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Momento flettente M : la risultante dei momenti valutati con polo in P delle forze applicate
sulla porzione di trave che precede (o segue) P .
Oltre a tali caratteristiche della sollecitazione, è opportuno introdurre anche le seguenti forze
H : componente secondo la direzione orizzontale della risultante delle forze applicate sulla
porzione di trave che precede (o segue) P ;
V : componente secondo la direzione verticale della risultante delle forze applicate sulla porzione
di trave che precede (o segue) P ;
H= N cos θ + T sin θ
V = −N sin θ + T cos θ
e le inverse:
N= H cos θ − V sin θ
T = H sin θ + V cos θ
V − (V + dV ) − qds = 0
dV
⇒ dV = −qds ⇒ = −q
ds
d(−N sin θ + T cos θ)
⇒ = −q
ds
1 EQUAZIONI INDEFINITE DI EQUILIBRIO
−H + (H + dH) + pds = 0
dH
⇒ dH = −pds ⇒ = −p
ds
d(N cos θ + T sin θ)
⇒ = −p
ds
Equilibrio alla rotazione Si scrive l’equilibrio alla rotazione rispetto alla sezione di destra:
M − (M + dM ) + T ds+
1 1
−m ds − pds ds sin θ − qds ds cos θ = 0
2 2
dM
dM − T ds + m ds = 0 ⇒ =T −m
ds
d (T cos θ) d (N sin θ)
− +q =0
ds ds
d (T sin θ) d (N cos θ)
+ +p=0
ds ds
dM
−T +m=0
ds
dV
+q =0
ds
dH
+p=0
ds
dM
− (V cos θ + H sin θ) + m = 0
ds
2
2 Equazioni di congruenza
Si consideri ora che la curva in configurazione rettilinea orizzontale C0 subisca degli spostamenti
che la portano in una nuova configurazione, C . Il generico punto P appartenente alla curva
subirà degli spostamenti w e v (si veda la Fig. 2).
Abbiamo assunto in precedenza che la curva C rappresenta il luogo dei baricentri delle
sezioni della trave che stiamo esaminando; la trave è tuttavia un solido tridimensionale, quindi
per caratterizzare completamente la configurazione della trave non è sufficiente conoscere la
posizione dei baricentri delle sezioni ma anche, nell’ipotesi che le sezioni si mantengano piane,
la rotazione subita dalle sezioni stesse. Perciò a ciascun punto P va associata, oltre che gli
spostamenti u e v, anche la rotazione che la sezione con centro in P subisce nel passare da C0 a
C , che è indicata con ϕ. Si fa riferimento alla Fig. 2, dove si è indicato con ds il tratto infinitesimo
di trave nella configurazione indeformata e con ds∗ quello in configurazione deformata.
Si definiscono le caratteristiche della deformazione come:
ds − dz ds
ε= = −1 (1)
dz dz
Curvatura χ : la differenza di rotazione fra le due sezioni alle estremità del tratto infinitesimo:
dϕ
χ= (2)
ds
Con le ipotesi che la trave subisca piccole deformazioni, ovvero che gli incrementi di sposta-
mento du e dv siano piccoli rispetto alla lunghezza dz, le caratteristiche di deformazione sono
3
4 OSSERVAZIONI
3 Legame elastico
Per il legame si utilizzano le stesse equazioni già viste nell’insegnamento di “Scienza delle
costruzioni”, ovvero:
N = EA ε
M = EJ χ
T = GK γ
4 Osservazioni
Si scriva l’equilibrio riferito alla configurazione C . Facendo uso della (1), che fornisce
dz 1
=
ds 1+ε
si può effettuare il cambio di variabile s → z mediante la regola di derivazione delle funzione
composte, e poiché si ha sempre (1 + ε) > 0 si può scrivere:
dV
+ (1 + ε) q = 0 (5a)
dz
dH
+ (1 + ε) p = 0 (5b)
dz
dM
− (1 + ε) T + (1 + ε) m = 0 (5c)
dz
4
In assenza di carichi distribuiti, q = p = 0, e tenendo conto dell’ipotesi di piccole deformazioni
per cui sin θ = θ e cos θ = 1, le (5a)-(5b) forniscono:
dV
= 0 ⇒ V = cost = V0 ⇒ T − N θ = cost = V0 (6)
dz
dH
= 0 ⇒ H = cost = H0 ⇒ T θ + N = cost = H0 (7)
dz
Dove H0 e V0 sono i valori delle componenti orizzontali e verticali delle forze applicate nell’e-
stremo iniziale
Ovviamente si ha anche:
N = H0 − V0 θ (8a)
T = H0 θ + V0 (8b)
Si noti che, per V0 = 0, lo sforzo normale sarebbe costante, ma non così il taglio (dipendendo
da θ).
5 Configurazione di equilibrio
Trascurando la deformabilità a taglio, ovvero ponendo γ = 0, la (3) fornisce:
θ=ϕ
ds = dz
dϕ dθ
M =EJχ=EJ =EJ
dz dz
e la (5c), tenendo conto che m = 0 e della (8b) diviene:
d dθ
EJ − (H0 θ + V0 ) = 0 (9)
dz dz
d2 v
EJ − H0 v = −V0 z + K
dz 2
5
5 CONFIGURAZIONE DI EQUILIBRIO
Si osservi che
d2 v
K = E J 2 − H0 v(0)
dz z=0
quindi, nel caso in cui v(0) = 0, si ha K = −M (0).
Si supponga che l’asta sia sottoposta ad una forza H0 = −P . In tal caso:
d2 v
EJ + P v = −V0 z + K (12)
dz 2
che si riscrive come
d2 v V0 K
2
+ λ2 v = − z+
dz EJ EJ
con
P
λ2 =
EJ
La soluzione generale dell’equazione differenziale precedente è la somma della soluzione del-
l’equazione omogenea associata e di un integrale particolare. L’equazione omogenea associata
è
d2 v
+ λ2 v = 0
dz 2
Si cerca una soluzione del tipo v(z) = eαz e quindi
α2 eαz + λ2 eαz = 0
e, poiché eαz 6= 0 deve essere
α 2 + λ2 = 0
che fornisce
α = ±iλ
La soluzione dell’omogenea associata è quindi
vOA (z) = A sin(λz) + B cos(λz)
Un integrale particolare è dato ad esempio da
V0 K
vP (z) = − 2
z+
λ E J λ2 E J
La soluzione generale è quindi
V0 K
v(z) = A sin(λz) + B cos(λz) − 2
z+
J λ E J λ2 E
I valori di A, B, V0 e K si determinano con le condizioni al contorno. A tal fine giova
ricordare che, con le ipotesi adottate (configurazione C rettilinea, deformazioni assiali e a taglio
d2 v dM d3 v
trascurabili, carichi distribuiti nulli) M = −E J 2 e T = = −E J 3 .
dz dz dz
6
da cui B = 0, V0 = 0 e K = 0, e poiché A 6= 0 perché altrimenti si ritroverebbe la soluzione
banale, si deve avere sin λL = 0 ed il più piccolo valore di λL che consente la soluzione diversa
dalla banale è:
π2 E J
λL = π ⇒ P = PE =
L2
che fornisce i valori del carico critico Euleriano, in corrispondenza dei quali qualsiasi configura-
zione prossima a quella iniziale è di equilibrio.
La deformata è data dalla seguente:
v(z) = A sin λz
7
5 CONFIGURAZIONE DI EQUILIBRIO
per cui soluzioni diverse dalla banale si hanno solo se il determinante della matrice dei coefficienti
è nullo, ovvero:
λL sin λL + 2 cos λL − 2 = 0
la cui soluzione di valore minore è:
4 π2 E J π2 E J
λL = 2 π ⇒ PE = =
L2 (L/2)2
Trave incastrata con nodo scorrevole Per la trave incastrata in z = 0 e con sole rotazioni
impedite in z = L (si noti come in z = L sono consentite traslazioni):
K
v(0) = 0 ⇒ B+ =0
Jλ2 E
dv V0
=0 ⇒ Aλ − 2 =0
dz 0 λ EJ
dv V0
=0 ⇒ A λ cos λL − B λ sin λL − 2
=0
dz L λ E J
d3 v
T (0) = 0 → =0 ⇒ − A λ3 = 0
d32 0
da cui A = 0, e poiché B 6= 0, si deve avere sin λL = 0 ed il più piccolo valore di λL che consente
la soluzione diversa dalla banale è:
π2 E J
λL = π ⇒ PE =
L2
K
v(0) = 0 ⇒ B+ =0
λ2 E J
dv V0
=0 ⇒ Aλ − 2 =0
dz 0 λ EJ
V0 L K
v(L) = 0 ⇒ A sin λL + B cos λL − 2
+ 2 =0
λ EJ λ EJ
d2 v
M (L) = 0 → =0 ⇒ − A λ2 sin λL − B λ2 cos λL = 0
dz 2 L
per cui soluzioni diverse dalla banale si hanno solo se il determinante della matrice dei coefficienti
è nullo, ovvero:
−λL cos λL + sin λL = 0 ⇒ λL = tan λL
8
5.1 Influenza della deformabilità assiale
(1.430π)2 π 2 E J π2 E J
λL = 4.4934 = 1.430π ⇒ PE = =
L2 (0.699 L)2
La formula che fornisce il carico critico Euleriano può essere unificata introducendo il concetto
di lunghezza libera di inflessione, L0 , come distanza tra due punti di flesso (ovvero a momento
nullo) consecutivi:
π2 E J
PE =
L20
dove i valori di L0 per diverse condizioni di vincolo sono riportate in Fig. 3.
9
5 CONFIGURAZIONE DI EQUILIBRIO
e la (12) diviene
d2 v
EJ + (1 + ε) P v = −V0 z + K
dz 2
da cui
d2 v (1 + ε)V0 K
2
+ λ2 v = − z+
dz EJ EJ
con
(1 + ε)P
λ2 =
EJ
Si consideri per semplicità il caso della trave doppiamente appoggiata. si ha:
N = −P
N P
ε= =−
EA EA
si ha
P
(1 −)P
λ2 = EA
EJ
Con gli stessi ragionamenti visti in precedenza si perviene alla seguente espressione del carico
critico:
PE,ε π2 E J
PE,ε 1 − =
EA L2
L’espressione precedente consente di esprimere (in maniera implicita) il carico critico come:
π2 E J
PE,ε =
PE , ε
L2 1−
EA
1
che mette in evidenza il fattore di correzione necessario per passare dal carico
1 − PE,ε / (E A)
critico determinato in assenza di sforzo normale a quello in sua presenza.
Risolvendo l’equazione di secondo grado si ottiene l’espressione esplicita del carico critico in
presenza di sforzo normale:
s
EA 4 π2 J
PE,ε = 1± 1−
2 A L2
Esempio
Adottando le stesse caratteristiche viste in precedenza per la trave di sezione rettangolare:
10
5.2 Influenza della deformabilità a taglio
Come si vede l’errore è all’incirca dello 0.2 %, quindi assolutamente trascurabile. D’altra
parte, si poteva anche osservare che sotto il valore di una carico pari a PE = 5552 kN il valore di
ε, per l’equazione di legame ε = N/E A, è circa 0.002, quindi senza dubbio trascurabile ai fini
dello studio in configurazione deformata.
da cui
P d2 v
EJ 1− + P v = −V0 z + K
GK dz 2
che è l’analoga della (12).
Con le ipotesi viste in precedenza
d2 v V0 K
+ λ2 v = − z +
P P
dz 2
EJ 1− EJ 1−
GK GK
con
P
λ2 =
P
EJ 1−
GK
Con gli stessi ragionamenti visti in precedenza si perviene alla seguente espressione del carico
critico:
PE,γ π2 E J
=
PE,γ
L2
1−
GK
11
5 CONFIGURAZIONE DI EQUILIBRIO
da cui, esplicitando:
π2 E J
PE,γ = !
π2 E J
L2 1+ 2
L GK
Esempio 1
π2 E J
PE = = 5552 kN
L2
π2 E J
PE,γ = ! = 5518 kN
π2 E J
L2 1+ 2
L GK
PE,γ 1 1
= 2 = 2
PE π EJ H
1+ 2 1 + 2.47
L GK L
e, per le travi usuali aventi rapporto altezza/luce H/L < 1/10 si ha PE,γ /PE > 0.97 e quindi la
correzione da apportare si mantiene inferiore al 3 %.
Esempio 2
La deformabilità a taglio pù giocare un ruolo importante nel caso di aste composte , ovvero
composte da più elementi, come quelle calastrellate e reticolari in acciaio, mostrate in Fig. 4.
Infatti, le modalità costruttive, secondo le quali i correnti vengono posti a distanza signi-
ficativa, aumentano notevolmente la rigidezza flessionale ma lasciano invariata la rigidezza a
taglio.
12
5.2 Influenza della deformabilità a taglio
h2 h2
J = 2 Jc + Ac ≈ Ac (14)
2 2
T ∆v
= (15)
GK l
da cui
1 1 ∆v
= (16)
GK T l
Si lavori su una cella elementare di altezza l1 compresa fra due traversi. Quando sottoposta
ad una forza di taglio, il diagramma dei momenti e la deformata sono riportati in Fig. 5.
13
5 CONFIGURAZIONE DI EQUILIBRIO
Figura 5: Cella elementare di asta calastrellata sottoposta a taglio: diagramma dei momenti e
deformata.
Si noti come la rotazione è impedita nelle sezioni inferiore e superiore, e come sia lecito
assumere che sia nulla lungo tutto il tratto di lunghezza l1 , anche in virtù dell’elevata rigidezza
assiale dei correnti. Inoltre, si osserva la formazione di due punti di flesso in corrispondenza
della mezzeria di ciascuna campata dei correnti e in mezzeria al traverso. Si lavori su una cella
elementare di altezza l1 compresa fra due punti di flesso dei correnti. Dal momento che sono
presenti dei flessi, ivi il momento è nullo, quindi si può schematizzare la presenza di vincoli
cerniera.
Per il calcolo di ∆v si può ricorrere al Principio dei Lavori Virtuali, considerando la sola
deformabilità flessionale degli elementi, secondo lo schema di Fig. 6.
h l1
M l1 l1 1 z z 1
Z Z Z
2 2
∗
1 · ∆v = M dz = 2 zT z dz + 4 T dz
C EJ 0 h h E Jt 0 2 2 E Jc
da cui: " #
l12 h l13
∆v = T +
12 E Jt 24 E Jc
e quindi:
1 1 ∆v l1 h l12 l12 2 h Jc
= = + = 1+
GK T l1 12 E Jt 24 E Jc 24 E Jc l1 Jt
14
5.2 Influenza della deformabilità a taglio
si ottiene
h
2 Jc = 251904.0 mm4 Ac = 25920000.0 mm4
2
h h
J = 2 J c + Ac = 26171904.0 mm4 ≈ Ac
2 2
G K = 1587.0 kN
π2 E J
PE = = 3390.3 kN
L2
mentre, considerando la deformabilità a taglio, il carico critico vale:
1 1
PE,γ = + = 1081.0 kN
PE GK
con una riduzione del 68 % rispetto al valore calcolato non considerando la deformabilità a taglio.
Aste reticolari Per la rigidezza flessionale vale quanto detto per le aste calastrellate. Per
determinare la rigidezza a taglio, si prende in esame la cella elementare compresa fra due cerniere
consecutive dei correnti, secondo lo schema di Fig. 7.
Anche in questo caso la rotazione è impedita nelle sezioni inferiore e superiore, ed è lecito
assumere che sia nulla lungo tutto il tratto di lunghezza l1 .
Lo spostamento ∆v sotto una forza T è dato da (ovviamente, in questo caso la sola defor-
mabilità degli elementi in gioco è quella assiale):
Z h Z ld
N 1 T 1 1
Z
1 · ∆v = N∗ dz = T ·1 dz + dz
C EA 0 E At 0 cos α cos α E Ad
15
5 CONFIGURAZIONE DI EQUILIBRIO
" #
h l3 1 ld3 h3 Ad
∆v = T + T d2 =T 1+ 3
E At h E Ad E Ad h2 ld At
e quindi: " #
1 1 ∆v ld3 h3 Ad
= = 1+ 3
GK T l1 E Ad h2 l1 ld At
Se l’area della sezione trasversale del diagonale è piccola rispetto all’area della sezione dei
traversi si ottiene:
1 ld3
=
GK E Ad h2 l1
Ad esempio, con le seguenti caratteristiche:
si ottiene
h
2 Jc = 251904.0 mm4 Ac = 25920000.0 mm4
2
h h
= 26171904.0 mm4 ≈ Ac
J = 2 J c + Ac
2 2
G K = 19651.0 kN
16
5.2 Influenza della deformabilità a taglio
con Ncr = π 2 E Jef f /L2 che è il carico critico Euleriano, ovvero il nostro PE , calcolato
usando un momento d’inerzia il valore Jef f dato dalla (C4.2.26) come
che è la stessa (14), e SV che è definito come “rigidezza a taglio equivalente della tralicciatura
o della calastrellatura”, ovvero ciò che abbiamo indicato con rigidezzaa taglio GK, quindi
il termine tra parentesi a denominatore è niente altro che P1E + G1K . Il significato della
(C4.2.23) sarà visto nel seguito.
Nella figura C4.2.27 si riportano alcuni esempi di aste composte
Si noti come lo schema (1) è quanto da noi determinato per l’asta reticolare, lo schema
(4) è quanto da noi determinato per l’asta calastrellata.
Nella Tab. C4.2.II si fornisce la rigidezza a taglio equivalente degli schemi indicati in
figura come segue:
Si osserva che le formule date per gli schemi (1), asta reticolare, e (4), asta calastrellata,
sono le stesse da noi determinate, salvo il considerare in normativa un numero di piani della
configurazione strutturale, che lavorano in parallelo, pari a n.
17
6 EFFETTO DELLA PRESENZA DI IMPERFEZIONI
Imperfezioni geometriche per cui la configurazione iniziale della trave non è rettilinea ma
presenta una assegnata curvatura.
Imperfezioni di carico per cui il carico P (ed, eventualmente, la reazione vincolare H0 ) non
sono applicate al baricentro della sezione, ma presentano una assegnata eccentricità (il che
vuol dire considerare momenti M0 e M1 non nulli)
Si analizza l’effetto sul carico critico della trave e sulle configurazioni di equilibrio C ∗ di
eventuali imperfezioni geometriche e di carico rappresentate da una configurazione iniziale C 0
non rettilinea e da un carico e reazione vincolare H0 applicati con una eccentricità pari a e0 ,
equivalenti a due momenti alle estremità pari a M0 = P e0. Si adotta ancora l’ipotesi di piccole
deformazioni. Si assuma che la configurazione iniziale della trave C , non rettilinea, possa essere
espressa dalla seguente:
π
y0 (z) = δ sin z
L
con δ piccolo rispetto alla luce complessiva l.
M (z) = V0 z + P v + M0 ⇒ M (z) = P v + M0
D’altra parte l’equazione di legame (4c) si riscrive, tenendo conto che si parte da una
configurazione non rettilinea, come
d
M (z) = E J (ϕ − ϕ0 )
dz
che, tenendo conto delle ipotesi di piccole deformazioni, diventa
d2
M (z) = −E J (v − y0 )
dz 2
Dal’uguaglianza delle due espressioni dei momenti si ha
d2 (v − y0 )
EJ + P v + M0 = 0
dz 2
Si osservi come v = y0 non è soluzione del problema (a meno che P = M0 = 0), e quindi la
configurazione C0 non è di equilibrio per P 6= 0.
18
Portando a destra i termini non contenente la funzione incognita v si ha:
d2 v d 2 y0
EJ + P v = E J − M0
dz 2 dz 2
la cui soluzione è:
δ π M0 P
v(z) = A sin λz + B cos λz + λ2 L2
sin z− 2 , con λ2 =
1− L λ EJ EJ
π2
19
7 INTERAZIONE STABILITÀ - PLASTICITÀ
e quindi:
L 1 P 1
M = M0 P
+δ P
= (Mo + P δ)
2 1 − PE 1 − PE 1 − PPE
quindi, il momento massimo, in mezzeria, viene amplificato nella configurazione di equilibrio di
P
un valore rispetto a quello che si calcola nella configurazione iniziale rettilinea.
1 − PPE
In definitiva in presenza di imperfezione, geometrica e di carico, si ha:
Questi effetti appartengono alla categoria dei cosiddetti effetti del secondo ordine. L’analisi
effettuata scrivendo l’equilibrio nella configurazione iniziale viene invece detta analisi del primo
ordine. In pratica, gli effetti del 2◦ considerati sono dovuti al fatto che, all’applicazione di un
carico di compressione P , a causa degli spostamenti v si ha un momento P · v che a sua volta
aumenta gli spostamenti v e di conseguenza il momento, con effetti non lineari quindi, fino a
raggiungere l’equilibrio nella configurazione deformata
in quanto, per λ > λp l’asta rimane in campo elastico mentre per λ < λp l’asta va in campo
plastico.
20
7.2 Effetto imperfezioni iniziali
L L
e, ricordando che λ = e quindi ρ = e L = λ ρ si ha:
ρ λ
2 e ymax σcr
σp = σm 1 + λ
L L σcr − σm
H
Per sezioni simmetriche si ha ymax = , dove H è l’altezza della sezione, per cui:
2
2 e H σcr e H σcr
σp = σm 1 + λ = σm 1 + λ
L 2 L σcr − σm L 2 ρ σcr − σm
Sviluppando i termini si arriva alla:
e H
2
σm − σm σp + σcr 1 + λ + σcr σp = 0 (17)
L 2ρ
e H
che consente, noti (ovvero l’entità dell’imperfezione, geometrica e/o di carico, iniziale) e
L 2ρ
(che dipende dal tipo di sezione), oltre che σp (che dipende dal materiale), di determinare la
tensione media σm , in funzione di λ, che non può essere superata (nella precedente si prende la
sola radice negativa, in quanto fornisce i valori inferiori).
Manipolando la (17) si può arrivare alla seguente
σm = χσp
con χ determinato dalla seguente
1
χ= (18a)
X
X − X λ̄ + 1 + β λ̄ + λ̄2 = 0
2 2
(18b)
s
1 2 1 2
⇒X= λ̄ + β λ̄ + 1 + λ̄2 + β λ̄ + 1 − λ̄2 (18c)
2 2
s
λ eH π2 E
dove λ̄ = ,β= (18d)
λp L 2ρ σp
21
7 INTERAZIONE STABILITÀ - PLASTICITÀ
La tensione σm può considerarsi come tensione critica in presenza delle imperfezioni, e verrà
0 . Si assume che la formula valga anche in campo plastico.
indicata con σcr
Ad esempio in Fig. 9 è riportato per l’andamento di σcr 0 per due sezioni, rettangolare e
e 1 e 1
IPE300, per valori di eccentricità iniziale pari a = e = , oltre che di eccentricità
L 400 L 800
nulla (per cui i risultati non dipendono dal tipo di sezione).
σcr
σcr,E
0
σcr , e/L = 1/400 (Sez. rett.)
0
σcr , e/L = 1/400 (Sez. IPE300)
0
σcr , e/L = 1/800 (Sez. rett.)
0
σcr , e/L = 1/800 (Sez. IPE300)
D.M. 2018, α = 0.49
D.M. 2018, α = 0.21
σp
λ
λp
Come si vede, la sezione rettangolare sono più sensibili alle imperfezioni iniziali rispetto a
quelle a doppio T.
Inoltre, si osserva come per valori elevati della snellezza, la tensione critica è quella Euleriana:
si dice che la trave è snella. Per valori bassi di snellezza, la tensione critica è pressoché pari
a quella di plasticizzazione: si dice che la trave è tozza. Per situazioni intermedie, si ha una
interazione fra i due fenomeni (instabilità e plasticiczzazione) per cui la tensione critica è inferiore
alle singole dovute solo all’instabilità o solo alla plasticcazione.
22
7.2 Effetto imperfezioni iniziali
dove Ncr è il carico critico elastico, dipendente dalla sezione lorda e dalla lunghezza libera
di inflessione: sostanzialmente è il nostro PE .
Quindi si ha s s s
A fyk L2 fyk L2 fyk L λ
λ̄ = 2
= 2 2
= 2
=
π EJ π Eρ π E ρ λp
23
8 VERIFICHE DI SICUREZZA DELLA SEZIONE
• sotto il solo sforzo normale di compressione P , la tensione massima è dalla dalle σcr 0 (che
tiene conto della plasticizzazione e delle imperfezioni iniziali) ricavabili da grafici del tipo
mostrato in Fig. 9. Quindi deve essere:
P
0 A
≤1
σcr
con Wp modulo di resistenza plastico della sezione (si considerano qui solo sezioni compat-
te)
• a causa dei fenomeni del 2◦ ordine, nel caso sia presente una forza di compressione P il
1
momento massimo è amplificato secondo il coefficiente
1 − PPE
da cui, assumendo valida una legge di interazione sforzo normale–momento flettente lineare, si
deve avere:
P M
+ ≤1
0
σcr A Wp σp 1 − P
PE
24