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Stabilità delle travi

Aggiornato il 20 dicembre 2019

1 Equazioni indefinite di equilibrio


Si scrivono le equazioni di equilibrio che legano fra loro i carichi distribuiti lungo l’asse e quel-
li concentrati all’estremità applicati alla trave, la configurazione assunta dalla linea d’asse e
rappresentata dalla curva C e le caratteristiche della sollecitazione nel punto P , definite come:
Sforzo normale N : componente secondo la tangente a C in P della risultante delle forze
applicate sulla porzione di trave che precede (o segue) P ;

Sforzo di taglio T : componente secondo la normale a C in P della risultante delle forze


applicate sulla porzione di trave che precede (o segue) P ;

Momento flettente M : la risultante dei momenti valutati con polo in P delle forze applicate
sulla porzione di trave che precede (o segue) P .
Oltre a tali caratteristiche della sollecitazione, è opportuno introdurre anche le seguenti forze

H : componente secondo la direzione orizzontale della risultante delle forze applicate sulla
porzione di trave che precede (o segue) P ;

V : componente secondo la direzione verticale della risultante delle forze applicate sulla porzione
di trave che precede (o segue) P ;

Ovviamente valgono le seguenti

H= N cos θ + T sin θ
V = −N sin θ + T cos θ

e le inverse:

N= H cos θ − V sin θ
T = H sin θ + V cos θ

Le equazioni vengono scritte prendendo in considerazione un tratto infinitesimo di lunghezza


ds della curva. Si noti che in generale la tangente alla curva (e con essa le direzioni di T ed
N ) subirà una variazione di inclinazione pari a dθ nel passare da un estremo all’altro del tratto
infinitesimo di curva qui considerato (Fig. 1).

Equilibrio alla traslazione verticale

V − (V + dV ) − qds = 0
dV
⇒ dV = −qds ⇒ = −q
ds
d(−N sin θ + T cos θ)
⇒ = −q
ds
1 EQUAZIONI INDEFINITE DI EQUILIBRIO

Figura 1: Equilibrio nella configurazione C .

Equilibrio alla traslazione orizzontale

−H + (H + dH) + pds = 0
dH
⇒ dH = −pds ⇒ = −p
ds
d(N cos θ + T sin θ)
⇒ = −p
ds

Equilibrio alla rotazione Si scrive l’equilibrio alla rotazione rispetto alla sezione di destra:

M − (M + dM ) + T ds+
1 1
−m ds − pds ds sin θ − qds ds cos θ = 0
2 2

e, trascurando gli infinitesimi di ordine superiore,

dM
dM − T ds + m ds = 0 ⇒ =T −m
ds

In definitiva, le equazioni di equilibrio in configurazione deformata sono:

d (T cos θ) d (N sin θ)
− +q =0
ds ds
d (T sin θ) d (N cos θ)
+ +p=0
ds ds
dM
−T +m=0
ds

che si possono anche scrivere come:

dV
+q =0
ds
dH
+p=0
ds
dM
− (V cos θ + H sin θ) + m = 0
ds

2
2 Equazioni di congruenza
Si consideri ora che la curva in configurazione rettilinea orizzontale C0 subisca degli spostamenti
che la portano in una nuova configurazione, C . Il generico punto P appartenente alla curva
subirà degli spostamenti w e v (si veda la Fig. 2).
Abbiamo assunto in precedenza che la curva C rappresenta il luogo dei baricentri delle
sezioni della trave che stiamo esaminando; la trave è tuttavia un solido tridimensionale, quindi
per caratterizzare completamente la configurazione della trave non è sufficiente conoscere la
posizione dei baricentri delle sezioni ma anche, nell’ipotesi che le sezioni si mantengano piane,
la rotazione subita dalle sezioni stesse. Perciò a ciascun punto P va associata, oltre che gli
spostamenti u e v, anche la rotazione che la sezione con centro in P subisce nel passare da C0 a
C , che è indicata con ϕ. Si fa riferimento alla Fig. 2, dove si è indicato con ds il tratto infinitesimo
di trave nella configurazione indeformata e con ds∗ quello in configurazione deformata.
Si definiscono le caratteristiche della deformazione come:

Deformazione assiale ε : variazione di lunghezza relativa del tratto infinitesimo:

ds − dz ds
ε= = −1 (1)
dz dz

Curvatura χ : la differenza di rotazione fra le due sezioni alle estremità del tratto infinitesimo:


χ= (2)
ds

Deformazione a taglio γ : la variazione di inclinazione del tratto infinitesimo non imputabile


a ϕ:
γ = (−θ) − (−ϕ) = −θ + ϕ (3)

Nelle precedenti si sono assunte le rotazioni θ e ϕ positive se anti-orarie, mentre γ è positivo


se orario.

Figura 2: Spostamento del ratto infinitesimo dalla configurazione C alla configurazione C ∗ .

Con le ipotesi che la trave subisca piccole deformazioni, ovvero che gli incrementi di sposta-
mento du e dv siano piccoli rispetto alla lunghezza dz, le caratteristiche di deformazione sono

3
4 OSSERVAZIONI

legate agli spostamenti v, w e ϕ dalle seguenti:


dw
ε=
dz
dv
γ= +ϕ
dz

χ=
dz
Si noti che l’inclinazione della tangente in P alla C , ovvero θ, è data da:
dv
θ=−
dz
Si noti come la non uguaglianza di ϕ e θ implica che se la sezione è ortogonale alla linea
d’asse nella configurazione C non lo è più nella configurazione C ∗ .

3 Legame elastico
Per il legame si utilizzano le stesse equazioni già viste nell’insegnamento di “Scienza delle
costruzioni”, ovvero:

N = EA ε
M = EJ χ
T = GK γ

dove E é il modulo di elasticità normale, A é l’area della sezione, J é il momento di inerzia


della sezione, G é il modulo di elasticità a taglio, correlato ad E ed al modulo di Poisson ν da
G = E/ (2 + 2 ν), e K é l’area a taglio della sezione, data da K = A/κ con κ dipendente dalla
sezione (κ = 6/5 per sezione rettangolare).
Invertendo le precedenti, si ottengono le seguenti espressioni che legano le caratteristiche
della deformazione ε, γ e χ alle caratteristiche della sollecitazione N , T e M :
N
ε= (4a)
EA
T
γ= (4b)
GK
M
χ= (4c)
EJ

4 Osservazioni
Si scriva l’equilibrio riferito alla configurazione C . Facendo uso della (1), che fornisce
dz 1
=
ds 1+ε
si può effettuare il cambio di variabile s → z mediante la regola di derivazione delle funzione
composte, e poiché si ha sempre (1 + ε) > 0 si può scrivere:
dV
+ (1 + ε) q = 0 (5a)
dz
dH
+ (1 + ε) p = 0 (5b)
dz
dM
− (1 + ε) T + (1 + ε) m = 0 (5c)
dz

4
In assenza di carichi distribuiti, q = p = 0, e tenendo conto dell’ipotesi di piccole deformazioni
per cui sin θ = θ e cos θ = 1, le (5a)-(5b) forniscono:

dV
= 0 ⇒ V = cost = V0 ⇒ T − N θ = cost = V0 (6)
dz
dH
= 0 ⇒ H = cost = H0 ⇒ T θ + N = cost = H0 (7)
dz
Dove H0 e V0 sono i valori delle componenti orizzontali e verticali delle forze applicate nell’e-
stremo iniziale
Ovviamente si ha anche:

N = H0 − V0 θ (8a)
T = H0 θ + V0 (8b)

Si noti che, per V0 = 0, lo sforzo normale sarebbe costante, ma non così il taglio (dipendendo
da θ).

5 Configurazione di equilibrio
Trascurando la deformabilità a taglio, ovvero ponendo γ = 0, la (3) fornisce:

θ=ϕ

e trascurando la deformabilità assiale  = 0 la (1) fornisce

ds = dz

per cui facendo uso della (4c) si ha:

dϕ dθ
M =EJχ=EJ =EJ
dz dz
e la (5c), tenendo conto che m = 0 e della (8b) diviene:

d dθ
 
EJ − (H0 θ + V0 ) = 0 (9)
dz dz

Tenendo conto che


dv
θ=−
dz
si ha la seguente !
d d2 v dv
 
EJ 2 − H0 − V0 = 0 (10)
dz dz dz
La precedente fornisce l’equazione che consente di risolvere il problema.
Riarrangiando i termini si ha
!
d d2 v
E J 2 − H0 v = −V0 (11)
dz dz

Integrando una volta si ha:

d2 v
EJ − H0 v = −V0 z + K
dz 2

5
5 CONFIGURAZIONE DI EQUILIBRIO

Si osservi che
d2 v
K = E J 2 − H0 v(0)
dz z=0
quindi, nel caso in cui v(0) = 0, si ha K = −M (0).
Si supponga che l’asta sia sottoposta ad una forza H0 = −P . In tal caso:
d2 v
EJ + P v = −V0 z + K (12)
dz 2
che si riscrive come
d2 v V0 K
2
+ λ2 v = − z+
dz EJ EJ
con
P
λ2 =
EJ
La soluzione generale dell’equazione differenziale precedente è la somma della soluzione del-
l’equazione omogenea associata e di un integrale particolare. L’equazione omogenea associata
è
d2 v
+ λ2 v = 0
dz 2
Si cerca una soluzione del tipo v(z) = eαz e quindi
α2 eαz + λ2 eαz = 0
e, poiché eαz 6= 0 deve essere
α 2 + λ2 = 0
che fornisce
α = ±iλ
La soluzione dell’omogenea associata è quindi
vOA (z) = A sin(λz) + B cos(λz)
Un integrale particolare è dato ad esempio da
V0 K
vP (z) = − 2
z+
λ E J λ2 E J
La soluzione generale è quindi
V0 K
v(z) = A sin(λz) + B cos(λz) − 2
z+
J λ E J λ2 E
I valori di A, B, V0 e K si determinano con le condizioni al contorno. A tal fine giova
ricordare che, con le ipotesi adottate (configurazione C rettilinea, deformazioni assiali e a taglio
d2 v dM d3 v
trascurabili, carichi distribuiti nulli) M = −E J 2 e T = = −E J 3 .
dz dz dz

Trave doppiamente appoggiata


K
v(0) = 0 ⇒ B+ =0
λ2 E J
d2 v
=0 ⇒ − B λ2 = 0
dz 2 0
V0 L K
v(L) = 0 ⇒ A sin λL + B cos λL − 2
+ 2 =0
λ EJ λ EJ
d2 v
=0 ⇒ − λ2 (A sin λL + B cos λL) = 0
dz 2 L

6
da cui B = 0, V0 = 0 e K = 0, e poiché A 6= 0 perché altrimenti si ritroverebbe la soluzione
banale, si deve avere sin λL = 0 ed il più piccolo valore di λL che consente la soluzione diversa
dalla banale è:
π2 E J
λL = π ⇒ P = PE =
L2
che fornisce i valori del carico critico Euleriano, in corrispondenza dei quali qualsiasi configura-
zione prossima a quella iniziale è di equilibrio.
La deformata è data dalla seguente:
v(z) = A sin λz

Trave a mensola Per trave incastrata in z = 0 e libera in z = L:


K
v(0) = 0 ⇒ B+ 2 =0
λ EJ
dv V0
=0 ⇒ Aλ − 2 =0
dz 0 λ EJ

d2 v
M (L) = 0 → =0 ⇒ − λ2 (A sin λL + B cos λL) = 0
dz 2 L

d3 v
T (0) = 0 → =0 ⇒ − A λ3 = 0
d32 0
da cui A = 0, V0 = 0 e, poiché B 6= 0 perché altrimenti si ritroverebbe la soluzione banale, deve
essere cos λL = 0 e quindi (prendendo il solo valore minore):
π π2 E J π2 E J
λL = ⇒ PE = =
2 4 L2 (2 L)2
Si ottiene K = −B λ2 E J, per cui la deformata è:
v(z) = B (cos λz − 1)
Si noti come v(L) = −B e quindi:
M0 = −K = B λ2 E J = −v(L) λ2 E J = −P v(L)
come del resto ovvio.
Il taglio per z = L non è nullo, e vale:

d3 v
T (L) = −E J = −B E J λ3 sin λL = −B P λ sin λL
dz 3 L
dv
Del resto, θ(L) = − = B λ sin λL, e poiché T (L) = H0 θ(L) = −P θ(L) si riottiene la
dz
precedente per altra via.

Trave doppiamente incastrata Per la trave incastrata in z = 0 e con rotazioni e traslazioni


impedite in z = L:
K
v(0) = 0 ⇒ B+ =0
λ2 E J
dv V0
=0 ⇒ Aλ − 2 =0
dz 0 λ EJ
V0 L K
v(L) = 0 ⇒ A sin λL + B cos λL − 2
+ 2 =0
λ EJ λ EJ
dv V0
=0 ⇒ A λ cos λL − B λ sin λL − 2 =0
dz L λ EJ

7
5 CONFIGURAZIONE DI EQUILIBRIO

Sostituendo si perviene alle:

A (sin λL − λL) + B (cos λL − 1) = 0


A (cos λL − λL) − B sin λL = 0

per cui soluzioni diverse dalla banale si hanno solo se il determinante della matrice dei coefficienti
è nullo, ovvero:
λL sin λL + 2 cos λL − 2 = 0
la cui soluzione di valore minore è:
4 π2 E J π2 E J
λL = 2 π ⇒ PE = =
L2 (L/2)2

Trave incastrata con nodo scorrevole Per la trave incastrata in z = 0 e con sole rotazioni
impedite in z = L (si noti come in z = L sono consentite traslazioni):

K
v(0) = 0 ⇒ B+ =0
Jλ2 E
dv V0
=0 ⇒ Aλ − 2 =0
dz 0 λ EJ

dv V0
=0 ⇒ A λ cos λL − B λ sin λL − 2
=0
dz L λ E J

d3 v
T (0) = 0 → =0 ⇒ − A λ3 = 0
d32 0

da cui A = 0, e poiché B 6= 0, si deve avere sin λL = 0 ed il più piccolo valore di λL che consente
la soluzione diversa dalla banale è:
π2 E J
λL = π ⇒ PE =
L2

Trave incastro-appoggio Per la trave incastrata in z = 0 e con traslazione impedita in z = L


(si noti come in z = L sono consentite rotazioni):

K
v(0) = 0 ⇒ B+ =0
λ2 E J
dv V0
=0 ⇒ Aλ − 2 =0
dz 0 λ EJ
V0 L K
v(L) = 0 ⇒ A sin λL + B cos λL − 2
+ 2 =0
λ EJ λ EJ
d2 v
M (L) = 0 → =0 ⇒ − A λ2 sin λL − B λ2 cos λL = 0
dz 2 L

Sostituendo si perviene alle:

A (sin λL − λL) + B (cos λL − 1) = 0


A sin λL + B cos λL = 0

per cui soluzioni diverse dalla banale si hanno solo se il determinante della matrice dei coefficienti
è nullo, ovvero:
−λL cos λL + sin λL = 0 ⇒ λL = tan λL

8
5.1 Influenza della deformabilità assiale

la cui soluzione di valore minore è:

(1.430π)2 π 2 E J π2 E J
λL = 4.4934 = 1.430π ⇒ PE = =
L2 (0.699 L)2

Le configurazioni C ∗ corrispondenti alle diverse condizioni di vincolo analizzate sono ripor-


tate in Fig. 3.

Figura 3: Carichi critici PE e corrispondenti configurazioni C ∗ per diverse condizioni di vincolo.

La formula che fornisce il carico critico Euleriano può essere unificata introducendo il concetto
di lunghezza libera di inflessione, L0 , come distanza tra due punti di flesso (ovvero a momento
nullo) consecutivi:
π2 E J
PE =
L20
dove i valori di L0 per diverse condizioni di vincolo sono riportate in Fig. 3.

5.1 Influenza della deformabilità assiale


Ci proponiamo ora di studiare gli effetti sul valore del carico critico della deformabilità assiale
ε. La (9) diviene
d dθ
 
EJ − (1 + ε) (H0 θ + V0 ) = 0
dz dz

9
5 CONFIGURAZIONE DI EQUILIBRIO

e la (12) diviene
d2 v
EJ + (1 + ε) P v = −V0 z + K
dz 2
da cui
d2 v (1 + ε)V0 K
2
+ λ2 v = − z+
dz EJ EJ
con
(1 + ε)P
λ2 =
EJ
Si consideri per semplicità il caso della trave doppiamente appoggiata. si ha:

N = −P

e poiché per l’equazione di legame si ha:

N P
ε= =−
EA EA
si ha
P
(1 −)P
λ2 = EA
EJ
Con gli stessi ragionamenti visti in precedenza si perviene alla seguente espressione del carico
critico:
PE,ε π2 E J
 
PE,ε 1 − =
EA L2
L’espressione precedente consente di esprimere (in maniera implicita) il carico critico come:

π2 E J
PE,ε =
PE , ε
 
L2 1−
EA
1
che mette in evidenza il fattore di correzione necessario per passare dal carico
1 − PE,ε / (E A)
critico determinato in assenza di sforzo normale a quello in sua presenza.
Risolvendo l’equazione di secondo grado si ottiene l’espressione esplicita del carico critico in
presenza di sforzo normale:
 s 
EA 4 π2 J 
PE,ε = 1± 1−
2 A L2

di cui si prende la radice negativa che fornisce il valore minore.


Si noti che trascurare la deformabilità assiale è a favore di sicurezza, in quanto si sottostima
il carico critico.

Esempio
Adottando le stesse caratteristiche viste in precedenza per la trave di sezione rettangolare:

E = 3.0 · 107 kN/m2


B = 0.30 m H = 0.30 m
−2
A = 9.00 · 10 m 2
J = 6.75 · 10−4 m4
L = 6.0 m

10
5.2 Influenza della deformabilità a taglio

Si ottiene trascurando la deformabilità assiale:


π2 E J
PE = = 5552 kN
L2
mentre considerando la deformabilità assiale:
 s 
EA 4 π2 J
PE,ε = 1± 1−  = 5563 kN
2 A L2

Come si vede l’errore è all’incirca dello 0.2 %, quindi assolutamente trascurabile. D’altra
parte, si poteva anche osservare che sotto il valore di una carico pari a PE = 5552 kN il valore di
ε, per l’equazione di legame ε = N/E A, è circa 0.002, quindi senza dubbio trascurabile ai fini
dello studio in configurazione deformata.

5.2 Influenza della deformabilità a taglio


Ci proponiamo ora di valutare l’effetto della deformabilità a taglio nella determinazione del
carico critico. Si assume che ε = 0, per cui l’equazione di equilibrio alla rotazione è la (5c) con
m=0
dM
=T
dz
Dall’equazione di legame (4c), tenendo conto delle equazioni di congruenza (2) e (3)
dϕ d(θ + γ)
M =EJχ=EJ =EJ
dz dz
Ma dal legame (4b) con la (8b)
T H0 θ + V0
γ= =
GK GK
si ha
d dθ H0 dθ
  
EJ + − (H0 θ + V0 ) = 0 (13)
dz dz G K dz
e quindi, con H0 = −P e θ = − dv
dz :
 2 !
d P d v dv
  
EJ 1− − P − V0 = 0
dz GK dz 2 dz

da cui
P d2 v
 
EJ 1− + P v = −V0 z + K
GK dz 2
che è l’analoga della (12).
Con le ipotesi viste in precedenza
d2 v V0 K
+ λ2 v = − z +
P P
  
dz 2
EJ 1− EJ 1−
GK GK
con
P
λ2 =
P
 
EJ 1−
GK
Con gli stessi ragionamenti visti in precedenza si perviene alla seguente espressione del carico
critico:
PE,γ π2 E J
 =
PE,γ

L2
1−
GK

11
5 CONFIGURAZIONE DI EQUILIBRIO

da cui, esplicitando:
π2 E J
PE,γ = !
π2 E J
L2 1+ 2
L GK

Si noti che trascurare la deformabilità a taglio è a sfavore di sicurezza, in quanto si sovrastima


il carico critico.
L’espressione precedente si può manipolare facilmente per ottenere l’espressione:
−1
1 1

PE,γ = +
PE GK

Esempio 1

Adottando le stesse caratteristiche viste in precedenza per la trave di sezione rettangolare:

E = 3.0 · 107 kN/m2 G = 1.2 · 107 kN/m2 (ν = 0.25)


B = 0.3 m H = 0.30 m
6
 
K = 7.50 · 10−2 m2 κ = J = 6.75 · 10−4 m4
5
L = 6.0 m

Si ottiene trascurando la deformabilità a taglio:

π2 E J
PE = = 5552 kN
L2

mentre considerando la deformabilità a taglio:

π2 E J
PE,γ = ! = 5518 kN
π2 E J
L2 1+ 2
L GK

come si vede l’errore è all’incirca dello 0.6 %, quindi trascurabile.


Più in generale, il rapporto fra i carichi critici nel caso di sezioni rettangolari vale:

PE,γ 1 1
= 2 =  2
PE π EJ H
1+ 2 1 + 2.47
L GK L

e, per le travi usuali aventi rapporto altezza/luce H/L < 1/10 si ha PE,γ /PE > 0.97 e quindi la
correzione da apportare si mantiene inferiore al 3 %.

Esempio 2

La deformabilità a taglio pù giocare un ruolo importante nel caso di aste composte , ovvero
composte da più elementi, come quelle calastrellate e reticolari in acciaio, mostrate in Fig. 4.
Infatti, le modalità costruttive, secondo le quali i correnti vengono posti a distanza signi-
ficativa, aumentano notevolmente la rigidezza flessionale ma lasciano invariata la rigidezza a
taglio.

12
5.2 Influenza della deformabilità a taglio

Figura 4: Aste composte calastrellate e reticolari

Aste calastrellate Assumendo la conservazione delle sezioni piane, si ha:

h2 h2
J = 2 Jc + Ac ≈ Ac (14)
2 2

trascurando il primo termine rispetto al secondo.


Per determinare la rigidezza a taglio, conviene ricordare che (in piccole deformazioni) è
dv
γ(z) = + ϕ(z). Nell’ipotesi che si possa assumere ϕ = 0 (cosa plausibile vista l’elevato valore
dz
della rigidezza flessionale), considerando un tratto di trave di lunghezza l, indicando con ∆v lo
spostamento relativo in direzione ortogonale all’asse delle due estremità sotto una forza di taglio
(costante) T , si ha:
∆v
γ=
l
T
e considerando l’equazione di legame γ = si ha:
GK

T ∆v
= (15)
GK l

da cui
1 1 ∆v
= (16)
GK T l
Si lavori su una cella elementare di altezza l1 compresa fra due traversi. Quando sottoposta
ad una forza di taglio, il diagramma dei momenti e la deformata sono riportati in Fig. 5.

13
5 CONFIGURAZIONE DI EQUILIBRIO

Figura 5: Cella elementare di asta calastrellata sottoposta a taglio: diagramma dei momenti e
deformata.

Si noti come la rotazione è impedita nelle sezioni inferiore e superiore, e come sia lecito
assumere che sia nulla lungo tutto il tratto di lunghezza l1 , anche in virtù dell’elevata rigidezza
assiale dei correnti. Inoltre, si osserva la formazione di due punti di flesso in corrispondenza
della mezzeria di ciascuna campata dei correnti e in mezzeria al traverso. Si lavori su una cella
elementare di altezza l1 compresa fra due punti di flesso dei correnti. Dal momento che sono
presenti dei flessi, ivi il momento è nullo, quindi si può schematizzare la presenza di vincoli
cerniera.
Per il calcolo di ∆v si può ricorrere al Principio dei Lavori Virtuali, considerando la sola
deformabilità flessionale degli elementi, secondo lo schema di Fig. 6.

Figura 6: Schema per il calcolo di G K per l’asta calastrellata.

h l1
M l1 l1 1 z z 1
Z Z Z
2 2

1 · ∆v = M dz = 2 zT z dz + 4 T dz
C EJ 0 h h E Jt 0 2 2 E Jc
da cui: " #
l12 h l13
∆v = T +
12 E Jt 24 E Jc

e quindi:
1 1 ∆v l1 h l12 l12 2 h Jc
 
= = + = 1+
GK T l1 12 E Jt 24 E Jc 24 E Jc l1 Jt

14
5.2 Influenza della deformabilità a taglio

Ad esempio, con le seguenti caratteristiche:

E = 21.0 · 107 kN/m2


Correnti : 40 × 40 × 4 → Ac = 576 mm2 , Jc = 125952.0 mm4
Traversi : 40 × 40 × 4 → At = 576 mm2 , Jt = 125952.0 mm4
L = 4.00 m h = 0.30 m l1 = 0.40 m

si ottiene
h
2 Jc = 251904.0 mm4 Ac = 25920000.0 mm4
2
h h
J = 2 J c + Ac = 26171904.0 mm4 ≈ Ac
2 2
G K = 1587.0 kN

Trascurando la deformabilità a taglio si ha:

π2 E J
PE = = 3390.3 kN
L2
mentre, considerando la deformabilità a taglio, il carico critico vale:
1 1
 
PE,γ = + = 1081.0 kN
PE GK
con una riduzione del 68 % rispetto al valore calcolato non considerando la deformabilità a taglio.

Aste reticolari Per la rigidezza flessionale vale quanto detto per le aste calastrellate. Per
determinare la rigidezza a taglio, si prende in esame la cella elementare compresa fra due cerniere
consecutive dei correnti, secondo lo schema di Fig. 7.

Figura 7: Schema per il calcolo di G K per l’asta reticolare.

Anche in questo caso la rotazione è impedita nelle sezioni inferiore e superiore, ed è lecito
assumere che sia nulla lungo tutto il tratto di lunghezza l1 .
Lo spostamento ∆v sotto una forza T è dato da (ovviamente, in questo caso la sola defor-
mabilità degli elementi in gioco è quella assiale):
Z h Z ld
N 1 T 1 1
Z
1 · ∆v = N∗ dz = T ·1 dz + dz
C EA 0 E At 0 cos α cos α E Ad

15
5 CONFIGURAZIONE DI EQUILIBRIO

" #
h l3 1 ld3 h3 Ad
∆v = T + T d2 =T 1+ 3
E At h E Ad E Ad h2 ld At
e quindi: " #
1 1 ∆v ld3 h3 Ad
= = 1+ 3
GK T l1 E Ad h2 l1 ld At
Se l’area della sezione trasversale del diagonale è piccola rispetto all’area della sezione dei
traversi si ottiene:
1 ld3
=
GK E Ad h2 l1
Ad esempio, con le seguenti caratteristiche:

E = 21.0 · 107 kN/m2


Correnti : 40 × 40 × 4 → Ac = 576 mm2
Traversi : 40 × 40 × 4 → At = 576 mm2
Diagonali : L 25 × 25 × 4 → Ad = 370 mm2 ,
L = 4.00 m h = 0.30 m l1 = 0.40 m
q
ld = h2 + l12 = 0.50 m

si ottiene
h
2 Jc = 251904.0 mm4 Ac = 25920000.0 mm4
2
h h
= 26171904.0 mm4 ≈ Ac
J = 2 J c + Ac
2 2
G K = 19651.0 kN

Trascurando la deformabilità a taglio si ha:


π2 E J
PE = = 3390.3 kN
L2
mentre, considerando la deformabilità a taglio, il carico critico vale:
−1
1 1

PE,γ = + = 2891.4 kN
PE GK
con una riduzione del 15 % circa rispetto al valore calcolato non considerando la deformabilità
a taglio.

Confronto con normativa


Nella Circolare esplicativa delle N.T.C. 2018 al punto C4.2.4.1.3.1, si tratta della verifica a
stabilità di aste compresse composte. Si noti come la formula (C4.2.23)
I
NEd · e0 + MEd
MEd =
NEd NEd
1− −
Ncr SV
si possa riscrivere come
I
NEd · e0 + MEd
MEd =
1 1
 
1 − NEd +
Ncr SV

16
5.2 Influenza della deformabilità a taglio

con Ncr = π 2 E Jef f /L2 che è il carico critico Euleriano, ovvero il nostro PE , calcolato
usando un momento d’inerzia il valore Jef f dato dalla (C4.2.26) come

Jef f = 0.5 · h20 · Ac

che è la stessa (14), e SV che è definito come “rigidezza a taglio equivalente della tralicciatura
o della calastrellatura”, ovvero ciò che abbiamo indicato con  rigidezzaa taglio GK, quindi
il termine tra parentesi a denominatore è niente altro che P1E + G1K . Il significato della
(C4.2.23) sarà visto nel seguito.
Nella figura C4.2.27 si riportano alcuni esempi di aste composte

Figura C4.2.7 della Circolare esplicativa delle N.T.C. 2018.

Si noti come lo schema (1) è quanto da noi determinato per l’asta reticolare, lo schema
(4) è quanto da noi determinato per l’asta calastrellata.
Nella Tab. C4.2.II si fornisce la rigidezza a taglio equivalente degli schemi indicati in
figura come segue:

Tabella C4.2.II della Circolare esplicativa delle N.T.C. 2018.

Si osserva che le formule date per gli schemi (1), asta reticolare, e (4), asta calastrellata,
sono le stesse da noi determinate, salvo il considerare in normativa un numero di piani della
configurazione strutturale, che lavorano in parallelo, pari a n.

17
6 EFFETTO DELLA PRESENZA DI IMPERFEZIONI

6 Effetto della presenza di imperfezioni


Si considerano nel seguito due tipi di imperfezioni che possono interessare la trave:

Imperfezioni geometriche per cui la configurazione iniziale della trave non è rettilinea ma
presenta una assegnata curvatura.

Imperfezioni di carico per cui il carico P (ed, eventualmente, la reazione vincolare H0 ) non
sono applicate al baricentro della sezione, ma presentano una assegnata eccentricità (il che
vuol dire considerare momenti M0 e M1 non nulli)

Si analizza l’effetto sul carico critico della trave e sulle configurazioni di equilibrio C ∗ di
eventuali imperfezioni geometriche e di carico rappresentate da una configurazione iniziale C 0
non rettilinea e da un carico e reazione vincolare H0 applicati con una eccentricità pari a e0 ,
equivalenti a due momenti alle estremità pari a M0 = P e0. Si adotta ancora l’ipotesi di piccole
deformazioni. Si assuma che la configurazione iniziale della trave C , non rettilinea, possa essere
espressa dalla seguente:
π
y0 (z) = δ sin z
L
con δ piccolo rispetto alla luce complessiva l.

Figura 8: Asta di Eulero con imperfezioni

Si consideri lo schema di Fig. 8. Si applichi un carico di compressione P e i due momenti


alle estremità M0 , e si cerchino le configurazioni di equilibrio v(z).
Questa volta, si esprime l’equilibrio in termini finiti, tenendo conto che essendo la struttura
isostatica si conoscono tutte le forze agenti. Il momento nella generica ascissa z è, tenendo conto
dell’ipotesi di piccoli spostamenti e che le deformazioni assiali sono trascurabili

M (z) = V0 z + P v + M0 ⇒ M (z) = P v + M0

D’altra parte l’equazione di legame (4c) si riscrive, tenendo conto che si parte da una
configurazione non rettilinea, come
d
M (z) = E J (ϕ − ϕ0 )
dz
che, tenendo conto delle ipotesi di piccole deformazioni, diventa

d2
M (z) = −E J (v − y0 )
dz 2
Dal’uguaglianza delle due espressioni dei momenti si ha

d2 (v − y0 )
EJ + P v + M0 = 0
dz 2
Si osservi come v = y0 non è soluzione del problema (a meno che P = M0 = 0), e quindi la
configurazione C0 non è di equilibrio per P 6= 0.

18
Portando a destra i termini non contenente la funzione incognita v si ha:
d2 v d 2 y0
EJ + P v = E J − M0
dz 2 dz 2
la cui soluzione è:
δ π M0 P
v(z) = A sin λz + B cos λz + λ2 L2
sin z− 2 , con λ2 =
1− L λ EJ EJ
π2

Dalle condizioni al contorno v(0) = 0 e v(L) = 0


M0
v(0) = B − 2
=0
λ EJ
M0
v(L) = A sin λL + B cos λL − 2
=0
λ EJ
si ottiene
M0
A= 2
λ EJ
M0 1 − cos λL
 
B=
λ2 E J sin λL
Si noti come in questo caso non è necessaria alcuna particolare condizione su λL e quindi su
P . Quello che accade è che, per valori di 0 < P < PE , la trave si inflette per trovare l’equilibrio
nella configurazione v(z).
Il momento massimo si ha in mezzeria e vale:
L
 
M =
2
!
d2 (v − yo ) 2 λL 2 λL δ π2 πL π2 πL
−E J = −E J −Aλ sin − Bλ cos − 2 2 sin + δ 2 sin =
dz 2 2 2 1 − λ πL
2
L2 L2 L L2
" #
M0 1 − cos λL λL λL δλ2
 
−EJ − sin + cos − λ2 L2
EJ sin λL 2 2 1− π2

facendo uso delle relazioni


λL
cos λL = 1 − 2 sin2
2
λL λL
sin λL = 2 sin cos
2 2
si perviene a
L 1 λ2 1
 
M = M0 +δ
2 λL E J 1 − λ2 L2
cos π2
2
s
π2 E J
r
P
e, visto che λ = eL= :
EJ PE
L 1 P
 
M = M0 +δ
1 − PPE
s
2 π P
cos
2 PE
Sviluppando in serie ed arrestandosi ai primi due termini si ha:
s
π P 1 π2 P P
cos =1− + ... ≈ 1 −
2 PE 2 4 PE PE

19
7 INTERAZIONE STABILITÀ - PLASTICITÀ

e quindi:
L 1 P 1
 
M = M0 P
+δ P
= (Mo + P δ)
2 1 − PE 1 − PE 1 − PPE
quindi, il momento massimo, in mezzeria, viene amplificato nella configurazione di equilibrio di
P
un valore rispetto a quello che si calcola nella configurazione iniziale rettilinea.
1 − PPE
In definitiva in presenza di imperfezione, geometrica e di carico, si ha:

• la configurazione iniziale non è di equilibrio quando si applica un carico P .

• i momenti si amplificano quando si considera l’equilibrio in configurazione deformata.


π2 E J
• il carico critico, PE = , non è più il carico per cui la configurazione iniziale è di
L2
equilibrio indifferente, ma è il carico per cui le sollecitazioni tendono ad essere illimitate;
del resto tali valori non possono essere avvicinati nemmeno asintoticamente perché viene
meno l’ipotesi di piccole deformazioni assunta in partenza.

Questi effetti appartengono alla categoria dei cosiddetti effetti del secondo ordine. L’analisi
effettuata scrivendo l’equilibrio nella configurazione iniziale viene invece detta analisi del primo
ordine. In pratica, gli effetti del 2◦ considerati sono dovuti al fatto che, all’applicazione di un
carico di compressione P , a causa degli spostamenti v si ha un momento P · v che a sua volta
aumenta gli spostamenti v e di conseguenza il momento, con effetti non lineari quindi, fino a
raggiungere l’equilibrio nella configurazione deformata

7 Interazione stabilità - plasticità


7.1 Tensione critica
In genere è più conveniente lavorare invece che con il carico P con la tensione normale media
P
associata a tale carico, σ = . In tal modo si può definire tensione critica la tensione media
A
associata al carico P per cui la configurazione iniziale non è più di equilibrio stabile. Si ricordi
che per condizioni di vincolo diversa dalla trave semplicemente appoggiata si usa in luogo della
lunghezza L la lunghezza libera di inflessione l0 :
La Tensione critica Euleriana vale
1 π2 E J π2 E
σcr,E = =
A L2 λ2
dove si è introdotta la snellezza definita da
L
λ=
ρ
r
J
con ρ raggio di inerzia della sezione, ρ = . Si noti come la tensione critica sia funzione di una
A
quantità che dipende solo dal materiale, E, e una che dipende solo dalla geometria, λ = L/ρ.
Un valore di snellezza notevole è quello associato alla tensione σcr,E alla quale il materiale
esce dal campo elastico, σcr,E = σp , dato da:
s
π2 E
λp =
σp

in quanto, per λ > λp l’asta rimane in campo elastico mentre per λ < λp l’asta va in campo
plastico.

20
7.2 Effetto imperfezioni iniziali

7.2 Effetto imperfezioni iniziali


Si consideri l’asta che lavora in campo elastico (quindi λ > λp ). Si è visto che se l’asta non è
inizialmente rettilinea ma presenta una configurazione data da:
π
y0 (z) = δ sin z
L
sotto un carico di compressione P applicato con eccentricità e0 il momento in mezzeria vale:
L P δ + P e0 Pe
 
M = P
= con e = δ + e0
2 1 − PE 1 − PPE
In campo elastico, le tensioni hanno andamento lineare, quindi la tensione massima vale:
P Pe
σmax = +  
A W 1− P
PE

dove A è l’area della sezione e W il modulo di resistenza (elastico).


Per rimanere in campo elastico, deve essere σmax ≤ σp , dove σp è la tensione a cui il materiale
esce dal campo elastico.
P
Imponendo che σmax = σp si può ricavare il valore della tensione media σm = da
A
confrontare con il valore della tensione critica per la snellezza considerata. Si ha:
!
P Pe P ymax 1 ymax σcr
 
σp = σmax = +  = 1+e 2 = σm 1+e 2
ρ 1 − PP

A W 1− P A ρ σcr − σm
PE E

L L
e, ricordando che λ = e quindi ρ = e L = λ ρ si ha:
ρ λ
2 e ymax σcr
 
σp = σm 1 + λ
L L σcr − σm
H
Per sezioni simmetriche si ha ymax = , dove H è l’altezza della sezione, per cui:
2
2 e H σcr e H σcr
   
σp = σm 1 + λ = σm 1 + λ
L 2 L σcr − σm L 2 ρ σcr − σm
Sviluppando i termini si arriva alla:
e H
  
2
σm − σm σp + σcr 1 + λ + σcr σp = 0 (17)
L 2ρ
e H
che consente, noti (ovvero l’entità dell’imperfezione, geometrica e/o di carico, iniziale) e
L 2ρ
(che dipende dal tipo di sezione), oltre che σp (che dipende dal materiale), di determinare la
tensione media σm , in funzione di λ, che non può essere superata (nella precedente si prende la
sola radice negativa, in quanto fornisce i valori inferiori).
Manipolando la (17) si può arrivare alla seguente
σm = χσp
con χ determinato dalla seguente
1
χ= (18a)
 X 
X − X λ̄ + 1 + β λ̄ + λ̄2 = 0
2 2
(18b)
s
1 2  1 2
⇒X= λ̄ + β λ̄ + 1 + λ̄2 + β λ̄ + 1 − λ̄2 (18c)
2 2
s
λ eH π2 E
dove λ̄ = ,β= (18d)
λp L 2ρ σp

21
7 INTERAZIONE STABILITÀ - PLASTICITÀ

La tensione σm può considerarsi come tensione critica in presenza delle imperfezioni, e verrà
0 . Si assume che la formula valga anche in campo plastico.
indicata con σcr
Ad esempio in Fig. 9 è riportato per l’andamento di σcr 0 per due sezioni, rettangolare e
e 1 e 1
IPE300, per valori di eccentricità iniziale pari a = e = , oltre che di eccentricità
L 400 L 800
nulla (per cui i risultati non dipendono dal tipo di sezione).

σcr
σcr,E
0
σcr , e/L = 1/400 (Sez. rett.)
0
σcr , e/L = 1/400 (Sez. IPE300)
0
σcr , e/L = 1/800 (Sez. rett.)
0
σcr , e/L = 1/800 (Sez. IPE300)
D.M. 2018, α = 0.49
D.M. 2018, α = 0.21
σp

λ
λp

Figura 9: Effetti dell’imperfezione iniziale sulla tensione critica.

Come si vede, la sezione rettangolare sono più sensibili alle imperfezioni iniziali rispetto a
quelle a doppio T.
Inoltre, si osserva come per valori elevati della snellezza, la tensione critica è quella Euleriana:
si dice che la trave è snella. Per valori bassi di snellezza, la tensione critica è pressoché pari
a quella di plasticizzazione: si dice che la trave è tozza. Per situazioni intermedie, si ha una
interazione fra i due fenomeni (instabilità e plasticiczzazione) per cui la tensione critica è inferiore
alle singole dovute solo all’instabilità o solo alla plasticcazione.

Confronto con normativa


Nelle N.T.C. 2018 per le aste compresse si richiede che
NEd
≤1
Nb,Rd
con
χ A fyk
Nb,Rd =
γM 1
dove
1
χ= p ≤ 1.0
Φ+ Φ2 − λ̄2
e h i
Φ = 0.5 1 + α(λ̄ − 0.2) + λ̄2
La normativa definisce α fattore di imperfezione, dipendente solo dal materiale e dal
tipo di sezione come in Tab. 4.2.VIII:

22
7.2 Effetto imperfezioni iniziali

Tabella 4.2.VIII delle N.T.C. 2018.

mentre λ̄, definita snellezza adimensionale, è data da


s
A fyk
λ̄ =
Ncr

dove Ncr è il carico critico elastico, dipendente dalla sezione lorda e dalla lunghezza libera
di inflessione: sostanzialmente è il nostro PE .
Quindi si ha s s s
A fyk L2 fyk L2 fyk L λ
λ̄ = 2
= 2 2
= 2
=
π EJ π Eρ π E ρ λp

23
8 VERIFICHE DI SICUREZZA DELLA SEZIONE

Si riconosce nelle formule da normativa le (18), dove il ruolo di α è svolto da β.


A titolo di esempio, per una sezione IPE300, assumendo e/L = 500, σp = 235 MPa,
E = 210000 MPa si ottiene β = 0.23, vicino al valore α = 0.21 proposto dalla normativa
(per la sezione indicata vale la curva di instabilità a).
Inoltre l’andamento di χ fyk è riportato in Fig. 9 per due valori di α, da cui si vede che
è sostanzialmente quando definito σcr0

8 Verifiche di sicurezza della sezione


In generale, le sezioni della trave sono sollecitate a presso-flessione. Per effettuare le verifiche di
resistenza, si può considerare che:

• sotto il solo sforzo normale di compressione P , la tensione massima è dalla dalle σcr 0 (che

tiene conto della plasticizzazione e delle imperfezioni iniziali) ricavabili da grafici del tipo
mostrato in Fig. 9. Quindi deve essere:
P
0 A
≤1
σcr

• sotto il solo momento flettente M , deve essere:


M
≤1
Wp σp

con Wp modulo di resistenza plastico della sezione (si considerano qui solo sezioni compat-
te)

• a causa dei fenomeni del 2◦ ordine, nel caso sia presente una forza di compressione P il
1
momento massimo è amplificato secondo il coefficiente
1 − PPE

da cui, assumendo valida una legge di interazione sforzo normale–momento flettente lineare, si
deve avere:
P M
+  ≤1
0

σcr A Wp σp 1 − P
PE

Confronto con normativa


La formula riportata precedentemente è sostanzialmente la stessa riportata nella Circolare
esplicativa delle N.T.C. 2018 al punto C4.2.4.1.3.3, che tratta della verifica di membrature
inflesse e compresse con il “Metodo A”:
NEd · γM 1 Myeq,Ed · γM 1 Mzeq,Ed · γM 1
+ !+ ! ≤1
χmin · fyk · A NEd NEd
fyk · Wy · 1 − fyk · Wz · 1 −
Ncr,y Ncr,z

24

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