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Il Tribunale Foucault:

La Voce Ignorata degli Utenti.


— Tristano Ajmone —

Intervento di Tristano Ajmone all’incontro DIONISO E DIESSEMME: Quali percorsi immaginare


per la salute mentale del domani, oggi, tenutosi presso il Circolo Café Neruda Social Club, Torino,
il 2 Dicembre 2005.
Il seguente testo non è assoggettato a copyright e può pertanto essere liberamente distribuito,
riprodotto e citato, senza richiedere ulteriore autorizzazione da parte dell’autore, a patto che ne
venga citata la fonte.

Mi chiamo Tristano Ajmone, sono un sopravvissuto alla psichiatria, o — come spesso si usa dire —
un survivor. Dall’inizio del 2005 sono presidente dell’OISM, l’Osservatorio Italiano Salute
Mentale 1 , un’associazione senza finalità di lucro, fondata da mio padre, il Dottor Claudio Ajmone,
nel 2001.
Sono venuto qui, oggi, per rendervi partecipi del punto di vista di coloro che hanno subito la
psichiatria — sto parlando ovviamente della psichiatria coercitiva. Ho pensato che il miglior modo
per adempiere a questo mio intento fosse di presentare il video del Tribunale Foucault 2 che
recentemente io e Luca Bistolfi 3 , un giornalista mio caro amico e collaboratore, abbiamo tradotto in
italiano.
Voglio presentarvi il Tribunale Foucault con le parole dei suoi organizzatori:
Tra il primo ed il due di maggio 1998, la Libera Università di Berlino, insieme
all’Associazione Irren-Offensive (l’Offensiva dei Folli), organizza a Berlino, presso il teatro
Volksbühne, un Tribunale Internazionale sullo stato della psichiatria. Il Tribunale è intitolato
a Michel Foucault, il filosofo francese autore della “Storia della follia nell’età classica”. La
difesa e l’accusa sono costituite da accademici ed esperti, la giuria da un “gruppo di svitati”.
— introduzione al Tribunale Foucault, 1998
4
Thomas Szasz , Professore Emerito di Psichiatria presso la State University di New York, nonché
famoso critico della psichiatria, fu uno dei sostenitori del Tribunale Foucault. Per ragioni personali
non riuscì a prendervi parte, ma inviò al tribunale un suo testo d’accusa e realizzò un’intervista da
annettere al video come epilogo. Nell’epilogo egli sottolinea che il Tribunale Foucault “potrebbe
essere un’occasione storica. Un simile evento non ha mai trovato spazio nelle università, sino ad
oggi.”

1
Sito OISM: http://www.oism.info
2
Il video del Tribunale Foucault è scaricabile gratuitamente in rete: www.oism.info/it/risorse/mmedia
3
Luca Bistolfi è autore dell’eBook gratuito La Verità Sull’Olocausto, scaricabile dal sito www.ebooks-planet.com
4
Vedi sito: http://szasz.oism.info

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Di questi tempi — cosa insolita nella storia della psichiatria — di colpo gli psichiatri sono
interessati a sentire gli utenti, e ovunque spuntano conferenze ed eventi organizzati dagli psichiatri
al fine di dar voce a questi utenti. Tant’è che la World Association for Psychosocial Rehabilitation
ha organizzato l’11 giugno 2005, a Milano, il Convegno Internazionale “Salute Mentale: La
Prospettiva Degli Utenti.” Questo convegno fu organizzato in collaborazione con l’Istituto di
Ricerche Farmacologiche Mario Negri, un connubio che dovrebbe farvi riflettere sui conflitti
d’interesse che sono in ballo in questa delicata questione.
Io ho avuto modo di partecipare alla conferenza, e devo dire sinceramente, che come tutti questi
eventi organizzati dalla psichiatria, era strutturata in modo da prevenire qualsiasi intervento che
potesse cambiare in modo significativo lo stato delle cose nella salute mentale.
L’idea stessa di voler promuovere la voce degli utenti ben sette anni dopo che un gruppo di ex-
utenti ha condannato la psichiatria per crimini contro l’Umanità — fingendo peraltro che tale
tribunale internazionale non abbia mai avuto luogo, e non invitandone i promotori — mi pare un
chiaro segno dell’ipocrisia e malafede che muovono gli animi di chi promuove questi eventi — per
altro spiccioli, a prescindere da quanti possano essere i partecipanti o quanto siano costati.
La mia opinione è che tali eventi servano solo a diluire il dissenso che sta montando su scala
planetaria contro la psichiatria — un dissenso che mette in dubbio la legittimità della psichiatria
quale scienza. La maggior parte di questi eventi sono strutturati in modo da far intervenire troppe
persone, ognuna rappresentativa di un punto di vista diverso, cosicché il tempo per parlare non è
mai sufficiente a rendere giustizia a nessuno degli argomenti trattati. Questo è deplorevole, poiché
l’argomento centrale della psichiatria è sempre stato — e sempre sarà! — la sofferenza umana. Una
sofferenza che storicamente si è tradotta in programmi d’igiene razziale, lobotomia, elettroshock,
coma insulinico, docce fredde, letti di contenzione, e comunque, in ogni caso, nella privazione della
libertà.
Il Tribunale Foucault 5 , d’altro canto, fu un evento ampiamente preannunciato, e furono invitati a
parteciparvi i maggiori esponenti della psichiatria ufficiale, eppure la psichiatria ha sdegnato questo
evento organizzato da utenti: non vi presenziarono, né lo menzionano mai. Il punto è che il
Tribunale Foucault, come potrete costatare da voi vedendone il video, solleva quelli che sono i
problemi cruciali della psichiatria — i problemi a cui accennavo prima, che non trovano spazio
negli eventi «pro-utenti» organizzati dalla psichiatria ufficiale (e con questo intendo dire anche
quella basagliana e tutta la cosiddetta «psichiatria democratica»).
Questo evento di oggi, d’altro canto, mi pare offra uno spazio molto più concreto a questa voce
degli utenti, tanto soppressa e censurata nella storia — anche dalle presunte riforme psichiatriche
odierne! Certo, qui oggi non abbiamo centinaia di persone come al convegno di Milano, ma, almeno
per una volta, non sono le case farmaceutiche a patrocinare il tutto, né in modo palese né in modo
occulto.
Quindi, direi che questo luogo è la sede giusta per presentare il Tribunale Foucault. Nel preparare
questa bozza di conferenza ho tenuto a mente che la maggior parte dei partecipanti sarebbero stati
operatori dei servizi di salute mentale e sociali. Ben venga, questo è un argomento che vi tocca da
vicino, quasi quanto gli utenti, poiché voi rivestite dei ruoli attivi in quella che è la macchina sociale
della psichiatria. È quindi per me un onore che voi prestiate orecchio a queste mie parole.
Quali sono dunque questi punti cruciali che gli utenti da tanto tempo vogliono portare all’attenzione
pubblica? I punti in questione sono davvero tanti, poiché sotto l’ombrellone della salute mentale
converge una moltitudine di problematiche differenti. Ma il punto chiave è la legittimità della
psichiatria come scienza.

5
Vedi sito www.foucault.de

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La psichiatria non è una branca della medicina poiché le malattie mentali non sono malattie nel
senso medico del termine. Non esiste una singola patologia psichiatrica misurabile attraverso test
biologici (esami del sangue, ecc). Le patologie psichiatriche vengono tutt’oggi misurate attraverso
l’osservazione oculare e l’interazione verbale (o peggio, spesso anche solo per sentito dire). Ne
consegue che il termine «malattia mentale» non va interpretato in modo letterale, ma solo
metaforicamente. Sono «malattie» nel senso che si riferiscono a persone che lamentano sofferenze
dell’anima, di star male — ma anche questo, è vero solo nei casi in cui è la persona sofferente a
chiedere aiuto.
La psichiatria svolge una funzione di controllo sociale per conto dello Stato, privando della libertà
persone che non hanno commesso crimini, oppure scagionando persone che hanno commesso
crimini, presupponenedo che fossero incapaci di intendere e volere al momento del fatto.
In entrambi i casi, la psichiatria rivela quella che è la propria funzione: la destituzione delle persone
considerate scomode. Gli esempi storici sono molteplici e godono di una qual certa continuità: dallo
sterminio degli ebrei, degli zingari, degli omosessuali, e di tutte le categorie socialmente
indesiderate, che ebbe luogo durante il periodo nazista per mano degli psichiatri, fino all’odierna
incarcerazione manicomiale di massa dei dissidenti politici in Cina, vi è un filo conduttore che
unisce questi eventi: è il filo ideologico della psichiatria che passa abilmente da una cruna politica
all’altra, sopravvivendo ad ogni condanna storica. La psichiatria ha servito i più brutali e disparati
regimi totalitari nella storia, sbrigandone i «lavori sporchi», e, indubbiamente, oggi la psichiatria sta
introducendo il totalitarismo nei paesi democratici.
Vorrei qui puntualizzare che le persone come me, che hanno elaborato i loro vissuti psichiatrici
coercitivi tentando di trarne un senso ed una lezione, hanno non a caso scelto di definirsi survivors,
sopravvissuti, un termine che ha chiari legami con i sopravvissuti all’Olocausto. Al Tribunale
Foucault, tra i testimoni dell’accusa, vi è Elvira Manthey, una donna che riuscì a sopravvivere alla
diagnosi psichiatrica di “persona antisociale” che l’aveva destinata al programma nazista di «cura
ed eliminazione» presso la clinica psichiatrica di Magdeburg. Ma questo lo vedrete nel video che vi
ho portato qui oggi…
Vedete, per quanto gli psichiatri odierni non si sentano legati agli psichiatri che durante il periodo
nazista sterminarono ebrei, zingari, omosessuali e andicappati; noi sopravvissuti alla psichiatria
avvertiamo invece un legame con queste vittime del passato. Questo vincolo è basato sul fatto che
sentiamo vivamente un legame tra le nostri sorti e le sorti di quelle persone innocenti che furono
sterminate da un regime medico spietato solo in virtù del fastidio sociale che esse arrecavano alla
morale comune. E, consentitemi di aggiungere, vediamo in voi operatori della «salute mentale» i
promotori e sostenitori dell’ideologia che ha giustificato tutto questo, e che continua a giustificare
questi tipi di interventi disumani e disumanizzanti.
Gli usi e costumi linguistici della psichiatria dovrebbero invitarvi a riflettere su quanto detto.
Prendiamo ad esempio la macrocategoria dei cosiddetti «disturbi della personalità»… questa è
quella che nella Grammatica Trasformazionale di Chomsky viene definita una nominalizzazione —
un processo dinamico, coinvolgente più parti, viene trasformato in un’etichetta vuota e statica. La
domanda che dovrebbe insorgere spontanea è: “Chi disturba chi, e in che modo?”
Fino al 1973 l’omosessualità era considerata e gestita come una malattia mentale dalla psichiatria.
La storia di come fu abolita la «malattia» dell’omosessualità è molto interessante e merita di essere
menzionata.
Nel Maggio del 1972, uno psichiatra — indossando una maschera di Nixon ed una parrucca —
presentò alla conferenza annuale dell’APA (American Psychiatric Association), tenutasi a Dallas,
un discorso a nome degli psichiatri omosessuali membri dell’APA — una sorta di gruppo segreto
interno all’APA che si autodefiniva la «Gay-PA». Nel discorso pronunciato da quello che passerà

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alla storia come «Dr. H. Anonymous», i membri della Gay-PA rivendicavano il proprio diritto ad
essere omosessuali senza dover essere considerati «malati», e facevano presente che il loro numero
all’interno dell’APA ammontava ad una cifra sostanziale. 6
Questo intervento fu motivo di scompiglio per l’APA, poiché l’omosessualità all’epoca era una
patologia psichiatrica per la quale uno psichiatra sarebbe stato destituito dall’albo… l’APA si trovò
a dover affrontare l’imbarazzante problema di annoverare tra i suoi membri attivi centinaia di
psichiatri preposti alla cura ma che erano al contempo «malati», con l’ulteriore imbarazzo di non
essersene mai accorti — la qual cosa la dice lunga sulle presunte abilità diagnostiche degli
psichiatri!
A quei tempi agli omosessuali in psichiatria venivano riservati trattamenti altamente disumani —
non che la privazione della libertà e dei diritti civili odierna non sia un trattamento disumano di per
sé! — ma agli omosessuali internati nei manicomi venivano inflitte torture fisiche atroci — le quali,
ovviamente, all’epoca venivano considerate cure.
Quindi, come fece l’APA a gestire questa imbarazzante situazione, e tutta la pressione esercitata dai
vari movimenti per i diritti civili che avevano promosso l’intervento del Dr. Anonymous? Beh, non
ci crederete… si riunirono e misero la questione ai voti, decidendo che tutto d’un tratto
l’omosessualità non era più una malattia… e, di colpo, gli omosessuali tornarono ad essere delle
persone «sane», libere e con pieni diritti civili… guarite da una semplice inversione ideologica.
Vedete, questo è davvero strabiliante, poiché l’unico aspetto democratico in psichiatria è questo
processo decisionale in cui gli psichiatri — e loro soltanto! — si riuniscono e votano
«democraticamente» quali comportamenti andranno classificati come malattie — un classico
esempio dei pochi che scelgono per tutti. E non bisogna essere degli scienziati per capire che tutto
questo non ha nulla a che fare con la medicina, e che se anche tutti gli oncologi del mondo
votassero che il cancro non è più una malattia, chi ne è affetto non ne verrebbe risparmiato in alcun
modo! Il cancro, la cirrosi epatica, il diabete, sono tutte malattie oggettive, misurabili e non
opinabili o votabili!
Il punto è che gli omosessuali disturbavano la società «perbenista», ma non essendo più
l’omosessualità considerata un crimine, ogni forma di repulisti sociale doveva per forza passare
attraverso il pretesto della «cura». Questa forma di controllo sociale viene esercitata tutt’oggi dalla
psichiatria, e i cosiddetti disturbi della personalità sono l’alibi per medicalizzare le persone i cui
comportamenti disturbano la società — figli, vicini di casa, o vagabondi ritenuti ingestibili e
disturbanti.
Di quel portavoce anonimo oggi conosciamo l’identità: era il Professor John Fryer, deceduto nel
2003, all’età di 65 anni; ancora oggi ricordato come «Dr. H. Anonymous». Come risultato della sua
battaglia contro l’oppressione psichiatrica interna alla categoria psichiatrica stessa, oggi esiste
l’AGLP 7 (Association of Gay and Lesbian Psychiatrists), un’associazione psichiatrica riservata agli
psichiatri dichiaratamente omosessuali.
In quanto sopravvissuti alla psichiatria, noi vediamo chiaramente come vi sia una continuità storica
tra la psichiatria delle unità di sterminio naziste T4 e la psichiatria odierna — sì, anche quella
italiana, anche quella che si definisce «democratica» o «riformista».
Quel che noi sopravvissuti abbiamo sofferto e subito è riconducibile ad un’ideologia, ad una
corrente di pensiero, che è tutt’oggi parte della psichiatria ufficiale, e questo pensiero è il modello
medico della psichiatria, anche noto come biopsichiatria.

6
Il discorso completo del Dr. Anonymous è visionabile sul sito OISM: www.oism.info/en/society/social_control/
7
Vedi sito: www.aglp.org

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Finché la psichiatria rivendicherà di essere una branca della medicina che si occupa della cura
dell’anima, essa dovrà aggrapparsi inevitabilmente a questo modello medico, il modello
biopsichiatrico, secondo cui i pensieri, le emozioni ed i comportamenti sono la conseguenza di
equilibri o squilibri chimici, di fattori genetici ereditari. In quest’ideologia non vi è spazio per il
libero arbitrio, non vi è spazio per la scelta. Questa è un’ideologia che si presta a sopprimere la
devianza sociale. Alla luce di quest’ideologia l’omosessualità cessa di essere una scelta individuale
che suscita disapprovazione sociale, diviene invece una malattia organica — collettiva in quanto
ereditaria! — che affonda le sue radici in squilibri chimici, malfunzionamenti dei neurotrasmettitori,
geni difettosi, ecc.; per cui diviene possibile sottrarre queste persone alla propria libertà, alla propria
vita, alla propria identità, in nome di una presunta scienza che agisce per il loro bene ed interesse.
Questo assalto ideologico alla libertà individuale è ben espresso dallo psicanalista James Hillman,
nel suo libro Il Codice Dell’Anima:
“Il paradigma oggi dominante per interpretare le vite umane individuali, e cioè il gioco
reciproco tra genetica e ambiente, omette una cosa essenziale: quella particolarità che dentro
di noi chiamiamo «me». Se accetto l’idea di essere l’effetto di un impercettibile palleggio tra
forze ereditarie e forze sociali, io mi riduco a mero risultato.
“Quanto più la mia vita viene spiegata sulla base di qualcosa che è già nei miei cromosomi, di
qualcosa che i miei genitori hanno fatto o hanno omesso di fare e alla luce dei miei primi anni
di vita ormai lontani, tanto più la mia biografia sarà la storia di una vittima.
“La vita che io vivrò sarà una sceneggiatura scritta dal mio codice genetico, dall’eredità
ancestrale, da accadimenti traumatici, da comportamenti inconsapevoli dei miei genitori, da
incidenti sociali.”
— James Hillman, Il Codice Dell’Anima.
Alla prosperità della biopsichiatria corrisponde il declino della psicologia. Ma questo gli psicologi
odierni non lo comprendono, poiché la psicologia è ormai defunta da lungo tempo. Questo lo
comprendono bene invece gli utenti, ai quali viene negata ogni forma di terapia parlata reale, poiché
la sedazione farmacologica preclude ogni apertura di sé nei colloqui clinici. E poi, che senso ha
discutere di problemi che sono stati a priori definiti il risultato di scompensi chimici cerebrali?
Inoltre, da più di dieci anni gli psicologi negli USA lottano per ottenere il diritto a prescrivere
psicofarmaci!
Quanto detto finora è, per sommi capi, il messaggio che i sopravvissuti alla psichiatria hanno
cercato di far pervenire alle masse; ma sono stati sempre censurati. Accettare le implicazioni
odierne della biopsichiatria implica anche accettare il legame che unisce la psichiatria odierna alla
psichiatria dello sterminio, delle sterilizzazioni. Non è che gli psichiatri non sappiano tutto questo, è
che hanno seri problemi a gestire la situazione, poiché è una situazione politica, alquanto scottante
direi...
Sempre nel 1998, l’anno in cui ebbe luogo il Tribunale Foucault, si tenne a San Servolo il convegno
“Psichiatria e Nazismo”. Gli atti del convegno sono stati pubblicati nella Collana dei Fogli di
Informazione del Centro di Documentazione di Pistoia 8 e sono facilmente reperibili. Vi cito un
passaggio del convegno; a parlare è Ernst Klee, esperto sulla questione dell’Olocausto:
“Credetemi, la sterilizzazione di massa di persone considerate inferiori e la loro uccisione non
ha niente a che fare con il nazismo; è un’idea più remota. La psichiatria non è stata costretta a
fare alcunché dai nazisti. Essa ha utilizzato Adolf Hitler e il nazismo, se posso dirlo in termini
estremi, per poter realizzare il suo programma omicida e continuare la distruzione delle

8
Vedi sito Centro Documentazione di Pistoia: www.centrodocpistoia.it

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persone inutilizzabili... Per il programma di distruzione di questi ultimi la psichiatria usò il
nazismo. Nessuno venne costretto a fare alcunché; gli psichiatri lo facevano di propria
iniziativa e volontà.”
— Psichiatria e Nazismo, pag. 20.
9
Nel 2003 MindFreedom , un’organizzazione internazionale di survivors psichiatrici che lotta per i
diritti umani delle persone etichettate malate di mente, avviò uno sciopero della fame “in sfida al
dominio della biopsichiatria”. Esercitando pressioni sull’APA, avviarono un dibattito che metteva
in dubbio la legittimità della psichiatria, le sue teorie e le sue prassi. Un corpo cospicuo di scienziati
— psichiatri, neurologi, psicologi e medici — prese le difese dei manifestanti, vagliando e
confutando le risposte che l’APA forniva a difesa delle proprie rivendicazioni scientifiche. Questa
storia è troppo lunga da poterla menzionare qui con dovizia di particolari, mi limiterò a fare
presente che tra i sostenitori dei survivors che manifestavano vi erano personaggi di spicco del
mondo della salute mentale, quali: Peter Breggin, Fred Baughman, Loren Mosher, David Cohen, e
molti altri. Questo fu un evento che attirò l’attenzione dei media a tal punto da non rendere attuabile
l’intento originario dell’APA di ignorare questi survivors o liquidarli come «poveri pazzi».
Le prove, signori, sono tutte attorno a voi, sono sempre state a portata di mano, così come anche la
voce dell’utenza psichiatrica è sempre stata a portata di mano… tutto dipende solo da quanto vi
sentiate pronti e predisposti a seguire il sentiero della verità fino in fondo.
Questa presa di coscienza non è facile — lo so! —, essa implica una forte responsabilizzazione
personale. Implica il doversi distaccare dai propri colleghi psichiatri, dalle case farmaceutiche, dalle
riviste scientifiche prestigiose, implica sollevare un vespaio e pagare uno scotto in termini di
carriera. So che non è una cosa facile, ma è inevitabile! dimenticare significherebbe condannare una
seconda volta le vittime della psichiatria e dei genocidi. L’alternativa che avete a questa presa di
coscienza è di fare come hanno sempre fatto i vostri colleghi: affondare la testa nella sabbia come fa
lo struzzo, e fingere che tutto va bene e che le cose volgeranno in meglio. Queste sono le «illusioni
necessarie» di cui tanto parla Noam Chomsky 10 .
Certo, è facile procedere come procedono molte associazioni di psichiatria oggi, cioè selezionando
accuratamente l’utenza psichiatrica da far parlare alle conferenze. Così facendo non si rischia di far
esplodere scandali ingestibili. Ma com’è possibile, mi chiedo io, fare di tutta l’utenza un fascio?
Che voce in capitolo può avere un’utente dei servizi psichiatrici che, per esempio, ha usufruito solo
del supporto di un centro diurno? Che ne saprà lui di cosa significhi essere legati ad un letto di
contenzione, ricevere un elettroshock, essere prelevati da casa propria con la forza dalla Croce
Verde e dai carabinieri, di fronte ai propri figli, ai propri vicini?
Quando noi survivors veniamo a conoscenza di persone che asseriscono di aver tratto beneficio dai
loro trascorsi psichiatrici, ne siamo contenti. Quel che non siamo disposti a tollerare e che in nome
di tali benefici si giustifichi la coercizione e tutto ciò che hanno sofferto milioni di persone non
consenzienti.
I survivors non contestano che possa esistere una forma di psichiatria non coercitiva, esercitata
consenzievolmente in base ad un libero contratto tra terapeuta e cliente. Quel che noi contestiamo è
la medicalizzazione forzata — un fenomeno che tra l’altro esiste solo in psichiatria, poiché
nessun’altra branca della medicina impone con la forza le proprie cure. O, forse, qui dentro vi è
qualcuno che è a conoscenza di un trattamento sanitario dentistico obbligatorio? O avete mai visto

9
Vedi sito: www.mindfreedom.org
10
Noam Chomsky, Illusioni necessarie. Mass media e democrazia, Ed. Eleuthera.

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dei chirurghi aggirarsi con l’ambulanza, scortati dai carabinieri, a caccia di persone da internare in
sala operatoria e operarle per calcoli ai reni?
La biopsichiatria deve essere abolita, non solo perché non è un modello scientifico, ma perché è
un’idea cattiva, pericolosa. E, sappiatelo, le idee hanno conseguenze…
Altresì, la psichiatria coercitiva deve essere abolita, poiché questo tipo di coercizione è un crimine
contro l’umanità e una violazione dei principi libertari.
La psichiatria tende a sminuire queste verità del passato, tende a distogliere gli operatori della salute
mentale dai propri crimini storici sventolando dinanzi ai loro occhi la carota del progresso,
impegnando le loro menti ed il loro tempo in futili e sterili dibattiti circa le problematiche presenti e
le soluzioni future.
Questo è quello che ha sempre fatto la psichiatria, e poco conta la bandiera che oggi ci sventolano
davanti, il punto è che non vogliono assumersi la responsabilità storica delle proprie idee, non sono
disposti a rinunciare alla coercizione. La psichiatria ha sempre, in ogni Paese, portato alla rapida
istituzione di lager in cui incarcerare le persone scomode. Il fatto che alcuni psichiatri riformisti
oggi ci rassicurino circa le loro intenzioni a non usare più l’elettroshock o altre forme di tortura
istituzionalizzata è, a mio avviso, un po’ come dire “non aboliremo le leggi razziali, ma state pure
tranquilli, non le applicheremo più…” Che senso ha chiudere i manicomi se non aboliamo la
coercizione? Che differenza fa essere incarcerati in una struttura comunitaria o in un lager? Si è
comunque privati della propria libertà.
So che alcuni di voi potranno trovare offensive alcune cose che ho detto… mi dispiace, ma non è
colpa mia, non sono responsabile dei crimini della psichiatria. La partita psichiatrica è sempre e
solo stata giocata in casa vostra: nella casa della Salute Mentale. Vi invito quindi a chiarirvi le idee
e fare un po’ di ordine in casa vostra, perché — e questo video del Tribunale di Foucault ne è la
prova — qui fuori dai vostri istituti, molta gente è indignata, stufa e intenzionata a lottare per la
Libertà, a costo di sacrificare la propria libertà e la propria vita.
Prima di concludere vorrei citare un brano tratto dall’Epilogo di Szasz al video del Tribunale
Foucault:
Le vittime della psichiatria (o carcerati: vi sono vari nomi) hanno protestato nella psichiatria
per centinaia di anni, ma ciò non è stato molto proficuo. Non possono ribellarsi da soli poiché
sono screditati. La gente dice che sono pazzi e non godono di alcuna credibilità.
Non è necessario proporre alternative, sarebbe facile fare così. Ma nei miei scritti, per quasi
40 anni, ho usato l’analogia, che ritengo molto valida, della schiavitù. La schiavitù è un male
incondizionato. Ora, essa, nella storia dell’umanità, è esistita per migliaia di anni, e venne un
momento in cui la schiavitù fu abolita. Abolire la schiavitù non richiede che si propongano
alternative circa ciò che si farà di quelle persone. Quando la psichiatria coercitiva sarà stata
abolita, la società svilupperà diversi modi di affrontare diversi problemi perché la cosiddetta
“malattia mentale” è una moltitudine di problemi diversi. Non si può dare una soluzione sola.
— Thomas Szasz, Epilogo al Tribunale Foucault.
Queste parole sincere e veritiere, pronunciate da un Professore di Psichiatria Emerito, sono quanto
meglio riassuma il dramma che i cosiddetti utenti della psichiatra hanno vissuto sulla propria pelle
fin dagli albori della psichiatria. La domanda circa le alternative non va posta! Qual è l’alternativa
all’omosessualità, forse l’eterosessualità? Qual è l’alternativa alla masturbazione, la castità? la
fornicazione? il sesso mercenario? Eppure sia l’omosessualità che la masturbazione sono state tra le
malattie mentali storiche su cui ha poggiato l’edificio della psichiatria fino agli anni settanta nel
mondo occidentale, e ancora oggi in molti paesi del cosiddetto «terzo mondo».

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Solo alcuni giorni fa — precisamente: il 22 novembre 2005 — una mia intervista circa le atrocità
che accadono in una clinica psichiatrica locale è stata pubblicata su Torino Cronaca e — a conferma
delle parole del Professor Szasz — questa clinica si è adoperata alquanto in fretta a concedere una
contro-intervista in cui il mio ex-psichiatra ammonisce che “Dobbiamo tenere conto che simili
denunce potrebbero essere viziate dalla patologia o da qualche sentimento negativo. Sicuramente si
tratta di una vendetta o di malizia.” È forse per voi motivo di stupore, in luce di quanto detto finora,
che lo psichiatra che tanto vanta di curare i suoi pazienti ora mi scredita accusandomi di essere
ancora folle, per altro tramite una diagnosi a distanza, dato che non ci siamo incontrati da oltre due
anni? Questo è il potere della psichiatria: il potere della definizione, ammantato di scientificità!
Io sono, tutt’oggi, schedato come una persona gravemente malata di mente…
Vi ringrazio per avermi concesso la vostra attenzione, e chiuderei leggendovi — a nome dei
superstiti della psichiatria — la sentenza del Tribunale Foucault…

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LA SENTENZA DEL TRIBUNALE FOUCAULT
Noi stabiliamo che la psichiatria dato che non è disposta a rinunciare all’uso della forza, della
coercizione e della violenza, è colpevole di crimini contro l’umanità: della deliberata distruzione di
dignità, libertà e vita. Soprattutto attraverso la categorizzazione giuridica del “malato mentale” la
quale consente una totale privazione dei diritti umani e civili, nonché delle leggi del diritto naturale.
Inoltre, la psichiatria non può ambire all’arte della cura avendo essa violato il Giuramento di
Ippocrate attraverso un uso conscio di farmaci dannosi, i quali hanno causato l’epidemia mondiale
di discinesia tardiva, e attraverso altri interventi che noi consideriamo torture: il ricovero coatto, la
somministrazione forzata di farmaci, il letto di contenzione, l’elettroshock, tutte le forme di
psicochirugia e di vincoli sanitari ambulatoriali.
Queste pratiche e quest’ideologia permisero agli psichiatri, durante il periodo nazista, l’estremismo
del genocidio di massa sistematico degli internati con il pretesto della “cura”.
La psichiatria non solo si rifiuta di deporre il potere ricevuto dallo Stato, bensì assume anche il
ruolo di organo sociale di controllo ben retribuito e rispettato, nonché di forza di polizia
internazionale per la condotta e la repressione delle devianze politiche e sociali.
Noi riteniamo la psichiatria colpevole di aver combinato potere esecutivo e immunità giudiziaria -
la classica definizione dei Sistemi Totalitari. Esigiamo quindi l’abolizione delle leggi sui “malati
mentali” come primo passo verso l’imputabilità sociale della psichiatria. A tal fine s’impone
l’obbligo di risarcimenti economici per i danni perpetuati dalla psichiatria. Inoltre, fondi pubblici
dovranno essere elargiti per alternative umane e dignitose alla psichiatria.

MOTIVI DELLA SENTENZA


La difesa parla di necessità terapeutica per la coercizione psichiatrica e, se necessario, l’uso della
forza fisica. Essa ammette quantunque che nei “buoni istituti psichiatrici” viene utilizzata meno
coercizione possibile. La coercizione è apparentemente non-terapeutica, dipendendo invece dal tipo
di psichiatria praticata. Noi condanniamo tutte le forme di coercizione psichiatrica in quanto
violazione dei diritti umani.
Le leggi sui malati mentali prescrivono la coercizione psichiatrica in caso di pericolo per se stessi o
per gli altri. Nella pratica ciò viene ampiamente trasgredito. La questione è solo una di rischio;
nessun crimine è stato commesso. Questo significa che viene praticata detenzione preventiva.
La difesa descrive una persona come malata di mente qualora la propria abilità ad aiutarsi sia
ridotta. Essa ritiene che costei dovrebbe essere sgravata da certi precetti sociali poiché svantaggiata
nelle proprie abilità ad esperire e comportarsi come la società si aspetterebbe.
La nostra opinione è che l’idea comunemente accettata di malattia è inadeguata. In questo caso, un
istituto come l’ospedale psichiatrico non può offrire alcuna assistenza.
Noi crediamo che il trattamento da parte dei medici dovrebbe essere effettuato unicamente tramite
consenso. È particolarmente pericoloso che molti giudici vengano influenzati e concordino con i
pareri tecnici degli psichiatri.
I superstiti della psichiatria hanno il diritto a chiedere compensazione economica per ogni male e
sofferenza che hanno subito.
Berlino, 2 maggio 1998

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