Sei sulla pagina 1di 6

Émilie Du Châtelet

BIOGRAFIA

Gabrielle Émilie Le Tonnelier de Breteuil, marchesa di Châtelet,


nacque a Parigi il 17/02/1706. Fu una matematica, fisica e letterata
francese.
Unica femmina di sette figli, il padre ricoprivca incarichi importanti
di segretario e diplomatico presso la corte di Luigi XIV e teneva
settimanalmente incontri con i più rispettati scrittori e scienziati
dell’epoca.
La sua educazione è stata oggetto di molte speculazioni, ma non è
appurata con certezza. Fu spinta dal padre, che ne riconobbe
l’intelligenza precoce, a discutere di scienza e di astronomia con
personalità importanti dall’età di dieci anni.
Varie fonti indicano che la madre non approvasse l’interesse della
figlia alle scienze né gli incoraggiamenti del padre, considerati a dir
poco inusuali per l’epoca, tanto da minacciare varie volte di
rinchiudere la ragazza in convento.
All’età di dodici anni, Émilie conosceva fluentemente il greco, il
latino, l’italiano e il tedesco, ma ricevette un’educazione
specialmente matematica e scientifica. Si interessò inoltre di
danza, recitazione, canto e musica.
Diciannovenne, fu costretta a sposare per ragioni politiche il
marchese Florent Claude du Châtelet, ma il matrimonio non le
impedì di avere una vita sentimentale assai libera.
Dopo aver dato alla luce tre figli, le fu concesso di continuare gli
studi matematici sotto la tutela di Moreau de Maupertuis, direttore
dell’Accademia delle Scienze, e Alexis Clairaut, matematico
conosciuto per il teorema di Clairaut.
Una delle sue relazioni più significative fu quella con il filosofo
francese Voltaire. Invitato a vivere nella sua villa a Cirey-sur-
Blaise, nel nord-est della Francia, i due furono a lungo compagni di
studio. Entrambi appassionati di lettere e di scienze, misero
insieme una libreria di 21.000 volumi, più che nella maggior parte
delle università europee, e crearono un laboratorio di fisica
all’interno della casa di du Châtelet.
Citata più volte nelle lettere agli amici come una studiosa
intelligente e rispettabile, Voltaire riconobbe il suo contributo
all’opera “Elementi sulla Filosofia di Newton”, in cui, sebbene solo
il nome di Voltaire appaia sulla copertina, il frontespizio ritrae du
Châtelet come la sua musa che riflette, con uno specchio, il
pensiero di Newton su Voltaire, che dirà a un amico: “Lei detta e io
scrivo”.
Secondo alcune fonti, Voltaire e du Châtelet parteciparono
separatamente al premio dell’Accademia di Parigi del 1738 sulla
natura del fuoco. Nonostante nessuno dei due si aggiudicò il
premio, entrambi i loro saggi furono pubblicati, rendendo du
Châtelet la prima donna a vedere un proprio saggio scientifico
pubblicato dall’Accademia.
Secondo un’altra fonte, tuttavia, proprio questa brillantezza
scientifica della donna fu tra le cause della sua rottura con
Voltaire, che non avrebbe potuto sopportare l’umiliazione di
intrattenere una relazione con una donna che eccelleva proprio
nelle arti scientifiche in cui lui era più debole.
Nel 1748, du Châtelet rimase in cinta in seguito a una relazione
con il poeta Jean François de Saint-Lambert. All’epoca, tuttavia,
una gravidanza superati i quarant’anni era considerata una
condanna a morte. Secondo una fonte, il poeta, anch’egli umiliato
dall’intelligenza superiore della donna, la mise in cinta di proposito
non rispettando i ritmi di contraccezione.
Successivamente alla gravidanza, nel 1749, du Châtelet morì per
un’embolia polmonare.

PENSIERO FILOSOFICO

Nei suoi scritti, du Châtelet critica la filosofia di John Locke. La


donna infatti enfatizza la necessità di verificare la conoscenza
attraverso l’esperienza sensibile e crede nell’esistenza di principi
universali innati che condizionano la conoscenza e le azioni
umane, rifiutando così l’avversione di Locke all’esistenza di idee
innate e principi aprioristici. Al contrario di Locke, inoltre, ritiene
fondamentale il principio di contraddizione, che è alla base delle
sue riflessioni metodiche.
Infine afferma che le leggi matematiche sono necessarie per
arrivare alla conoscenza della verità.

SCRITTI SCIENTIFICI

In uno scritto del 1737 intitolato “Dissertation sur la nature et la


propagation du feu”, riassume le sue ricerche sulla scienza del
fuoco, ponendo le basi per la conoscenza della natura della luce,
dei raggi infrarossi e della fotografia (non so a che estensione).

Nel suo libro “Institutions de Physique” presenta in forma anonima


un commento alle nuove idee scientifiche e filosofiche. L’opera,
nata come libro di testo per gli studi del figlio tredicenne,
incorporava la presentazione del pensiero dei più importanti
studiosi dell’epoca.
Oggetto di un acceso dibattito, in quanto, pubblicato in forma
anonima, venne inizialmente reclamato dall’assistente tedesco
Samuel Koenig, rese, per la sua chiarezza espositiva, du Châtelet
membro dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna nel
1746.

Nel 1741 pubblicò un opuscolo in risposta al segretario


dell’Accademia delle Scienze Dortous de Mairan, che, in seguito a
una critica di du Châtelet alla sua opera sull’acceso dibattito delle
“force vives”, l’energia cinetica, le aveva indirizzato una serie di
argomentazioni in cui affermava l’appropriata espressione
matematica dell’energia cinetica da lui identificata, incolpando la
donna con toni dispregiativi nascosti sotto false lusinghe di non
essere in grado di leggere correttamente l’opera da lui scritta.
L’opuscolo presentato da du Châtelet fu una
controargomentazione punto per punto a sostegno della sua tesi
che costrinse de Mairan a ritirarsi dal dibattito.

“Sono lusingato, madame, dal fatto che tu prenderai tutti questi


pensieri come prova della stima che io ripongo nei tuoi pensieri
illuminati e nella tua buona capacità di comprensione, che non ti
permetterebbe di opprti alla verità quando ti viene presentata così
chiaramente”

“Ho letto e riletto la tua tesi e non riesco a trovare niente di diverso
da quanto ho esposto. Forse dovremmo definire chiaramente cosa
significa leggere”

Le ricerche di fisica di du Châtelet riguardarono soprattutto la


questione delle “forces vives” sull’enegia cinetica e la sua
conservazione. Ispirata dalle teorie di Leibniz, ripeté e pubblicò un
esperimento originariamente ideato da Willem’s Gravesand in cui
delle sfere venivano fatte cadere da altezze diverse su uno strato
di argilla morbida. Mentre gli studi precedenti di Newton e Voltaire
erano giunti alla conclusione che l’energia fosse indistinta dalla
quantità di moto, e quindi proporzionale alla velocità (m x v),
l’esperimento di du Châtelet mostrò che l’energia cinetica, data
dalla massa delle sfere, fosse proporzionale alla radice quadrata
della velocità e che la deformazione dell’argilla fosse direttamente
proporzionale all’altezza da cui le sfere erano state fatte cadere.
Questa dimostrazione fu un passo avanti verso la scrittura
dell’attuale formula dell’energia cinetica (1/2mv2), oltre che una
prova che, al contrario di come affermava Newton, solo l’energia
meccanica si conservasse.

Il più grande successo di du Châtelet fu tuttavia la traduzione in


francese con commento dei “Principia” di Newton, in cui incluse i
suoi studi sulla conservazione dell’energia derivati dai prinicipi
della meccanica di Newton. Pubblicata dieci anni dopo la sua
morte, ad oggi la sua traduzione dei “Principia” è la traduzione
standard dell’opera in francese, oltre che l’unica completa.

ALTRE OPERE

Du Châtelet redasse un’analisi dell’intera Bibbia, tradusse un


libero adattamento della “Favola delle Api” di Bernard de
Mandeville e scrisse opere di ottica, linguistica e trattati sulla
natura del libero arbitrio.

Du Châtelet scrisse inoltre una monografia, “Discorso sulla


Felicità”, in cui trattava della natura della felictà sia in generale,
sia, nello specifico, per le donne. In questo scritto pone il suo
amore per gli uomini e il gioco d’azzardo (era appassionata dei
dadi, in cui riusciva a vincere quasi sempre grazie alle strategie
identificate con le sue abilità matematiche) sullo stesso piano
dell’amore per lo studio, affermando che proprio quest’ultimo è
l’unico campo dove le donne possono trovare indipendenza e
sollievo dalle restrizioni che sono imposte loro.

“Di tutte le passioni, l’amore per la conoscenza contribuisce in


massima parte all nostra felicità. Lì c’è una passione da cui
un’anima elevata non è mai interamente esente, quella della
gloria; conoscere è l’unico modo per metà dell’umanità di acquisire
la gloria, tuttavia è proprio questa metà che viene privata dei mezzi
necessari all’educazione, rendendo impossibile l’assaggio di
questa gloria”

Per quanto riguarda l’amore ha un punto di vista estremamente


pragmatico:

“Non permettiamo mai al nostro cuore di mantenere la più piccola


scintilla verso qualcuno il cui interesse è diminuito o che ha
smesso di amarci. È necessario abbandonare l’amore ad un certo
punto, anche se non si è invecchiati, e questo punto deve essere
quando quell’amore ha smesso di renderci felici”

Nella prefazione della “Favola delle Api”, du Châtelet si batte per


l’educazione delle donne, specialmente per l’accesso
all’educazione secondaria, insistendo che, negando alle donne
una buona educazione, la società non consente loro di diventare
figure eminenti nelle arti e nelle scienze.

RICONOSCIMENTI

Rendendo i “Principia” di Newton accessibili in un francese


accurato e moderno, du Châtelet diede un contributo scientifico
cruciale.
In suo onore sono stati chiamti un cratere di Venere e un asteroide
minore.
Sulla sua vita sono stati scritti tre spettacoli teatrali di Karen
Zacarias, Lauren Gunderson e Jyl Bonaguro, oltre che un’opera:
“Émilie” di Raija Saariaho.
Nonostante ciò, dalla sua mortw, du Châtelet ha sempre ricoperto
il ruolo dell’amante di Voltaire, come se fosse una sua proprietà o
tutt’al più una segretaria intelligente.
Voltaire stesso, tuttavia, la celebrava come un genio grande e
potente e la definì: un grande uomo il cui maggior difetto fu di
essere una donna.
Anche nel periodo della sua vita, però, non mancarono le critiche e
le difficoltà: oltre alle già accennate dispute con il segretario
dell’Accademia delle Scienze, le fu spesso necessario pubblicare
opere nell’anonimato o ricorrendo al nome di penna Breteuil
Duchastellet. Il filosofo tedesco Immanuel Kant la definì una donna
che, parlando di meccanica, avrebbe potuto benissimo avere la
barba. Tuttavia è interessante evidenziare che il primo scritto del
filosofo
si concentra sull’opuscolo scritto dalla donna contro de Mairan e
che il suo più grande oppositore, Johann Augustus Eberhard
accusi Kant di essersi appropriato di alcune idee di du Châtelet.

Èmilie du Châtelet, Wikipedia


Celeste Olalquiaga, Cabinet, Issue 24, Inverno 2006/07
David Bodanis, Passionate Minds: The Great Enlightment Love
Affair

Potrebbero piacerti anche