ho nascosto..., ho parlato..., non ho
occultato", v. 11). Solo il v. lOcd è redatto all'imperfetto: "non chiù-
derò", לא אכלא. Si può pensare, in questo caso, ad uno sguardo al
futuro, sebbene una traduzione al passato non sia, anche qui, im-
possibile. Secondo Delitzsch «è tutto uno sguardo indietro» 91 . Na-
turalmente, il passato a cui il salmista si riferisce è il "canto nuovo",
da lui intonato ai w. 5-9.
E interessante notare che nei w. 10-11 non si faccia accenno ad
avvenimenti, come al v. 6, ma a qualità divine. Sono quegli aspetti
dell'essere di Dio che si sono manifestati nell'avvenimento salvifico.
E dunque per la terza volta si parla di questo avvenimento. La pri-
ma volta (w. 2-3) il salmista ha redatto un racconto dell'awenimen-
to della salvezza; la seconda (v. 6) ha ringraziato Dio, riconoscendo-
ne in lui l'autore; la terza (w. 10-11) egli contempla il volto che Dio
ha rivelato in questo avvenimento di salvezza. Le qualità di Dio che
vengono menzionate sono sei, ma la prima, la "giustizia" ()צדק, ha
una posizione di rilievo, per essere in stato assoluto, mentre le altre
cinque hanno tutte il pronome possessivo di seconda persona (cf.
tab. 79).
Tabella 79
צדק, "giustizia" (IOa) צדקתך, "la tua giustizia" (Ila)
אמונתך, "la tua verità" (Ile) תשועתך,^ tua salvezza" (Ile)
חסדך, "il tuo amore" (lld) אמתך, "la tua fedeltà" (lld)
90
Cf. sopra, p. 342, tab. 73.
9
1 Delitzsch 1984, p. 311.
366 II regnodi'JHWH e del suo Messia
92
Cf. sopra, pp. 220-221.
93
Braulik 1975, p. 173. Tale significato viene confermato dal parallelo con Esd
10, 1. Si noti che l'assemblea non si riunisce nel tempio.
Salmo 19 367
stessa dialettica anche nella seconda parte del Sal 22. Il popolo di Dio,
cqtne popolo dei poveri, non è chiuso in se stesso, ma ha una dimen-
sicfne universale. Esso è aperto a tutti i poveri del mondo, a cui la sai-
vefcza del salmista offre motivo di speranza.
I קהלè, ad ogni modo, un'assemblea cultuale. Non è vero, dun-
qtie, che il salmista voglia abolire il culto. Come nota Mowinckel, si
tfatta non dell'abolizione del culto, ma della sostituzione di un tipo
di culto con un altro, cioè della sostituzione del "sacrificio" con la
"lode" 94. In questa maniera il culto viene spiritualizzato, in due di-
rezioni: (a) esso non può essere in alcun modo sostituzione del "cui-
to della vita" (cf. w. 7-9); (b) questo "culto della vita" si esprime
non con il sacrificio ma con la lode, cioè con la preghiera dei salmi
(w. 10-11) 95. Il salmista dà molta importanza a questa lode. Si trat-
ta di un "canto nuovo", che Dio stesso gli ha posto in bocca (v. 4).
Il salmista si sente ispirato e chiamato da Dio, come un profeta. Co-
me sopra si accennava, la situazione storica è aperta: potrebbe trat-
tarsi di un'epoca senza tempio, o anche di una comunità alternativa
al sacerdozio ufficiale. Il fatto è che affermazioni simili sono fre-
quenti nei salmi: cf. Sai50, 14.23; 69, 31-32; 116, 16b-17; 141, 2 (e
ancora 51, 18-19; 107, 22 e Gb 33, 26-28). זבח לאלהים תודה, «offri in
sacrificio a Dio la lode», chiede Sal 50, 14, e Sal 116, 17 gli fa eco:
לך אזבח זבח תודה, «ti offrirò il sacrificio della lode». La preghiera cri-
stiana dei salmi trova qui il suo fondamento.
Il termine צדק, "giustizia", viene sviluppato nel v. 11 in una se-
rie di cinque attributi, o qualità, di JHWH.
צדקה ־־, "giustizia" (v. Ila). Ora vista come attributo di Dio, è
la sua capacità di ristabilire l'ordine del mondo, quando que-
sto sia stato turbato. Si tratta di giustizia salvifica, come il sai-
mista ha sperimentato nella sua guarigione 96 .
- אמונה, "verità" (v. Ile). Come il quinto attributo, אמת, "fedel-
tà", אמונהviene dalla radice אמן, che indica stabilità, affidabi-
lità. Di J H W H ci si può fidare, egli è fedele, mantiene le sue
promesse: il salmista lo può testimoniare.
94
Mowinckel 1921-1924 VI, p. 54; Mowinckel 1951, p. 272; Hermisson 1965,
pp. 45-46; Bornkamm 1964, pp. 52-59.
9
^ Cf. Zenger 1998, pp. 47-48; Zenger 1999.
96
Questo è tipico per la giustizia divina: «La giustizia di J H W H non era una nor-
ma, ma consisteva in opere, e precisamente, in opere di salvezza» (Von Rad 1972-1974
7, p. 421).
368 II regno di' JHWH e del suo Messia
Tabella 80
97
Contro Castellino, Kraus, Braulik, Zenger, Seybold, ecc. (cf. sopra, p. 338).
98
Si veda, p. es., Castellino, che fa iniziare con il v. 12 la seconda parte del sai-
mo (Castellino 1955, p. 401), però deve emendare il testo. Simile è la proposta di Ai-
roldi, che propone di leggere nel v. 12a, al posto di 'attàh, "tu", ,àtéh, "vieni" (Airoldi
1968, p. 249).
99
Cf. La Nuovissima Versione della Bibbia (Lancellotti)׳. «Sì, si sono accumula-
ti su di me malanni senza numero...». TOB omette semplicemente la particella: «Des
malheurs sans nombre allaient me submerger...».
100
Così pensa Craigie 1983, p. 316.
ו
I
I
Salmo 19 371
ן Come nel ν. 12, anche qui i legami lessicali con le strofe prece-
I denti sono notevoli. Anzitutto l'oggetto di אפף, "circondare", è intro-
ן dotto in ebraico dalla preposizione על: "contro di me (")עלי. L'espres-
I sione rimanda al v. 8c: כתוב עלי, «a me è stato prescritto». Esiste
I un'antitesi tra i due passi, tra la volontà di Dio "a riguardo" del sai-
ן mista, e l'attacco della malattia "contro" di lui. La stessa antitesi si
I può notare nella ripresa dei due termini ספר, "contare", e עצם, "essere
I, forte, grande, numeroso" dal v. 6. "Molti" sono i prodigi di JHWH,
Ϊ. "troppi per poterli raccontare" (עצמו מספר, ν. 6), ma "molte" sono ora
! le sciagure dell'orante, "senza numero" (אין מספר, ν. 13b), «più nume-
1 rose dei capelli della testa» (עצמו משערות ראשי, ν. 13e). Anche il "cuo-
1 re" ()לבי, nel cui interno l'orante aveva non aveva rinchiuso la "buo-
Ι: na nuova" (v. llb), ora lo ha abbandonato (v. 13f). La situazione pre-
I sente, dunque, contraddice la passata esperienza di salvezza.
1; Alla personificazione degli attributi di Dio nel v. 12c («il tuo
È, amore e la tua fedeltà sempre mi custodiranno»), corrisponde nel v.
il 13 la personificazione delle forze del male101. Accanto al salmista ora
m non sta l'amore fedele di JHWH, ma "sciagure" e "colpe". Le "col-
g' pe" ( )עונתיgli stanno alle calcagna, lo inseguono per annientarlo, e Γ-
I hanno quasi raggiunto102. In forma positiva, il pensiero si trova in Sal
\ 103, 12: «Come l'Occidente dista dall'Oriente, così egli allontana da
! noi le nostre colpe». La colpa perseguita il peccatore come un desti-
ן no negativo. Se Dio non interviene per spezzare con il suo perdono
!; la catena "colpa-sventura" 103, i peccati commessi distruggono la vita
| di un uomo. La situazione che viene evocata è simile a quella del v. 3,
\ dove si parlava di "pozzo della perdizione" e "fango della palude".
Nuova è l'accentuazione delle colpe come causa della sciagura
[: (ma anche questo elemento è in certa forma anticipato nel sacrifico
| espiatorio, חטאה, del v. 7c). Se queste siano quelle commesse prima
I della salvezza ο altre, posteriori al perdono di Dio, non è detto 104. Il
f contesto farebbe pensare piuttosto all'ultima alternativa. Questo non
\
È 101
l Così Ridderbos 1965, p. 303.
J 102 1\ verbo נשגhifil si riferisce usualmente all'inseguimento di un nemico, a una
;1' "persecuzione". In senso metaforico, si veda Dt 28, 15.45 (le maledizioni "perseguita-
ןno" colui che trasgredisce l'alleanza).
ί 103 Si v e c l a ancora Mi 7, 19: «Sì, tu sprofondi tutte le nostre colpe nel profondo
j; del mare».
104
Haag pensa che ci si riferisca alle colpe precedenti, che, nonostante siano sta-
! te perdonate da Dio, influenzano negativamente la situazione presente (Haag 1995, pp.
I 69-70). Il pensiero mi sembra un po' forzato.
372 II regnodi'JHWH e del suo Messia
sta in contraddizione con il fatto che egli porti nel cuore la legge di
J H W H (w. 8-9). La nuova alleanza non garantisce l'uomo da pecca-
ti ed errori, anzi il riconoscimento delle proprie colpe fa parte della
spiritualità dei poveri-di J H W H (cf. Sal 25, 8-9; 32, 1-5; 51, 19). Nel
Sal 25 l'orante è cosciente dei suoi peccati (cf. w. 7.8.11.18), eppure
si distingue da quanti «infidamente tradiscono l'alleanza» {Sai25, 3).
Del resto abbiamo visto lo stesso fenomeno anche nel Salò9 (il salmi-
sta sa di essere peccatore, pur distinguendosi dal )רשע.
Da un punto di vista storico, il ricoscimento delle colpe è tipi-
co della crisi dell'esilio. La tragedia dell'esilio ha insegnato a Israe-
le a non fare affidamento sulla propria giustizia ma sulla misericor-
dia di Dio. Il salmista sa che i propri peccati non sono un impedi-
mento all'intervento salvifico di Dio, anzi lo richiedono. Un'interpre-
tazione collettiva delle "sciagure", come quella proposta da Haag,
che vi vede la deplorevole situazione di Israele immediatamente do-
po l'esilio m , è possibile, ma non l'unica possibile. A mio avviso
niente impedisce di intendere il termine in senso individuale.
Si è visto che la traduzione del verbo ( לראותv. 13 d) è controver-
sa. Noi abbiamo optato per ritenere il TM, intendendo che ad im-
pedire la vista siano le lacrime (cf. Lam 5, 17; Sal 38, 11) 106. Appun-
to quest'ultimo parallelo appoggia l'ipotesi che si tratti di una ma-
latria, la cui causa viene vista nelle proprie colpe. D'altronde il ver-
bo ראהforma inclusione con la prima strofa («Lo vedranno []יראו
molti», v. 4c). Egli che, con il suo annuncio, ha permesso a molti di
"vedere", ora è ridotto alla cecità, "non può più vedere".
Qual è il soggetto del verbo ?עצמוSono le "sciagure" o le "col-
pe"? Dal punto di vista strutturale 107 e da quello grammaticale 108, è
più logico pensare all'ultima alternativa, cioè alle "colpe". E si com-
prende. Se le sciagure sono "fino all'inverosimile" (אד אין מספר, v.
13b), vuol dire che le colpe, che le hanno causate, sono anche "più
numerose dei capelli del capo" (v. 13e). Se la nostra interpretazione
è vera, allora si tratta di una confessione delle colpe di un'umiltà
straordinaria.
«E il mio cuore mi ha abbandonato» (v. 13f). Il senso di que-
st'espressione si chiarisce, ancora, alla luce di Sal 38, 11, dove il
105
Haag 1995, p. 69.
106
Cf. sopra, p. 337.
107
Si veda p. 369, tab. 80.
108
Questo infatti è il termine più vicino al verbo, l'ultimo ad essere menzionato.
Salmo 19 373
LA SECONDA PARTE, W . 1 4 - 1 8
109
Così intendono Maillot e Lelièvre 1962-1969 I, p. 261.
374 II regnodi'JHWH e del suo Messia
Tabella 81
A v. 15a Siano svergognati e confusi ( )בושtutti insieme
B v. 15c Indietreggino e siano coperti d'infamia
A' v. 16a Rimangano esterrefatti a causa della loro vergogna ()בוש
110
Si è notato che il verbo è assente in Sal 70, 2.
111
«The principal portion (V.15-16) hovers somewhere between lament and a
statement of confidence» (Craigie 1983, p. 316).
Salmo 40 375
Tabella 82
112
Si veda sopra il commento a Salii, 13-14 (pp. 204-206) e 17-19 (pp. 208-
210).
376 II regnodi'JHWH e del suo Messia
113
Seybold 1996, p. 170.
114
Sul rapporto tra la violenza e il sacrificio si vedano gli importanti lavori R. Gi-
rard 1972; R. Girard 1982; R. Girard 1983.
115
Delitzsch 1984, p. 312.
Salmo 19 377
Tabella 83
116
Cf. ThWAT VII, coli. 813-814 (Vanonl).
117
Cf. sopra, pp. 260-262; 277-280.
Salmo 19 379
118
Si noti come in Sal 70, 5 il termine sia leggermente diverso: .ישועתך
119
Così anche Braulik 1975, p. 194; Auffret 2001b, p. 407.
380 II regnodi'JHWH e del suo Messia
ducia del v. 12 120. Come in quel caso, anche qui la fiducia del salmi-
sta nasce dalla considerazione della propria povertà. Il fatto di esse-
re עני ואביוןè ritenuto motivo sufficiente per essere sicuro che Dio
pensi a lui. D'altra parte il verbo חשבsi collega con le מחשבותdel v. 6.
Là oggetto dei "pensieri" di Dio era il popolo dei poveri ()אלינו, qui
è la persona del salmista ()לי, a conferma dell'oscillazione tra la di-
mensione collettiva e quella individuale del salmo.
Tabella 84
v. 18cd II mio aiuto e il mio liberatore sei tu, mio Dio non tardare!
v. 14 In mio aiuto (ti piaccia) liberarmi JHWH affrettati!
120
In Sal 70, 6 si ha invece un imperativo: חושה, "affrettati". Si perde qui la dia-
lettica "indicativo-imperativo", e si perde il collegamento con il termine מחשבתיךdel v.
6. Questo fatto fa comprendere l'intenzionalità, nella seconda parte del Sal 40, di ri-
chiamarsi alla prima.
121
Anche qui, in Sal 70, 6 il vocabolo è leggermente diverso:עזרי.
Salmo 19 381
122
Ancora, Sal 70, 6 ha יהרה, non אלהי. La scelta del termine אלהיin 40, 18d non
è casuale.
123
Hossfeld e Zenger 1993a, p. 257.
UNA VISIONE D'INSIEME
1
Cf. Fiiglister 1986, pp. 81-105.
2
Questo punto è sviluppato in Barbiero 1999, pp. 50-62; Barbiero 2003, pp.
455-464. La mia ricerca mi porta a dissentire da E. Zenger, che ritiene che l'originaria
raccolta comprendesse i Sal 3 Al, mentre i Sal 1 e 2 vi sarebbero stati aggiunti succes-
sivamente, al momento di collegare il primo salterio davidico con altre raccolte (cf.
Zenger et al. 2001, pp. 320-321). I punti di contatto dei Salmi 1-2 con il primo libro
del salterio sono innegabili, per cui si deve pensare che la redazione che ha inserito
questi salmi nella (probabilmente preesistente) raccolta dei Salmi 3-41 ha anche riela׳
borato profondamente questa raccolta.
Una visione d'insieme 383
«Beato l'uomo che non segue la via degli empi» (Sal 1,1);
«Beato chi in lui si rifugia» (.Sali, 12);
«Beato l'uomo che ha posto in JHWH la sua fiducia» (Sal 40, 5);
«Beato l'uomo che ha cura del debole» (Sal 2).
3
Sull'aspetto della povertà nei salmi cf. Gelin 1953; Lohfink 1990b. Per una col-
locazione storica della spiritualità dei "poveri di JHWH" cf. Albertz 1992, pp. 569-576;
Lohfink 1986.
384 II regnodi'JHWH e del suo Messia
U N PROGRAMMA TEOLOGICO?
4
Cf. sopra, p. 345.
5
Cf. Barbiero 1999, pp. 618-619; Zenger 2002, 88-89.
6
Cf. sopra, pp. 21-22.
Una visione d'insieme 385
7
Kratz 1996. In senso analogo anche Steck 1988, pp. 242-243; Kratz 1992, pp.
36-38.
8
Quest'ipotesi viene presentata anche in Barbiero 1999, pp. 722-730; Barbiero
2003, pp. 476-480. Viene riproposta ora in una nuova formulazione, ma senza sostan-
ziali modifiche.
9
Cf. Zenger et al. 2001, p. 320: «Als Faustregel kann gelten: Die Abfolge der
Teilsammlungen im jetzigen Psalmenbuch entspricht auch ihrem Alter».
386 II regnodi'JHWH e del suo Messia
10
Sull'ambiente sociale della "Torafròmmigkeit" cf. Albertz 1992, pp. 623-633.
11
Cf. sopra, pp. 41-42.
12
Significativamente questi termini vengono attribuiti a J H W H in Sal 104, 1: dal
re divino {Sal 104), al re terreno {Sal 21), al figlio dell'uomo (Sal 8).
Una visione d'insieme 387
L'uomo del Sal 8 viene visto nelle due possibilità, quella degli
עוללים וינקים, che riconoscono la loro dipendenza da Dio, e quella
dello ( אויב ומתנקםv. 3), che rifiuta l'obbedienza, riprendendo l'atteg-
giamento dei "re della terra" del Sal 2 . 1 Sal 10-14 sviluppano que-
sta seconda possibilità, in corrispondenza questa volta con il rac-
conto del diluvio (cf. Sal 14, 1-3 con Gn 6, 5.12). L'uomo non è sta-
to all'altezza del compito che Dio gli ha affidato, tanto che il Sal 14
osserva pessimisticamente: «Tutti hanno traviato, tutti sono corrot-
ti; nessuno fa il bene, neppure uno» (v. 3).
«Chi si vanta dei carri, chi dei cavalli, noi siamo forti nel nome di
JHWH, nostro Dio: quelli si piegano e cadono, ma noi restiamo in
piedi e siamo saldi» {Sali0, 8-9).
con ! , esperienza storica dell'esilio. Per ciò che riguarda il tema del-
la monarchia, il Sal 22 contrappone al Messia trionfante dei Sal 18
e 21-22 l'immagine del "servo sofferente" del Deuteroisaia, antici-
pando così la tematica dell'ultima raccolta.
Per ciò che riguarda la tematica della legge, con il Sal 19 inizia
una serie di riferimenti al peccato, che è non all'esterno del salmi-
sta, ma nel suo cuore stesso, e da cui egli chiede con umiltà di esse-
re liberato (cf. Sal 19, 13-14, cf. 25, 7.8.11.18; 31, 11[TM]). Versola
fine della raccolta, il Sal 32 significativamente contrappone alla bea-
titudine del Sal 1, l'uomo che osserva la torah, quella dell'uomo «a
cui sono perdonati i peccati»: { אשרי נשוי פשע כסוי חטאהSal 32, 1). Si
preannuncia qui il tema della "nuova alleanza", che sarà poi svilup-
pato nei salmi dell'ultima raccolta.
Infine per ciò che riguarda il tempio, il difficile Sal 30, 8 contie-
ne un accenno alla perdita del tempio e della città santa. העמדת הררי
עז, «hai conferito forza al mio monte» (v. 8a) riflette la teologia di
Sion e dell'inviolabilità della città santa (cf. Sal 48); ma il seguito del
versetto: הסתרת פניך הייתי נבהל, «hai nascosto il tuo volto, sono rima-
sto sconvolto», sembra alludere alla perdita di questo dono, awenu-
ta appunto con la distruzione di Gerusalemme. L'allusione al tem-
pio viene esplicitata dal titolo: «Canto per la dedicazione del tem-
pio» (Sal 30, 1). Abbiamo visto che il Sal 40 orienta la speranza a
una presenza di Dio che non è necessariamente legata al tempio 13 .
Con la dossologia dei Sal 32-34 termina la parte centrale del pri-
mo libro, che ha un carattere fondamentalmente positivo, afferman-
do la validità delle istituzioni di salvezza nel popolo di Dio. Con il
Sal 35 inizia l'ultima raccolta, che è caratterizzata invece, come la
prima, dalla lamentazione 14.
Se confrontiamo le lamentazioni della prima raccolta con quel-
le dell'ultima, constatiamo un processo di interiorizzazione. Nei Sal-
mi 3-7 si presentavano situazioni esterne di oppressione e di pover-
tà da cui il salmista chiedeva di venir liberato. Nei Sal 35-41 l'oran-
te vede sempre più che all'origine dei suoi mali (si tratta general-
13
Cf. sopra, pp. 356-357; 358-360.
14
Cf. sopra, pp. 289-290.
390 II regno di' JHWH e del suo Messia
15
Sul legame tra i "servi" del salterio e il "servo sofferente" del secondo Isaia cf.
Berges 2000.
16
Cf. sopra, p. 197.
17
Zenger pone la redazione finale del salterio tra il 200 e il 150 a.C., cf. Zenger
et al. 2001, pp. 321-323.
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Christentum (HBS 18), Freiburg 1998, pp. 1-57 (= Zenger 1998).
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ne Tempel (WUNT 118), Tübingen 1999, pp. 115-130 (= Zenger
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Zenger, E., et al., Einleitung in das Alte Testament (Studienbücher Theo-
logie 1), Stuttgart 2001 (tr. it.: Introduzione all'Antico Testamento,
Brescia 2005) (= Zenger et. al. 2001).
Zenger, E. "Es sollen sich niederwerfen vor ihm alle Könige" (Ps 72, 11).
Redaktionsgeschichtlich e Beobachtungen zu Psalm 72 und zum Pro-
gramm des messianischen Psalters Ps 2-89, in E. Otto e E. Zenger
(edd.), "Mein Sohn bist du". Studien zu den Königspsalmen (SBS 192),
Stuttgart 2002, pp. 66-93 (= Zenger 2002).
INDICI
INDICE DEGLI AUTORI
192, 209, 235, 263, 298, 299, Toorn, van der K.: 95, 109, 415
303, 307, 321, 335, 338, 342, Tournay R.: 73, 123, 130, 168,
358, 359, 364, 370, 376, 405, 189,415
412.413 Tov E.: 413
Sheppard G.T.: 17, 31, 84, 87, Treves M.: 57, 415
91,409,413 Tromp N.: 261, 262, 278,415
Simon M.: 190, 401 Trublet J.: 16, 298,416
Simonetti C.: 169,413 Tucker W.D.: 87, 416
Sinclair L.A.: 396 Tuckett Ch.M.: 399
Slomovich E.: 102, 413
Smart J.D.: 283,284,413 Urassa W.M.: 128, 151,416
Smith M.S.: 35, 132, 236, 413,
414 VallG.: 188,416
Soggin J.-A.: 158,414 Van der PloeegJ.: 154, 416
Spieckermann H.: 124, 158, 166, Van der Woude: 284
168, 236, 241, 255 , 261, 263, Van Seters J.: 141,416
264, 267, 274, 277, 280, 286, Van Uchelen N.A.: 79, 238, 261,
326,411,414 416
Steck O.H.: 49, 91, 123, 124, Vang C.: 80,416
126, 127, 144, 153, 155, 156, Vanoni G.: 191,378,416
166, 168,385,414 Veijola T.: 266,275,416
Stegemann W.: 413 Vogels W.: 33,42,416
Steingrimsson S.Ö.: 236, 263, Vogt E.: 235, 251,256, 416
274.414 Von Rad G.: 165,367,416
Steins G.: 96,414 Vorgrimler H.: 418
Stenger W.: 233, 235, 414
Sticher C.: 51, 414 Wächter: 207 .
Stolz F.: 123, 190, 191,201,202, Walton: 260
213,230, 297,305,415 Waschke: 347
Strauss H.: 213, 415 Watts J.W.: 84, 416
Strawn B.A.: 188,415 Weimar P.: 191,416
Weiser A.: 57, 114, 117, 132,
Tagliacarne P.: 30,415 137, 138, 156, 299, 303, 340,
Talstra E.: 121,415 416
Tappy R.: 233, 415 Weiss M.: 16, 417
Taylor G.: 401 Wenin A.: 87, 401, 417
Taylor J.G.: 90, 415 Wenz G.: 414
Tertulliano: 85 Westermann C.: 21, 94, 116,190,
Thatcher T.: 230,415 235,349,417
Thomas D.W.: 410 Whybray R.N.: 31,417
Thomas M.E.:31,415 Wilhelmi G.: 56, 417
Thompson T.L.: 64, 75, 78, 415 Williamson H.G.M.: 407
428 Indice degli autori
Willis J.T.: 86, 417 136, 137, 138, 139, 140, 146,
Wilson G.H.: 17,21,22, 64,384, 148, 158, 162, 191, 197, 198,
385,417 212, 215, 233, 235, 245, 259,
Winter S.C.: 406 263, 274, 279, 281, 283, 287,
Winton Thomas D.: 312, 417 289, 293, 298, 304, 305, 313,
Wyatt N.: 132,164,168,169,417 329, 335, 336, 338, 342, 345,
351, 367, 370, 381, 382, 384,
Zenger E.: 14, 15, 17, 23, 24, 25, 385, 391, 404, 405, 408, 409,
34, 44, 51, 56, 57, 60, 65, 67, 411,412,417,418
68, 75, 76, 82, 83, 87, 94, 96, Zobel: 284
101, 109, 122, 124, 125, 133, Zorell: 79
INDICE SCRITTURISTICO
20,5:325 2, 10:318
22, 8.11:359 2, 13: 306
22, 13:359 3, 1:308
3,5:247
1 Cronache 4, 14: 78
9, 16: 303 5, 22: 66
10, 14: 278 7,1: 137
16: 14,78 7, 11:308
16,27: 130,141 7,17-18: 122,123
16, 38.41-42: 303 7, 17-19: 150,331
22,13:45 7, 19:297,329
28, 9: 278 7,20-21:331
29,15: 297, 327 9, 6: 269
29,25:130 9,22-23:275
9,27:331
2 Cronache 10, 8-9: 321
5, 12: 303 10, 8-12:201
9,4:251 10,10: 206
12,14:278 10,11:207
19,3:278 10,20: 331
22, 9: 278 10, 20-21:297,331
24,20: 45 10,21:331
24,33: 155 10, 21.22: 247
13,28: 323
Esdra 14,1-3.6: 331
14, 6: 297, 329
9, 8: 176
10,3:360 14,15: 153
10, 11:360 15,14:137
16, 18: 241 16, 6: 306
16, 10: 114
Neemia 19, 23-24: 359
19,25:48
8, 10: 129 21:306
9, 12.19: 244 21,18: 46
9,21:241 22,14:171
10, 1:366 25,2: 143
10, 30: 129 25,4: 137
11, 17:303 28: 157
28,15-17: 178
Giobbe
28, 15-19: 177
1,6:121 28, 17: 177
2, 1: 121 29, 16-17: 115
433 Indice scritturistico
3,25:79
Michea
7:64
7, 13-14: 72 3, 4: 66
7,14: 64 4:64
7, 18.21.22: 64 4, 1-3:227,266
7,18.22.27: 49 4,3-4:287
9,19:381 4, 6-8: 237
11,21: 130 4,14:114
11,27:251 5,1: 143
12,3: 155,219 5,3:221
6, 6-8: 274, 356
Osea 7,14:237
2,20: 144 7, 16-17:252
2, 23-24: 164 7, 19: 371
446 Indice scritturistico
15,31:224,229 Romani
15,34:194,229 1,20: 166
15,34.37: 196 7:52, 180,373
15,39: 221,229, 231 10, 18: 167
/ Corinzi
1,31-35:84 I,26-29: 142
3,17:46 II,7: 141
3,22:84 15, 19: 53
7, 46: 253 15,27: 151
9,35: 84
12,16-21:315 2 Corinzi
16, 19-31:212
5,21:206
17,11-19: 116
21:64
Galati
22,20: 351
22,30: 49 3:52
23,34:210,229
23,35a: 229 Efesini
23,35-37:200 1 , 2 2 : 151
Giovanni Filippesi
1,1-4: 165 2,12:78
1,3-4: 172
2, 1-11:254 Ebrei
2,4:53
1, 1-2: 174
3, 32-33:175
I,5:84
4,34:38,52
2 , 5 - 1 0 : 128, 151
5,23:81
2,7: 121
6, 39: 374 5,5: 84
9,3:318 5, 8: 358
15,1-17:43 8,3: 151
18,22:114 10,5:336
19,23-24:210 10,5-10: 355
19,24:229 II,13-16: 327
19,28: 207, 229 12,5-11:3 22
12,28-29: 78
Atti
4,23-28: 84 1 Pietro
13,32-33:84 2,11:327
13,33: 85
448 Indice scritturistico
Apocalisse 12,5:56, 85
2,26-27:56 19, 11-21:64
2,27:85 19, 15:56, 73,85
3,20: 257 20, 7-10: 64
6, 16-17: 82 22,2:43
INDICE GENERALE
PREFAZIONE pag. 5
ABBREVIAZIONI E SIGLE » 7
INTRODUZIONE » 13
Lo studio storico-critico dei salmi » 13
L'approccio sincronico » 15
Il primo libro del salterio » 21
SALMO 1 » 29
Traduzione » 29
Critica testuale » 29
Genere letterario e collocazione storica » 30
Struttura » 32
La prima strofa: la via del giusto (w. 1-3) » 34
La seconda strofa: la via degli empi (w. 4-5) » 45
Spiegazione teologica: v. 6 » 50
Il Salmo 1 e il Nuovo Testamento » 52
SALMO 2 » 54
Traduzione » 54
Critica testuale » 55
Genere letterario e Sitz im Leben » 56
Struttura » 58
Redazione (?) » 60
La prima strofa, w. 1-3: la rivolta dei popoli » 61
La seconda strofa, w. 4-6: la risposta di J H W H . . . . » 65
La terza strofa, w. 7-9: il decreto messianico » 69
L'ultima strofa, w. 10-12: ?ultimatum ai popoli. . . . » 75
L'unità dei Salmi 1-2 » 85
450 Indice generale
SALMO 3 pag. 92
Traduzione » 92
Critica testuale » 93
Genere letterario e Sitz im Leben » 93
Struttura » 97
Il titolo, v. 1 » 101
La prima strofa, w. 2-4 » 103
La seconda strofa, w. 5 7״ 107 «
La terza strofa, w. 8-9 » 112
Il legame del Salmo 3 con il prologo del salterio . . . » 117
SALMO 8 » 119
Traduzione » 119
Critica testuale » 120
Genere letterario e Sitz im Leben » 122
La questione dell'unità » 123
Struttura » 125
Il titolo, v. 1 » 128
La prima cornice: terra e cielo, v. 2 » 128
La prima strofa: «Con la bocca di bimbi e lattanti», v. 3 » 131
La seconda cornice: cielo e figlio d'uomo, w. 4-5 . . . » 135
La seconda strofa: l'uomo, re della creazione, w. 6-9 . » 139
La terza cornice: la gloria di J H W H sulla terra, v. 10 . » 148
Il Salmo 8 nella raccolta dei Salmi 3-14 » 149
SALMO 19 » 152
Traduzione » 152
Critica testuale » 153
Unità del salmo » 156
Struttura » 159
Il titolo, v. 1 » 162
Prima parte: la parola della creazione, w. 2-7 » 163
Seconda parte: la parola rivolta a Israele, w. 8-14 . . . » 172
Dedica: le parole del salmista, v. 15 » 183
SALMO 2 2 » 185
Traduzione » 185
Critica testuale » 187
Genere letterario e storia della redazione » 190
Struttura » 191
Indice generale 451
SALMO 2 3 » 232
Traduzione » 232
Critica testuale » 233
Struttura » 233
Genere letterario e ambiente storico » 235
La prima parte: il buon pastore, w. lb-4 » 237
La seconda parte: l'ospite magnifico, w. 5-6 » 250
SALMO 2 4 » 258
Traduzione » 258
Critica testuale » 259
Alcune ipotesi interpretative » 262
Struttura » 264
Il titolo, v . l a » 268
Prima strofa: JHWH, signore del mondo, w. lb-2 . . » 268
Seconda strofa: il monte di JHWH, w. 3-6 » 271
Terza strofa: JHWH, re della gloria, w. 7-10 » 280
SALMO 3 9 » 289
L'unità compositiva dei Salmi 35-41 » 289
Traduzione » 292
Critica testuale » 293
Genere letterario e ambientazione storica » 296
Struttura » 297
Il titolo, v i » 302
La prima strofa, w. 2-4 » 303
La seconda strofa, w. 5-7 » 308
La terza strofa, w. 8-12 » 316
La quarta strofa, w. 13-14 » 323
SALMO 4 0 » 333
Traduzione » 333
Critica testuale » 335
Un salmo, due o tre? » 338
Struttura » 340
452 Indice generale
BIBLIOGRAFIA » 393
ISBN 9 7 8 - 8 8 - 3 1 1 - 3 6 3 2 - 7
I
€ 32,00 U.