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IL PROIBIZIONISMO.

Sotto la Presidenza del Democratico Thomas Woodrow Wilson, il 28 ottobre 1919 viene


confermato il XVIII emendamento, con il quale gli USA bandiscono l’alcool vietandone
categoricamente fabbricazione, vendita, trasporto ed importazione. Il “nobile esperimento”, come
viene definito, dà avvio al Proibizionismo.

MANIFESTAZIONE DI PROTESTA.

Lo smodato incremento del consumo di alcool, che investe tanto le fasce benestanti della
popolazione quanto le masse di diseredati composte dai neri e dai bianchi del sud, diviene presto
un fenomeno dilagante e preoccupante. Riacquistano voce piccole organizzazioni a sfondo
moralistico o religioso – come la “American society for the promotion of temperance”, il
“Prohibition Party” o la “Anti-Saloon League” – che da decenni predicano il rigore dei costumi, e la
battaglia contro l’alcolismo diviene bandiera di un movimento di opinione sempre più vasto , che
giunge ad annoverare nomi come quelli di Henry Ford e John D. Rockefeller.

UNA DATA STORICA

Il XVIII emendamento, detto “Volstead Act”, che sancisce l’inizio del Proibizionismo entra
definitivamente in vigore il 16 gennaio 1920, una data che rimarrà incisa nella storia americana
non tanto per l’evento che la richiama quanto per gli sconvolgenti effetti che lo stesso determinerà
nei decenni a venire. Il provvedimento legislativo è accompagnato, infatti, dalle migliori intenzioni
e tende a sanare una pessima piega che la società americana va assumendo: donne che
manifestano pubblicamente la propria rabbia per i maltrattamenti ormai quotidiani da parte di
mariti ubriachi (in una fase, peraltro, in cui il ruolo della donna americana è in forte ascesa);
etilismo fra i giovani; violenza per le strade; crollo dei rendimenti sul lavoro e, quindi, della
produttività.

Per capire quanto questa legge fosse ben vista anche dalla mafia locale per le prospettive di
guadagno, basti pensare che già nella notte tra il 15 e il 16 gennaio, a mezzanotte e trequarti (45
minuti dopo l’entrata in vigore), a Chicago una banda armata assaltò un treno e rapinò un carico di
whiskey del valore di 100.000 dollari, dando così il via ufficiale al traffico degli alcoolici. Va da se
infatti che le prime conseguenze di un regime di proibizione, di qualunque sostanza, sono la sua
comparsa sul mercato nero (in forma spesso nociva ed adulterata) e il suo aumento esponenziale
di prezzo.

Quello che non viene compreso dalla classe dirigente è che un atteggiamento proibizionistico in
una società ricca e libera non può che sortire un effetto contrario a quello desiderato, e che
sarebbe stato molto meglio lanciare una campagna educativa sul rapporto con l’alcool insieme a
misure restrittive, piuttosto che bandirlo. L’effetto che ne sortisce, infatti, è quello di determinare
una reazione negativa in buona parte della popolazione che, per procacciarsi  birra e whisky, non
esita a rivolgersi al contrabbando. La malavita, vissuta fino a quel momento in una nicchia
fisiologica, coglie al volo l’opportunità di impadronirsi di un intero settore industriale e
commerciale: fioriscono distillerie clandestine in tutta la nazione parallelamente all’importazione
illecita di bevande alcoliche, e le grandi città registrano l’apertura di migliaia di locali, gli
“speakeasy” che, sfidando o eludendo i divieti, servono regolarmente birra e liquori di pessima
qualità traendone profitti altissimi. Il rigoglio della criminalità promuove il fenomeno del
gangsterismo, e le guerre fra clan per il controllo del mercato dell’alcool provocano
quotidianamente violenza e morte per le strade.

Al Capone, ormai personaggio pubblico, in una delle sue interviste rilasciò una dichiarazione
sconcertante in merito: “Ho fatto i soldi fornendo un prodotto richiesto dalla gente. Se questo è
illegale, anche i miei clienti, centinaia di persone della buona società, infrangono la legge. La sola
differenza fra noi è che io vendo e loro comprano. Tutti mi chiamano gangster.”

Nel 1929 il Congresso votò un ampliamento alla legge sul Proibizionismo, ritenendo che la stessa
non avesse funzionato per quasi un decennio a causa della sua blandezza, approvando una norma
che prevedeva pene detentive anche per chi consumasse alcool e non solo per chi lo
fabbricava/vendeva/deteneva. La teoria era la solita: “se arrestiamo chi beve, limitiamo i clienti, il
traffico.

Ma in verità a distanza di anni il proibizionismo mostrò effetti opposti a quelli tanto decantati al
varo della legge, tanto che si cominciò a discutere sull’abolizione della legge. La gente cominciò a
scendere in piazza per dimostrare contro il regime di intolleranza e gli stessi industriali
“sostenitori” dell’anti-saloon league, si accorsero ben presto che il Governo degli Stati Uniti, non
ricevendo più proventi dalla tassa sull’importazione di alcool, cominciò ad aumentare la pressione
fiscale sulle grandi aziende, tra cui le loro. Questo portò personaggi del calibro di Rockefeller e Joy
a fare un passo indietro e ad ammettere il loro errore.

LA FINE DELPROIBIZIONISMO.

Quando, nel 1932, Franklin Delano Roosevelt viene eletto Presidente degli USA, si trova a dover
fronteggiare una gravissima crisi economica conseguente al crollo della Borsa di New York
dell’ottobre 1929. Alla disastrosa situazione si aggiungono gli effetti nefasti del proibizionismo che
hanno raggiunto proporzioni davvero preoccupanti. Roosevelt dà immediato avvio ad un vasto
programma di riforme, il “New Deal”, ed ottiene che il Congresso approvi, nel 1933, il XX
Emendamento con il quale si liberalizza l’uso dell’alcool .

AL CAPONE.
Nato a Brooklyn nel 1899 da genitori immigrati dall’Italia, Al Capone (Alphonse Gabriel Capone) si
dedica sin da ragazzino ad attività di piccola criminalità, distinguendosi per crudeltà ed astuzia.
All’età di vent’anni ha già al suo attivo due omicidi, oltre ad una serie di altri reati, tanto che il capo
della sua banda, Frankie Yale, decide di trasferirlo a Chicago. Qui entra nel clan di un altro boss,
Johnny Torrio che, qualche tempo dopo, gli affida le redini dell’organizzazione.

Si lancia subito nel contrabbando dell’alcool, riuscendo a trarne una vera fortuna economica e
divenendone, grazie alla sua spietatezza, ad una campagna di corruzione ed alla speciale abilità
nella gestione finanziaria, capo indiscusso e temutissimo. Ne fa le spese la gang rivale di Bugs
Muran, sterminata dagli uomini di Al Capone nella “Strage di San Valentino”, il 14 febbraio 1929.
La potenza del boss italo-americano continua a crescere fino a quando, non riuscendo ad accusarlo
di alcun delitto, gli agenti federali riescono ad arrestarlo per evasione fiscale, ponendo fine alla sua
carriera.

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