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INTERVISTA A MARIE CURIE

«A dir la verità, il mio vero nome è Maria Skłodowska-Curie».

Mi scusi, che imbarazzo. Ma... posso chiederle come mai indossa quel pesante
grembiule?
«Lo faccio per lei: i miei esperimenti mi hanno resa radioattiva e le radiazioni non le
farebbero bene. Solo il piombo cucito dentro questo grembiule può fermarle. Lo sa che
anche tutti i miei appunti sono conservati in scatole piombate? Persino i miei libri di
ricette... e pensare che ero una schiappa in cucina! Alle pentole, ho sempre preferito gli
alambicchi».

Non la biasimo. Ma, di preciso, quando è nata la sua passione per la scienza?
«Mio padre, che insegnava fisica a scuola, mi diede le prime lezioni. Ero una bambina
molto curiosa e precoce: a quattro anni già sapevo leggere. Ma la mia famiglia era povera,
abitavamo a Varsavia e lì ai miei tempi le donne non potevano frequentare l'università.
Perciò, quando finii il ginnasio, feci un patto con mia sorella Bronya: lavorai come
governante per pagarle gli studi a Parigi. E, quando si laureò, lei fece lo stesso per me».

Che cosa ricorda del suo arrivo in Francia?


«Era il 1891, avevo quasi 24 anni. Viaggiai in treno per tre giorni, in quarta classe.
Ricordo ancora il momento in cui attraversai per la prima volta il cortile della Sorbona, la
più famosa università di Francia. Non volevo sembrare una provinciale e per iscrivermi
decisi di rendere più francese il mio nome: così diventai Marie».

In meno di tre anni si laureò in scienze fisiche e ottenne una borsa di studio per il
dottorato. È allora che nella sua vita entrò un uomo molto importante...
«Eh sì: mio marito, Pierre Curie. Ci siamo conosciuti nel 1894: dovevo studiare le
proprietà chimiche e magnetiche di certi acciai e lui era un esperto. Era uno scienziato
geniale e in più amavamo le stesse cose: la tranquillità, le passeggiate in bicicletta, il
giardinaggio. Ma soprattutto il nostro lavoro».

Infatti un anno dopo vi siete sposati. Avete condiviso la vita, due figlie e il laboratorio:
ci può parlare delle vostre scoperte più importanti?
«Tutto cominciò quando lo scienziato Henri Becquerel scoprì che l'uranio emette delle
radiazioni di origine naturale. Ha presente?

Uhmmm…ah si quelle che nei fumetti hanno fatto diventare Hulk verde!

Hulk chi?

No no nulla continui pure…


Dunque chiamai questa proprietà “radioattività”, per prima la misurai e presto scoprimmo
che, oltre all'uranio, esistevano altri due più potenti elementi radioattivi: il polonio,
battezzato così in onore della Polonia, la mia patria, e il radio, che brilla al buio. Non fu
semplice: c'è voluto tanto durissimo lavoro...

... Ripagato da molti importanti riconoscimenti: lei è stata la prima donna a vincere un
Nobel. Sarà stato elettrizzante essere l'unica scienziata in un mondo di uomini...
«Tutt'altro. È stato difficile, soprattutto dopo che Pierre è morto, nel 1906. I Francesi ce
l'avevano con me perché ero straniera e molti scienziati non mi sopportavano perché ero
donna. Ma quando cominciarono a dire che il radio non esisteva, lavorai senza sosta e
scoprii come ricavarne una quantità sufficiente a farli stare zitti. Fu così che vinsi il mio
secondo Nobel».

Eppure non ha mai brevettato la sua scoperta: ha spiegato a tutti come isolare il radio,
senza farsi pagare nulla. Lo sa che avrebbe potuto farci una fortuna?
«Pierre e io abbiamo sempre creduto che le scoperte servano al progresso della scienza e
al bene dell'umanità. Non a far soldi. E poi cosa avrei potuto volere di più? Ho viaggiato
in molti Paesi europei, ho incontrato la regina Elisabetta II d'Inghilterra, sono stata persino
due volte negli Stati Uniti. E ho avuto in dono una stupenda, velocissima automobile,
marca Henry Ford: che corse folli, a 70 chilometri orari!»

Insomma: deve tutto alla radioattività...


«Sì... anche la mia morte, purtroppo. Mi sentivo sempre così stanca... era colpa delle
radiazioni. È dura ammetterlo, ma il mio lavoro mi ha ucciso».

CARTA D'IDENTITÀ
Nome: Maria Skłodowska-Curie, meglio nota come Marie Curie
Soprannome: Manya
Professione: scienziata
Nata a: Varsavia (Polonia), il 7 novembre 1867
Morta a: Passy (Francia), il 4 luglio 1934
Causa di morte: anemia aplastica, dovuta al prolungato assorbimento di radiazioni
Segno zodiacale: Scorpione
Lingue conosciute: polacco, francese, inglese, tedesco
Figli: Irène (1897) ed Ève (1904)
Pregi: generosa, intelligente, dotata di ottima memoria
Difetti: inflessibile, austera, intransigente
Hobby: il giardinaggio e le passeggiate in bicicletta
La frase: “Non possiamo sperare di costruire un mondo migliore senza migliorare gli
individui”

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