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CAMBIA
L’ABITUDINE
DI ESSERE
TE STESSO
L’autore di questo libro non dispensa consigli medici né prescrive l’uso di alcuna tecnica come forma di trattamento per problemi fisici e medici senza il parere di un medico, direttamente o indirettamente. L’intento dell’autore è semplicemente
quello di offrire informazioni di natura generale per aiutarvi nella vostra ricerca del benessere fisico, emotivo e spirituale. Nel caso in cui usaste le informazioni contenute in questo libro per voi stessi, che è un vostro diritto, l’autore e l’editore
non si assumono alcuna responsabilità delle vostre azioni.
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta tramite alcun procedimento meccanico, fotografico o elettronico, o sotto forma di registrazione fonografica; né può essere immagazzinato in un sistema di
reperimento dati, trasmesso, o altrimenti essere copiato per uso pubblico o privato, escluso l’”uso corretto” per brevi citazioni in articoli e riviste, senza previa autorizzazione scritta dell’editore.
A Robi
PREFAZIONE
Ogni azione che fai, come pensare, provare emozioni, agire e interagire con gli altri, coinvolge il tuo
cervello. Esso è, infatti, l’organo in cui risiedono la personalità, il carattere, l’intelligenza ed è da lì
che parte ogni tipo di decisione. Negli ultimi vent’anni si è scoperto, grazie a risonanze magnetiche
effettuate su decine di migliaia di pazienti in tutto il mondo, che quando il cervello lavora nel modo
giusto tu stai bene, ma quando il cervello è turbato, risulta molto più probabile che tu possa andare
incontro a delle difficoltà.
Una mente sana porta con sé maggior benessere, forma fisica, felicità, equilibrio, decisioni giuste,
successo, longevità; ma, al contrario, se il cervello non è sano per qualsivoglia motivo (un trauma
cranico piuttosto che uno shock emotivo legato al passato) si è più tristi, deboli, malati, dotati di
scarsa capacità di giudizio e meno brillanti.
È facile capire quanto un trauma possa danneggiare il cervello, ma i ricercatori hanno anche
osservato quanto il pensiero negativo e i “programmi disfunzionali del passato” possano influire
sfavorevolmente.
Per esempio, io sono cresciuto con un fratello maggiore che si comportava da tiranno nei miei
confronti. La tensione e la paura, a cui ero costantemente sottoposto, accrebbero il mio livello di
ansia e mi portarono ad assumere un modello negativo di pensiero; e siccome non ero in grado di
prevedere quando mi sarebbe accaduto qualcosa di brutto, stavo sempre in guardia. Questa paura fu
la causa di un lungo periodo di iperattività, che nasceva da quella parte del cervello preposta
all’ansia. Col passare del tempo, per fortuna, fui in grado di risolvere il problema.
In questo libro Cambia l'abitudine di essere te stesso, che si basa su solide teorie scientifiche, il mio
collega, il dottor Joe Dispenza, ti guiderà nell’ottimizzare sia l’“hardware” sia il “software” del tuo
cervello, aiutandoti a raggiungere una nuova condizione mentale. Basandosi su solide teorie
scientifiche, egli continua a parlare con sensibilità e saggezza, come già aveva fatto nel pluripremiato
film Ma che... bip... sappiamo veramente!? e nel suo primo libro.
Io considero il cervello simile a un computer, dotato cioè di un hardware e di un software, ma, allo
stesso tempo, ritengo che l’hardware (l’effettiva parte fisica funzionante del cervello) e il software
siano inseparabili, come inseparabile è la loro costante programmazione e configurazione, che
avviene continuativamente per tutto il corso della vita. Queste due parti esercitano una forte influenza
l’una sull’altra.
Nel corso dell’esistenza, la maggior parte di noi subisce dei traumi e ne riporta segni e cicatrici che
si ripercuotono sulla quotidianità. Liberarsi da queste esperienze, divenute parte integrante della
struttura cerebrale, può rivelarsi incredibilmente terapeutico. Ovviamente, avere abitudini salutari
per il cervello (come, per esempio, seguire una dieta e un esercizio corretti o assumere sostanze che
lo nutrano) è indispensabile affinché il sistema funzioni nel modo giusto. Inoltre, attimo dopo attimo, i
tuoi pensieri esercitano un potente effetto guaritore sul cervello... ma possono anche agire a tuo
detrimento. Lo stesso vale per le esperienze passate: esse possono diventare veri e propri
“programmi” del cervello, che si avviano automaticamente.
Lo studio che conduciamo nelle cliniche Amen è chiamato “tomografia SPECT cerebrale”. La
SPECT (tomografia computerizzata a emissione di fotone singolo) è una pratica adoperata in
medicina nucleare e consiste nell’analisi del flusso sanguigno e dell’attività degli schemi neurali. La
tomografia computerizzata è diversa dalla TAC o dalla risonanza magnetica, perché queste ultime
analizzano l’anatomia del cervello, mentre la SPECT ne studia il funzionamento. Il nostro lavoro
sulle SPECT, che conta ormai un database di oltre settantamila scansioni, ci ha insegnato numerose e
importanti lezioni sul cervello, come:
Inoltre la SPECT ci ha mostrato che, in quanto società, dobbiamo prestare maggiore cura e rispetto
per il cervello, e ci ha anche insegnato che permettere ai bambini di praticare sport da contatto (come
il calcio o l’hockey) non è una buona idea.
Una delle lezioni più interessanti che ho imparato è che le persone possono letteralmente modificare
il loro cervello e cambiare la propria vita assumendo abitudini cerebrali sane e regolari, possono
inoltre abbandonare le convinzioni negative e utilizzare processi di meditazione come quelli illustrati
dal dottor Dispenza.
Da una serie di studi da noi pubblicati si evince che la pratica della meditazione, come suggerisce il
dottor Dispenza, serve a incrementare il flusso sanguigno nella corteccia prefrontale, quella parte del
cervello che più di ogni altra è predisposta al pensiero. Le SPECT ci hanno permesso di notare che,
dopo otto settimane di meditazione quotidiana, la corteccia prefrontale risulta più forte quando è a
riposo e i ricordi dei nostri pazienti appaiono più nitidi.
Esistono parecchi modi per curare e potenziare il cervello. Spero che, come me, svilupperai una
sorta di “invidia del cervello” e desidererai migliorarne le prestazioni. Il lavoro che ho svolto con la
tomografia cerebrale ha cambiato completamente la mia vita. Infatti, quando nel 1991 iniziai a
effettuare le SPECT, decisi di esaminare anche il mio cervello. All’epoca avevo trentasette anni.
Quando scoprii il suo aspetto malsano e irregolare capii subito che non era in buone condizioni.
Nella mia vita avevo fatto uno scarso uso di alcol, non avevo mai fumato né mi era mai capitato di
assumere sostanze illegali. Allora perché il mio cervello appariva così malridotto? Prima di
diventare un esperto in salute del cervello umano, ero solito ricadere in cattive abitudini che
danneggiavano il mio cervello: mangiavo nei fast food, e le bibite gassate, anche se senza zucchero,
erano le mie migliori amiche; spesso dormivo dalle quattro alle cinque ore a notte e sentivo il peso
di ferite passate mai definitivamente rimarginate. Ero sedentario, mi sentivo costantemente stressato
ed ero in sovrappeso di una dozzina di chili. Mi stavo facendo involontariamente del male... e non
poco.
In una scansione tomografica che ho fatto di recente, invece, il mio cervello appare più sano e molto
più giovane di quanto non lo fosse vent’anni fa. Anche il tuo può migliorare se te ne prendi
seriamente cura. Dopo aver esaminato la mia prima scansione, decisi di migliorare le mie condizioni
cerebrali. Questo libro ti aiuterà a fare altrettanto.
Spero che troverai la lettura interessante quanto lo è stata per me.
DOTTOR D
ANIEL G. A
MEN
INTRODUZIONE
Quando penso a tutti quei libri in commercio che danno consigli su come vivere la “vita dei sogni”,
mi rendo conto di come molti di noi siano ancora alla ricerca di approcci validi, con solide basi
scientifiche e che funzionino davvero.
I recenti studi sul cervello, sul corpo, sulla mente e sulla coscienza hanno fatto un vero e proprio
salto in avanti nell’ambito scientifico, e suggeriscono che esistono estese possibilità per realizzare
ciò che conosciamo intrinsecamente come il nostro vero potenziale.
In veste di chiropratico a capo di un centro olistico ben avviato, e come educatore nel campo delle
neuroscienze, delle funzioni cerebrali, della biologia e della chimica del cervello, ho avuto il
privilegio di essere stato uno dei precursori nell’ambito di queste ricerche. I miei studi non si sono
limitati alle discipline menzionate, ma si sono spinti fino all’osservazione degli effetti di questa
nuova tecnologia una volta applicata a persone comuni come te o come me. Ora è arrivato il momento
di trasformare in realtà le potenzialità di questa nuova scienza.
Sono testimone di miglioramenti notevoli nello stato di salute e nella qualità della vita di alcune
persone che hanno cambiato davvero il loro modo di pensare. Negli ultimi anni ho avuto
l’opportunità di intervistare tantissime persone che sono riuscite a superare patologie gravi,
considerate terminali o permanenti. Secondo la dottrina medica contemporanea, queste guarigioni
sono classificate come “remissioni spontanee”.
Tuttavia, dopo un approfondito esame del percorso interiore intrapreso da queste persone, fu
evidente il coinvolgimento di una forte componente mentale... E fu anche evidente come, dopotutto, i
loro progressi fisici non fossero così spontanei. Questa scoperta incoraggiò i miei studi di
specializzazione post laurea in tomografia cerebrale, neuroplasticità, epigenetica e
psiconeuroimmunologia. Semplicemente, avevo capito che doveva accadere qualcosa nel cervello e
nel corpo su cui era necessario focalizzare l’attenzione, e questo qualcosa doveva essere riprodotto.
In questo libro desidero condividere e mostrarti alcune delle cose che ho imparato lungo il mio
cammino, esplorando il modo in cui mente e materia sono interrelati e come sia possibile applicare
questi principi non solo in riferimento al corpo, ma a ogni aspetto della tua vita.
PANORAMICA DELL’OPERA
– Il Capitolo 1: Il sé quantistico ti introduce alla fisica dei quanti. Non ti allarmare: parto da qui
perché è importante che inizi ad accettare l’idea che la mente (soggettiva) eserciti un effetto sul
mondo (oggettivo). In fisica quantistica, l’effetto esercitato dall’osservatore stabilisce che l’energia
confluisce laddove poni l’attenzione. Ne consegue che tutti noi esercitiamo un’influenza sul mondo
materiale (che, d’altronde, è costituito in gran parte da energia). Se fai tua questa idea anche solo per
un momento, riuscirai a focalizzarti su ciò che desideri piuttosto che su ciò che non vuoi. E potresti
addirittura ritrovarti a pensare: “Se un atomo è composto al 99,99999 per cento di energia e per lo
0,00001 per cento di materia1, allora di fatto io sono meno di niente! Ma allora perché rivolgo la
mia attenzione unicamente a quella piccola percentuale di materia, quando io sono molto di più? Il
mio più grosso limite è forse quello di definire la mia realtà in base a ciò che percepisco con i miei
sensi? ” .
Dal capitolo 2 al capitolo 4, esamineremo ciò che significa cambiare, oltrepassare i limiti del corpo
e del tempo e diventare qualcosa di diverso da quello che ci circonda.
– A quel punto della lettura, probabilmente, avrai già accarezzato l’idea che i pensieri che fai
determinano la tua vita. Ma nel Capitolo 2: Superare i condizionamenti esterni, tratterò del modo
in cui, qualora permetti al mondo esterno di controllare i tuoi pensieri e i tuoi sentimenti, nel tuo
cervello si vanno formando circuiti che uniformano il tuo pensiero a ciò che ti è familiare. Di
conseguenza, finisci per creare sempre la stessa cosa; fai della mente lo specchio dei tuoi problemi,
delle tue condizioni personali e delle circostanze della tua vita. Se vuoi cambiare, dunque, devi
essere più grande delle cose materiali della tua vita.
– Nel Capitolo 3: Superare il corpo continuerò a esaminare il modo in cui agiamo. In questo
capitolo scopriremo che le nostre azioni sono basate su una serie di comportamenti, pensieri e
reazioni emotive memorizzate le quali, allo stesso modo dei programmi informatici, lavorano “dietro
le quinte” della nostra consapevolezza. Ecco perché “pensare positivo” non basta: gran parte di ciò
che siamo, infatti, potrebbe risiedere a livello subconscio nel nostro corpo sotto forma di negatività.
Alla fine di questo libro saprai come fare breccia nel sistema operativo della tua mente subconscia e
attuare cambiamenti permanenti.
– Il Capitolo 4: Superare il tempo prende in esame sia il modo in cui viviamo in attesa degli eventi
futuri, sia il modo in cui attingiamo ripetutamente dal passato, finché non ci convinciamo fisicamente
di vivere in un’epoca diversa da quella presente. Sappi però che le ultime ricerche avallano la tesi
secondo cui è insita in noi un’inclinazione naturale ad attuare cambiamenti sia fisici sia mentali con
la sola forza del pensiero, in modo che un evento futuro possa addirittura sembrare di appartenere
biologicamente al passato. Poiché puoi rendere il pensiero più reale di qualsiasi altra cosa, se parti
da una corretta comprensione dell’intero processo sei anche in grado di cambiare il tuo modo di
essere, modificando dal neurone fino al gene. Quando imparerai in che modo usare la tua attenzione e
in che modo rapportarti al presente, varcherai la soglia del campo quantistico, regno di infinite
potenzialità.
– Nel Capitolo 7: Il divario ti spiegherò le modalità per liberarti dalle emozioni memorizzate (che
costituiscono la tua personalità). Ti spiegherò inoltre come colmare il divario tra il tuo Io reale,
interiore e privato, e il tuo Io sociale che appare al mondo esterno. Tutti noi arriviamo a un punto in
cui la nostra conoscenza si arresta, e realizziamo che ciò che proviene dall’esterno non può
vanificare le sensazioni legate al passato. Se potessimo prevedere qualsiasi emozione legata a ogni
esperienza della vita, non ci sarebbe più spazio per nessuna novità, poiché avremmo una prospettiva
rivolta soltanto al passato e non al futuro. Questo è il punto di congiuntura in cui l’anima o si libera o
cade nell’oblio. Imparerai a liberare la tua energia sotto forma di emozioni, e così si ridurrà il
divario tra il modo in cui appari e ciò che sei davvero. Quando essere e apparire coincideranno,
allora sarai veramente libero.
LA SCIENZA
DELL’ESSERE
CAPITOLO 1
IL SÉ QUANTISTICO
Nulla sembrava essere più lontano dalla verità rivelata dal modello quantistico. Gli atomi sono
formati essenzialmente da uno spazio vuoto; gli atomi sono energia. Pensa a questo: tutto quello che
c’è di fisico nella tua vita non è fatto solo di materia solida, ma piuttosto di campi di energia o da
schemi ritmici di informazioni. Tutta la materia è piuttosto “nessuna cosa” (energia) che “qualche
cosa” (particelle).
Figura 1C. Questo è il modello più realistico di atomo. Non è “niente” a livello di materia, ma tutto a livello potenziale.
Figura 1D. L’elettrone esiste come onda di probabilità in un preciso momento, e successivamente appare come particella solida, per poi scomparire nel nulla e riapparire altrove.
Figura 1E. Tutte le esperienze potenziali esistono all’interno del campo quantistico come un mare di infinite possibilità. Quando trasformi il tuo segnale elettromagnetico in modo che si adatti a uno già esistente nel campo, il tuo
corpo sarà attratto dall’evento, tu ti muoverai in una nuova direzione temporale o l’evento ti verrà incontro.
MODELLI DI ONDE
Figura 1F. Le onde ritmiche e in fase sono più potenti di quelle fuori fase.
Le onde di un segnale possono essere allineate o non allineate, coerenti o incoerenti. Lo stesso vale
per i pensieri e le emozioni. Quante volte, tentando di creare qualcosa, hai ritenuto il risultato finale
possibile anche se in cuor tuo sapevi che non lo era affatto? Qual è stato il risultato di quel segnale
incoerente e fuori fase che stavi inviando? Perché non è accaduto nulla? Come hai potuto vedere,
grazie allo studio condotto all’HeartMath, la creazione quantistica funziona solo quando pensieri ed
emozioni sono allineati.
Proprio come le onde di un segnale (che risultano molto più potenti se sono coerenti) anche il tuo
pensiero e le tue emozioni ottengono più forza quando sono allineati. Quando pensi in modo chiaro e
mirato a raggiungere un obiettivo, e sei profondamente coinvolto a livello emotivo, trasmetti un
segnale elettromagnetico più forte che ti spinge verso una realtà potenziale corrispondente ai tuoi
desideri.
A chi frequenta i miei seminari, spesso parlo di mia nonna, che ho adorato. Era un’italiana vecchio
stampo, tanto intrisa di senso di colpa cattolico, quanto della tradizione di preparare la salsa di
pomodoro per condire la pasta. Pregava costantemente, desiderando una vita diversa, ma il senso di
colpa che le era stato instillato con l’educazione rendeva confuso il suo segnale. Riusciva a
manifestare solo nuovi motivi per sentirsi in colpa.
Se finora le tue intenzioni e i tuoi desideri non hanno prodotto alcun risultato significativo,
probabilmente hai inviato al campo un segnale confuso e incoerente. Potresti desiderare di essere
ricco, potresti volerlo razionalmente, ma se ti senti povero, non attrarrai mai la ricchezza. Perché no?
Il cervello comunica attraverso i pensieri e il corpo attraverso le emozioni e, in questo caso, i tuoi
pensieri e le tue emozioni trasmettono messaggi differenti; quando mente e corpo sono in
opposizione, il campo non invierà alcuna risposta significativa.
Al contrario, quando mente e corpo lavorano all’unisono, quando i nostri pensieri sono allineati alle
nostre emozioni, quando cambiamo il nostro modo d’essere, allora stiamo inviando un segnale
coerente sulle onde radio dell’invisibile.
E all'interno del cervello, sono presenti tessuti specifici responsabili del battito cardiaco?
Sì.
E queste cellule?
Di molecole.
E le molecole?
Di atomi.
E gli atomi?
Di particelle subatomiche.
A questo punto sono sicuro che inizi ad accettare l’idea che il pensiero soggettivo possa influenzare
il mondo oggettivo. Potresti addirittura appassionarti al fatto che un osservatore sia in grado di
influenzare il mondo subatomico e uno specifico evento, facendo semplicemente collassare un
singolo elettrone da un’onda energetica in una particella. A questo punto, potresti anche credere che
gli esperimenti scientifici di meccanica quantistica, di cui ti ho parlato, attestano che la coscienza
controlla direttamente il minuscolo mondo degli atomi, essendo questi ultimi fatti sostanzialmente di
coscienza ed energia. Si tratta di fisica quantistica applicata, giusto?
Ma forse non riesci ancora ad accettare l’idea secondo cui la nostra mente agisce sulla realtà in
modo reale e quantificabile. Potresti chiederti: “In che modo il mio pensiero può influenzare il corso
degli eventi e cambiare la mia vita? Come posso far collassare gli elettroni in uno specifico evento,
ossia in una nuova esperienza che desidero fare in futuro?”. Non mi sorprenderebbe se ti stessi
interrogando sulla tua capacità di creare esperienze verosimili nel vasto mondo della realtà.
Il mio intento è quello di farti constatare l’esistenza di basi scientifiche, che ti inducano ad accettare
l’idea che i tuoi pensieri possano creare una nuova realtà. Se nutri dei dubbi, tuttavia, vorrei che
provassi almeno ad accettare la possibilità che il tuo modo di pensare influenzi direttamente la tua
vita.
Se continui a pensare e a sentire nello stesso modo, continuerai a creare la stessa realtà
Se accetti questo paradigma, allora, a rigor di logica, dovrai anche concordare con ciò che sto per
dirti: per creare qualcosa di diverso rispetto al mondo in cui sei abituato a vivere, devi cambiare
quotidianamente il tuo modo di pensare.
D’altra parte, se ti ostini a pensare sempre nello stesso modo, continuerai a creare le medesime
circostanze, tali da suscitare in te le stesse emozioni, che il tuo pensiero rispecchierà perfettamente.
Correrò il rischio, ma permettimi di paragonare questa situazione al proverbiale criceto nella ruota.
Se pensi costantemente ai tuoi problemi (consciamente o inconsciamente), non farai altro che
aumentarne la portata. E forse sei così concentrato su di essi perché è stato proprio il tuo pensiero a
crearli. Forse le tue preoccupazioni sembrano tanto reali perché continui a rivivere le stesse
emozioni che hanno inizialmente determinato il problema. Se insisti nel pensare e nel sentire allo
stesso modo in relazione ai fatti della tua vita, continuerai a riaffermare quella identica realtà.
Quindi, nei prossimi capitoli, voglio porre l’attenzione su ciò che devi capire per poter cambiare.
Il gruppo che ha suonato concretamente le scale e gli accordi ha attivato nuovi circuiti cerebrali
perché ha seguito questa formula.
Ma anche i partecipanti che hanno svolto solo prove mentali hanno rispettato questa formula, tranne
per il fatto che non hanno coinvolto fisicamente il corpo. Per loro, a livello mentale, non è stato
affatto difficile simulare di suonare il pianoforte.
Ricorda, dopo che questi soggetti si sono esercitati ripetutamente a livello mentale, il loro cervello
ha manifestato i medesimi cambiamenti neurologici avvenuti nei partecipanti che hanno suonato
concretamente il pianoforte. Si sono formate lo stesso nuove reti di neuroni (reti neurali), a
dimostrazione del fatto che, in effetti, anche loro si sono esercitati nell’esecuzione di scale e accordi
senza fare fisicamente pratica. Si potrebbe dire che il cervello di questi soggetti “esisteva nel
futuro”, prima ancora che avvenisse l’esperienza fisica di suonare il pianoforte.
Grazie alle dimensioni considerevoli del lobo frontale e alla nostra capacità unica di rendere i
pensieri più reali di qualsiasi altra cosa, il proencefalo riesce spontaneamente ad “abbassare il
volume” di ciò che avviene nell’ambiente esterno, in modo che venga elaborato soltanto un pensiero
ben preciso. Questo tipo di elaborazione interna ci coinvolge nel processo immaginifico mentale così
in profondità da indurre il cervello a modificare i suoi programmi senza aver sperimentato l’evento
nella realtà. Se riusciamo a cambiare la mente a prescindere dall’ambiente esterno, e quindi ad
abbracciare un ideale concentrandoci stabilmente su di esso, il cervello anticiperà le circostanze
ambientali.
In questo consistono le prove mentali: sono un importante strumento per cambiare l’abitudine di
essere te stesso. Se pensiamo ripetutamente a qualcosa, e riusciamo a escludere tutto il resto, ci sarà
un momento in cui il pensiero diventerà realtà. Quando ciò accade, significa che l’hardware neurale è
stato riprogrammato per riflettere il pensiero sotto forma di esperienza. Questo è l’istante in cui il
pensiero cambia il cervello, e quindi la mente.
Comprendere che la trasformazione neurologica può avvenire in assenza di interazioni fisiche a
livello ambientale è fondamentale per riuscire a cambiare l’abitudine di essere te stesso. Pensa alle
molte implicazioni dell’esperimento sull’esercizio del pianoforte. Se applichiamo lo stesso
procedimento (le prove mentali) a qualsiasi altra cosa che vogliamo fare, possiamo cambiare il
nostro cervello prima ancora che sia la realtà esterna a cambiarlo.
Se riesci a influenzare il cervello affinché cambi prima di vivere l’evento desiderato futuro, crei i
circuiti neurali adatti che ti permetteranno di comportarti in armonia con la tua intenzione prima che
diventi realtà nella tua vita. Provando e riprovando un modo migliore di pensare, agire o essere,
“installerai” l’hardware neurologico necessario per prepararti fisicamente al nuovo evento.
In effetti fai molto più di questo, perché l’hardware del cervello, secondo l’analogia che ho scelto di
utilizzare in questo libro, corrisponde alla struttura fisica dell’organo, alla sua anatomia, ai neuroni
che lo compongono. Se continui a installare, rinforzare e perfezionare il tuo hardware neurologico,
come risultato finale otterrai una inedita rete neurale: in pratica, avrai un nuovo programma software.
Proprio come il software di un computer si avvia automaticamente, così anche il tuo nuovo
“programma” (che può essere un comportamento, un’attitudine o uno stato emotivo) inizierà a
funzionare spontaneamente.
A questo punto hai raffinato il cervello e lo hai preparato per la nuova esperienza; inoltre la mente
sarà all’altezza di gestire la sfida. Quando cambi la mente, anche il cervello cambia.
Così, quando arriverà il momento in cui dovrai dimostrarti autonomo o in controtendenza rispetto alle
circostanze ambientali, potrai essere già pronto a pensare e ad agire mosso da una convinzione forte
e incrollabile. Infatti, quanto più formuli l’immagine di un comportamento relativo a una situazione
futura, tanto più facile sarà per te mettere in atto un nuovo modo d’essere.
Allora, riesci a credere in un futuro che non puoi ancora vedere o sperimentare attraverso i sensi, ma
a cui hai pensato un numero sufficiente di volte tanto che il tuo cervello è cambiato davvero,
assumendo l’aspetto che avrebbe se quell’esperienza fosse accaduta realmente, prima ancora che
l’evento si sia verificato sul piano fisico nell’ambiente esterno? Se è così, allora il tuo cervello non è
più una registrazione del passato, ma è diventato una mappa del futuro.
Ora che sai di poter cambiare il tuo cervello pensando in modo diverso, è possibile cambiare anche
il tuo corpo affinché “sembri” che abbia già vissuto una certa esperienza, prima ancora che le
circostanze si siano realmente verificate? La tua mente è tanto potente? Resta sintonizzato.
CAPITOLO 3
SUPERARE IL CORPO
I tuoi pensieri non girano a vuoto. Ogni volta che ne fai uno, nel tuo cervello avviene una reazione
biochimica, e si crea un vero e proprio composto chimico. Come vedrai, a quel punto il cervello
rilascia particolari segnali chimici che agiscono da messaggeri di quel pensiero. Quando il corpo
riceve questi messaggi chimici, vi si attiene all’istante, avviando una serie corrispondente di reazioni
in armonia con ciò che il cervello sta pensando in quel momento. Quindi il corpo rispedisce subito al
cervello un messaggio con il quale conferma di sentirsi esattamente come pensa il cervello.
Per comprendere questo processo (cioè il modo in cui pensi all’unisono col tuo corpo e come puoi
dare forma a una nuova mente), per prima cosa devi apprezzare il ruolo svolto dal cervello e dai suoi
composti chimici nella tua vita. Negli ultimi decenni, abbiamo scoperto che cervello e resto del
corpo interagiscono tramite potenti segnali elettromagnetici. Tra le orecchie abbiamo una enorme
“centrale chimica” che orchestra una miriade di funzioni fisiologiche. Ma rilassati, parlerò solo
dell’abc della chimica e tutto quello che ti servirà sapere è una manciata di termini tecnici, nulla più.
Ogni cellula ha un recettore sulla sua superficie esterna che riceve le informazioni provenienti al di
fuori dei suoi confini. Quando un recettore e un segnale proveniente dall’esterno entrano in contatto,
la cellula si “accende” sia a livello chimico, che di frequenza e di carica elettrica, per eseguire
determinati compiti.
I neurotrasmettitori, i neuropeptidi e gli ormoni sono i composti chimici di causa effetto per
l’attività cerebrale e la funzionalità del corpo. Questi tre composti chimici, chiamati leganti (dal
latino ligare), si connettono alla cellula, interagiscono con essa o la attivano nella frazione di
millisecondi.
Figura 3C. Relazione neurochimica tra cervello e corpo. Quando fai certi pensieri, il corpo produce delle sostanze chimiche che ti portano a sentirti esattamente nel modo in cui stavi pensando. Una volta che ti senti come pensi, inizi
a pensare come ti senti. Questo ciclo continuo innesca un loop di risposta chiamato “modo d’essere”.
Nel corso del libro approfondiremo questo concetto, tuttavia tieni presente che i pensieri sono
principalmente connessi alla mente (e al cervello) mentre le sensazioni al corpo. Quindi, mentre le
sensazioni del corpo si allineano ai pensieri a partire da uno specifico stato mentale, mente e corpo
lavorano insieme come se fossero una cosa sola. Quando mente e corpo agiscono all’unisono il
prodotto finale viene chiamato “modo d’essere”. Potremmo anche affermare che il ciclo ininterrotto
di pensieri-sensazioni e sensazioni-pensieri determina un modo d’essere che influenza la realtà.
Quando ci troviamo in un determinato modo d’essere, significa che abbiamo preso confidenza con un
certo stato mentale ed emotivo (vale a dire con un certo modo di pensare e di sentire) che è diventato
parte integrante della nostra identità personale. Così ci descriviamo in base a come pensiamo (e
quindi a come ci sentiamo) o a come siamo nel momento in cui parliamo. Sono arrabbiato, sto male,
sono ispirato, sono insicuro, sono negativo...
Anni trascorsi a fare certi pensieri, e quindi a provare certe sensazioni, e poi a pensare in modo
analogo a quelle stesse sensazioni (il criceto nella ruota) determina uno stato emotivo memorizzato
che ci spinge a dichiarare enfaticamente: “Io sono così…” come se fosse una verità assoluta.
Arriviamo al punto di definire noi stessi attraverso quel modo d’essere. Pensieri e sensazioni si sono
fusi insieme.
Per esempio, diciamo: “Sono sempre stato pigro; sono una persona ansiosa; non sono sicuro di
me; ho problemi di autostima; vado facilmente in collera e sono impaziente; non sono poi tanto
intelligente ” e così via. Queste specifiche sensazioni memorizzate contribuiscono a creare la nostra
personalità.
Attenzione: se le sensazioni diventano la misura dei nostri pensieri, o se non riusciamo a pensare più
in grande di come ci sentiamo, non riusciremo mai a cambiare. Per cambiare dobbiamo pensare più
in grande di come ci sentiamo. Cambiare significa agire più in grande rispetto alle sensazioni
familiari del nostro sé memorizzato.
Facciamo un esempio pratico. Supponiamo che sia mattina e che tu stia guidando verso l’ufficio; inizi
a pensare all’animoso incontro che hai avuto qualche giorno prima con il tuo collega. Mentre ripensi
a quella persona e a quella esperienza specifica, il cervello inizia a rilasciare sostanze chimiche nel
corpo. In poco tempo, ti senti esattamente nel modo in cui stavi pensando. Probabilmente diventi
arrabbiato.
Il corpo risponde inviando al cervello un messaggio che dice: “Accidenti, sono veramente
arrabbiato.” Naturalmente, il cervello, che è in costante comunicazione con il corpo e monitora il suo
ordine chimico interno, viene influenzato dal brusco cambiamento del modo in cui ti senti. Di
conseguenza inizi a pensare in maniera diversa. (Ricorda: nell’istante in cui inizi a sentire come
pensi, cominci a pensare come ti senti.) Inconsciamente, rafforzi la medesima sensazione
continuando a fare pensieri carichi di rabbia e frustrazione, che ti portano a sentirti ancora più
arrabbiato e frustrato. In effetti, adesso sono le tue sensazioni a controllare il tuo pensiero. Ed è il
corpo che guida la mente.
Il ciclo continua, e i pensieri carichi di rabbia immettono nel corpo ulteriori sostanze chimiche, che a
loro volta innescano le combinazioni chimiche surrenali correlate alle sensazioni di rabbia. Così
diventi furioso e aggressivo. Ti senti avvampare, hai un nodo allo stomaco, la testa ti pulsa e i
muscoli iniziano a tendersi. Mentre tutte queste sensazioni esasperate sommergono il corpo e ne
alterano la fisiologia, il cocktail chimico innesca una serie di circuiti cerebrali portandoti a fare
pensieri identici alle emozioni che provi.
Nell’intimità della mente, al tuo collega, ne stai dicendo di tutti i colori. Indignato, sciorini una
sequenza di eventi passati per motivare il tuo stato d’animo attuale, immagini di scrivere una lettera
nella quale riassumi tutte le cose di cui avresti sempre voluto lamentarti. Col pensiero, hai già
spedito quella lettera al tuo capo prima ancora di arrivare al lavoro. Scendi dalla macchina
sconvolto e pieno di rabbia, a un soffio dall’omicidio. Saluti, cammini e parli da arrabbiato… e tutto
questo è scaturito da un solo pensiero. In questo momento ti sembra impossibile pensare più in
grande di come ti senti; ecco perché è così difficile cambiare.
Il risultato di questa comunicazione ciclica tra cervello e corpo è che tendi a reagire in modo
prevedibile alle situazioni. Crei modelli di pensieri e sensazioni ormai noti, ti comporti
inconsciamente in modo automatico e sei impantanato in questi circuiti di routine. È così che funziona
il tuo Io chimico.
È LA TUA MENTE A CONTROLLARE IL CORPO, O VICEVERSA?
Perché è tanto difficile cambiare?
Supponi che nel tempo ti siano capitate alcune esperienze piuttosto dure, che ti hanno fatto soffrire.
Questi ricordi suscitano ancora in te una reazione emotiva, riferita a una persona in particolare,
legata a un luogo particolare e a un momento particolare della tua vita. Hai pensato così spesso al
passato che ora rievochi questi ricordi facilmente, anche in modo automatico. Immagina di aver
pensato e sentito, sentito e pensato il dolore per più di vent’anni.
Stando così le cose, adesso non devi più nemmeno pensare all’evento passato per provarne la
sensazione corrispondente. E ti sembra di non poter pensare o agire in modo diverso da come hai
sempre sentito. Hai memorizzato il dolore attraverso pensieri e sensazioni ricorrenti, sia collegate a
quell’incidente, sia ad altri eventi della tua vita. I pensieri su di te e sulla tua esistenza tendono a
essere influenzati da sentimenti di vittimismo e autocommiserazione. La ripetizione degli stessi
pensieri e delle medesime sensazioni, perpetrati per più di vent’anni, ha spinto il tuo corpo a
rievocare la sensazione di dolore senza un vero e proprio pensiero conscio. Adesso sembra una cosa
del tutto normale. È ciò che sei. Tutte le volte che cerchi di cambiare qualsiasi aspetto di te, è come
se la strada ti riportasse sempre al punto di partenza. Ritorni sempre dal tuo vecchio sé.
Ciò che la maggior parte della gente non sa è che quando ripensa a un’esperienza dal forte carico
emotivo, attiva le stesse sequenze e modelli cerebrali di quella volta; le persone programmano il
cervello in base al passato, rinforzando così i circuiti in reti sempre più condizionate. Inoltre,
cervello e corpo (a vari livelli) producono sempre le stesse sostanze chimiche, come se stessero
rivivendo quell’esperienza. Tali sostanze addestrano il corpo a memorizzare ulteriormente quella
emozione. Le reazioni chimiche che derivano dal ciclo di pensieri e sensazioni, sensazioni e pensieri,
così come l’attivazione e la programmazione dei neuroni in schemi e reti, condiziona mente e corpo
limitandoli a una serie limitata di programmi automatici.
Nel corso della vita, siamo capaci di rivivere un evento passato centinaia, forse migliaia di volte. È
questa ripetizione inconscia che abitua il corpo a ricordare lo stato emotivo in modo identico, o
persino meglio, di quanto faccia la mente conscia: quando il corpo è la mente, si parla di abitudine.
Gli psicologi sostengono che la nostra identità o personalità è completamente formata verso i
trentacinque anni. Ciò significa che quelli di noi che hanno più di trentacinque anni hanno
memorizzato un insieme selezionato di comportamenti, atteggiamenti, convinzioni, reazioni emotive,
abitudini, capacità, associazioni di idee e di ricordi, reazioni condizionate e percezioni che adesso
sono programmate dentro di noi a livello subconscio. Questi programmi ci guidano, perché il corpo è
diventato la mente.
Ciò significa che penseremo gli stessi pensieri, sentiremo le medesime sensazioni, reagiremo in modi
identici, ci comporteremo alla stessa maniera, crederemo agli stessi dogmi e percepiremo la realtà
allo stesso modo. Alle soglie della mezza età,8 circa il 95 per cento della nostra personalità non è
altro che una serie di programmi subconsci ormai diventati automatici: guidare la macchina, lavarsi i
denti, mangiare eccessivamente quando siamo stressati, preoccuparsi per il futuro, giudicare gli
amici, lamentarsi, incolpare i genitori, non credere in noi stessi e ostinarsi a essere cronicamente
infelici, solo per dirne alcuni.
SPESSO SIAMO SVEGLI SOLO IN APPARENZA
Dal momento che il corpo diventa la mente subconscia, è facile capire che in un contesto del genere
la mente conscia non ha più molto a che fare con il nostro comportamento. Nell’istante in cui
produciamo un pensiero, una sensazione o una reazione, il corpo inserisce il pilota automatico.
Agiamo in modo inconscio.
Prendi per esempio una madre che guida un pulmino per accompagnare i figli a scuola. In che modo
riesce a muoversi nel traffico, sedare le liti, bere il caffè, cambiare le marce e aiutare uno dei figli a
soffiarsi il naso… tutto in una volta? Quasi come il programma di un computer, queste azioni sono
diventate funzioni automatiche che possono avvenire in modo molto fluido e semplice. Il corpo della
mamma fa abilmente ogni cosa perché, attraverso un’assidua ripetizione, ha memorizzato come
compiere tutte queste azioni. Non pensa più in modo conscio come farle: sono diventate un’abitudine.
Rifletti su quanto segue: il 5 per cento della mente è cosciente, in lotta contro il restante 95 per cento
che invece esegue programmi automatici subconsci. Abbiamo memorizzato talmente bene tutta una
serie di comportamenti da esserci trasformati in una entità mente-corpo che agisce in modo
automatico. Infatti, quando il corpo ha memorizzato un pensiero, un’azione o una sensazione al punto
da diventare la mente (cioè quando mente e corpo sono un tutt’uno) siamo il ricordo di noi stessi. Se
il 95 per cento della nostra personalità, a partire dai trentacinque anni, è un insieme di programmi
involontari, comportamenti memorizzati e reazioni emotive abituali, ne consegue che restiamo
incoscienti per il 95 per cento delle nostre giornate. Sembriamo solo svegli, accidenti!
Quindi una persona, consciamente, potrebbe anche voler essere felice, in salute o libera, ma l’aver
ospitato per vent’anni sofferenza e dolore, e l’essersi assuefatta al reiterato ciclo di sostanze
chimiche legate al dolore, ha condizionato a livello inconscio il corpo a mantenere sempre lo stesso
stato. Viviamo “per abitudine” quando non siamo più consapevoli di ciò che pensiamo, facciamo o
sentiamo: diventiamo inconsapevoli.
L’abitudine più grande che dobbiamo cambiare è quella di essere noi stessi.
Di seguito trovi alcuni esempi pratici sul comportamento del corpo in uno stato abituale. Ti è
mai capitato di non riuscire a ricordare consciamente un numero di telefono? Ci provi in tutti i
modi, ma non riesci a ricordare nemmeno tre cifre della stringa di numeri necessaria per fare la
chiamata. Eppure, prendi in mano il telefono e osservi le tue dita comporre agili il numero di cui
hai bisogno. Il tuo cervello conscio e pensante non riesce a ricordare il numero, ma hai ripetuto
così tante volte questa azione con le dita che il tuo corpo adesso se lo ricorda meglio del tuo
cervello. (Questo esempio è per quelle persone che sono cresciute prima dell’avvento delle
tastiere a composizione rapida o dei cellulari; magari ti è capitata la stessa cosa digitando il
PIN del bancomat o inserendo una password online.)
Ugualmente ricordo quando andavo in palestra e avevo un armadietto con la combinazione.
Dopo l’allenamento ero talmente stanco che non riuscivo mai a ricordarla. Fissavo il lucchetto
cercando di ricordare la sequenza dei tre numeri, ma non riaffiorava. Tuttavia, non appena
iniziavo a far girare le rondelle con i numeri sul lucchetto di chiusura, la combinazione
riemergeva da sola, quasi per magia. Ancora una volta, ciò accadeva perché lo avevo già fatto
talmente tante volte che il mio corpo era più preparato della mente conscia. Il corpo aveva
preso il posto della mente.
Ricorda che il 95 per cento del nostro essere a partire dai trentacinque anni si trova nel
medesimo sistema subconscio di memoria nel quale il corpo, automaticamente, innesca un
insieme programmato di comportamenti e reazioni emotive. In altre parole, è il corpo a condurre
il gioco.
al primo gruppo fu chiesto di esercitarsi contraendo e rilassando un dito della mano sinistra per
cinque sessioni la settimana da un’ora, per quattro settimane;
il secondo gruppo svolse mentalmente lo stesso esercizio, con la stessa tabella di marcia, senza
attivare fisicamente nessun muscolo del dito;
i soggetti del terzo gruppo di controllo non fecero esercizio né fisicamente né mentalmente.
Alla fine dello studio, gli scienziati confrontarono i risultati. Il primo gruppo di partecipanti fu
sottoposto al test della forza con il dito con cui avevano svolto gli esercizi e gli esiti furono
confrontati con quelli del gruppo di controllo. Una stupidaggine, giusto? Il gruppo che aveva eseguito
veramente gli esercizi dimostrò di avere sviluppato nel dito una forza maggiore del 30 per cento
rispetto al gruppo di controllo. Sappiamo tutti che se mettiamo ripetutamente un peso su un muscolo,
ne aumenteremo la forza. Ciò che forse non ci aspetteremmo è che il gruppo che ha svolto gli esercizi
mentalmente ha manifestato un aumento della forza muscolare del dito del 22 per cento! La mente,
allora, produce un effetto fisico quantificabile sul corpo. In altri termini, il corpo è cambiato senza
fare nessuna esperienza fisica reale.
Proprio come i ricercatori hanno lavorato su soggetti che eseguivano l’esercizio con le dita
mentalmente e su altri che immaginavano di suonare le scale musicali del pianoforte, gli esperimenti
hanno messo a confronto esperienza pratica e prova mentale in individui che praticavano il
bodybuilding. I risultati furono i medesimi. Sia che i partecipanti eseguissero fisicamente gli esercizi
ai manubri sia che li facessero mentalmente, registrarono tutti un potenziamento della forza muscolare
nei bicipiti. Tuttavia, gli esercizi mentali dimostrarono cambiamenti psicologici senza che si fosse
mai verificata l’esperienza fisica.17
Se il corpo cambia fisicamente/biologicamente come se avesse vissuto una certa esperienza facendo
solo uno sforzo mentale, allora da una prospettiva quantistica, ciò dimostra che l’evento è già
affiorato nella realtà. Se il cervello migliora il suo hardware come se l’esperienza fosse accaduta
fisicamente, e il corpo cambia geneticamente o biologicamente (e ci sono le prove che ciò sia
successo), ed entrambi sono diversi senza che si sia “fatto” nulla sul piano tridimensionale, allora
l’evento è avvenuto sia nel mondo quantistico della coscienza sia nel mondo fisico della realtà.
Se metti mentalmente in scena una realtà futura fino a modificare fisicamente il tuo cervello come se
quell’esperienza fosse accaduta davvero, e se hai accolto emotivamente una nuova intenzione così
tante volte che il tuo corpo è cambiato manifestando lo stato che assumerebbe se ciò fosse realmente
accaduto, aspetta… perché è proprio quello l’istante in cui l’evento ti viene incontro! E arriverà nel
modo in cui meno te lo aspetti, senza lasciare adito al dubbio che derivi dalla tua connessione con
una coscienza maggiore: così sarai ispirato a farlo ancora e ancora.
CAPITOLO 4
SUPERARE IL TEMPO
È stato scritto tantissimo sull’importanza di restare nel presente. Ci sono statistiche che indicano
chiaramente quanto la gente faccia fatica a restare ancorata al presente, in qualsiasi momento della
vita, dalla guida distratta al divorzio. Lascia che aggiunga il mio contributo, esprimendo questo
concetto in termini quantistici. Nel presente, tutte le possibilità esistono simultaneamente nel campo.
Quando siamo nel presente, quando siamo “nell’istante”, possiamo andare oltre lo spazio e il tempo e
trasformare in realtà una qualsiasi di quelle possibilità. Se siamo impantanati nel passato, però,
queste potenzialità non esistono.
Nei capitoli precedenti hai imparato che quando noi esseri umani cerchiamo di cambiare, reagiamo
come se avessimo una dipendenza, perché effettivamente dipendiamo dai nostri modi d’essere
chimici più familiari. Sai bene che quando hai una dipendenza è come se il tuo corpo avesse una
mente tutta sua. Nel momento in cui gli eventi del passato innescano le stesse reazioni chimiche
dell’incidente originario, il corpo pensa di rivivere nuovamente lo stesso evento. Una volta che il
corpo viene condizionato a essere la mente subconscia, prende il sopravvento sulla mente: esso, in un
certo senso, diventa la mente quindi, è come se riuscisse a pensare.
Ho appena spiegato in che modo il corpo si sostituisca alla mente nel ciclo di pensieri e sensazioni,
sensazioni e pensieri. Ma ciò avviene anche secondo un’altra modalità che si basa sui ricordi del
passato.
Ecco come funziona: vivi un’esperienza che comporta un carico emotivo; poi fai un pensiero su
quell’evento specifico del passato. Il pensiero si tramuta in ricordo, il quale successivamente
riproduce in modo riflesso l’emozione dell’esperienza. Se continui a rievocare quell’esperienza,
ricordi, pensieri, ed emozioni si fonderanno gli uni negli altri e tu “memorizzerai” l’emozione. Per
questo motivo vivere nel passato non è tanto un procedimento conscio, quanto subconscio.
Il subconscio gestisce la maggior parte dei processi fisici e mentali che avvengono al di sotto della
coscienza vigile. Molte delle sue attività consistono nel mantenere il corpo in funzione. Gli scienziati
chiamano questo apparato di regolarizzazione sistema nervoso automatico. Non dobbiamo pensare
consciamente per respirare, per far battere il cuore, per alzare o abbassare la temperatura del corpo
o per svolgere uno qualsiasi dei milioni di processi che coadiuvano al mantenimento del corpo sano
e in funzione.
Detto questo, credo che tu possa intuire il pericolo insito nell’affidare ai ricordi e all’ambiente e a
questo sistema automatico il controllo delle nostre reazioni emotive quotidiane. L’insieme delle
risposte subconscie di routine è stato variamente paragonato a un pilota automatico e ai programmi in
esecuzione automatica nel computer. Queste similitudini vogliono farti capire che è l’esistenza di
qualcosa sotto la superficie della nostra consapevolezza, che controlla il nostro comportamento.
Ecco un esempio per chiarire il concetto. Immagina che in gioventù, ritornando a casa, tu abbia
trovato sul pavimento il cadavere del tuo cane a cui eri affezionato. Ogni impressione sensoriale di
quell’esperienza ti è rimasta, come si dice, incisa nel cervello. Ti ha segnato.
Esperienze traumatiche come questa, ti fanno capire come le emozioni correlate possano trasformarsi
in reazioni memorizzate inconsce a sollecitazioni ambientali, che ti ricordano che hai perso qualcosa
a cui tenevi. Adesso sai che quando ripensi a quel fatto, ricrei le stesse emozioni nel cervello e nel
corpo, come se l’evento si stesse verificando nuovamente. Per attivare quel programma basta un
pensiero casuale, una reazione a un evento nel mondo esterno, e tu inizi a sentire di nuovo l’emozione
legata al tuo passato dolore. La miccia potrebbe consistere nel vedere un cane che assomiglia al tuo,
oppure trovarti in un luogo dove lo portavi da cucciolo. Qualsiasi sia lo stimolo sensoriale, esso
innescherà un’emozione. Questi grilletti emotivi possono essere evidenti o sottili, ma ti condizionano
tutti a livello subconscio. Così, prima che tu possa elaborare l’accaduto, ti ritrovi di nuovo in quello
stato emotivo/chimico di dolore, rabbia e tristezza.
Quando ciò accade, è il corpo che governa sulla mente. Puoi usare la mente conscia per cercare di
tirarti fuori da quello stato emotivo, ma sentirai comunque di non averne il controllo.
Pensa a Pavlov e ai suoi cani. Nel decennio tra il 1890 e il 1900 lo scienziato russo fece un
esperimento di questo tipo: teneva alcuni cani legati a un tavolo per un certo periodo di tempo, poi
suonava una campanella e dava loro un pasto abbondante. Dopo aver ripetutamente sottoposto i cani
allo stesso stimolo, si limitava a suonare la campanella e i cani, come reazione automatica,
salivavano in anticipo sul pasto vero e proprio.
Questa si chiama risposta condizionata e si innesca in modo automatico. Come mai? Perché il corpo
inizia a reagire in modo automatico (pensa al sistema nervoso automatico). La cascata di reazioni
chimiche che prendono il via nel giro di pochi istanti cambia il corpo a livello fisiologico; e tutto ciò
avviene in modo pressoché inconscio, con un minimo sforzo consapevole, o addirittura senza.
Questa è una delle ragioni per cui è così difficile cambiare. La mente conscia potrebbe anche trovarsi
nel presente, ma il corpo-mente subconscio sta vivendo nel passato. Se iniziamo ad aspettarci che
avvenga un fatto prevedibile futuro in relazione a un ricordo del passato, siamo esattamente come i
cani di Pavlov. Un’esperienza relativa a una persona o cosa in particolare in un preciso momento e
luogo del passato determina automaticamente (o autonomicamente) la nostra reazione sul piano
fisiologico.
Una volta che abbiamo interrotto le dipendenze emotive radicate nel passato, non ci sarà più nessuno
stimolo che ci riporti ai programmi automatici del nostro vecchio sé.
Inizia ad avere senso il fatto che sebbene “pensiamo” o “crediamo” di vivere nel presente, in verità
ci sono buone probabilità che il corpo sia ancora nel passato.
Nel precedente capitolo ho fatto di proposito l’esempio della scrittura per spiegare il mio punto di
vista su come trascendere la Grande Triade. Infatti, quando scrivi (sia sulla pagina che in un file
digitale), crei le parole. La stessa creatività è all’opera quando dipingi, suoni uno strumento, lavori
un pezzo di legno al tornio o svolgi un’attività qualsiasi che ha l’effetto di rompere i legami che la
Grande Triade ha con te.
Perché è tanto difficile vivere in questi momenti creativi? Se ci focalizziamo su un passato
indesiderato o su un futuro temuto, significa che viviamo per lo più in uno stato di tensione, attivando
la modalità di sopravvivenza. Sia che ci facciamo ossessionare dalla salute (la sopravvivenza del
corpo), dal pagamento del mutuo (il bisogno fondamentale di un riparo che ci protegga dall’ambiente
esterno) o dalla mancanza di tempo per fare il necessario per sopravvivere, la maggior parte di noi
ha più familiarità con lo stato di dipendenza mentale che chiamiamo “sopravvivenza” che con quello
in cui siamo i creatori.
Nel mio primo libro, ho descritto approfonditamente la differenza tra vivere nella modalità di
creazione e in quella di sopravvivenza. Nelle pagine seguenti, invece, delineerò solo brevemente la
differenza tra le due.
Pensa a una vita in modalità di sopravvivenza: immagina un animale, un daino, che pascola beato
nella foresta. Supponiamo che sia in omeostasi, vale a dire in perfetto equilibrio. Ma se il daino
dovesse percepire un pericolo nel mondo esterno, magari un predatore, attiverebbe il suo sistema
nervoso di fuga o attacco. Il sistema nervoso simpatico fa parte del sistema nervoso autonomo, che
mantiene attive le funzioni automatiche del corpo, come la digestione, la regolazione della
temperatura, i livelli di zucchero nel sangue e simili. Per preparare l’animale ad affrontare
l’emergenza che ha individuato, il corpo cambia chimicamente: il sistema nervoso simpatico attiva
automaticamente le ghiandole surrenali affinché mobilitino un’enorme quantità di energia. Se il daino
viene inseguito da un branco di coyote, utilizza quell’energia per scappare. Se è abbastanza agile da
fuggire illeso, allora forse dopo quindici, venti minuti dallo scampato pericolo, l’animale riprenderà
a pascolare, e il suo equilibrio interiore sarà ristabilito.
Anche noi esseri umani abbiamo lo stesso sistema. Quando percepiamo un pericolo, il sistema
nervoso simpatico si attiva, mobilita l’energia e tutto il resto, proprio come accade nel daino. Agli
albori della storia umana, questa risposta meravigliosamente adattiva ci ha aiutati ad affrontare le
minacce dei predatori e molti altri rischi che mettevano in pericolo la nostra sopravvivenza. Tali
qualità umane ci sono servite per la nostra evoluzione come specie.
Il fatto che viviamo nella modalità di sopravvivenza è la ragione per cui noi esseri umani siamo così
dominati dalla Grande Triade. La risposta di stress e gli ormoni che vengono innescati ci costringono
a concentrarci sul corpo, l’ambiente e il tempo (e a esserne ossessionati). Di conseguenza, iniziamo a
definire il nostro “Io” entro i confini della dimensione fisica, diventiamo meno spirituali, meno
consci, meno consapevoli e meno presenti.
In altri termini, cresciamo diventando “materialisti”, vale a dire abitualmente consumati dai pensieri
sulle cose nell’ambiente esterno. La nostra identità viene avvolta dal corpo. Siamo assorbiti dal
mondo di fuori perché è ciò a cui le sostanze chimiche ci costringono a prestare attenzione: alle cose
che possediamo, alle persone che conosciamo, ai posti dove dobbiamo andare, ai problemi da
affrontare, al taglio di capelli che non ci piace, alle parti del corpo, al nostro peso, al nostro aspetto
in confronto a quello degli altri, a quanto tempo abbiamo o non abbiamo; insomma penso che ti sia
fatto un’idea. Ci ricordiamo di chi siamo basandoci fondamentalmente su ciò che sappiamo e sulle
cose che facciamo.
Vivere nella modalità di sopravvivenza ci porta a focalizzarci sullo 0,00001 per cento della realtà
invece che sul restante 99,99999 per cento.
Quindi ha senso affermare che se inibiamo le nostre emozioni di sopravvivenza più primitive e
iniziamo a interrompere la nostra dipendenza da esse, la frequenza della nostra energia
aumenterebbe. E, in questa maniera, sarà meno probabile che saremo costretti a vivere ancorati al
corpo. In un certo senso, quando il corpo è “diventato” la mente, possiamo rilasciare l’energia dal
corpo e liberarla nel campo quantistico. Quando le nostre emozioni diventano maggiormente elevate,
ascendiamo spontaneamente a un livello di coscienza superiore, più vicino alla Sorgente… e ci
sentiamo più connessi all’intelligenza universale.
IL SÉ EGOISTA
Come vedi, ciò che individuiamo come il nostro sé esiste entro il contesto dell’associazione emotiva
collettiva che facciamo con i nostri pensieri e sentimenti, con i nostri problemi e con gli elementi
della Grande Triade. C’è da meravigliarsi se la gente trova tanto difficile entrare dentro se stessa e
lasciarsi alle spalle questa realtà autoprodotta? Come faremmo a sapere chi siamo se non fosse per
l’ambiente, il corpo e il tempo? Ecco perché dipendiamo così tanto dal mondo esterno. Ci limitiamo
all’uso dei sensi per definire e coltivare le emozioni, così da ricevere un feedback fisiologico che
riconfermi le nostre personali dipendenze. Facciamo tutto questo per sentirci umani.
Quando la nostra reazione di sopravvivenza è sproporzionata rispetto a quanto accade nel mondo
esteriore, l’eccesso di ormoni prodotto dalla reazione di stress ci induce a fissarci entro i parametri
del sé. Siamo ossessionati dal corpo o da un aspetto particolare dell’ambiente e viviamo schiavi del
tempo. Siamo intrappolati in questa realtà specifica e ci sentiamo incapaci di cambiare, di rompere
l’abitudine di essere noi stessi.
L’eccesso di emozioni legate alla sopravvivenza rovescia l’equilibrio di un ego sano (l’ego è il sé a
cui ci riferiamo quando diciamo “io” consapevolmente). Se l’ego è sotto controllo, per sua natura
cerca di assicurarsi la nostra protezione nei confronti del mondo esterno. Per esempio, l’ego fa in
modo che stiamo discosti da un falò o dall’orlo di un dirupo. Quando l’ego è in equilibrio, il suo
istinto naturale è l’autopreservazione. C’è un equilibrio sano tra i suoi bisogni e quelli degli altri, tra
l’attenzione che riserva a se stesso e agli altri.
Invece quando siamo in modalità di sopravvivenza, nel mezzo di una situazione di emergenza, il sé
prende il sopravvento. Ma quando i composti chimici dello stress cronico e a lungo termine creano
uno squilibrio nel corpo e nel cervello, l’ego si concentra eccessivamente sulla sopravvivenza e
mette il sé al primo posto, escludendo tutto il resto: in questo modo diventiamo costantemente egoisti.
Diventiamo indulgenti con noi stessi, centrati su di noi e presuntuosi, colmi di compatimento e
disprezzo. Quando l’ego è sottoposto a uno stress costante, mette se stesso davanti a tutto.
In queste condizioni, fondamentalmente l’ego si preoccupa di prevedere il risultato di ogni
situazione. Esso è iperconcentrato sul mondo esterno e si sente del tutto separato dal 99,99999 per
cento della realtà. Infatti, quanto più definiamo la realtà attraverso i sensi, tanto più essa diventa
legge per noi. Ma la realtà materiale non è tutto, anzi è l’esatto opposto della legge quantistica. Ciò
su cui poniamo la nostra consapevolezza diventa la nostra realtà. Di conseguenza, se la nostra
attenzione è concentrata sul corpo e sulla dimensione fisica, e se restiamo bloccati in un segmento
specifico del tempo lineare, allora tutto questo diventa la nostra realtà.
Dimenticarci delle persone che conosciamo, dei problemi che abbiamo, delle cose che possediamo e
dei posti dove andiamo; perdere la cognizione del tempo; spingerci oltre il corpo e la necessità di
alimentare le sue abitudini; rinunciare al picco emotivo di esperienze familiari che riaffermano
continuamente la nostra identità; distaccarci dal tentativo di prevedere una situazione futura o di
rivivere un ricordo del passato; destituire l’ego egoista che si preoccupa solo dei suoi bisogni;
pensare o sognare più in grande di come ci sentiamo, e desiderare l’ignoto: questo è l’inizio della
libertà nelle nostre esistenze.
Figura 5B. Quando il lobo frontale lavora in modalità creativa, contempla il cervello nella sua totalità raccogliendo tutte le informazioni cerebrali utili per creare un nuovo modo di pensare. Se la compassione è il nuovo modo
d’essere che vuoi creare, allora una volta che hai chiesto a te stesso come sarebbe essere compassionevole, il lobo frontale combina spontaneamente diversi circuiti neurali in modo da creare un nuovo modello o visione. Potrebbe
attingere da informazioni immagazzinate da libri, DVD o esperienze personali e così via, per far lavorare il cervello in modi nuovi. Una volta insediata la nuova opinione, vedrai un’immagine, un ologramma o una visione di ciò che
la compassione significa per te.
Le risposte date andranno spontaneamente a formare una nuova mente. Infatti, se rispondi con
sincerità, il tuo cervello inizierà a lavorare in modalità diverse. Vivendo mentalmente nuovi modi di
essere, inizi a riprogrammare te stesso a livello neurologico, e crei una nuova mente: quanto più
riesci a conoscere te stesso, tanto più cambierai il tuo cervello e la tua vita.
Sia che tu voglia essere ricco, oppure un genitore migliore (o anche un grande stregone, per quel che
importa) potrebbe non essere una cattiva idea riempire il cervello con le conoscenze relative alla
materia scelta, così da avere a disposizione più mattoncini per costruire il nuovo modello della
realtà che vuoi abbracciare. Ogni volta che acquisisci nuove informazioni, aggiungi nuove
connessioni sinaptiche che serviranno come materia prima per rompere i vecchi schemi. Quanto più
impari, tante più munizioni hai per sradicare la vecchia personalità.
3. Rendere il pensiero più reale di qualsiasi altra cosa
Il terzo ruolo fondamentale del lobo frontale è rendere, durante il processo creativo, il pensiero più
reale di qualsiasi altra cosa. (Ti spiegherò come fare nella Terza parte.)
Quando siamo in modalità creativa, il lobo frontale è fortemente attivato e abbassa il volume nei
circuiti presenti nel resto del cervello affinché poco altro venga elaborato al di fuori di un
determinato pensiero.22 Siccome il lobo frontale è l’esecutivo che fa da mediatore per il resto del
cervello, può monitorare tutta la “geografia”. Così abbassa il volume nei centri sensoriali
(responsabili di sentire il corpo), nei centri motore (responsabili di far muovere il corpo) nei centri
associativi (dove risiede la nostra identità) e nei circuiti che elaborano il tempo… per calmarli tutti.
In caso di attività neurale minima, potremmo dire che non c’è nessuna “mente” a elaborare gli stimoli
sensoriali (ricorda che la mente altro non è che il cervello in azione), nessuna “mente” ad attivare il
movimento all’interno dell’ambiente e nessuna “mente” ad attribuire una dimensione temporale alle
attività; così cessiamo anche di avere un “corpo”, diventiamo “niente”, non abbiamo più una
dimensione temporale. In quel momento siamo pura consapevolezza. Una volta eliminato il brusio in
quelle aree del cervello, nello stato di creatività non esiste ego o sé come siamo abituati a
conoscerli.
Figura 5C. Quando il pensiero di cui ti stai occupando diventa esperienza, il lobo frontale calma il resto del cervello in modo che non venga elaborato nient’altro all’infuori di quel determinato pensiero. Diventi calmo, smetti di
avvertire il tuo corpo, non percepisci più né il tempo né lo spazio e ti dimentichi di te stesso.
Quando sei in modalità creativa, il lobo frontale svolge la funzione di controllo. È talmente preso che
i tuoi pensieri diventano la tua realtà e la tua esperienza. Qualsiasi cosa pensi, in quei momenti viene
elaborata dal lobo prefrontale. Abbassando il volume nelle altre aree del cervello, lascia fuori le
distrazioni. Il mondo interiore, del pensiero, diventa tangibile quanto la realtà del mondo esterno. I
tuoi pensieri vengono catturati a livello neurologico ed etichettati nell’architettura del cervello come
esperienza.
Se metti in moto il processo creativo in modo efficace, produrrai un’emozione, come tu ben sai,
inizierai a sentirti come se quell’evento stesse accadendo veramente nel presente. Sei tutt’uno con i
pensieri e le sensazioni associate alla realtà desiderata. Ora ti trovi in un nuovo modo d’essere.
Potresti dire che in quel momento stai riscrivendo i programmi subconsci ricondizionando il corpo a
un nuovo modo di pensare.
Rivediamo la mappa dell’energia e delle frequenze a partire dalle emozioni di sopravvivenza fino a
quelle elevate (vedi figura 5A). Quando la rabbia, la vergogna o il desiderio vengono rilasciati dal
corpo, si trasformano in gioia, amore o gratitudine. In questo viaggio per trasmettere energia più
elevata, il corpo (che prima si era sostituito alla mente) ora diventa “meno mente” e più energia
coerente; la materia che compone il corpo assume un ritmo vibrazionale più elevato e ci sentiamo
maggiormente connessi a qualcosa di più grande. In breve, esprimiamo meglio la nostra natura
divina.
Quando vivi nella modalità di sopravvivenza, cerchi di controllare o forzare un risultato: questo è
ciò che fa l’ego. Quando vivi all’insegna dell’elevata emozione della creazione, ti senti talmente
sollevato che non cerchi più di analizzare come e quando si presenterà il destino che desideri.
Confidi nel fatto che avverrà perché lo hai già sperimentato nella mente e nel corpo: nel pensiero e
nelle emozioni. Sai che succederà perché ti senti connesso con qualcosa di più grande. Sei in uno
stato di gratitudine perché ti senti come se fosse già successo.
Potresti non conoscere tutti i dettagli del risultato auspicato (quando si avvererà, dove e in quali
circostanze) ma confidi in un futuro che non puoi vedere né percepire con i sensi. Per te quell’evento
si è già verificato al di fuori dello spazio e del tempo, da cui nascono tutte le cose materiali. Sei in
uno stato di perspicacia, puoi rilassarti nel presente e smettere di vivere nella modalità di
sopravvivenza.
Anticipare o analizzare quando, dove e come l’evento accadrà non farebbe altro che causare il
ritorno della tua vecchia identità. Ti trovi in uno stato di tale gioia che è impossibile cercare di
indovinarlo; questo infatti è ciò che fanno gli esseri umani quando vivono in uno stato limitato di
sopravvivenza.
Mentre permani in questo stato creativo nel quale non sei più la tua identità, i neuroni che una volta si
attivavano tutti insieme per formare il vecchio sé, non sono più programmati all’unisono. Questo
avviene quando la vecchia personalità viene smantellata biologicamente. I sentimenti connessi a
quella identità, che condizionavano il corpo alla medesima mente, non stimolano più gli stessi geni
con la medesima modalità. E quanto più superi il tuo ego, tanto più cambiano i segni fisici della
vecchia personalità. Il vecchio Io se ne è andato.
Completando la Prima parte di questo libro hai, grazie anche al tuo impegno, acquisito una
conoscenza di base che ti aiuterà a creare un nuovo sé. Adesso ripartiamo da queste fondamenta.
Abbiamo scoperto diverse possibilità:
l’idea che la tua mente soggettiva possa influenzare il tuo mondo oggettivo;
la possibilità di cambiare il cervello e il corpo diventando più grande del tuo ambiente, del tuo
corpo e del tempo;
la prospettiva di poter uscire dalla modalità reattiva e stressante di sopravvivenza, che ti
impone come reale il solo mondo esteriore, ed entrare nel mondo interiore dove sei tu il
creatore.
Spero che adesso anche tu possa considerare queste potenzialità come realtà possibili.
Se ci riesci, allora ti invito a proseguire con la Seconda parte, dove otterrai informazioni specifiche
sul ruolo del cervello e sul processo meditativo, e che ti preparerà a creare un cambiamento reale e
duraturo nella tua vita.
SECONDA PARTE
Spesso è utile paragonare il cervello di una persona a un computer e il tuo, proprio come un
computer, ha già tutto l’hardware che gli serve per cambiare il tuo sé e la tua vita. Ma, questo
hardware, sai usarlo al meglio e sei in grado di installare un nuovo software?
Immagina due computer, dotati di un hardware e di un software identici, uno nelle mani di un neofita
della tecnologia e l’altro invece in quelle di un esperto di informatica. Il principiante sa ben poco di
ciò che un computer può fare, e non sa nemmeno come fare.
L’intento di questa Seconda parte, in parole povere, è quello di darti informazioni pertinenti sul
cervello affinché tu, in qualità di suo operatore, quando inizierai a usare il processo meditativo per
cambiare la tua vita, saprai cosa e perché deve accadere nel cervello e durante le meditazioni.
I TRE CERVELLI
Figura 6A. Il “primo cervello”, la neocorteccia o cervello pensante (in bianco). Il “secondo cervello” è quello limbico o emotivo, responsabile della creazione, del mantenimento e dell’organizzazione delle sostanze chimiche nel
corpo (in grigio). Il “terzo cervello”, il cervelletto, è la sede della mente subconscia (in nero).
Dall’esempio precedente con la suocera, hai capito che se eserciti i pensieri, i comportamenti e i
sentimenti un numero sufficiente di volte, “essere” compassionevole diventa naturale. Passerai dal
pensarlo, al farlo, all’esserlo. “Essere” qualcosa significa che è facile, naturale, spontaneo, normale
e inconscio. La compassione e l’amore diventeranno emozioni automatiche e familiari come quelle
autolimitanti che hai appena cambiato.
Quindi adesso devi replicare l’esperienza di pensare, sentire e agire in modo compassionevole. Se lo
fai, romperai la dipendenza dal tuo stato emotivo del passato e condizionerai il corpo e la mente a
livello neurochimico, affinché memorizzino lo stato chimico interiore, chiamato compassione, meglio
della tua mente conscia. Infine, se ricrei l’esperienza della compassione tutte le volte che vuoi,
praticandola a prescindere dalle circostanze, il tuo corpo assumerà il modo di pensare della
compassione. Memorizzerai la compassione così bene che niente di ciò che appartiene al mondo
esteriore potrà smuoverti da questo modo d’essere.
Ora tutti e tre i cervelli stanno lavorando insieme, e a livello biologico, neurochimico e genetico, ti
trovi in uno stato di compassione. Quando la compassione diventa incondizionatamente normale e
familiare per te, significa che sei passato dal sapere, all’esperienza alla saggezza.
Abbiamo tre cervelli che ci permettono di passare dal pensare al fare all’essere. Dai uno
sguardo a questo schema.
Figura 6B[1]. Sistemi di memoria dichiarativa e non dichiarativa.
Figura 6C. Questo schema mostra la progressione di come i tre cervelli si allineino per mettere in correlazione diversi percorsi di evoluzione personale.
DA PENSARE A ESSERE
Figura 6D. Puoi passare dal pensare all’essere senza dover fare niente. Se stai provando mentalmente a pensare in modo nuovo, ci sarà un momento in cui il pensiero che stai facendo diventerà esperienza. Quando ciò accadrà, il
prodotto finale di quella esperienza interiore sarà un’emozione o un sentimento. Una volta che riesci a sentire come sarebbe essere quella persona, il tuo corpo (come la mente inconscia) inizia a credere di trovarsi in quella realtà.
Ora la tua mente e il tuo corpo cominciano a lavorare in armonia, e tu sei quella persona senza dover fare niente ancora. Quando ti sposti in un nuovo modo d’essere con il solo pensiero, sei più incline a fare e a pensare cose in
armonia con ciò che vuoi essere.
IL DIVARIO
Un giorno me ne stavo seduto sul divano riflettendo sul significato della felicità. Pensando alla mia
totale mancanza di gioia, considerai come la maggior parte delle persone che erano importanti per me
mi avrebbero immediatamente impartito un discorso di incoraggiamento. Me lo immaginai parola per
parola: “Sei incredibilmente fortunato. Hai una famiglia meravigliosa, con dei figli bellissimi. Sei
un chiropratico di successo. Tieni conferenze davanti a migliaia di persone, giri il mondo
visitando posti insoliti, hai preso parte al film Bleep – Ma che... bip... sappiamo veramente? e
molta gente ha apprezzato il tuo messaggio. Hai persino scritto un libro e sta andando bene.” Ma
per me c’era qualcosa che non andava.
Ero arrivato a un punto della mia vita in cui viaggiavo di città in città ogni fine settimana per tenere
conferenze; a volte, nel giro di tre giorni, mi fermavo in due città diverse. Mi resi conto di essere
talmente occupato da non avere il tempo di mettere in pratica quello che insegnavo.
Fu un momento sconcertante, perché iniziai a capire che tutta la mia felicità era stata creata dal di
fuori e che la gioia che provavo quando viaggiavo e tenevo le conferenze non aveva niente a che
vedere con la vera gioia. Mi sembrava di aver bisogno delle persone, delle cose e dei posti del
mondo esteriore per sentirmi bene. L’immagine che stavo proiettando al mondo dipendeva da fattori
esterni. E quando non stavo tenendo una conferenza o facendo un’intervista o curando i pazienti, ed
ero a casa, mi sentivo vuoto.
Non fraintendermi: per certi versi tutte quelle cose esteriori che facevano parte di me erano
meravigliose. Se chiedessi a qualcuno che mi ha visto durante una conferenza, o profondamente
assorbito nella preparazione di una presentazione durante un volo, o mentre rispondevo a dozzine di
e-mail nella sala d’attesa dell’aeroporto o nella hall di un hotel, l’osservatore ti avrebbe risposto che
sembravo decisamente felice.
La triste verità è che se lo avessi chiesto a me in uno di quei frangenti, probabilmente ti avrei
risposto più o meno così: “Sì, le cose vanno alla grande. Sto bene. Sono un uomo fortunato.”
Ma se mi avessi colto in un momento di tranquillità, quando tutti quegli stimoli esteriori non mi
stavano bombardando, ti avrei risposto in un modo completamente diverso: “C’è qualcosa che non
va. Mi sento instabile. Sembra sempre la solita vecchia storia. Manca qualcosa.”
Un giorno mi resi conto di quale fosse la ragione centrale della mia infelicità, e capii anche che
avevo bisogno del mondo esteriore per ricordarmi chi ero. La mia identità si era confusa con le
persone con cui parlavo, le città che visitavo, le cose che facevo mentre viaggiavo e le esperienze di
cui avevo bisogno per riaffermare me stesso come Joe Dispenza. Quando non avevo attorno qualcosa
del mondo esteriore che mi facesse ricordare chi ero, non ero sicuro di chi fossi. Capii infatti che
tutta la felicità che provavo non era altro che una reazione agli stimoli del mondo esterno, che mi
facevano sentire in un certo modo. A un certo punto compresi di essere completamente dipendente dal
mio ambiente e dai segnali esterni che alimentavano la mia dipendenza emotiva. Che momento fu
quello per me! Avevo sentito dire un milione di volte che la felicità viene da dentro, ma non mi aveva
mai toccato in quel modo prima di allora.
Quel giorno, mentre sedevo sul divano di casa, guardai fuori dalla finestra e visualizzai un’immagine.
Vidi le mie mani, una sopra l’altra, separate da uno spazio vuoto.
La mano in alto rappresentava come apparivo all’esterno e quella sotto era come sapevo di essere
dentro. Mentre riflettevo, mi sovvenne che noi esseri umani viviamo in una dualità, come divisi in
due entità separate: “come appariamo” e “chi siamo veramente”.
IL DIVARIO NELL’IDENTITÀ
Come appariamo è l’immagine o la facciata che proiettiamo al mondo. Il sé è tutto quello che
facciamo per dare mostra di noi in un certo modo e per presentare agli altri una realtà esteriore
coerente. Questo primo aspetto del sé è una patina che rappresenta come vogliamo che gli altri ci
vedano.
Come siamo veramente, rappresentato nel disegno dalla mano che sta sotto, coincide con come ci
sentiamo, soprattutto quando non siamo distratti dall’ambiente esterno. Si tratta delle nostre emozioni
familiari quando non siamo preoccupati dalla “vita”. È quello che nascondiamo di noi.
Quando memorizziamo stati emotivi di dipendenza (come il senso di colpa, la vergogna, la paura,
l’ansia, il giudizio, la depressione, la presunzione o l’odio) sviluppiamo un divario tra come
appariamo e chi siamo veramente. Il primo caso coincide con il modo in cui vogliamo che gli altri
ci vedano. Il secondo rappresenta lo stato in cui ci troviamo quando non stiamo interagendo con tutte
le esperienze, le cose e le persone nei vari momenti e luoghi della nostra vita. Se restiamo seduti
abbastanza a lungo senza fare niente, iniziamo a sentire qualcosa. Quel qualcosa è ciò che siamo
realmente.
GLI STRATI DELL’EMOZIONE CHE MEMORIZZIAMO E CHE
CREANO IL DIVARIO
Figura 7B. Le dimensioni del divario cambiano da persona a persona. “Chi siamo veramente” e “come appariamo” sono separati dai sentimenti che memorizziamo nei diversi momenti che compongono la nostra vita (e che si
basano su esperienze passate). Più grande è il divario, più intensa è la dipendenza dalle emozioni che memorizziamo.
Strato su strato, ci portiamo addosso diverse emozioni, che vanno a formare la nostra identità. Per
ricordare chi pensiamo di essere, dobbiamo ricreare le medesime esperienze, riaffermando così la
nostra personalità e le emozioni corrispondenti. In quanto identità, ci attacchiamo al mondo esteriore
identificandoci con le cose e con le persone, così da ricordarci il modo in cui vogliamo riflettere noi
stessi nel mondo.
Come appariamo diventa la facciata della nostra personalità, la quale, per percepire se stessa come
un “qualcuno” ben definito, ha bisogno di affidarsi alla realtà esteriore. La sua identità è
completamente dipendente dall’ambiente. La personalità fa tutto il possibile per nascondere come si
sente davvero o per scacciare quella sensazione di vuoto: Possiedo queste macchine, conosco
queste persone, sono stato in questi posti, so fare queste cose, ho fatto queste esperienze, lavoro
per questa azienda, ho successo... Si tratta di chi pensiamo di essere in relazione a ciò che ci
circonda.
Ma tutto ciò è ben diverso da chi siamo veramente (ovvero da come ci sentiamo) senza gli stimoli
della realtà esterna: i sentimenti di vergogna e di rabbia per il fallimento del matrimonio; la paura
della morte e i dubbi sulla vita dopo la morte in relazione alla perdita di una persona cara o anche di
un animale domestico; il senso di inadeguatezza causato dalle pretese di perfezionismo di un genitore
che vuole a ogni costo vederci realizzati; il senso di libertà repressa per essere cresciuti in
condizioni alle soglie della povertà; la preoccupazione di avere un corpo inadeguato per apparire in
un certo modo agli occhi del mondo. Questo genere di sentimenti sono ciò che vogliamo nascondere.
È ciò che siamo veramente, il vero sé nascosto dietro l’immagine che proiettiamo. Ci risulta difficile
anche solo pensare di mostrare quel sé al mondo, così facciamo finta di essere qualcun altro.
Creiamo un insieme di programmi automatici memorizzati che mascherano le nostre parti vulnerabili.
Fondamentalmente, mentiamo su chi siamo perché sappiamo che nella società non c’è spazio per quel
tipo di persona. Quel tipo di individuo è “nessuno”. Dubitiamo che possa piacere agli altri e che
possa essere accettato.
Specialmente quando siamo più giovani e stiamo formando la nostra identità, siamo più inclini a
mettere in atto questo tipo di mascherata. Vediamo i giovani cambiare identità con la stessa frequenza
con cui si cambiano d’abito. E in verità, ciò che gli adolescenti indossano spesso non è altro che un
riflesso di chi vogliono essere, più che di ciò che sono veramente. Chiedilo a qualsiasi esperto di
salute mentale specializzato nel lavoro con i giovani, e ti dirà che esiste una parola per definire
l’essere adolescenti: insicurezza. Di conseguenza, adolescenti e preadolescenti cercano conforto
nella omologazione e nei numeri.
Invece di far sapere al mondo chi sei veramente, approvi e ti adatti (perché tutti sanno cosa succede a
quelli che vengono considerati diversi). Il mondo è complesso e spaventoso, ma fare parte di un
gruppo lo rende più semplice e meno terrificante. Scegli il tuo gruppo. Scegli il tuo veleno.
Alla fine, quella identità ti sta bene. Ci cresci dentro. O almeno è quello che racconti a te stesso.
Insieme all’insicurezza, sopraggiunge anche un grande senso di autoconsapevolezza. Fioccano le
domande: “È questo ciò che sono davvero? È questo ciò che voglio essere?”. Ma è molto più facile
ignorare queste domande piuttosto che trovare una risposta.
LEGAMI EMOTIVI
Figura 7C. Se condividiamo le stesse esperienze, condividiamo anche le stesse emozioni e la medesima energia. Proprio come due atomi di ossigeno si legano per formare l’aria che respiriamo, un campo invisibile di energia (oltre
lo spazio e il tempo) ci lega emotivamente gli uni agli altri.
Quando il nostro amico dell’esempio inizia a dire la verità su come si sente veramente, le cose
cominciano a diventare sgradevoli. Se le sue amicizie si sono basate sulle lamentele che ha sempre
espresso nei confronti della vita, allora, nelle sue relazioni, è legato energeticamente ai sentimenti di
vittimismo. Se, in un momento di illuminazione, ora decide di rompere con l’abitudine di essere se
stesso, non si mostrerebbe più ad amici e conoscenti nei panni della stessa persona. Tuttavia, anche
chi fa parte della sua vita lo sta usando per ricordarsi, a sua volta, chi è emotivamente. Amici e
familiari rispondono: “C’è qualcosa che non va in te oggi. Hai ferito i miei sentimenti!”. Che
andrebbe tradotto con: “Pensavo che ci fosse qualcosa di speciale tra noi! Ti ho usato per confermare
la mia dipendenza emotiva e ricordare chi penso di essere come ‘qualcuno’. Ti preferivo com’eri
prima.”
Quando cambiamo, la nostra energia è connessa con tutto quello che abbiamo vissuto nel mondo
esteriore. Interrompere la dipendenza da una emozione che abbiamo memorizzato, o dire la verità su
chi siamo, richiede una certa dose di energia. Proprio come serve energia per separare due atomi di
ossigeno uniti in un legame, allo stesso modo ci vuole energia per rompere i lacci che ci tengono
stretti alle persone che fanno parte della nostra vita.
Così può succedere che gli individui vicini a quella persona, con la quale hanno condiviso gli stessi
legami emotivi, si riuniscano e dicano: “Non è più lui ultimamente. Forse è impazzito. Portiamolo da
un dottore!”.
Ora ricorda che si tratta di persone con le quali ha condiviso le stesse esperienze, quindi anche le
medesime emozioni. Ma adesso lui sta rompendo i vincoli energetici con tutto e tutti (persino con i
luoghi). È un momento minaccioso per chi ha giocato con lui lo stesso gioco per anni. Sta
abbandonando la nave.
Così lo portano dal dottore, che gli prescrive il Prozac o qualche altro farmaco e, in breve tempo,
riemerge la precedente personalità. Eccolo lì a mostrare al mondo la sua vecchia immagine di sé, a
stringere la mano in accordi emotivi con gli altri. Ancora una volta è tornato a essere intorpidito e
sorridente: qualsiasi cosa pur di far svanire le sensazioni. La lezione non è stata recepita.
È vero, quella persona non era più la stessa (cioè non era più la “mano in alto” del disegno, a cui
tutti si erano abituati). Era diventata invece la “mano in basso”, quella con un passato e del dolore. E
chi può biasimare quelle persone care che hanno insistito affinché ritornasse a essere il sé intorpidito
di sempre “con cui era facile rapportarsi”? Il nuovo sé emerso è imprevedibile, persino radicale. Chi
vuole stare accanto a quel tipo di persona? Chi vuole stare vicino alla verità?
Figura 7D. Quando le stesse persone e le stesse cose nella nostra vita creano le stesse emozioni, e il sentimento che stiamo cercando di scacciare cessa di cambiare, cerchiamo nuove persone e nuove cose, oppure cerchiamo di
andare in posti nuovi, nel tentativo di cambiare come ci sentiamo emotivamente. Se non funziona, passiamo al livello successivo: la dipendenza.
A prescindere dal tipo di dipendenza, le persone continuano a pensare che una certa sensazione sarà
scacciata da un elemento esterno. E ricorda: abbiamo una naturale inclinazione ad associare un
elemento esterno che faccia allontanare quel sentimento a un cambiamento dello stato chimico
interiore. Quella cosa esterna ci piace se ci fa sentire bene. Così rifuggiamo da ciò che ci fa stare
male o che ci fa soffrire, e andiamo verso ciò che ci fa sentire bene e a nostro agio o che ci dà
piacere.
Dal momento che la dipendenza stimola costantemente i centri del piacere nel cervello,
dall’emozione scaturita dall’esperienza si ottiene un flusso di sostanze chimiche. Il problema è che
tutte le volte che si gioca d’azzardo, si beve o si sta alzati fino a tardi a giocare online, la volta
successiva se ne avrà bisogno un pochino di più.
La ragione per cui le persone hanno bisogno di sempre più droga, di fare più shopping o di avere un
numero maggiore di relazioni occasionali è che la scarica chimica generata da quelle attività attiva i
recettori sulla membrana esterna delle cellule, e “accende” le cellule medesime. Ma se i recettori
cellulari vengono costantemente stimolati, si desensibilizzano e si spengono. Così di volta in volta
per attivarsi c’è bisogno di un segnale più forte, di una stimolazione maggiore: servirà un picco
chimico per generare i medesimi effetti.
Adesso devi scommettere venticinquemila euro invece di diecimila, perché altrimenti non c’è
brivido. Una volta che la spesa folle di cinquemila euro non ti fa più né caldo né freddo, devi
esaurire il fido di due carte di credito per riuscire a sentire la stessa emozione. E tutto questo solo
per scacciare la sensazione di chi sei veramente. Ciò che fai per ottenere lo stesso picco, dovrai
continuare a ripeterlo sempre più, con maggiore intensità. Più droghe, più alcol, più sesso, più
scommesse, più shopping, più TV. Hai afferrato l’idea?
Nel tempo diventiamo dipendenti da una cosa per alleviare il dolore o l’ansia o la depressione con la
quale conviviamo tutti i giorni. Sbaglio forse? Non credo. La maggior parte della gente si comporta
così perché non sa come fare per cambiare da dentro. Si limita a seguire l’impulso innato di ricavare
sollievo dai sentimenti, e inconsciamente pensa che la salvezza derivi dal mondo esterno. Nessuno ha
mai spiegato loro che usare il mondo esteriore per cambiare la realtà interiore non fa che peggiorare
le cose... allarga solo il divario, il vuoto.
Supponiamo che la nostra ambizione nella vita sia avere successo e accumulare sempre più cose. Se
ci riusciamo, rinforziamo chi siamo, senza mai affrontare come ci sentiamo in realtà. Questo io lo
chiamo essere posseduti dai nostri possessi. Ci facciamo possedere dagli oggetti materiali che
rinforzano l’ego, che ha bisogno dell’ambiente per ricordarsi chi è.
Se aspettiamo che sia qualcosa all’esterno a farci felici, allora non stiamo seguendo la legge
quantistica. Ci affidiamo a ciò che sta fuori per cambiare come siamo dentro. Se pensiamo che
quando saremo ricchi a sufficienza da comprarci più cose allora saremo strafelici, abbiamo capito
male. Affinché si manifesti l’abbondanza, dobbiamo essere felici prima.
Cosa succede se chi ha una dipendenza non riesce a ottenere più “droga”? Prova ancora più rabbia,
frustrazione, amarezza, vuoto. Potrebbe provare con altri metodi, per esempio aggiungendo il gioco
d’azzardo al bere, lo shopping alla TV e alla via di fuga offerta dai film. Alla fine però, non basta
mai. I centri del piacere si sono ricalibrati a un livello talmente alto che quando il mondo esterno non
innesca cambiamenti chimici interiori, chi soffre di dipendenza ha l’impressione di non poter trovare
gioia nelle piccole cose. Il punto è capire che la vera felicità non ha niente a che vedere col piacere,
perché la dipendenza del nostro benessere da certe cose intensamente stimolanti non fa che
allontanarci dalla vera felicità.
COLMARE IL DIVARIO
INDEGNITA'
INDEGNITA'
Figura 7E. Quando dememorizzi le emozioni che sono diventate parte della tua identità, elimini il divario tra come appari e chi sei veramente. L’effetto collaterale di questo fenomeno è il rilascio di energia sotto forma di
un’emozione immagazzinata nel corpo. Una volta che la mente di quella emozione viene liberata dal corpo, l’energia torna libera nel campo quantistico e la puoi usare in qualità di creatore.
Qualunque sia la cosa che ti ha attirato di questo libro, quando decidi di cambiare, devi spostarti in
un nuovo stato di coscienza. Devi avere ben chiaro quello che stai facendo, come pensi, come vivi,
come senti e come sei... al punto da non essere te stesso e da non desiderare più esserlo. E questo
cambiamento deve raggiungerti a livello viscerale.
Ciò che stai per imparare è quello che io stesso ho fatto, i passi che ho intrapreso per compiere il
mio personale cambiamento. Ma rincuorati: potresti benissimo aver già fatto qualcosa di simile nella
tua vita. C’è solo un’altra piccola cosa da sapere relativa al processo di meditazione, per trasformare
questo metodo di cambiamento in una abilità. Ecco cos’è.
CAPITOLO 8
Nel capitolo precedente ho scritto della necessità di creare un ponte tra chi siamo veramente e
l’immagine di noi stessi che offriamo al mondo. Quando riusciamo a farlo, ci avviciniamo alla
liberazione dell’energia necessaria per diventare quel sé ideale, modellato su qualche grande
personaggio della storia mondiale, come Gandhi e Giovanna d’Arco.
E come ho detto, una delle chiavi per cambiare l’abitudine di essere te stesso consiste nel diventare
il più possibile un attento osservatore. Questo significa che devi aumentare il tuo livello
metacognitività (monitorando efficacemente i tuoi pensieri), accogliere la calma e il silenzio, oppure
concentrare maggiore attenzione sui tuoi comportamenti e su come gli elementi dell’ambiente
innescano in te reazioni emotive. A questo punto del libro la grande domanda è: Come fare tutto
questo?
In altre parole, come puoi diventare un osservatore migliore, infrangere i vincoli emotivi che ti
legano al corpo, all’ambiente e al tempo e colmare il divario?
La risposta è semplice: con la meditazione. Avrai notato che fino a questo punto ti ho provocato con
brevi accenni alla meditazione come al modo per cambiare l’abitudine di essere te stesso e iniziare a
creare una nuova vita nei panni del tuo sé ideale. Ti ho detto che la Prima e la Seconda parte ti
avrebbero preparato a comprendere in cosa consiste l’applicazione del processo meditativo che
avresti messo in pratica nella Terza parte. Ora è giunto il momento di spiegare il funzionamento
interiore del processo a cui mi sono riferito con il termine “meditazione”.
Quando uso la parola meditazione, potrebbe venirti in mente l’immagine di una persona seduta a
gambe incrociate di fronte a un altare, uno yogi barbuto con indosso una tunica seduto in un eremo
sull’Himalaya, o qualche altra figura simile che per te rappresenta il “mettersi tranquilli”, lo svuotare
la mente, focalizzarsi su un pensiero, o impegnarsi in una qualunque delle altre varianti della pratica
della meditazione.
Esistono tantissime tecniche di meditazione, ma in questo libro il mio desiderio è aiutarti a ottenere
dalla meditazione il migliore beneficio. Devi essere in grado di entrare nel sistema operativo della
mente subconscia, così da allontanarti dall’essere semplicemente te stesso, dai tuoi pensieri, dalle
convinzioni, dalle azioni e dalle emozioni per passare all’osservazione di tutti questi elementi... e,
una volta che ci sei, riprogrammare a livello subconscio cervello e corpo con un nuovo modo di
pensare. Quando passi dalla produzione inconscia di pensieri, convinzioni, azioni ed emozioni a
prendere il controllo su di essi attraverso l’applicazione conscia della tua volontà, puoi infrangere le
catene del tuo vecchio sé e crearne uno nuovo. In che modo arrivare al punto di essere in grado di
accedere a quel sistema operativo e portare l’inconscio a livello cosciente è l’argomento che
affronteremo nella parte restante del libro.
Theta. Dai due fino ai cinque o sei anni, il bambino inizia a dimostrare modelli leggermente elevati
di EEG. Queste frequenze di onde Theta misurano da 4 a 8 cicli al secondo. I bambini che operano in
Theta tendono a essere in uno stato simile alla trance e sono primariamente connessi con il loro
mondo interiore. Vivono in astratto e nel regno dell’immaginazione e mostrano pochi tratti tipici del
pensiero critico e razionale. Perciò è facile che i bambini piccoli accettino quello che dici loro
(come “Babbo Natale esiste”). In questa fase, ci sono alcune frasi che esercitano un enorme impatto,
esempio: “I bambini grandi non piangono. Le bambine andrebbero viste e non sentite. Tua sorella è
più intelligente di te. Se prendi freddo ti viene il raffreddore.” Questo genere di frasi va dritto alla
mente subconscia, perché questo stato a onde cerebrali lente è il regno del subconscio (capito
l’antifona?).
Alfa. Tra i cinque e gli otto anni le onde cerebrali cambiano ancora passando alla frequenza Alfa: da
8 a 13 cicli al secondo. La mente analitica, a questo punto dello sviluppo infantile, inizia a formarsi; i
bambini cominciano a interpretare e a trarre conclusioni sulle leggi della vita esteriore. Allo stesso
tempo, il mondo interiore dell’immaginazione tende a essere tanto reale quanto quello esteriore della
realtà. I bambini di questa fascia d’età solitamente hanno un piede in entrambi i mondi. Ecco perché
fingono così bene. Per esempio, potresti chiedere a un bambino di fingere di essere un delfino nel
mare, un fiocco di neve nel vento o un supereroe che accorre in salvataggio, e ore dopo sarà ancora
nel personaggio. Chiedi a un adulto di fare lo stesso e be’... sai già la risposta.
Beta. Dagli 8 ai 12 anni e in avanti, l’attività cerebrale aumenta fino a raggiungere frequenze ancora
più elevate. 13 cicli al secondo nei bambini rappresentano la frontiera delle onde Beta, che
proseguono e crescono a partire da lì per tutta l’età adulta, e rappresentano il pensiero consapevole e
analitico.
Dopo i dodici anni, di solito la porta tra la mente conscia e quella subconscia si chiude. Le Beta
attualmente sono divise in onde a frequenza bassa, media e alta, così come sono state riscontrate in
molti adulti.
Figura 8B. Progressione dello sviluppo delle onde cerebrali da Delta, nell’infanzia, a Beta, nella maturità. Osserva la differenza tra le tre frequenze Beta: le onde Beta ad alta frequenza possono essere il doppio di quelle medie.
Alfa. Ora supponiamo che tu chiuda gli occhi (l’80 per cento delle informazioni sensoriali
provengono dalla vista) e vada deliberatamente dentro di te. Dal momento che stai riducendo i dati
sensibili dall’ambiente, nel tuo sistema nervoso entrano meno informazioni. Le onde cerebrali
rallentano fino allo stato Alfa. Ti rilassi. Gli elementi nel mondo esterno ti preoccupano meno e la tua
attenzione è attratta dalla dimensione interiore. Tendi a pensare e analizzare meno. Quando è in Alfa,
il cervello si trova in un leggero stato meditativo (quando eseguirai la meditazione nella Terza parte,
andrai in uno stato Alfa ancora più profondo).
Ogni giorno, il cervello entra in stato Alfa senza un grande sforzo da parte tua. Per esempio, quando
stai imparando qualcosa di nuovo a una conferenza, di solito il cervello funziona con frequenze Beta
basse o medie. Ascolti il messaggio e analizzi i concetti presentati. Poi, una volta che hai sentito
abbastanza o sei attratto da qualcosa di particolarmente interessante che si adatta a te, ti interrompi
spontaneamente e il cervello scivola nello stato Alfa. Lo fai perché quella informazione viene
consolidata nella materia grigia. E quando hai lo sguardo perso nel vuoto, ti concentri sui tuoi
pensieri e li rendi più reali del mondo esteriore. Quando ciò accade, il tuo lobo frontale trasmette
quelle informazioni all’architettura cerebrale... e come per magia, riesci a ricordare quello che hai
appena imparato.
Theta. Negli adulti, le onde Theta emergono nello stato intermedio o lucido, durante il quale alcune
persone si ritrovano a essere mezze sveglie e mezze addormentate (la mente conscia è sveglia mentre
il corpo in un certo senso è addormentato). Questo è lo stato in cui l’ipnoterapista riesce ad accedere
alla mente subconscia. Nello stato Theta, siamo maggiormente programmabili perché non c’è più il
velo tra mente conscia e subconscia.
Delta. Per la maggior parte di noi, le onde Delta rappresentano lo stato di sonno profondo. In questo
regno c’è pochissima consapevolezza conscia e il corpo si rigenera.
Come dimostra questa panoramica, quando passiamo a stati di onde cerebrali più lenti, affondiamo
più in profondità nel mondo interiore della mente subconscia. È vero anche il contrario: spostandoci
in stati di onde cerebrali con frequenze più elevate, diventiamo più consapevoli e ci occupiamo del
mondo esteriore.
Facendo un costante esercizio, questi territori della mente inizieranno a diventarti familiari. Proprio
come qualsiasi cosa in cui persisti, riuscirai a capire come ti fa sentire ciascuno schema di onde
cerebrali. Ti renderai conto quando starai analizzando o pensando troppo in Beta; ti accorgerai di non
essere presente perché stai oscillando tra le emozioni del passato e le anticipazioni del futuro.
Avvertirai anche di essere in Alfa o Theta, perché sentirai la loro coerenza. Nel tempo, saprai
quando ti troverai in quegli stati e quando no.
ONDE CEREBRALI
1. Le onde Beta a bassa frequenza sono correlate a un’attenzione rilassata e interessata che va dai 13
ai 15 hertz (ciclo per secondo). Se ti stai godendo la lettura di un libro e l’argomento ti è familiare,
probabilmente il tuo cervello attiverà onde Beta basse, perché stai prestando un certo grado di
attenzione senza essere in un vero e proprio stato di allerta.
2. Le onde Beta a media frequenza vengono prodotte in caso di attenzione focalizzata su stimoli
esterni prolungati. Lo studio e l’apprendimento sono un buon esempio: se ti interrogassi su quel che
hai letto mentre ti gustavi quel libro in onde Beta basse, per rispondere prontamente dovresti
concentrati un po’ di più, così da produrre pensiero analitico e una maggiore attività nella
neocorteccia. Le onde Beta medie operano tra i 16 e i 22 hertz.
Le frequenze Beta medie, e persino quelle basse fino a un certo punto, riflettono il nostro pensiero
cosciente e razionale e il nostro stato di allerta. Sono il risultato della ricezione da parte della
neocorteccia degli stimoli provenienti dall’ambiente incanalati attraverso i sensi, e della sua attività
di assemblaggio delle informazioni in un complesso organizzato in modo da formare un livello
mentale. Come puoi immaginare, quando focalizzi l’attenzione su ciò che vedi, senti, gusti, provi e
odori si genera una grande complessità e attività nel cervello affinché venga prodotto quel livello di
stimolazione.
3. Le onde Beta a alta frequenza sono caratterizzate da frequenze cerebrali tra i 22 e i 50 hertz.
Vengono prodotte durante situazioni stressanti, nelle quali sono rilasciate nel corpo le sostanze
chimiche cattive della sopravvivenza. Mantenere una concentrazione tanto prolungata in uno stato di
grande eccitazione non è il tipo di focalizzazione che utilizziamo per studiare, creare, sognare,
risolvere un problema o persino per guarire. In verità, potremmo dire che il cervello in onde Beta
elevate funziona impiegando troppa concentrazione focalizzata. La mente è sovraccarica e il corpo è
troppo stimolato per avere anche solo una parvenza d’ordine. (Quando ti trovi in onde Beta elevate,
sappi fin da ora che probabilmente ti stai concentrando su qualcosa in maniera eccessiva e non riesci
a smettere.)
Se tenti di focalizzarti simultaneamente su tutti gli elementi della Grande Triade, la tua attenzione
risulterebbe frammentaria e produrrebbe un modello di onde cerebrali che potrebbe avere questo
aspetto:
Come puoi vedere, queste tre raffigurazioni, prese insieme durante un momento di stress, producono
un segnale confuso in elevata modalità Beta. Se sei anche solo un po’ come me, avrai senz’altro
provato esperienze in cui i pensieri assumono una raffigurazione grafica come quella nell’ultimo
disegno: disordinata.
Quando siamo collegati a tutte e tre le dimensioni (ambiente, corpo e tempo) il cervello cerca di
integrare le loro diverse frequenze e modelli di onde. Ciò richiede un’enorme quantità di tempo e
spazio di elaborazione. Se riusciamo a distogliere la nostra attenzione da uno di quegli elementi, gli
schemi ritmici che emergerebbero sarebbero più ordinati e saremmo maggiormente in grado di
elaborarli.
Figura 8D. Nella prima immagine, l’energia è coerente, organizzata e ritmica. L’energia altamente sincronizzata e schematizzata è molto più potente. La luce emessa da un laser è un esempio di onde energetiche coerenti che si
muovono all’unisono. Nella seconda immagine, gli schemi energetici sono caotici, frammentari e fuori fase. Un esempio di segnale incoerente e meno potente è la luce emessa da una lampadina a incandescenza.
Figura 8E. Questo cerchio rappresenta la mente. Quando nasciamo, siamo completamente immersi nella mente subconscia.
Adesso, dai un’occhiata alla figura 8F. I segni più (+) e meno (-) rappresentano il modo in cui la
mente in fase di sviluppo del bambino apprende attraverso identificazioni e associazioni positive e
negative che fanno sorgere abitudini e comportamenti.
Ecco un esempio di identificazione positiva: quando un neonato ha fame o prova disagio, piange,
sforzandosi di comunicare per attirare l’attenzione della madre. Dal momento che il genitore
amorevole risponde nutrendo il figlio o cambiandogli il pannolino, il piccolo fa un importante
collegamento tra mondo interiore ed esterno. Bastano solo poche ripetizioni affinché impari ad
associare il pianto con l’essere nutrito o con il recupero della comodità. Diventa un comportamento.
Un buon esempio di associazione negativa invece è quando un bambino di due anni mette le dita su un
fornello rovente. Impara molto rapidamente a identificare l’oggetto che vede esteriormente, il
fornello, con il dolore provato interiormente, e dopo pochi tentativi impara una preziosa lezione.
Figura 8F. Nel tempo, iniziamo a imparare per associazione attraverso le diverse interazioni tra mondo interiore ed esterno, attraverso i sensi.
In entrambi gli esempi, potremmo dire che nel momento in cui il bambino rileva un cambiamento
chimico interno al corpo, il suo cervello si riattiva e presta attenzione all’elemento dell’ambiente
esterno che ha causato quella alterazione, sia esso di piacere o dolore. Questo tipo di identificazioni
e associazioni inizia lentamente a generare molte abitudini, abilità e comportamenti.
Come hai imparato, a un certo punto verso i sei, sette anni, quando le onde cerebrali passano ad Alfa,
il bambino inizia a sviluppare la mente analitica o critica. Per molti bambini, la mente analitica
solitamente smette di svilupparsi tra i sette e i dodici anni.
PENSIERO ANALITICO
Figura 8G. Il pensiero analitico inizia a formarsi all’età di sei o sette anni. Funge da barriera che separa il conscio dal subconscio e, generalmente, termina il suo sviluppo tra i 7 e i 12 anni.
Ora osserva la figura 8H. Sopra la linea che rappresenta il pensiero analitico, si situa la sfera della
mente conscia, che corrisponde al 5 per cento di tutto il processo razionale. Questa è la sede della
logica e del ragionamento che governano la volontà, la fiducia, le intenzioni e le capacità creative.
Il subconscio, che costituisce circa il 95 per cento di ciò che siamo, è fatto di queste identificazioni e
associazioni positive e negative che danno luogo ad abitudini e comportamenti.
IL CONSCIO E IL SUBCONSCIO
Figura 8H. Il cervello è costituito da un 5 per cento di conscio e da un 95 per cento di subconscio. La parte conscia agisce principalmente attraverso la logica e il ragionamento, che danno luogo alla volontà, alla fede, alle capacità
creative e alle intenzioni. Il subconscio è composto da miriadi di identificazioni positive e negative, che generano abitudini, comportamenti, capacità, convinzioni e percezioni.
La figura 8I illustra lo scopo principale della meditazione (rappresentato dalla freccia): andare oltre
il pensiero analitico. Se ci troviamo in questo stato mentale, non siamo nelle condizioni adatte per
cambiare. Possiamo analizzare il nostro vecchio modo di essere, ma non siamo in grado di eliminare
i vecchi programmi e installarne di nuovi.
La meditazione apre un varco tra la sfera del conscio e quella del subconscio. Meditiamo per entrare
nel sistema operativo del subconscio, che è la sede di tutti quei comportamenti e di quelle abitudini
involontarie che sostituiamo in favore di modalità più produttive che sostengano la nostra esistenza.
Figura 8I. Uno degli scopi principali della meditazione consiste nel superare la sfera del conscio per entrare nel subconscio, in modo da modificare le cattive abitudini, i comportamenti, le convinzioni, le reazioni emotive, le
inclinazioni e i modi inconsci dell’essere.
Quando dormi, passi attraverso diverse frequenze di onde cerebrali, da quelle Beta alle Alfa,
per poi raggiungere le Theta e le Delta. Al contrario, quando ti risvegli al mattino, passi
naturalmente dalle Delta alle Theta, alle Alfa e alle Beta, ritornando a uno stato di coscienza
consapevole. Quando “rinvieni” dall’aldilà, ti ricordi di te stesso, i problemi riaffiorano alla
memoria, riconosci la persona che ti dorme accanto, la tua casa, il posto dove vivi... e in un
batter d’occhio, per associazione, ritorni a essere te stesso sulla frequenza Beta.
Alcune persone passano velocemente attraverso questi livelli come una pallina d’acciaio che
cade dall’alto di un palazzo. I loro corpi sono così affaticati che la naturale discesa verso la
dimensione del subconscio avviene troppo rapidamente.
Altri non riescono a cambiare marcia e a discendere naturalmente verso la fase del sonno; sono
troppo concentrati a cogliere qualsiasi stimolo che va a rinforzare il loro stato di dipendenza
fisica ed emotiva. Iniziano a soffrire d’insonnia e possono iniziare ad assumere farmaci per
alterare chimicamente il cervello e sedare il corpo.
In ogni caso, i problemi legati al sonno potrebbero indicare che mente e cervello non sono in
sintonia.
Figura 8J. Il diagramma mostra come le funzioni delle onde cerebrali si muovono dallo stato di attività più alto e più veloce (Beta) a quello più basso e più lento (Delta). Si noti come lo stato Alfa faccia da ponte tra il conscio e il
subconscio. Più la frequenza di onde è bassa e lenta, più facile è entrare nella dimensione del subconscio; più la frequenza è alta e veloce, maggiore è la presenza di uno stato di coscienza.
PROMUOVERE LA COERENZA
Se il termine mente indica il cervello in azione, o l’attività del cervello quando elabora differenti
flussi di coscienza, allora la meditazione produce naturalmente stati mentali più sincronizzati e
coerenti.30
D’altro canto, se il cervello è sotto stress, la sua attività elettrica sarà simile a un’orchestra di
strumenti musicali che suonano in modo scoordinato. La mente, al pari dell’orchestra, non avrà né
ritmo, né equilibrio e risulterà stonata.
Il tuo compito è quello di suonare un capolavoro. Se ti ostini a suonare con una band di elementi
disordinati, egocentrici ed egoisti, che ritengono che il proprio strumento debba prevaricare sugli
altri, ma insisti nel farli lavorare insieme e nell’imporre loro il tuo comando, arriverà il momento in
cui si arrenderanno, riconosceranno la leadership e lavoreranno in squadra.
Questo è il momento in cui il cervello è più sincronizzato, e si sposta agevolmente dalla frequenza
Beta ad Alfa e infine a Theta. Circuiti più specifici iniziano a comunicare in modo ordinato e a
elaborare uno stato mentale più coerente. La coscienza passa da un modo di pensare di
sopravvivenza, fisso, limitato, ossessivo a un modo più aperto, rilassato, olistico, presente, ordinato,
semplice e creativo. Questo è il naturale modo d’essere che dovremmo adottare.
Dai un’occhiata all’immagine seguente che illustra il concetto di coerenza o di ciò che è definito
sincronia, quello stato mentale in cui il cervello lavora in armonia.
Ciò che evidenzia la storia di Monique è il potere di creare un nuovo modo d’essere. Non riuscì a
farlo immaginando semplicemente di essere una persona diversa, ma aveva dovuto esserlo a tutti gli
effetti. La vecchia Monique non avrebbe mai comprato un biglietto della lotteria; invece la sua nuova
personalità era in sintonia con il comportamento che le avrebbe permesso di raggiungere il suo
obiettivo, e il campo aveva risposto in modo del tutto inaspettato, ma perfettamente consono.
Avendo sviluppato una nuova personalità capace di cogliere le opportunità e agire in modo diverso,
Monique ottenne risultati nuovi e più soddisfacenti rispetto a quelli passati. A una nuova personalità
corrispondeva una nuova realtà personale.
Naturalmente, non c’è bisogno di vincere alla lotteria per cambiare la propria vita; ma si deve
decidere di abbandonare il vecchio modo d’essere, entrare nel sistema operativo inconscio e poi
pianificare con chiarezza quello che si vuole diventare.
Il cervello coerente: fare in modo che sia presente in qualunque circostanza
Prima di chiudere questo capitolo, desidero parlare dei monaci buddisti, oggetto di studio
all’università del Wisconsin, a Madison. Questi “supermeditatori” sono in grado di entrare in uno
stato così coerente di onde cerebrali da superare di gran lunga ciò di cui siamo generalmente capaci.
Quando costoro meditavano su pensieri d’amore e compassione, la coerenza del segnale trasmesso
non riusciva a essere registrata da nessun tracciato.
Ogni mattina, durante la fase di studio, essi meditavano mentre i ricercatori monitoravano l’attività
delle loro onde cerebrali. Dopo di che, erano invitati a uscire dal campus e ad andare in città a
svolgere le attività che più desideravano: visitare i musei, i negozi o impegnarsi in qualsivoglia
attività avessero voluto. Rientrati al centro di ricerche, il loro cervello veniva nuovamente sottoposto
a scansione, senza ricorrere alla meditazione. Sorprendentemente, seppur non meditando per il resto
della giornata ed essendo esposti ai segnali caotici e incoerenti del mondo esterno, questi
mantenevano lo stesso stato cerebrale raggiunto con la meditazione.31
La maggior parte di noi, dinnanzi alla profusione e alla confusione di stimoli provenienti dal mondo
esterno, si rifugia in una modalità di sopravvivenza e inizia a produrre sostanze chimiche originate
dallo stress. Queste reazioni dovute allo stress interferiscono confondendo i segnali cerebrali. Al
contrario, il nostro obiettivo è diventare come quei monaci. Se riusciamo a produrre segnali coerenti
(onde sincrone) tutti i giorni, scopriremo che questa coerenza si manifesta in modo concreto.
Col tempo, se si riesce costantemente a creare una coerenza interiore simile a quella dei monaci, non
si avvertono più gli effetti autolimitanti e sovvertitori degli stimoli prodotti dal mondo esterno. E
perciò, non si provano più le reazioni impulsive che costringono l’individuo ad assumere il vecchio
e familiare modo d’essere che si desidera abbandonare.
Continuando a meditare e creando coerenza, non solo si rimuove tutta una serie di condizioni fisiche
negative che si ripercuotono sul corpo, ma si progredisce verso quel nuovo modo d’essere ideale. La
coerenza interiore può contrastare stati emotivi negativi e reazionari, e permettere di rimuovere i
comportamenti, i pensieri e i sentimenti che li hanno provocati.
Una volta raggiunto uno stato di neutralità/vuoto, sarà molto più facile assumerne uno più elevato
come la compassione; sarà molto più facile manifestare pura gioia, amore, gratitudine o qualsiasi
altro stato emotivo di questo genere. Tutto ciò è reale perché queste emozioni sono già
profondamente coerenti. E quando attraverso il processo di meditazione si crea uno stato di onde
cerebrali che riflette questa purezza, allora si inizia a superare il corpo, le contingenze esterne e il
tempo che avevano prodotto stati emotivi autolimitanti. Non saranno più loro ad avere in mano il
controllo, ma ci sarai tu al comando.
Come ho già ribadito in precedenza, lo scopo principale della meditazione è quello di distogliere la
tua attenzione dall’ambiente circostante, dal corpo e dal fluire del tempo, in modo che i desideri e i
pensieri diventino il centro dell’attenzione, sostituendosi agli stimoli esterni. Puoi allora mutare il
tuo stato interiore, a prescindere da quello esterno. Meditare dà inoltre la possibilità di andare oltre
il pensiero analitico e di entrare in contatto con la mente subconscia. Tutto ciò è fondamentale,
poiché è nel subconscio che risiedono quelle cattive abitudini e quei comportamenti sbagliati che
desideri cambiare.
INTRODUZIONE
Fino a questo momento tutte le informazioni contenute nel libro avevano lo scopo di aiutarti a capire
quello che sperimenterai a breve in questa sezione, ossia imparare a usare il processo meditativo con
l’intento di creare una nuova realtà. E una volta comprese e ripetute le diverse fasi che costituiscono
il processo di meditazione, potrai lavorare su tutto quello che desideri cambiare nella tua vita. È
importante ricordare che attraverso questo processo di cambiamento, abbandonerai le vecchie
abitudini, sviluppando al contempo un nuovo modo di guardare al futuro. Quando metto in pratica il
processo che stai per imparare, desidero perdere consapevolezza di me stesso, dissociarmi dalla
realtà e sbarazzarmi dei pensieri e delle sensazioni che definiscono il mio vecchio modo d’essere.
Inizialmente la novità del compito che stai per intraprendere, potrebbe procurarti turbamento e
disagio. È normale. È il corpo che, sostituendosi alla mente, tenta di opporre resistenza a questo
nuovo processo. Prima di dare inizio alla pratica basta che ti ricordi di questo e ti rilassi; ogni fase è
stata messa a punto in modo che sia facile da capire e da eseguire. Personalmente, tra le attività che
svolgo, la meditazione è quella che preferisco. Vi trovo un tale ordine, una tale pace, chiarezza e
ispirazione che raramente passo un giorno senza praticarla. Mi ci è voluto del tempo per arrivare a
questo punto, perciò ti prego di essere paziente con te stesso.
Prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno per costruirti una base solida. Se hai già esperienza e
preferisci accelerare il processo, lo puoi fare, ma è bene che lavori seguendo sempre le istruzioni e
impegnandoti nella loro memorizzazione.
Nel momento in cui riuscirai a concentrarti su ciò che stai facendo, senza che i pensieri siano attratti
da stimoli esterni, allora il tuo corpo sarà perfettamente allineato alla mente. Ciò che avrai acquisito
diventerà sempre più facile da mettere in pratica; ricordati infatti della legge di Hebb quando dice
che “due neuroni che scaricano assieme si potenziano reciprocamente”. L’apprendimento,
l’attenzione, l’istruzione e la pratica contribuiranno a sviluppare una connessa rete neurale che
rifletterà le tue intenzioni.
PREPARAZIONE
Prestare ascolto. Se sei alle prese per la prima volta con il processo di meditazione, ti consiglio di
ascoltare le sessioni guidate preregistrate. Per esempio, apprenderai una tecnica d’induzione che
userai in tutte le sessioni giornaliere e che ti aiuterà a raggiungere l’alto e coerente stato cerebrale
delle onde Alfa, in preparazione al tema centrale, affrontato dal capitolo 11 al 13. Inoltre, sarà
possibile seguire ciascuna fase settimanale, in una serie di meditazioni guidate.
Opzione 2: in alternativa, è possibile trovare la versione scritta di queste sessioni guidate nelle
appendici da consultare, fino a memorizzarne la sequenza, o registrarle su un supporto audio.
Le Appendici A e B forniscono due differenti tecniche di induzione. L’Appendice C riassume
l’intero processo di meditazione e comprende tutte le fasi che verranno acquisite nella Terza
parte. Se decidi di usufruire dell’Appendice C, prima di passare alle fasi successive, inizia
ripetendo ciò che hai imparato nelle settimane precedenti.
Predisporre l’ambiente
Posto, posto, posto. È ormai assodato che il superamento dell’ambiente circostante è una fase
fondamentale per poter abbandonare le tue abitudini. La scelta del posto più adatto a meditare, un
ambiente con poche distrazioni, è davvero di grande supporto nel superare il primo elemento della
Grande Triade (affronteremo gli altri due, il corpo e il tempo, a breve). Scegli un posto comodo dove
puoi stare da solo e lontano dalle seduzioni provenienti dal mondo esterno. Fai in modo che sia un
luogo appartato, privato e facilmente accessibile. Ti consiglio di andarci tutti i giorni e renderlo
speciale, poiché con esso instaurerai un forte legame. Questo sarà il posto dove addomesticherai il
tuo Io distratto e lo supererai per crearne uno nuovo e forgiare un nuovo destino. Col tempo non
vedrai l’ora di essere lì.
Una donna che aveva partecipato a uno dei miei seminari riferì di addormentarsi tutte le volte che
meditava. Questa fu la nostra conversazione:
“Dove pratichi di solito la tua meditazione?”.
“A letto.”
“Cosa dice la legge dell’associazione riguardo al letto e al sonno?”.
“Che si associa il letto al sonno.”
“Cosa dimostra le legge della ripetizione sul fatto di dormire tutte le notti nel proprio letto?”.
“Che se ogni notte dormo sempre nello stesso posto, sto radicando l’associazione letto-sonno.”
“Partendo dal presupposto che le reti neurali sono date dalla combinazione tra la legge di
associazione e quella di ripetizione, può essere che tu abbia formato una rete neurale basata
sull’associazione letto/sonno? Ed essendo le reti neurali programmi automatici utilizzati
inconsciamente ogni giorno, è naturale pensare che quando si è nel proprio letto, il corpo (ossia la
mente) comunichi automaticamente e inconsciamente di cadere nell’oblio?”.
“Sì. Suppongo di dover cercare un posto migliore per meditare!”.
Non solo le suggerii di evitare il letto, ma di cercare un posto diverso dalla camera da letto. Se si
intende costruire una nuova rete neurale, ha senso svolgere la pratica in un luogo che rappresenti
crescita, rigenerazione e un nuovo futuro.
Ma bada a non considerare questo posto come una camera delle torture in cui ci si sente costretti a
meditare. Questo tipo di atteggiamento potrebbe mettere a repentaglio i tuoi sforzi.
Evitare qualsiasi tipo di distrazione esterna. Fai attenzione a che nessuno possa interromperti o
distrarti (un cartello NON DISTURBARE potrebbe essere utile). Per quanto è possibile, riduci al
minimo gli stimoli sensoriali che potrebbero costringere la mente a tornare sui suoi vecchi passi, alla
consapevolezza del mondo esterno o in particolar modo agli elementi che caratterizzano l’ambiente
familiare. Spegni il cellulare e il computer; so che è difficile ma chiamate, messaggi, tweet e e-mail
possono aspettare. Inoltre, evita che l’aroma di caffè o di cibo si diffonda nel luogo di meditazione.
Assicurati che nella stanza ci sia una temperatura adeguata e fai attenzione a evitare spifferi. Io di
solito mi bendo gli occhi.
Musica. La musica può essere utile se però non riporta la mente ad associazioni che possono
distrarre. Se scelgo di ascoltare la musica, ricorro abitualmente a un genere leggero, rilassante,
strumentale e senza testo che induce a uno stato di trance. Se invece decido di non ascoltare alcun
tipo di musica, metto i tappi alle orecchie.
Preparare il corpo
Postura, postura, postura. Io siedo con la schiena molto dritta. La mia schiena è completamente
verticale, il collo eretto, le gambe e le braccia ferme e rilassate, come il mio corpo. E per quanto
riguarda l’utilizzo di uno schienale reclinabile? A parecchie persone capita di addormentarsi, se sono
sedute nel proprio letto. La cosa migliore è mettersi a sedere su una normale sedia, a gambe non
incrociate. Se preferisci sedere per terra a gambe incrociate, va bene ugualmente.
Prevenire le distrazioni fisiche. Devi “mettere il tuo corpo da parte”, per concentrarti senza che
questo procuri alcuna distrazione. Per esempio, mettiti comodo. Consiglio di indossare vestiti
comodi, di togliersi l’orologio, di bere un sorso d’acqua e di fare in modo che tutto sia a portata di
mano. Prima di iniziare è bene non trascurare i morsi della fame.
Capo reclinato o non reclinato. Sempre per quanto riguarda una postura corretta, ecco alcuni
suggerimenti che potrebbero esserti utili durante la pratica. Anche se siedi in posizione eretta, la testa
potrebbe reclinarsi in avanti come quando stai per addormentarti. Questo è un buon segno che indica
che ci si sta muovendo verso lo stato di onde cerebrali Alfa e Theta. Il corpo è abituato a giacere
sdraiato quando il ritmo delle onde cerebrali rallenta. Quando questo accade, il corpo desidera
addormentarsi. Attraverso una pratica costante, il cervello si abituerà a rallentare e il corpo a
rimanere in posizione eretta. La testa smetterà di ciondolare e il corpo rimarrà sveglio.
Preparare la mente
Dominare l’ego. A essere sincero, ci sono alcuni giorni in cui sono costretto a combattere contro il
mio ego con le unghie e con i denti, poiché questo tende a prendere il sopravvento. Alcune mattine,
mentre sono sul punto di iniziare la mia sessione di meditazione, il mio pensiero analitico è rivolto ai
voli da prendere, ai meeting, ai pazienti, alle relazioni e agli articoli che devo scrivere, ai miei figli
e ai loro problemi, alle telefonate che devo fare e a pensieri casuali che affiorano nella mia testa.
Sono ossessionato da tutto ciò che nella mia vita è prevedibile. La mia mente per sua natura tende a
proiettarsi nel futuro o a ritornare nel passato. Quando mi accade questo, devo acquietarmi e pensare
che tutte queste associazioni non hanno nulla a che vedere con la creazione di qualcosa di nuovo nel
momento presente. In questo caso, cerca di superare il tedio del pensiero ordinario e di cogliere
l’attimo creativo.
Dominare il corpo. Se il corpo si ribella come un cavallo senza briglie (per esempio ti induce ad
alzarti e fare qualcosa, a pensare un posto dove ti dovrai recare, o a ricordare un’esperienza
emotiva passata) è perché vuole assumere il controllo. Devi quietarlo inducendolo a rimanere nel
presente e a rilassarsi. Ogni volta, il corpo si rigenera attraverso un nuovo stato mentale e, col tempo,
vi si adeguerà. Tutto ciò è condizionato dall’inconscio, che hai dovuto rieducare; ma ti esorto
comunque ad amarlo, a trattarlo bene e a lavorarci su. Alla fine cederà al suo padrone. Ti suggerisco
di essere determinato, perseverante, motivato, contento, flessibile e ispirato. Se agirai in questo
modo, raggiungerai il divino.
Ora iniziamo...
CAPITOLO 10
All’inizio della mia carriera professionale ho imparato e poi insegnato le tecniche d’ipnosi e di
autoipnosi. Una delle tecniche che gli esperti d’ipnosi usano per indurre le persone a entrare nel
cosiddetto stato di trance è appunto quella dell’induzione. In parole povere insegnano alla gente a
trasformare le loro onde cerebrali. Tutto ciò che bisogna fare per cadere nell’ipnosi, è spostarsi
dallo stato medio alto delle onde Beta a quello più rilassato delle onde Alfa o Theta. In questo senso,
meditazione e autoipnosi sono simili.
Avrei potuto includere l’induzione nelle informazioni preparatorie presenti nell’ultimo capitolo,
poiché questa tecnica ti prepara appunto a entrare in uno stato coerente di onde cerebrali che poi
sfocia nella meditazione. Attraverso la tecnica dell’induzione, ti sarà possibile costruire una solida
base per le pratiche di meditazione che acquisirai nei prossimi paragrafi. Tuttavia, al contrario di
quegli accorgimenti che dovrai prendere prima di dare inizio alla pratica quotidiana di meditazione
(come spegnere il cellulare o collocare il cane o il gatto in un’altra stanza) l'induzione è una fase da
includere durante la pratica. Essa, infatti, deve essere una delle prime cose da imparare e con cui
iniziare ogni sessione.
Giusto per fugare ogni dubbio, sappi che dopo aver dato inizio alla sessione di meditazione
attraverso l’induzione non ti ritroverai in quello che l’industria del divertimento, ingannevolmente,
dipinge come trance ipnotica, ma sarai perfettamente in grado di portare a termine ciascuna fase del
processo che sarà descritta di seguito nei tre capitoli successivi.
FASE 1: INDUZIONE
Il perché
È possibile misurare le differenze nella modalità di pensiero e visualizzarle con un
elettroencefalogramma, in modo da constatare il passaggio dall’attività di onde Beta a quella di onde
Alfa. Non si tratta però di uno stato Alfa qualsiasi, ma di uno altamente coerente e organizzato. È per
questo motivo che ci concentreremo dapprima sul corpo e sul suo orientamento nello spazio, poi
sulle sue singole parti, sul volume o sul perimetro dello spazio che lo circonda e infine sull’intero
spazio. Se riesci a sentire e a concentrarti sulla densità dello spazio, ti muoverai naturalmente da uno
stato razionale a uno stato percettivo. Quando questo accade, è impossibile mantenere lo stato Beta,
tipico della modalità di emergenza, di sopravvivenza e di una condizione di eccessiva
concentrazione.
PRIMA SETTIMANA
GUIDA ALLA MEDITAZIONE
Ricordo che nella prima settimana di meditazione è preferibile praticare la tecnica d’induzione.
Se decidi di registrarti, assicurati di ripetere le stesse domande che trovi in Appendice nelle
istruzioni all’induzione guidata. Dai enfasi a verbi come senti, nota, percepisci, sii
consapevole, sii conscio e partecipa, o ancora a parole quali volume, densità, perimetro dello
spazio, peso dello spazio e così via, ti aiutano a concentrarti.
Invece di passare immediatamente da una sezione all’altra, è meglio che ti conceda un po’ di
tempo (all’incirca venti o trenta secondi) affinché gli stimoli e gli input sensoriali si
stabilizzino. Consiglio di dedicare i primi venti minuti all’induzione corporea, partendo dalla
testa e giungendo ai piedi o, nel caso della sorgente d’acqua, dai piedi alla testa. Se in
precedenza hai già meditato, non avrai dubbi nel capire che nel momento in cui le onde
cerebrali diminuiscono in frequenza per passare in quello stato Alfa di calma e di tranquillità,
dove il mondo interiore è più reale di quello esteriore, perderai qualsiasi senso del tempo.
CAPITOLO 11
Giunti alla seconda settimana, è ora di aggiungere altre tre fasi al processo di cambiamento
dell’essere te stesso: riconoscimento, ammissione e dichiarazione, e resa. Prima di tutto, devi
studiare queste fasi e scioglierne gli interrogativi. Poi è bene che dedichi almeno una settimana alle
sessioni quotidiane di meditazione in cui, iniziando con l’induzione, procederai attraverso le suddette
fasi. Ovviamente se hai bisogno di più tempo per acquisire una maggiore padronanza è giusto che te
lo conceda.
FASE 2: RICONOSCIMENTO
SPUNTI DI SCRITTURA
Dedica un po’ di tempo a te stesso e poniti domande come le seguenti e metti per iscritto le
risposte:
SPUNTI DI SCRITTURA
Scegli un’emozione (questa potrebbe essere una di quelle elencate qui sotto) che desideri
eliminare. Tieni presente che questa parola deve essere significante e familiare; essa costituisce
quella parte del sé che si desidera cambiare. Consiglio di appuntarne il nome da qualche parte,
poiché sarà oggetto di lavoro in questa e nelle fasi successive.
Ansia
Avidità
Depressione
Disgusto
Frustrazione
Giudizio
Insicurezza
Invidia
Odio
Paura
Preoccupazione
Rabbia
Rimpianto
Risentimento
Senso di colpa
Senso di vuoto
Sofferenza
Tristezza
Vergogna
Viltà
Vittimismo
La maggior parte delle persone, leggendo questi esempi, solitamente chiede: “Posso sceglierne più di
una?” È importante, all’inizio, lavorare con un’emozione alla volta. In ogni caso, sono tutte
interrelate a livello neurologico e chimico. Per esempio, hai mai fatto caso che quando sei
arrabbiato, sei anche frustrato? E che quando sei frustrato provi odio? E quando odi, giudichi,
quando giudichi, provi invidia, quando provi invidia sei anche insicuro... così diventi competitivo, e
da competitivo egoista. Tutte queste emozioni sono governate dal medesimo istinto di sopravvivenza,
che ne stimola i relativi stati mentali.
D’altro canto lo stesso vale per gli stati mentali e per le emozioni opposte. Quando sei contento, ami;
quando ami, ti senti libero; quando sei libero sei anche ispirato; quando sei ispirato sei creativo;
quando sei creativo, sei avventuroso... e così via. Tutte queste sensazioni sono determinate da un
istinto diverso, che poi influenza i pensieri e le azioni.
Prendiamo la “rabbia” come esempio di emozione su cui lavorare. Nel momento in cui cerchi di
rimuoverla, tutte le altre emozioni autolimitanti a essa collegate si affievoliranno fino a scomparire.
Se provi meno rabbia, ti senti anche meno frustrato, provi meno odio, giudichi meno, sei meno
invidioso e così via.
La buona notizia è che stai, di fatto, abituando il tuo corpo a non dominare più inconsciamente, e a
non prevaricare sul cervello. Di conseguenza se elimini uno di questi stati emotivi così deleteri, il
tuo corpo sarà meno incline a vivere fuori controllo e potrai cambiare parecchi altri tratti della tua
personalità.
Acquisisci consapevolezza di ciò che pensi (del tuo stato mentale) quando sperimenti
l’emozione che desideri rimuovere. È possibile sceglierne una dalla lista sottostante, o
aggiungerne altre che non sono presenti. La scelta sarà basata sull’emozione da eliminare, già
identificata in precedenza, ma considera normale che a quel tipo d’emozione possano
corrispondere uno o più stati limitanti. Ti suggerisco dunque di annotarne un paio, poiché su
quelle dovrai lavorare nelle fasi successive.
La maggior parte dei comportamenti, delle scelte e delle azioni corrispondono a queste
sensazioni. Perciò, è ovvio che i pensieri e le azioni risultino prevedibili. Non c’è spazio per il
futuro, ma solo per un passato che si ripete. È tempo di togliersi le lenti colorate e di smettere di
osservare la vita attraverso il filtro del passato. Il tuo compito consiste nel mantenere
quell’atteggiamento emotivo senza fare nulla se non osservarlo.
Hai appena identificato un’emozione indesiderata e il suo stato mentale corrispondente, che desideri
rimuovere. Ma ricorda che ci sono ancora un paio di fasi da memorizzare, prima di passare al
processo unico e completo di meditazione quotidiana...
Colpa.
Dannazione.
Giudizio.
Mancanza d’amore.
Messa al bando.
Punizione.
Raggiro.
Rifiuto.
Rinuncia emotiva.
Risentimento.
Separazione.
Tutte le azioni precedenti derivano dal vecchio paradigma di Dio che lo dipinge come un uomo
insicuro, completamente concentrato su di sé, smarrito tra i concetti di bene e male, giusto e
sbagliato, positivo e negativo, successo e fallimento, amore e odio, paradiso e inferno, dolore e
piacere, paura e ancora più paura. Questo paradigma tradizionale deve essere affrontato, perché
dobbiamo acquisire la consapevolezza alla luce di una nuova consapevolezza.
Questo enigma può essere chiamato intelligenza innata, chi, mente divina, spirito, quanto, forza
vitale, mente infinita, osservatore, intelligenza universale, campo quantistico, potere invisibile,
vita materna/paterna, energia cosmica o potere superiore. A prescindere da quale nome gli
attribuisci, considera l’energia come una risorsa illimitata di potere creatore dentro e intorno a te.
Si tratta della consapevolezza dell’intenzione, dell’energia dell’amore incondizionato. È impossibile
che l’amore possa giudicare, punire, minacciare o mettere al bando qualcuno o qualcosa, perché
significherebbe infierire su se stesso.
Dona solo amore, compassione e comprensione. Egli è onnisciente (siamo noi che dobbiamo
impegnarci per conoscere e sviluppare una relazione con lui). Ci osserva dal giorno in cui siamo
nati. Siamo una sua estensione.
Si aspetta speranza, ammirazione e pazienza... e desidera solo la nostra felicità. E se sei felice di
essere infelice va bene lo stesso. Ecco quanto è grande il suo amore.
Questo campo invisibile che si autogestisce è saggio oltre ogni comprensione, perché esiste
attraverso una matrice interconnessa di energia che si estende nelle dimensioni di spazio e tempo,
passato, presente e futuro. Questo campo registra i pensieri, i desideri, le esperienze, la saggezza,
l’evoluzione e la conoscenza di tutta l’eternità. È un immenso, immateriale, multidimensionale campo
di informazione. “Sa” molte più cose di noi, anche se noi crediamo di sapere tutto. La sua energia è
paragonabile a parecchi livelli di frequenza; e come le onde radio, ogni frequenza veicola
un’informazione. Tutto ciò che è vivente vibra a livello molecolare, respira, danza, risplende ed è
vivo; è completamente ricettivo e malleabile alle nostre intenzioni consapevoli.
Supponiamo di desiderare una vita piena di gioia e di pregare tutti i giorni affinché l’universo ci dia
ascolto. Nonostante questo abbiamo memorizzato così tanta sofferenza nel nostro modo di essere che
ci lamentiamo tutto il giorno scaricando la colpa di questa condizione su chiunque, costruiamo alibi e
ci aggiriamo come anime in pena, commiserandoci costantemente. Ma come possiamo desiderare
gioia e comportarci da vittime? La mente e il corpo sono in conflitto tra loro. Un momento pensiamo
in un certo modo e nel resto della giornata ci comportiamo in modo opposto. Siamo in grado,
umilmente e sinceramente, di ammettere chi siamo stati, cosa abbiamo tenuto nascosto, cosa vogliamo
cambiare, in modo da eliminare un dolore e una sofferenza non necessari, prima di creare le relative
esperienze? Abbandonare il solito e familiare modo di essere per un breve periodo e bussare alla
porta dell’infinito in uno stato di gioia e riverenza conduce molto più velocemente al cambiamento,
piuttosto che permettere alla nostra personalità di frantumarsi fatalmente, a causa del vecchio modo
di essere. Si trasformi la sofferenza in gioia.
SPUNTI DI SCRITTURA
Ora chiudi gli occhi e rilassati. Guarda nell’immensità di questa mente (e in te stesso) e inizia a
confessargli chi sei stato fino a questo momento. Cerca di sviluppare una relazione con questa
coscienza superiore da cui ha origine la vita, parlandogli in modo intimo e sincero. Condividi
con essa i dettagli di quelle storie che ti porti dietro. Scrivere ciò che viene in mente ti sarà utile
per le fasi successive.
Ora concediti un momento per rivedere ciò che hai scritto e ciò che vuoi confessare a questo
potere.
Ricordati che non sei ancora abbastanza pronto a iniziare la seconda settimana di meditazione. In
questa sezione, sei riuscito a riconoscere un’emozione indesiderata e il suo stato mentale
corrispondente, lo hai ammesso interiormente a te stesso e poi lo hai esternato. Rimane un’ultima fase
da imparare dopo la quale, aggiungendo anche le quattro fasi precedenti, sarai pronto per la seconda
settimana di meditazione...
FASE 4: RESA
Inoltre dovrai evitare di imporre a questa mente superiore condizioni come “Dovresti...” e “Sarebbe
meglio se...”. Non sarà necessario dare consigli a questa grande e illimitata essenza. Se lo fai, stai di
nuovo cercando di gestire la situazione a tuo modo, e naturalmente questa smetterà di fornire aiuto,
cedendo il passo al libero arbitrio. Al contrario, è capace il libero arbitrio di dire: “Sarà fatta la tua
volontà”?
Arrenditi a...
Sincerità.
Umiltà.
Onestà.
Certezza.
Chiarezza.
Passione.
Fiducia.
Quando provi gioia o vivi in uno stato di gioia disponi già del risultato futuro che vuoi realizzare. Se
vivi come se le preghiere fossero già state esaudite, la mente superiore farà del suo meglio per
organizzare la tua vita in modo nuovo e inusuale.
Cosa accadrebbe se sapessi che un tuo problema è già in via di risoluzione? Cosa accadrebbe se
fossi certo che qualcosa di grande ed emozionante sta per accadere? Se esistessero tali certezze, non
proveresti più alcuna preoccupazione, tristezza, paura o stress. Ti sentiresti risollevato e proiettato
verso il futuro.
Se ti dicessi seriamente che tra una settimana porterai qualcuno alle Hawaii, quello non sarebbe
felice già da ora? Il suo corpo inizierebbe a reagire fisiologicamente prima ancora che l’evento abbia
luogo. La mente quantistica, quindi, è simile a un grande specchio che riflette ciò che si ritiene vero.
E di conseguenza, il mondo esteriore è il riflesso di quello interiore. La connessione sinaptica più
importante che si possa mettere in atto è la consapevolezza che questa è reale.
Pensa all’effetto placebo. Noi possediamo tre diversi tipi di cervello che ci permettono di passare
dal pensiero all’azione e infine all’essere. Spesso, soggetti con problemi di salute a cui viene data
una pillola di zucchero, che credono una medicina, pensano che di lì a poco staranno meglio, e
iniziano ad agire come se stessero effettivamente meglio: iniziano a sentirsi meglio e infine stanno
effettivamente meglio. Di conseguenza il loro subconscio, connesso alla mente universale che li
circonda, inizia a trasformare la loro chimica, riflettendo la convinzione di essere guariti. In questo
caso vale lo stesso principio. Abbi fiducia nel fatto che la mente quantistica risponderà alla chiamata
e giungerà in aiuto.
Se inizi a dubitare, a diventare ansioso, preoccupato, scoraggiato o a soffermarti troppo a pensare in
che modo questo aiuto potrebbe arrivare, rendi vano tutto ciò che avevi ottenuto sino a quel momento.
In questo modo hai deciso di agire di testa tua e hai posto un ostacolo alla possibilità di ricevere
aiuto. Le emozioni sono state la prova dei dubbi sulle possibilità quantistiche; di conseguenza hai
perso qualsiasi connessione col futuro che la mente divina aveva in progetto.
A questo punto devi tornare indietro e reimpostare il tuo stato mentale. Ti suggerisco di comunicare
con la mente quantistica come se ti conoscesse, ti amasse e si prendesse cura di te... perché
effettivamente è proprio così.
SPUNTI DI SCRITTURA
Innanzitutto scrivi quello che avresti voglia di comunicare attraverso lo stato di resa.
Prepararsi alla resa. Ora chiudi gli occhi e inizia a prendere familiarità con quello che vuoi dire
all’intelligenza superiore. Riguarda ciò che hai scritto in modo da affidarle i tuoi limiti. Più sei
presente e maggiore concentrazione acquisirai. Mentre reciti le preghiere, ricordati che questa
coscienza invisibile osserva e conosce tutti i pensieri, tutte le azioni e tutte le emozioni.
Chiedere aiuto e trasformare il proprio stato mentale. Successivamente chiedi alla coscienza
universale di appropriarsi di questa parte del tuo sé e di riorganizzarla in modo migliore. Una volta
fatta questa richiesta, lasciale tutto il potere. Alcune persone a questo punto immaginano di aprire una
porta e di varcarne la soglia, altre di annotare la loro richiesta su un foglio, mentre altre ancora di
conservare il foglio in una bella scatola, per poi dissolvere il tutto verso questa mente superiore. Non
importa quello che tu immagini, ma importa che lo lasci semplicemente andare.
Ciò che conta sono le intenzioni, il fatto di sentirsi connessi a questa coscienza universale e
amorevole e che inizi a liberarti dal solito modo di essere affinché tu possa ricevere il suo aiuto. Con
maggiore consapevolezza riuscirai a gestire i pensieri e, una volta libero dalla tua condizione,
riuscirai a provare maggiore gioia. Minore sarà anche la distanza tra te e la volontà superiore, il suo
pensiero e il suo amore.
Esprimere gratitudine. Una volta recitata la preghiera e prima che questa venga realizzata, ricordati
di esprimere la tua gratitudine. Così facendo, invii un segnale al campo quantistico che ha già iniziato
ad agire. La gratitudine è il presupposto ideale per ricevere.
SECONDA SETTIMANA
GUIDA ALLA MEDITAZIONE
Ora sei pronto per iniziare la seconda settimana di meditazione. Le istruzioni che seguono ti
aiutano a ripercorrere facilmente tutto quello che hai imparato finora. Se ritieni di aver già
messo in atto tali tecniche, procedi comunque e ripetile durante le sessioni di meditazione. Il
risultato potrebbe essere sorprendente.
Fase 1: Innanzitutto metti in atto la tecnica d’induzione e continua a ripeterla finché questo
processo non entra a far parte del subconscio.
Fase 2: Poi, una volta acquisita la consapevolezza di quello che, a livello fisico e mentale,
desideri cambiare, devi “riconoscere” i tuoi limiti. Questo comporta che tu individui
un’emozione specifica da rimuovere e ne osservi l’atteggiamento e le sensazioni che
l’accompagnano.
Fase 3: In seguito “ammetti” al potere superiore chi sei stato, cosa vuoi cambiare e cosa hai
tenuto nascosto. Poi “dichiara” che tipo di emozione stai provando, liberando così il corpo
dalla mente e sciogliere il legame/vincolo con la realtà esterna.
Fase 4: Infine, affinché tutto volga al meglio, “arrenditi” alla mente superiore e abbandona la
tua condizione limitata.
Suggerisco di praticare queste fasi una per volta e con regolarità durante le sessioni, finché non
diventino familiari tanto da fondersi in un unico e semplice processo. A questo punto sei pronto
per andare avanti.
Tieni presente che, continuando ad aggiungere fasi al processo, dovrai sempre iniziare dalle
serie delle quattro azioni che hai appreso e in cui esprimi le tue intenzioni.
CAPITOLO 12
Ancora una volta, prima di iniziare la meditazione della terza settimana, leggerai e scriverai le
impressioni sulle fasi 5 e 6.
SPUNTI DI SCRITTURA
A cosa pensi automaticamente quando provi la sensazione descritta nella Fase 2? È
fondamentale che tu ne prenda nota e ne memorizzi l’elenco. Ecco di seguito qualche esempio
per riuscire a riconoscere i pensieri limitanti.
I pensieri riportati precedentemente e le azioni ricorrenti sono i responsabili di uno stato mentale
indesiderato. A causa di quelle emozioni che hanno fatto in modo che il corpo prendesse il posto
della mente, sei portato a comportarti nel solito modo. Questo è quello che sei quando ti rivolgi al
tuo subconscio. Inizialmente le intenzioni sono buone ma poi, anche se poche ore prima ti eri
ripromesso di ritornare in forma e di smetterla con comportamenti autolesionisti, finisci seduto sul
divano a mangiare patatine, con il telecomando in una mano e la sigaretta nell’altra.
Sappi che la maggior parte delle azioni inconsce che compi hanno il solo scopo di rinforzare
emotivamente le tua personalità e soddisfare una dipendenza, per sentirti più o meno sempre allo
stesso modo. Per esempio, le persone che provano costantemente un senso di colpa, dovranno agire
in modo tale da soddisfare il loro destino emotivo. Quasi certamente, si ritroveranno nei guai per
sentirsi ancora più colpevoli. Molte azioni inconsce ci si addicono e soddisfano, in questo modo, la
nostra personalità a livello emotivo.
D’altro canto, parecchie persone esibiscono certi comportamenti per avere la sensazione temporanea
di averli eliminati. Ricercano una gratificazione istantanea da qualcosa che giunge dall’esterno e che
li libera temporaneamente dal senso di vuoto e dal dolore. La dipendenza da gioco, droghe, alcol,
cibo, gioco d’azzardo e shopping rappresenta il tentativo di colmare il dolore e il proprio vuoto
interiore.
Le tue dipendenze determinano i tuoi comportamenti. Poiché non esiste nulla fuori di te in grado di
colmare il senso di vuoto, ti sentirai costretto a ripetere i tuoi errori all’infinito. Una volta riproposta
la dipendenza seguirà il brivido e l’impeto, ma sarai costretto ad assumere nuovamente lo stesso
atteggiamento incline alla dipendenza per un tempo prolungato. Tuttavia, nel momento in cui elimini
l’emozione negativa dalla tua personalità, elimini anche il conseguente comportamento inconscio e
distruttivo.
SPUNTI DI SCRITTURA
Pensa all’emozione che vuoi eliminare. Come ti comporti di solito quando la provi? Potresti
riconoscerti in uno degli esempi riportati qui sotto, ma è meglio se aggiungi i tuoi
comportamenti specifici. Ora, prendi nota dei tuoi atteggiamenti quando provi quella specifica
emozione.
FASE 6: RIDIREZIONAMENTO
Ecco cosa succede quando utilizzi gli strumenti di ridirezionamento: impedisci a te stesso di
comportarti in modo inconscio e di attivare i vecchi programmi. Ti trasformi a livello biologico,
determinando la disattivazione e la disconnessione dei neuroni. Ugualmente, impedisci che vengano
attivati gli stessi geni con le stesse modalità.
Se stai lottando contro l’idea di perdere il controllo, questo passo ti permette di riprendere in mano
le redini in modo conscio e giudizioso così da cambiare l’abitudine di essere te stesso. Quando
diventi maestro nel ridirezionare te stesso, costruisci solide fondamenta sulle quali creare il tuo sé
nuovo e migliorato.
TERZA SETTIMANA
GUIDA ALLA MEDITAZIONE
Durante le meditazioni della terza settimana, il tuo scopo è aggiungere la Fase 5 (Osservare e
Ricordare) e la Fase 6 (Cambiare rotta) a quelle precedenti. In questo modo le avrai praticate
tutte e sei. Alla fine, le Fasi 5 e 6 confluiranno in una sola. Nel corso della giornata, quando
emergeranno pensieri e sentimenti limitanti, osservati e dì automaticamente “Cambia rotta!” a
voce alta, oppure ripetila a mente a più alto volume possibile, in modo che copra le altre.
Quando ciò accade, sarai pronto il processo di creazione.
OPPORTUNITÀ DI SCRITTURA
Ti invito a trovare il tempo di mettere per iscritto le risposte alle seguenti domande. Poi, ti
consiglio di rivederle, di riflettere su quello che hai scritto, di analizzarle e di pensare a tutte le
possibilità che le tue risposte aprono.
La tua personalità è il frutto del modo in cui pensi, agisci, senti. Pertanto, ho raggruppato alcune
domande per aiutarti a stabilire in maniera più precisa come vuoi che si comporti il tuo nuovo sé.
Ricorda: raccogliendo le risposte e riflettendo sul loro contenuto, installi un nuovo hardware nel tuo
cervello e invii dei segnali ai geni affinché si attivino nel corpo secondo nuove modalità. (Se ritieni
di non riuscire a mantenerne una traccia mentale delle risposte, continua pure ad annotarle su un
diario.)
In che modo voglio pensare?
Quando mediti per creare il tuo nuovo sé, il tuo compito è quello di cercare di riprodurre lo stesso
livello mentale ogni giorno, pensando in modo diverso dal solito e provando sensazioni inusuali.
Devi sforzarti di riprodurre lo stesso stato mentale ogni volta che lo desideri, e cercare di renderlo
normale. Inoltre, devi consentire al tuo corpo di provare la nuova sensazione fino a quando non sarai
diventato realmente quella nuova persona. In altre parole, quando ti alzerai dalla sedia non potrai più
essere la stessa persona che eri quando ti sei seduto. La trasformazione deve avvenire nel qui e ora, e
la tua energia deve essere diversa rispetto a quando hai iniziato. Se quando ti alzi rimani la stessa
persona e provi le stesse sensazioni che provavi quando hai iniziato, significherà che in realtà non è
accaduto nulla. Conservi la stessa identità.
Pertanto, se dici a te stesso: “Oggi non ho voglia; sono troppo stanco; ho troppe cose da fare; sono
impegnato; ho mal di testa; assomiglio troppo a mia madre; non riesco a cambiare; ho voglia di
mangiare qualcosa; inizio domani; non mi piace; forse è meglio se accendo il televisore e guardo il
telegiornale” eccetera; se consenti a tali subvocalizzazioni di insediarsi nel lobo frontale, quando ti
alzerai la tua personalità sarà inevitabilmente la stessa.
Devi usare la volontà, l’intenzione e la sincerità per andare oltre queste spinte del corpo. Devi
riconoscere in queste beffe e chiacchiere il tentativo da parte del vecchio sé di mantenere il
controllo. Consenti pure al vecchio sé di ribellarsi, ma poi riportalo al momento presente, fa’ in
modo che si rilassi, e ricomincia. Col tempo tornerà a confidare nel fatto che chi comanda sei tu.
QUARTA SETTIMANA
GUIDA ALLA MEDITAZIONE
Ora che hai letto il testo relativo alla Fase 7 e che hai preso nota di ciò che tale fase prevede,
sei pronto a svolgere gli esercizi di meditazione della quarta settimana. Ogni giorno ascolta (o
ripeti a memoria) l’intera meditazione della quarta settimana.
Un consiglio utile: nel corso della meditazione guidata, potresti accorgerti di sentirti così bene
da arrivare in maniera del tutto naturale a fare affermazioni, tra te e te o ad alta voce, come
queste: “Sono ricco; sono sano; sono un genio”; ciò avviene perché provi realmente queste
sensazioni. È fantastico. Significa che la mente e il corpo sono allineati. È importante che tu non
esamini ciò che stai sognando. Se lo farai, abbandonerai il terreno fertile dei modelli delle onde
Alpha e tornerai ai modelli delle onde Beta, separandoti così dalla tua mente subconscia.
Limitati a creare un nuovo te senza esprimere alcun giudizio.
Come posso continuare a migliorare nello svolgimento delle diverse fasi e a incrementare le
competenze meditative?
Una volta imparato questo processo, devo continuare a ripeterlo nello stesso modo per sempre?
Per quanto tempo devo continuare a lavorare sul medesimo aspetto del sé sul quale mi sono
concentrato finora?
Come faccio a capire quando sono pronto a rimuovere un altro “strato della cipolla”?
Mentre continuo a compiere questo processo, come faccio a decidere quale parte del mio
vecchio sé dovrò cambiare in seguito?
Posso utilizzare questo processo per lavorare contemporaneamente su più di un aspetto della
mia personalità?
Quando manifesti un cambiamento, significa che hai memorizzato un ordine interno che è più grande
rispetto a qualsiasi stimolo ambientale. Significa che il livello della tua energia è alto, e ciò ti
consente di rimanere cosciente in una nuova realtà, indipendentemente dal corpo, dall’ambiente e dal
tempo. Come sarai quando ti addentrerai nella tua vita? Immagina di essere con la tua famiglia, al
lavoro, con i tuoi figli o a pranzo domani. Sei in grado di mantenere questo stato modificato
dell’essere? Se riesci a condurre la tua esistenza conservando la stessa energia della quale ti sei
servito per creare, allora dovrebbe verificarsi qualcosa di diverso nel tuo mondo; è una legge.
Quando i comportamenti corrisponderanno alle intenzioni, quando le azioni equivarranno ai pensieri,
quando sarai qualcun altro, allora starai precorrendo i tempi. L’ambiente nel quale ti trovi non
controllerà più i tuoi pensieri e i tuoi sentimenti; saranno questi ultimi a governare il contesto in cui
vivi. Qui sta la grandezza, che è sempre stata dentro di te...
Nel momento in cui il tuo modo di apparire corrisponderà a chi sei, sarai libero dalla schiavitù del
tuo passato. E quando tutta questa energia sarà stata liberata, chiamerai gioia l’effetto collaterale di
tale libertà.
Attendi un riscontro
Il riscontro che si manifesta nella tua vita è il risultato di un impegno volto a far coincidere il modo
d’essere/energia del processo creativo con il modo d’essere/energia del processo dimostrativo.
Significa “essere” l’essere che hai inventato su uno specifico piano dimostrativo. Devi condurre la
tua esistenza lungo quella linea temporale nella realtà fisica attuale. Di conseguenza, se mantieni
questo modificato stato mentale e fisico per tutto il giorno, qualcosa di diverso dovrebbe accadere
nella tua vita.
Che tipo di riscontro dovresti cominciare a notare? Aspettati, per fare alcuni esempi, la sincronicità
degli eventi, le opportunità, le coincidenze, il fluire delle cose, i cambiamenti facili, una salute
migliore, le intuizioni, le rivelazioni, le esperienze mistiche e nuove relazioni. I cambiamenti che
riscontrerai ti spingeranno a continuare a fare quello che stai facendo.
Quando i tuoi sforzi interiori daranno come frutto un riscontro esterno, sarà per te naturale mettere in
relazione ciò che stai facendo dentro di te con quello che accade fuori. Questo è un momento
innovativo in sé e per sé. In sostanza, è la prova che stai vivendo sulla base della legge quantistica.
Ti stupisci del fatto che il riscontro di cui stai facendo esperienza è il risultato diretto del lavoro
interiore della tua mente e delle tue emozioni.
Quando metterai in relazione ciò che hai fatto su un piano implicito con la manifestazione esplicita,
presterai particolare attenzione e ripenserai a ciò che hai fatto in precedenza per produrre
quell’effetto, e lo rifarai. Riuscire a correlare il mondo interiore agli effetti sul mondo esterno ti
consentirà di “determinare un effetto” anziché vivere sulla base del processo di causa ed effetto. In
tal modo, creerai la realtà.
Ecco il test: sei in grado di essere nell’ambiente esterno la stessa persona che eri nel tuo spazio
interiore, mentre meditavi? Riesci a essere superiore al tuo attuale contesto, che è collegato alla tua
precedente personalità, ai vecchi ricordi e alle associazioni superate? Sei in grado di interrompere le
tue risposte automatiche al presentarsi delle medesime situazioni? Hai ricondizionato il corpo e
plasmato la mente in maniera tale che precorrano la realtà che si apre davanti a te?
Questo è il motivo per cui dobbiamo meditare. Per diventare qualcun altro nella nostra vita.
Prima di andare a letto, potrebbe esserti utile riflettere per cercare di capire in quale momento della
giornata hai smarrito il tuo nuovo ideale. Una volta individuato il punto preciso della tua vita che ti
ha spinto a perdere consapevolezza, poniti queste semplici domande: “Se questa situazione
accadesse di nuovo, in che modo potrei agire diversamente?” e “Quale nozione o concetto del sapere
filosofico potrei applicare a questa circostanza nel caso si presentasse di nuovo?”.
Quando avrai individuato una risposta valida e sarai riuscito a metterla in pratica con un minimo di
riflessione, ripeterai mentalmente un nuovo elemento che completerà un’altra parte di te. Collocherai
la nuova rete neurale nel cervello affinché tu sia preparato all’evento futuro. Questo piccolo passo ti
aiuterà a migliorare e a perfezionare il modello del tuo sé rinnovato e potenziato. Dopodiché, potrai
aggiungere questo ulteriore progresso alla meditazione del mattino o a quella della sera.
Verrà il momento...
Quando la tua vita inizierà a manifestare nuovi e meravigliosi eventi ci sarà un momento in cui,
rendendoti conto che è stata la tua mente a crearli, sarai colto da timore reverenziale e stupore e
mostrerai un atteggiamento di massima vigilanza. Nel vivere questo momento di estasi, osserverai da
un punto di vista privilegiato tutta la tua vita passata, e non vorrai cambiare nulla. Non rimpiangerai
nessuna azione, né starai male per ciò che ti è successo, dal momento che nell’attimo della
manifestazione tutto avrà un senso. Comprenderai che è stato il tuo passato a farti raggiungere il
meraviglioso stato in cui ti trovi.
Il risultato dei tuoi sforzi consiste nel fatto che la coscienza di una mente superiore inizia a essere la
tua mente cosciente; la sua natura sta diventando la tua natura. In modo naturale, stai diventando più
divino. Diventi ciò che realmente sei. Questo è il tuo naturale modo d’essere.
Allo stesso modo, mano a mano che colui che è invisibile e che dà la vita inizierà a muoversi dentro
di te, avrai la sensazione di essere te stesso molto più di quanto non ti sia mai capitato in passato. I
traumi che hanno prodotto cicatrici emotive hanno spostato la tua vera personalità dal suo centro. Sei
diventato più complicato, più estremista, più disunito, più incoerente e più prevedibile. Quando
disimpari le emozioni legate alla sopravvivenza che naturalmente abbassano la frequenza della mente
e del corpo, raggiungi un livello più elevato di espressione elettromagnetica, e vieni attivato da una
maggiore frequenza. Sblocchi le porte che ti consentono di far spazio a un’accresciuta capacità di
diventare te stesso, e acquisisci libertà.
Infine, lui diventa te e tu diventi lui. Siete un tutt’uno. E senti un’energia armoniosa chiamata amore.
È l’interiorità che manifesta uno stato incondizionato.
Dopo esserti connesso e aver bevuto dalla sorgente della coscienza, potresti fare esperienza di un
vero e proprio paradosso. È molto probabile che proverai un tale senso di completezza personale,
che farai fatica a desiderare altro. Questa dicotomia è stata un’autentica presa di coscienza per me.
I bisogni e i desideri nascono dall’assenza di qualcosa, di qualcuno, di un posto o di tempo. Nei
momenti in cui sono stato realmente connesso a questa consapevolezza, mi sono sentito talmente bene
che ho avuto difficoltà a pensare ad altro. Mi sentivo così compiuto che non esisteva pensiero in
grado di farmi uscire da quello stato; non vi era pensiero per il quale valesse la pena allontanarsi da
quel luogo.
Quindi, l’ironia è che una volta raggiunto questo spazio dal quale è possibile creare, non si ha più
bisogno di nulla, perché l’assenza e il vuoto che facevano desiderare quelle cose sono stati eliminati,
sostituiti da un senso di pienezza. Di conseguenza, l’unico desiderio sarà quello di mantenere questa
sensazione di equilibrio, amore e armonia.
Credo sia questo l’inizio del vero amore incondizionato. Provare un senso di amore e stupore per la
vita, senza aver bisogno di ciò che viene dall’esterno, si chiama libertà. Significa non essere più
legati agli elementi esterni. È un sentimento così armonioso che giudicarne un altro o reagire
emotivamente alla vita e cambiare a partire da questo stato compromette il sé. Quando ciò avviene,
la consapevolezza superiore alla quale siamo tutti connessi comincia a uscire da noi, e iniziamo a
diventare il mezzo attraverso il quale tale coscienza si esprime. Passiamo dall’essere umani
all’essere divini. Ci facciamo più simili al divino. Diventiamo più amorevoli, più attenti, più potenti,
più generosi, più consapevoli, più gentili e più sani. In altri termini, diventiamo la sua mente.
Comincia a verificarsi anche un’altra cosa sorprendente. Nel momento in cui inizi a provare dei
sentimenti esaltanti e di gioia, ti senti così bene che vuoi condividere la sensazione che stai provando
con qualcun altro. Come si fa a condividere tali grandiosi sentimenti? Donando. Pensi: provo dei
sentimenti così alti e meravigliosi che desidero che anche tu li provi. Eccoti pertanto un dono. Inizi a
dare, e gli altri cominciano a capire che stai facendo loro un dono che ti viene da dentro. Diventi
altruista. Immagina un mondo in cui le cose stanno così.
Tuttavia, se riesci a plasmare una nuova realtà a partire da questo ordine interno di compiutezza, devi
anche sapere che la stai consapevolmente creando da un modo d’essere che non è più separato da
tutto ciò che desideri. Sei un tutt’uno con ciò che hai creato. E se riesci a penetrare all’interno della
tua creazione in modo naturale, e a dimenticare tutto ciò che è legato al tuo vecchio sé, proverai un
tale senso di esuberanza che inizierai a capire che la creazione su cui ti stai concentrando è tua. Sarà
come colpire una pallina da tennis nel punto di dolce impatto o parcheggiare tra due macchine a
pochi centimetri dal marciapiede senza guardare negli specchietti retrovisori. L’unica cosa di cui sei
certo è che è giusto così. In qualche modo lo sai.
Di seguito descrivo la conclusione della mia meditazione quotidiana. Ti suggerisco di avvalerti di
questa pratica, di cui ti faccio dono:
Ora chiudi gli occhi. Sii consapevole del fatto che esiste un'intelligenza che si trova dentro di
te e intorno a te. Ricorda che tale intelligenza è reale. Pensa al fatto che questa coscienza ti
osserva ed è consapevole delle tue intenzioni. Rammenta che si tratta di un creatore che
esiste al di là dello spazio e del tempo.
Sei arrivato alla fase finale del viaggio che ti consentirà di andare oltre i desideri del corpo
e le sfumature della mente egoistica. Quindi, se questa consapevolezza è reale ed esiste
davvero, chiedi che ti venga mostrato un segno che ti consenta di capire se sei entrato in
contatto con la sua essenza oppure no. Di'al creatore: “ Se in qualche modo oggi ti ho
emulato nel tuo ruolo di creatore, invia una risposta nel mio mondo che rappresenti per me
un segno attraverso il quale possa capire che hai notato i miei sforzi. E fammi avere questa
risposta in un modo che non mi aspetto assolutamente, che mi risvegli da questo sogno, e non
mi lasci dubbi sul fatto che viene da te; ciò mi motiverà a comportarmi nuovamente in questo
modo domani. ”
Permettimi di ricordarti ciò che ho spiegato nel capitolo relativo alla dimensione quantistica. Se
ricevi il riscontro in un modo prevedibile o che potevi aspettarti, allora non c’è nulla di nuovo. Non
cedere alla tentazione di cogliere la novità e l’imprevedibilità in ciò che sai essere familiare nel
profondo della tua anima. Nella tua nuova vita, devi essere sbigottito e, in un certo senso, preso alla
sprovvista; non per quello che ti è successo, ma per come ti è successo.
Quando vieni colto di sorpresa, ti svegli dal sogno, e la novità di ciò che ti sta succedendo è talmente
eccitante da catturare completamente la tua attenzione. Ti stacchi dai sentimenti che generalmente
provi. Il riscontro non deve lasciare alcun dubbio, e ciò significa che deve essere così originale e
divertente da farti capire che ciò che stai facendo è realmente efficace. Devi comprendere che questo
insolito avvenimento può provenire solo da questa mente superiore, e che non può essere nient’altro.
L’ULTIMO ESPERIMENTO
Ora puoi dire di avere un rapporto con la coscienza superiore, dal momento che ricevi delle risposte
e che solo tu sai che quello sta accadendo dentro di te produce degli effetti sulla “assenza”. Una volta
che hai compreso ciò, dovresti essere motivato a comportarti nello stesso modo il giorno successivo.
In sostanza, ora puoi utilizzare l’emozione della nuova esperienza come se fosse una nuova energia
attraverso la quale puoi creare e conseguire un altro risultato. Come fossi uno scienziato o un
esploratore, fai degli esperimenti con la tua vita e misuri i risultati dei tuoi sforzi.
Lo scopo della nostra vita non è quello di essere buoni, di piacere a Dio, di essere belli, di essere
popolari o di avere successo. Il nostro obiettivo è quello di togliere le maschere e le facciate che
bloccano il flusso di questa intelligenza e che ci impediscono di essere il mezzo attraverso il quale
questa mente superiore si esprime. Inoltre, dobbiamo cercare di fare in modo che i nostri sforzi
creativi ci rafforzino, e dobbiamo porci delle domande che ci condurranno inevitabilmente verso un
destino più prospero. Dobbiamo aspettarci il miracolo, anziché prospettarci lo scenario peggiore, e
dobbiamo vivere come se questa forza ci favorisse. Analizzare ciò che è insolito, riflettere sui
risultati che abbiamo raggiunto utilizzando questo potere invisibile, e aprire le nostre menti a nuove e
ampie possibilità ci spinge a far evolvere il nostro essere e a far sì che questa mente si esprima
ancora di più attraverso di noi.
Per esempio, il fatto che tu guarisca completamente da una certa malattia dovrebbe naturalmente
portarti a porti delle domande più evolute del tipo: “Sono in grado di guarire un’altra persona
semplicemente toccandola? E se compio questa impresa, è possibile che io riesca anche a curare un
mio caro da lontano?”. Dopo aver imparato a rendere concrete questa possibilità modificando la
materia fisica di quella persona, potresti porti la seguente domanda: “Sono in grado di creare
qualcosa dal nulla?”.
Quanto possiamo andare avanti? Non c’è fine a questa avventura. L’unica cosa che ci limita sono le
domande che ci poniamo, la conoscenza che accettiamo e la nostra capacità di mantenere una mente e
un cuore aperti.
CONCLUSIONE
ABITARE IL SÉ
Una delle più grandi bugie riguardo a noi stessi e alla nostra vera natura a cui abbiamo imparato a
credere è che non siamo altro che degli esseri fisici definiti da una realtà materiale, privi di
dimensione ed energia vitale, separati da Dio; sono certo che a questo punto sai bene che Dio è
dentro di noi e intorno a noi. Evitare la verità riguardo alla nostra reale identità non solo ci rende
schiavi, ma ci spinge anche ad affermare che siamo esseri limitati che vivono una vita lineare priva
di un vero significato.
L’assunto secondo il quale non esiste nessun regno e non c’è vita oltre il mondo fisico, e che sostiene
che non possiamo esercitare alcun controllo sul nostro destino, è una “verità” alla quale né io né tu
dovremmo mai credere. Mi auguro che una parte delle conoscenze contenute in questo lavoro ti
abbiano reso capace di vedere chi sei realmente.
Sei un essere multidimensionale che crea la propria realtà. Il mio sforzo in questo libro è stato quello
di aiutarti ad accettare questa idea, facendola diventare una tua nuova legge e una tua nuova
convinzione. Cambiare l’abitudine di essere te stesso significa che dovrai abbandonare la tua mente e
crearne una nuova.
Ma quando mettiamo da parte del tutto la vecchia e familiare vita o mente e iniziamo a creare quella
nuova, c’è un momento tra i due mondi che è privo di tutto ciò che conosciamo, e la maggior parte di
noi si affretta ad allontanarsi da questo vuoto per tornare a ciò che è familiare. Quel luogo di
incertezza, l’ignoto, è ciò che gli anticonformisti, i mistici e i santi considerano terreno fertile.
Vivere nel regno dell’imprevedibile significa incarnare contemporaneamente tutte le possibilità.
Riesci a sentirti a tuo agio in questo spazio vuoto? Se ci riesci, raggiungi il fulcro di un grande potere
creativo, che chiamiamo “io sono”.
Cambiare dal punto di vista biologico, energetico, fisico, emotivo, chimico, neurologico e genetico, e
smettere di vivere sulla base dell’affermazione inconscia secondo la quale la competizione, il
conflitto, il successo, la fama, la bellezza fisica, la sessualità, il possesso e il potere sono la cosa più
importante della vita, significa spezzare le catene di questa terra. Temo che la cosiddetta “ricetta” per
ottenere il massimo successo nella vita ci abbia spinto a cercare fuori di noi le risposte e la vera
felicità, quando in realtà le vere risposte e la felicità autentica sono sempre stati dentro di noi.
Quindi, dov’è il nostro vero sé e come facciamo a trovarlo? Creiamo un personaggio che viene
plasmato attraverso associazioni che facciamo con l’ambiente esterno e che perpetra la menzogna?
Oppure ci identifichiamo con qualcosa che si trova dentro di noi, che è altrettanto reale di ciò che sta
fuori, e creiamo un’identità unica, dotata di una consapevolezza e di una mente che possiamo imitare?
Proprio così: stiamo parlando di quella infinita risorsa di informazioni e di intelligenza, personale e
universale, che è intrinseca a tutti gli esseri umani. Si tratta di una coscienza energetica che è
talmente ricca di coerenza che quando opera attraverso di noi, non possiamo fare altro che chiamarla
amore.
Quando la porta si apre, la sua frequenza veicola informazioni di vitale importanza che ci cambiano
dall’interno. Questa è un’esperienza per la quale con umiltà ho imparato a vivere.
La mia speranza è che tu comprenda che, se vorrai, potrai sempre accedere a questa coscienza. Al
contrario, se si vive la vita in modo materialista, allora ci si dovrà opporre al fatto che tale coscienza
esista. Perché? Be’, i realisti usano i sensi per definire la realtà: per loro, tutto ciò che non può
essere visto, gustato, annusato, toccato o sentito non esiste, giusto? Questa dualità è un ottimo sistema
per lasciare che le persone si smarriscano nell’illusione. Le induce a focalizzare l’attenzione su una
realtà esterna, che in ultima analisi sarà molto piacevole a livello sensoriale o estremamente caotica,
mentre compiere un viaggio dentro di sé sembrerà loro troppo difficile.
L’energia fluisce là dove poni l’attenzione. Se presterai attenzione solo al mondo esterno e materiale,
quello diventerà il tuo investimento nella realtà. Al contrario, se ordinerai alla tua consapevolezza di
rivelare un aspetto più profondo di te stesso, la tua energia amplierà quella realtà. Tu, in quanto
essere umano, sei libero di mettere la tua consapevolezza in qualsiasi cosa. Il dono consiste nel saper
sviluppare la capacità di gestire e di usare correttamente questa abbondanza di potere. Concentrando
i tuoi pensieri e la tua consapevolezza in un certo ambito, trasformerai quell’ambito nella tua realtà.
Se smetterai di credere che il pensiero è reale, ricadrai nel materialismo e abbandonerai il lavoro. Ti
limiterai a scegliere una dipendenza emotiva o un’abitudine che ti offriranno una gratificazione
immediata, e poi ti convincerai a non darti delle possibilità.
Qui sta il dilemma: la realtà futura che creiamo nella nostra mente non fornisce ancora alcun
riscontro sensoriale e, sulla base del modello quantistico, i nostri sensi sono gli ultimi a sperimentare
ciò che creiamo. Questa è la ragione per cui molti di noi si riavvicinano alla legge del materialismo e
tornano a essere inconsapevoli.
Voglio ricordare che tutte le cose materiali provengono dal campo invisibile dell’immateriale, oltre
lo spazio e il tempo. In parole povere, piantando i semi in questo mondo, col tempo si vedrà che quei
semi daranno dei frutti. Se riesci a fare esperienza di un sogno in maniera completa a livello mentale
ed emotivo nell’ambito del mondo interiore delle possibilità, allora quel sogno sarà già accaduto.
Pertanto, ti basterà arrenderti; il seme deve solo germogliare nella vita esteriore. È la legge.
Ma ecco la parte più difficile di tutto il processo: ricavare o prendere del tempo per consentire al
nostro prezioso sé di compiere davvero il cammino.
Tutto qui. Siamo creatori divini. Lo siamo quando ci sentiamo motivati e spinti ad acquisire nuove
conoscenze. Ma tu e io siamo anche creatori di abitudini. Sviluppiamo abitudini in qualsiasi ambito.
Disponiamo di tre cervelli che ci consentono di evolvere passando dal sapere all’esperienza, alla
saggezza. Per rendere ciò che impariamo connaturato attraverso la ripetizione dell’esperienza,
possiamo insegnare al corpo a diventare la mente; questa è la nostra definizione di abitudine.
Il problema è che abbiamo sviluppato abitudini che limitano la nostra vera grandezza. Le emozioni
legate alla sopravvivenza, che creano dipendenza, ci portano a vivere con delle limitazioni, a sentirci
separati dalla Fonte e a dimenticare che siamo dei creatori. Infatti gli stati mentali correlati allo
stress sono la ragione vera per cui ci troviamo a essere controllati dalle nostre emozioni, viviamo
sulla base di un denominatore inferiore di energia e siamo schiavi di un insieme di convinzioni
radicate nella paura. Questi stati psicologici cosiddetti “normali” vengono accettati dai più come
ordinari e comuni. Si tratta di veri e propri “stati alterati di coscienza”.
Per tale ragione, voglio sottolineare che l’ansia, la depressione, la frustrazione, la rabbia, il senso di
colpa, il dolore, la preoccupazione e la tristezza (le emozioni normalmente manifestate da miliardi di
persone) rappresentano il motivo per cui moltissimi individui vivono una vita priva di equilibrio, che
si discosta dal vero sé. Forse i presunti stati alterati di coscienza raggiunti attraverso la meditazione
durante i veri momenti mistici sono in realtà gli stati “naturali” di coscienza dell’uomo sulla base dei
quali dobbiamo regolarmente sforzarci di vivere. Considero tale tesi la mia verità.
È ora di svegliarsi e di essere l’esempio vivente della verità. Non è sufficiente accettare questa
visione; è il momento di vivere sulla base dei suoi principi, di dimostrarli e di diventare la “causa”
di tutto nei diversi ambiti della nostra vita. Quando tu e io “incarniamo” degli ideali come la verità, e
ne facciamo un’abitudine, tali ideali diventano per natura una parte di noi.
Dal momento che siamo programmati per creare abitudini, perché non facciamo in modo che la vera
grandezza, la compassione, il genio, l’ingegno, l’autoaffermazione, l’amore, la consapevolezza, la
generosità, la guarigione, la manifestazione quantistica e la divinità diventino le nostre abitudini?
Rimuovere gli strati emozionali personali che abbiamo deciso di memorizzare e di far coincidere con
la nostra identità; sbarazzarci delle limitazioni egoistiche alle quali abbiamo conferito il potere di
condizionarci; abbandonare le false convinzioni e percezioni sulla natura della realtà e del sé;
superare gli adattamenti neurali relativi ai tratti distruttivi che minacciano continuamente la nostra
evoluzione; rinunciare a tutti quegli atteggiamenti che ci hanno impedito di sapere chi siamo
veramente... sono tutti sistemi attraverso i quali possiamo trovare il nostro vero sé.
C’è un aspetto del sé che coincide con un essere benevolo che è nascosto dietro tanti veli. Questo
essere corrisponde a ciò che siamo, per esempio, quando non ci sentiamo minacciati, quando non
temiamo la sconfitta, quando non cerchiamo di accontentare tutti, quando non facciamo a gara per
arrivare al successo e non ci arrampichiamo per arrivare in cima a ogni costo; quando non
rimpiangiamo il passato e non ci sentiamo inferiori, privi di speranza, disperati o avidi. Quando
superiamo e rimuoviamo ciò che ostacola il nostro infinito potere e il nostro sé, compiamo un gesto
nobile, non solo per noi ma per tutta l’umanità.
Pertanto, la più grossa abitudine che potrai mai cambiare è l’abitudine di essere te stesso, e la più
grossa abitudine che potrai mai creare è l’abitudine di esprimere il divino attraverso di te. Il che
significa vivere la propria vera natura e la propria vera identità. Si tratta di abitare il sé.
APPENDICE A
Ora, riesci ad avere consapevolezza della superficie che le tue labbra occupano nello spazio,
e sei in grado di percepire il volume dello spazio che le labbra occupano... nello spazio...35
Ora, sei in grado di percepire l'area che la tua mascella occupa nello spazio... riesci a
renderti conto del volume dello spazio occupato da tutta la mascella... nello spazio...
Ora, riesci a percepire la superficie che le tue guance occupano nello spazio... e la densità
dello spazio che le guance occupano... nello spazio...
Ora, presta attenzione allo spazio che il naso occupa nello spazio. Riesci a percepire il
volume dello spazio interamente occupato dal naso... nello spazio...
Ora, sei in grado di percepire la superficie che i tuoi occhi occupano nello spazio, e riesci ad
avvertire il volume dello spazio in cui gli occhi sono immersi... nello spazio...
Ora, riesci a prestare attenzione all'area che la tua fronte, comprese le tempie, occupa nello
spazio... Riesci a percepire il volume dello spazio in cui si trova tutta la fronte... nello
spazio...
Ora, riesci a renderti conto della superficie occupata dal tuo viso nello spazio. Sei in grado
di percepire la densità dello spazio occupato dall'intero viso... nello spazio...
Ora, riesci a stabilire qual è la superficie che le tue orecchie occupano nello spazio. Sei in
grado di percepire il volume dello spazio in cui le orecchie si trovano... nello spazio...
Ora, sei in grado di avvertire l'area occupata da tutta la tua testa nello spazio. Riesci a
percepire il volume dello spazio in cui la testa è immersa... nello spazio...
Ora, riesci a stabilire qual è il volume dello spazio che la colonna cervicale occupa nello
spazio. Sei in grado di percepire la densità dello spazio in cui tutto il tuo collo è immerso...
nello spazio...
Ora, riesci ad avvertire l'area che il tronco superiore occupa nello spazio; la densità dello
spazio occupato dal petto, dalle costole, dal cuore e dai polmoni, dall'area che corre lungo
tutta la schiena e le scapole, fino alle spalle... Riesci a sentire il volume dello spazio
occupato da tutta la parte superiore del busto... nello spazio...
Ora, riesci a essere consapevole dell'area che i tuoi arti superiori occupano nello spazio, e il
peso dello spazio in cui sono immersi gli arti superiori... nello spazio... le spalle, le braccia, i
gomiti e gli avambracci; la densità dei polsi e delle mani. Riesci a stabilire qual è il peso
dello spazio in cui sono completamente immersi gli arti... nello spazio...
Ora, sei in grado di percepire il volume dello spazio occupato dal tronco inferiore nello
spazio... l'addome, i fianchi, le costole, tutto il torso fino ad arrivare alla spina dorsale e alla
schiena... Riesci a sentire il volume dello spazio in cui è immerso l'intero tronco inferiore...
nello spazio...
Ora, riesci a cogliere la densità dell'area che gli arti inferiori occupano nello spazio...
compresi i glutei, l'inguine, le cosce; la densità dello spazio delle ginocchia; il peso degli
stinchi e dei polpacci. Riesci a percepire il volume dello spazio che gli arti inferiori, dalle
caviglie alle punte dei piedi, occupano... nello spazio...
Ora, sei in grado di stabilire qual è lo spazio occupato da tutto il tuo corpo nello spazio...
Riesci a cogliere la densità dello spazio in cui è immerso il corpo... nello spazio...
Ora, riesci ad avvertire lo spazio che circonda il corpo nello spazio, e riesci a cogliere il
volume dello spazio che la superficie che circonda il corpo occupa nello spazio, e riesci a
percepire lo spazio occupato da tale superficie... nello spazio...
Ora, riesci a percepire la superficie occupata da questa stanza. E sei in grado di avvertire il
volume dello spazio che questa stanza occupa, in tutto lo spazio...
Ora, riesci a cogliere l'area che tutto lo spazio occupa nello spazio, e il volume dello spazio
occupato dallo spazio... nello spazio...
APPENDICE B
Il tuo compito in questa induzione è quello di abbandonarti completamente all’interno del tuo corpo,
di lasciare che l’acqua calda rilassi i tessuti, e concederti di provare la sensazione di essere
consumato da questo liquido. Ti consiglio di sederti su una sedia, con la schiena dritta, tenendo i
piedi appoggiati a terra e le mani adagiate sulle ginocchia.
Immagina che l'acqua calda inizi a riempire la stanza... innanzitutto, mentre ti copre i piedi e
le caviglie, avverti il calore che si diffonde nei piedi immersi nell'acqua...
Ora, consenti all'acqua di crescere di livello, fino a oltrepassare i polpacci e gli stinchi, e
fa'in modo che si fermi giusto sotto le ginocchia; e, sott'acqua, senti il peso delle gambe dai
piedi ai polpacci...
Rilassati mano a mano che l'acqua raggiunge le ginocchia e sale andando oltre le cosce...
Mentre l'acqua circonda le cosce, presta attenzione al fatto che le mani sono immerse in
questo liquido caldo... senti il calore consumare i polsi e gli avambracci...
Ora, prendi consapevolezza dell'azione distensiva dell'acqua nel momento in cui circonda i
glutei, l'inguine e l'interno cosce...
Mano a mano che l'acqua sale fino a raggiungere la vita, ti accorgi che sommerge gli
avambracci e i gomiti...
L'acqua calda continua a salire fino ad arrivare al plesso solare; mano a mano che ciò
avviene, presta attenzione al suo movimento fino a quando non si ferma all'altezza della metà
delle braccia...
Ora, percepisci il peso del tuo corpo, immerso fino alla gabbia toracica nel liquido caldo, e
senti che l'acqua consuma le braccia...
A questo punto, consenti all'acqua di circondare il petto e di infilarsi tra le scapole...
Mano a mano che l'acqua sale fino a raggiungere il collo, consentile di coprire le spalle... e
dal collo in giù, percepisci il peso e la densità del tuo corpo, immerso in questo liquido
caldo...
Ora, mentre il livello dell'acqua continua a crescere fino a superare il collo, presta
attenzione al fatto che la colonna cervicale, fino ad arrivare al mento, è immersa
nell'acqua...
Adesso, lascia che l'acqua dal potere lenitivo salga ulteriormente, vada oltre le labbra e
circondi la parte posteriore della testa... mano a mano che oltrepassa il labbro superiore e il
naso, rilassati e lascia che ti consumi, in modo tale che il calore del liquido si faccia sentire
ora proprio sotto i tuoi occhi...
Lascia che l'acqua oltrepassi gli occhi, e senti che tutto, dagli occhi in giù, è immerso in
questo liquido caldo. Ti accorgi che il liquido sale e circonda la fronte, andando oltre la
sommità della testa; mano a mano che la circonferenza diventa sempre più piccola, consenti
all'acqua di superare la testa...
Adesso, abbandonati all'interno di questa calda acqua rilassante e concediti di percepire
l'assenza di gravità del tuo corpo, avvolto dall'acqua. Consenti all'organismo di avvertire la
sua stessa densità, mentre è immerso in questo liquido...
Percepisci il volume dell'acqua che circonda il corpo e lo spazio occupato dall'organismo,
sott'acqua. Lascia che la tua consapevolezza comprenda tutta la stanza, che è sommersa
dall'acqua. Avverti lo spazio che la stanza, consumata dall'acqua calda, riempie... per
qualche istante, concentra l'attenzione sul tuo corpo che galleggia in questo spazio...
APPENDICE C
Se vuoi, puoi dare inizio a questa meditazione partendo dall’Induzione delle parti del corpo
dell’Appendice A, dall’Induzione dell’innalzamento del livello dell’acqua dell’Appendice B o da
qualsiasi altro metodo di cui ti sei servito in passato o che hai elaborato per conto tuo.
Chiudi gli occhi, respira lentamente e profondamente per rilassare la mente e il corpo.
Inspira con il naso ed espira con la bocca. Fa'in modo che i tuoi respiri siano lunghi, lenti e
regolari. Inspira ed espira ritmicamente fino a quando non ti ritrovi nel presente. Adesso che
hai raggiunto il momento presente, stai per entrare in un mondo di possibilità...
Ora, c'è un'intelligenza potente dentro di te che ti dà la vita e che ti ama molto. Se la tua
volontà corrisponde alla sua volontà, se la tua mente si accorda alla sua mente, se il tuo
amore per la vita sarà pari al suo amore per te, tale intelligenza risponderà sempre. Entrerà
in te e si muoverà tutto intorno a te, e il risultato dei tuoi sforzi saranno delle prove che
potrai osservare nella tua vita. Andare oltre l'ambiente in cui vivi, superare le condizioni
della tua vita, prendere il sopravvento sulle sensazioni che il tuo corpo ha memorizzato,
pensare più in grande rispetto al corpo, prevalere sul tempo, significa tirare la veste del
divino. Il tuo destino, allora, diventerà il riflesso di una co-creazione con una mente
superiore. Ama te stesso abbastanza da riuscire a fare ciò...
SECONDA SETTIMANA
Riconoscere. Ora, non puoi creare un nuovo futuro se conservi le emozioni del passato. Qual
è l'emozione che vuoi cancellare? Ripensa alla sensazione che quell'emozione provoca nel
tuo corpo... E riconosci lo stato mentale familiare prodotto da quell'emozione...
Ammettere. È tempo che tu ti rivolga al potere dentro di te, che faccia la sua conoscenza, e
che gli dica cosa desideri cambiare di te. Inizia ad ammettere chi sei e cosa nascondi di
fronte a tale potere. Parlagli, nella tua mente. Ricorda che è reale. Ti conosce già. E non ti
giudica. Ti ama e basta...
Rivolgiti a tale potere dicendogli: “ Coscienza universale che sei dentro di me e intorno a
me, io sono ________, e voglio realmente uscire da questo limitato modo d'essere... ” .
Dichiarare. È tempo di liberare il corpo dalla mente per colmare il divario che esiste tra
come appari e chi sei, e per liberare la tua energia. Libera il tuo corpo dai legami affettivi
familiari, che ti tengono legato a tutte le cose, tutti i posti e tutte le persone della tua realtà
passata e presente. È il momento di sprigionare la tua energia. Voglio che tu dica ad alta
voce qual è l'emozione che desideri cambiare, e che affranchi sia il corpo che l'ambiente da
tale emozione. Dillo adesso...
Arrendersi. Adesso è il momento di consegnare questo modo d'essere a una mente superiore e
di chiederle di risolvere questo problema in un modo adatto a te. Riesci a cedere il controllo
a un'autorità superiore che ha già le risposte? Arrenditi a questa mente infinita e cerca di
capire che tale intelligenza è assolutamente reale. Si limita ad attendere in adorazione e con
disponibilità. Risponde solo quando chiedi aiuto. Cedi i tuoi limiti a una intelligenza
onnisciente. Ti basterà aprire la porta, arrenderti e lasciarti andare completamente. Lascia
che questa intelligenza allontani da te ciò che ti limita. “ Mente infinita, io ti offro la mia
________. Allontanala da me e dissolvi questa emozione trasformandola in un maggior senso
di saggezza. Liberami dalle catene del mio passato. ” Ora, prova le medesime emozioni che
sentiresti se sapessi che questa mente stesse rimuovendo da te l'emozione memorizzata...
TERZA SETTIMANA
Osserva e ricorda. Ora accertati che nessun pensiero, nessun comportamento, nessuna
abitudine che potrebbe farti tornare indietro al vecchio sé passi inosservata ai tuoi occhi. Per
essere sicuro, prendi coscienza degli stati mentali e fisici inconsci: come eri solito pensare
quando ti sentivi in quel modo? Che cosa dicevi a te stesso? C'era una voce alla quale
credevi e che ora non vuoi più considerare la tua realtà? Osserva quei pensieri...
Inizia a staccarti dal programma. Come ti comportavi una volta? Come parlavi? Acquisisci
una consapevolezza di questi stati inconsci tale che non potranno più passare inosservati ai
tuoi occhi...
Il fatto che inizi a oggettivare la mente soggettiva e che cominci a osservare il programma
significa che non sei più il programma. Il tuo obiettivo è la consapevolezza. Ripensa a chi
non vuoi più essere, ricorda che non vuoi più pensare e comportarti in un certo modo, e che
non vuoi più provare determinate sensazioni. Acquisisci familiarità con tutti gli aspetti della
vecchia personalità, e limitati a osservare. Con ferma intenzione, decidi di non essere più
quella persona, e lascia che l'energia della tua decisione diventi un'esperienza
indimenticabile...
QUARTA SETTIMANA
Creazione. Ora, qual è la massima espressione di te che riesci a incarnare? Quali pensieri
formulerebbe e quali azioni compirebbe un grande personaggio? Come vivrebbe tale
individuo? Come amerebbe? Che sensazione dà questa grandezza?...
Desidero che entri in un modo d'essere. È tempo che cambi la tua energia e trasmetti una
firma elettromagnetica tutta nuova. Cambiando la tua energia, cambi la tua vita. Lascia che
il pensiero diventi l'esperienza, e lascia che l'esperienza produca un'emozione elevata, in
maniera tale che il corpo cominci a credere emotivamente che il tuo futuro sé sta già vivendo
adesso...
Concediti di trovare nuovi modi per attivare nuovi geni; invia dei segnali emotivi al corpo
prima che l'evento reale accada; offri a te stesso la possibilità di innamorarti del tuo nuovo
ideale; apri il tuo cuore e inizia a ricondizionare il corpo adattandolo a una nuova mente...
Lascia che l'esperienza interiore diventi uno stato d'animo, poi un temperamento, e, infine,
una nuova personalità...
Entra in un nuovo modo d'essere... Come ti sentiresti se fossi questa persona? Quando ti
alzerai dalla sedia non potrai più essere la stessa persona che eri quando ti sei seduto.
Dovrai provare così tanta gratitudine che il tuo corpo inizierà a cambiare prima ancora che
l'evento si manifesti, e dovrai accettare il fatto che sei già il tuo nuovo ideale...
Diventalo...
Autoaffermarsi (essere libero, illimitato, creativo, geniale, divino) equivale a essere chi sei...
Quando ti sentirai così, memorizza questa sensazione; ricorda quello che provi. Questo è
quel che sei veramente...
Ora lasciati andare ed esprimi tale sensazione per un momento; lasciati semplicemente
andare...
Ciò che trasforma i nostri sogni in realtà (a parte gli argomenti che ho discusso nel libro) sono le
persone di cui ci circondiamo e che condividono la nostra visione, perseguono uno scopo simile, ci
sostengono nei modi più semplici, si dimostrano affidabili e sono sinceramente altruiste. Sono stato
fortunato ad avere accanto a me persone meravigliose e competenti nel corso di questo processo
creativo. Vorrei presentartele e offrire loro il mio omaggio.
In primo luogo, voglio ringraziare lo staff di Hay House che mi ha sostenuto in tantissimi modi.
“Mille grazie a Reid Tracy, Stacey Smith, Shannon Littrell, e Christy Salinas. Apprezzo tantissimo la
fiducia che avete riposto in me.”
In secondo luogo, voglio esprimere la mia sincera gratitudine ad Alex Freemon, il mio project editor
presso Hay House, per il suo feedback schietto, l’incoraggiamento e la professionalità. “Grazie per
essere stato così cortese e attento.” A Gary Brozek e Ellen Fontana, per aver contribuito al mio
lavoro in modo personalissimo.
Voglio ringraziare anche Sara J. Steinberg, la mia editor personale, per aver intrapreso anche questo
viaggio insieme a me. Siamo cresciuti insieme una volta ancora. “Sia benedetta la tua anima per
essere così attenta, gentile e impegnata. Sei un dono per me.”
Voglio ringraziare John Dispenza per la creazione dell’immagine di copertina dell’edizione
americana. “La fai sempre sembrare una cosa facile.”
Alla talentuosa Laura Schuman, per le belle grafiche e le immagini all’interno del libro. Grazie a Bob
Stewart per aver contribuito alla creazione dell’immagine di copertina con tanta pazienza, abilità e
altruismo.
Grazie a Paula Meyer, la mia meravigliosa assistente personale, che ha la capacità di domare un
migliaio di elefanti pur restando sempre completamente presente. “Apprezzo tantissimo la tua
attenzione ai dettagli.” Inoltre, un grazie di cuore va al resto del team di Encephalon. “A Chris
Richard per il tuo dolce supporto; a Beth e Steve Wolfson, apprezzo il modo in cui vi siete allineati
al mio lavoro; a Cristina Azpilicueta, per la tua meticolosa e raffinata capacità di gestire la
produzione; e a Scott Ercoliani, per tenere sempre uno standard di eccellenza.”
Voglio ringraziare anche lo staff della mia clinica. Sono onoratissimo di lavorare con Dana Reichel,
la mia office manager, che ha il cuore grande come la luna e che è cresciuta con me in tanti modi
diversi. E tra gli altri del team, un grandissimo grazie va al Dr. Marvin Kuni Kunikiyo, Elaina
Clauson, Danielle Hall, Jenny Perez, Amy Schefer, Bruce Armstrong e Ermma Lehman.
Traggo anche grande ispirazione dalle persone sparse nel mondo che condividono queste idee e le
applicano nella loro vita. “Grazie per mettere costantemente in discussione il vostro modo di pensare
aprendovi alle possibilità.”
Inoltre, voglio esprimere un caldo e sincero grazie al dr. Daniel Amen per il suo grande contributo
nella Premessa del libro.
Voglio ringraziare anche mia madre, Fran Dispenza, che mi ha insegnato a essere forte, lucido,
amorevole e pieno di determinazione. “Grazie mamma.”
E ai miei figli, non so esprimere quanto mi abbiano insegnato l’amore incondizionato permettendomi
di avere il tempo e lo spazio di scrivere un altro libro e di tenere parallelamente conferenze in giro
per il mondo. “Mi avete dato un supporto costante con grande altruismo. Grazie per avermi mostrato
questa virtù.”
Infine, questo libro è dedicato al mio amore, Roberta Brittingham. “Resti sempre la persona più
straordinaria che abbia mai conosciuto. Grazie per risplendere di luce. Sei una donna meravigliosa e
racchiudi in te grazia, nobiltà e amore.”
L AUTORE
’
Joe Dispenza ha studiato biochimica alla Rutgers University. Ha conseguito anche una laurea
triennale in scienze con indirizzo neuroscientifico e il diploma di chiropratico presso la Life
University di Atlanta, Georgia, laureandosi con lode.
La sua formazione post universitaria è avvenuta prevalentemente nell’ambito della neurologia,
neuroscienza, funzionalità e chimica cerebrale, biologia cellulare, formazione della memoria,
invecchiamento e longevità. È membro onorario del National Board of Chiropractic Examiners, ha
ricevuto una onorificenza per l’eccellenza in ambito clinico nel rapporto medico-paziente da parte
della Life University, ed è membro del Pi Tau Delta, società onoraria internazionale di chiropratica.
Nel corso degli ultimi dodici anni, il dottor Dispenza ha tenuto conferenze in più di ventiquattro
nazioni nei sei continenti, formando migliaia di persone sul ruolo e sulla funzionalità del cervello
umano e su come riprogrammare il proprio modo di pensare attraverso principi scientifici
neurofisiologicamente testati. Sono molte le persone che, grazie ai suoi insegnamenti, sono riuscite a
realizzare obiettivi specifici eliminando abitudini autodistruttive. Il suo approccio semplice ma
profondo getta un ponte tra il potenziale umano e le più recenti teorie scientifiche della neuroplastica.
Il dottor Dispenza spiega come cambiando il proprio modo di pensare, e le proprie convinzioni, si
possa letteralmente riprogrammare il cervello. Il suo lavoro si fonda sulla convinzione assoluta che
dentro a ognuno di noi esista un potenziale latente di grandezza e capacità illimitate.
NOTE
1) . Bohr, Niels, On the constitution of atoms and molecules, in Philosophical Magazine, 26: 1–24, 1913. Per amor di precisione, il
volume di un atomo (approssimativamente 1 Angstrom, o 10-10 metri di diametro) è all’incirca 15 gradi di magnitudine più grande del
volume del nucleo (approssimativamente 1 femtometro, o 10−15 metri di diametro), il che significa che l’atomo è composto
all’incirca per il 99,9999999999999 per cento di spazio vuoto. Sebbene la nube di elettroni attorno al nucleo componga la maggior
parte dell’area dell’atomo, questa nube è fatta per lo più di spazio vuoto e, per prima cosa, gli elettroni al suo interno sono minuscoli.
Il nucleo, con la sua alta densità, contiene la maggior parte della massa dell’atomo. Le dimensioni relative di un elettrone in confronto
a quelle del nucleo sarebbero come il volume di un pisello paragonate a quelle di un SUV, e il perimetro della nube di elettroni relativa
al SUV avrebbero le dimensioni dello stato di Washington. Ritorna al testo
2) . Per esempio, si veda Amit Goswami, Ph.D., The Self-Aware Universe, Jeremy P. Tarcher, New York, NY, 1993. Per la
“interpretazione di Copenhagen”della teoria quantistica fornita da Niels Bohr, Werner Heisenberg, Wolfgang Pauli, e altri affermano,
tra le altre cose, che “la realtà è identica nella totalità dei fenomeni osservati (il che significa che la realtà non esiste in assenza di
osservazione)”. Si veda Will Keepin, David Bohm, disponibile sul sito:
http://www.vision.net.au/~apaterson/science/david_bohm.htm. Ritorna al testo
3) . Leibovici Leonard, M.D., Effects of remote, retroactive intercessory prayer on outcomes in patients with bloodstream
infection: randomised controlled trial, in BMJ (British Medical Journal), vol. 323: 1450–1451, 22 dicembre 2001. Ritorna al testo
4) . McCraty, Rollin, Mike Atkinson, Dana Tomasino, Modulation of DNA conformation by heart-focused intention, pubblicazione n
° 03-008, HeartMath Research Center, Institute of HeartMath, Boulder Creek, CA, 2003. Ritorna al testo
5) . Christ Returns, Speaks His Truth, AuthorHouse, Bloomington, IN, 2007. Ritorna al testo
6) . Hebb, D. O., L’ organizzazione del comportamento, Franco Angeli, Milano, 1975. Ritorna al testo
7) . Pascual-Leone, A., Modulation of muscle responses evoked by transcranial magnetic stimulation during the acquisition of
new fine motor skills, Journal of Neurophysiology, vol. 74 (3), 1037–1045, 1995. Ritorna al testo
8) . Szegedy-Maszek, M., Mysteries of the Mind: Your is mak-ing your everyday decisions, News & World Report, U.S., 28
February 2005. Vedi anche: John G. Kappas, Professional Hypnotism Manual, Panorama Publishing Company, Knoxville, TN,
1999. Vedi anche: John G. Kappas, Professional Hypnotism Manual, Knoxville, Tn: Panorama Publishing Company, 1999. Entrai
in contatto per la prima volta con questo concetto nel 1981, quando studiai ipnosi con John Kappas presso l’Hypnosis Motivation
Institute. A quei tempi Kappas affermava che il subconscio rappresentasse il 90 per cento della mente. Di recente, gli scienziati sono
arrivati a stimare che ne rappresenta circa il 95 per cento. In un modo o nell’altro si tratta sempre di una percentuale elevata. Ritorna
al testo
9) . Sapolsky, R. M., Perché le zebre non si ammalano d’ulcera, McGraw-Hill, 1999. Sapolsky è uno dei maggiori esperti di stress e
degli effetti che esercita sul cervello e sul corpo. Ritorna al testo
10) . Church, Dawson, Ph.D., The Genie in Your Genes: Epigenetic Medicine and the New Biology of Intention, Elite Books, Santa
Rosa, CA, 2007. Ritorna al testo
11) . Lipton, Bruce, La biologia delle credenze, Macro, Cesena, 2007. Ritorna al testo
12) . Rabinoff, M., Ending the Tobacco Holocaust, Elite Books, Santa Rosa, CA, 2007. Ritorna al testo
13) . Ndt: Con espressione genetica si intende il processo attraverso cui l’informazione contenuta in un gene (costituita di DNA)
viene convertita in una macromolecola funzionale (tipicamente una proteina). Ritorna al testo
14) . Church, Dawson, Ph. D., Medicina epigenetica: felicità e salute attraverso la trasformazione consapevole del DNA, Edizioni
Mediterranee, Roma, 2008. Ritorna al testo
15) . Murakami, K., Il codice divino della vita, Edizioni Mediterranee, Roma, 2010. Ritorna al testo
16) . Yue, G., K. J. Cole, Strength increases from the motor program: comparison of training with maximal voluntary and
imagined muscle contractions, Journal of Neurophysiology, vol. 67(5): 1114-1123, 1992. Ritorna al testo
17) . Cohen, Philip, Mental gymnastics increase bicep strength, New Scientist, 21 Novembre 2001. Ritorna al testo
19) . Goleman, D., Intelligenza emotiva. Rizzoli, Milano, 2002. Si veda anche: Goleman D. e il Dalai Lama, Emozioni distruttive:
liberarsi dai tre veleni della mente: rabbia, desiderio e illusione, Mondolibri, Milano, 2004. Ritorna al testo
20) . Bentov, Itzhak, Stalking the Wild Pendulum: On the Mechanics of Consciousness, Destiny Books, Rochester, VT, 1988. Il
modello quantistico della realtà sostiene che “ogni cosa” o “nessuna cosa” sono onde di informazione che vibrano con frequenze
diverse. Ha senso quindi che quanto più lenta è la vibrazione, tanto più densa è la materia e viceversa. Le emozioni legate allo stress
abbassano le nostre vibrazioni per essere più materia e meno energia. Ritorna al testo
21) . Wallace, B. A., La rivoluzione dell’attenzione: liberare il potere della mente concentrata, Ubaldini, Roma, 2008. Ritorna al testo
22) . Robertson, I., Il cervello plastico, Corriere della Sera, Milano, 2011. Vedi anche: Newberg A., D’Aquili E., Rause V., Dio nel
cervello: la prova biologica della fede, Mondadori, Milano, 2002. Ritorna al testo
23) . Da una conversazione con il dottor Rolin McCraty, direttore della ricerca presso l’HeartMath Research Center, Boulder Creek,
California, nell’ottobre 2008, circa il suo studio sul movimento dell’energia dal corpo al cervello attraverso il cuore durante la
coerenza: si veda McCraty, R., et al., The coherent heart: heart-brain interactions, psychophysiological coherence, and the
emergence of system-wide order, Integral Review, vol. 5(2), dicembre 2009. Ritorna al testo
24) . Per neuroplasticità si intende la capacità del cervello di riprogrammare e creare nuovi circuiti a qualsiasi età, in risposta a stimoli
provenienti dall’ambiente e dalla nostra intenzione consapevole. Ritorna al testo
25) . Dispenza, J., Evolvi il tuo cervello. Op. cit. Ritorna al testo
26) . Laibow, Rima, Medical Applications of NeuroFeedback, in Introduction to Quantitative EEG and Neurofeedback, Evans J. e
Abarbane A., Academic Press, San Diego 1999. Vedi anche: Bruce Lipton, La biologia delle credenze. Op. cit. Ritorna al testo
27) . Fehmi, L., Robbins, J., The Open-Focus Brain: Harnessing the Power of Attention to Heal Mind and Body, Trumpeter Books,
Boston, 2007. Ritorna al testo
28) . Kappas, J. G., Professional Hypnotism Manual, Panorama Publishing Company, Knoxville, TN, 1999. Ritorna al testo
29) . Alternativamente, il cervello produce serotonina, neurotrasmettitore che al mattino rende svegli e vigili, e melatonina, un altro
neurotrasmettitore che agisce di sera e aiuta a rilassarsi e a addormentarsi. Ritorna al testo
30) . Murphy, M., Donovan, S., The Physical and Psychological Effects of Meditation: A Review of Contemporary Research with a
Comprehensive Bibliography, 1931–1996,Institute of Noetic Sciences, Petaluma, CA, 1997. Ritorna al testo
31) . Lutz, A., et al., Long-term meditators self-induce high-amplitude gamma synchrony during mental practice, PNAS
(Proceedings of the National Academy of Sciences), vol. 101(46): 16369–16373, 16 novembre 2004. Inoltre, ho avuto una bellissima
conversazione con Richard Davidson nell’aprile del 2008 alla clinica Mayo durante il ciclo di conferenze “Mind and Life” [Mente e
vita] a Rochester, Minnesota. Ritorna al testo
33) . Fehmi, L., Ph.D., e Robbins, J., The Open-Focus Brain: Harnessing the Power of Attention to Heal Mind and Body, Op. cit.
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