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Entrata in vigore la L. n.

242/2016 il MIPAAFT si è occupato del florovivaismo con la


circolare n. 5059 del 22.05.2018 (già commentata in altro articolo: La liceità delle
infiorescenze di canapa sativa L. ed i chiarimenti sulla L. n. 242/2016) secondo la
quale:

1. E’ consentita la riproduzione di piante di canapa esclusivamente da seme certificato;


2. Non è consentita la riproduzione per via agamica di materiale destinati alla produzione
per successiva commercializzazione di prodotti da essa ottenuti;
3. Gli obblighi a carico del vivaista sono i medesimi previsti per l’agricoltore ai sensi
dell’art. 3 L. n. 242/2016 (conservazione cartellino semente e fattura di acquisto per
dodici mesi);
4. Libera vendita di piante ornamentali di canapa senza necessità di autorizzazione;
5. Attività vivaistica regolamentata da artt. 19 e 20 D.Lgs. n. 214/2005;
6. Importazioni a fini commerciali di piante di canapa da altri paesi non rientrano
nell’ambito della di applicazione della L. n. 242 del 2016 e, in ogni caso, devono
rispettare la normativa comunitaria e nazionale vigente.

Tale circolare presenta un contenuto piuttosto “criptico” in quanto sembrerebbe


introdurre limitazioni all’attività florovivaistica della canapa senza fornire un
adeguato supporto logico e giuridico.

Da tale impostazione si evince infatti che l’attività di riproduzione sarebbe limitata


alla sola riproduzione per via gamica con esclusione della via agamica (talee ecc.) e
con la contestuale esclusione dell’importazione a fini commerciali delle piante di
canapa dalla L. n. 242/2016 che sarebbe invece rimessa alla generale normativa
comunitaria e nazionale vigente.

Da ciò non può che discendere una evidente contraddizione. Da un lato non si
potrebbe fare attività di riproduzione agamica in Italia “per la successiva
commercializzazione dei prodotti da essa ottenuti” ma ben si possono importare piante
di canapa dall’estero riprodotte per via agamica (!), attività peraltro espressamente
consentita dalla normativa sopra richiamata di cui al D.Lgs. n. 214/2005.
Il paradosso appare evidente in quanto si escluderebbe in sostanza la facoltà di fare
talee in Italia, ma ben si possono importare le stesse talee dall’estero.

Inoltre il limite alla riproduzione per via agamica riguarderebbe la


commercializzazione dei prodotti ottenuti dalla talea ossia quei
prodotti di origine vegetale (non trasformati o che hanno subito un trattamento
semplice, purché non si tratti di vegetali) secondo la definizione dell’art. 2 del Dlgs.
n. 214/2005.
Ma, proprio in virtù di tale norma, i “prodotti vegetali” differiscono dai “vegetali”, i
quali invece consistono in piante, parti di piante e sementi.

Ne consegue che l’asserito limite alla riproduzione per via agamica appare
assolutamente contraddittorio e comunque limitato ad una ristretta cerchia di
prodotti, dal momento che il florovivaismo, per definizione, è quell’insieme di attività
volte ad assicurare la crescita, la riproduzione e la moltiplicazione dei vegetali.

Ma vi è di più. Tale impostazione sembra prescindere (o non conoscere) le previsioni


del D.M. 5.04.2011, pubblicato in Gazz. Uff. in data 16.06.2011, recante “criteri per
l’iscrizione di varietà di canapa al registro nazionale delle varietà di specie agrarie”.
L’allegato 3.5 di tale D.M., infatti, prevede un “protocollo per l’esecuzione della prova
per la valutazione del valore agronomico e di utilizzazione di varietà a moltiplicazione
vegetativa”.
Al di là degli aspetti procedurali introdotti con tale D.M., ciò che emerge ictu oculi è
che la moltiplicazione vegetativa della cannabis sativa L. risulti un’attività lecita,
tanto che è previsto uno specifico protocollo per la valutazione del valore
agronomico e di utilizzazione della canapa così riprodotta. Viceversa avremo un D.M.
vigente avente oggetto illecito (!).
La medesima circolare, poi, riconosce come le infiorescenze di cannabis sativa L.
costituirebbero il prodotto della filiera florovivaistica.

In questo caso siamo alla constatazione dell’ovvio: un fiore reciso, in quanto parte di
pianta, è un vegetale per definizione di legge e, come tale, oggetto – lecito -
dell’attività florovivaistica.
Non si può dubitare che aver sancito la liceità della coltivazione di canapa finalizzata
al florovivaismo implica inevitabilmente la possibilità di produrre, riprodurre e
moltiplicare vegetali ossia piante e parti di piante (compresi fiori e foglie).

Al contrario una limitazione sussiste per le sole sementi ai sensi della previsione di
cui all’art. 7 della L. n. 242/2016 che ha limitato la riproduzione delle sementi per 1
solo anno per scopi didattici o di ricerca per i soli enti di ricerca pubblici, le
Università e le agenzie regionali per lo sviluppo e l'innovazione.

Mentre per le piante e le parti di pianta non vi è alcun limite di legge.

Ad ogni modo si può riassumere come la coltivazione di cannabis sativa L. destinata


al florovivaismo (pur persistendo l’obbligo di utilizzo di sementi certificate) rientra
nell’ambito di applicazione del D.Lgs. n. 151/2000.

Da ciò deriva il conseguente regime autorizzativo per gli operatori del settore
secondo cui coloro che producono piante destinate alla vendita ai commercianti di
fiori e piante, siano essi grossisti o dettaglianti, devono essere in possesso delle
autorizzazioni di cui al D.lgs n. 214/2005 (patentino fitosanitario ed iscrizione al
RUOP).

La produzione di piante e parti di piante (quali foglie, fronde, infiorescenze e talee


ornamentali) rientra nelle attività lecite con la specifica che si tratti di un “prodotto
finale” non suscettibile di ulteriore produzione florovivaistica.

Tale ultima indicazione, anche se presenta molti dubbi come sopra esposto,
rappresenta la linea interpretativa attualmente seguita in materia dal MIPAAFT in
carattere di continuità con le indicazioni contenute nella circolare n. 5059/2018.

Pertanto, in sostanza, i vincoli relativi all’attività florovivaistica per la cannabis sativa


L. sono:

 Utilizzo di sementi certificate;


 Tracciabilità semente-pianta;
 Tenore massimo di THC previsto dalla legge;
 Possesso della autorizzazioni previste dalla normativa florovivaistica.
Quindi ai sensi dell’art. 2, lett g) della L. n. 242/2016 non vi è dubbio che l’attività di
produzione, riproduzione e moltiplicazione di cannabis sativa L. sia pienamente lecita
per quanto attiene sia alla pianta sia a parti di piante (compresi i fiori) con
destinazione ornamentale al pari di altri piante o fiori.

Tale assunto non è - e non può essere - messo in discussione stante l’espressa
norma di legge, nonché la dettagliata normativa di settore inerente il florovivaismo.

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