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IUAV – Clame – Laboratorio di costruzione delle opere d'architettura – Scienza e Tecnologia dei materiali - AA 2009-'10
Prof. Catalano Francesco – Coll. Ing. Francesco Schibuola
GRANDEZZE FISICHE OTTICHE
IUAV – Clame – Scienza e Tecnologia dei materiali - AA 2009-'10 - Prof. Catalano Francesco – Coll. Ing. Schibuola Francesco
VETRO: BILANCIO ENERGETICO
L'irraggiamento naturale che colpisce un vetro viene in parte RIFLESSO, in parte
ASSORBITO, in parte TRASMESSO dal vetro stesso.
Tale indice non migliora (cioè non abbassa il suo valore) aumentando semplicemente lo spessore
del vetro, ma occorre creare sezioni composte (vetrocamera) o applicare particolari coating (vetri
basso emissivi)
Valori limite della trasmittanza termica utile U delle strutture componenti l'involucro edilizio espressa in W/m2K.
Valori applicabili dal 1 Gennaio 2010 per tutte le tipologie di edifici D. Lgs. 311/06.
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Caratteristiche Termiche
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Caratteristiche Meccaniche
DENSITA' 2490 kg/m3 .
Quindi il peso di 1m2 di vetro piano è di 2,5 kg per ogni millimetro di
spessore.
RESISTENZA AGLI AGENTI CHIMICI Il vetro è resistente contro quasi tutti gli
agenti chimici ad eccezione dei fluorurati aggressivi come l'acido fluoridrico- La
malta fresca può quindi attaccare le superfici vetrate
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Fabbricazione vetro float
Letteralmente "vetro flottato". Procedimento secondo il quale il vetro fuso galleggia su di un bagno di stagno fuso
per trasformarsi in lastra piana
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VETRO FLOAT
II vetro float può essere colorato durante il procedimento di produzione , e mutano in corrispondenza i valori del
fattore di trasmissione luminosa.
Con una particolare miscelazione delle materie prime, per esempio riducendo le quantità di Fe 203, è possibile
attenuare o eliminare la tipica colorazione leggermente verde del vetro float. In tal caso, il vetro non ha
praticamente alcuna colorazione propria e viene definito anche vetro incolore o vetro extraclear.
La resistenza agli sbalzi termici è da 30 a 40 °C. Se sulla superficie del vetro esistono punti la cui differenza di
temperatura è in questo ambito, il vetro può rompersi. La zona calda cerca di espandersi, trovando ostacolo in
quella fredda. Insorgono tensioni, che possono portare a rotture, in particolare se la differenza esiste rispetto allo
spigolo coperto.
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Vetri di sicurezza
VETRO TEMPERATO
Il vetro di sicurezza trattato con tempra termica viene anche definito vetro di sicurezza monolitico.
La lastra di vetro piana viene riscaldata fino al punto di rammollimento (almeno 640 °C). Quando tutta la massa
vetrosa ha raggiunto questa temperatura viene improvvisamente raffreddata con getti d'aria fredda.
In questo modo le superfici esterne si raffreddano e si contraggono più rapidamente del nucleo di vetro. Sulla
superficie insorgono così forti compressioni, che rendono il vetro più resistente. I carichi di rottura aumentano,
così come la resistenza agli sbalzi termici,
In caso di sollecitazione del vetro di sicurezza temprato, la superficie a seguito della tempra è in grado di assorbire
forze di trazione superiori rispetto al vetro ricotto. Se si ha una sollecitazione troppo elevata del vetro di sicurezza
temprato, esso si rompe e si disgrega in piccoli frammenti smussati.
I valori minimi dei frammenti e la loro dimensione in caso di rottura sono definiti in un campo di 5 x 5 cm per una
lastra di prova, che poggia su una superficie e sulla quale non si hanno tensioni aggiuntive. Per via della sua
più elevata resistenza alla flessione e per il suo comportamento a rottura,
il vetro di sicurezza trattato con tempra termica viene classificato come vetro di sicurezza.
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Vetri di sicurezza
VETRO TEMPERATO
I vetri che hanno subito una tempra termica non possono essere soggetti a seconde lavorazioni, ovvero di taglio
o perforazione.
Nel vetro possono essere contenute singole inclusioni non visibili a occhio nudo e con il microscopio. Esse
resistono al procedimento di produzione e possono portare anche molto tempo più tardi a rotture. Se si tratta di
solfuro di nickel, queste inclusioni possono crescere di volume in caso di riscaldamento e distruggere
improvvisamente il vetro. Sebbene nella prassi le inclusioni di solfuro di nickel siano di rado presenti, i vetri trattati
con tempra termica, se devono essere impiegati in facciate soggette a forte riscaldamento, devono essere
sottoposti a un ulteriore riscaldamento. Nella norma DIN 18 516 parte 4 tale trattamento è previsto anche per
impieghi speciali. Una norma europea specifica è in fase di elaborazione. Si deve tuttavia ricordare che questo
effetto, dal punto di vista statistico, si verifica molto raramente. Rotture di lastre di sicurezza monolitiche
avvengono in genere per effetti esterni, danni della lastra o struttura errata, che non sono dovuti dall'uso.
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Vetri di sicurezza
VETRO TEMPERATO
A seguito dell'elevata resistenza alla flessione, il vetro di sicurezza trattato con tempra termica, a differenza
del vetro normale, può assorbire anche l'urto di persone, senza frantumarsi. Ovviamente anche la struttura
fermavetro deve reggere tale carico. Le proprietà del vetro di sicurezza possono essere verificate con il test di
impatto secondo la norma DIN 52 337 - da corpo molle e da corpo duro. Nel test di impatto da corpo molle, un
sacco pieno di pallini di piombo pesante 45 kg simula l'impatto di una persona, e la velocità viene determinata
dall'altezza di caduta (prEN 12 600).
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Vetri di sicurezza
Vetro indurito
Il vetro viene definito indurito, quando la tensione superficiale è sufficiente a far sì che caso di rottura si verifichino
solo rotture radiali da bordo a bordo.
Il vetro indurito e il suo comportamento a rottura vengono fissati e definiti nella bozza di norma europea prE 1863
"vetro indurito". Nella produzione di vetro indurito la lastra viene riscaldata come nel vetro soggetto a tempra
termica (ESG), ma raffreddata ad aria più lentamente. La tensione di compressione che si genera sulla superficie
è minore rispetto al vetro temprato. La differenza fondamentale tra il vetro indurito e il vetro temprato sta nel
comportamento a rottura completamente diverso. Rispetto al vetro float il vetro indurito ha una maggiore
resistenza alla flessione e una superiore resistenza agli sbalzi termici (100 K, vetro float circa 40 K). Il vetro
indurito non è un vetro di sicurezza. Come lastra monolitica, il vetro indurito dovrebbe essere vincolato sui 4 lati,
per sfruttare il suo particolare comportamento a rottura. Può essere trasformato in vetro stratificato o vetro
stratificato di sicurezza, nel qual caso vengono sfruttati il suo comportamento a rottura e la resistenza alla
flessione superiore al vetro float.
Se il vetro indurito viene impiegato con una pellicola adesiva, in caso di rottura si formano pezzi più grandi.
L'elemento rotto resta all'interno della struttura fermavetro con maggiore probabilità rispetto a due lastre soggette
a tempra termica di vetro stratificato di sicurezza, che si frantuma in frammenti molto piccoli.
I vetri induriti non possono essere sottoposti a una seconda lavorazione, ovvero tagliati o perforati.
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Stratificati o Accoppiati
Uno speciale procedimento tecnologico per il trattamento delle lastre sulla linea di produzione, in
autoclave, permette di ottenere prodotti stratificati di alta qualità indegradabili nel tempo.
E' importante tenere presente che la qualità ed il comportamento dei vetri stratificali sia allo sfondamento
che all'impatto da proiettile sono fortemente influenzati dal contenuto di umidità del plastico. Solo un
controllo sistematico, effettuato in laboratorio, dell'umidità sia nel plastico nudo, prima dell'assemblaggio,
sia dopo nel vetro già stratificato, garantisce nel tempo le caratteristiche del prodotto .
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VETRI RIFLETTENTI
Non sempre l'irraggiamento solare può essere considerato quale "fonte benefica" di
energia gratuita, specialmente quando per particolari esigenze l'illuminazione
naturale risulta eccessiva o necessita una luce particolare.
In questi casi la trasparenza totale delle superfici vetrate può creare dei problemi.
Infatti la necessità puramente estetica e non funzionale di porre in opera tali prodotti
deve tener conto di una minore possibilità di usufruire dell'irraggiamento gratuito e
dell'illuminazione naturale, che si ottiene attraverso le superfici vetrate, proprio per le
loro caratteristiche selettive.
Inoltre è opportuno sottolineare che sia i cristalli riflettenti (non nel campo
dell'infrarosso) che quelli assorbenti non contribuiscono alla diminuzione delle
dispersioni termiche; per tale scopo anch'essi devono essere montati in vetrata
isolante, in modo da portare il loro K a valori più bassi.
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Vetri riflettenti
In commercio esistono molti tipi di vetri riflettenti tra loro diversificati sia per il processo tecnologico di produzione,
sia per le caratteristiche fisico-tecniche ed energetiche.
I riflettenti sono ottenuti mediante i seguenti processi produttivi:
a) per pirolisi mediante deposito di ossidi metallici ffettuato direttamente in continuo sulla linea di produzione delle
lastre di cristallo chiaro o colorato in pasta. Con questa tecnologia si provoca la fusione degli ossidi metallici ad alta
temperatura e il loro inglobamento nella superficie delle lastre, conferendo al deposito la massima stabilità, durezza
e resistenza agli agenti atmosferici. La superficie trattata può essere posta sia verso l'esterno che verso l'interno.
b ) per polverizzazione catodica in campo elettromagnetico e sotto vuoto spinto di metalli ed ossidi metallici su
lastre di cristallo chiaro o colorato in pasta,
Questo processo a temperatura ambiente conferisce una buona adesione del deposito alla superficie delle lastre.
La superficie trattata però deve essere normalmente posizionata verso l'interno (faccia 2), a protezione di effetti
ossidanti e dilavanti degli agenti atmosferici.
Vengono impiegati per il controllo dell'irraggiamento solare (luce e calore) nelle costruzioni adibite ad uffici ed
abitazioni.
Questa funzione viene esplicata "riflettendo" in modo selettivo parte dell'irraggiamento solare per evitare che sotto
forma di luce o di calore esso entri all'interno dell'ambiente vetrato.
Un noto fenomeno legato alla riflessione sulla lastra dei raggi luminosi è
quello della "visione a senso unico" che si verifica in determinate
condizioni di luce.
La visione attraverso le lastre riflettenti è pertanto possibile dall'ambiente
meno illuminato verso quello più illuminato, ossia durante il giorno,
dall'interno dei locali verso lo spazio esterno, mentre nelle stesse condizioni
non è possibile la visione dall'esterno verso l'interno dei locali (effetto
specchio). Di notte, con il cambiamento delle condizioni di luce, anche il
fenomeno cambierà di senso invertendosi così il lato della lastra su cui si
veri fica l'effetto specchio.
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VETRI LOW-E (Basso emissivi)
Sono così denominate le lastre di cristallo per l'edilizia che presentano una faccia opportunamente trattata (in
genere depositi di metalli nobili e/o ossidi di metalli) per ottenere una riflessione, verso l'interno dell'ambiente,
del calore di riscaldamento irraggiato.
In commercio esistono molti tipi di vetri basso emissivi tra loro diversificati sia per il processo tecnologico di
produzione, sia per le caratteristiche fisico-termiche ed energetiche, sia anche per la loro affidabilità nel tempo.
a) per pirolisi, mediante depositi di sali di metallo nobili, effettuati direttamente in linea su forno di Float
b) per polverizzazione catodica in campo elettromagnetico e sotto vuoto spinto, di metalli nobili e ossidi di
metallo protettivi su lastre di cristallo chiaro
Vengono impiegati per contenere al minimo le dispersioni termiche dovute alla differenza di temperatura fra interno
ed esterno (notevole in inverno). Questa funzione viene esplicata "riflettendo" verso l'ambiente un'alta percentuale
di calore irraggiato dai corpi riscaldanti (termosifoni, pannelli radianti, apparecchiature elettriche, ecc.). In tal modo
si limita la fuoriuscita di calore dovuta alle dispersioni termiche (irraggiamento cosiddetto lungo), ma al contempo
la neutralità del deposito permette un'alta trasmissione sia luminosa che energetica contribuendo con gli apporti
solari ad un economico bilancio termico.
Per le loro caratteristiche di contenimento delle dispersioni i basso emissivi esplicano la loro funzione quando sono
montati in vetrata isolante, conferendole un basso valore di coefficiente globale di trasmissione termica.
In tal modo si può finalmente agire sulle tre componenti di dispersione del calore: conduzione, convezione ed
irraggiamento, con l'ottimizzazione della resistenza termica del pannello trasparente.
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Vetrocamera
Un vetrocamera è composto da almeno due lastre singole, separate ai bordi da un distanziatore. Tra il distanziatore
e le lastre di vetro si trova oggi in genere la prima guarnizione di tenuta, che protegge l'intercapedine dall'ingresso di
umidità dall'esterno. Inoltre sotto il distanziatore e tra le singole lastre viene disposta un'altra sostanza sigillante, che
serve da seconda guarnizione di tenuta e per incollare lastre e distanziatore. Nel distanziatore si trova un assorbente
che elimina l'umidità dall'intercapedine ermeticamente sigillata. In questo modo il punto di rugiada dell'aria interna
disidratata scende a meno -30 °C. I sistemi di tenuta impediscono che abbia luogo uno scambio gassoso tra
l'intercapedine e l'aria esterna e che possa penetrare umidità nell'intercapedine.
Se i sistemi di tenuta vengono distrutti e l'umidità entra nell'intercapedine, aumenta l'umidità relativa una volta che la
sostanza disidratante è satura. In caso di raffreddamento sotto il punto di rugiada questa aria umida si condensa e la
lastra si "appanna" secondo il linguaggio comune.
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PROPRIETÀ FISICHE DEI VETROCAMERA
Irraggiamento
Due superfici che si fronteggiano hanno uno scambio di radiazioni tra di loro. Decisive al riguardo sono la
temperatura propria e la conformazione geometrico-superficiale. Una superficie di vetro non trattata ha la
proprietà di irraggiare quasi interamente l'energia assorbita. L'emissività è molto elevata, circa il 96%. Per
ridurre l'irraggiamento, vengono apposti degli strati sulla superficie del vetro. In questo modo si può ridurre
l'emissività al 3-12%.
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PROPRIETÀ FISICHE DEI VETROCAMERA
Le proprietà fisiche del vetrocamera vengono determinate da misurazioni e calcoli e sono soggette alle
comuni differenze di produzione. La composizione e lo spessore del vetro, gli eventuali rivestimenti hanno
un influsso decisivo.
Isolamento termico
La proprietà termoisolante del vetrocamera di lastre float dipende in larga misura dall'intercapedine e dal
suo riempimento; in caso di lastre float rivestite, dal tipo di rivestimento.
Se l'intercapedine viene aumentato a 20 mm,il valore scende a 2,8 W/m2K. Suddividendo lo spazio in due
intercapedini separate, si interrompe la convezione e si riduce pertanto il trasporto di energia. In caso di
distanze superiori, la convezione che si innesca peggiora l'isolamento termico.
Per un vetrocamera composto da tre lastre float con due intercapedini di 8 mm I'una si ha un coefficiente
di trasmissione termica (valore k) di 2,4 W/m2K, con due intercapedini di 12 mm I'una esso si riduce a 2,2
W/m2K. Al posto della lastra centrale è possibile anche inserire una pellicola adatta alla bisogna con
ulteriore protezione solare, che suddivide l'intercapedine. Con il rivestimento termoisolante e i riempimenti
di gas, si possono avere valori k di 0,5-0,8 W/m 2K. Decisivo è il valore numerico impiegato per l'emissività
e l'influsso del riempimento di gas.
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Vetricamera ad alta prestazione termica
I vetricamera ad alta prestazione termica sono vetrate isolanti con almeno una faccia rivestita verso
l'intercapedine. Per l'isolamento termico (valore k) è indifferente su quale superficie rispetto
all'intercapedine si trovi tale strato. Il fattore solare può variare di circa il 5% a seconda della posizione
dello strato, e in modo minimo anche il colore, e la sua uniformità.
Vetrate isolanti con tre lastre, due intercapedini e i gas di cui sopra hanno coefficienti di
trasmissione termica da 0,5 a 0,8 W/m2K. Tali valori si basano sul calcolo effettuato
secondo la EN 673 con valori di base definiti in modo univoco per l'emissività degli strati e
i tipi di gas impiegati nell'intercapedine.
I vetri ad alta prestazione termica devono far passare quanta più energia solare possibile,
per la produzione passiva di energia, quindi avere valori elevati del fattore solare g e della
permeabilità alla luce tv. Il valore g dovrebbe essere di circa il 65%, t v di circa 60%.
Otticamente le vetrate isolanti ad alta prestazione termica non devono presentare alcuna differenza con i
vetricamera. Oggi gli strati hanno colori così neutri che non sono praticamente visibili. Le tabelle seguenti
mostrano la dipendenza del valore k dall'emissività nei doppi e nei tripli vetri.
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Vetricamera ad alta prestazione termica
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VETRI: PRESTAZIONI ACUSTICHE
Il Decreto del 5/12/1997 "Determinazione dei requisiti acustici
passivi degli edifici", entrato in vigore nel Marzo 1998, ha
determinato l'obbligo di progettare e costruire secondo parametri
precisi per garantire l'isolamento acustico.
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VETRI: RESISTENZA AL FUOCO
Il vetro può essere difficilmente considerato un materiale costruttivo adatto per la realizzazione
di barriere antincendio: è fondamentalmente reputato fragile e soggetto a stress termici,
incapace di sopportare deformazioni o di far fronte a grossi carichi.
Lo sviluppo tecnologico di prodotti sempre più performanti fa si che oggi alcune tipologie di
vetro possano essere considerate a tutti gli effetti materiale dalle prestazioni antifuoco.
I vetri resistenti al fuoco con classe di resistenza RE vengono anche chiamati “Parafiamma”.
Con questo termine si intende che i vetri resistenti al fuoco, durante un incendio, mantengono le
caratteristiche di resistenza meccanica (R) e di tenuta alle fiamme ed ai gas caldi (E), da cui il
nome Parafiamma.
In accordo alle nuove norme europee si parlerà di vetri resistenti al fuoco con classe di
resistenza E e non più RE.
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VETRI: RESISTENZA AL FUOCO
VETRO TAGLIA FUOCO (REI)
I vetri resistenti al fuoco con classe di resistenza REI vengono anche chiamati “Tagliafuoco”.
Con questo termine si intende che i vetri resistenti al fuoco, durante un incendio, mantengono le
caratteristiche di resistenza meccanica (R) e di tenuta alle fiamme ed ai gas caldi (E), e sono in
grado di garantire un elevato isolamento termico tra la faccia esposta al fuoco e quella non
esposta.
In accordo alle nuove norme europee si parlerà di vetri resistenti al fuoco con classe di
resistenza EI e non più REI. La caratteristica REI è il livello massimo che si può richiedere ad
un elemento di compartimentazione e quindi anche ai vetri resistenti al fuoco.
Oltre alle caratteristiche Parafiamma prima citate i vetri Tagliafuoco garantiscono anche un
elevato isolamento termico. Solo in questo modo si garantisce la sicurezza delle persone, che
durante la fuga passano davanti ai vetri resistenti al fuoco : non rischiano alcuna ustione.
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Lavorazioni e trattamenti superficiali
● LAVORAZIONI ● SMALTATURA
● OPACIZZAZIONE
● SERIGRAFIA
● PLOTTAGGIO
● VETRI AUTOPULENTI
Rivestimento con polimeri impedisce l'aderanza
delle gocce d'acqua oppure un rivestimento
fotocatalitico distrugge i residui organici con l'aiuto
della radiazione solare.
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Vetro come struttura
Apple Store
767 Fifth Avenue
New York City
NY 10153
Bohlin Cywinski Jackson 2006
Structural glass engineered by Eckersly O'Callahan
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Vetro come struttura
● Trave in vetro
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FACCIATE IN VETRO
Sistemi a secco
Stick System
Unitized Systems
●
La scelta dei vetri è fondamentale per evitare
l'Effetto serra
Da considerare insieme a:
●
orientamento
strategie distributive e funzionali
sistemi HVAC
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FACCIATE TRADIZIONALI
VETRO + SISTEMA FANCOIL
il vetro unica barriera tra interno/esterno con fancoil localizzato sotto
il vetro all'interno della stanza per ridurre il carico termico (in estate)
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FACCIATE DOPPIE
Le facciate DOPPIA PELLE dovrebbero migliorare
➢
➢
isolamento termico
➢
isolamento acustico
➢
protezione solare
➢
spazio fruibile
➢
Quindi il:
➢
Consumo energetico
➢
Qualità degli ambienti interni
➢
produttività
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SIEEB
Sino-Italian Ecological and Energy Efficient Building
Tsinghua University Beijing, China
SIEEB project
Il SIEEB è una costruzione di 20.000 m2 e circa 40 m di altezza, situata su un lotto quadrato di 60x60 m nel
Tsinghua University Campus di Pechino, destinata ad ospitare un centro italo-cinese di educazione e ricerca per la
salvaguardia dell'ambiente e la conservazione energetica.
Dà spazio ad uffici, laboratori e un auditorium da 200 posti, Il progetto SIEEB è il frutto di una collaborazione
tra consulenti, ricercatori e architetti, una progettazione integrata che, oltre a costituire una parte consistente
del progetto, rappresenta un contributo fondamentale per l'edilizia a basso impatto ambientale,
Sub-contractors
Facciate: Permasteelisa
Pavimenti sopraelevati: Graniti Fiandre
Soffitti radianti: Proter Imex
Impianto di illuminazione: iGuzzini
Boiler condensatori e Pannelli fotovoltaici: Merloni termosanitari Group
Building Management System: Siemens
Impianti di Climatizzazione: Climaveneta
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Il SIEEB
Grazie alla trasparenza gli ambienti sono molto esposti alla luce solare. Di conseguenza, sono stati
introdotti particolari componenti, come un light-shelf interno ed esterne e avvolgibili all'interno, in modo
da controllare l'abbagliamento e massimizzare la distribuzione della luce solare.
L'INVOLUCRO PROSPICIENTE IL CORTILE presenta una doppia pelle composta da una semplice
parete continua ed è basato sulla stessa modularità che caratterizza le facciate esterne con uno strato
esterno di lamelle in vetro riflettente inclinate con angolazioni diverse in modo da controllare i raggi solari
diretti e la penetrazione della luce negli spazi destinati agli uffici.
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ORIENTAMENTO
Lo studio dell'esposizione
solare e delle ombre
definisce la forma
dell'edificio e determina le
caratteristiche delle varie
facciate
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SIEEB: SISTEMI
OBIETTIVI: Ridurre i consumi energetici, le emissioni di C02 e garantire condizioni confortevoli interne
Fattori essenziali per assicurare massimo accumulo termico d'inverno e massima dispersione in estate sono
• la forma dell'involucro,
• la trasparenza delle facciate,
• il controllo dell'incidenza solare,
• progetto dell'HVAC (Heating,Ventilation, Air Conditioning: impianto di condizionamento ambientale), per conseguire
efficienza energetica globale.
Il sistema impiantistico: combinazione di aria primaria (distribuita con un plenum a pavimento) e soffitti radianti,
minimizzare il consumo di energia elettrica nelle pompe e nei ventilatori.
L'edificio è dotato di un impianto di trigenerazione, progettato e prodotto dalla ditta Climaveneta. I cogeneratori hanno una
potenza massima di 250 kW, che diventa 200-210 kW per un servizio continuo. La potenza termica recuperabile per ciascun
rigeneratore è di circa 130 kW ad alte temperature (120-110°C), e di circa 255 kW a temperature più basse (80-70°C). Sono
state installate due unità combinate per la produzione di energia e calore, la cui strategia di controllo è di adeguarsi ai carichi
elettrici.
Ciascuna unità genera potenza tramite un motore endotermico alimentato a gas naturale.
Il calore disperso da queste unità è recuperato e viene utilizzato per tutto l'anno sia per l'impianto di condizionamento
sia per riscaldare l'acqua.
Durante la stagione fredda il calore recuperato è trasmesso ad un impianto di riscaldamento radiante a soffitto, ai gruppi
di trattamento dell'aria e agli scaldabagno. Per integrare i bisogni energetici sono state installate caldaie a condensazione
funzionanti a bassa temperatura (45°C) e un'ulteriore caldaia (185 kW) per portare a temperature più alte (70°C) l'acqua per
il riscaldamento.
Nelle stagioni calde il calore recuperato alimenta degli scambiatori ad assorbimento. Il raffreddamento indotto da questi è
utilizzato per i gruppi di trattamento aria e per gli impianti radianti a soffitto.
Per quanto riguarda il controllo della temperatura dell'aria, ogni ufficio e laboratorio è dotato di un gruppo elettronico
collegato al sistema BMS (Building Management System) centralizzato. Ciascun gruppo di controllo è provvisto di un
proprio BMS per il controllo degli impianti meccanici ed elettrici. Sia il gruppo di controllo centralizzato sia quelli locali sono
collegati con un sistema centrale, che ha lo scopo di garantire contemporaneamente un alto grado di comfort e bassi
consumi energetici.
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IUAV – Clape – Tecnologia dell'architettura - AA 2008-'09 - Prof. Catalano Francesco – Coll. Arch. Morandi Cristina
IMPIANTI
L'ACQUA PIOVANA recuperata dalla copertura viene riutilizzata per i servizi igienici, mentre quella recuperata
nei cortili viene raccolta nell'impianto municipalizzato di trattamento delle acque reflue.
Impianti elettrici,. La valorizzazione della luce naturale è stata enfatizzata con la presenza di un light shelf
integrato nella facciata. Un sistema automatico regola l'apporto di luce negli uffici e nei laboratori. Le resistenze
elettroniche autoregolatrici sono installate negli apparecchi per l'illuminazione. Il funzionamento delle resistenze è
controllato da fotosensori che rilevano la luminescenza, in modo da controllare l'apporto luminoso necessario agli
ambienti, Oltre ai fotosensori, le resistenze si possono regolare anche mediante l'utilizzo di potenziometri, in modo
da fornire sempre la quantità di luce necessaria e sufficiente allo svolgimento di scopi specifici
.
Gli impiantì fotovoltaici sono costituiti da 190 moduli, ciascuno con una potenza nominale di 105 Wp e sono
assemblati in due campi differenti, di 95 moduli ciascuno, dislocati sulle terrazze delle ali est ed ovest dell'edificio.
Il picco totale della potenza nominale è 19.95 kWp.
La conversione da corrente continua a corrente alternata da usarsi per gli apparecchi del complesso è operata
internamente ai moduli grazie a 6 invertitori.
IUAV – Clame – Scienza e Tecnologia dei materiali - AA 2009-'10 - Prof. Catalano Francesco – Coll. Ing. Schibuola Francesco
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SEZIONI TIPO
Le celle fotovoltaiche sono collocate sopra la facciata sud e di conseguenza forniscono un aggetto in grado di
riparare le vetrate dai raggi solari.
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FACCIATA SUD
IUAV – Clame – Scienza e Tecnologia dei materiali - AA 2009-'10 - Prof. Catalano Francesco – Coll. Ing. Schibuola Francesco
FACCIATA SUD/EST
FACCIATE OVEST/EST
Tecnologia dell'architettura - AA 2008-09 - Prof. Catalano Francesco - Coll.: Arch. Morandi Cristina
ESTERNE
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