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POLITECNICO DI TORINO - DIPARTIMENTO DI ARCHITETTURA E DESIGN (DAD)

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN ARCHITETTURA COSTRUZIONE CITTA’


UNITA’ DI PROGETTO: “TECNICHE E PROCEDIMENTI DI COSTRUZIONE DEL PROGETTO”
DOCENTI: GIANCARLO MOTTA, LUCA CANEPARO, ANTONIA PIZZIGONI
COLLABORATORI: MARCELLA GRAFFIONE, CAROLIN STAPENHORST, FEDERICA SCAFATI
TITOLO DEL PROGETTO: INTERVENTI DI SOCIAL HOUSING NELLA “SABANA” DI BOGOTA’
ANNO ACCADEMICO: 2012/2013 - SECONDO SEMESTRE

La centralità di Funza nella Sabana di Bogotà

Il tema e l’area di progetto si inseriscono nel quadro di una ricerca sulla Sabana di Bogotà che intende affron-
tare le questioni relative agli sviluppi attuali della città di Funza, alla sua crescita nel territorio, al ridisegno
delle aree della bonifica, spostando il punto di vista dalla città di fondazione e dalle sue espansioni successive,
al ruolo degli elementi geografici che l’attraversano, con i quali entra in relazione e lungo i quali si viene ri-
configurando come centro della Sabana di Bogotà.
Questa è una vasta area attraversata in direzione nord-sud dal fiume Bogotà, che qui, prima del salto delle
cascate del Tequendama, in tutto il periodo preispanico si caratterizzava dalla presenza di una grande palude.
La bonifica e la colonizzazione agraria delle terre, adiacenti al fiume Bogotà, trasformano le paludi e i laghi
esistenti in una terra che, ancor oggi, dopo le diffuse opere di bonifica, si snoda in molti meandri dando luo-
go a diversi acquitrini e formazioni lacustri. All’intorno la zona è delimitata da monti. In particolare ad est
è presente la catena montuosa del Monserrate. La particolare ricchezza di corsi d’acqua, consente di vedere
il sistema complesso dei corsi naturali e artificiali, il fiume Bogotà e le sue derivazioni secondarie, presenti
nelle zone della laguna, in un nuovo ruolo e in particolare nella prospettiva di elementi di riferimento cen-
trali per le costruzioni. Alle ragioni sostanzialmente geometriche della città di fondazione ispanica, pensata e
disegnata in alternativa e in contrapposizione al territorio geografico circostante e perciò sempre sostanzial-
mente chiusa e compatta anche se di dimensioni crescenti, si sostituisce un diretto confronto con le forme
del fiume e delle formazioni lacustri, una diversa spazialità che alle ragioni della geometria viene sempre più
accostando e sostituendo quelle delle forme naturali. La struttura delle montagne in questa zona determina la
concavità dell’altopiano e la sua natura lacustre.
Di fronte alla città di fondazione ispanica in cui prevale il reticolo ortogonale si trovano le isole di città come
Funza e le linee sinuose dei corsi d’acqua. Terrazzi fluviali, alvei, meandri, isole, corsi d’acqua, confluenze,
bacini, argini, entrano a far parte del disegno urbano con sempre maggior peso, contaminano e deformano le
figure e le forme tradizionali della città quadrata di fondazione, quali strade, piazze, isolati.
Alla città vista come massima espressione della cultura, come principio dominante nei confronti della natura
selvaggia si sostituisce un rapporto tra fatti naturali e artificiali che mentre esclude la priorità di un termine
sull’altro instaura una reciprocità di rapporti e una continua oscillazione tra i due termini: la città diventa
fiume, il fiume diventa città. In generale la città si arricchisce del paesaggio, i paesaggi si trasformano in città.

Sperimentazione didattica e procedimenti di costruzione del progetto

Lo studente dovrà operare in rete collocando ogni elaborato che concorre alla formazione del progetto
all’interno delle caselle contenute nella Griglia interattiva “Winds” che più recentemente abbiamo chiamato
Nuova Griglia Politecnica (Motta G. e Pizzigoni A. (2011), La Nuova Griglia Politecnica - architettura e
macchina di progetto, a cura di Palma R. FrancoAngeli, Milano.
L’interesse e l’obbiettivo formativo sono spostati dall’opera compiuta al procedimento, dal risultato al percorso
messo in atto per ottenerlo. A partire dall’indirizzo di rete http://frigo.polito.it/grid/ lo studente troverà, nella
home page, una itroduzione e le istruzioni dettagliate per l’uso della Griglia, oltre alla finestra di accesso alla
propria Griglia personale sulla quale potrà operare. Per la costruzione di un pensiero applicato al progetto che
lo studente dovrà rendere disponibile in tempo reale, cioè mentre si compie, collocando i propri materiali,
anche provvisori, la Griglia rappresenta un piano di consapevolezza, di controllo e di condivisione.
Il centro principale di interesse formativo e di attrazione dello studente si sposta dalla sola figura del docente
alla “Macchina di progetto”. In essa lo studente opera affrontando via via i problemi relativi al rapporto tra
architettura e luogo e all’interpretazione del testo di programma e delle figure ad esso connesse. La loro
soluzione passa necessariamente dalla conoscenza delle tecniche della rappresentazione, mentre la costruzione
del progetto non può prescinere dal controllo delle modalità di ricomposizione delle diverse risposte, o figure,
che sono state elaborate. Il progetto come costruzione di un loro possibile equilibrio si rende leggibile solo
nelle tavole finali.
Ogni studente inizia il lavoro di progetto costruendo un programma, cioè in pratica scegliendo fra i dati che
vengono forniti, con i limiti e i vincoli che verranno successivamente indicati, e collocandoli nelle opportune
caselle della Griglia Winds su cui in seguito svilupperà l’intero percorso di progettazione. I dati riguardano gli
elaborati cartografici relativi all’intera zona su cui è prevista la sperimentazione didattica, le prime architetture
di riferimento, individuate tra gli edifici presenti nella zona, infine il tema e alcune prescrizioni di massima in
diverse aree di intervento.
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La cartografia come metodo di indagine e la sua incidenza nel progetto

L’importanza che rispetto al disegno della città e al suo progetto viene data agli elementi della geografia ha
come diretta conseguenza l’assunzione di tecniche cartografiche come metodi e criteri di rappresentazione.
Alle tecniche della topografia già messe in atto nei rilievi catastali e, come spesso si è osservato, così importanti
nella trasformazione della città ottocentesca si aggiungono ora le tecniche e i metodi della cartografia.
A differenza delle mappe catastali che, poiché restituivano una città spianata, senza rilievi e nella quale elementi
come i fiumi e i corsi d’acqua più che essere rappresentati in se stessi per le loro proprie caratteristiche figurano
solo come spazi vuoti tra le particelle, hanno aperto la strada alle espansioni indifferenziate della città, l’uso
di tecniche cartografiche produce un modo completamente diverso di considerare il suolo su cui si costruisce
la città. Un diverso coinvolgimento del suolo significa un progetto urbano che instaura con il dato naturale un
rapporto del tutto nuovo.
In realtà non si tratta solo dell’impiego di tecniche cartografiche come le curve di livello, l’indicazione dei
diversi tipi di vegetazione o di coltivazione o delle diverse caratteristiche geologiche o geomorfologiche
dei terreni, la rappresentazione della città e di conseguenza anche il progetto di architettura si modificano
e certamente anche si arricchiscono delle caratteristiche spaziali della cartografia. Quelle che sono state
messe in evidenza sono: il ripetersi di figure a scale diverse, la molecolarità, ossia il superamento delle figure
chiuse o dalla geometria definita a vantaggio di una illimitata possibilità di costruire figure componendo e
accostando elementi chiusi, la tendenza delle figure costruite a rivelarsi come se si trattasse di deformazioni
di schemi geometrici e regolari preesistenti (un aspetto quest’ultimo che mette in gioco l’indecidibilità del
rapporto tra architettura e natura), infine, ma non ultima, la possibilità di isolare diversi temi su strati o layers
e costruire carte che per la parzialità dei temi che vengono mostrati si presentano come se la carta si sfogliasse
interpretando e rendendo leggibile una realtà completamente ripiegata su se stessa.
Ogni carta, ma sarebbe meglio dire ogni strato cartografico, entra nella complessità della città producendo ogni
volta immagini e figure sufficientemente semplici e chiare1. Assieme a un particolare elemento geografico
(in questo caso sono: i corsi d’acqua, i percorsi di attraversamento o strade-ponte, la morfologia dei suoli,
la natura della vegetazione), la carta mostra necessariamente quali edifici gli sono collegati, o meglio, come
l’architettura si ancora alla terra in maniera differente a seconda dell’elemento geografico con cui interferisce,
in sostanza la carta mette in evidenza i punti limite, i punti di passaggio tra fatti naturali e costruzioni, quelli
in cui la terra diventa architettura e reciprocamente l’architettura si collega alla terra.
Questo per quanto riguarda il progetto di architettura. In realtà l’operazione cartografica ha dei risvolti
importanti anche per quanto attiene al piano urbano.
La rappresentazione per strati produce ogni volta assieme alla carta tematica dello stato di fatto anche una
parallela “carta delle regole” (è quanto verrà in dettaglio spiegato nel prossimo paragrafo). L’insieme dei
diversi progetti, uno per ogni carta, non necessariamente congruenti, spesso anzi in chiara alternativa se non in
contraddizione, delinea una chiara alternativa sia al progetto di tipo illuminista, quello che o cerca di conciliare
i diversi temi e le diverse esigenze in una figura unitaria
o ne elegge una quale dominante su tutte le altre, sia
all’urbanistica dello zoning che separa i temi in aree
diverse ma considera la città tutta rappresentata su un
solo piano. In realtà quella che oggi si indica come la
dissoluzione della città non è qualcosa che avvenga solo
in orizzontale come diffusione della città sul territorio,
ma anche qualcosa che riguarda la città in verticale,
nelle diverse pieghe della realtà, nei diversi strati che
ogni volta immaginano e disegnano una città diversa.
La carta è lo strumento che legge e ordina questo tipo di
dissoluzione della città, questo venir meno nel disegno
urbano sia della forma chiusa e compiuta sia della
vocazione delle aree ad un’unica e definita funzione.
1 Per altre caratteristiche della spazialità cartografica vedi Schema di fondazione della città di Santa Fè (1538) tratto dal libro:
G. Motta C. Ravagnati (a. c. d.), Cartografie di fiume per il Carlos Martinez, Santa Fè capital del Nuevo Reino de Granada,
progetto di città, Tecnograph, Bergamo 2009. Banco Popular, Bogotà 1987
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Note sulla Sabana di Bogotà e sulla sua rappresentazione cartografica

La Sabana di Bogotà, inquadramento geografico 1


La Sabana di Bogotà si trova nella Cordillera Orientale della Colombia ed è situata ad un’altezza compresa
tra i 2.550 e i 2.600 metri sul mare. Dal punto di vista geografico si tratta di un vasto altopiano di circa 1.200
kilometri quadrati. Se consideriamo il suo centro a Funza, il raggio dell’area della Sabana è di circa 20 kilometri.

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Il territorio della Sabana prima della conquista spagnola
Prima della conquista spagnola il territorio della Sabana era abitato dalla popolazione Muisca.
La conquista iniziò nei primi decenni del 1500. Le prime esplorazioni e spedizioni anche militari nella

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zona sono descritte dal documento Epitome de la Conquista del Nuevo Reino de Granada, manoscritto del
conquistatore e cronista Gonzalo Ximenez de Quesada, datato 1536.
Negli ultimi decenni dello stesso XVI secolo il territorio della provincia di Santa Fé de Bogotà era controllato
da Diego Torres y Moyachoque (figlio della sorella del cacique de Turmeque, massima autorità muisca). La
rappresentazione che egli fece del territorio è datata tra il 1578 e il 1586. Lo storico Carlos Martinez nel suo
Bogotà: sinopsis sobre su evolucion urbana, 1536-1900, ne propone un ridisegno e una lettura (di Carlos
Martinez vedi anche, Santa Fé: Capital del Nuevo Reino de Granada, Editorial Presencia, Bogota 1987).
Il territorio abitato dai popoli muisca era diviso in due grandi unità: una divisione che venne confermata dagli
spagnoli. La parte a sud, corrispondente grosso modo alla attuale Sabana (la parte di cui si occupa la D. U. e
che comprende la grande conurbazione della città di Bogotà), aveva come centro il luogo detto Bacatà (attuale
Funza) sede dello Zipa, sacerdote dei riti dedicati alla luna. La parte nord del territorio muisca aveva come
centro principale il luogo dove attualmente si trova il paese di Samagoso. Qui risiedeva il sacerdote del sole,
lo Zaque. Si conosce anche il luogo di alcuni insediamenti che sono descritti dai cronisti e dalle relazioni dei
conquistatori. Nella parte a sud, oggi detta Sabana, gli insediamenti occupavano alcune isole della laguna e
alcune zone asciutte ai margini della stessa. Sono esempi di fondazione muisca i centri di Chia, dal nome della
luna, Zipaquira dove si trova la miniera di sale, Sopo, Guasca, Tabio, Facatativa).

Nota: I dati e le notizie relativi alla struttura del territorio e al carattere degli insediamenti prima della conquista da parte degli spagnoli possono
essere ricavati dalle descrizioni dei primi cronisti e dagli studi condotti nei secoli successivi sulle pratiche agricole, religiose e astronomiche delle
popolazioni precolombiane. Vengono qui indicate le principali fonti di conoscenza.
Fray Pedro Simon (1574 - 1628), Noticias historiales de las conquistas de Tierra Firme en las Indias Occidentales, (1927) Pubblicata postuma
in 5 volumi dal 1882 al 1892, dallo stampatore di Bogotà Medardo Rivas.
Juan Rodríguez Freyle (Bogotá, 1566 - 1640), Conquista y descubrimiento del Nuevo Reino de Granada de las Indias Occidentales del Mar
Océano, y Fundación de la ciudad de Santafé de Bogotá, primera de este reino donde se fundó la Real Audiencia y Cancillería, siendo la cabeza
se hizo su arzobispado; titolo che fu subito sostituito da El Carnero (1636).
Lucas Fernandez de Piedrahita (1624 - 1688), Historia general de las conquistas del nuevo reyno de Granada, Amberes (Antwerp), Iuan
Baptista Verdussen, 1688.
Alexander von Humboldt e Aimé Bonpland, Viaggio alle regioni equinoziali del nuovo continente,fatto negli anni 1799, 1800, 1801, 1802, 1803
e 1804. In particolare gli scritti Vues des Cordilleres e ideas para una geografia de las plantas. Questi e gli studi sul calendario muisca fatti da
Humboldt si basano su quelli già fatti dallo scienziato e botanico, frate José Celestino Mutis (1732 - 1808). La pietra del calendario era stata data
a Mutis da Padre José Domingo Duquesne (1748 - 1821) che aveva potuto parlarne con gli indigeni.
Tra gli studi recenti: Francois Correa Rubio, El Sol del Poder. Simbología y Política entre los Muiscas del Norte de los Andes 2004, ed. Universidad
Nacional de Colombia, Bogotà 2004, e i già ricordati studi di Carlos Martinez.

L’isola Bacatà (attuale città di Funza) centro religioso e civile della civiltà muisca
Prima della conquista tutta l’area al centro della Sabana era una vasta palude. Specchi d’acqua di diversa
dimensione, da quella di veri e propri laghi a semplici pozze di acque morte, paludi o rii, erano inframmezzati
da isole e lingue di terreno più asciutte, alcune di queste erano luoghi abitati. L’isola di Bacatà (Funza) che
si trovava nel centro della laguna, era la sede dell’autorità civile e religiosa. Nelle zone asciutte ai piedi delle
montagne si trovavano altri centri abitati. Mentre nelle isole della laguna si praticava la pesca, le terre attorno
sulle alture venivano coltivate, così in particolare nella zona di Tena a sud-ovest di Funza, presso il lago di
Pedro Palo, sede di importanti riti dedicati alla coltivazione, e dove sembra che gli spagnoli abbiano fatto un
primo tentativo di fondazione della nuova città di Santa Fé.
La pesca e l’agricoltura, governate dai ritmi dei cicli lunari, erano le principali attività di questa parte del territorio che
era retto dal sacerdote della luna, a differenza del territorio delle miniere a nord che era retto dal sacerdote del sole.
Nell’isola di Funza si trovava la sede dello Zipa: un edificio circolare dalle cui aperture si poteva vedere
tutto attorno il territorio della Sabana e dal quale si controllava la posizione degli astri. L’edificio che forse
funzionava come un osservatorio astronomico, è descritto dal cronista Piedrahita (1666) come un edificio a
pianta circolare, in legno, appoggiato su una base gradonata, anch’essa circolare e posta al centro di un vasto
spazio libero delimitato tutto attorno dalle abitazioni.
La laguna rimase tale per molto tempo, anche dopo la fondazione della città di Santa Fé nel luogo attuale.
La bonifica, condotta nel XIX secolo con tecniche molto elementari, si appoggiava in gran parte all’uso di
vegetazione ad alto consumo d’acqua, come gli Eucalipti. La popolazione originaria continuò e continua tuttora
ad abitare nei luoghi delle antiche isole e sulle pendici delle montagne in tutta la fascia della cerchia.
Accanto agli antichi centri abitati, vennero fondati alcuni piccoli insediamenti spagnoli nel centro della Sabana,
presso i laghi (humedales) Muxio e Subtoca, a est del fiume Bogotà presso il piccolo insediamento muisca
(cacicazgo) che oggi si chiama Fontibon.
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La Sabana di Bogotà prima e dopo la sua rappresentazione cartografica.
Cos’era la Sabana per il pensiero muisca? Come veniva rappresentata? Quale era l’immagine del territorio che
la popolazione muisca abitava? È possibile costruire una rappresentazione del territorio muisca attraverso le
tecniche della attuale cartografia?
Per rispondere a queste domande e soprattutto per verificare l’ipotesi della permanenza di elementi dell’antica
struttura territoriale anche nei più recenti sviluppi della città di Bogotà la prof. Nancy Rozo Montaña
dell’Universidad Nacional de Bogotà, presso il nostro Corso di Dottorato (DAPe) e sotto la guida di Giancarlo
Motta e Antonia Pizzigoni, ha svolto una ricerca articolata in diverse fasi:
1) un’indagine condotta attraverso gli studi che si sono occupati della civiltà precolombiana muisca,
2) la rappresentazione del territorio attraverso l’analogia nel pensiero e nelle pratiche muisca,
3) lo sviluppo del territorio dopo la Conquista e la crescita per addizioni lineari della città di Santa Fé,
4) lo studio dei “settori” (parti di città comprese tra i rii che convergono al centro della Sabana), su cui si basa
il “Plan Piloto” di le Corbusier (1950).
La carta dal titolo La Sabana di Bogotà e la laguna di Guatavita. Rappresentazione cartografica di una
analogia è uno dei principali risultati prodotti da questo studio.
In essa sono riassunti e tradotti nelle tecniche della cartografia i temi a cui si è sopra accennato.

1)- La rappresentazione muisca del territorio della Sabana.


Secondo le ipotesi formulate dagli storici e dagli antropologi nel pensiero muisca il territorio era visto come
un riflesso, una sorta di rispecchiamento della volta celeste, i luoghi sulla terra sono in corrispondenza con gli
astri, i movimenti degli uomini ripetono quelli della luna e del sole. L’acqua dei laghi è lo specchio che mette
in relazione i due mondi: quello celeste e quello terrestre, la vita e la morte, e che consente di sviluppare tutta
una serie di rapporti duali, giorno notte, maschile femminile, sole luna, perpetuo transeunte, secco umido, ecc..
Certamente non esisteva una rappresentazione disegnata del territorio della Sabana. Il solo modo che la civiltà
muisca aveva per rappresentarlo era l’analogia: il riconoscimento delle caratteristiche del luogo non poteva
avvenire che attraverso il confronto con un altro luogo. L’ipotesi formulata nella tesi e riportata nella carta è
che il territorio della Sabana, una vasta laguna circondata da montagne e disseminata di isole in parte abitate
poteva essere visto e rappresentato attraverso un altro luogo: un luogo che stava sulle montagne a nord-est
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rispetto alla Sabana, che, a dif-
ferenza della Sabana, non era
abitato e che, rispetto alla vastità
della laguna della Sabana, era un
piccolo lago, il lago di Guatavita.
Quel luogo, per alcune sue carat-
teristiche tra cui la quasi perfet-
ta circolarità, l’altezza uniforme
dell’invaso circostante e la pro-
fondità inaccessibile delle acque,
si presentava e si presenta ancor
oggi come una rappresentazione
idealizzata della laguna. Rispet-
to alle terre e alle acque dove si
svolge la vita, il piccolo lago sul-
la montagna è anche una specie
di tempio o luogo sacro, qualcosa
che può essere considerato a metà tra un luogo naturale e un luogo costruito.
Prima della rappresentazione cartografica della Sabana il lago di Guatavita ne era la sua concreta rappresen-
tazione: ciò che ne riassumeva le caratteristiche formali di base. I riti che vi si svolgevano e che prevedeva-
no all’inizio il tracciamento di assi passanti per i punti astronomici individuati dagli equinozi sulla cerchia
dell’invaso e la determinazione del centro sono tutti elementi che concorrono a definire le caratteristiche
architettoniche (ma potremmo anche dire diagrammatiche o astratte) del luogo.
2)- Il territorio della Sabana e la fondazione della nuova capitale, dalla rappresentazione analogica alla
rappresentazione cartografica
All’analogia tra i due luoghi: la Sabana e il lago
di Guatavita e alla natura di rappresentazione
che il secondo svolge rispetto alla prima, il pen-
siero occidentale, introdotto dai conquistatori
spagnoli sostituisce le tecniche della rappre-
sentazione cartografica. La terra è rappresen-
tata sul piano della carta. Le operazioni che si
compiono su questo piano e che rispondono ai
principi della geometria euclidea si trasmettono
dalla carta alla terra in maniera che la carta è lo
strumento che consente di passare da un dise- 3
gno tracciato su di essa alla costruzione reale
dei luoghi.
La fondazione della città di Santa Fé, oggi Bo-
gotà, è del tutto inscrivibile nelle tecniche della
rappresentazione cartografica. Alla terra come
rappresentazione della volta celesta vista dal
luogo centrale e sacro in cui risiede il sacerdo-
te si sostituisce la planarità e la linearità della
rappresentazione cartografica. La volta celeste
e la terra che la riflette diventano oggetto di
un’operazione di tipo geometrico-cartografico
in cui la sfericità si sviluppa nel piano dividen-
dosi in settori. Questi poi, proprio come in una
carta, perdono l’antica convergenza (si potreb-
be dire che si srotolano) e si dispongono line-
armente seguendo i successivi sviluppi della
crescita della città.
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Le carte costruite come carte di base per il lavoro nell’Unità di progetto e per la ricerca sulla Sabana
Funza centro della Sabana di Bogotà

Questa carta rappresenta la piccola città di Funza, posta al centro dell’area della Sabana, all’incontro di
due assi stradali est-ovest e nord-sud. Lo schema in basso mostra l’allineamento tra la città di Funza e il
lago di Guatavita passando per Chia, la cittadina muisca dedicata al culto della luna, e , dall’altra parte,
con il salto del Tequendama.
Due carte collegate tra loro (pagina se-
guente) sono riferite al territorio della
città di Funza. La prima è una carta ana-
litica delle strade, dove appare evidente
la compresenza di due tracciati principali:
quello che può essere riferito all’impian-
to del perritorio pre-colombiano e quello
che riguarda gli insediamenti e le città di
fondazione dopo la “Conquista”.
La seconda è una carta orientata al progetto
o “carta delle regole”. In questa sono rap-
presentate in chiaro le zone della città di
Funza in cui, per la loro natura di isole, deve
essere contenuta la nuova edificazione.
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Carta tematica e interpretativa riferita ai confini amministrativi della città di Funza (scala 1:20000)

Carta tematica (orientata al progetto) e inquadramento delle aree di intervento (scala 1:5000)

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Il tema di progetto
l tema di progetto è la residenza, un intervento di “edilizia economica popolare” e dei servizi annessi.
Il progetto dovrà inserirsi all’interno della carta tematica fornita e attenersi alle regole in essa indicate.
Ogni progetto dovrà rispondere alle seguenti prescrizioni di quantità:
- Il volume complessivo non dovrà superare i 60.000 mc, compresi gli edifici esistenti nel caso che si scegliesse
di mantenerli.
- Il 30% del volume complessivo è da destinarsi a servizi legati al parco e alle attività sportive.
- Il 20% del volume complessivo è da destinarsi a spazi comuni di pertinenza delle residenze quali vani scale,
androni, portici, spazi di distribuzione coperti, ecc.
- Il restante 50% (30.000 mc) saranno destinati esclusivamente agli appartamenti.
- L’altezza per gli edifici non dovrà di norma superare i 9 metri fuori terra.
Per quanto riguarda le dimensioni dei singoli alloggi si prescrive che:
- Il 15 % del volume sia destinato a piccoli appartamenti da 45 mq (soggiorno con angolo cottura, 1 camera,
servizio, spazi di distribuzione interna),
- Il 50% del volume sia destinato ad appartamenti da 65 mq (soggiorno, cucina abitabile, 2 camere, servizio,
spazi di distribuzione interna),
- Il 35% del volume sia destinato ad appartamenti da 95 mq (soggiorno, cucina abitabile, 3 camere, 2 servizi,
spazi di distribuzione interna).
Una parte della qualità del progetto sarà da attribuire all’attenzione che si dedica alle caratteristiche costruttive
dell’edificio, al confort termico e abitativo e al risparmio energetico. A questo scopo ogni progetto dovrà rientrare
nella classe energetica A (secondo la classificazione di Casaclima) per la quale si richiede che vengano rispettati
alcuni dei seguenti accorgimenti:
- La creazione di strutture frangisole sulle facciate ovest, in modo da limitare lo scambio termico tra l’esterno e
l’interno;
- L’adozione di pannelli termici solari per la produzione di acqua calda sanitaria;
- L’adozione di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica;
- La ventilazione controllata da un sistema centralizzato;
- L’uso di pompe di calore geotermiche che utilizza il terreno o l’acqua come fonte e come dispersore di calore;
- L’introduzione di zone ecologiche con bacini di filtraggio e depurazione delle acque nere;
- La creazione di un’alternanza tra spazi chiusi e aperti, come logge, terrazze, cavedio ecc..;
- L’utilizzo di materiali biosostenibili con proprietà isolanti;
Il conseguimento dei requisiti di qualità dell’architettura che si richiede anche nel caso di edilizia economico-
popolare sarà in parte dovuto alla coerenza con cui il progetto risponde alla carta delle regole in cui si inserisce.
L’attenzione a un giusto rapporto tra caratteri degli edifici e caratteri dei luoghi è infatti una necessaria premessa
alla qualità dell’architettura. Una parte della qualità del progetto sarà in parte da attribuire all’attenzione che si
dedica alle caratteristiche costruttive dell’edificio, al confort termico e abitativo e al risparmio energetico.

Documenti contenuti in questa introduzione che non appartengono alle elaborazioni cartografiche costruite nel gruppo di ricerca:
1 - Agostino Codazzi - Carta geografica della provincia di Cundinamarca, n. 31, cm. 67x61 (Bogotà, Anserma, Espinai, 1852).
2 - Agostino Codazzi - Mappa corografica del territorio di Bogotà, Funza, Bacata, Facatativa...., (1827)
3 - Schizzo di Diego Torrres y Mayachoque che raffigura la provincia di Santa Fè con, in basso, il rio Magdalena (1578). Archivo
de Indias, Sevilla
4 - Immagine delle terre, pantani e acquitrini del paese di Bogotà (1614), AGI: Mapas y planos, Panamá 336.
5 - Francisco Cabrer, schizzi di Bogotà e dei suoi dintorni (1797)
6 - Mappa di Bogotà nel 1810 - copia ad olio su tavola del 1903 dell’originale di Vicente Talledo.
7 - Aparicio Morada, vista da occidente della città di Santa Fé de Bogotà capitale del nuovo regno di Granada (1772)

I temi e le elaborazioni cartografiche che sono proposti in questa U.P. si appoggiano a una tesi svolta nel Dottorato di ricerca in
“Architettura e progettazione Edilizia” del Politecnico di Torino, XX ciclo, da Nancy Rozo Montaña, Macchine cartografiche e
costruzione del territorio: la Sabana di Bogotà, tutors prof. G. Motta e arch. A. Pizzigoni, e a una Tesi di Laurea specialistica in
architettura (costruzione), Politecnico di Torino, I Facoltà di Architettura, a.a. 2010-2011, sostenuta da Sara Battezzati, Funza centro
della Sabana di Bogotà. Progetto di Social Housing, relatore prof. G. Motta, correlatori arch. M. Graffione, arch. A. Pizzigoni, arch.
C. Stapenhorst. Ad esse si rimanda per possibili ulteriori approfondimenti.
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