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La fotocamera

Introduzione
La fotocamera è lo strumento per registrare su un supporto sensibile
le immagini. La luce riflessa dagli oggetti viene convogliata sulla
pellicola o sensore digitale, che alloggia nella fotocamera, tramite
delle lenti che formano lʼobiettivo.
Per far giungere alla fotocamera lʼesatta quantità di luce
(esposizione), per registrare lʼimmagine al meglio, ci sono due
meccanismi: lʼotturatore (fig. 1) ed il diaframma (fig. 2).

fig.1 fig.2

Lʼotturatore, come spiega la parola stessa, impedisce alla luce di


raggiungere il supporto sensibile, se non quando lo decide il
fotografo premendo sul pulsante di scatto; lʼotturatore è regolabile
per fornire tempi di esposizione che in genere vanno da 1/2000 di
secondo a 30 secondi.
Sul corpo della fotocamera si trova la ghiera di selezione dei tempi
di otturazione (fig. 3 e 4).
fig.3 fig.4

Il diaframma è inserito fra le lenti dellʼobiettivo (fig. 2); ogni obiettivo


ha il suo diaframma che consiste di svariate lamelle formanti un iride
il cui diametro è regolabile.

fig.5

Lo scopo del diaframma è quello di regolare la luminosità


dellʼimmagine che transita attraverso lʼobiettivo (fig. 5). La ghiera di
regolazione del diaframma si trova sul corpo dellʼobiettivo oppure,
come nelle moderne fotocamere, sul corpo macchina.
Lʼesatta esposizione viene determinata da uno strumento di
misurazione della luce: lʼesposimetro.
La luce misurata è convertita in dati di tempo e diaframma
impostabili sulla fotocamera.

Principi fondamentali

Una fotocamera elementare è molto semplice e può essere costruita utilizzando


una scatola a tenuta di luce, praticando un piccolo foro su una delle pareti e
ponendo del materiale sensibile sulla parete opposta.
La luce è riflessa da ogni corpo materiale in ogni direzione. Il foro stenopeico,
grazie al suo ridottissimo diametro, lascia passare un ristretto fascio di luce per
ogni punto del soggetto: questo forma sulla pellicola non un punto, bensì un
piccolo disco; dal sovrapporsi dei dischi abbiamo lʼimmagine stenopeica.
Lʼimmagine proiettata dal foro è poco luminosa, non molto nitida e con
profondità di campo illimitata; queste sono le uniche differenze dallʼimmagine
ottenibile con un obiettivo moderno. Possiamo dunque chiamarla fotografia a
tutti gli effetti.

Lʻesposizione

Introduzione
Immaginiamo due imbuti in tutto uguali tranne per il diametro del
cannello che nel primo imbuto è di 1 cm e nel secondo è di 2 cm.
Nel primo imbuto 1 litro dʼacqua impiega 20 secondi per passare,
mentre nel secondo imbuto impiega 10 secondi. Il tempo di
passaggio dellʼacqua è strettamente legato al diametro del cannello.
Se il litro dʼacqua è la nostra esposizione (lʼesatta “quantità” di luce)
ed il cannello è il diaframma dellʼobiettivo, è facile capire qualʼè la
relazione intercorrente fra il diaframma ed il tempo di otturazione.
Quando si raddoppia lʼinternsità luminosa aprendo il diaframma di
un valore si dovrà dimezzare il tempo di otturazione per mantenere
lʼesposizione inalterata.

Valori

Lʼotturatore può essere impostato su diversi tempi di posa. Ecco la


sequenza dei più comuni: 1/2000, 1/1000, 1/500, 1/250, 1/125, 1/60,
1/30, 1/15, 1/8, 1/4 di secondo 1/2 secondo 1 secondo, posa B.
Alcune fotocamere arrivano ad esposizioni di 1/8000 di secondo e di
30 secondi. La posa B significa che lʼotturatore rimane aperto per
tutto il tempo che viene tenuto premuto il pulsante di scatto.
Lʼanello di controllo del diaframma è tarato in valori f/, ognuno dei
quali in successione dimezza o raddoppia la luminosità. Ecco la
sequenza dal più luminoso al meno luminoso:
...< f/1.4, f/2.0, f/2.8, f/5.6, f/8.0, f/11, f/16, f/22, f/32, ...>.
Anche i tempi di posa sono calcolati allo stesso modo: in
successione dimezzano o raddoppiano la luce che raggiunge il
supporto sensibile. Questa uguaglianza aritmetica sul modo di
operare dellʼotturatore e del diaframma non è casuale, ma è
funzionale allʼesposizione.
Lʼesposizione è la quantità di luce necessaria al supporto sensibile
per registrare al meglio lʼimmagine. La stessa quantità ha molti modi
per essere espressa: con un diaframma luminoso ed un tempo
rapido (esempio: 1/1000s f/1.4), con un diaframma poco luminoso
ed un tempo lungo (esempio: 1/4s f/22), con un diaframma
intermedio ed un tempo intermedio (esempio: 1/60s f/5.6).
Ad esempio, se per fare un ritratto 1/125 di secondo ed f/8 è una
coppia tempo/diaframma valida,
nella stessa situazione di luce non
lo è più per fotografare
unʼautomobile in movimento.
Un tempo di esposizione di 1/125s
non è così rapido da garantire che
lʼautomobile venga registrata
ferma. Un tempo più adatto per
questo soggetto è di 1/1000s, ma non si può cambiare solo il tempo
dʼotturazione se lʼesposizione è la stessa; si deve cambiare anche il
valore del diaframma. Passare da 1/125s ad 1/1000s significa far
arrivare al sensore 6 volte meno luce. Per compensare questo
rapporto si deve aumentare la luminosità di 6 volte, passando da
unʼapertura del diaframma f/8 ad f/2.8.

Rapidità/sensibiltà

La rapidità di una pellicola o di un sensore esprime quanto essi


siano sensibili alla luce.
La sensibilità è espressa in ISO, che è lʼunione dei due sistemi
precedenti (ASA e DIN). Il sistema ASA è il più conosciuto ed usato.
La più piccola unità di misura della rapidità è il terzo di stop. Ogni tre
terzi di stop si ha il raddoppio della sensibilità e del numero che la
indica.

...< 25 32 40 50 64 80 100 125 160 200 250 320 400 500 640 800
1000 1250 1600 2000 2500 3200 4000 5000 6400 >...

Una pellicola da 200 ISO è sensibile il doppio di una da 100 ISO.


Ciò significa che per registrare una determinata scena la pellicola a
200 ISO necessita metà luce di una pellicola a 100 ISO, di
conseguenza si deve usare un tempo più rapido o un diaframma più
chiuso.

Stop

Nel linguaggio fotografico la parola stop significa “per 2” o “diviso 2”.


Aprire di uno stop significa raddoppiare lʼesposizione, sottoesporre
di due stop significa che lʼesposizione data è 4 volte inferiore alla
necessaria. Una pellicola a 400 ISO è due stop più sensibile/rapida
di una a 100 ISO.
Lʼesposizione corretta è quella quantità di luce che permette di
ottenere unʼimmagine con pienezza di dettagli sia nelle ombre che
nelle luci (ombre sottoesposte non hanno registrato alcun dettaglio e
luci sovraesposte non distinguono più alcun dettaglio).
Per determinare lʼesposizione è necessario usare uno strumento per
la misurazione della luce a scopi fotografici: lʼesposimetro.

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