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ACCADEMIA DI BELLE ARTI

DI CATANIA
Georgeta Angelica Vecchio
IL FOOL E LA SUA IMMAGINE

Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca


Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica

Accademia di Belle Arti di Catania


Dipartimento di arti visive
DAPL02—
Diploma Accademico di Primo Livello in
Scultura
corso di Scultura
a.a. 2019/2020
Candidato/a
Georgeta Angelica Vecchio
Relatore
Luca Vasta
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© Copyright 2020
Accademia di Belle Arti di Catania
Georgeta Angelica Vecchio

www.abacatania.it
GEORGETA ANGELICA VECCHIO

ABSTRACT

The clown always wears a mask, the red nose, defined as the most
small of the world and entrusts it with enormous power. Through
the red nose it is possible discover the unique and hidden sides
of your personality by taking a journey to the rediscovering one's
weaknesses, one's frailties, one's personal clown.
Wearing the smallest mask in the world leads to work on
aspects of oneself that are kept conventionally hidden, bringing
out the ridiculous sides that already exist in each of the us and
accepting them through theatrical dramatization. The red nose
then becomes a powerful pedagogical tool. Each time it is worn,
there is no longer any need for it to play a character because there
is no longer any difference between actor and clown; it is in this
symbiotic union that the actor/clown accepts himself entirely
with his own flaws, his own insecurities and lives them in the
scenic game that the clown mask allows him. The actor lives his
own failure and establishes a new relationship with himself, he
no longer needs to safeguard one's face becomes free to laugh
at oneself in order to make the others. It's not about "being a
clown," it's about "being a clown."
Physical defects are also highlighted through one's clothing
that is made using everyday clothes: the clown's costume, co-

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO

lorful and absurd dimensions, thus forcing the clown himself to


clumsy and difficult movements which become a way to highli-
ght possible walking peculiarities and making it a unique and
peculiar characteristic of that specific character. A these personal
peculiarities are very often added to artistic and technical skills,
aimed at acquiring tools and methods to trigger a laugh. What
makes pedagogically useful the figure of the clown is the fact that
wearing the red nose, you do not It is about wearing a mask, but
using a tool that leads the person to the discovery of a dimension
of creativity and listening, both of oneself and of others, which
allows to live both the scene and the everyday life with a particu-
lar psychological attitude and functional.
The clown is essentially a state of mind. Wearing the red nose
completely stripped of its defenses and security, you live a con-
dition of total emancipation, in which everything is granted and
legitimized by the mask you wear: the actor gets rid of the usual
mental and social patterns and has free access to gestures. for-
bidden in everyday life. It is in this way that the uniqueness of
the person and his personal strength; the clown thus becomes the
bearer of a philosophy of life alternative, a philosophy in which
there are no social conventions and this leads to inevitably to see
the world differently, from a different perspective.

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INDICE GENERALE

Introduzione 13
Che cos’è il sogno 21
Il viaggio dell’eroe 33
Il fool e il suo scettro 77
Memorie di un malato di mente 91
Diario di un folle – Lu Xun 107
Elogio della follia 115
La follia nell’arte 121
TAVOLE ILLUSTRATIVE 135
VOLTO/NON VOLTO 167
Bibliografia 176
Sitografia 176

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Introduzione

Il mondo scientifico sta utilizzando da diversi anni sia a livello


psicologico, terapeutico e psicopedagogico l'umorismo e le sue
funzioni.
Una figura particolare, che sta prendendo piede in un numero
sempre maggiore di contesti, è data dal personaggio del “Clown”
(sia come figura di supporto psicologico che come strumento pe-
dagogico).
Thomas Sydenham, autorevole medico del XVII secolo, era soli-
to affermare che “l'arrivo di un buon clown esercita, sulla salute
di una città, un'influenza benefica superiore a quella di venti asini
carichi di medicinali”.
E già quest’affermazione contiene molti punti su cui iniziare a
riflettere:
1. Questa frase ben illustra come il valore della comicità clow-
nesca abbia sostenitori già rintracciabili nei secoli scorsi e che
le proprietà benefiche del ridere e dell’arte comica non siano af-
fatto una scoperta recente. Per riuscire a comprendere il ruolo
del clown, sia come strumento di formazione psicopedagogica
che come strumento terapeutico, è bene soffermarsi sulla natura
stessa della comicità. Nella letteratura comune, si riscontra una
varietà decisamente ampia di parole connesse con il comico e
l’umorismo, le quali vengono spesso usate come sinonimi: ridi-

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO

colo, satirico, buffo, ironico, comico, scherzoso, divertente, as- attraverso l’amplificazione grottesca ed esagerata. Un elemento
surdo, risibile o spiritoso, solo per citarne alcune. che accomuna la storia del clown presso tutte le culture è rap-
2. Se si va ad analizzare la radice etimologica della parola “co- presentato dal suo personaggio, apparentemente sciocco, ma in
mico” si nota che essa risale ai “komos” dell’antica Grecia. I realtà depositario di una sapienza “altra”, incaricato di mettere a
komos erano i canti che accompagnavano i riti dionisiaci, legati nudo le contraddizioni dell’umano agire, delle leggi, delle con-
all’ebbrezza prodotta dal vino, connotati di una natura contem- suetudini, della parola dei potenti.
poraneamente trasgressiva ed “estatica”. 6. È di queste debolezze che il popolo ride. Appare evidente
3. Nel corso dei secoli tale accezione viene introdotta nella com- come questo ruolo venga mantenuto dalla figura del clown odier-
media, dove il riferimento ai culti dionisiaci è data dall’allusione no: tutto o quasi è permesso se si indossa un naso rosso, ed una
dell’esistenza di un mondo altro e alla possibilità di sovvertire volta dinanzi, si resta in attesa che egli faccia o dica qualcosa di
l’ordine e la razionalità del mondo civile, esorcizzandone le pau- divertente in grado di scatenare una risata. Ma perché il clown
re e festeggiando il piacere e le gioie della vita. Bisogna ricorda- fa ridere? Quali sono i meccanismi che vengono attivati nel mo-
re che la figura del clown, e di conseguenza le origini dell’arte mento in cui uno stimolo provoca divertimento? Nei laboratori
clownesca, sono legate in moltissime culture, a pratiche magi- espressivi e nei corsi di formazione sull’arte clownesca si cerca
co-religiose in cui il clown è una figura capace di mantenere di capire e sperimentare quali siano i meccanismi utilizzati dal
un legame, attraverso rituali e pratiche peculiari, con il mondo clown per strappare una risata: al contrario di quanto universal-
dell’aldilà. La risata, avrebbe in questo senso una funzione catar- mente pensato le smorfie, i capitomboli e le torte in faccia pro-
tica volta a sdrammatizzare ed esorcizzare la paura della morte. vocano uno scarso apprezzamento umoristico. È nel momento
Ruoli e funzioni primordiali del clown attuale sono rintracciabili del fallimento, in cui il clown è afflitto, imbarazzato, affranto che
anche nei “pagliacci divini” del Nord America, protagonisti di scatta la risata: non è il personaggio che fa ridere, ma è l’uo-
rituali con i morti e gli antenati per i quali è stato anche coniato il mo, nel momento in cui viene “messo a nudo”. È dal concetto di
termine di “clownismo primitivo”. fallimento che bisogna partire per far sì che la figura del clown
4. Con tale termine ci si riferisce a queste primordiali forme di diventi uno “strumento” pedagogico, in modo da poter lavorare
clown che si inserivano nei contesti mistici, magici e religiosi dei sull’inadeguatezza di ogni uomo nei confronti della realtà. “Il
popoli primitivi. È poi attraverso l’allontanamento dalla sfera del clown non esiste al di fuori dell’attore che lo recita: siamo tutti
divino ed un maggiore approfondimento verso una relazione più dei clown, crediamo tutti di essere belli, intelligenti e forti, men-
soggettiva, individuale e giocosa con la magia che si ha il passag- tre ognuno di noi ha le sue debolezze, i lati ridicoli che, rivelan-
gio dal clownismo rituale al clownismo comico. dosi, provocano il riso”.
5. Durante la sua evoluzione nei secoli, la figura del clown incon- 7. Il clown indossa sempre una maschera, il naso rosso, defi-
tra e si confronta sempre più con un mondo sociale ed espressivo nito come la maschera più piccola del mondo e gliene affida
aperto a funzioni culturali e psicologiche, sia di polemica sociale un potere enorme. Attraverso il naso rosso è possibile sco-
che di feroce ironia e sarcasmo. Attraverso la figura del clown prire i lati unici e nascosti della propria personalità, intra-
diviene possibile guardare il mondo da un altro punto di vista, far prendendo un viaggio alla riscoperta delle proprie debolezze,
emergere la disapprovazione, il risentimento e la critica popolare delle proprie fragilità, del proprio clown personale.

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO

Indossare la maschera più piccola del mondo porta a lavorare su e sociali soliti e ha libero accesso anche a gesti proibiti nella vita
aspetti di sé tenuti convenzionalmente nascosti, facendo emerge- quotidiana. È in questa maniera che può emerge veramente l’uni-
re i lati ridicoli che esistono già in ognuno di noi e accettandoli cità della persona e la sua forza personale; il clown diventa così
attraverso una drammatizzazione teatrale. Il naso rosso diventa il portatore di una filosofia di vita alternativa, una filosofia in cui
quindi un potentissimo strumento pedagogico. Ogni volta che non esistono convenzioni sociali e ciò conduce inevitabilmente
viene indossato, non vi è più necessita di recitare un personaggio a vedere il mondo in maniera diversa, da un’altra prospettiva. La
in quanto non vi è più differenza fra attore e clown; è in questa funzione terapeutica del clown (vestire i panni del clown) è dive-
unione simbiotica che l’attore/clown si accetta interamente con nuta ormai un’esperienza utilizzata nei più vari contesti, non solo
i propri difetti, le proprie insicurezze e li vive nel gioco scenico in quello teatrale. Tale universalizzazione è data dal fatto che in-
che la maschera da clown gli permette. L’attore vive il proprio dossando i panni del clown ci si avventura verso un percorso di
fallimento e instaura un nuovo rapporto con se stesso, non ha più riscoperta di sé, una sorta di percorso psicoterapeutico autocele-
necessita di salvaguardare la propria faccia diventa libero di ri- brato volto a conoscere, individuare, far emergere ed accettare
dere di se stesso per poter far ridere gli altri. Non si tratta di “fare le proprie fragilità represse per paura del giudizio degli altri e
il clown”, ma di “essere clown”. della società. Indossando la maschera più piccola del mondo ci si
8. Anche i difetti fisici vengono messi in risalto attraverso il pro- spoglia dei ruoli abitualmente interpretati, ci si libera delle difese
prio abbigliamento che viene realizzato utilizzando abiti della solitamente utilizzate allo scopo di affrontare la vita quotidiana
vita quotidiana: il costume del clown, colorato e di dimensioni da un’altra prospettiva, solitamente sottaciuta e nascosta: attra-
assurde, costringe così lo stesso clown a movimenti goffi e di verso la figura del clown non si evitano le situazioni pericolose o
difficile attuazione che diventano un modo per mettere in risal- preoccupanti, ma ci si fionda dentro, anche giocandoci per trova-
to possibili particolarità di deambulazione e facendola diventare re una soluzione che tenga conto di un ribaltamento del punto di
una caratteristica unica e peculiare di quel personaggio specifico. vista, non dando nulla per scontato e cercando di ristrutturare la
A queste peculiarità personali, si aggiungono molto spesso com- scena anche vedendo il mondo “al contrario”.
petenze artistiche e tecniche, volte all’acquisizione di strumenti Indossando il naso rosso, anche in senso metaforico, è possibile
e metodi utili a far scaturire una risata. Ciò che rende pedagogi- acquisire temporaneamente una nuova immagine di sé, spesso
camente utile la figura del clown è il fatto che indossando il naso contraria e paradossale a quella abituale, permettendo anche di
rosso, non si tratta di indossare una maschera, bensì utilizzare osservarsi meglio: trovare un’identità nuova permette di aprirsi a
uno strumento che porta la persona alla scoperta di una dimensio- nuove possibilità di relazione e alla scoperta di prospettive nuo-
ne di creatività e di ascolto, sia di sé che degli altri, che permette ve, allargando il proprio orizzonte.
di vivere sia la scena che la quotidianità con un atteggiamento Da quanto detto emerge che il clown non è solo un personaggio
psicologico particolare e funzionale. Il clown è essenzialmente comico, il cui unico scopo è quello di fare ridere, ma appare la
uno stato d’animo. Indossando il naso rosso ci si spoglia comple- sua utilità e capacità relazionali, in quanto capace di abbattere
tamente delle proprie difese e sicurezze, si vive una condizione barriere e permettendo di sovvertire il punto di vista.
di emancipazione totale, in cui tutto è concesso e legittimato dal- Appunto per tali caratteristiche, la figura del clown è stata presa
la maschera che si indossa: l’attore si libera degli schemi mentali in considerazione come possibile strumento di intervento nei per-

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO

corsi di emancipazione dal disagio personale e collettivo. tegia di gestione dello stress e che sia coinvolta nella regolazione
Vestire i panni del clown può quindi essere sia un’esperien- di secrezioni di ormoni e di endorfine implicati nel meccanismo
za vissuta in prima persona allo scopo di affrontare le proprie fisiologico della regolamentazione del piacere.
debolezze, sovvertire i propri schemi relazionali e confrontarsi
con i propri limiti sia un’esperienza indiretta, in cui beneficiare
dell’intervento di uno o più clown, adeguatamente formati, con
la finalità di promuovere il benessere psichico, fisico e sociale
all’interno di contesti di disagio o di strutture di formazione e
ricovero.
Negli ultimi anni sono caduti diversi tabù, come quello che re-
legava il ridere ad argomento poco serio, enfatizzandone invece
le peculiarità positive e permettendo così anche alla figura del
clown di entrare in strutture fino a pochi decenni fa impensa-
bili: è esperienza quotidiana trovare clown nelle scuole, negli
ospedali, nelle case di riposo, nei carceri minorili e così via. A
comprovare la funzione terapeutica della figura del clown vi è la
nascita di un numero sempre maggiore di associazioni ONLUS il
cui scopo è quello di promuovere l’utilizzo della clown terapia,
cioè l’attuazione di tecniche clownesche, derivate dal circo e dal
teatro di strada, in contesti di disagio, al fine di migliorare l’u-
more delle persone e promuovere missioni umanitarie all’estero
in cui i “clown dottori” portano oltre agli aiuti materiali anche la
propria arte clownesca realizzando spettacoli di clownerie e gag
comiche.
9. Il clown è diventato così un vero e proprio messaggero di pace
e il naso rosso è diventato simbolo di amicizia, di gioia, di spe-
ranza. È la possibilità di stupirsi e poter sorridere e ridere anche
in quelle situazioni pregne di sofferenza in cui è possibile trovare
un modello comunicativo comune che oltrepassa qualsiasi diffe-
renza e che lascia spazio ad una vicinanza umana in cui non esi-
stono confini, barriere o diversità. Il clown diventa così un perso-
naggio universale in grado di sovvertire anche la situazione più
traumatica. È infatti un dato ormai assodato che ridere e l’utilizzo
dell’umorismo abbiano proprietà rilassanti, che fungano da stra-

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO

Che cos’è il sogno

Il sogno fu interpretato da vari artisti (Goya, Füssli, etc) e studia-


to da vari psicologi (Freud e Jung).
Freud e Jung, furono i primi a riuscire a dare delle teorie attraver-
so vari studi e sperimentazioni attraverso la psiche umana.
Un indirizzo alternativo lo ha dato Carl Gustav Jung. È un ap-
proccio di più ampio respiro e quindi, forse, più utile e più effica-
ce per comprendere le dinamiche inconsce del sognatore.
Anche questo metodo, similmente a quello freudiano, si avvale
delle libere associazioni. Oltre alle libere interpretazioni, in que-
sto metodo, ci si avvale anche dell’amplificazione e dell’analisi
del contesto.
L’amplificazione tende ad associare il contesto alle analogie e
somiglianze con altre storie tipiche dell’umanità quali le fiabe,
le leggende, i miti dell’umanità ma anche prese dalla letteratura.
Quindi, il tutto si ricollega e si ricolloca alla dimensione totale
del sognatore e non solo ai fatti recenti. Jung interpreta anche
sulla base dell’oggetto, dove i contenuti del sogno vengono ri-
condotti a persone o a situazioni concrete e sulla base del sog-
getto, che vede le singole parti del sogno come tratti personali di
colui che sogna. Se l’interpretazione oggettiva non conduce da
nessuna parte oppure diviene monotona e di scarsa utilità, Jung
suggeriva di passare senza indugio a livello del soggetto: in que-

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO CHE COS’È IL SOGNO

sta prospettiva la figura dell’analista e le singole parti del sogno In questo caso il sogno permette di integrare e arricchire fatti,
vanno viste come proiezioni dei contenuti del paziente. persone, cose. Rarissimi sono i sogni premonitori, quei sogni
Facendo passare i sogni e la figura dell’analista sul livello ogget- cioè che ci permettono di vedere il futuro. Infine, ci sono i grandi
tivo, i contenuti proiettati possono essere recuperati dal paziente. sogni, meglio noti come sogni archetipici, in grado di darci un
...la vera e propria interpretazione del sogno, è di regola un com- orientamento più efficace per la nostra vita facilitando la crescita
pito arduo. Essa presuppone penetrazione psicologica, capacità interiore ed evolutiva che nella psicologia junghiana prende il
di combinare insieme cose diverse, intuizione, conoscenza del nome di processo di individuazione ovvero quel processo che ci
mondo e degli uomini e soprattutto conoscenze specifiche che porta a conoscerci meglio.
implicano tanto nozioni assai estese quanto una certa “intelligen- Sostiene ancora Jung:
ce du coeur”. “…. Non tutti i sogni hanno la stessa importanza. Già i primiti-
(…) vi distinguono tra piccoli e grandi sogni. Noi diremmo piuttosto
C.G.Jung Dobbiamo evitare di interpretare in modo non specifi- sogni insignificanti e sogni significanti. (…) Ho analizzato molti
co e quindi di scarsa utilità i singoli motivi onirici; dobbiamo fo- sogni di questo tipo e vi ho rintracciato spesso una particolarità
calizzarci solo sulla specificità che vanno cercati e contestualiz- che li distingue da altri sogni. Infatti in questi sogni affiorano
zati. In merito ai sogni, siamo tutti ignoranti. Ogni sogno è unico immagini simboliche che incontriamo anche nella storia dello
e dobbiamo evitare di cadere nella trappola dell’interpretazione spirito umano.
stereotipata. Dobbiamo quindi dimenticare idee preconcette e È degno di nota il fatto che colui che sogna può perfettamente
predisporci ad assistere ad un qualcosa di nuovo, sempre. ignorare l’esistenza di simili paralleli. (…) Essi contengono co-
I sogni non sono invenzioni intenzionali e volontarie, ma feno- siddetti motivi mitologici o mitologemi, che io ho definito col
meni, naturali che sono proprio ciò’ che rappresentano. Essi non termine di archetipi. Si intendono con tale termine forme specifi-
ingannano, non mentono, non falsificano, non nascondono nulla, che e nessi figurativi rintracciabili in forma analoga non soltanto
ma enunciano ingenuamente ciò’ che essi sono e ciò’ che essi in tutti i tempi e in tutti i paesi, ma anche nelle fantasie, nelle vi-
intendono…Jung.. Ricordi, sogni, riflessioni. sioni, nelle idee illusorie e nei sogni individuali. La loro frequen-
Escludendo i classici sogni tipici, ne esistono altri, il cui signi- te presenza in casi individuali, come la loro ubiquità etnica, di-
ficato viene compreso solo attraverso una attenta analisi e una mostra che la psiche umana è soltanto in parte unica e soggettiva
appropriata interpretazione. Tali sogni riguardano, prevalente- o personale: per l’altra parte invece è collettiva e oggettiva. Noi
mente, la vita quotidiana del sognatore e sono correlati alle sue parliamo quindi da un lato di un inconscio personale, dall’altro
vicende relazionali e psicologiche. di un inconscio collettivo, il quale rappresenta in certo modo uno
Il sogno e la sua interpretazione potrebbe consentirci di migliora- strato più profondo rispetto all’inconscio personale, più prossimo
re la conoscenza della nostra vita interiore, dal momento che può alla coscienza….” Sempre secondo Jung, i grandi sogni, quelli
essere una rivisitazione attenta di un fatto o episodio accaduto che si ricordano e che vengono percepiti come importanti, ricchi,
realmente. Il sogno ha anche una funzione di compensazione, e molto significativi. L’interpretazione dei sogni è utilissima nella
questo accade tutte le volte che il sognatore, nella vita cosciente, psicoterapia di tipo analitico, a cui però si affiancano anche altre
non ha valutato tutte le possibilità. tecniche (ad es. immaginazione attiva, sogno guidato da svegli,

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO CHE COS’È IL SOGNO

“tecnica della sabbia”) nei casi in cui il paziente abbia difficol- reazione al di là della finalità. L'istinto in azione è un processo
tà a ricordare i propri sogni. Jung muove a Freud una critica in non coscientemente finalizzato. Nell'inconscio esso si auto-per-
merito alla distinzione (troppo rigida da Freud, secondo Jung) tra cepisce in forma di intuizione che esplode nella coscienza. L'in-
allucinazione e realtà. In tutti i suoi scritti, l’interesse di Jung è tuizione implica la percezione di tutte le possibilità insite in una
per la realtà psicologica così come viene sperimentata dall’indi- situazione, ovvero essa implica il risveglio del simbolo poliva-
viduo. In questo concetto, l’inconscio va visto come un nemico lente; essa non è né pensiero, né sensazione, né sentimento. La
ma piuttosto come un qualcosa di potenzialmente utile e crea- percezione istintuale, è l'esplosione nell'inconscio, in forma di
tivo. I sogni, per esempio, nella prospettiva di Jung cessano di intuizione, dell'energia istintuale trattenuta. L'energia (la libido)
essere visti come in qualche modo ingannevoli e necessitano di è sempre la stessa; essa però può prendere la via della conserva-
una decodificazione. Egli sostiene invece che i sogni rivelano la zione di comportamenti collaudati (e così si esprime nel gesto
situazione inconscia della psiche proprio come essa è, cioè a dire istintuale), oppure può essere trattenuta e diventare così perce-
spesso diametricalmente opposta a ciò che sta nella coscienza. zione istintuale (rendendosi energia disponibile per nuova cono-
Dietro a questa concezione divergente dei sogni vi è un diverso scenza). Istinti ed archetipi dell'intuizione formano l'inconscio
approccio ai simboli e alla interpretazione. collettivo. Ad ogni istinto corrisponderebbe un archetipo.
È noto a tutti che sulla interpretazione dei sogni Sigmund Freud È un insieme di possibilità rispetto ad una situazione tipica
ha edificato il metodo di indagine psicoanalitico. Poco più di cen- della vita. Il soggetto, sia pure inconsciamente, ricorre sempre
to anni fa, nel 1899, egli dava alle stampe il libro omonimo, che all'archetipo per comprendere e quindi creare nuova conoscen-
costituisce il vero e proprio manifesto della psicoanalisi e del suo za rispetto alle situazioni tipiche dell'esistenza. Esso (l'archeti-
metodo. Grazie a questo metodo, cambia il modo con cui ven- po come percezione istintuale) è il responsabile del mondo della
gono trattate le nevrosi dando vita alla psicologia clinica. Freud creatività in contrapposizione al mondo della obbligatorietà e
affida alle libere associazioni una solida basa da cui partire pe della conservazione (regno del gesto istintuale). Data la natura
l’interpretazione per giungere a postulare che il desiderio sta alla dinamica della psiche, possiamo ipotizzare che ciò che è istinto
base del sogno dal momento che viene definito: il soddisfacimen- oggi, possa essere stato archetipo per una specie precedente o
to allucinatorio di un desiderio, che viene però mascherato dal forse, addirittura, per un ciclo evolutivo anteriore. All'interno del
lavoro onirico che mette in campo una fortissima censura onirica. ciclo evolutivo a cui noi apparteniamo e nelle potenzialità che ci
La prospettiva freudiana privilegia forse un pò troppo gli aspetti appartengono da quando ci diciamo Uomo, noi siamo dotati di
legati alla sessualità e di conseguenza il lavoro interpretativo ne determinati istinti e di determinati archetipi. Chissà, forse stiamo
risente con la conseguenza di essere a volta riduttiva al punto oggi preparando nuovi istinti per i prossimi uomini. L'inconscio
da escludere o impedire la ricerca di altri significati. Istinti ed è un sistema vivo nella memoria dei toni affettivi e delle rispo-
Archetipi dell'intuizione Jung approda al concetto di archetipo ste collaudate per essi: i "primitivi" non vivevano direttamente
partendo dalla riflessione sulla natura degli istinti e su come essi l'evento pericoloso ma elaboravano nei miti, nei riti magico-re-
vengano gestiti ed elaborati dall'inconscio. ligiosi il tono affettivo che l'evento pericoloso suscitava in loro.
Egli non sa dare, come nessuno del resto, una definizione esau- Ci fu un tempo in cui l'uomo non sapeva differenziare se stesso
stiva degli istinti. Certo, essi sono coercizione all'azione e alla dal mondo, né, dunque, sapeva distinguere l'oggetto esterno dalla

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO CHE COS’È IL SOGNO

sua proiezione. L'inconscio è ancora oggi pronto a reagire, col e di tenebra". L'inizio del percorso è caratterizzato da una situa-
suo patrimonio millenario, per vie invisibili attraverso l'attiva- zione impossibile. Suo scopo è un'illuminazione o più elevato
zione degli archetipi che, come abbiamo visto, costituiscono le grado di coscienza per mezzo della quale il punto di partenza è
forme di manifestazione creativa degli istinti. superato su un piano più alto. In termini di tempo il processo può
Jung porta come esempio - per dire il passaggio da uno stato di presentarsi condensato in un sogno, in un breve istante di espe-
"conservazione" ad uno stato di maggiore coscienza - i riti di rienza o mesi o anni a seconda del punto di partenza e dello scopo
fertilità della tribù Wachandi: gli uomini del villaggio, dopo aver che dev'essere raggiunto. L'archetipo dell'Ombra Secondo Jung
allontanato le donne, e dopo aver scavato nella terra una buca a l'Ombra è la prima raffigurazione archetipica che si incontra lun-
forma di vagina, danzano con le loro spade erette (che simboleg- go il cammino della via interiore: come in uno specchio ci viene
giano il fallo) e poi le gettano nella buca. Il naturale fatto biolo- rimandata la nostra immagine interiore avanti a cui nessun trucco
gico della procreazione viene collegato col fatto culturale della d'identificazione totale con la nostra 'Persona' regge. Persona sta
semina e della coltivazione. qui per identità di copertura in cui si è quel che gli altri vogliono
L'atto puramente pulsionale del congiungimento di maschio e che noi si sia e quel che noi amiamo pensare di essere. Persona è
femmina sul piano biologico-corporeo (il gesto istintuale) si tra- la maschera dell'attore.
sforma, mediante il simbolo, incanalando quella stessa energia L'atto riflessivo su noi stessi, accompagnato dall'ausilio dell'in-
erotica verso nuove forme di vita, di conoscenza, di "spazi men- conscio stimolato, ci restituisce anche ciò che di noi non amiamo
tali". Tra i fondamentali archetipi Jung cita: quello dell'Ombra, vedere. L'Ombra è quindi la figura negativa portatrice dei nostri
quello dell'Anima, quello del Vecchio Saggio. Essi sono le perso- limiti. Incontrarla, un po' ridicola e un po' minacciosa, significa
nificazioni di tappe fondamentali lungo il processo di individua- accettarla e, accettandola, permetterle di offrire quanto di prezio-
zione e ciascuno cela dietro di sé i successivi. Se le trasformazio- so racchiude in se stessa: non scordiamo che ogni simbolo è am-
ni e le relative dinamiche sono simbolicamente personificate, il bivalente e che ogni negativo è ponte verso un positivo e vicever-
processo, in quanto tale, della trasformazione è rappresentato da sa in un costante gioco dialettico. Additando il limite l'Ombra si
situazioni, luoghi, modi e mezzi tipici ("archetipi della trasfor- fa lanterna verso figure sempre più numinose e accade così che,
mazione") che simboleggiano la specie di trasformazione di cui attraverso di lei (figura con cui - è bene ricordare - si conviverà
si tratta. Caratteristica di questi, come di tutti i simboli, perso- tutta la vita stante l'infinita imperfezione e l'infinita perfettibilità
nificazioni e no, è la loro plurivocità, polivalenza, paradossalità dell'uomo), si faccia avanti l'archetipo dell'Anima. L'archetipo
(come lo spirito degli alchimisti che è giovane e vecchio insie- dell'Anima non rimanda a nessun concetto religioso di stampo
me), nonché "la loro pienezza di riferimenti che rende impossi- dogmatico. Essa rimanda a quanto di più vivo, spontaneo, aprio-
bile ogni univoca formulazione." Il processo simbolico -prose- ristico c'è nella psiche, nei suoi umori, reazioni, impulsi.
gue Jung - può essere rappresentato dalle immagini alchemiche, "È qualcosa che vive di per sé, che ci fa vivere; una vita dietro la
come pure dal sistema tantrico dei "chakra" e da altre ancora, ed coscienza, alla quale non può essere completamente integrata e
è "un'esperienza nell'immagine e dell'immagine". dalla quale, piuttosto emerge."
Il suo svolgimento presenta una struttura enantiodromica, ovvero L'immagine dell'Anima, sostiene Jung, è proiettata dagli uomini
"un ritmo negativo e positivo, di perdita e di guadagno, di luce sulle donne (mentre in queste ultime è l'immagine corrisponden-

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO CHE COS’È IL SOGNO

te, l'Animus, ad essere proiettata sugli uomini). L'Anima permet- Inferiore quando mostra per esempio la fissazione del sognatore
te l'accesso al mondo del trascendente, del metafisico e degli dei. a stati mentali remoti e allora lo spirito va a coincidere, in forma
"Tutto quel che l'Anima tocca diventa numinoso, cioè assoluto, di bambino, con l'Ombra infantile.
pericoloso, soggetto a tabù, magico (...) In quanto vuole la vita, "Il Vecchio Saggio appare nei sogni come mago, medico, sacer-
l'Anima vuole il bene e il male (...) crede nel bello e nel buono dote, maestro, professore, nonno (Grande Padre), o persona co-
(...) È occorsa una lunga differenziazione cristiana per chiarire munque autorevole. L'archetipo dello spirito in forma di uomo,
che il bene non è sempre bello e che il bello non è sempre buo- gnomo o animale, si presenta sempre in una situazione in cui
no (...) L'Anima è conservatrice e si attiene in modo esasperante perspicacia, intelligenza, senno, decisione, pianificazione ecc.,
all'umanità antica. Perciò appare spesso e volentieri in veste sto- sarebbero necessari, ma non possono provenire dai propri mezzi.
rica, dimostrando predilezione per la Grecia e l'Egitto". Il con- L'archetipo compensa questo stato di carenza spirituale con con-
fronto con l'Anima richiede molto più coraggio che il confronto tenuti capaci di colmare la lacuna."
con l'Ombra proprio perché qui si entra nel terreno proibito degli Esso ci giunge dall'inconscio. Già sappiamo che esso presenta
dei: si entra cioè in quei fatti psichici che fino ad or non è molto due facce: una volta al passato, all'istinto, al preistorico e pre-
furono, e ancora spesso sono, proiettati all'esterno. conscio; l'altra volta al futuro che esso sa anticipare in virtù della
Per il figlio è la madre personale il luogo della proiezione dell'A- "istintiva preparazione e disponibilità dei fattori che determinano
nima quale patrimonio di risorse spirituali e morali. Per l'uomo la sorte dell'uomo. Una conoscenza completa della struttura in-
antico era la dea o la strega. Per l'uomo medioevale l'Anima era conscia presente in ogni individuo fin dalla sua origine permette-
proiettata nella Regina del cielo e nella Madre Chiesa. Il primo rebbe di preannunciarne ampiamente il destino. (...)
momento dell'incontro con l'Anima è generalmente segnato dal Generalmente la coscienza pensa senza tenere in considerazione
suo lato elfico irrazionale ove saggezza e follia sono una cosa le precondizioni ancestrali e senza calcolare l'influsso di questo
sola. Essa sospinge la nostra vita in un'ondata di caos ove tutti i fattore a priori sul modo in cui si configura il destino. Se noi
nostri riferimenti, i nostri parametri crollano, ove la sconfitta del pensiamo in termini di anni, l'inconscio pensa e vive in termini
nostro Io è totale. di millenni. (...)
Pare necessaria una totale resa perché nuovi e più profondi livel- Processi e funzioni psichiche esistevano ben prima che vi fosse
li di significato, tramite appunto "l'archetipo del significato" (in una coscienza dell'Io. L'aver pensieri fu una realtà ben anteriore
figura di giovane-vecchio) emergano dietro l'archetipo dell'Ani- a quella in cui l'uomo poté dire sono consapevole di pensare".
ma (che di solito si presenta in figura giovanile) e del suo gioco L'inconscio ha a disposizione molti più dati della piccola e giova-
apparentemente crudele. L'archetipo del significato altro non è ne coscienza ed esso riesce quindi ad avere una visione più glo-
che quello del Vecchio Saggio: nel mito e nel folclore impersona bale ed integrata che gli permette di suggerire soluzioni sensate.
lo Spirito. Anch'esso ha natura dicotomica. Può mostrare il lato L'inconscio, che esisteva e "funzionava" già prima della coscien-
superiore o quello inferiore di se stesso. Superiore è quello che za, continua ora accanto ad essa, con o senza il suo appoggio e,
si fa, con spirito giovanneo, annunciatore del Sé, o anche più come per la coscienza "primitiva", anche per la nostra coscienza
semplicemente, è quello che porta ad un arricchimento di fattori "civilizzata" il rischio di "perdere l'anima" in virtù di possessioni,
spirituali in chi fin là li ha rimossi. fascinazioni, incantesimi, persiste ed anzi aumenta col crescente

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO CHE COS’È IL SOGNO

impallidire dei simboli trascendenti esteriorizzati che in passato


ci salvaguardavano dai movimenti dell'inconscio.
Il bisogno spirituale che quei simboli andavano a realizzare ora
non può essere più soddisfatto se non ritrovando quei simboli là
dove da sempre risiedono.
Ecco perché con Jung anche noi pensiamo che conoscere l'in-
conscio sia questione vitale perché oggi si tratta di esistere o non
esistere spiritualmente. E, per tutto quello che sappiamo, è da noi
stessi che potremo rinascere in un nuovo tipo di battesimo che
solo le oscure acque dell'inconscio possono permettere.

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO

Il viaggio dell’eroe

Gli eroi uccidono draghi, salvano fanciulle o vittime in pericolo,


e trovano i tesori. Alla fine del loro viaggio hanno raggiunto un
lieto fine al proprio viaggio, in cui la loro nuova verità rinnovatri-
ce diventa manifesta nella vita che ora vivono in comunione con
la loro nuova famiglia e con gli altri.
Questo modello mitico è valido per il nostro viaggio personale,
non appena torniamo da un viaggio ed entriamo in una nuova
fase della nostra vita, noi siamo immediatamente catapultati in
un nuovo tipo di viaggio; lo schema non è circolare ma a spirale.
Ogni volta che ci rimettiamo in viaggio lo facciamo ad un nuovo
livello e orniamo con un nuovo tesoro e capacità trasformative di
nuovo conio.
Il viaggio dell’eroe non è un progetto di auto-miglioramento ma
è un aiuto a trovare e onorare ciò che c’è di più autentico in noi.
Le ricompense dell’auto-scoperta sono notevoli.
Quando troviamo noi stessi, ogni cosa sembra andare al suo po-
sto. Riusciamo a vedere la nostra bellezza, la nostra intelligenza,
la nostra bontà. Riusciamo a usarle produttivamente e questo ci
appaga. Nel nostro viaggio siamo sostenuti da guide interiori o
archetipi, ciascuno dei quali rappresenta un particolare modo di
essere in viaggio. Gli archetipi ci accompagnano dagli albori del-
la storia umana. Poiché le guide sono in realtà archetipi e di con-

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO IL VIAGGIO DELL’EROE

seguenza risiedono sotto forma di energia all’interno della vita attraverso la sofferenza è compensata da un’iniziazione all’Eros,
psichica inconscia di tutti i popoli di ogni parte del mondo, esse all’Amante, via via che ci troviamo ad amare le persone, cause,
esistono tanto dentro che fuori dello spirito umano individuale. luoghi e lavoro. Questo amore è così forte che esige impegno,
Vivono in noi e noi viviamo in essi. Possiamo trovarli rivolgendo ed ecco che non siamo più liberi. Il tesoro che emerge da questo
l’attenzione all’interno(ai nostri sogni, fantasia e spesso anche incontro con la morte e l’amore è la nascita del vero sé.
azioni) o dirigendosi verso l’esterno(verso il mito, l’arte, la lette- Il Creatore ci aiuta a cominciare a esprimere questo sé nel mondo
ratura, la religione). Gli archetipi ci forniscono immagini dell’e- e ci prepara a ritornare al regno.
roe al nostro interno e oltre noi stessi. Il ritorno Quando torniamo, ci rendiamo conto che siamo Sovra-
ni del nostro regno. Ma possiamo essere sconcertati dalle condi-
zioni in cui lo troviamo. Con l’entrare in azione del Mago nella
nostra vita, ci iniziamo al risanamento e alla trasformazione di
noi stessi e degli altri, così che il regno può continuamente rinno-
varsi. Il Saggio ci aiuta a riconoscere qual è realmente la verità.
Nel momento in cui impariamo tanto ad accettare la nostra sog-
gettività che a liberarci dalla schiavitù delle illusioni e dei me-
schini desideri, diventiamo capaci di raggiungere una condizione
Gli stadi del viaggio
di distacco in cui possiamo essere liberi. Siamo pronti a questo
Il viaggio dell’eroe comprende 3 fasi fondamentali: la prepara- punto ad aprirci al Folle e a imparare a vivere gioiosamente l’at-
zione, il viaggio vero e proprio ed il ritorno. timo senza preoccuparci del domani.
La preparazione I primi 4 archetipi ci aiutano a prepararci al La natura “a spirale” del viaggio Lo schema del percorso so-
viaggio. Nell’Innocenza apprendiamo l’ottimismo e la fiducia. miglia ad una spirale: la fase finale del viaggio, riassunta nell’ar-
Quando facciamo esperienza della “caduta” diventiamo Orfani, chetipo del Folle, si riavvolge sul 1 archetipo, quello dell’inno-
delusi, abbandonati, traditi della vita. L’Orfano ci insegna che cente, ma ad un grado più alto che in precedenza. Questa volta
dobbiamo provvedere da soli e smettere di contare sugli altri per l’Innocente è più saggio rispetto alla vita.
la nostra tutela, ma l’Orfano si sente così disperatamente impo- Lungo il percorso a spirale, possiamo incontrare ciascun archeti-
tente che la sua migliore tecnica di sopravvivenza è quella di po molte volte e nel processo possiamo conquistare nuove doti a
associarsi agli altri per scambievole aiuto. livelli evolutivi più alti o più profondi.
Quando nella nostra vita entra il Guerriero, impariamo a porci
traguardi ed elaborare strategie che richiedono di sviluppare di-
sciplina e coraggio. Quando entra in funzione l’Angelo custode,
impariamo ad avere cura degli altri, e di noi stessi.
Il viaggio Mettendoci in viaggio ci troviamo presto a sperimen-
tare la privazione e la sofferenza, poiché il Distruttore ci toglie
molto che ci era sembrato essenziale per vivere. L’iniziazione

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO IL VIAGGIO DELL’EROE

Riconoscere le forme ombra delle guide Cercatore È il perfezionista.


Distruttore Comprende tutti i comportamenti autodistruttivi-di-
Gli eroi affrontano i draghi e questi possono essere di tanti tipi. pendenze, modi fare che insidiano la possibilità di rapporto, di
Le 12 teste del drago sono gli aspetti ombra di ciascun archetipo; riuscita della carriera, della carriera, di autostima, e tutti i com-
possono essere letali quanto i 7 peccati capitali, se non scopriamo portamenti, quali la violenza fisica e psichica che hanno effetti
il tesoro che ci nascondono. Molte volte quando sentiamo di star distruttivi sugli altri.
male è perché non riusciamo a uscire dall’espressione in forma Amante Comprende le sirene, i seduttori, i ninfomani e tutti
negativa di un archetipo. Per ritrovare la nostra forza dobbia- quelli che non sanno dire di no quando arriva la passione o, sono
mo scoprire quale archetipo ci ha posseduto e quindi rifiutarci totalmente distruttivi quando una relazione d’amore si chiude.
di subirlo. Quindi ciò che ci serve è procedere a esprimere il suo Creatore Si manifesta nell’ossessività, quando il creare signifi-
aspetto più positivo. ca immaginare tante possibilità che non si può lavorare appieno
nessuna. Una forma di questo è il lavoro.
Sovrano È’ il malvagio tiranno che insiste sul suo modo di fare
e bandisce gli elementi creativi dal regno per avere a tutti i costi
il controllo.
Mago Lo stregone malefico, che trasforma le scelte positive in
I lati ombra degli archetipi
negative. Ci applichiamo a questa sorta di magia nera tutte le
Innocente Si manifesta in una capacità di diniego che impedisce volte che sminuiamo noi stessi o un altro, o riduciamo le scelte e
di riconoscere cosa sta realmente succedendo. È possibile che le possibilità. Col risultato di una diminuzione di autostima.
state facendo del male a voi stessi e agli altri, ma non lo ammet- Saggio Il giudice impietoso, freddo razionale, senza cuore, dog-
terete. matico e spesso solenne, che valuta noi e gli altri e decreta che
Orfano È la vittima, che da’ agli altri la colpa della propria in- non siamo bravi abbastanza.
capacità, irresponsabilità e persino del proprio comportamento Folle Il ghiottone, il libertino totalmente definito dagli istinti e
rapace e si aspetta dalla vita l’esenzione e un trattamento speciale le voglie del corpo e privo di qualsiasi senso di dignità o di au-
in virtù dei torti che ha subito. to-contro. Gli archetipi associati allo sviluppo dell’io ci aiutano
Guerriero È il cattivo che usa la qualità del guerriero a proprio a imparare ad assumerci la responsabilità della nostra vita e a
vantaggio senza preoccuparsi della morale, dell’etica o del bene fondare le componenti essenziali della coscienza dell’io.
della collettività. Si riconosce anche nella tendenza a stare conti- L’innocente ci aiuta a crearci una persona, la maschera che in-
nuamente all’erta e percepire ogni cosa che accade come un’of- dossiamo nel mondo, la nostra personalità, il nostro ruolo socia-
fesa, una minaccia o una sfida da affrontare. le. Il nostro innocente vuol essere amato ed essere parte delle
Angelo custode È il martire che soffre, che controlla gli altri cose, vuole che siamo socialmente accettabili, che ci inseriamo,
facendoli sentire colpevoli; si manifesta in tutti i comportamenti che gli altri ci vogliano bene e siano fieri di noi.
ricattatori e fagocitanti in cui l’individuo usa la propria funzione Orfano una volta che l’innocente ha scelto la persona, l’orfano
di cura e di protezione per dominare o soffocare gli altri. interno, che mira alla sopravvivenza ed è abbastanza cinico, si

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO IL VIAGGIO DELL’EROE

impadronisce della situazione e vede quali delle nostre qualità attraverso il mito, il simbolo, il canto, l’arte, la letteratura, il ri-
dovranno essere sacrificate o diventare clandestine per soddisfa- tuale. Il viaggio dell’eroe è un’iniziazione alle realtà del viaggio
re alla nuova immagine. Ad esempio un bambino che sceglie un spirituale.
modo d’essere conformista dovrà sacrificare la sua vitalità. Esso richiede che instauriamo e quindi abbandoniamo il control-
L’orfano cerca di proteggerci dal rischio di essere abbandonati, lo sulla nostra vita, che mettiamo da parte il nostro dolore davanti
feriti schiacciati. alla morte per sperimentare la totalità della vita.
Il guerriero L’es è la parte della psiche caratterizzata dalla vita Per fare questo dobbiamo ampliare l’angusta visione del nostro
istintuale indifferenziata. In essa risiedono i nostri istinti e le no- Io. Dobbiamo lasciar andare il sentimento, la sicurezza, la stes-
stre passioni più elementari, e da essa viene tutto il desiderio. sa nostra preoccupazione per la sicurezza fisica, l’efficienza e la
L’io si separa dall'es e lavora per tenerlo sotto controllo. L’io me- virtù. Il viaggio esige che mettiamo tutti questi interessi da parte
dia fra l’es e il mondo esterno, provvedendo a un certo controllo e vediamo la verità dello spirito: l’essenza della vita è mistero.
razionale per mettere a fuoco e imbrigliare le pulsioni dell’es. Il La verità dello spirito non deve necessariamente avere un senso
guerriero collabora a questo compito. Agisce anche al servizio dal punto di vista razionale dell’io. È bene essere ricchi sani e
del Super io per soffocare o punire le tendenze che vede come saggi, ma ciò che ci rende vivi e reali è viaggiare nei misteri
immorali, autodistruttive o dannose agli altri. centrali della vita, dove impariamo a conoscere la frantumazione,
L’angelo custode(2) si associa agli aspetti più gentili del super io la morte, la dissoluzione, il sesso, la passione e l’estasi, e ve-
e ci aiuta a sviluppare il senso della moralità e della premura per diamo la bellezza di tutto questo. Prive dello spirito ci sentiamo
gli altri. L’abilità dell’angelo custode a sacrificare il bene indivi- automi, facciamo i movimenti giusti, ma è un movimento senza
duale per quello generale e la capacità di educare e confortare gli significato. Possiamo addirittura passare attraverso molte delle
latri sono essenziali per sviluppare una psiche in cui ci sia spazio esperienze della iniziazione, ma siamo totalmente tagliati fuori
tanto per l’io che per lo spirito. dal nostro spirito che non ci accade nulla e non subiamo alcuna
Lo spirito È la parte della nostra psiche che ci collega con l’eter- trasformazione.
no e ci fa sentire che la nostra vita ha un valore e un senso. L’iniziazione comincia nell’infanzia con le nostre prime espe-
Alcune culture hanno creato particolari esperienze di iniziazione rienze di confusione, sofferenza, intenso amore, intenso deside-
ai sacri misteri dello rio e frustrazione. Esempio: Pinocchio…la sete che si prova è
Spirito. I grandi culti misterici del periodo ellenistico in Grecia, quella di un’esperienza più autentica.
Siria, Egitto e Persia erano iniziazioni segrete intese ad aiutare L’accesso ai misteri, attraverso la terapia analitica o il misticismo
l’individuo a liberarsi dalla realtà comunemente accettata per ve- o con l’esperienza diretta dell’amore e della morte nella propria
dere e udire le antiche verità spirituali. Scopo dell’iniziazione è esistenza equivale a imparare ad accettare e amare la vita nel
aiutarci a riconoscere il senso razionale e profondo che nella no- corpo e su questa terra. Il corpo è l’espressione dello spirito ed il
stra vita ha l’esperienza in essa simboleggiata. I non iniziati fan- nostro spirito ha bisogno del corpo perché possiamo partecipare
no anch’essi esperienza dello spirito, ma mancano di riconoscere al ciclo del nascere e morire cosmico e in tal modo divenire più
il significato e il potere. L’iniziazione rende quelle esperienze pienamente il nostro Sé.
coscienti, non nel linguaggio dell’Io ma in quello dello Spirito: Quando lasciamo andare tutto ciò che nella nostra vita e della

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO IL VIAGGIO DELL’EROE

nostra coscienza deve morire e ci apriamo a ciò che deve nascere, bra negativa, i sé potenziali che abbiamo rimosso. Essendo stati
impariamo a provare lo stupore e il timor sacro che la volontaria odiati, soffocati, rinchiusi e detestati, questi non hanno avuto la
partecipazione a questo ciclo cosmico può portare. possibilità di svilupparsi e crescere e sono diventati contorti e
Per ogni esperienza iniziatica è essenziale un mutamento di pro- maligni nella loro espressione. Jung spiega che l’Ombra permet-
spettiva, dobbiamo imparare a vedere, udire e pensare in modi te uno sfogo all’inconscio.
che ci rendano accessibili nuovi livelli di esperienza. L’assumerci la responsabilità della nostra propria Ombra ci dà
A volte è una nuova intuizione profonda, che sale su dall’interno, accesso alle grandi ricchezze del mondo inferiore. È questa la
e si esprime in un sogno o in esperienze di veglia, esperienze di ragione per cui il mondo sotterraneo è spesso raffigurato come
liberazione o di riconoscimento. Altre volte ci arriva attraverso ripieno di splendide gemme e tesori custoditi da enormi mostri.
la sincronicità, quando un amico, un libro, una lettera…o può ve- Ogni eroe sa che non si può raggiungere il tesoro se non si è di-
nirci attraverso il linguaggio della natura o attraverso un simbolo. sposti ad affrontare il drago. La prima volta che facciamo questo,
Il linguaggio dello Spirito appartiene all’emisfero destro del cer- vi perveniamo in quanto guerrieri, convinti che il drago sia fuori
vello, è metaforico narrativo, paradossale, del tutto diverso dal di noi. Lo uccidiamo e conquistiamo il tesoro e la forza dell’io.
linguaggio dell’Io che appartiene all’emisfero sinistro, logico, La volta seguente che ci confrontiamo col drago riconosciamo
dualistico discorsivo. che il drago siamo noi stessi e otteniamo di accedere ai tesori del
I 4 archetipi più attivi verso l’autenticità – il cercatore, il distrut- nostro Spirito.
tore, l’amante, il creatore – parlavano all’umanità attraverso gli Il realtà, l’Ombra è una forma benigna del distruttore anche se il
antichi culti misterici e attraverso l’alchimia e parlano a noi oggi suo erompere nella psiche può essere terrificante; una volta inte-
attraverso la psicoanalisi e altri processi che ci collegano al no- grata e quindi trasformata, ci gratifica sempre di un grande dono.
stro profondo. Essi ci aiutano a sperimentare il senso e l’autenti- L’amante archetipo interiore dell’amante si trova nell’energia
cità della nostra vita. della vitalità a livello erotico, simboleggiata dall’accoppiamento
Cercatore insegue la trasformazione e l’illuminazione, ma ini- del dio e della dea interiori. È stato spesso fatto un collegamento
zialmente è fortemente condizionato dal processo pensante fra il matrimonio, l’unità psicologica e la natura del cosmo. Sim-
dell’io. La ricerca è nel trascendere la nostra pura e semplice bolo di questo sono le nozze sacre che originano il Sé.
umanità. Questa è la chiamata dell’elemento divino, in avanti e Jung ha insegnato che il nostro ingresso nel mondo dello spiri-
verso l’alto, una costante sfida al miglioramento di sé. L’inizia- to avviene attraverso l’integrazione nella psiche dell’elemento
zione alla fine ci chiede di rinunciare ad ascendere, in modo da sessuale opposto, per gli uomini questo è l’anima, per le donne
poter discendere nelle profondità dello Spirito e nella verità dello l’animus.
Spirito. Il viaggio del cercatore richiede il coraggio di spezzare le Possiamo riconoscere questa figura psichica in una quantità di
dipendenze e di fare un salto nell’ignoto. Il cercatore in ciascuno modi: l’anima o l’animus emerge spesso nei nostri sogni, appare
di noi ci spinge a esplorare ciò che ci fa paura, così che sfidando spesso nelle nostre espressioni artistiche e ci troviamo ad essere
l’ignoto noi stessi ci possiamo trasformare. attratti da uomini o donne reali che incarnano le qualità del no-
Il distruttore nei nostri viaggi interiori possiamo all’inizio fare stro animus e della nostra anima interiori.
esperienza del distruttore all’interno della psiche come dell’Om- Quantunque le nozze sacre fra il dio e la dea non appartengano

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO IL VIAGGIO DELL’EROE

più al simbolismo delle più importanti religioni occidentali, re- Il sè: esprimere se stessi e il mondo
stano una realtà della vita psichica.
Le nozze sacre all’interno della psiche sono variamente imma- Il sé è un’espressione di completezza, il viaggio ha avuto termi-
ginate come l’unione di attributi psicologici opposti: maschio e ne, il tesoro è stato conquistato e il regno, la propria vita, viene
femmina, spirito e materia, conscio e inconscio. L’unificazione di trasformato sulla base del nuovo principio ordinatore.
ciascuna di queste polarità – che arriva nel momento in cui siamo Diventiamo Re e Regine del nostro regno, e nella misura in cui
capaci di sentimento redentivi, di amore-compassione (agape) siamo fedeli al nostro sé interiore, le zone di deserto della nostra
non soltanto per l’altro ma anche per noi stessi – si manifesta in vita iniziano a fiorire.
una più profonda e più unificata esperienza del sé, caratterizzata Il sovrano spesso si tiene stretto a idee antiquate rispetto al modo
da sempre maggiori intensità e completezza. di fare le cose e persino rispetto alla propria identità. Ma il viag-
Il creatore questo archetipo ci aiuta a risvegliare il seme sepolto gio dell’eroe è a spirale, non procede in linea retta: occorre che
nel profondo della nostra più autentica identità. Esso preside al egli continui a viaggiare per rinnovare se stesso e il suo regno.
processo del generare la nostra vita. Fa parte di ciò che chiamia- Il sovrano che resta attaccato troppo a lungo alla vecchia realtà
mo la nostra immaginazione e fornisce una direzione ai nostri diventa malvagio e tiranno, che soffoca la vitalità del regno o
sforzi immaginativi. Senza immaginazione, non possiamo crear- della psiche individuale. Per evitare questo dobbiamo una volta
ci una vita, senza il senso del vero Sé, la nostra immaginazione ancora sacrificare il vecchio sovrano e permettere al nuovo eroe
non ha fuoco su cui concentrarsi. Crea tanti progetti e tante idee, di governare al suo posto, così che il regno sia vitale e ricco.
ma questi sono sparsi e disgregati e in definitiva insoddisfacenti.
Houston chiama questo seme la “entelechia”, ponendo l’accento
non sulla sua identità cosmica, ma sulla missione vitale segreta
e unica di ciascun individuo. Il legame con “entelechia” ha sem-
pre contraddistinto i grandi personaggi della storia, che fossero Il sè e l’equilibrio interiore
artisti, musicisti, scienziati, essi hanno il senso dell’autenticità e
dell’unicità della loro missione. Collegarci col nostro spirito si- Alcuni sovrani avevano un mago, un saggio ed un folle.
gnifica entrare in contatto al livello più profondo con l’ entelechia Le figure tradizionali della corte mantenevano l’equilibrio nel
il nostro destino individuale- così da realizzare vivendo il nostro regno.
proprio compito e portare al pianeta il nostro contributo. Ciascuna ha il suo tipo di legame col regno del trans-personale.
Ciascuna è androgina. E al tempo stesso ciascuna integra le altre,
creando un intero maggiore della somma delle sue parti.
Il sovrano è associato alla creazione dell’integrità e dell’ordine
psicologici. Meta del sovrano per la psiche è creare un sé indivi-
duale, unificato, che si manifesti in tutta la sua pienezza.
Il sovrano è il direttore generale che provvede all’ordine della
psiche, è anche l’io rieducato che, ai suoi livelli più alti, non ha

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO IL VIAGGIO DELL’EROE

bisogno di proteggere la psiche dallo spirito. Se il nostro sovrano bisogno di un certo tempo per girare ed esplorare il mondo, al
è a un alto livello di evoluzione assicurerà che ciascuna delle solo fine di rispondere alla sua sete di sensazioni ed esperienze
vostre voci interiori, e tutti gli archetipi attivi nella nostra vita, e di scoprire chi è, che cosa gli piace e che cosa No. Senza di
abbiano la possibilità di parlare e farsi udire. questo non avremmo mai un vero senso d’identità.
Il mago è l’elemento che può continuamente guarire e trasforma- L’energia del briccone dovrebbe essere controllata ed incanalata,
re il sé quando l’ordine diventa troppo rigido. ma non dovrebbe mai essere totalmente soffocata.
Opera all’interno della psiche come agente di rinnovamento e ri- In vecchiaia, il folle ci insegna a lasciar andare il bisogno di pote-
generazione per se stessi e per gli altri. È la parte della psiche che re e di traguardi e di conquiste e a vivere ogni giorno come viene.
può integrare l’ombra e trasformarla in energia inutile. Il mago è È ciò che proviamo ogni volta che nella vita la coscienza della
l’alchimista interiore capace di tramutare le emozioni e i pensieri mortalità ci porta ad assaporare il singolo momento che viviamo
inferiori in emozioni e pensieri più evoluti, di aiutarci ad operare come prezioso in sé.
nuovi modelli di comportamento e a trasformare i comportamen-
ti elementari in altri più raffinati e rispondenti alle situazioni.
Il saggio è la parte della psiche che è abituata a meditare. Osserva
i nostri pensieri e le nostre emozioni ma è al di là di entrambi.
Il saggio ci aiuta a fronteggiare la nuda realtà della nostra vita e
a trascendere la nostra piccola identità per fonderci con le verità Innocente
cosmiche.
Traguardo: restare al sicuro.
Il folle è l’elemento della psiche che rappresenta la molteplicità
Paura: di essere abbandonato.
della coscienza. È il responsabile dei lapsus freudiani e di altre
Risposta al drago: problema lo nega e cerca di essere salvato.
indicazioni del fatto che ciò che la mente cosciente pensa di vo-
Compito: fedeltà.
lere non è l’intera realtà. Il folle ci insegna che noi esprimiamo
Dono: fiducia, ottimismo lealtà.
sempre i nostri sé nel mondo e non l’unico sé. L’importante per
L’innocente è la parte do noi che crede nella vita, in noi stessi e
il folle è esprimere tutti i propri diversi sé perché ciò è piacevole.
negli altri. È la parte che possiede la fede e la speranza, anche
Questo archetipo ci fornisce quindi l spazio per esprimere i nostri
quando in apparenza le cose sembrano impossibili. È la parte di
sé nel mondo, non tanto per trasformare il mondo, quanto per
noi che continua a credere in ciò per cui spera.
dare espressione al nostro essere.
In tute le sue versioni, il viaggio dell’innocente ha inizio in una
Il folle non si lascia mai realmente condizionare della società
sorta di utopia, un ambiente sicuro, sereno e pieno d’amore.
convenzionale, ma impara le regole di quella società e il modo
D’improvviso veniamo scaraventati fuori da quell’ambiente ed
di giocarci positivamente. Quest’abilità comprende l’interpretare
entriamo in un mondo in ci veniamo giudicati, in cui si fanno in-
un ruolo sociale conveniente senza identificarsi con esso.
giuste discriminazioni, in cui dominiamo il conflitto e la violenza
Il folle che si concede il tempo di sapere che cosa vuole, pensa e
e le illusioni vengono infrante.
sente può cambiare ruolo col mutare di situazioni e circostanze
L’innocente che è in ognuno di noi, sa che se quel giardino sicuro
senza soffrire di crisi d’identità. Il briccone in ognuno di noi ha

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO IL VIAGGIO DELL’EROE

è stato possibile da qualche parte in un qualche parte in un qual- blemi che lo riguardano. Gli innocenti che di frequente si sentono
che tempo, anche se personalmente non ricordiamo di averne mai individui privilegiati possono possedere un certo carisma. Sono
fatto esperienza e dunque gli resta la memoria originaria di una convinti che la loro bontà gli assicuri la protezione dei loro simili
vita migliore di quell’attuale. L’eroe spesso comincia come l’in- e dell’universo. Per quanto siano di una bontà angelica raramente
nocente ma spesso diventa un orfano, un emarginato o straniero si prendono la propria parte di responsabilità nella vita.
in terra straniera. La vita adulta dell’innocente non va perché non cresce mai real-
La ricerca è motivata dal desiderio di ritrovare i propri genitori. mente. Quando il nostro innocente interiore si rende conto che
“Se non diverrete come bambini non entrerete mai nel regno dei l’altro non vuole quello che vuole lui e che i suoi desideri pos-
cieli” – come diceva Cristo – è questa capacità di fede che ci con- sono essere frustati di regola oscilla fra le manifestazioni di una
sente di tenerci stretti ai nostri sogni, alle speranze e alle nostre rabbia infantile e il tentativo di utilizzare tutto il proprio fascino
visioni anche quando le cose sembrano disperate e di renderli in per ottenere ciò che vuole la volta seguente.
questo modo fruibili.
A livello ideale quando cominciamo a impegnarci in una nuova
impresa noi lo facciamo con una sorta di innocenza e cioè in uno
spirito di ottimismo di apertura e di entusiasmo.
L’orfano
Traguardo: ritrovare la sicurezza.
Paura: di essere sfruttato.
Risposta al problema: impotenza, desiderio d’essere salvato.
Il lato ombra dell’innocenza Compito: analizzare a fondo il dolore e la delusione ed essere
L’innocente tende a proteggere lo stato innocente della fiducia e aperto a ricevere aiuto dagli altri.
dell’ottimismo e di conseguenza rifiuta la caduta. Dono: empatia, interdipendenza, realismo.
Facendo questo però può aprire la porta all’innocente ombra. L’archetipo dell’orfano all’interno di ciascuno di noi è attivato
Ad esempio all’attaccamento patologico all’innocenza e al rifiu- da tutte le esperienze in cui il nostro bambino interno si sente
to della caduta possono addirittura collegarsi le turbe relative al trascurato, abbandonato, tradito e deluso.
rapporto col cibo. Quando nella nostra vita domina l’orfano, il mondo sembra un
L’innocente incline al diniego non vuole vedere che il genitore, posto senza speranza. Siamo stati abbandonati da qualsiasi figura
l’insegnante, la persona che ama non merita fiducia. Per questo paterna potesse salvarci e rimaniamo in una terra abitata da due
motivo, il nostro innocente interno continua a mettersi nelle stes- soli tipi di persone: i deboli che soccombono e i forti che ignora-
se situazioni umilianti e a farsi offendere e maltrattare una volta no o abusano dei deboli.
dopo l’altra. L’esperienza emotiva della vita tipica dell’orfano è quella di un
L’innocente può anche voler ignorare il significato delle sue azio- bambino che piange nel suo lettino, sapendo che nessuno verrà.
ni ed evitare di assumersi la sua parte di responsabilità nei pro- Alla fine, il bambino smette di piangere ma la penna e la so-
litudine interne non se ne vanno. A volte gli orfani si sentono

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come esuli. Quando gli innocenti Adamo ed Eva sono scacciati nati, begli abiti. L’autostima di certi orfani è talmente menomata
dal paradiso, Dio promette loro la redenzione attraverso la fede e che è difficile per loro progredire in un campo qualsiasi-scuola,
la perseveranza nelle difficoltà. Altri personaggi colpevoli sono sport, lavoro, psicoterapia, cammino spirituale.
scacciati come orfani: Caino, Ismaele, Lucifero. Ogni minimo fallimento appare un segno della loro inadegua-
Il fato di tali orfani è d’essere banditi in eterno dall’Eden, la terra tezza e si crolla o si proietta la colpa sugli altri. Chi appartiene a
natia, o lo stesso paradiso. Quando in noi l’orfano è forte vedia- questa categoria ha bisogno di amore, sostegno e aiuto per uscire
mo le magagne di autorità e istituzioni e i danni che producono fuori dalla sua immobilità. Spesso questo sostegno viene all’ini-
in noi e negli altri. Siamo critici, ma in un primo momento ci zio da una singola persona, ma idealmente comprende anche il
sentiamo impotenti a fare una cosa qualsiasi. Possiamo solo sen- sostegno degli altri non appena sia disponibile.
tirci alienati. Alla fine l’orfano impara il potere dell’affrontare la Senza l’aiuto l’orfano può soccombere al cinismo, che diventa
propria frustrazione e i propri limiti e del provare fino in fondo la una scusa per un comportamento immorale, insensibile o crimi-
sofferenza che gli causano. nale, che l’orfano può giustificare scaricandone la colpa sulla pri-
Questo lo rende libero di collaborare alla creazione di un mondo ma infanzia, sulla società o sul tono generale dei tempi.
migliore, quel mondo che si dice solo gli orfani uniti possono co-
struire. Avendo perso fiducia nell’autorità, l’orfano tende anche
fortemente ad associarsi coi coetanei e spesso è pronto a sacrifi-
care ogni senso della propria individualità separata per apparte-
nere al gruppo.
Quando si ritorce contro di noi l’orfanità è andata troppo oltre. Il guerriero
Molte persone mostrano pochi segni esteriori del loro proprio Traguardo: vincere, farsi strada, cambiare le cose attraverso la lotta.
organizzarsi poiché la gente che vive secondo un falso sé è di re- Paura: la debolezza, l’impotenza, l’inettitudine.
gola conformista e perfettamente integrata. Spesso sembra fatta Risposta al drago: ucciderlo, sconfiggerlo o convertirlo.
in serie e priva di spessore o addirittura un po’ nevrotica, ma la Compito: affermare l’ideale.
condizione è così comune che non sembra allarmante né tanto Dono: coraggio, disciplina, abilità.
meno patologica. Il guerriero dentro di noi ci chiama a essere coraggiosi, integri
Queste persone mancano del minimo senso d’identità, non è raro e forti, capaci di fissarci delle mete e di raggiungerle, capaci di
che provino una sensazione di vuoto all’altezza del plesso solare. combattere per noi stessi e per gli altri.
Queste persone quando si guardano dentro temono di non trova- I guerrieri vivono, e quando serve combattono, per le proprie
re nulla o temono i mostri interiori-ombre, di conseguenza non idee e valori, anche quando questo costa molto in termini econo-
chiedono aiuto a meno che la situazione non precipiti. mici e sociali. Il mito del guerriero ci dice come il coraggio e la
Nei casi peggiori possono diventare talmente cinici da non pro- lotta dell’uomo possano vincere il male.
vare neppure più piacere o a conquistarsi gli amici e a esercitare Esso è racchiuso in forma simbolica in tutte le storie dei grandi
un certo influsso sugli altri, contentandosi semplicemente delle guerrieri che affrontano il drago, il malvagio tiranno, le forze del
gratificazioni che trovano: quella del comprare oggetti, cibi raffi- male o le circostanze avverse, e nel fare questo salvano non sol-

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tanto se stessi ma gli altri, in particolare quelli più deboli di loro. spesso si ritrarrà in sé per un bel po’, per leccarsi le ferite, curarsi
Certi guerrieri non riescono a vedere il mondo da altre prospetti- e tornare nel mondo.
ve che la propria. I bravi G. cercano di controllare la zona della battaglia e di non
Per loro il mondo è fatto di eroi, cattivi e vittime da salvare. combattere fin quando non sono pronti da avere buone possibilità
Appartengono a questa categoria gli educatori che sostengono di vittoria. Dedicare un certo all’addestramento di base e costru-
la competizione come l’unico modo per ottenere che gli allievi irsi un piano di battaglia vuol dire solo essere accorti. Durante
studino, i medici che combattono la malattia anche se questo fa questo tempo di preparazione, si impara l’autodisciplina e l’abi-
sentire al paziente il proprio corpo come un campo di battaglia, lità del G. di classe nel controllo dei propri impulsi e sentimenti.
gli uomini di affari che non badano alla salute e alla vita familiare Ma alla fine si deve combattere e per quello ci vuole coraggio. Ci
pur di poter firmare l’importante contratto. sono persone che iniziano a combattere dalla nascita. Lottano coi
L’aspetto negativo dell’archetipo è la convinzione che non va fratelli, coi genitori, con gli amici e così facendo affinano le ca-
bene essere semplicemente umani. Dobbiamo provare che siamo pacità. Col tempo possono imparare a smussarne un po’ il taglio,
meglio degli altri. Il guerriero vuol essere il migliore e l’afferma- per scoprire che l’arte del G. non è lottare per lottare, ma nell’a-
re il potere comporta sempre dei rischi, non ultimi i rischi morali. vere la saggezza e il coraggio di sapere dove e quando lottare.
Il problema dell’archetipo del guerriero oggi è che tanti non sono Alla fine il G. capace impara che per influenzare il proprio am-
affatto tali. Sono orfani, che placano il loro senso di mancanza di biente in un modo che in definitiva gli dà quello che vuole, deve
potere cercando di controllare gli altri. sapere che cosa vuole ed essere pronto a combattere per averlo.
Il guerriero ai suoi inizi ha fondamentalmente due tipi di difesa: Forse la cosa più importante che si impara nell’educarsi all’affer-
la segretezza e la ritirata strategica. mazione è avere la chiara percezione di ciò che si vuole ottenere
La segretezza è una sorta di camuffamento. Chi potrebbe attac- e saperlo dire agli altri in una maniera chiara e rispettosa.
care il nostro nuovo interesse, la nostra nuova idea, il nostro na- Non si tratta sempre di dire la propria verità. Molte volte non
scente senso del sé, non può farlo, perché nessuno sa nulla. abbiamo bisogno di dirla a nessuno. Dobbiamo solo avere ben
Il buon G. sa che non si dovrebbe mai entrare in guerra se non si è chiaro ciò che vogliamo, agire in base a quella conoscenza, e
preparati abbastanza. Ciò significa non voler sollevare questioni tenere assolutamente gli occhi fissi sulla meta.
che potrebbero provocare un conflitto con l’altro, fin quando non Per il G. arrivato al grado più alto, la vera guerra è sempre con-
ci si fida abbastanza del rapporto da pensare di poter correre il tro i nemici interiori, l’accidia, il cinismo, la disperazione, l’irre-
rischio della separazione e fin quando non sia abbastanza protetti sponsabilità ed il diniego. È il coraggio di affrontare i draghi in-
da poter combattere. La ritirata strategica è una questione di buon teriori quello che in ultima analisi ci permette di affrontare quelli
senso. Quando è sopraffatto da una forza superiore, il G. si ritira esteriori con intelligenza, autodisciplina e saggezza.
e prende tempo per ricostituire le forze. Il costo della lotta può essere altissimo, perché il mondo è spesso
Si tratta del bambino che inizia a separarsi dai genitori, dell’ado- un posto duro. È importante essere abbastanza duri non solo per
lescente che prova a staccarsi dal gruppo dei coetanei, dell’adulto resistere, ma anche per scegliere le battaglie giuste. I G. maturi
che scopre di essere diverso da amici, colleghi, collaboratori, se non devono combattere per ogni cosa. Si scelgono con cura le
la risposta da parte degli altri è negativa e punitiva, l’individuo cause per cui battersi. Il G. si pone un traguardo ed escogita stra-

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tegie per raggiungerlo. Cercano di convincere gli altri a sostenere ciascuno do noi: la madre terra ci fornisce ciò di cui abbiamo
le loro battaglie. Comprendono la politica di un’organizzazione e bisogno. Nella cabala, che è un testo mistico ebraico, l’albero
in che modo assicurarsi il sostegno alla propria causa. Riescono della vita è il simbolo del sostentamento spirituale e il nutrimento
a evitare il voto o la decisione definitiva finché non sono certi e il cibo che fornisce la sapienza non il pane.
di poter contare sul consenso di cui hanno bisogno. Arrivano al Questo significato del simbolo richiama anche l’albero della vita
combattimento vero solo come ultima risorsa, dopo aver valutato del paradiso terrestre, nella sua versione di albero della cono-
ogni altra possibilità. scenza del bene e del male.
Un vero G. incute sempre rispetto per la sua forza e per la sua Con la fortunata caduta nel momento in cui scelgono la cono-
acuta valutazione di persone e situazioni, che lo porta a com- scenza rispetto all’innocenza, Adamo ed Eva si aprono a ricevere
battere quando occorre combattere e a cercare un compromesso la vita in tutta la sua pienezza, col suo piacere e dolore. L’albero
creativo quando questo è possibile. della vita è anche l’albero della Bodhi, sotto cui sedeva Buddha
Il vero G. può preferire la pace, ma non ha paura della guerra. quando ricevette l’illuminazione. In seguito lo stesso albero mi-
Il G. si trova più a suo agio in un universo in cui le regole del stico appare nella forma del crocifisso che allude alla caratteristi-
bene e del male sono semplici e chiare, ed è facile sapere chi e ca di martire dell’angelo custode in genere.
che cosa è giusto. Quello dell’a.C. è il più alto di tutti gli archetipi associati allo svi-
Ma il mondo non è fatto così. Essere G. oggi richiede integrità luppo dell’io, permette inoltre il passaggio dagli interessi dell’io
all’interno di un universo moralmente complesso e ambiguo. a quelli dello spirito.
Ai livelli superiori, gli angeli custodi sanno chi sono e che cosa
vogliono, ma la loro compassione è ancora più grande del loro
interesse a se stessi. Si dedicano agli altri non perché essi stessi
valgano, ma perché quell’agire è l’espressione più alta di tale
valore. L’amore al loro interno è ancora più forte dell’istinto di
sopravvivenza. L’angelo custode è l’archetipo della generosità.
L’angelo custode L’ a.C. ha in sé per sua natura un lato negativo. Un’espressione di
questo lato è il soffocatore, la parte che vuole mantenere all’infi-
Traguardo: aiutare gli altri, trasformare positivamente il mondo nito lo stato simbiotico madre-bambino. In effetti, l’accudimento
attraverso il sacrificio e l’amore. può essere un modo in cui la madre o il padre archetipico divora
Paura: egoismo, ingratitudine. il nuovo e fragile sé che cresce, per cercare di renderlo o di man-
Risposta al drago: pendersi cura del drago o di quelli a cui esso nuoce. tenerlo parte di sé. Sia gli uomini che le donne usano gli altri per
Compito: dare senza menomare se stessi o gli altri. sentirsi interi, e lo fanno del tutto inconsapevolmente.
Dono: compassione, generosità. Ad esempio, le madri che hanno sacrificato la propria vita, viven-
Un simbolo dell’angelo custode è l’albero della vita, che conti- do solo per il marito e i figli, spesso vivono vicariamente attra-
nuamente ci nutre e ci sostiene. Questo antico simbolo rappre- verso loro. Ciò vuol dire che marito e figli sono spesso manovrati
senta l’abbondanza, la promessa che ci sarà quanto basta per o forzati a fare ciò che l’angelo custode vorrebbe fare, e a vivere

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la sua vita non vissuta. I padri angeli custodi che sacrificano la trascurato. Gli manifesta affetto incondizionato, qualunque cosa
ricerca di sé sono inclini a realizzare vicariamente attraverso i faccia. È quella parte di noi che ci suggerisce di fare un bagno
propri figli e a chiedere similmente a questi di vivere i propri caldo o di andare a letto con un bel libro. Ci aiuta anche a capire
sogni non vissuti o di restare ciecamente fedeli ai valori e alle il modo di gestire meglio le situazioni difficili, così da non risen-
regole proprie. tirne tanto la prossima volta.
Tanto gli uomini che donne portano spesso i loro bisogni emotivi La grande lezione di questo archetipo è di essere pronto a dare
nella relazione, pretendendo che la persona che amano riempia il pienamente e completamente ciò che è suo compito dare, ma
loro vuoto. In questo caso la donna spesso rivela questa tendenza anche di sviluppare l’auto-conoscenza superiore necessaria per
col desiderio di condividere tutto e di fare tutto insieme e di ri- riconoscere i propri limiti e le priorità.
vivere col proprio compagno l’originaria simbiosi con la madre. È questa stessa capacità di dire no, se è il caso, perfino alla mi-
Si aspetta inoltre che l’uomo interpreti anche il ruolo di padre, gliore delle cause, che permette infine all’angelo custode di dire
in qualche caso mantenendola finanziariamente, ma comunque no alle richieste dell’io se sono in contrasto con lo spirito.
proteggendola dalle difficoltà. Se lui non si presta a dedicarsi a
lei in questi termini, va in crisi e si dispera e lui da bravo angelo,
risponde consolandola e accudendola.
L’uomo che guarda la donna per rimediare alle proprie carenze a
livello emotivo può sentirsi al tempo stesso minacciato dall’inti-
mità e in particolare da ogni accenno di simbiosi.
Vuole mantenere la propria libertà e insieme si aspetta che la Il cercatore
donna sia sempre lì ai suoi comodi. Vuole poter andare e venire
Traguardo: ricerca di una vita o di un modo d’essere migliore.
e prendersi tutto quello che può a livello di relazioni sessuali e
Paura: il conformismo, la prigionia
affettive, ma se la donna non si mostra disponibile, si ritrae, tiene
Risposta al drago-problema: lasciarlo, fuggire, liberarsene.
il broncio e minaccia di abbandonarla, finché lei non fa vedere
Compito: essere fedele a una verità più profonda o più alta.
che s’è pentita. Un’altra versione dell’angelo custode è il martire
Dono: ambizione, autonomia.
sofferente, il tipo di donna o di uomo che ha l’impressione di dare
Il C. è alla ricerca di un futuro migliore o di un mondo più perfet-
sempre agli altri e di non ricevere mai niente in cambio.
to. L’invito alla ricerca può arrivare a qualsiasi età, ma è più chia-
Di regola, il martire o ha difficoltà a ricevere o ha una scarsa
ro e distinto nella tarda adolescenza e all’inizio dell’età adulta.
autostima, o difetta nell’arte del guerriero e non sa dire di No.
È questo il momento dell’esplorazione, il momento di imparare
Ciascuno di noi ha al suo interno un bambino che lo accompagna
rispetto al mondo.
per tutta la vita. Fin quando non sviluppiamo il nostro angelo cu-
Spesso la ricerca inizia col bisogno di fare una scelta perché la
stode interiore, dipenderemo sempre dagli altri per il nutrimento
vita appare soffocante e vuota. Il richiamo è vissuto come un
e la cura del bambino al nostro interno.
senso di alienazione e di prigionia nell’ambiente in cui si vive al
L’angelo custode interiore è attento ai bisogni del bambino in-
momento. Per il C. il problema è quello di un conflitto fra confor-
teriore e pronto a notare quando quel bambino viene offeso o

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mismo e individualismo, l’ambiente abituale appare troppo an- camente cercatori. A quel punto, il nostro cercare assume una
gusto. E tuttavia il desiderio di compiacere, di inserirsi è ancora qualità diversa e più profonda. Ad un tratto ci troviamo a cercare
forte. Sappiamo tutti le rappresaglie che provoca l’infrangere le la profondità e l’autenticità spirituale, e sappiamo che non è solo
regole non scritte. un cambiamento d’ambiente, di compagni o altro, ma un cambia-
Si inizia conformandosi per compiacere i superiori e i coetanei, mento in noi stessi.
e si continua per assicurarsi le entrate e il prestigio e far contenti A volte, questa nuova ricerca comincia ad avere in sé una qualità
famiglia e amici. Ma alla fine l’adattamento crea una tensione fra spirituale, anche se possiamo preferire non definirla in termini re-
quelli che siamo dentro e come ci si aspetta che ci comportiamo. ligiosi, perché cerchiamo qualcosa che ha un significato profon-
Questa tensione è indispensabile per lo sviluppo. L’adattamento do ed eterno. Al livello più alto, il C. trova la verità che cercava.
è definito dai modi in cui la gente si somiglia, l’individualità è Nel mondo reale, ognuno di noi ha trovato una qualche verità, e
definita dalle differenze. in questo modo possiamo essere tutti insieme cercatori e vatici-
Se prestiamo attenzione alla nostra vita a livello fantastico, pos- natori, che ci scambiamo domande e intuizioni l’uno con l’altro.
siamo scoprire l’immagine di ciò che stiamo cercando. Le imma- Se non rispondiamo all’invito del nostro C., possiamo farne
gini sono dentro di noi. Mentre vaghiamo nel deserto, è essen- esperienza nelle sue forme ombra.
ziale che ci teniamo stretti alla nostra fede nel viaggio e in uno Il C. ombra si manifesta in un’esigenza ossessiva di essere in-
scopo superiore, per sapere che la manna cade dal cielo. dipendenti, che ci separa e isola dagli altri. Se l’esigenza è to-
Le aspirazioni del nostro cuore, comunque, sono collegate all’an- talmente negata, tende a manifestarsi in sintomi di ordine fisico
sia interiore di sapere chi siamo realmente e di partecipare alla e mentale. Molti miti ci avvertono che l’ambizione spirituale è
grandezza dell’universo. Non è mai troppo tardi per rispondere dannosa, e non soltanto nelle sue forme ombra. Il C. è l’archetipo
all’invito all’avventura da parte dello spirito. del passaggio dall’io allo spirito, e spesso sono solo le ambizioni
Spesso tentiamo molte strade senza successo, e magari qualcuna del nostro io che condannato ad avere il fegato perpetuamente
anche patologica, prima di trovare quella che cerchiamo. roso da un avvoltoio.
Spesso interrompiamo a metà il nostro impegno nel viaggio, a Dedalo avverte suo figlio Icaro di non volare troppo in alto, ma
quel punto ci accontentiamo di essere viandanti anziché cercato- Icaro, per superbia vola troppo vicino al sole che scioglie le sue
ri, isolati dagli altri, terrorizzati da un vero rapporto. Dobbiamo ali di cera e precipita nel mare.
essere autonomi e diversi a camminare. Non è il tentativo di salire che viene punito quanto la presunzione
Non riusciamo a impegnarci o a legarci realmente. Anche se ci e il non rispetto dei limiti appropriati.
sposiamo, dentro di noi continuiamo ad aspettare il principe az- Il desiderio di trascendenza che motiva tutta l’aspirazione sem-
zurro. Possiamo tenerci il lavoro, ma sappiamo che non è il no- bra essere un bisogno umano eterno di quello dell’aria, dell’ac-
stro vero lavoro. In realtà, la vita stessa ci sembra vuota perché qua, del cibo e del calore. In effetti, in molti casi, è così forte che
aneliamo al paradiso o almeno a qualcosa di meglio. l’individuo è pronto a rinunciare a questi bisogni umani fonda-
Molti di noi non si impegnano mai veramente rispetto a se stes- mentali pur di ottenere la trascendenza.
si o al proprio viaggio. Ma soltanto quando riusciamo a farlo I grandi artisti mettono in gioco la salute fisica per perseguire il
cessiamo di essere viandanti senza meta e diventiamo autenti- sublime nella loro arte; i grandi mistici hanno digiunato, indossa-

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to il saio, e offeso o deprivato il loro corpo al servizio dello spiri- nel momento in cui vivono. Gli esseri umani sembrano incapaci
to; gli scalatori rischiano la vita per raggiungere la cima; gli atleti di dissociarsi totalmente dal distruttore. Ciascuno di noi ha al suo
ignorano gli eventuali incidenti e continuano la gara pur di otte- interno un distruttore che è alleato della morte, che ama la morte.
nere la vittoria; gli studiosi consumano la loro vita sui libri pur di È questo D. ombra che nel mondo di oggi cerca di distruggere lo
poter attingere il sapere. La trasformazione del bruco in farfalla spirito ai fini dell’io. Il D. cerca di salvare il nostro io aggredendo
esige più che una ricerca attiva. Perché abbia luogo una vera tra- lo spirito per tutelare la nostra identità.
sformazione, dobbiamo morire alla nostra precedente identità. Alla fine, attaccherà anche le nostre difese, aprendoci la porta
all’incontro col nostro sé più profondo.
L’eroe mira ad armonizzare l’io, il sé e lo spirito, ma sono sta-
ti tanti quelli che hanno deciso di sviluppare lo spirito a spese
dell’io e del sé. Ciò ha generalmente significato la rinuncia ai
beni e ai legami affettivi del mondo in favore di una vita spiri-
tuale di tipo monastico. Per la maggior parte di noi, la rinuncia
non è così completa. Vogliamo una vita armonica che compren-
da insieme al successo terreno l’evoluzione spirituale. Anche in
Distruttore questo caso possiamo beneficare delle tecniche meditative che ci
Traguardo: crescita, metamorfosi. aiutano a svuotarci ed aprirci senza dover sperimentare la per-
Paura: l’annullamento, la morte senza rinascita. dita. Il vuoto interiore ci libera dai rimpianti rispetto al passato,
Risposta al drago-problema: farsi distruggere, o distruggerlo. dalle ambizioni o dalle paure per quel che riguarda il futuro.
Dono: l’umiltà, l’accettazione. Qui il D. diventa il nostro alleato. Impariamo a rinunciare e a
L’esperienza dell’iniziazione può essere precipitata dalla mor- lasciar andare ogni cosa che non serva più al nostro viaggio. La
te di un figlio, della persona che si ama o di un genitore, con meditazione e le altre pratiche spirituali, nel momento in quanto
l’improvvisa coscienza della mortalità. La causa scatenante è il tale, ci preparano per la morte. Il D. comincia a diventare nostro
senso della propria impotenza, la scoperta che tutto ciò su cui alleato nel momento in cui riconosciamo la necessità di rinun-
contavamo e per cui lavoravamo è finito nel nulla. Tutti moria- ciare alle cose senza rifiutare il dolore o l’angoscia che ciò im-
mo. Possiamo credere o non credere in un Aldilà ma dobbiamo plica. Può anche diventare il nostro consigliere, se impariamo a
confrontarci tutti con la realtà di questa mortale vita terrena, con consultare la nostra morte ogni volta che prendiamo una grave
la sua bellezza e gli attaccamenti che crea in noi. La precarietà decisione. Permettendo che a guidarci sia la morte, anziché le
della vita ci fa riconoscere quanto questa sia preziosa. La con- nostre paure o ambizioni, prenderemo meno decisioni insensate.
sapevolezza della morte può liberarci dall’interesse ossessivo al Se dovessi morire domani, che cosa sceglieresti di fare oggi?
potere, alla fama e al successo, col suo richiamo a ciò che conta Il D. è anche il trasformatore.
realmente. Freud ha compreso che nella vita umana thanathos è I sacri misteri delle religioni della natura ci ricordano che la mor-
una forza potente quanto eros, e che non può essere negata. Tanti te è sempre seguita dalla rinascita. Vedi le stagioni. Per quanto
di noi inconsciamente scelgono concretamente la propria morte buio e freddo possa essere l’inverno, viene la primavera.

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Come tutti gli archetipo, il D. ha tanto aspetti negativi che posi- desiderio, la stessa lussuria che ci rende vivi. L’eros appartiene
tivi. Gli atti distruttivi quali la rapina, lo stupro, l’omicidio sono allo spirito e non all’io. La lussuria è una pure questione fisica,
opera del D. nella sua forma patologica. l’eros è la passione che si ha quando corpo e spirito sono in ar-
Il D. ci trasforma in perversi quando ci rifiutiamo di ammettere monia.
e di assumerci la responsabilità del male che facciamo. Nei casi Scrive Campbell che ci sono due strade nella vita.
peggiori, individui che hanno mancato di sviluppare la capaci- La strada della mano destra che è quella che in questo libro de-
tà dell’io di controllare i propri impulsi o un sufficiente senso scriviamo come la via dell’io è prudente e pratica. La strada della
morale finiscono totalmente in potere del D. e non riescono né mano sinistra che è quella che si chiama la via dello spirito. È più
vogliono fermare il comportamento distruttivo. rischiosa.
In forma più positiva il D. ci aiuta a far pulizia dentro di noi. È la strada di chi segue la propria stella, il rapimento, l’estasi.
Nell’ambito affettivo ci aiuta a rompere i rapporti che non funzio- L’eros è famoso per la mancanza di prudenza. Per gli antichi era
nano più, in quello psicologico, a sbarazzarci di modi di pensare una maledizione cosmica essere colpiti dalle frecce di Cupido
e di agire che non ci si confanno più. Intraprendere il viaggio ci mentre si osservava qualcosa di inappropriato. Spesso ci rendia-
apre a far esperienza del nostro potere tanto creativo che distruttivo. mo conto dell’eros quando ci innamoriamo di qualcuno che il no-
stro io non sceglierebbe, qualcuno che magari non è bello, colto
o benestante. Quando continuiamo a essere tormentati contro il
nostro miglior giudizio, scopriamo che in realtà non siamo così
padroni di noi stessi come pensavamo. L’amore è il cibo spiritua-
le dello spirito ed è lo spirito che dà la vita all’io.
Senza amore il recipiente io a un certo punto comincia a inari-
L’amante dire e a frantumarsi. Ma quando siamo in contatto con la nostra
Traguardo: la felicità, il sentirsi uno in sé e con gli altri. sensibilità più profonda noi non possiamo passare accanto a un
Paura: la perdita dell’amore, il senso di essere diviso da sé e dagli barbone per la strada senza soffrire, non possiamo vedere le foto
altri. di bambini affamati al tg senza star male, non possiamo vedere
Risposta al drago: amarlo. maltrattare un compagno di lavoro senza prenderci a cuore la sua
Compito: perseguire la felicità, impegnarsi nei confronti di ciò situazione. Se non c’è nulla che possiamo fare in queste situazio-
che si ama. ni, l’eros ci procura un forte senso di impotenza che si associa
Dono: l’impegno, la passione, l’estasi. all’esperienza della morte. Se c’è qualcosa che possiamo o siamo
Conosciamo l’eros quando viviamo un legame appassionato, con disposti a fare, l’eros può essere sostenuto dal nostro guerriero
una causa, una religione, un modo di vivere, un legame così forte o dal nostro angelo custode e possiamo farci avanti e aiutare. In
che il pensiero di perdere l’oggetto del nostro amore ci provoca questo caso l’eros non porta la morte ma maggiore vita.
intollerabile pena. Senza l’eros possiamo essere nati ma non es- L’amore arriva anche compassione, perdono e grazia. Nella mag-
sere mai realmente vivi: è come se il nostro spirito non toccasse gior parte delle religioni questo perdono viene da Dio. Visto in
mai veramente la terra. È l’eros, la passione, l’attaccamento, il chiave psicologica, il perdono deve venire da noi stessi. Parados-

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salmente, è l’amore che ci chiama a vivere e a sentire in profon- Creatore


dità, è l’amore che ci chiama a vivere e a sentire in profondità, è
Traguardo: creazione di una vita, di un lavoro o di una nuova
l’amore che permette di perdonarci in modo da poter tornare ad
realtà quale che sia.
essere vivi. Ed è l’amore della compassione che ci permette di
Paura: mancanza di autenticità, creazione abortita, incapacità a
perdonare alle persone che amiamo il fatto di non vivere all’al-
livello d’immaginazione.
tezza della nostra idea di loro e la loro incapacità di soddisfare
Risposta a drago-problema: accettare che fa parte del sé, parte
tutti i nostri bisogni.
di ciò che si è creato, essere desiderosi di creare un’altra realtà.
Vivere secondo l’amore vuol dire accettare che tutto l’amore,
Dono: creatività, identità, vocazione.
profano o spirituale che sia è un dono. Onorando l’eros, noi situ-
Quando scopriamo o mettiamo al mondo il nostro vero sé, nella
iamo il centro della coscienza nello spirito, amiamo e onoriamo
nostra vita entra contemporaneamente il creatore. Non appena
noi stessi, il nostro prossimo e la terra. Lo facciamo coltivando
prendiamo coscienza del nostro collegamento con la fonte cre-
un atteggiamento di rispetto nei confronti del nostro corpo, della
ativa dell’universo, iniziamo a prendere coscienza della nostra
nostra sessualità e dello spirito immane nella natura. Quando ri-
parte nella creazione. Quanto più riusciamo a stare a contatto
conosciamo che tutto ciò che nell’universo è sacro non è separato
col nostro spirito e quindi col naturale ordine del cosmo, tanto
e sopra di noi, ma è anche sotto do noi, nella terra e in noi stessi,
più siamo in contatto con la parte trasformativi e creativa di noi
possiamo impegnarci nel nostro viaggio in maniera consapevole.
stessi.
Nella misura in cui coltiviamo un’affettuosa accettazione nei no-
Il segreto è di non creare una divisione fra se stessi e la grande
stri riguardi, noi possiamo anche trasformare noi stessi. Accettar-
fonte spirituale creativa dell’universo. La sostanza del rivendica-
si significa abituarsi a perdonarsi. Significa anche perdonare gli
re il C. al proprio interno è nel riconoscere che la grande fonte
altri, dal momento che spesso ciò che più in essi critichiamo è la
spirituale dell’universo non è separata da noi. Noi siamo parte di
proiezione dell’ombra che ci portiamo dentro. Possiamo avere
quella fonte e quindi co-creatori della nostra vita- con Dio e con
sufficiente carattere per tenere sotto controllo i nostri comporta-
ciascun altro. Infatti una proiezione positiva e insieme realistica
menti meno desiderabili, ma gli impulsi sono pur sempre presen-
del nostro futuro ci rende liberi di godere la vita presente e di
ti. Riuscire a comprendere e perdonare chiunque abbia fatto del
far avverare i nostri sogni. Le visioni sono più potenti quando
male a noi o ad altri è un modo di affermare la parte ombra della
sono volontariamente condivise. Se a sostenere i nostri desideri
nostra psiche e insieme l’ombra universale della specie umana.
per noi stessi e a coltivare coscientemente la visione c’è un intero
Come nella fiaba della bella e la bestia, la capacità di amare la be-
gruppo, i risultati sono generalmente molto più potenti. È però
stia o l’ombra in noi stessi e negli altri spesso trasforma la stessa
fondamentale che la nostra visione sia in armonia con la nostra
bestia in un principe o una principessa.
identità profonda e con quello che dovrebbe essere il senso più
A livello spirituale, nostro compito è quello di imparare a rispon-
positivo della nostra vita.
dere al tutto, non soltanto alle parti che sembrano buone e pure o
Per quanto la nostra coscienza possa diventare una e noi possia-
attraenti e divertenti ma di sperimentare con piena partecipazione
mo essere fedeli a noi stessi,
la totalità della realtà in tutte le sue connessioni.
la maggior parte di noi rimane limitata dai propri condiziona-

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO IL VIAGGIO DELL’EROE

menti, dai vincoli sociali e dalle leggi naturali. Se non abbiamo mania del lavoro. L’arte ai suoi massimi livelli ci dà un’idea della
intrapreso il nostro viaggio e non abbiamo sviluppato e collegato sensazione che si prova quando si crea la propria vita seguendo
con lo spirito un forte io, non stiamo ancora creando cosciente- la verità dello spirito, attraverso un processo in cui spirito e io
mente. Creatore assoluti o no della nostra vita, noi siamo respon- sono così totale armonia che è come se noi fossimo due persone
sabili della misura in cui facciamo fruttare i potere che abbiamo. che danzano in perfetta sintonia, o diverse energie nel corpo di un
Quel potere è diverso a seconda delle circostanze sociali ed eco- unico ballerino integrante in una splendida danza. Lo sforzo della
nomiche e del livello del nostro sviluppo psicologico e spirituale. creazione non dev’essere per forza sentito come fatica o lotta,
La creatività è la base di ogni vita ben vissuta. Tutti creiamo la può essere sentito come una danza. È pericoloso creare soltanto
nostra vita in base alle scelte di cui disponiamo rispetto a come sulla base dello spirito poiché esso è insensibile ai bisogni del
viverla, non importa quanto queste scelte ci sembra che dipenda- corpo e ci farà andare avanti a creare, lavorare o danzare fino a
no da noi e siano in nostro potere, altre è come se si fossero impa- quando il corpo crollerà. Se pensiamo all’azione creativa come
dronite in noi e si vivessero sulla nostra pelle. È l’immaginazione una danza, è più facile vedere che la creazione della vita come
che ci aiuta a trovare significato e bellezza nella nostra vita. arte dipende dalla nostra capacità di prenderci cura del nostro
È questo che intende Hillman quando dice: noi siamo vivi o mor- corpo sano e resistente, un ballerino non può ballare bene. La
ti a seconda delle condizioni del nostro spirito. L’alienazione e la danza è perfetta quando chi danza sente non di stare danzando
noia oggi imperanti non sono il risultato inevitabile di una qual- ma di essere danzato.
che realtà esterna, ma il riflesso del sottosviluppo della nostra Con io e uno spirito ben integrati, la creatività viene sentita non come
capacità immaginativa. Spetta all’immaginazione interpretare il la sofferenza conseguente all’ignorare i bisogni del corpo in favore
mondo che ci circonda in maniera poetica. Renderci ricettivi in del richiamo dello spirito ma come un fiorire dell’essere.
modo da ascoltare ciò che l’immaginazione ci dice, per scoprire
qual è il prossimo passo da fare è una delle tecniche di soprav-
vivenza più importanti che possediamo. C’è chi lo fa con la pre-
ghiera e la meditazione, chi facendo una passeggiata o lavorando
in giardino o in altri hobby.
Quando nella nostra vita è in funzione il creatore, noi siamo con- Il ritorno: divenire liberi
sapevoli dell’esistenza di un destino e della responsabilità che
Il sovrano
abbiamo di possedere una visione della nostra vita e procedere
in base a essa. Possiamo avere l’impressione di perdere la nostra Traguardo: un regno (vita) armonioso e felice.
anima. Il C. ci sospinge fuori dai ruoli falsi e che non ci rispon- Paura: il caos, la perdita di controllo.
dono, per affermare la nostra identità. Risposta al drago/problema: trovarne l’uso costruttivo.
Quando l’archetipo è attivo si è come consumati dall’esigenza di Compito: assumersi la responsabilità della propria vita, trovare
creare la propria vita, come accade all’artista che ha bisogno di modi per esprimere il proprio sé più profondo nel mondo.
dipingere. Il lato ombra di questo archetipo è la creazione di cir- Dono: il potere supremo, la responsabilità, la competenza.
costanze negative e di opportunità limitate, creazione ossessiva e Quando dentro di noi è in funzione il sovrano, siamo integrati,

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO IL VIAGGIO DELL’EROE

completi e pronti ad assumerci la responsabilità della nostra vita. possa guidare l’azione futura e aiutarci a mantenerci sulla dire-
Non abbiamo paura di riconoscere che il nostro regno ci riflette e zione giusta per noi. È anche importante ricordare che il S. ombra
che guardandoci intorno possiamo vedere noi stessi. emerge nella nostra vita non perché stiamo manifestando troppo
Ad esempio, se i nostro regno è sterile, è perché riflette la sterilità potere ma perché ne manifestiamo troppo poco.
che è dentro di noi. Se viene continuamente attaccato e invaso, Spesso sostituiamo il potere esteriore al potere interiore. Il S.
significa che il guerriero non ne protegge i confini e occorre che deve imparare a usare il potere non solo per ottenere la fama o la
il sovrano chiami a raccolta le truppe. fortuna, ma per creare un regno ricco di bene per tutti noi.
Se il nostro regno è respingente e ostile è perché il nostro angelo Il S. che è dentro di noi è sempre alla ricerca del potenziale se-
custode non è abbastanza all’opera e il sovrano deve occuparsi di greto delle persone su cui abbiamo influenza, per fa sì che esse
questo problema. E così via. Viceversa, quando il regno fiorisce, possano usare le loro doti in modo produttivo. Alla stessa manie-
è segno di un tempo di relativa integrità interiore. Quando nella ra si preoccupa dell’ordine.
nostra vita è all’opera l’archetipo del sovrano, noi ci sentiamo a Il regno non può essere pienamente produttivo se non regna l’ar-
nostro perfetto agio nel mondo fisico e dentro la nostra pelle. Ap- monia e i conflitti non vengono gestiti in maniera efficace.
prezziamo il processo dell’esprimere la nostra identità nell’am-
bito terreno del lavoro, del denaro, e dei beni materiali. I sovrani
sono dei realisti che non possono permettersi di avere illusioni.
In effetti devono comprendere la politica del potere e interpre-
tarla. Ciascuno di noi ha la completa responsabilità della propria
vita. Ciò non significa che dobbiamo considerarci colpevoli di Il mago
ciò che ci succede. Significa soltanto che abbiamo il potere e la
Traguardo: la trasformazione in senso positivo della realtà.
responsabilità di prendere le iniziative appropriate in ogni situa-
Paura: magia nera.
zione che ci si presenta. I buoni sovrani fanno scelte che combi-
Risposta al drago/problema: trasformarlo o guarirlo.
nano le loro personali predilezioni, i loro sogni e le loro speranze
Compito: sintonizzare il sé col cosmo.
col contesto in cui vivono, per cui sono realisti. Ma oltre a que-
Dono: il potere personale.
sto, sono benevoli. Non solo considerano l’impatto delle proprie
Il mago in ciascuno di noi ci fornisce un senso di relazione col
azioni sugli altri perché vogliono proteggersi da conseguenze im-
tutto e la comprensione che ciò che è dentro di noi contiene tut-
previste o spiacevoli, ma si adoperano anche ad armonizzare il
to ciò che è al nostro esterno. Il microcosmo e il macrocosmo
proprio bene con quello degli altri.
si riflettano a vicenda. Rileva Serge King che nella tradizione
Ma ogni volta che proviamo un bisogno incoercibile di control-
hawaiana gli sciamani si vedono come ragni in una vasta tela che
lare noi stessi o gli altri e l’incapacità di affidarci al processo,
si estende in tutte le direzioni, verso ogni parte dell’universo.
vuol dire che si è in possesso del sovrano ombra. Per cui bisogna
Come un ragno, lo sciamano può muoversi attraverso la tela sen-
ravvedersi invocando il distruttore per eliminare questo perni-
za restarne prigioniero ed inviare vibrazioni lungo la tela influen-
cioso nuovo approccio e invocare l’amante per trarre da quest’e-
zando coscientemente qualsiasi cosa nell’universo. Sono queste
sperienza inizialmente dannosa una lezione trasformatrice che

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vibrazioni che hanno il potere di provocare la guarigione. Quan- possederci tutti: nonostante le migliori intenzioni di comportarci
do diventiamo più sani e vivi, mettiamo in moto ciascuno un’on- bene, possiamo trovarci ad agire in termini ostili e perniciosi.
da che si ripercuote sugli altri. A livello di immaginazione ci facciamo venire in mente che a noi
Se viceversa ci chiudiamo e diventiamo meno vivi, anche questo e agli altri accadano cose spiacevoli.
si ripercuote sugli altri. La fede in questa relazione reciproca può Siamo segretamente contenti quando ad altri succede qualcosa di
anche avere un potente effetto sul nostro viaggio. Ad esempio, male, e tendiamo a comportamenti autodistruttivi, trasformando
quando ci sembra di andare con la corrente e quello che vogliamo quella che potrebbe essere un’occasione positiva in un evento
ci viene spontaneamente incontro è segno che siamo integrati col negativo. I maghi sani sanno come usare il carisma per aiutare i
fine del nostro spirito. propri figli, allievi e clienti. Lo stregone nero e la strega vogliono
Viceversa, quando stiamo andando nella direzione sbagliata, soltanto avere gli altri in proprio potere.
spesso sulla nostra strada compaiano degli ostacoli. Quando il
mago opera nella nostra vita cominciamo a notare eventi sincro-
nistici, vale a dire coincidenze significative.
Ogni tipo di sciamanismo implica il viaggiare in un altro mondo,
il che significa che uno esce dalla comune coscienza quotidiana
delle onde beta del cervello per entrare in altre modalità cerebra-
Saggio
li(onde alfa, theta) o semplicemente nella fantasia o nel sonno.
Traguardo: verità, comprensione.
Le tecniche per accedere in particolari stati alterati comprendono
Paura: inganno, illusione.
l’uso delle percussioni, la meditazione, l’ipnosi, la danza in stato
Risposta al drago/problema: conoscerlo, comprenderlo o trascenderlo.
di trance e la respirazione profonda. Un modo di risvegliare il M.
Compito: conquista della conoscenza, della saggezza, dell’illuminazione.
interiore è semplicemente diventare consapevoli al momento di
Dono: scetticismo, saggezza, distacco.
entrare in questi piani di realtà.
Il saggio non ha bisogno di dominare il mondo ma solo di com-
Un mezzo potente per trasformare la nostra vita consiste nel cam-
prenderlo. La strada del saggio è il viaggio alla scoperta della
biare il modo di definire la nostra esperienza. L’impulso a pren-
verità, su se stessi, sul mondo e sull’universo.
dercela con noi stessi è profondamente radicato nella nostra cul-
La sfida del saggio è quella di decifrare gli indizi e risolvere l’e-
tura. Invece di vederci come malati,inetti, o di soffermarci sugli
nigma di fondo dell’esistenza.
errori passati o futuri, è possibile fidarci in assoluto di noi stessi
Nella meditazione, il saggio è quella parte di noi che sta dietro i
e sapere che scegliamo ogni evento della nostra vita per la nostra
pensieri, le emozioni e i desideri e osserva semplicemente l’azio-
stessa crescita ed evoluzione.
ne. Le pratiche meditative rafforzano la parte di noi stessi più au-
Un atteggiamento del genere restituisce dignità e senso dell’av-
tenticamente spassionata, oggettiva, capace di contemplare senza
ventura alla vita e trasforma le circostanze più negative in oppor-
farsi coinvolgere anche quando i problemi e i bisogni della vita
tunità di crescita.
sono più pressanti, ci permette inoltre di renderci conto che noi
Il mago nella forma negativa è lo stregone nero, che usa il proprio
non siamo i nostri pensieri né le nostre emozioni, così che non
potere per far del male anziché per sanare. Il mago ombra tende a

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO IL VIAGGIO DELL’EROE

siamo più prigionieri e agli ordini di qualsiasi paura o desiderio. cati quanto tagliati fuori dalla realtà. Le cose che succedono in-
Talvolta, per lo spazio di secondi, questo osservatore interiore ci torno e dentro di noi ci sembrano appartenere a un altro mondo.
può liberare del tutto dai moti della mente e del cuore, facendoci Possiamo registrare ciò che succede ma non sentiamo nulla a ri-
sprofondare in una realtà originaria che supera quella dei nostri guardo. Ci sentiamo del tutto insensibili. Siamo ossessionati dal
sensi. timore dell’attaccamento, per cui non riusciamo a impegnarci nei
Tali pratiche aiutano gli individui a collegarsi con una realtà più confronti di altre persone, di progetti e di idee.
vasta-esterna, interna, o cosmica attraverso un primo riconosci- A volte ci illudiamo che questo ci renda liberi, ma non lo siamo
mento, e l’accettazione, della totale soggettività della vita umana. affatto. Siamo semplicemente troppo terrorizzati dall’impegno
Non potremo vedere la verità oltre noi stessi fintanto che non per legarci realmente a qualcuno o a qualcosa, quale che sia. Il
prenderemo coscienza delle nostre inclinazioni. S. negativo è spesso ossessionato dalla perfezione, dalla verità,
È per questo che è difficile, se non impossibile, essere autentica- dalla giustizia del proprio comportamento, e non conosce la tol-
mente saggi senza essere messi in viaggio. Poiché è attraverso il leranza per le normali emozioni e debolezze umane.
viaggio che noi scopriamo la nostra identità e diventiamo con- Un tale saggio è di regola incline alle pratiche ascetiche e di-
sapevoli di noi stessi. Dobbiamo prima sviluppare la mente e il sprezza costantemente se stesso o gli altri per ogni segno che
cuore fino a livelli più alti possibili e imparare a comprendere denoti una mancanza di perfezione.
la relatività della verità sia razionalmente sia con il cuore, per Niente è mai veramente abbastanza perfetto per lui. È tipico del
poterci distaccare e restare quieti in noi stessi, aprendoci all’e- S. ombra voler controllare la conoscenza rendendola inoffensiva.
sperienza di una nuova realtà. Di regola, riconoscerà soltanto il modo che corrisponde al suo
Paradossalmente, è solo quando siamo giunti a comprendere stile d’apprendimento, di conseguenza l’unico in cui lui eccelle.
l’impossibilità di sapere una cosa qualsiasi per certa, dato che A questo punto la conoscenza diventa per lui un modo di osten-
siamo tutti assolutamente prigionieri della nostra soggettività in tare superiorità sugli altri.
un universo dove tutto è relativo al contesto, è solamente allora Quando l’ombra ci ha afferrati, ci sentiamo freddi, vuoti, sul-
che possiamo abbandonare la presa, smettere di affannarci per la difensiva e minacciati dagli altri. Spesso ci sentiamo anche
conoscere e lasciare che la verità entri nella nostra vita come un aggrediti e fraintesi dagli altri, che per una qualche sconosciuta
dono. ragione ci vedono come dogmatici e tradizionali. Molte volte ci
A un certo punto il Saggio smette di cercare la conoscenza e sentiamo superiori rispetto a questi altri e non capiamo perché gli
ottiene la saggezza che naturalmente è lo scopo ultimo del suo altri non ci vedono alla stessa maniera.
cammino. Possiamo perfino rammaricarci per noi che siamo tanto affatica-
Il S. ci dice che non potremo essere liberi finché non saremo di- ti tenere alto l’ideale. La sensazione è quella di chi protegge la
sposti ad abbandonare illusioni e attaccamenti e non cercheremo sacra fiamma della verità contro quanti vorrebbero spegnerla per
di armonizzare la nostra volontà con la stessa verità. Il S. non sempre.
lotta mai contro ciò che è, ma cerca di approfondire la sua com- La più alta conquista del S. è la libertà dall’attaccamento e
prensione di quale potrebbe essere la verità. Quando ci lasciamo dall’illusione. Nella misura in cui siamo attaccati, quando non
catturare dall’aspetto ombra del saggio, siamo non tanto distac- patologicamente dipendenti nei confronti di certe cose, il nostro

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO IL VIAGGIO DELL’EROE

giudizio viene distorto, in quanto non siamo liberi di vedere con Il folle
chiarezza. Se io sento di aver bisogno di una certa persona per Traguardo: il divertimento.
essere felice, vedrò quella persona solo attraverso la lente del Paura: mancanza di vitalità, squallore.
mio bisogno. Risposta al drago/problema: giocarci insieme o prenderlo in giro.
Per di più, se siamo così legati e questa persona a un certo punto Compito: avere fiducia nel processo, il piacere del viaggio in
se ne va, io provo una sofferenza profonda. Lo stesso vale per quanto tale.
un lavoro, evento, idea, abitudine o immagine di noi stessi a cui Dono: la gioia, la libertà, la liberazione.
siamo attaccati. Se accade una cosa qualsiasi che ce ne priva, Il folle interiore non è mai separato da noi. In realtà è l’archetipo
piombiamo nella più nera disperazione. La via buddista del S. che viene persino prima dell’innocente. È l’aspetto del bambino
ci mostra chiaramente che l’attaccamento e il desiderio sono la interiore che conosce il gioco, la sensualità, la fisicità. È all’o-
causa prima di tutto l’affanno e la sofferenza. Soffriamo perché rigine del nostro fondamentale senso della vita e della vitalità,
siamo convinti di aver bisogno di certe cose o di certe verità. che si esprime in una creatività primitiva, infantile, spontanea e
Se queste cose o verità ci vengono a mancare cadiamo in pezzi. giocosa.
L’unica strada sicura alla vera libertà e alla vera gioia è di delega- Quando nella nostra vita domina il folle, noi esploriamo il mondo
re il controllo della propria vita a un potere più alto e più saggio dietro la spenta della curiosità, creando per la pura gioia del crea-
di noi stessi. re e vivendo la vita per quello che è, senza darci pena del domani
Per i fedeli di tante tradizioni religiose ciò significa affidare la e incuranti delle convenzioni, della morale tradizionale, di quello
propria vita a Dio. In un contesto psicologico, più laico, può es- che diranno i vicini. Quando nella nostra vita è attivo il folle non
sere l’affidarsi alla propria saggezza interiore. Dopo che si è im- ci curiamo di essere responsabili, quanto meno non per gli altri:
parato ad attaccarsi, l’imparare ad amare e a impegnarsi senza ciò che ci interessa è essere liberi. Il che significa liberi dai do-
attaccamento porta libertà. Questa significa che uno può amare veri, dalle responsabilità, dagli impegni, dagli stessi rapporti che
le persone senza dipendere da loro o dalla loro approvazione, per comportano obblighi sgradevoli, dal possesso.
cui non ha bisogno di tenersele strette se per quelle va bene stare È un tempo in cui si è assolutamente felici di apparire ridicoli,
altrove. di provare una pettinatura o un tipo di abbigliamento del tutto
Per finire, impariamo a lasciar cadere lo stesso nostro attacca- anticonvenzionale, di stringere una relazione che gli altri trove-
mento alla sofferenza. La sofferenza ci insegna ad aprirci, ad ave- rebbero scandalosa, di comportarci in maniera oltraggiosa.
re fiducia e a lasciar andare. Ci sentiamo più vivi e vitali. Quando nella nostra vita il folle
Quando abbiamo imparato a cessare di combattere la vita e ad scarseggia, possiamo diventare saccenti, repressi, nervosi, ano-
avere fede nei suoi processi, non abbiamo più bisogno di soffrire. ressici, stanchi, depressi, indifferenti.
Spesso il folle emerge nella nostra vita nei momenti più dolorosi,
muore qualcuno che amiamo, perdiamo un lavoro a cui tenevamo
molto ci viene meno la fede in noi stessi e tutto ad un tratto ci tro-
viamo a ridere: è il folle che ci ricorda che la vita è dolce anche

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO IL VIAGGIO DELL’EROE

nei suoi momento peggiori. I folli, nel momento in cui prendono re in considerazione non soltanto lo sviluppo spirituale ma anche
una decisione si basano quasi sul principio del piacere. la vita istintiva, terrena.
Se una cosa piace, è bene. Quando affamiamo il nostro folle ombra ignorandolo, questo si
Se non piace, è male. incattivisce e ci rivolta contro. È meglio ammansire e rendersi
Il folle va matto per la vita, per i piaceri dei sensi, per le idee, per amica la belva con buon cibo, allegra compagnia ed esperienze
le esperienze, spesso è la sete di esperienza e di avventura del piacevoli. Il passaggio da briccone a folle saggio avviene quando
folle che è all’origine del viaggio dell’eroe. Il contributo del folle il folle sperimenta l’iniziazione attraverso l’amore.
alla nostra vita è l’elasticità, la capacità di rialzarsi e riprovare. Il folle non teme la morte o la perdita ma tende a temere l’impe-
Senza il folle che abbiamo dentro, non c’è modo di godere la vita gno. Quando incontra l’eros e impara a stringere legami con gli
per se stessa. Il folle sa come vivere il momento in tutta la sua altri a impegnarci nelle relazioni, nel lavoro, nelle idee, nei valori
pienezza di gioia e di esperienza e sa gustare i momenti più neri e in Dio, può esprimere il suo sé trascendente nel mondo.
della vita sia pure solo per la loro qualità tragica. È la parte di noi Il folle ci permette di goderci la vita, il momento, lo scambio
che fa posto alla speranza quando non c’è un solo segno positivo umano, senza giudizi ma anche senza illusioni. Avendo imparato
all’orizzonte. a godere la vita per quello che è, non abbiamo bisogno di proteg-
Il folle negativo può manifestarsi in una sensualità senza freni gere la nostra innocenza col diniego o di attaccarci alle conven-
né regole, in accidia, irresponsabilità, ghiottoneria, alcolismo. Ci zioni per proteggere il nostro posto al sole.
troviamo di fronte al briccone ombra quando i presunti pilastri Sappiamo che è bene fidarsi, non tanto perché nella vita il male
della società vengono tutto ad un tratto colti con le mani nel sac- non esiste quanto perché abbiamo imparato come sappiamo es-
co, afflitti dall’alcool o dalla droga o coinvolti in una relazione sere duttili. Non siamo semplicemente il nostro corpo. Il nostro
clandestina. Il folle ombra si esprime anche nella pazzia, quando spirito non soltanto sopravvivrà a qualsiasi tempesta ma troverà
l’io cede e l’inconscio invade disordinatamente la coscienza. il modo di gustare il dramma della vita.
Il folle ci fa credere di poter uscire da uno spazio psicologico Come scrive Annie Dillard “il morente all’ultimo momento non
delimitato ma a quel punto siamo sommersi dal troppo materiale mormora “per favore” “ma grazie”, come un ospite che ringrazi
psichico non smistato. La sfida è se ristrutturare l’io o andare a il padrone di casa sulla porta”.
fondo. Laddove il briccone che si è sviluppato armonicamente
ci aiuta a sapere come realizzare ciò che vogliamo, il briccone
ombra ci mentisce circa quello serve per la sopravvivenza.
Ci dice che la nostra psiche soffrirà troppo se non ci stordiamo
con l’alcool e la droga. Ci dice che il rapporto profondo con
un’altra persona è una minaccia alla nostra identità e ci persuade
a rompere la relazione. Ci dice che per riuscire dobbiamo lavo-
rare tutto il tempo e non prenderci mai un minuto per noi stessi.
Questo folle ombra si diverte a nostre spese. Il miglior modo per
liberarsi di un briccone ombra è di andargli incontro e di prende-

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO

Il Fool e il suo scettro

“Il Fool e il suo scettro” ci descrive il giullare, il buffone e il


ruolo del Fool secondo William Willeford.
Cos’è il Fool? Il Fool è il nostro doppio, fa parte di ognuno di
noi, è la nostra ombra. Il Fool era il giullare del Re, il clown, il
burlone e lo è tutt’ora.
Il Fool attua in sé un a terapia rivitalizzante e antidepressiva. Si
dà all’ilarità, stravolgendo la realtà.
La mazza del giullare o del buffone di corte è il suo e il nostro
doppio, l’Ombra Matta con cui ciascuno di noi deve confrontarsi.
Anche Jung scrisse un saggio sul Trickster, ossia l’eroe briccone.
Noi nell’area del Mediterraneo abbiamo la figura di Giufà, sog-
getto un po’ Fool, che però riesce a trarre a suo vantaggio, pur
essendo un po’ babbeo, le varie vicissitudini della sua vita. Pure
le favole che raccontano le nostre mamme e le nostre nonne han-
no in sé tanti personaggi, che sembrano apparentemente babbei,
ma che poi risultano vincenti, come nell’Oca d’Oro dei fratelli
Grimm, in cui, alla fine, è il fratello minore, il Grullo, che riesce a
sposare la principessa.
E la cultura demoniaca, da cui deriva la maschera di Arlecchino,
ha volto animalesco, e in certe opere di Pablo Picasso, secondo
Starobinski, il saltimbanco si fonde in una stessa simbiosi con
la bestia. Abbiamo poi il Fool shakesperiano, dove la massima

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO IL FOOL E IL SUO SCETTRO

espressione è in Amleto. Il Vecchio Matto che vive senza regole, Dietro la figura del clown si intravedono sia il capro espiatorio
che cerca le ragazze, si è reso libero da ogni obbligo sociale e del Fool originario, sia un simbolo del Cristus patiens, un Crist
dice:”Sono vecchio alla luce, ma al buio sono giovane”. figure. Il clown si fa vittima sacrificale e strumento di redenzio-
Il Fool viene considerato un portafortuna, difatti egli dice:” Dam- ne; le sue smorfie grottesche si addolciscono nel sorriso di una
mi un soldo e ti porterò fortuna”. specie di santità, come nel Parsifal, il puro folle o nel Don Chi-
Solo se si accetta la parte di follia che è dentro di noi, questi si sciotte. Il principe Myskin di Dostojevskij, amato dai bambini,
libera e dà sfogo alla creatività. Il Fool è androgino, si traveste ma schernito dalla società pietroburghese, come ne “La leggenda
spesso da donna, così i clown, i pagliacci. Il clown acrobata di- del Re Pescatore”, il re malato che viene guarito da un giullare, il
venta metafora dell’artista, che afferma la propria libertà dan- quale gli porge da bere in una coppa che è il Santo Graal.
zando in alto sulla corda ben al di sopra della folla, del pubblico Pasolini, in “Uccellacci e uccellini” fa parlare quel grande Fool
borghese seduto in platea. che fu Totò, in saio francescano, agli uccelli, un po’ come San
Abbiamo anche i saltimbanchi stanchi di Picasso e i clown pro- Francesco d’Assisi. Affascina e contemporaneamente inorridisce
strati di Toulouse-Lautrec, i clown tragici di Ronault.Anche il la riflessione di Willeford:”E se la creazione fosse opera di un
Fool tragico è in ciascuno di noi. Fool, esso stesso creatore e spettatore ?“
Scriveva Ronault in una lettera a un amico:” Quel carrozzone Un dubbio che ha turbato Shakespeare, Melville, Konrad e
di nomadi fermo sul ciglio della strada, il vecchio cavallo tisico Graham Greene.
che bruca quattro foglie d’erba, il vecchio pagliaccio seduto in La figura del Fool si ritrova in ogni creatura e in ogni ambiente,
un angolo del suo carro che si rammenda il costume splendido e come se fosse necessaria.
variopinto, un tale contrasto di cose splendenti, scintillanti, fatti Il Fool si affianca alla corte, al centro del potere, al Re, alla scuo-
per divertire e quella vita di infinita tristezza…. la, dove ogni classe tende ad esprimere un Fool.
Ho amplificato tutto ciò. Ho visto con chiarezza che il pagliaccio Anche nella religione cristiana esisteva il” risus paschalis”, che
ero io stesso, eravamo noi, quasi tutti noi. Quel costume ricco e appartenne per secoli ai riti della Pasqua. In esso il celebrante
coperto di lustrini è la vita ad offrircelo. assumeva temporaneamente il ruolo del Fool, suscitando il riso
Siamo tutti, chi più e chi meno, dei pagliacci; tutti indossiamo dei fedeli. La Pasqua come risurrezione di Cristo, ma anche come
un costume di lustrini; se però ci sorprendono come io sorpresi rinascita stagionale degli antichi dei della vegetazione ed anche
il vecchio pagliaccio, oh! chi di costoro avrebbe il coraggio di come festa della fertilità. Per tale motivo anche il sacerdote si
negare d’essere afferrato da infinita pietà fino in fondo alle visce- comportava da giullare. Da una lettera del sacerdote Giovanni
re? Io ho il difetto… di non lasciar mai indosso a nessuno il suo Ecolampadio, scritta a Basilea nel 1518, la Jacobelli deduce che
costume di lustrini, fosse anche un re o un imperatore; è l’anima il”risus pascalis” era ritenuto lecito da alcuni vescovi. Il” risus
dell’uomo che mi sta dinanzi che io voglio vedere. pascalis”era costituito da scherzi e buffonate, imitazione del
Più l’uomo è grande e più gli si concede gloria umana, più io verso di animali, imitazione di personaggi grotteschi, racconti
temo per la sua anima”. di barzellette, racconti e gesti irriverenti, parole senza senso, pa-
Nel circo tutta la sofferenza umana ricade sul clown, che però, role oscene, offesa al pudore, imitazione dell’atto sessuale, imi-
sebbene bastonato, si rialza sempre. tazione di comportamenti onanistici e, forse, omosessuali. C’è

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO IL FOOL E IL SUO SCETTRO

da dire che non tutti i fedeli approvavano tale comportamento. dramma del ciclo di Towneley). Questo numero è presente an-
Cerimonie analoghe si svolgevano anche tra il Natale e l’anno che fra gli indiani Pueblo. Altro numero notissimo è quello che
nuovo. Di questi costumi ecclesiastici si troveranno dei cenni in due clown fanno la barba a un altro clown, tanto da entrare nella
Carl Gustav Jung. Anche Federico Fellini ne “I clown” ne tratta Commedia dell’Arte, antesignana del teatro vero e proprio.
ampiamente. Il Fool, per sua natura, gode di una fortuna speciale, che gli con-
Il Fool è pericoloso perché dice la verità. sente di sopravvivere a qualsiasi inconveniente gli succede.
L’FBI schedò Charlie Chaplin dal 1922 al 1978 (un anno dopo la “L’elogio della follia” di Desiderio Erasmo da Rotterdam (1511)
sua morte ): il dossier era lungo 1900 pagine. è, a tutt’oggi, quanto di più esauriente sia stato scritto sul Fool.
Charlie Chaplin era pericoloso perché diceva la verità, come nel- Allora i Fool giravano ancora per le strade in costume, e oltre
la parodia di Hitler, ne “Il grande dittatore”. che divertire gli altri, si divertivano loro stessi delle loro ambigue
Il carnevale poi è l’apoteosi del Fool, dove ognuno di noi si sbiz- oscenità.
zarrisce in fantasiose forme e colori, cercando per quel giorno di Del resto non era ancora passato tanto tempo da quando si man-
essere quello che non è durante tutto l’anno, dove deve osservare giavano salsicce ai piedi dell’altare.
delle regole ben precise, dettate dal conformismo. Ognuno per Per Erasmo, come per Shakespeare, era ancora una realtà visi-
carnevale non mette la maschera, ma la toglie. bile, tangibile. I Fool hanno dato vita a una letteratura burlesca,
(Shakespeare, Dario Fo, giullare egli stesso e tanti altri), che irri-
deva spesso il potere ed essendo nei suoi confronti invulnerabile,
tanto da essere arrivato vivo e presente fino a noi.
Certamente dietro ogni rappresentazione burlesca del Fool c’è
sempre un significato sotteso, indirizzato spesso ai potenti, come
in “Bertoldo, Bertoldino e Caca senno”, nel quale Bertoldo si
prendeva gioco del Re, ma veniva sempre da esso perdonato per-
ché aveva una giustificazione così logica e forte, che a primo
Il fool dei Tarocchi acchito non sembrava, ma poi ragionando, doveva per forza per-
donarlo. E come il re pagava il Fool, il giullare, per trastullarsi,
Nel Tarocco di Marsiglia il Matto manca di numero, è pari a zero, così si va al circo per vedere i clown, pagando il biglietto.
ma modifica il valore delle carte. È come lo zero, da solo non Un tempo a Londra, i londinesi, andavano per divertirsi, a vedere
vale niente, ma accoppiato ai numeri, vale per 10. gli internati nel manicomio di St.Mary di Bethlehm-o Bedlam.
Così nello stesso modo, per crescere necessita il Fool, ossia la Ma cos’è il Fool?
creatività, il lievito. Secondo come lo definisce Shakespeare ed Erasmo da Rotter-
In fondo in fondo, il Fool e la follia sono delle somme verità dam, egli è persona a cui difettano giudizio o senno, che agisce o
della natura umana, forse persino del mondo. Risale al medioevo si comporta stupidamente, o persona che per professione simula la
la pantomima di un clown che impersona il diavolo e che vuol follia per l’altrui divertimento: un buffone, un giullare, un clown.
portarsi uno spettatore all’Inferno (per esempio, ne “Il Giudizio”, Fu poi, all’epoca di Elisabetta I, che si iniziò a distinguere tra chi

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è Fool e chi fa il Fool, distinguendo chi lo fa per mestiere e chi è in modo da far svaporare le tensioni sociali.
davvero. L’etimo della parola si fa risalire al latino “follis”, man- Fool e clown, all’inizio, significavano un po’ la stessa cosa, ma
tice, pallone gonfiato. Un Fool è come un mantice, le sue parole poi, con il tempo, il clown venne assimilato al circo.
non sono che aria, vento, e come il vento queste parole vanno da Il primo clown che comparve al circo, nel 18º secolo, aveva il
qualsiasi parte. volto truccato di bianco, come il Pierrot della Commedia dell’Ar-
Thelma Niklaus dice che con ogni probabilità tutti i mimi, i te, da cui discendeva.
clown, i guitti e i commedianti conosciuti in Europa, derivano È accaduto spesso che questi buffoni fossero nani e gobbi. Non a
dal Satiro dell’antica commedia greca, genere che, a sua volta, caso il primo buffone di cui si abbia notizia fu un nano che risie-
risale ai riti fallici e alle cerimonie in onore di Dioniso. deva alla corte del faraone Pepi (o Papi) primo d’Egitto.
Il dialogo tra clown, poi, sta agli esordi della prima forma di Buffoni nani e buffoni gobbi esistevano già nell’antica Cina e
Commedia all’italiana. nell’America precolombiana.
Questi clown partecipavano pure ai matrimoni e alle feste del A Roma zoppi e storpi venivano venduti al mercato e nani circo-
raccolto. Il gergo volgare e osceno dei clown, connessi con la lavano nei saloni delle dame. Dal 1566 il gusto aristocratico per
fertilità, la riproduzione e la comicità delle “falloforie”, divenne i nani si diffuse. In quell’anno 34 nani servirono a un banchetto
noto come “verso Fescennino”, da “fascinum”, dal nome con cui offerto dal cardinale Vitelli a Roma e, in Grecia, a quanto riporta
i romani designavano l’attributo maschile, oppure dal nome della Erica Tietze-Conrat, alcuni bambini venivano rinchiusi in conte-
città etrusca di Fescennio, le cui feste del raccolto, probabilmen- nitori adatti a farli diventare nani.
te, avvenivano sempre all’insegna di tale licenziosità. È come se questi nani avessero un potere negativo e positivo nel-
Inoltre il termine inglese “folly”, follia, con cui si indica il com- lo stesso tempo, per cui potevano avere funzione apotropaica, un
portamento del Fool, aveva già, nel 1303, il significato di “lewd- po’ come i balconi barocchi siciliani, che venivano scolpiti con
ness”, lascivia, secondo l’Oxford English Dictionary”. facce di mostri, per difendersi dal malocchio e dagli invidiosi.
Questo aspetto del Fool è evidenziato anche dall’iconografia ri- Il giullare indossa un costume variopinto con cresta di gallo e
nascimentale di Arlecchino, che lo rappresenta con un fallo, esat- bastone con il volto scolpito del giullare stesso. Spesso il giullare
tamente come i mimi romani e come mille anni prima di Arlec- dialoga con il volto del suo bastone, ossia col suo doppio. Così
chino i “phallophores “ greci. E qui arriviamo alle maschere di un po’ anche i clown. In Arabia, i pazzi chiaroveggenti pare che
carnevale, le quali non sono altro che l’espressione della libera- indossassero lunghi ed ampi mantelli fatti di pezze multicolori.
zione della follia, per cui ognuno può sentirsi autorizzato a essere Il costume di Arlecchino esprime caos e ordine nello stesso tem-
Re, Papa, prete, monaco, vescovo, militare ecc, e oltretutto gli è po: follia e arguzia. Arlecchino portava pure code di lepre o di
consentito di prendere in giro i vari personaggi che incontra: li- coniglio e il buffone medievale soleva indossare orecchie d’asi-
cenziosità e libertà: follia autorizzata, dunque: clown, Fool, bur- no. Anche i sonagli facevano parte del costume del Fool.
lone. Viene consentito questo sfogo una volta l’anno, come atto Dal punto di vista della psicologia dei tipi di Jung, il Fool per lo
liberatorio e rivitalizzante. più è descritto come un tipo introverso. Il Fool è anche sensibile,
Si dà la possibilità al popolo di sfogare un po’ la sua rabbia nei come è visibile nel Pierrot della Commedia dell’Arte e nel suo
confronti dei potenti, in una simulazione consentita e accettata, successore, il “clown triste” del circo.

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La relazione che noi instauriamo con il Fool può essere una pro- chiunque e per questo compito era pagato dallo Stato.
iezione della nostra follia latente. Erasmo da Rotterdam, molto Riporta San Crisostomo, che questo era un suo preciso dovere.
tempo prima di Pirandello, elaborò il concetto che ognuno di noi I clown attivano modelli di pensiero e sentimento infantili, libe-
indossa una maschera. rano energia dalla coscienza e così producono piacere, cosa che
Il buffone intratteneva lunghe discussioni con il suo bastone, che scaturisce dall’essere, il clown, magico e infantile egli stesso, per
rappresentava se stesso, una scissione, un dualismo. Lo stesso fa cui, nella messinscena, si crea un’intesa tra lui e lo spettatore,
il ventriloquo a tutt’oggi, parlando con il suo burattino. come se fossero due bambini a giocare insieme. Tipico esempio
Anche il Fool che si guarda allo specchio, a volte vede un’altra di giullare è il Rigoletto, il quale si faceva beffe di tutti. Poi sco-
persona, per cui non esiste più la distinzione tra ciò che è reale prirono che egli aveva un’amante, ma che in effetti amante non
e ciò che è riflesso. Spesso quando individuiamo qualcuno come era, ma era sua figlia, che teneva segreta perché non potessero
Fool è perché avvertiamo che egli è doppio. colpirlo. Il duca di Mantova per fargli uno sgarbo la fece innamo-
Anche il suo costume a volte è doppio, perché la metà sinistra è rare, e poi sappiamo come è andata a finire. L’usanza del buffone
volutamente diversa dalla metà destra. È abitudine del Fool pren- di corte era stata introdotta nel Medioevo Europeo. Guglielmo
dersi gioco degli altri: del Re, dei potenti, di persone importanti il Conquistatore aveva dei buffoni, ma già nel 1016 Edmondo
e seriose ecc. Fool è stato usato anche col significato di eretico. Fianco di ferro, osservava già queste usanze.
Il Matto di Lear dice:”Questa è la profezia che farà a suo tempo il L’imperatore romano Alessandro Severo bandì da Roma tut-
mago Merlino, perché io vivo da vari secoli prima di lui. Difatti ti quegli esseri deformi che fino allora erano stati i vezzeggiati
il Fool risale a un tempo molto antico. Così il clown Navajo o la beniamini dei salotti aristocratici. Essi vagarono per l’impero,
medioevale Festa dei Folli che discendeva dalle Calende e dai esibendosi nelle strade per qualche moneta.
Saturnali dell’antica Roma. Il buffone di corte fungeva da portafortuna contro il malocchio.
Il martedì grasso, in Svizzera e anche nella Germania meridio- Serviva al Re superstizioso. Al Fool si davano pure titoli regali,
nale, vengono celebrati i “Fastnach”, strettamente connessi con così come in Russia, alla corte dell’imperatrice Anna.
le manifestazioni di follia, risalenti al Medioevo. Si suona una Un giorno il Califfo Harun al Rashid consegnò al buffone Buhlul
musica con corni, cembali, tamburi e anche vecchie pentole e un atto che lo insigniva della carica di governatore di tutti gli
padelle. Sembra che si avverta la presenza di spiriti e che, nel orsi, i lupi, le volpi, le scimmie e gli asini del califfato.
corso della celebrazione, può avvenire che le pulsioni sessuali e “E troppo per me”, ribattè Buhul, “la mia ambizione non arriva
trasgressive, possono portare a delle forme orgiastiche. al punto di desiderare il dominio di tutti i sudditi di Sua Maestà”.
In zone del Nord America il clownismo rivestiva funzioni ma- I buffoni di corte erano anche temuti. Gli imperatori romani tene-
giche associate alla fertilità, allo sciamanismo, alla guarigione. vano sempre vicino al trono i loro mimi più importanti; avevano
Spesso ridiamo dei clown, perché ci fa gioire il fatto di sentirci paura che potessero sobillare la popolazione contro di loro.
superiori alla sfortuna degli altri. Il Fool può essere buono o cat- Nel medioevo, i buffoni di corte venivano legati con delle cate-
tivo, a seconda dei casi. Al tempo dei romani esisteva lo “stupi- nelle d’oro al trono, perché non potessero allontanarsi.
dus”, stupido una specie di clown il quale indossava un cappello
appuntito; il suo compito era quello di farsi schiaffeggiare da

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La repubblica della follia Frequenti sono i clown che per certi spettacoli lascivi si trasfor-
In Polonia, nel 156, fu fondata una società di di Fool, la Repub- mano in scimmie.
blica di Babinia, che derivò il nome da “baba”, vecchia, per in- I sonagli del buffone europeo, John Doran li fa derivare da quelli
dicare la villa cadente dove si riunivano i vari membri di questa indossati dai sacerdoti ebrei e dai Re orientali, soprattutto persia-
società. ni, mentre altri li attribuiscono ai culti germanici, in cui venivano
La società adottò una propria costituzione, la quale ricalcava usati per scacciare i diavoli: quindi avevano in origine un carat-
quella ufficiale dello Stato polacco e istituì delle cariche da as- tere sacro.
segnare ad alcuni Fool. Davano anche titoli di Arcivescovo, ma Possiamo quindi concludere facendoci alcune domande.
non di Re, in quanto dissero ad Augusto Sigismondo II, che fino Cos’è la normalità? Cos’è la follia?
a quando lui fosse rimasto in vita, loro non avrebbero eletto un Un savio può essere folle o diventarlo? E un folle può diventare
proprio Re. savio?
Le feste della Repubblica di Babinia avvenivano all’insegna del- Il nostro cervello può passare dalla razionalità all’irrazionalità
la follia, un po’ come i Saturnali. facilmente, perché, nell’essere umano, sono presenti le due di-
Willeford fa un’analogia tra Gesù Cristo e il Fool. Gesù Cristo mensioni contemporaneamente.
viene deriso dalla folla come un Fool.Di sua mano, inoltre, si Noi abbiamo la razionalità, la follia e l’istinto, il quale, a volte,
impose il marchio di folle, di fronte ai soldati romani, che lo prevale sulla ragione. Tanti delitti, tanti eccessi, passano, a volte,
agghindarono come un finto Re, lo schernirono e lo ingiuriarono per questa via. E cos’è la follia, se non una visione diversa e di-
(Matteo, 27,119). storta della realtà?
Ci sono comprovate ragioni per far risalire il termine “bauble” La creatività spesso ha anche un pizzico di follia e vediamo nella
bastone da buffone da una parola greca indicante il fallo artificia- storia di tanti artisti questa amara realtà.
le. Cortes inviò due saltimbanchi aztechi a Roma, per divertire Vedi Vincent Willem Van Gogh, che stette tanto tempo in mani-
Clemente VII. comio; la grande poetessa Alda Merini, che anch’essa visse cin-
In Africa, albini e nani venivano automaticamente considerati sa- que anni in manicomio, per esempio, e tanti altri ancora. Esiste
cerdoti e maghi, d’altronde è molto diffusa in Europa la credenza certamente una connessione mentale tra arte e follia. Sono vicini
che toccare la gobba a un gobbo porti fortuna. di casa.
A Napoli, a tutt’oggi, esistono talismani gobbi e di colore rosso. Per esempio le avanguardie dissacratorie, quelle che hanno di-
Un’ottima interpretazione del giullare fu fatta da Totò in un film, strutto la prospettiva, creando nuova arte. Dunque la creatività
così come avveniva a Napoli non molto tempo fa. come un pensiero diverso dalla normalità.
Essere calvi o gobbi o avere altre deformità è una buona salva- Vedi anche Pablo Picasso che scompose le forme, alterandole
guardia contro ogni influenza maligna e, a quanto riporta Pol- della loro realtà.
luce, i fabbri forgiavano soggetti ridicoli, rotteschi, chiamati Vediamo anche Amedeo Clemente Modigliani, il pittore e sculto-
“baskania” (dal greco, amuleti) che piazzavano davanti le loro re livornese di origine ebraica, celebre per i suoi ritratti femminili
fornaci per tenere lontano il malocchio, ossia per scaramanzia. dai volti stilizzati e dai colli affusolati, molto diversi dalla realtà:
genio e sregolatezza. E le moderne sculture – la banana-arte da

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mangiare che appena distrutta può essere riprodotta – valutata lalleru, tirullallalleru tirullallalla.a..a..a..a..a..a”.
120 mila euro, o i pezzettini di biscotti, arte distrutta da una di- Oppure i frutti delle piante declinati al maschile i pira, i puma, i
stratta donna delle pulizie, e Joan Mirò che bruciacchiò la sue frauli, i pircoca, i ceusi,i middicucchi, i persica ecc. Dell’albero
opere d’arte, calpestandole pure, facendo diventare un quadro del fico, al contrario diciamo “a ficara” o del pesco diciamo a
piatto una scultura, dove si vede anche l’intima struttura dell’o- pirsicara ecc.
pera. E che dire di una persona la quale sta imparando un mestiere? Di-
E Marc Chagall, il pittore russo di origine ebraica, naturalizzato ciamo “ancora è ‘nsignanti-insegnante e no che sta imparando. E
francese, che teneva sospesi, facendoli volare, i suoi personaggi del paternese che intima al suo figliolo: “moviti fermu”, per dire
pittorici. Il cantante Domenico Modugno trasse ispirazione da di stare fermo? Una persona di un altro luogo si domanderebbe
questi quadri, per la canzone “Nel blu dipinto di blu”, che poi se deve stare fermo o se si deve muovere.
diventò per tutti, a livello mondiale, “Volare”, proprio come le Seneca, ai suoi tempi ebbe a dire:”Quando voglio vedere un mat-
figure umane di Chagall. to, non devo fare altro che guardarmi allo specchio”.
Questo portò i critici al punto di da parlare di dimensione chagal- Anche Desiderio Erasmo da Rotterdam parla nel suo “Elogio
liana. E le parole di una canzone anch’esse, a volte, non descri- della follia” come di uno specchio in cui egli stesso si vede di-
vono situazioni irreali? E la poesia no? svelato. In sintesi, se ogni folle portasse una corona, tutti saremo
E Carlo Lorenzini, detto Collodi, dal nome del suo paese di ori- Re, almeno così recita un antico proverbio.
gine, con il suo “Pinocchio”, quanto si discosta dalla realtà? E Il folle sono io, sei tu, siete voi, siamo tutti noi, maschere e volti.
Federico Fellini, premio Oscar, ossessionato lettore di “Pinoc- La parola maschera deriva dall’arabo maskharat, termine usato
chio”, tanto da esserne influenzato nella sua produzione cinema- per i clown: “Guance tinte di fuliggine”.
tografica, sempre attratto da clown e giocolieri? E la pazzia del Il folle ha una grande potenza, quella di dire la verità e anche se
personaggio interpretato da Ciccio Ingrassia? apparentemente non viene creduto tutti sanno che dice il vero.
E poi, ognuno di noi, non ha in sé un po’ di follia? È comodo dar del folle a chi dice la verità e quindi non viene
Un volto e tante maschere, uno nessuno, centomila di Luigi Pi- perseguito, come quel primo pentito di mafia a cui nessuno diede
randello. Chi, meglio di Luigi Pirandello, siciliano di Agrigento, ascolto e dunque non pericoloso.
Premio Nobel per la letteratura nel 1935, ha saputo descrivere e Tutti noi abbiamo un doppio, così come il folle, il giullare, ha un
portare in scena i suoi personaggi, frutto della sua fantasia e della suo doppio nel bastone che porta con sé. Cos’è il giullare?
malattia mentale di sua moglie, che lo portava a riflettere sulle Un folle che fa ridere estremizzando le situazioni. Tutti i Re, un
discrepanze e sofferenze della mente umana? tempo, avevano un giullare, che serviva a distrarlo un po’ dalle
In ciò l’aiutò anche il modo di pensare del popolo siciliano, ogni sue responsabilità. Tutti abbiamo bisogno di distrarci, di entrare
artista è figlio della sua terra e ne assorbe gli umori, il genius loci, nel surreale, nel mondo dei bambini. Tutti abbiamo bisogno di
la cultura e l’incultura. Chi, meglio del siciliano si contraddice? un Fool che ci allieti, che ci distragga. Il teatro spesso assolve
Noi siciliani riusciamo a capovolgere tanti significati. questo compito.
Per esempio, la nota canzone “Vitti ‘na crozza”, pregna di dolo- Esso è pieno di gente folle. Dunque, concludendo, la follia è in
re, ad un certo punto diventa allegra, col suo “e lallalleru tirullal ognuno di noi. E genio e follia vanno a braccetto, come sempre.

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Memoria di un malato di nervi

Daniel Paul Schreber era Presidente della Corte di Appello di


Dresda, il quale all’età di 51 anni subì una grave crisi nervosa e
fu internato nella clinica psichiatrica di Lipsia, a suo tempo diret-
ta dall’anatomista Dr. P.E. Flecsig.
Era l’anno 1893. Questa crisi ebbe inizio allorquando un giorno,
in dormiveglia, il presidente Schreber si mise a pensare che “do-
vesse essere davvero molto bello essere una donna che soggiace
alla copula”. Da questo momento in poi si sviluppò in Schreber
un delirio che lo fece passare per tutti gli estremi della tortura e
della voluttà, coinvolgendo dèi, demiurghi, astri, catastrofi co-
smiche, complotti, rivolgimenti politici e assassinii dell’anima.
Queste “Memorie”… apparvero nel 1903, dieci anni dopo l’ini-
zio della crisi.
Conosciuti da Sigmund Freud, gli fecero formulare la teoria della
paranoia.
Nacque così il saggio noto come “Il caso Schreber”e sarà uno dei
motivi causa del dissenso tra Freud e Jung.
Schreber scrive che le sue memorie potrebbero servire alla scien-
za e in effetti aveva visto bene. Egli esprime anche il concetto
che, la dove cessa la comprensione dell’intelletto comincia il do-
minio della fede, ed esprime pure il concetto di eternità, che per
l’uomo è qualcosa di inafferrabile. Dunque pensieri alti. Eppure è

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condannato ad ascoltare le voci, riferendo anche che il sole parla una grande cultura letteraria. Del resto non dobbiamo dimenti-
con lui con parole umane. Parla anche di Dio che può inviare care che a scrivere era un alto magistrato. Si noti in tutti questi
sull’uomo alcuni raggi puri, che lui chiama miracoli, ma che in discorsi un delirio continuo che altera tutti i pensieri. Schreber ha
effetti sono lesivi per la sua salute. Parla pure di persone viste tanti momenti di lucidità, raccontando in modo preciso il periodo
come diavoli,di color rosso carota: indubbiamente delle visioni delle due malattie nervose, avvenute per sovraccarico di lavoro:
paranoiche. la prima volta fu quando era Direttore del Tribunale Provinciale a
Egli scrive queste memorie, affinché tramite questo materiale, le Clemnitz, in occasione di una candidatura al Reichstag, la secon-
autorità competenti possono esaminarlo, allo scopo di decidere da volta quando gli fu conferita la pesante carica di Presidente di
se può essere interrotta l’interdizione e poter tornare con la mo- Corte D’appello a Dresda.
glie nella società civile. La prima volta la malattia apparve nell’autunno del 1884 e alla
Schreber nelle sue memorie parla di anime che si devono purifi- fine del 1885 era già curata, tanto che poté di nuovo rivestire la
care, che lui definisce diavoli, con una classificazione che va dai carica di Direttore del Tribunale Provinciale a Lipsia, dove nel
satanassi, diavoli e poi diavolo ausiliari. Egli riferisce che questi frattempo era stato trasferito.
diavoli, quando assumevano sembianze umane, avevano il colo- La seconda malattia nervosa cominciò nel 1893 e dura ancora
re della pelle rosso carota e un odore nauseabondo. Egli dice che oggi, egli scrive. Come si vede ha una chiara consapevolezza del-
lui stesso ha potuto constatare personalmente, presso l’Istituto di la sua malattia. In tutti i due casi egli trascorse la maggior parte
Pierson e Coswig, da lui definito “Cucina del Diavolo”, tutto ciò. della malattia nella clinica psichiatrica dell’Università di Lipsia,
Di Giuda Iscariota ha saputo che egli,a causa del tradimento diretta da Professore Dottor Flechsig.
perpetrato contro Gesù Cristo, è stato un diavolo di base. Dice- Entrando ambedue le volte nella clinica, dice di non aver avuto
va anche che le anime perfettamente depurate attraverso questo sentore di un antagonismo che poi sarebbe avvenuto tra la fami-
processo di purificazione, salivano in Cielo e giungevano alla glia di Flechsig e la sua.
beatitudine, ossia un godimento ininterrotto della visione di Dio. Dalla prima alla seconda malattia, Schreber dice che passò otto
Egli distingue le anime dall’uomo: mentre le anime possono go- anni felici assieme alla moglie, la quale era grata al Dottor Fle-
dere delle beatitudini, l’uomo deve lavorare, perché come dice il chsig per averle restituito il marito guarito, tanto che teneva il
proverbio: “Solo il lavoro rende la vita dolce”. quadro con la foto di Flechsig sul tavolo di lavoro.
Esiste nelle sue osservazioni un elemento maschilista, in quanto Questi anni furono turbati solamente dal pensiero di non aver
dice che le beatitudini maschili stanno a un livello superiore delle potuto avere dei bambini. Egli, in un primo tempo della malattia,
beatitudini femminili. Schreber parla anche di “assassinio dell’a- ebbe difficoltà a dormire. Questa insonnia veniva contrastata con
nima”, accusando Flecsig di aver aperto in lui questo processo. dei vari farmaci, tra cui il cloralio, con più o meno successo.
Questa idea è nella cultura di tutti i popoli, perché impossessan- Qualche volta fu portato da due infermieri nella cella riservata
dosi dell’anima di una persona, un altro individuo può prolunga- al sonno per i dementi furiosi. Fece qualche tentativo di suicidio
re la sua vita o averne dei vantaggi. con le lenzuola legate alla sponda del letto, ma non vi riuscì mai.
A suffragio di ciò Schreber cita il Faust di Goethe, il Manfredi Egli riferisce che spesso sentiva delle voci che si impadronivano
di Lord Byron, il Franco Cacciatore di Weber, denotando così della sua mente insistentemente.

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Dice che le anime defunte che lui aveva conosciuto si dirigevano sparato e sognò il suo funerale. Riferisce di aver avuto delle vi-
verso di lui, per poi materializzarsi in piccoli uomini di qualche sioni in cui l’ala femminile della clinica psichiatrica era piena di
millimetro, ultima forma di esistenza prima di svanire: chiara- suore e non di malati.
mente un atteggiamento paranoico. Profetizzava che il mondo sarebbe stato colpito dalla peste, con
Quando andava in giardino vedeva due soli, uno quello di sem- grave danno del genere umano. Parlava anche che gli misero ri-
pre, l’altro formato dalla contrazione della costellazione di Cas- petute volte in testa degli scorpioni e ragni e granchi minuscoli,
siopea. Egli si sentiva l’ultimo uomo rimasto sulla Terra e quelli che dovevano distruggergli il cervello, ma non ci riuscivano per
che vedeva attorno a lui, il dottor Flechsig, gli infermieri ecc, la santità dei suoi sentimenti. Questi animaletti avevano carattere
erano “uomini fatti fugacemente “, grazie a un miracolo. di anima, dunque di esseri parlanti.
Egli dice ancora che riceveva dei raggi e il suo capo era spesso A seconda del luogo da cui provenivano, si distinguevano scor-
circondato di luce, così come viene rappresentato Gesù Cristo pioni ariani o cattolici; i primi erano un po’ più robusti.
nelle pitture. Poi vista la sua santità si ritiravano senza fargli danno. Egli rife-
Si paragonava a Gesù Cristo? Dice che l’anima di Flechsig par- risce che la parete interna del suo cranio fu rivestita da un’altra
lava di lui come del “massimo visionario di tutti i secoli”, mentre membrana cerebrale, atta ad estinguere in lui il ricordo del pro-
Schreber afferma che lui era il “massimo visionario di tutti mil- prio Io. Egli dice pure che i fuochi fatui sono veramente delle
lenni”. Si evidenzia naturalmente una mania di grandezza. anime defunte, così come racconta la credenza popolare e parla
Asserisce che da quando esiste il mondo, non c’è stato mai un pure di “orologi vaganti”, cioè delle anime di eretici defunti che
caso come il suo. sono state tenute per secoli interi sotto campane di vetro, nei con-
Schreber riconosceva che anche altri avessero avuto queste visio- venti medievali.
ni,ma non come le sue (ebbe tra le mani, quando scriveva queste Ogni tanto sua moglie veniva a visitarlo e lui rimaneva come im-
memorie, il” Manuale di Psichiatria “di Kraepelin,quinta edizio- pietrito, perché era convinto che fosse morta da tempo. Pensava
ne, Lipsia,1896). che fosse stata” fatta fugacemente” solo per fargli visita e che,
Praticamente lo Schreber, nella stesura di queste memorie, ha andata via, sarebbe stata dissolta già sulle scale.
effettuato uno studio sulla psichiatria. Egli sostiene che le sue Lo Schreber osserva che si tenevano libri o altri appunti in cui
visioni sono reali e non” un’illusione dei sensi” come si vorrebbe venivano trascritti tutti i suoi pensieri, tutte le sue frasi, i suoi
far credere. Ogni pazzo vuol ragione! oggetti, tutte le persone con cui aveva avuto rapporti.
Riferisce pure che, dopo un periodo che aveva questi rapporti con Supponeva che la trascrizione venisse effettuata da esseri a cui
forze sopra sensibili, gli portarono un giornale dove c’era scritto è stata dalla forma umana, che stavano seduti su corpi cosmici
un annuncio della sua morte. Secondo lui era un chiaro segnale lontani, al modo degli uomini “ fatti fugacemente”, a cui viene
che non doveva più contare di ritornare nella società umana, però messa in mano la penna da raggi di passaggio.
non afferma con certezza se ciò fosse reale o il prodotto delle sue Schreber racconta che una notte ricomparve il dio inferiore (Ari-
visioni. Ecco, qui ha un dubbio! man) e si trovava in stato di veglia. Il giorno dopo e per altri
Diciamo un momento di lucidità. Nel corso di un viaggio del giorni vide il dio superiore (Ormuzd) e il sole, ma non il sole nel
dottor Flechsig in Alsazia, ebbe delle visioni che egli si sarebbe suo aspetto abituale,bensì circondato da raggi argentei.

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Naturalmente le persone diranno che sono state delle mere illu- denti che si spezzavano,mentre i peli dei baffi venivano proiet-
sioni, ma lui sostiene invece la veridicità reale delle visioni. tati dentro la bocca, al che decise di farli radere completamente.
Egli scrive che sin dai primi esordi del suo collegamento con Durante la permanenza in istituto ebbe circa dodici scontri con
Dio, il suo corpo è stato oggetto di quello che lui chiama miraco- degenti e infermieri, precisando però che lui era stato sempre la
li, ma che in effetti sono tentativi di distruzione dei suoi organi parte aggredita. Racconta pure che per circa due anni e mezzo lo
interni: cuore, polmoni, fegato. fecero dormire in una stanza adatta per pazzi furiosi, servita da
Egli asserisce di aver inghiottito la trachea che poi si è rigenerata. poche suppellettili e nella quale le aperture venivano sbarrate con
Quello che i raggi impuri danneggiavano, i raggi puri ricostrui- delle assi di legno. Lo Schreber racconta che fu invitato alla festa
vano. Osservava ritrazione del membro virile, preludio alla sua di Natale del 1895 nella famiglia del direttore dell’istituto dottor
evirazione; crescita abnorme dei peli, in particolare i baffi, abbas- Weber, segno che già stava un po’ meglio in salute. Dalla Pasqua
samento di statura, avvicinandosi così all’altezza del corpo fem- del 1900 era solito pranzare spesso con la famiglia del dottor
minile. Era come una metamorfosi che avveniva in lui o sperava Weber. Riferisce anche che il fenomeno del ruggito man mano si
che in lui avvenisse, così, per poter diventare donna. è attenuato. Questo ruggito veniva messo in moto tramite dei mu-
Si fa l’ipotesi che la sua mente generasse tutto ciò, perché non scoli preposti alla respirazione. Schreber ci dice pure che parla
avendo avuto figli, in questo modo, diventando donna, potesse con gli uccelli, siano essi il picchio, il merlo, la rondine o il pas-
farli lui. C’erano poi dei piccoli diavoli che gli schiacciavano la sero. Non vale invece per le colombe, le oche, i polli. Racconta
testa, facendole assumere una forma di pera. Le voci che lui sen- pure dei “perché” che le voci che gli domandano per qualsiasi
tiva molto defatiganti, lo definivano “Principe dell’Inferno”. De- cosa, anche del perché una persona si chiamasse con quel nome,
scrive inoltre le paralisi delle dita che gli impedivano di trovare e sono voci molto assillanti.
le note giuste al pianoforte e la rottura di tante corde dello stesso. Egli sostiene di far passare dalla sua camera, sia di giorno che di
Schreber racconta che avveniva il miracolo delle” gocce d’oro”, notte, Napoleone o Federico il Grande, oppure far uscire dall’ar-
un miracolo che viene operato dall’onnipotenza di Dio, durante il madio l’imperatore Guglielmo I vestito per l’incoronazione.
quale su parti danneggiate del cervello, veniva deposto un liqui- Racconta che parla con gli uccelli, ma non si sognerebbe mai
do denso, simile a un balsamo, di un affetto risanante immediato. che i treni e i vaporetti parlino. Parla anche dei miracoli dello
Egli, a partire dal 1897, cominciò a tenere un diario ordinato, spavento, ossia il vedere delle figure, delle ombre, che appaiono
dove annotava tutte le sensazioni e pensieri da lui vissuti. improvvisamente mentre suona il pianoforte, ombre che assumo-
Teneva matita e penna come delle reliquie, essendo per lui molto no sembianze umane.
importante tutto ciò. Queste cose gliele portavano i suoi paren- Questi miracoli dello spavento, dice lo Schreber, si potrebbero
ti,assieme a degli spartiti, che gli permettevano di ampliare le interpretare come primi inizi di una creazione divina. In certe
sue esecuzioni al pianoforte. Fu in questa fase che egli progettò condizioni sarebbero suscettibili di condensarsi in” uomini fatti
di scrivere le memorie, per cui gli appunti del tempo divennero fugacemente”, fino a diventare uomini real. Parla anche di una
sempre più precisi. Il brogliaccio delle sue memorie veniva stila- generazione spontanea ossia una generazione senza genitori. Egli
to con scrittura stenografica. dice che lui è l’unico uomo a cui Dio riferisce tutto.
Quando mangiava il suo pasto veniva tormentato dal dolore dei Sente questo senso della centralità, di un certo egocentrismo pa-

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tologico, intorno a cui ruota tutto. Egli, nel 1900, incomincia a stituto, i piatti senza essere toccati da alcuno si spaccano e ciò
valutare la situazione di essere rilasciato dall’Istituto, perché da diventa poi oggetto di conversazione nel suo ambiente.
quando mangia nella mensa della direzione dell’Istituto apposito, Un appunto dell’11 ottobre 1900 ci dice che Schreber sostiene la
ha potuto capire che riesce a gestirsi da sé. tesi che l’intelligenza divina è la somma di tutte le intelligenze
Ne riconosce la malattia mentale, ma pensa di non essere come umane messe assieme e che Dio incorpora in sé. Schreber asseri-
tutti gli altri pazzi, per cui potrebbe essere interrotta l’interdizio- sce pure che quando è andato in teatro e in chiesa a Dresda,
ne. Egli, dopo aver saputo che già alla fine del 1895 era stato po- Dio era vicino a lui e anche qui le cose non si svolgono con rego-
sto sotto tutela provvisoria, ha pensato, nell’autunno del 1899, di larità, perché agli attori vengono provocati degli attacchi di tosse.
far chiedere alle autorità competenti, se la tutela sia da trasforma- Lo Schreber,come anzidetto, si era documentato sulle malattie
re in tutela definitiva oppure da eliminare. Nel gennaio del 1900, psichiatriche col manuale di ”Psichiatria” di Kraepelin,conte-
la Regia Pretura di Dresda, ha attuato contro le sue aspettative, standone il testo, riguardo l’argomento delle allucinazioni.
un provvedimento di interdizione. Egli, in seguito a ciò, produce Secondo il testo, come è ovvio, le allucinazioni sono frutto di una
diversi esposti ed esattamente: uno il 24 marzo 1900, un altro il mente malata e lui su questo è d’accordo per quanto riguarda i
26 marzo 1900 e un altro ancora dopo di questo, esattamente il malati normali. Non è d’accordo su di lui, in quanto egli asseri-
30 marzo 1900. Praticamente viene preso da questa smania os- sce che le sue voci sono di origine soprannaturale e quindi nulla
sessiva, perché vuole uscire dalla clinica psichiatrica. Egli parla hanno a che vedere con la sua malattia.
di sé, dicendo che nella parte superiore del busto è molto simile Egli si sente un progetto speciale scelto da Dio per salvare il
a una donna e asserisce che è in lui sia l’aspetto femminile che mondo. È evidente la paranoia, che lui accetta per gli altri, ma
quello maschile, tanto da affermare che egli copula con se stesso. non per se stesso. Egli sente queste voci non forti, ma lievemente
Schreber fa una riflessione:” Come andrà a finire questa maledet- sussurranti.
ta storia”? E che ne sarà di me? Dal punto di vista del contenuto essi hanno subito negli anni
Ormai sono sette anni che sono malato di nervi”. Lui vorreb- vari cambiamenti. Sono delle parole volte a irritarlo. Sono delle
be tornare a quello che definisce l’Ordine del Mondo. Dice che azioni di disturbo che avvengono generalmente di giorno e non
per tutte le sofferenze che ha dovuto subire, la perdita di una durante il sonno, e le voci scompaiono quando si mette a fare
rispettabile posizione professionale, il distacco dalla famiglia, la qualcosa: leggere, scrivere o suonare il pianoforte. Una volta che
privazione di tutti i piaceri della vita, ecc. risulta il quadro di un le voci interne vengono zittite, egli può sentire quelle esterne de-
martirio che paragona alla morte in croce di Gesù Cristo. gli uccelli che parlano con lui. Questo per quanto riguarda gli
Insomma,si paragona a Gesù Cristo. Schreber asserisce che la stimoli acustici, mentre quelli visivi si limitano a vedere i raggi
piccola ferita provocatogli dal barbiere che lo radeva il 5 ottobre che a lui convergono. Egli dice: ”Con l’occhio del mio spirito
1900, sia avvenuta tramite Dio, al cui barbiere muove inconsul- vedo i raggi”, non riferendosi all’occhio umano, ma all’occhio
tamente la mano per tagliarli il viso. del suo spirito.
Le macchie di cacao quando beve la cioccolata, specie se in pre- Schreber, a proposito dei raggi cosmici che convergono verso
senza di sua moglie e di sua sorella, sono provocate apposta da di lui, dice che questi non convergono in linea retta, ma com-
Dio. Anche quando mangia nella mensa della direzione dell’i- piendo una forma ricurva o a parabola. Egli racconta che ci sono

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notti nelle quali si sveglia dopo un breve sonno. A questo punto costringe a ritornare nelle tombe appena la campana suona l’una
ricompare il “ ruggito “e a volte si alza per liberarsi da tutto ciò, di notte. È convinto che i sogni vengono influenzati da questi
cercando di non riprendere sonno. Racconta pure che quando va spiriti defunti e che il diavolo passa dal buco della chiave.
in giardino a riposarsi una mezz’ora o tre quarti d’ora, soprat- Disserta anche sulla cremazione, citando le obiezioni della Chie-
tutto nelle belle giornate primaverili, il dio superiore (Ormuzd) sa e dei credenti, che chi viene cremato non può essere resuscita-
gli manda delle vespe per non farlo addormentare, mentre prima to, perché mancante del corpo.
queste vespe gliele mandava il dio inferiore (Ariman). Ci sono tante persone a cui non interessa ciò che sarà dopo la
Il pomeriggio del giorno seguente, mentre se ne stava seduto nel morte, ma è convinto che nel momento della morte tali teorie non
giardino di una locanda, si avvicinarono delle zanzare solo pres- reggano. L’uomo ha bisogno di qualche consolazione, di qualche
so di lui, per disturbarlo. speranza.
Pure l’altro giorno, sempre nel giardino dell’Istituto, invece di Schreber disserta pure sull’opportunità che una persona mala-
mandargli delle vespe, mentre si assopiva, gli mandò un malato ta di nervi venga internata solamente se pericolosa per sé e per
che lo urtò al braccio con violenza, malato che lui non aveva gli altri. In questo caso è giusto che venga internata, ma lui che
mai notato. Informandosi da un infermiere, questi gli disse che appartiene alla categoria dei malati di mente innocui, che è solo
si chiamava G. vittima di un delirio religioso, dovrebbe starne fuori. Egli, dice,
Lo Schreber ritiene che, diversamente dagli altri uomini che non costituisce pericolo. Nel primo caso lo Stato ha il dovere
devono attendere la morte per godere delle beatitudini, egli ne di internare questi soggetti, così come la polizia mette in galera
godrà in vita. Già incomincia a pensare alla sua dipartita e non il delinquente o l’ubriaco pericoloso, ma lui non appartiene né
riesce a stabilire quale aspetto assumeranno le cose con la sua all’uno né all’altro di questi. È risaputo che l’ubriaco cerca di
scomparsa, che pure avverrà, ma solo per vecchiaia, all’interno convincere il poliziotto che lui non ha bevuto, così come il mala-
della sua famiglia. Non esclude che al suo letto di malattia o di to di nervi cerca di convincere il medico di essere sanissimo, ma
morte avverranno cose straordinarie, per cui auspica che ne sia ambedue devono essere trattenuti.
permesso l’accesso a scienziati dei vari campi del sapere umano, La perizia stilata dal dottor Weber, Consigliere Segreto Medico,
che nell’occasione potranno ricavare importanti conclusioni a in data 9 dicembre 1899, non è a favore della guarigione dello
proposito della verità delle sue rappresentazioni religiose. Schreber, così come egli avrebbe voluto, o, quantomeno, anche
Si ritiene ancora lontano il tempo del suo rilascio da parte dell’I- se non è guarito, non rappresenta pericolo, né per sé, né per gli
stituto, perché il verdetto è stato a lui sfavorevole (sentenza del altri. Schreber risponde a questa perizia, dicendo che la sua men-
Tribunale di Dresda in data 15 aprile 1901). te, a parte alcuni trascurabili idee ipocondriache, non ha subito
In base alla motivazione di questa sentenza, di cui ancora non alterazioni.
ha copia, vedrà di invocare un appello. In ogni caso è convinto Riconosce a se stesso delle alterazioni della mente, ma non tali
che dalla clinica ne uscirà presto. Discute poi sulle superstizioni da rendere necessario l’internamento nell’istituto. In un’altra pe-
popolari, asserendo che debbono avere certamente un granello di rizia, datata 5 aprile 1902, il Consigliere Segreto Medico, dottor
verità. Per esempio, è nota la superstizione”dell’ora degli spiri- Weber, riferisce di avere con il dottor Schreber, come un rapporto
ti”, che è concessa a essi per i loro rapporti con gli uomini e che li di amicizia, in quanto egli è ospite quotidiano della sua tavola.

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Avrebbe preferito che fosse nominato un altro perito, ma che co- studio delle leggi e forbito per quanto riguarda la terminologia,
munque cercherà di osservare la massima scrupolosità scientifi- tant’è che si difese da sé. Le “Memorie”… attirarono anche l’at-
ca. tenzione del giovane psichiatra svizzero, Carl Gustav Jung.
A tal proposito non si può dire che la patologia del dottor Schre- Egli ne parla in una sua pubblicazione del 1907. Freud si serve di
ber, assimilabile alla paranoia, sia sconosciuta alla psichiatria: queste memorie per elaborare le sue teorie sulla paranoia. Ecco
tutt’altro. Essa è ben nota agli studi scientifici. Sappiamo che la perché queste memorie hanno un’importanza notevolissima per
paranoia è una malattia decisamente cronica. Questa patologia è la storia della psicanalisi: vi sono debitori Freud e Jung. Per la
spesso eclatante, ma a volte, in forma più leggera, rimane confi- verità Jung, nella clinica in cui lavorava, aveva avuto la possi-
nata nell’ambito familiare e nella cerchia di amici e conoscenti. bilità di vedere molti casi di paranoia. Il materiale che aveva a
Quella del dottor Schreber si è manifestata violentemente tutta ad disposizione era molto abbondante, al contrario di Freud che stu-
un tratto, in seguito a superlavoro dovuto al suo incarico molto diò solo questo caso. Difatti era più Jung che illustrava dei casi a
oneroso. Freud e non viceversa, e forse questo ha pesato sul mantenimento
Però, nel tempo, il dottor Schreber è stato nelle condizioni di della loro amicizia.
ricevere i componenti della sua famiglia, moglie e sorella, sen- Difatti, nell’aprile del 1907 Freud spedisce a Jung un abbozzo
za alcuna preoccupazione, tanto che si è fatta meno la presenza teorico sulla paranoia: “Alcune osservazioni teoriche sulla pa-
dell’infermiere, in quando anche gravata da spese. In seguito al ranoia”, per averne il parere. Freud intanto aveva assorbito tante
dottor Schreber si è concesso di uscire dall’istituto, sempre nei locuzioni di Schreber, come “miracolato”,” congiunzione nervo-
termini degli orari di uscita e rientro,ed egli ha visitato i luo- sa”,” lingua fondamentale”.
ghi vicino l’istituto, senza arrecare danni o problemi a persone o Egli parlando di Schreber, dice esplicitamente, ”il meraviglioso
cose. Il dottor Weber conclude che nella valutazione della situa- Schreber” e osserva che” Schreber avrebbe dovuto essere fatto
zione complessiva, non ci sono motivi per pensare che ci possa professore di psichiatria e direttore di una clinica psichiatrica”.
essere un peggioramento tale da porsi delle preoccupazioni per il Freud, durante il suo viaggio in Italia, porta con sé le “Memo-
futuro. In data 14 luglio 1902, la rie”… di Schreber e ha modo di studiarle profondamente.
Corte D’appello di Dresda, emette sentenza nei confronti del dot- Intanto il 28 marzo del 1911 si suicidava Honegger, il giovane
tor Schreber: essa conclude che il dottor Schreber, malgrado le geniale seguace di Jung e il 14 aprile dello stesso anno moriva
idee deliranti, è in grado di ottemperare alla gestione del suo pa- Schreber nella clinica psichiatrica di Dosen, presso Lipsia, senza
trimonio; dunque si rende necessario annullare l’interdizione nei sapere che le sue “Memorie”…erano servite a formulare la base
confronti del ricorrente senza il bisogno di esaminare le più re- della teoria della paranoia, che avrebbe dominato il secolo e sen-
centi testimonianze da lui addotte. Da una nota di Roberto Galas- za che Freud sapesse della morte di Schreber. Schreber era stato
so apprendiamo che la pubblicazione delle memorie di Schreber un preveggente, dicendo che la scienza avrebbe studiato le sue
non passarono inosservate. Furono pubblicate varie recensioni e memorie.
si metteva in luce il fatto che questi scritti si ergevano al cospet- Anche Sabina Spielrein, allieva di Jung a Zurigo e coinvolta con
to di altri scritti stilati da malati di nervi. Del resto non bisogna lui in un ambiguo rapporto personale, molto stimata da Freud,
dimenticare che Schreber era una persona dotta, padrona dello pubblicò nel 1911 un articolo su un caso di schizofrenia, facendo

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dei riferimenti alla”Memorie”… di Schreber. Di origine russa, di restare in vita per ultimo. “Nessuno ha un occhio più acuto per
non si conoscono bene a tutt’oggi le sue date di nascita e morte riconoscere che il paranoico e il potente in fondo sono la stessa
(1886? dopo il 1934). Sappiamo di lei, che nel 1923 tornò in Rus- cosa”. ”La paranoia è, in senso letterale, una malattia del potere”.
sia, dove propagò la dottrina freudiana e insegnò a Rostov fino al E alla fine della prima parte della trattazione di Canetti, appare
1933, data nella quale la psicanalisi fu messa al bando. Il 6 luglio l’immagine di Hitler e del nazismo, come messa in opera in una
1928 la Literarische Welt pubblicava un saggio di Walter Benja- versione più rozza e meno educata del delirio di Schreber.
min, dal titolo “Libri di malati di mente”, con sottotitolo,”Dalla Canetti dice: ”Non si potrebbe respingere la supposizione che
mia collezione “. Benjamin racconta di aver trovato in un piccolo dietro ogni paranoia, come dietro ogni potere, si cela la stessa
antiquario di Berna, nel 1918, le “Memorie “…di Schreber e di tendenza: il desiderio di spazzar via gli altri per essere l’unico,
esserne rimasto affascinato. Naturalmente attinge da esso e delle ovvero il desiderio di servirsi degli altri per diventare l’unico col
“Memorie”… dice: “L’esistenza di opere del genere ha qualcosa loro aiuto”.
di sgomentante, Elias Canetti. L’unico grande tentativo di lettu- Le ricerche di Niederland e di Baumeyer sono riuscite a spiega-
ra al di fuori della psicanalisi delle “Memorie”… di Schreber si re alcuni particolari fino ad allora misteriosi nelle “Memorie”…
deve a Elias Canetti. ricollegandoli nei fatti della sua vita. Baumeyer ritrovò nella cli-
Nell’aprile 1939 Canetti viveva a Londra nell’atelier della scul- nica di Arnsdorf, di cui fu direttore dal 1946 al 1949, alcune car-
trice Anna Mahler, figlia di Gustav. Fra i libri di lei notò le “Me- telle cliniche riguardanti Schreber, da dove attinse delle notizie
morie”… di Schreber. Il libro si trovava lì per caso ed era stato che nelle “Memorie”…. non sono nominate, tipo la frase: ”Il sole
lasciato da un medico che aveva abitato nell’atelier e che poi era è una puttana”.
emigrato in America. Canetti lo chiese alla padrona di casa, ma È da dire inoltre che prima degli anni ‘50 le discussioni sul caso
non lo lesse fino al 1949. Fu una lettura sconvolgente che lo portò Schreber restarono perlopiù limitate al testo di Freud.
a scrivere due capitoli su “Masse and Match”. Canetti scrive che In seguito altri scritti hanno messo in luce la famiglia di Schre-
Schreber ha confermato in lui l’idea dell’indissolubile connes- ber, suo padre, rigidissimo educatore e i suoi antenati, scienziati
sione tra paranoia e potere. e giuristi di notevole fama, che tanto avranno influito sulla per-
Tutto il suo sistema è la rappresentazione di una lotta per il pote- sonalità di Schreber. La lettura di Schreber, in Francia, è legata
re, dove Dio stesso è il suo antagonista. Schreber ha vissuto con soprattutto al nome di Lacan, che nel 1955-1956 aveva dedicato
l’idea di essere l’unico uomo superstite al mondo, ma Schreber un seminario sul caso Schreber. Concludiamo dicendo che le me-
ha anche portato in sé, già pronta come delirio, l’ideologia del morie di Schreber hanno dato un contributo notevole per quan-
nazismo. Ci sono tutti gli elementi: l’attrazione forte e perdurante to riguarda la psicanalisi, con Sigmund Freud, con Carl Gustav
sui singoli, che debbono raccogliersi in una massa, il loro addo- Jung e altri psicanalisti.
mesticamento, che li rimpicciolisce fino a farne dei servi. È un’opera che è rimasta nella storia per la sua grande impor-
Come si vede, i molti temi che Canetti aveva articolato nella sua tanza, per il suo apporto alla scienza della psicanalisi. In fondo
opera, li ritroviamo nelle ”Memorie”… di Schreber, molto tempo aveva ragione Schreber dicendo che i suoi scritti sarebbero ser-
prima di lui. Così Canetti arriva a delle importantissime conclu- viti alla scienza.
sioni: ”È la tendenza più profonda di ogni potente” ideale” quella Nella sua paranoia aveva anche visto delle cose reali vere e importanti.

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO

Diario di un folle – Lu Xun

Il “Diario di un pazzo” è una novella di Lu Xun, uno dei più


importanti scrittori cinesi del ventesimo secolo. Il “Diario di un
pazzo” di Lu Xun fu pubblicato il 5 maggio 1918 dalla rivista
“Gioventù nuova”.
Con questo racconto l’autore si prefiggeva di correggere i difetti
nazionali e di cambiare il modo di pensare di una nazione debole
e arretrata. È il primo testo nella storia della letteratura cinese
scritto nella lingua parlata, il “baihua”. Da quest’opera si fa data-
re l’inizio della letteratura cinese contemporanea.
Il “Diario di un pazzo” rappresenta un testo di rinnovamento to-
tale: non solo si oppone alla tradizione e alla moralità della Cina
feudale, ma costituisce una critica radicale per l’intera civiltà ci-
nese.
Nell’introduzione alla novella un narratore esterno afferma che
gli è capitato tra le mani il diario di un giovane affetto da ma-
nie di persecuzione, ma che costui è riuscito in seguito a guarire
dalla sua paranoia. “Lo presi, lo lessi e scoprii così che il mio
amico era stato affetto da una forma di mania di persecuzione. Il
linguaggio, piuttosto confuso, era privo di ordine logico e molte
parole risultavano inutilmente offensive. C’erano però qua e là
dei brani abbastanza coerenti di cui ho copiato alcune parti per
usarle come materiale per una ricerca medica…”

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO DIARIO DI UN FOLLE – LU XUN

Il racconto è diviso in 13 capitoli, corrispondenti ai diversi mo- affermazioni perché le ritiene dettate da un senso maniacale di
menti in cui il diario è stato scritto, distinguibili dal cambio di persecuzione, un po’ alla volta comincia ad accettare il punto di
penna e di calligrafia dell’autore del diario. Un allucinato mono- vista del folle e a dargli ragione.
logo interiore ci svela la condizione psicotica del protagonista: i II ”pazzo” infatti cita lucidamente con dovizia di particolari mol-
sintomi della sua malattia sono quelli del delirio paranoico: turbe ti esempi di cannibalismo, ricavandoli dai proverbi cinesi, dai
psichiche, difficoltà di relazione e sentimento di persecuzione. racconti mitologici, da episodi di cronaca locale e da compendi
All’inizio del racconto il protagonista prende coscienza delle te- farmacologici.
nebre in cui è finora vissuto e si dichiara felice di vedere la luce Nel corso dei secoli si è veramente mangiata carne umana, con la
dopo tanti anni di oscurità. “Questa sera la luna è splendida. complicità della morale tradizionale. “… Per quanto mi ricordo,
Non la vedevo da più di trenta anni. Oggi l’ho vista e mi sento nei tempi antichi spesso si mangiavano uomini, ma questa cosa
particolarmente felice. Ho capito all’istante che nei trenta anni non è del tutto chiara. Ho preso un libro di storia per verificare: la
precedenti tutto è stato oscurità”. L’autore del diario è convinto cronologia non c’era, ma su ogni pagina c’erano scarabocchiate
che tutti stiano complottando contro di lui perché vogliono ucci- le parole “Virtù e Moralità”.
derlo e divorarlo: la famiglia Zhao, i vicini, il medico di famiglia, Non riuscendo ad addormentarmi in nessun modo, ho letto inten-
lo stesso fratello maggiore. samente per metà della notte e allora, tra le righe, ho cominciato
“…ora devo fare molta attenzione. Altrimenti perché il cane degli a vedere delle parole; su tutto il libro c’era scritto: “Mangiate
Zhao mi avrebbe guardato due volte? Ho paura e a ragione… che gli uomini” … Nelle parole del folle è nascosta verità, il lettore
cosa ha il Signor Zhao, che cosa ha la gente della strada contro di è costretto a dargli ragione e a prenderlo sul serio. Sì, è vero,
me?” Il protagonista prende coscienza di vivere in una società di si è mangiata carne umana dall’antichità fino al presente. Ma è
cannibali, cioè, fuor di metafora, in un mondo crudele domina- venuta l’ora di cambiare: “Dal momento che vogliono mangiare
to dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo: “...allora tutta quella uomini, ma hanno paura che altri mangino loro, si guardano l’un
gente con il viso livido e i denti lunghi ha cominciato a ridere l’altro con profondo sospetto… Se abbandonassero quest’idea
forte, prendendomi in giro. fissa, come sarebbe bello lavorare, camminare, mangiare, alzarsi
Il vecchio Chen si è fatto avanti in fretta e mi ha riportato a casa la mattina in tutta tranquillità. Questa è la sola via d’uscita, la
a forza… Dal momento che mangiano gli uomini, sicuramen- sola cosa da fare …se si facesse un solo passo, se si decidesse
te potrebbero mangiare anche me. …Adesso capisco che i loro subito di cambiare, tutti potrebbero vivere in pace. Anche se pri-
discorsi sono veleno, le risate spade e che hanno denti bianchi e ma ci si comportava in quel modo, noi oggi possiamo fare uno
aguzzi perché sono mangiatori di uomini”. sforzo per migliorarci e dire no, non si può… Dovete cambiare
Il “pazzo” è convinto che anche il fratello sia un cannibale, com- dal profondo del vostro cuore! Dovete capire che in futuro non ci
plice di quelli che vogliono divorarlo. sarà posto per i mangiatori di uomini. Se non cambierete, anche
“Mio fratello è un mangiatore di uomini! Io sono il fratello mi- voi potreste essere mangiati alla fine!”
nore di un mangiatore di uomini! Io stesso sarò mangiato da altri Malgrado il suo profondo pessimismo, Lu Xun, attraverso le pa-
uomini e si dà il caso che io sia il fratello minore di uno che man- role del pazzo, esprime la speranza che la società dei mangiatori
gia uomini!” Il lettore, che all’inizio prende le distanze da queste d’uomini finisca per sempre e chiude il racconto con un appello

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO DIARIO DI UN FOLLE – LU XUN

straziante e una speranza di salvezza per le generazioni future. Una volta diventato completamente pazzo, l’eroe di Gogol’ chie-
“Mio fratello aveva appena iniziato ad occuparsi della gestione de la mano della fanciulla e si proclama re di Spagna, convinto di
della casa quando morì la mia sorellina e può aver mescolato al trovarsi di fronte alla corte spagnola anche quando, al termine del
cibo dei pezzi della sua carne, per farcela mangiare di nascosto. racconto, viene condotto in manicomio. La follia, dunque, diven-
Io non ne avevo idea, eppure forse ho mangiato dei pezzi della ta l'unica scappatoia per un uomo miserabile e senza qualità che,
carne di mia sorella, e adesso tocca a me… Dopo quattromila in modo quasi paradossale, riconquista alcuni tratti di umanità
anni di storia in cui gli uomini hanno mangiato gli uomini (e se proprio quando perde l’uso della ragione.
prima non lo sapevo, adesso l’ho capito chiaramente) sarà diffi- Questo racconto è un implicito atto d’accusa nei confronti del di-
cile che io riesca a trovare un uomo vero! Bambini che non ab- spotico regime zarista in cui il singolo individuo non conto nulla
biano ancora mangiato gli uomini, ce ne saranno ancora? Salvate e il pazzo di Gogol’ è il simbolo di un mondo burocratico che si
i bambini…” Ricordo che alla metafora del cannibalismo e dei vuole colpire attraverso la satira.
banchetti di carne umana, allo scrittore cinese e al suo “Diario Il folle di Lu Xun esprime invece la follia di chi dice la verità
di un pazzo” si richiama esplicitamente lo scrittore premio No- senza essere creduto pur avendo ragione. Mentre il personaggio
bel Mo Yan nel suo ultimo romanzo “Il paese dell’alcol” (opera di Gogol’, che si esprime in modo bizzarro e con un linguaggio
brillantemente presentata proprio in questa biblioteca da Marisa illogico non risulta mai credibile agli occhi del lettore, quello di
durante la serata dedicata al tema “Cucina e letteratura”). Lu Xun, che all’inizio pare poco affidabile, diventa via via sem-
Ma ora analizziamo brevemente analogie e differenze tra il rac- pre più convincente perché sa argomentare con chiara logica il
conto di Lu Xun e quello di Gogol’. suo punto di vista. Come quello di Gogol’, anche il” Diario di un
Lu Xun prende ispirazione dal racconto russo di Gogol’, “Le me- pazzo” di Lu Xun è segnato da elementi ironici e grotteschi e da
morie di un pazzo”, pubblicato più di 80 anni prima, nel 1835. una forte carica polemica nei confronti della società del tempo.
Per Lu Xun, che aveva tradotto le opere di alcuni scrittori occi- Lo scrittore cinese constata il crollo delle speranze riposte nella
dentali, la letteratura russa, che parlava di oppressori e di oppres- rivoluzione del 1911 che con la nascita della nuova Repubblica
si, era considerata una guida sicura per la gioventù cinese. E tra aveva messo fine alla dinastia Manciù, ma non del tutto all’antica
gli scrittori stranieri che aveva letto e tradotto, società feudale; sente dunque che dopo tanti secoli di domina-
Gogol’ era quello che ammirava di più. Da Gogol’ Lu Xun mutua zione imperiale è venuto il tempo di ribellarsi alla passività e
la struttura del racconto, il tema della pazzia, la critica sociale e all’apatia del popolo e che occorre risvegliare la coscienza civica
l’interesse per l’individuo. In tutte e due le novelle un io tormen- dei contemporanei.
tato è al centro della narrazione e descrive le fasi della sua follia Mentre Gogol voleva liberare i suoi concittadini dai pregiudizi
tramite la confessione diaristica. e si rivolgeva ai membri dell’alta società che cercavano di pro-
Il protagonista delle “Memorie di un pazzo” di Gogol’, Aksentij muovere le riforme politiche, Lu Xun, in possesso di una lucida
Ivanovic Popriscin, è un piccolo funzionario insignificante con conoscenza della storia cinese passata e presente, con la sua ri-
manie di grandezza, che trascorre una monotona esistenza impie- flessione sui “banchetti di carne umana” reclamava un progresso
gatizia, svolgendo mansioni ripetitive e frustranti e nutrendo un radicale in tutti i campi della società e diventava l’alfiere di una
amore senza speranza per la figlia del direttore. lotta culturale e politica che trovava la sua massima espressione

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO DIARIO DI UN FOLLE – LU XUN

nel Movimento nazionalistico del 4 Maggio (1919), sostenuto da


studenti e intellettuali.
Nel 1922, raccogliendo in volume Il diario di un pazzo insieme
ad altri racconti lo scrittore scriveva nella prefazione all’opera
di non aver abbandonato la speranza, “perché la speranza sta
nell’avvenire”. “Non mi importa se il mio grido è audace o triste,
scostante o ridicolo, ma è un appello alle armi”.

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO

Elogio alla follia

Elogio della follia di Erasmo da Rotterdam. Si tratta di un’opera


molto originale in cui, con toni ironici e nel contempo estrema-
mente persuasivi, l’autore affronta l’insolito tema della Follia,
per sostenere che essa sarebbe la vera dominatrice dell’intera
civiltà ma anche dell’esistenza di ciascun uomo, sia egli un ec-
clesiastico o un laico, un saggio o un ignorante, un potente o un
umile.
La Follia, che viene allegoricamente rappresentata come una dea
in vesti di donna, sarebbe infatti all’origine di ogni bene sia per
l’umanità, sia per gli stessi dei che riceverebbero al pari dei mor-
tali i suoi doni: “io, io sola sono a tutti prodiga di tutto”.
Ciò vale in primo luogo per il dono della vita, considerato che nel
momento in cui sia l’uomo che il dio si dedicano alla procreazio-
ne debbono necessariamente “abbandonarsi un poco a qualche
leggerezza e follia”.
Nessuno genera o è stato generato se non grazie all’“ebbrezza
gioiosa” della Follia, perché un’esistenza sia felice è indispen-
sabile che in essa trovi spazio il piacere, e cioè ancora una volta
“un pizzico di follia”.
Ma anche nell’ambito dei rapporti umani, dal matrimonio all’a-
micizia, è merito della Follia se i vincoli personali resistono fe-
licemente, appunto “nutrendosi di adulazioni, scherzi, di indul-

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO ELOGIO ALLA FOLLIA

genza, di errori, di dissimulazioni”. Ugualmente la tenuta dei le del tempo e ai falsi sillogismi che costituivano una verità asso-
rapporti sociali, e quindi l’esistenza stessa della società, dipen- luta. Secondo lui la verità risiede nell’animo, facendo un tutt’uno
dono dall’ausilio della Follia. tra uomo esteriore e interiore.
Ma più di tutto la Follia rappresenta l’unica guida per accedere Argomento e struttura dell’opera. L’elogio della follia.
alla vera sapienza: poiché infatti tutte le passioni, tutti gli uma- Nel 1511 veniva pubblicato appunto il suo capolavoro, “Elogio
ni errori e tutte le umane debolezze, rientrano nella sfera della della Follia”, che lo rese figura rappresentativa di quel periodo
Follia, saggio è colui che si lascia guidare dalle passioni. Precisa storico. Scritto come dedica a Tommaso Moro, suo grande ami-
l’autore che questi elementi emotivi “non solo assolvono la fun- co, fu, nell’arco di quel secolo, ristampato circa sessanta volte,
zione di guide per chi si affretta verso il porto della sapienza, ma prova questa del valore dell’opera, giudicata da molti l’unica che
nell’esercizio della virtù vengono sempre in aiuto spronando e riuscì a preparare l’Europa a quella rivoluzione morale e religio-
stimolando, come forze che esortano al bene”. sa che sfociò nella Riforma Luterana.
Di conseguenza non può considerarsi saggio invece colui che si Nonostante la Follia è portata per bocca da tutti tuttavia lei sola
fa guidare soltanto dalla ragione, essendo simile ad uno spettro sa rallegrare chiunque, infatti appena fece ingresso per parlare
mostruoso “un uomo così fatto, sordo ad ogni naturale richiamo, tutti si illuminarono di gioia solo vedendola mentre gli oratori
incapace di amore e di pietà”…”un uomo cui non sfugge nulla, devono fare un’intera orazione prima di questo risultato; lei asso-
che non sbaglia mai, che tutto vede, tutto pesa con assoluta pre- miglia al sole che sorge o ai venti Favonio che riportano tutto alla
cisione, nulla perdona; solo di sé contento…lui solo tutto; senza giovinezza Invita i presenti a porgerle l’orecchio il quale si porge
amici, pronto a mandare all’inferno gli stessi dei, e che condanna ai pazzi e ai ciarlatani lo stesso che Mida mostrò a Pan, la Follia
come insensato e risibile tutto ciò che si fa nella vita”. vuol cimentarsi nell’arte del sofista ma non nel sofista moderno
È preferibile quindi l’uomo qualunque, “uno della folla dei pazzi bensì in quello antico il quale elogiava gli dei perché anche lei
più segnalati che, pazzo com’è, possa comandare o obbedire ad vuole fare un elogio.
altri pazzi, attirando a sé la simpatia dei suoi simili…; uno con La Follia ritiene che nessuno può conoscerla meglio ecco perché
cui si possa convivere, che infine non ritenga estraneo a sé nien- farà il suo elogio inoltre anche per pudicizia perché gli altri che
te di ciò che è umano”. Ritengo che la concezione della follia si fanno tessere le virtù sono quelli più lontani dal possederle;
espressa da Erasmo da Rotterdam da una parte giunge a sminuire ella è stupita dell’inesistenza di elogi per lei quando invece se ne
eccessivamente il ruolo e l’importanza che deve essere ricono- tessono persino per le calamità.
sciuta anche alla razionalità nell’ambito dell’esistenza umana, e La Follia non farà un discorso preparato come quello di un ora-
dall’altra sembra differenziarsi sostanzialmente rispetto alle più tore bensì dirà solamente quello che le passa per la mente per
moderne teorie sul tema della pazzia, rappresentata in termini questo non c’è motivo di limitarla o cercarne il senso la Follia è
decisamente meno positivi, come una via di fuga dalla realtà (si lo specchio più limpido dell’animo e sono ingrati coloro che pur
pensi a Pirandello), oppure come un’emarginazione dalla società. essendo folli dicono che lo sono gli altri in modo che risulti un
Filosoficamente Erasmo sostiene la ragione come mezzo per de- grave insulto e così cercano di sembrare saggi come Talete peg-
mitizzare il potere. giorando solo la situazione.
È un teorico della pace, totalmente contrario all’etica istituziona- I sofisti del tempo cercano di fare i sapienti infilando qualche

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO ELOGIO ALLA FOLLIA

termine straniero nei loro discorsi così la gente o per farsi con-
siderare dotta fa finta d’aver capito tutto oppure tanto più non
capisce tanto più ammira il discorso del sofista.
La Follia non è figlia di uno dei tanti dei dell’Olimpo ma di quel-
lo più vigoroso capace di creare guerre e pace; pluto e dalla Ninfa
Neotete delle giovinezza,non da un triste matrimonio ma dall’a-
more dei due in un momento in cui Pluto era inebriato dal nettare
degli Dei. Ella è nata nelle isole Fortunate e ad allattarla sono
stata la ninfa dell’ignoranza e dell’ebrezza ella non è nata come
gli altri pargoli nel pianto ma bensì sorridendo lieta di ciò che la
circondava. Le donne al suo seguito sono: Filautia,Colacia; Lete,
Misoponia, Hedonè,
Anoia e Trufè, tra tutte queste dame la Follia fa da signora.
Gli Dei esistono per giovare agli uomini e la Follia è l’alfa degli
dei perché prodiga di tutto agli uomini. Ciò che spinge gli uomini
e gli dei a fare figli è la Follia perché cos’altro potrebbe spingere
una donna a soffrire i travagli del parto o a sopportare le fatiche
di allevare figli? Così anche i filosofi più severi sono nati per
merito suo e non d’altri perché senza un po’ di follia nessuno
lo farebbe. Tutti amano la Follia perché è lei che reca i piccoli
piacere e quale si potrebbe chiamare vita se fosse completamente
priva di piacere?
Anche coloro che accusano gli altri di godere di frivolezze e pia-
ceri sono poi i primi che ne usufruiscono anche Sofocle accondi-
scende all’idea dicendo che è bella la vita priva di senno.

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO

La follia nell’arte

L’arte è la manifestazione dell’estro creativo dell’uomo.


Rappresentazione del sé e della propria anima. La pazzia è da
sempre legata all’immaginario di pittori e scultori che trovano
nella tela uno sfogo al proprio tormento. E allora eccoli, i pittori
pazzi dell’Arte.
Uomini e donne afflitti nello spirito che cercano una via di sal-
vezza proprio nei loro dipinti. L’arte può portare alla creazione
di nuove realtà, che solo in parte dipenderanno da "l’ informazio-
ne sensoriale"; il nostro cervello, infatti, non ha necessariamente
bisogno del continuo "flusso informativo" proveniente dai nostri
sensi. I sogni, i ricordi che "rivivono" nelle immagini mentali
e anche, rappresentazioni "semplicemente" create dalla nostra
mente testimoniano questo evento.
In questo senso l'arte amplifica la realtà, crea un nuovo "canale
mentale" in grado di aprirsi a nuove esperienze. Gli stimoli visi-
vi, reali o evocati dalla memoria, che hanno eccitano il sistema
nervoso dell'artista al momento della creazione dell'opera d'arte,
trasformati dalla sua mano in colori e forme, stimoleranno il si-
stema nervoso di chi l'osserva.
L'opera d'arte deve riuscire a suscitare nel cervello dell'osserva-
tore sensazioni ed emozioni che sono state presenti nel cervello
dell'artista. Accostarsi ad un’opera d'arte, guardarla, percepirla,

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comprenderla e apprezzarla, implica il coinvolgimento di mol- abitazione privata nella campagna sulle sponde del Manzanarre,
te strutture cerebrali e l'attivazione di meccanismi ben specifi- dall'artista stesso decorata.
ci, a partire dai funzionamenti alla base della percezione visi- Goya, quando dipinse questa figurazione mitologica, era ormai
va, a quelli implicati nella cosiddetta "psicologia del vedere", quasi completamente sordo, solo e in preda all'angoscia di cui
nell'esperienza estetica ed emozionale. Questo si riferisce non è testimonianza gran parte della produzione della sua vecchiaia.
solo all'emozione provata da chi gusta un dipinto ma anche al L'opera, dipinta con inedita crudezza, vuole assumere probabil-
momento creativo che coinvolge l'artista per realizzare la sua mente un significato politico: Saturno che divora uno dei suoi
opera. Alcuni ricercatori, soprattutto psicologi e neurofisiologi, figli sembra simboleggiare il tiranno che divora i suoi sudditi, un´
sono rimasti affascinati dalla possibilità di studiare le proprietà allusione dell'artista, fortemente avvilito dalle vicende politiche
e le caratteristiche del cervello che rientrano nella valutazione di europee e spagnole, a Ferdinando VII.
un'opera d'arte e nel piacere che essa può dare; persuasi dall'idea Goya dipinse la figura mostruosa con toni grigiastri e ocra, sul
che la comprensione di tali meccanismi cerebrali, insieme alla corpo dilaniato del figlio spicca il rosso del sangue; la scena rac-
conoscenza delle vicende della vita di un artista e della cultura capricciante è intrisa di un' atmosfera "allucinata".
del suo tempo, possano favorire una maggior "cognizione" e ap- La depressione che afflisse Michelangelo (1475-1564), fu di ori-
prezzamento dell'opera e di chi l'ha creata. gine psichica. Nel dipingere il volto di San Bartolomeo mentre
Un' opera d'arte nasce dalla combinazione di ciò che l'artista mostra al Giudice il coltello, l'artista riportò nelle pieghe della
esperisce "visivamente" e da come interpreta quanto gli viene pelle del martirio un dolorante autoritratto. I sistemi percettivo,
comunicato dal mondo esterno. Sia l'acquisizione dell'informa- emotivo ed espressivo i altri grandi pittori sono stati, in modo più
zione visiva, sia la sua elaborazione interiore possono essere al- drammatico, alterati da gravi malattie mentali, quali la schizofre-
terate da cause patologiche. Gli effetti di gravi malattie mentali, nia e la sindrome maniaco-depressiva.
spesso, alterando le capacità percettive ed emotive dell'artista, Gruesser et al., (1988) descrisse, quale particolare disturbo ca-
possono influire sulla sua espressione pittorica e testimoniano ratteristico di pazienti schizofrenici, l'anormale percezione delle
come la storia di vita del pittore entri a far parte integrante della facce. I volti osservati da questi pazienti potevano cambiare velo-
sua opera. Tutto ciò affiora nei quadri di alcuni grandi pittori in cemente la loro espressione, assumendo sempre più le sembianze
momenti particolari della loro vita. di un mostro: la bocca si apriva mettendo in evidenza i canini
Francisco Goya (1746-1828) fu affetto da un'encefalopatia, sporgenti, il naso e gli occhi divenivano più grandi, le pupille si
dovuta ad intossicazione da piombo (elemento allora presente dilatavano.
nei pigmenti di vari colori), che gli provocò sordità e alterazione Alcuni disegni o dipinti riportati da pazienti affetti da schizofre-
della personalità. nia mettono in evidenza questa particolare caratteristica e mo-
Dapprima la sua malattia lo ostacolò in ogni attività e fu la causa strano, pur comunicando la sofferenza e le distorsioni percettive
di una profonda depressione; figure da incubo popolarono i suoi di questa terribile malattia, come la "follia" possa, in alcuni casi
quadri quando ricominciò a dipingere. suggerire una "geniale" creatività artistica.
Quest'opera appartiene all'attività più tarda di Goya e fa parte Richard Dadd (1817-1886), pittore inglese dell'Ottocento, tra-
della famosa serie di "pitture nere" della Quinta del Sordo, la sua scorse molti anni in manicomio per aver ucciso il padre con un

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coltello a serramanico durante una pacifica passeggiata in cam- portato l'autore a realizzare quest'opera:
pagna, perché lo aveva scambiato per un principe delle tenebre, Una sera passeggiavo per un sentiero, da una parte stava la città
nemico della sua divinità, il grande Osiris, alla quale aveva eret- e sotto di me il fiordo. Ero stanco e malato.
to come santuario la sua camera d'affitto a Londra. Dadd argo- Mi fermai e guardai al di là del fiordo – il sole stava tramontando
mentava che il compito di difendere Osiris gli era stato suggerito – le nuvole erano tinte di un rosso sangue. Sentii un urlo attraver-
dalla Sfinge, che gli aveva sussurrato alcune sillabe misteriose. sare la natura: mi sembrò quasi di udirlo. Dipinsi questo quadro,
E pensare che Dadd per tutta la vita ha disegnato fatine, folletti dipinsi le nuvole come sangue vero. I colori stavano urlando.
gnomi, elfi, un mondo strano fatto di piccole creature. Dadd diede Il grido, o L'urlo, come viene spesso chiamato nella traduzione
i primi segni di malattia mentale durante un viaggio in Oriente, in italiana, fa parte di una serie di opere intitolata dall'autore stesso
Egitto, e si pensò allora a un'insolazione. Tornato in patria, prima " Fregio della vita ". Il contenuto dell'opera raffigura un uomo
di uccidere il padre, assaltò con intenti omicidi varie persone che che si rifiuta di sentire il suo stesso urlo di dolore: il particolare
a suo parere complottavano contro Osiris. clima culturale e politico favorisce il rifiuto di essere messi di
Dadd passò in manicomio gli anni dal 1844 al 1886, dove morì fronte alle proprie angosce esistenziali, tanto che nel 1982 la mo-
settuagenario. Qui dipinse sempre, e la sua opera più famosa è “Il stra delle opere di Munch a Berlino venne chiusa dalle autorità
colpo da maestro dello spiritello”, in cui si vede un folletto che per lo scalpore suscitato.
colpisce con un'ascia una nocciola: un'opera in formato piccolis- L'alterazione ai fini espressivi della realtà, della forma e del colo-
simo portata a termine in nove anni. re: contorni dissolti, forme indefinite, colori irreali, contrastanti,
Deformazioni delle facce, volti ansiosi ed impauriti, espres- sono il mezzo attraverso il quale Munch perviene ad una perso-
sioni ossessive sembrano raggiungere i limiti della patologia nel nalissima interpretazione dell'angoscia esistenziale dell'uomo e,
pittore James Ensor (1860-1949). Le tele dell'artista cominciano rendendola visibile, la diffonde nell'animo di chi la contempla.
a popolarsi di bizzarre figure fino a raggiungere l'apoteosi del Gli accostamenti cromatici e la deformazione dei soggetti rap-
sovraffollamento in quello che è considerato il suo capolavoro: presentati, ottenuta attraverso lunghe pennellate, assumono in
L'Entrata di Cristo a Bruxelles. Le strane figure del dipinto pos- Munch un preciso scopo funzionale: l'opera deve agire nell'a-
sono sembrare il frutto di allucinate visioni ma, allo stesso tem- nimo di chi la osserva perché è espressione diretta dell'animo di
po, attingono ad una realtà sovrannaturale; la maschera con il riso colui che l'ha creata.
assume valore ambivalente perché il suo uso permette, attraverso Tratti ondulati associati a linee diagonali creano un senso di dina-
il travestitismo, di modificare ciò che dietro vi si nasconde. An- micità che provoca tensione. La luce, che va a colpire frontalmen-
cora una volta i confini della patologia, come quelli tra "realtà" e te la figura principale, conferisce immediatezza all'evento diffon-
"allucinazione", divengono sfumati e faticosamente distinguibili. dendo un senso di inquietudine. La comunicazione di precisi stati
Edvard Munch (1863-1944) si ritiene fosse affetto da una sin- emotivi, che negli impressionisti giocava tutta sull'impressione
drome schizoide. Il pittore norvegese, nel suo famoso quadro Il visiva, sembra, in Munch, spingersi ed agire a un livello più in-
grido, sembra voler svelare la sua angoscia, presumibilmente di conscio. La creatività di Munch afferma la sua ossessione per le
origine patologica. Queste parole, scritte da Munch per descrive- problematiche della vita e della morte (l'artista fu influenzato dal
re Il grido, danno solamente un'idea della forte sensazione che ha filosofo Nietzche e dallo scrittore Strindberg), la sua visione pes-

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simistica della società e del mondo e Il grido diventa il simbolo e dimensione. Molti suoi capolavori possano apparire realmente
delle ansie e delle inquietudini di un intero secolo. Riguardando "allucinati", ma forse la creatività di van Gogh nasceva anche
la sua opera compiuta, Munch disse: " Solo un folle poteva di- dalla "geniale" capacità di guardare la realtà da prospettive non
pingerlo ". ordinarie.
Vincent van Gogh (1853-1890) è considerato oggi "il pitto- Uno degli ultimi dipinti realizzati da van Gogh è questo campo di
re malato" per eccellenza. La natura della sua malattia, che si grano. L'inquietudine, lo smarrimento e la follia caratterizzarono
manifestò prima dei trent'anni, è stata oggetto di numerose rico- in modo incisivo il cammino di Ligabue: dallo stato mentale dis-
struzioni e interpretazioni diagnostiche, fondate soprattutto sulle sociato, si racconta che dipingesse spesso in riva al Po e che di
numerose lettere che van Gogh stesso scrisse al fratello Theo. frequente si abbandonasse a strane danze, mimando i movimenti
Nel momento in cui le sue crisi, caratterizzate soprattutto da al- degli animali ed emettendo versi e urla, agitandosi nel fango ed
lucinazioni e attacchi di tipo epilettico, si manifestavano, l'artista imbrattandosi dei colori con i quali lavorava.
"cadeva" in uno stato di profonda depressione, ansietà e confu- Quasi possiamo immaginarlo mentre plasmava le sue opere con
sione mentale, tanto da renderlo totalmente incapace di lavora- foga, ardore, slancio. L'arte di Ligabue, per sempre viva, è sel-
re.. ..Van Gogh disse di sé: ". sono un pazzo o un epilettico ". È vatica e selvaggia: ha il sapore della terra, del sangue, del corag-
noto inoltre che, come numerosi artisti dell'epoca (Manet, Degas, gio. Le composizioni alle quali diede origine sono aggressive ma
Toulouse-Lautrec), anche van Gogh facesse uso di una bevanda non stridenti, tumultuose e tuttavia in equilibrio. La sua pittura
alcolica decisamente tossica ma assai in voga nella Francia di – istintiva, passionale, irruente – riporta in superficie un vecchio
quel periodo: l' assenzio. Il pittore Paul Signac, amico di van quesito irrisolto: qual è, in realtà, il limite tra genialità e pazzia?
Gogh, raccontò un episodio che sottolinea l'ultimo periodo della Emblema del genio maledetto del secolo scorso, Jackson Pol-
vita del grande pittore:" Tutto il giorno mi aveva parlato di pittu- lock percorse tutta la vita sulla strada dell'autodistruzione, in una
ra, letteratura, socialismo. parabola di eccessi consumata tra alcool e psicofarmaci, culmi-
A sera era un po' stanco. [.] Voleva bere d'un colpo un litro di es- nata in un terribile incidente d'auto a soli 44 anni, l'11 Agosto
senza di trementina, che si trovava sul tavolo della camera ". Un 1956.
anno prima della sua morte van Gogh, dopo una violenta discus- Jackson Pollock si formò all'Art Students League di New York,
sione con il pittore amico Gauguin, si recise l'orecchio sinistro ma fu solo dopo l'epifania avuta con “Guernica” di Picasso
per poi regalarlo ad una prostituta. Un suo autoritratto testimonia nel 1939 che il giovane artista iniziò a dirigersi verso forme di
l'episodio di automutilazione che contrassegnò la sua malattia. espressione proprie. I semi del genio erano già ben piantati, ma
Alcuni studi [Lee, 1981; Lanthony, 1989; Arnold, 1991; Elliot, la via della fama era destinata ad essere ostacolata dai continui
1993] hanno tentato di mettere in relazione la malattia di van problemi di alcolismo che lo tormentavano da sempre, e da cui
Gogh con la sua passione per il colore giallo, che predomina si risollevava solo grazie alle lunghe cure a base di psicofarmaci,
nelle tele del periodo francese. Offuscando un po' la sua "rea- iniziate durante l'internamento in un ospedale psichiatrico dopo
le" creatività questi autori sostengono che i colori caldi – e così che per una notte intera non aveva fatto altro che colpire ripetuta-
"veri" – gli furono ispirati soprattutto dalle allucinazioni visive, mente il tavolo con un coltello. Nel 1941, riformato dall'esercito
in grado di alterare il senso cromatico e la percezione di forma per problemi psichici, Pollock incontra Lee Krasner, sua futura

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moglie e promettente artista astratta dell'epoca. Lo stesso anno co' parigino e londinese. Le sue storie sentimentali sono sempre
conobbe anche la regina della scena artistica newyorkese, la ricca state travagliate: due storici fidanzati morirono suicidi il giorno
ereditiera Peggy Guggenheim. Per niente colpita dalle opere di prima di due sue grandi retrospettive, alla Tate e al Grand Palais,
Pollock, la Guggenheim accettò con riluttanza di ammettere uno rispettivamente il pilota Peter Lacy e l'aitante George Dyer, la-
dei suoi quadri all'annuale concorso per artisti emergenti da lei druncolo dell'East End.
organizzato. Si racconta che uno dei giudici, il grande Piet Mon- Quest'ultimo fu il grande amore della sua vita, protagonista di
drian, fosse particolarmente attratto dalla tela di Pollock. una passione torturata e torturante, masochista e crudele, che
La Guggenheim gli si avvicinò e commentò: “Quest'uomo ha sconvolse il suo equilibrio psichico e contribuì a tradurre il di-
dei seri problemi, e la pittura è senza dubbio uno di questi” Louis sagio esistenziale nei suoi celebri ritratti inquieti dalle dominanti
Wain, il pittore che dipingeva i gatti. Wain era sempre stato con- scure, scomposti in espressioni quasi horror tendenti allo sciogli-
siderato un soggetto strano e bizzarro, ma al tempo stesso affa- mento, sagome irregolari di carne sfatta e sofferente, deformata
scinate; con il passare del tempo, tuttavia, divenne sempre più e distorta.
eccentrico fino alla comparsa, nel 1917, quando aveva 57 anni, di Jean Michel Basquiat (1960-1988) Una breve esistenza la sua,
un quadro francamente psicotico caratterizzato, tra l'altro, dalla vissuta con l'intensità di una gioventù irrequieta e avida di vita.
presenza di tematiche paranoide, dalla convinzione che la luce Una tormentata e autodistruttiva personalità, resa instabile dagli
“tremolante“ dello schermo del cinematografo “rubasse” energia eccessi di una prematura notorietà, dall'uso di sostanze, fino alla
al suo cervello; iniziò, inoltre, a limitare le relazioni interperso- sua progressiva tossicodipendenza che non riuscirà ad arrestare,
nali e a trascorrere buona parte della giornata rinchiuso nella sua portandolo a soffrire di frequenti disturbi psichici. Con il tempo,
stanza. Il verificarsi di comportamenti francamente aggressivi e questi lo porteranno a pensare di essere sfruttato dai commer-
violenti motivò nel 1924 il suo ricovero in un ospedale per indi- cianti d’arte e dal suo idolo Andy Warhol, che abbandonerà di lì
genti, lo Springfield Mental Hospital. Un anno dopo, la notizia a poco.
del suo stato di malattia e della condizione d'indigenza nella qua- Dietro la potente macchina del marketing si cela la storia di una
le versava vennero largamente pubblicizzate dai giornali dell'e- personalità in profondo conflitto con se stessa, con i problemi
poca con il risultato che anche l'allora Primo Ministro inglese si d'identità di un ragazzo alle prese con i fantasmi della sua ori-
occupò di lui promuovendone il trasferimento in una struttura gine afroamericana e con l'ombra dalla sua amicizia con Andy
più decorosa. Con il passare del tempo Wain divenne sempre più Warhol. Espressione di un momento storico particolarmente vi-
stabilmente psicotico, tuttavia continuò a dipingere. vace, il boom economico del mercato dell'arte del quale Busquiat
Francis Bacon (1909 - 1992) «Sono diventato pittore per es- è divenuto simbolo.
sere amato» dichiarò due mesi prima di morire, a Madrid, tra le Mark Rothko (Daugavpils, 25 settembre 1903 – New York,
braccia del suo ultimo amante. E la vita privata di Bacon non 25 febbraio 1970) “Ho accettato questo incarico come una sfi-
è mai stata scissa dalla sua opera: cacciato di casa a sedici dal da, armato di intenzioni del tutto malevole" dirà "Spero tanto di
padre violento che lo sorprese vestito da donna, si concesse a riuscire a dipingere qualcosa che guasti l’appetito d’ogni figlio
uomini abbienti tra cui un collega del padre, tale Harbourt-Smith, di puttana che entrerà in quella sala per mangiare”. Gli auguri
allenatore di cavalli, per entrare poi nell'ambiente 'ar(t)istocrati- sono destinati ai "più ricchi bastardi di New York”. L'insoffe-

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renza verso quel mondo che non lo riconosce si farà più forte e soprattutto della madre che firmò la carta per farla interdire,
verso gli anni '60. Dopo una lunga lotta contro la depressione, il venne internata nell’Ospedale psichiatrico di Ville-Evrard. Re-
25 febbraio 1970 Mark Rothko si suicidò tagliandosi le vene nel sterà rinchiusa per trent’anni d’internamento, alternando periodi
suo studio di New York. L'anno successivo venne inaugurata a di lucidità e follia. Nel 1943, all’età di 79 anni, morì. Nessuno,
Huston la Rothko Chapel. Rothko, durante una carriera che attra- nemmeno il fratello, partecipò al suo funerale.
versa cinque decenni conoscerà momenti di alti e bassi, sarà solo Louise Bourgeois nasce a Parigi nel 1911.
verso la fine della sua vita che manifesterà in modo forte i proble- "Ho sempre sentito di dover fare un grande sforzo per farmi per-
mi depressivi che lo porteranno inesorabilmente verso la sua fine. donare il fatto di essere femmina". Prima di lei due sorelle, poi,
Camille Claudel (Villeneuve-sur Fère, Piccardia 1864 - Parigi dopo di lei, finalmente il maschio. La sua famiglia ripara antichi
1943). Da bambina manifestò aspirazioni ed attitudini inconcepi- arazzi: " io avevo il compito di riparare i piedini che si consuma-
bili per sua madre e per il suo tempo, scoprendo molto presto la vano prima, poi dovevo anche tagliare i genitali dei cupido che
sua vocazione per la scultura. Già a 13 anni comincia a modellare gli acquirenti americani, puritani, non volevano vedere in salotto.
le sue prime figure in argilla. Da ragazza Camille legge molto, Mia madre, che era una donna puritana, li tagliava e li metteva
attingendo alla biblioteca del padre e, per i suoi tempi, accumula, tutti insieme in un cesto: un cesto di piccoli peni. Io cucivo al
con la sregolata attività dell’adolescenza e dell’isolamento, una loro posto dei fiori." Louise non aveva ancora tre anni quando
cultura eccezionale. A 19 anni, una bellezza prepotente ed un fa- il padre si arruolò e, poco dopo, fu ferito. Per mesi fu trascinata
scino assoluto che riuscì a sconvolgere la vita di Rodin, maestro dalla madre nei diversi ospedali in cerca del padre, ricoverato
e amante, di 43 anni. Camille era una delle più promettenti allie- chissà dove. In questa ricerca assiste ogni giorno al dolore e alla
ve del Maestro e riuscì a conquistare un posto speciale nella vita sofferenza nelle corsie: quello stesso dolore lo ritroveremo, poi,
di Rodin vivendo con lui anni di passione e di lavoro comune. nelle sue sculture. Lei, bambina, vive l'assenza del padre come
Nel 1893 la rottura con Rodin che si rifiuta di sposarla. Aveva un abbandono. Alla fine della guerra il padre tornerà a casa, ma
voluto seguire la sua vocazione d’artista, aveva amato fuori da- completamente cambiato nel suo modo di vivere. Con il padre
gli schemi prestabiliti ed ora, a trent’anni, tutto crollava. Contro prepotente ha un rapporto molto tormentato.
ogni convenzione e pregiudizio si ritrova sola, delusa, non ab- "Mio padre provocava in me una continua perdita di autostima".
bastanza stimata e considerata, come avrebbe voluto essere in Louise in una conversazione fatta con la regista di un documen-
rapporto al suo genio. Il profondo rancore verso Rodin le invase tario sulla sua vita racconta un episodio della sua infanzia in cui
il cuore e la mente. suo padre intagliò la buccia di un mandarino e la staccò dal frut-
Cominciò a soffrire di ossessioni. Era chiaramente il segnale di to, in modo da creare un pupazzetto con un pene eretto. Dopo il
una grave forma di depressione con manie di persecuzione. Or- racconto Louise siede immobile e a stento trattiene le lacrime. Da
mai costretta a vivere in ristrettezze economiche si chiuse nel piccola, il padre la portava con sé al bordello lasciandola fuori ad
suo atelier, si isolò e visse in povertà tra gatti, ragnatele e marmi. aspettare, aveva molte amanti ed una, l'insegnante di inglese dei
Completò le sue opere e le distrusse a colpi di martello. Vere figli viveva in famiglia. Una sua scultura degli anni '90 raffigura
e proprie “esecuzioni”, come lei stessa le definì. Nel 1911 lo una casa della sua ---infanzia, ingabbiata e sovrastata da un'im-
stato di salute di Camille si aggravò e per volontà dei familiari ponenete ghigliottina.

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO LA FOLLIA NELL’ARTE

"A farmi lavorare è la rabbia – dice oggi Louise – e la memoria ne nella mia infanzia... la memoria e i cinque sensi sono strumen-
mi aiuta a capire perché mi sento come mi sento e faccio quello ti di cui mi servo. Il mio lavoro riguarda la fragilità del vivere
che faccio. Bisogna essere accurati nei ricordi. e la difficoltà di amare ed essere amati...Utilizzo un linguaggio
L'obiettivo è rintracciare la fonte della propria ansia. In questo simbolico per esprimermi. Bisogna impregnare la materia di sen-
consiste la psicoanalisi e a questo mi serve la scultura." timenti. Il mio bisogno di utilizzare materiali soffici e stoffe, di
Con la madre ha un rapporto molto intenso. far ricorso al cucito e alla bendatura dice la paura della separa-
"Mia madre sedeva al sole per ore ad aggiustare arazzi. Le piace- zione e dell'abbandono Le emozioni sono proiettate all'esterno,
va davvero. Questo senso di riparazione è profondamente radica- in una forma e in uno spazio. L'inconscio è portato alla coscienza
to dentro di me. Lei era la mia migliore amica. Come un ragno, attraverso l'arte".
mia madre era una tessitrice. Come i ragni, mia madre era molto La sua creatività è un modo per " esorcizzare i demoni che la
brava. Lei era intelligente, paziente, opportuna, utile e ragione- inseguono fin dall'infanzia...Una volta terminata la scultura sento
vole. Era indispensabile come un ragno." che ha eliminato l'ansia che provavo. Gli artisti progrediscono
Louise chiamerà Maman il suo monumentale ragno, il primo di così: non è che migliorino, è solo che ogni volta sono capaci di
una produzione che la renderà famosa nel mondo. Il rapporto con resistere meglio ai loro propri assalti. L'unica vera arte che ho
la madre è così intenso che quando la madre muore Louise tenta praticato tutta la vita è stata l'arte di combattere la depressione,
il suicidio gettandosi in un fiume. la dipendenza emotiva... Quello che mi interessa è la conquista
Nel 1938 sposa lo storico d'arte Robert Goldwater e con lui si della paura. Nascondersi, confrontarsi, esorcizzare, vergognarsi,
trasferisce a New York, dove vive, ed è in America che comincia tremare e alla fine avere paura della paura stessa. Questo è il mio
la sua carriera artistica vera e propria, debuttando con la prima tema. Questo credo è il tema." Muore a New York nel 2010.
mostra nel '49.
Nel '51, suo padre muore e Louise entra in depressione, passa le
giornate a letto e per un decennio non fa più una mostra. Ripren-
de solo negli Anni '60.
Nel '73 muore il marito. Louise trasforma il suo salotto in studio
e apre la sua casa a giovani creativi anche più giovani di lei, è un
periodo ricco di scambi e di nuove possibilità. Alcuni anni dopo,
finalmente, i grandi musei cominciano ad interessarsi a lei. Più
tardi, nel 1982, fu la prima artista donna a cui fu dedicata una re-
trospettiva al Museum of Modern Art di New York. Quella espo-
sizione rivelò una grande scultrice che lavorava con i più vari
materiali: dal marmo, al bronzo, al lattex e alla stoffa. Da allora le
sue opere sono incluse in importanti mostre, biennali e collezioni
in tutto il mondo. Quella di Louise è un' arte autobiografica:
"Il mio lavoro è l'opera di ricostruzione di me stessa e trova origi-

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO

TAVOLE
ILLUSTRATIVE

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TAVOLE ILLUSTRATIVE

Maya vestida
Francisco Goya
1805

Il sonno della ragione genera mostri Il 3 maggio


Francisco Goya Francisco Goya
1799 1814

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TAVOLE ILLUSTRATIVE

La creazione di Adamo
Michelangelo
1511

Saturno che divora i suoi figli Pietà Vaticana


Francisco Goya Michelangelo
1823 1497-99

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TAVOLE ILLUSTRATIVE

Il David Il Giudizio Universale


Michelangelo Michelangelo
1501-04 1535-41

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TAVOLE ILLUSTRATIVE

Titania Sleeping
Richard Dadd
1841

The Fairy Feller’s Master-Stroke Come unto These Yellow Sands


Richard Dadd Richard Dadd
1855-64 1842

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TAVOLE ILLUSTRATIVE

Scheletri in lotta per un aringhe marinata Squelette arrêtant masques


James Ensor James Ensor
1883 1891

The Intrigue Autoritratto con maschere


James Ensor James Ensor
1890 1899

144 145
TAVOLE ILLUSTRATIVE

La fanciulla malata
Edvard Munch
1885-86

Madonna
Edvard Munch
Edera Rossa 1894-95
Edvard Munch
1889-90

146 147
TAVOLE ILLUSTRATIVE

Campo di grano con i corvi


Van Gogh
1890

Autoritratto all’inferno
Edvard Munch Fattoria in Provenza
1903 Van Gogh
1888

148 149
TAVOLE ILLUSTRATIVE

Separaciòn
Van Gogh
1896

Campo di Iris
Van Gogh
1890

La Mèridienne
Van Gogh
1889

150 151
TAVOLE ILLUSTRATIVE

Number 27 The wedding


Jackson Pollock Louis Wain
1950 1893

Convergenza Cat
Jackson Pollock Louis Wain
1952 1924

152 153
TAVOLE ILLUSTRATIVE

Head
Francis Bacon
1949

Studi alla base di una Crocifissione (parte del trittico)


Triptych Francis Bacon
Francis Bacon 1944
1944

154 155
TAVOLE ILLUSTRATIVE

Jean-Michel
Basquiat
Jean-Michel Basquiat 1989-90
1981

Jean-Michel Basquiat
Birds of money 1980-86
Jean-Michel Basquiat
1981

156 157
TAVOLE ILLUSTRATIVE

Colore astratto Possibilities


Marc Rothko Marc Rotcko
1947-48 1948

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TAVOLE ILLUSTRATIVE

L’età matura
Camille Claudel
1913

Il valzer
Camille Claudel
1883

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TAVOLE ILLUSTRATIVE

L’inferno privato
Louise Bourgeois
1992

La battaglia per la scultura


Camille Claudel
1893

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Arch of histerya
Louise Bourgeois
1993

Spider
Louise Bourgeois
1996

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VOLTO/NON VOLTO

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO

Il termine giullare (dal provenzale occitano joglar a sua volta de-


rivante dal lemma latino iocularis) designa tutti quegli artisti che,
tra la fine della tarda antichità e l'avvento dell'età moderna, si
guadagnavano da vivere esibendosi davanti ad un pubblico: at-
tori, mimi, musicisti, ciarlatani, addestratori di animali, ballerini,
acrobati.
I giullari erano anche persone che dovevano essere in grado di far
divertire la corte e soprattutto il re. Nel Duecento e nel Trecento
i giullari, uomini di media cultura (molto spesso chierici vaganti
per le corti o per le piazze) che vivevano alla giornata facendo i
cantastorie, i buffoni e i giocolieri, divennero il maggior elemen-
to di unione tra la letteratura colta e quella popolare.
Costoro erano guardati con sospetto dalla Chiesa cattolica che ne
condannava il modello di vita e i canti.
I giullari, considerati i primi veri professionisti delle lettere per-
ché vivevano della loro arte, ebbero una funzione molto impor-
tante nella diffusione di notizie, idee, forme di spettacolo e di
intrattenimento vario.
Essi svolgevano la loro attività indiversi modi e utilizzavano le
tecniche più disparate, dalla parola alla musica, alla mimica. Uti-
lizzavano diverse forme metriche come l'ottava, lo strambotto e
le ballate, e si applicavano in generi letterari e temi diversi. Tra

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO

ipiù ricorrenti vi era il contrasto, l'alba (cioè l'addio degli amanti sti-benefici, dimostra sorprendentemente, che il più elevato costo
al sorgere del sole), la serenata alla donna amata, il lamento della della materia prima di partenza, è ampiamente compensato dai
mal maritata. «Un giullare è un essere multiplo; è un musico, un costi di produzione, per cui alla fine il pezzo in ottone, a parità di
poeta, un attore, un saltimbanco; è una sorta di addetto ai piaceri prestazioni, costa decisamente meno.
alla corte del re e principi; è un vagabondo che vaga per le strade Vediamo quindi di capire le caratteristiche tecnologiche e quali
e dà spettacolo nei villaggi; è il suonatore di ghironda che, a ogni sono i vantaggi competitivi di questo materiale, in comparazione
tappa, canta le canzoni di gesta alle persone; è il ciarlatano che con alfi abitualmente utilizzati.
diverte la folla agli incroci delle strade; è l'autore e l'attore degli L’ottone è una lega rame-zinco con l’aggiunta a volte di alffi ele-
spettacoli che si danno i giorni di festa all'uscita dalla chiesa; è il menti per ottenere specifiche proprietà; esso può essere fornito
conduttore delle danze che fa ballare la gioventù; è il cantimpan- in diversi semilavorati quali lamiere, nasffi, tubi ecc., oppure ln
ca [cantastorie]; è il suonatore di tromba che scandisce la marcia barre tonde piene e forate, profilati fili ecc. destinati principal-
delle processioni; è l'affabulatore, il cantore che rallegra festini, mente alla lavorazione meccanica o allo stampaggio a caldo,
nozze, veglie; è il cavallerizzo che volteggia sui cavalli; l'acroba- settori quest’ultimi che rappresentano l’oggetto principale della
ta che danza sulle mani, che fa giochi coi coltelli, che attraversa produzione dell’Almag Spa e che tratteremo nelle pagine a se-
i cerchi di corsa, che mangia il fuoco, che fa il contorsionista; il guire.
saltimbanco sbruffone e imitatore; il buffone che fa lo scemo e Si tratta di una serie di leghe con un contenuto di rame dal 57 al
che dice scempiaggini; il giullare è tutto ciò e altro ancora. 63% e di zinco a complemento, con aggiunte di altri elementi per
particolari caratteristiche, quali il piombo, che in tenori fino al
3.5%, è aggiunto per favorire l’asportazione di fiuciolo.
La normativa prevede numerose leghe per questo intervallo di
composizione, per cui è possibile disporre della composizione
più appropriata corrispondente all’insieme di caratteristiche tec-
nologiche desiderate, così come illustrato nel catalogo.
Ottone: un mondo da scoprire Senza entrare nel dettaglio, visibile a catalogo, si può dire che
mediamente le caratteristiche di un ottone in barra, o i particolari
Comunemente l'ottone è percepito, anche tra i tecnici, come una da essa incavati per stampaggio o per tornitura, sono corrispon-
lega per impieghi di tipo architettonico, per il suo colore caratte- denti se non superiori, a quelli di un buon acciaio da costruzione.
ristico e magari per la somiglianza all'oro.
Certo l'ottone è anche questo, ma è soprattutto un materiale da
costruzione, con elevate caratteristiche, che in molti casi lo ren-
dono superiore ad altri metalli e materiali, sia per le sue peculia-
rità, sia per i costi di produzione.
I produttori di particolari metallici, destinati ai più diversi campi
di impiego, hanno spesso scoperto che una precisa analisi dei co-

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GEORGETA ANGELICA VECCHIO

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BIBLIOGRAFIA

• William Willeford, Il Fool e il suo scettro, Moretti&Vitra-


li, Bergamo, 1998.
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labio Ubaldini Edizioni, Roma, 1992.
• Erasmo da Rotterdam, Elogio alla follia, Demetra, Roma,
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• Lu Xun, Diario di un pazzo, Demetra, Roma, 1994.
• Paul Schreber, Memoria di un malato di nervi, Adelphi,
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• Patrick McGrath, Memoria di un malato di nervi, Adelphi,
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• Rizzoli/Skira, Munch – I classici dell’arte – Il Novecento,
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tings and Drawings, Alan Wofsy, 1970.

SITOGRAFIA

• http://dacampo.altervista.org.
• https://www.lenius.it/arte-e-sogno.
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