Studies
Volume
IV
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
Edited by
Stefano Colloca
UNIVERSITAS
STUDIORUM
© 2018, Universitas Studiorum S.r.l. - Casa Editrice
via Sottoriva, 9 - 46100 Mantova (MN)
P. IVA 02346110204
www.universitas-studiorum.it
Copertina:
Ilari Anderlini, Art Director
www.graphiceye.it
Foto in copertina:
© Luigi Diego Di Donna
Impaginazione e redazione:
Luigi Diego Di Donna
ISBN 978-88-3369-023-0
Summary
4
Inclusive education in Brazil:
the experience in schools in São Paulo.
Border reflections on a collaboration
with the University of L’Aquila1
Elana Gomes Pereira, Maria Vittoria Isidori, Sandra Rodrigues
Smart Learning Brazil, Università degli Studi dell’Aquila
“The challenge of the educator who is alive and open to the world
is to always keep his inner child alive,
so that he or she can continue to learn to look at the world,
things, people and animals, as children look”.
Fátima Freire Dowbor, 2008
Abstract
How do children look at the world? How do children feel the world?
Do children with disabilities feel the world in a different way? Do edu
cators working with these children understand their needs? Do inclusive
educational programs help educators to reflect on these and other issues
involving children with disabilities? The objective of this text is to present
a diachronic picture of the policies and strategies of intervention on the
Special Educational Needs (SEN) in Brazil as outlined, also providing,
in the last part of the work, a reading of the educational / didactic plan
ning in the preschool and primary schools of São Paulo. Reflections are
therefore formulated in light of the collaboration with the University of
L’Aquila where some teachers of these schools have realized a training
and research experience in the AYA: 2016/17. There is an urgent need for
more careful specialist training actions for teachers working in the SENs.
1. Also being this text the result of a common effort, paragraph 1 have
to be attributed to E. Gomes Pereira, 2 and 4 to S.Rodrigues; finally 3
to M.V. Isidori.
5
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
12
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
4. Conclusion
To conclude, Mantoan (2001: 158) states that:
Inclusion does not foresee the use of specific school teaching prac
tices for this or that deficiency and/or learning difficulty. Students
learn within their limits and if teaching is, in fact, of good quality,
the teacher will take these limits into account and will conveniently
explore the possibilities of each one.
20
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
Not only researchers in the field, but also educators and par
ents all over the world agree that, schools are important plac
es for children to learn social skills and develop friendships.
Children with and without disabilities learn with and from
each other in inclusive classes. When we provide children
with the opportunity to attend classes that reflect the sim
ilarities and differences of people in the real world, we are
enabling them to appreciate diversity and experience positive
models for learning, communication and behaviors (Ravaud,
Stiker 2000). Hence, when everyone participates, children
have opportunities to be cooperative, resourceful and crea
tive. Respect and understanding grow when children of dif
fering abilities and cultures have the chance to learn, play
and be kids together. In contemporary times, the continu
ing education of teachers in Brazil, comes every day occu
pying the space deserved in the agenda of public policies for
all segments of education. However, in addition to quality
training, there is an additional challenge for the training of
teachers in the special education segment: it is necessary to
consider and access the subjectivity of each teacher and each
trainer through the most different languages, means and re
sources. It was an interesting training experience carried out
at the University of L’Aquila by some teachers of the schools
of São Paulo, taking specific analysis models of educational
intervention in crisis conditions. Knowing the limitations
and potentials of students with disabilities is not enough to
guarantee their right to a quality education. It is the role of
the teacher trainer to instill attentive listening, observation
and recording of their daily practice and, above all, to stim
ulate creative processes so that other forms of thinking and
21
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
References
Ajello, A.M. ed. 2002. La competenza. Bologna: il Mulino.
Benvenuto, G. 2016. La tercera misión de la universidad: La interacción di
recta con la sociedad civil y de educación para la ciudadanía (The third Mission
of the University: Direct Interaction with civil society and citizenship Educa
tion), atti di Universidad 2016. 10 Congreso Internacional de Education
Superior “Universidad innovadora por un desarrollo humano sostenible”,
XIIITaller Internacional de Extensión Universitaria, pp. 56-65.
Caldin, R. 2001. Introduzione alla pedagogia speciale. Padova: Cleup.
Calvani, A. 2011. Principi dell’istruzione e strategie per insegnare. Criteri
per una didattica efficace. Roma: Carocci.
22
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
Dowbor, F.F. 2008. Quem educa marca o corpo do outro. São Paulo: Edi
tora Cortez.
Giaconi, C. and Rodrigues, M.B. 2014. “Organizaçao do Espaço e do tem
pona inclusao de sujeitos con autism.” Educacao e realidade 39/3: 687-705.
23
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
Santos Ferreira, N.C. and Lopes da Costa, C.S. 2016. “The teachers’
conception of specialized educational service in multifunctional resource
classrooms A concepção de professores sobre o atendimento educacional
especializado em salas de recursos multifuncionais.” Revista Eletrônica de
Educação 10/2:37-49.
Sassaki, R.K. 2018. Terminologia sobre deficiência na era da inclusão ttps://
acessibilidade.ufg.br/up/211/o/TERMINOLOGIA_SOBRE_DEFI-
CIENCIA_NA_ERA_DA.pdf?1473203540
Sitography
Institute of International Education. 2012. Open Doors Report. Retrieved
from: http://www.iie.org/en/Research-and-Publications/Open-Doors
26
Mirare
Silvia Acocella
Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Abstract
Danilo Dolci intende la poesia nel suo senso etimologico: quel ποιειν che
in greco è verbo spalancato del fare si indirizza verso un punto di mira, in
cui tutte le ipotesi sono sottoposte alla prova di una verifica: poiché nel
mirare, gesto che va distinto dalle astrazioni dell’utopia, le parole con
servano il contatto con le cose, con la sostanza più profonda del mondo.
Sembra delinearsi, così, la vasta ottica di una «cosmologia oculare», in
cui la vita viene avvertita come un fenomeno visivo. La poesia intensifica
questa sorta di messa a fuoco, di concentrazione fantastica. Si fa traspa
renza. Scorgere la vita là dove essa è ancora sommersa: è questo il gesto
fondamentale per tentare il cambiamento: la figura del proteus anguinus,
creatura delle grotte carsiche, i cui occhi rudimentali vengono col tempo
assorbiti dalla pelle, si fonde con quella mitica di Proteo e delle sue inces
santi mutazioni. Quando la troppa luce diventa minaccia per la perdita
della vista, i suoi occhi si calcificano e il mirare si ripiega in un destino
di cecità. E tuttavia, l’animale non smette di muoversi, rendendo il suo
brancolare una forma inesauribile di resistenza.
Ma ancora in me
un ragazzino canta
seppure esperto di fatiche e lotte,
meravigliato dei capelli bianchi
d’essere ancora vivo,
necessitato d’essenzializzarsi:
e al varco d’un malanno scrive versi
come una volta
quando il silenzio diventava colmo
futuro, chiarore che bruciava
la fatica del fare successivo.
Nel mio bisogno di poesia, gli uomini,
la terra, l’acqua, sono diventati
le mie parole.
Non importano i versi
ma in quanto non riesco a illimpidirmi
e a illimpidire, prima di dissolvermi,
invece di volare come un canto
l’impegno mi si muta in dovere.3
«Illimpidire», questo lo scopo dello scrivere in versi: diradare l’o
scuro per prevedere. Non si tratta tanto del fascino di anticipare
con lo sguardo «l’avvicinarsi dello scroscio obliquo/ del tempo
rale sull’aperto golfo», quanto della necessità di «presentire» «dai
segnali dei giorni (…) il corso degli eventi», «senza perdere il
3. Dolci 1974: 31. (La raccolta comprende, rielaborandoli, i versi
precedenti pubblicati in Ricercari, Voci da una galassia, Il limone lunare,
Non sentite l’odore del fumo?, e quelli inediti di Sopra questo frammento
do galassia). Ci soffermeremo spesso su questa raccolta, perché segna un
punto di svolta nella produzione poetica di Dolci. Agli inizi degli anni ’70
egli, infatti, dichiarava: «Non temevo più la poesia, non ne arrossivo: non
scrivevo più soprattutto per me, il rapporto era divenuto di amore sereno,
occasione di illimpidimento funzionale; non chiusa concupiscenza». (Ivi,
p. VIII). D’ora in poi alle citazioni seguirà, nel testo, la sigla PU, seguita
dal numero della pagina.
29
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
senso, anche in galera/ di andare per gli spazî tra le stelle». (PU,
183). Soprattutto nel buio, infatti, l’occhio deve saper mirare,
poiché tutt’intorno, nella vita reclusa come in quella apparen
temente libera, si alzano sbarre di ogni sorta, si accumulano
oggetti e inganni sottili che impediscono la comunicazione (e
comunicare, per la maieutica di Dolci, è legge della vita).4
È grazie al mirare che nasce la spinta a oltrepassare «il gro
viglio invisibile» (PU, 172) in cui è avvolta l’esistenza, per
seguire la traccia di un «filo» altrettanto «invisibile»:
gonfio un ginocchio dal continuo
camminare perso
il secondo volo per il ritardo
del primo - chi sa perché - idiotamente svagante
la musichetta suonata da qualche bottone,
passando da un tubo a un altro tubo da una gabbia
frugato, a un’altra gabbia intanto
caricando un feretro, pure stasera
non riuscirò a vedervi –
ma un passo avanti pure oggi:
quasi
resisto a non smarrire nel disperso
sballottolio l’invisibile filo.
(PU, 208)
4. Dolci 1997.
5. «Danilo Dolci appartiene alla famiglia di coloro che ritengono il
30
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
rilucente
nella notturna nebbia di altri mondiquesto frammento di galassia,
come
da un’altra terra, da un frammento angusto
di un’altra galassia
ti trovi a poco a poco prigioniero
di un bozzolo invisibile,
nei lucidi
fili che attorci,
sempre
più stretto.
(…)(PU, 245)
resisti brancolando
fra l’eterno mutarsi della pietra.
11. Questo è il senso del ritorno del proteo nella sua caverna: «accettarsi
sepolto/ nella sua caverna» perché in tal modo «forse il fluire impara/
correggersi domani». (Dolci 1983).
37
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
References
Barone, G. 1999. “L’eredità di Danilo: nonviolenza, utopia, progetto.”
Azione nonviolenta 36/12.
Barone, G. 2000. La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo
biografico di Danilo Dolci. Con una nota di Noberto Bobbio. Napoli:
Dante&Descartes.
Dolci, D. 1974. Poema umano. Torino: Einaudi.
Dolci, D. 1983. Creatura di creature. Venezia: Corbo e Fiore.
Dolci, D. 1984. Intervista inedita. In Fontanelli, G. Danilo Dolci. Firenze:
La Nuova Italia.
Dolci, D. 19976. Comunicare, legge della vita. Scandicci: La Nuova Italia.
Fontanelli, G. 1984. Danilo Dolci. Firenze: La Nuova Italia.
Luzi, M. 1978. “Incontro con la poesia di Danilo.” In Dolci, D. Creatura.
Palermo: Editrice T.
Spagnoletti, G. 1977. Conversazioni con Danilo Dolci. Milano: Mondatori.
38
«La settimana» di Carlo Bernari
la
e seconda ondata dell’espressionismo
Silvia Acocella
Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Abstract
«La Settimana» - un periodico romano fondato nel dicembre 1944 da
Bernari e Pratolini - porta allo scoperto un sapere in movimento, mag
matico, inconciliato. Nei nove mesi che precedono l’uscita del «Il Poli
tecnico» di Vittorini, prima che le forme narrative del dopoguerra siano
fissate in una sorta di irrigidimento normativo, i testi pubblicati su «La
Settimana» riflettono una particolare forma di letteratura che, generatasi
nei terreni di sperimentazione degli anni Trenta e alimentatasi nei canali
sommersi della clandestinità, affiora improvvisamente in superficie, resi
stendo con le sue ombre incancellabili, accanto al modello più forte delle
narrazioni documentarie. La formula di neorealismo andrebbe in questo
caso sostituita con quella più dinamica di neoespressionismo, capace di
includere gli eccessi e le deformazioni dei racconti pubblicati nell’undi
cesima pagina de «La Settimana». È soprattutto l’espressionismo della
“seconda ondata” - quello che Contini fa coincidere con la cultura degli
esuli di Weimar - inteso nel suo senso lato e metaforico di tendenza, di
Kunstwollen - che offre la possibilità di radunare le forme di questa nar
rativa e di ravvisare la coerenza e la forza semantica delle sue allegorie.
6. Calamandrei 1946: 3.
7. Nei due numeri de «Il Politecnico», successivi all’intervento di Ca
lamandrei, quelli del 30 marzo e del 26 aprile 1946, prenderà forma la
nota polemica così riassunta dalla Corti: «mentre i lettori sostengono la
preminenza dei documenti, “buon vino genuino” a paragone della “ca
momilla” letteraria, Fortini si sforza nell’articolo Documenti e racconti (n.
28, ultimo del settimanale) di chiarire l’esistenza di due verità testuali, ri
spondenti ciascuna a una diversa “zona di pensieri, di sentimenti e di pas
sioni”. Evidentemente l’attesa del pubblico in direzione “delle cose che
parlano da sé” era, in parte almeno, provocata dalla comune competenza
41
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
senzialità della propria anima; egli è artista in quanto veggente. (...) l’e
spressionista ignora la realtà deformandola (...)». (Mittner 1965: 19-20).
15. Calvino 1964: 1190.
16. Contini 1977: 780-810; ora in Contini 1989:43.
17. Contini 1989: 57. La cultura di Weimar, e la sua influenza, si
prolunga nelle opere degli intellettuali tedeschi emigrati all’estero, dopo
il ‘33, e legati, soprattutto nei primi anni, dalla collaborazione ad alcune
45
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
References
Acocella, S. 1999. «La Settimana». Rinnovamento culturale e tendenze
neoespressionistiche nell’Italia della liberazione. Roma: Editori Associati.
Battistini, A. 1982. Le parole in guerra. Lingua e ideologia dell’«Agnese va
a morire». Bologna: Italo Bovolenta editore.
Bernari, C. 1944. “Letteratura e provincia.” La Settimana 2: 6.
Bernari, C. 1947. “Prologo alle tenebre.” La Medusa degli Italiani.
Milano: Mondadori.
51
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
52
Un tema iconografico medievale ricorrente
nella Jazīra islamica e in Italia meridionale
Maria Vittoria Fontana
Sapienza Università di Roma
Abstract
This paper compares a Medieval iconographic theme depicted on some
stucco friezes from the Jazīra (Museum für Islamische Kunst, Berlin) and
a few terracotta tiles from the church of Santa Maria d’Anglona (Matera).
These iconographies share similar patterns (zoomorphic elements, also
with an astrological-mythological meaning) framed by Arabic inscrip
tions or pseudo-inscriptions.
fatto solo per ciò che riguarda la forma del fregio e il sogget
to zoomorfo, ma la comparazione è ancora più interessante
in quanto comprende un altro elemento, molto importante,
ovvero le pseudo-iscrizioni in caratteri dell’alfabeto arabo (in
cufico), che incorniciano le formelle di Anglona e che con
sentono di inquadrare questi manufatti in una produzione
strettamente connessa al milieu islamico.5
Animali incorniciati da fasce inscritte con caratteri derivanti
dall’alfabeto arabo (in pseudo cufico o in pseudo corsivo)
sono presenti anche in altri elementi di decorazione architet
tonica provenienti da chiese dell’Italia meridionale, ad esem
pio i pannelli in stucco dalla chiesa di Santa Maria di Terreti,
oggi conservati nel Museo Archeologico di Reggio Calabria.6
9. Volbach 1942: fig. 3; Grabar 1954; Jairazbhoy 1965: tav. 108; Scerrato
1979: figg. 446-47, la cui didascalia relativa alla fig. 447 recita: “un centauro
rappresentato secondo la convenzionale iconografia zodiacale del Sagittario,
che secondo l’astrologia islamica era in rapporto con la coda del ‘pianeta delle
eclissi’, rappresentato da una testa di drago nella coda; qui l’aspetto ‘oscuro’
sembra trasferito nell’attributo delle corna sulla testa del centauro”. Su questo
trono è raffigurato un altro soggetto particolare, riscontrabile sia nel milieu
islamico sia in quello dell’Italia meridionale: un uomo sul dorso di uno struz
zo. A proposito di un uomo in groppa a un grande uccello, anche una delle
59
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
60
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
61
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
63
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
Fig. 1a-c. Tre frammenti di uno o due fregi di stucco, Jazīra, metà del XIII secolo, Berlino,
Museum für Islamische Kunst, inv. I.3764 a-c (da von Gladiss 2006: fig. 37).
Fig. 2. Brocca in ceramica non invetriata modellata a stampo, dalla Jazīra, XII-XIII secolo,
collocazione ignota (da Sarre e Herzfeld 1911-20: IV (1920), tav. CXV.6).
64
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
Fig. 3a-b. Formella in terracotta, S. Maria d’Anglona (Matera), seconda metà del XII secolo,
raffigurante un pavone e un cervo che divora un serpente, con pseudo-iscrizione cufica nella
cornice (foto da Scerrato 1979: fig. 317; disegno da Whitehouse 1969: fig. 20.2).
uncornice
la
seconda
cotta
Fig.leone,metà
con
4.daDisegno
Santa
(da Whitehouse
pseudo-iscrizione
del
Maria
diXII
una
d’Anglona
secolo,
formella
1969:
raffigurante
cufica
fig.
(Matera),
in 20.1).
terra-
nel- Fig. 5. Frammento di formella in terracotta
da Santa Maria d’Anglona (Matera), collo
cazione ignota, seconda metà del XII secolo,
raffigurante un grifone (da Fonseca e Pace
1996: fig. 35).
65
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
Fig. 6. Sagittario con corna, saettante Fig. 7. Coppia di grifoni con capo rivol
all’indietro, dettaglio del trono ligneo del to all’indietro che trasportano Alessandro
Santuario di Montevergine (Avellino), fine Magno in aria, specchio in lega di rame,
del XII secolo (da Scerrato 1979: fig. 447). Anatolia o Jazīra, XI-XII secolo, Ann Arbor,
University of Michigan Museum of Art, inv.
1959/1.115 (da Scerrato 1995).
Fig. 8. Centauro volto all’indietro con Fig. 9. Grifone con coda e ala terminanti
coda terminante in testa di drago, piat in teste zoomorfe, dettaglio di un cofanet
to (fritware) dipinto sotto invetriatura to di avorio, Italia meridionale, XI secolo,
trasparente, Raqqa (Siria), fine XII-inizi New York, The Metropolitan Museum of
XIII secolo, Copenhagen, The David Art, inv. 17.190.241 (da Kühnel 1971: tav.
Collection, inv. 54/1966 (da von Gladiss LXXXV. 84b, part.).
2006: ill. 14; cfr., qui, nota 15).
66
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
References
(The) Anatolian Civilizations 1983. The Anatolian Civilizations, III, Sel
juk/Ottoman (Topkapı Palace Museum, Istanbul, May 22-October 30,
1983). Istanbul: Turkish Ministry of Culture and Tourism.
67
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
68
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
69
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
Nicolle, D. 2014. “The Zangid Bridge of Ǧazīrat ibn ‘Umar (‘Ayn Dīwār/
Cizre): A New Look at the Carved Panel of an Armoured Horseman.”
Bulletin d’études orientales 62: 223-64.
Orsi, P. 1922. “Placche in gesso decorate, di arte arabo-normanna, da
Santa Maria di Terreti presso Reggio Calabria.” Bollettino d’Arte 8 (II s.):
546-62.
Parenti, R. 1997. “Cambiamenti tecnologici nei laterizi decorati delle
architetture medievali italiane.” In Démians d’Archimbaud, G. ed. La
Céramique Médiévale en Méditerranée, Actes du VIe congres de l’AIECM2,
Aix-en-Provence (13-18 novembre 1995), Aix-en-Provence: Narrations
Ed. 685-96.
Pauty, E. 1931. Les bois sculptés jusqu’à l’époque ayyoubide (Catalogue
général du Musée Arabe du Caire). Le Caire: Institut Français d’Archéo
logie Orientale.
Peduto, P. et al. 1991. “L’ambone della chiesa di San Giovanni a Toro
di Ravello.” Apollo, Bollettino dei Musei Provinciali di Salerno 7: 77-126.
Pevny, O.Z. 1997. “Two Ceramic Tiles.” In Evans, H.C. e Wixom, W.D.
eds. The Glory of Byzantium. Art and Culture of the Middle Byzantine Era
A.D. 843-1261 (New York, The Metropolitan Museum of Art, March 11
July 6, 1997). New York: The Metropolitan Museum of Art. 319, scheda
nr. 219.
Puech, H.-Ch. 1949. “Le cerfet le serpent. Note sur le symbolisme de
la mosaïque découverte au baptistère de l’Henchir Massaouda.” Cahiers
Archéologiques 4: 17-60.
Quintavalle, A.C. 1991. ed. Wiligelmo e Matilde. L’officina romanica
(Mantova, Fruttiere di Palazzo Te, 15 giugno-10 novembre 1991). Milano:
Centro di Studi Medievali, Università di Parma.
Rey-Delqué, M. 1997. ed. Le Crociate. L’Oriente e l’Occidente da Urbano
II a San Luigi (1096-1270) (Roma, Palazzo Venezia, 14 febbraio-30 aprile
1997). Milano: Mondadori Electa.
Rogers, M.J. 1971-72. “Recensione a: Selçuklu Araştırmaları Dergisi I
(Ankara 1970).” Kunst des Orients 7/2: 167-69.
71
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
Spengler, W.F. e Sayles, W.G. 1992. Turkoman Figural Bronze Coins and
Their Iconography. Lodi (WI): Clio’s Cabinet.
Trésors fatimides 1998. Trésors fatimides du Caire, exposition présentée à
l’Institut du monde arabe du 28 avril au 30 août 1998. Paris: Institut du
monde arabe.
Volbach, W.F. 1942. “Oriental Influences in the Animal Sculpture of
Campania.” The Art Bulletin 24/1: 172-80.
Whitehouse, D. 1969. “III. The Medieval Finds.” In Whitehouse, D. e
Whitehouse. R. ‘Excavations at Anglona.’ Papers of the British School at
Rome 37: 61-74 [34-75].
Whitehouse, D. 1996. “Santa Maria d’Anglona: The Archaeological Ev
idence.” In Fonseca e Pace 1996:37-42.
72
Collexeme analysis of illocutionary shell nouns
Carla Vergaro
Università degli Studi di Perugia
Abstract
This article reports findings on two semantically related nouns belonging
to the assertive group of illocutionary shell nouns: allegation and claim.
Assertive shell nouns are nouns that name assertive speech acts (assertion,
statement, contention, etc.) exploited in the function of shell nouns, i.e. as
conceptual shells for proposition-like pieces of information. In this paper
I carry out a fine-grained corpus-based analysis of allegation and claim
using the Corpus of Contemporary American English as the main source
of data collection, and the collexeme methodology to analyze the interac
tion of lexemes and grammatical structures. Results show that the major
complementation patterns found for the two nouns under investigation
can be accounted for making reference to the degree of prototypicality of
the two nouns as assertives.
1. Introduction
The focus of the present study is on two English illocution
ary shell nouns, i.e. allegation and claim. The term “shell
noun” reflects the idea that the noun encapsulates a content
that is usually expressed in a complement or even a separate
clause or sentence, and ascribes an illocutionary force to it.
Example (1), extracted from the Corpus of Contemporary
American English (hereafter COCA), is a case in point.
(1) All this casts serious doubt on both Obama’s assertion that the
present strategy has broken the Taliban’s momentum in the face of
the abundant evidence to the contrary.
73
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
2. Methodology
The usage of the two illocutionary shell nouns under anal
ysis has been checked in COCA. Allegation and claim are
analyzed with the aim of providing their behavioral profile
(Gries 2006, 2010a). In other words, from the syntactic
point of view, the alternation of complementation patterns
that the illocutionary head noun takes is annotated.
COCA (Davies 2008) represents the main source of data col
lection, and the collexeme methodology (Stefanowitsch and
Gries 2003; Gries and Stefanowitsch 2004; Gries et al. 2011;
Gries 2013)3 is used to analyze the interaction of lexemes and
grammatical structures. The choice to use COCA is justified
by the fact that this corpus is a balanced one, and thus the
results may be safely generalizable.
3. For a thorough overview of published works about collexeme analysis,
see http://www.linguistics.ucsb.edu/faculty/stgries/research/overview-re
search.html#PublicationsEditing
77
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
3. Results
The following table (Table 1) reports the raw frequencies of
the major syntactic patterns found in the 1000 attestations
of allegation and claim investigated.
Allegation Claim
Syntactic pattern # % # %
N-that 173 34.6 225 45.0
Det-N 210 42.0 229 45.8
Pro-BE-N 70 14.0 5 1.0
N-BE-that 47 9.4 22 4.4
N-to inf/ing 0 0.0 19 3.8
Tot. 500 100 500 100
Table 1
Raw frequencies of syntactic patterns for allegation and claim
80
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
Table 4 and Table 5 show the results for the topicalizing and
focalizing patterns Pro-BE-N (anaphoric pronoun as subject
followed by copula be followed by noun) and N-BE-that
(noun followed by copula be followed by that-clause).
lexeme (n) collostruction strength
allegation (70) 16.29
claim (5) repulsion
Table 4
Collexeme analysis for Pro-BE-N.
82
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
83
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
84
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
4. Discussion
Before discussing the results, it may be useful to provide a
short summary of the most relevant findings.
1. Consistent with the assertive shell noun class to which it
belongs, claim shows a statistically significant level of attrac
tion to that-clause. Allegation occurs with this complementa
tion pattern, but the collexeme analysis shows that the link is
not statistically significant.
2. The syntactic behavior of claim also shows a significant
level of attraction to the construction N-to infor -ing.
3. Allegation is clearly attracted in the constructions Pro
BE-N and N-BE-that, especially the first of these two pat
Each
terns. of these findings will be discussed in a more detailed
86
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
(11) Yet I will argue that the notion of a “Catholic evangelical” is not a
contradiction in terms. In fact, not only should we consider many Cath
olics to be evangelical, but we should urge many evangelicals to become
catholic (lowercase c, to be sure) in order to be true to their claim to
being evangelical.
88
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
8.
Judgement (2008) claimV to-ing only occurs in Forward-looking and
In Egan constructions,
among the tokens extracted and
fromno BNC andofused
theexample claim to-ing
inVhis study.surfaces
89
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
90
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
pus, and the same holds true for situations profiled as Gen
eral,9 as illustrated in the following example:
(15) In its sacraments, especially the Eucharist, in its essential teach
ings, in its liturgy and in the lives of its saints, the church participates
in the very holiness of God. But in its human dimension, it is frag
ile. Ecclesial angelism blurs this distinction and allows any fault of
church’s people to undermine the church’s claim to speak the truth.
If Egan’s distinction between to-inf and to-ing seems to ap
ply invariably to almost all of our data, there are examples,
like the following one, which also suggest that there may well
be situations in which no explanation can be found for the
use of either to-infor to-ing.
(16) Neither is there a contradiction in another characteristic that
confounds the president’s critics: Obama’s claim to be Christian de
spite his willingness to ask hard questions about his personal faith
and to diverge from the prevailing positions of the mainstream
Christians of his day.
From the lexical point of view, no difference among the col
locates in the two constructions could be found. All the to
kens in our corpus have the verb to be. An in depth analysis
of the pattern is beyond the scope of the present paper. It
is sufficient to say here that further investigation in COCA
for verbs collocating in the syntactic patterns under discus
sion gives a total of 117 examples, 84 of which collocate
with be and 33 with other lexical verbs. This result suggests
9. We adopt, though modified and adapted to noun complementation,
Egan’s definition of Backward-looking and General complementation.
In Egan (2008) the first refers to constructions in which the situation in
the complement clause is located before the time of the matrix verb. The
second refers to constructions in which the situation in the complement
clause is encoded as likely (or unlikely) to occur on a regular basis.
92
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
5. Conclusion
This study has focused upon two illocutionary shell nouns
– allegation and claim – belonging to the group of assertive
shell nouns, using the collexeme methodology to investigate
their major complementation patterns.
Although the two nouns belong to the same group of as
sertive shell nouns, when a fine-grained analysis is carried
out, the complementation patterns of the two nouns show
various differences. More specifically, claim shows a higher
degree of prototypicality as an assertive shell noun than alle
gation, as reflected in the types of complementations it inter
acts with. This result, in general, tallies with Vergaro (2015)
and Vergaro (2018), where reliance scores are instead used to
analyze the noun behavioral profile.
94
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
References
Auer, P. and Pfänder, S. eds. 2011. Constructions: Emerging and emergent.
Berlin: Mouton de Gruyter.
Bencini, G. and Goldberg, A.E. 2000. “The contribution of argument
structure construction to sentence meaning”. Journal of Memory and
Language 43: 640–651.
Bierwisch, M. 1990. “Event nominalizations: Proposals and problems”.
Acta Linguistica Hungarica 40: 19–84.
Bybee, J. 2006. “From usage to grammar: The mind’s response to repeti
tion”. Language 82: 711–733.
Bybee, J. 2010. Language, usage and cognition. Cambridge: CUP.
Bybee, J. and Hopper, P. eds. 2001. Frequency and the emergence of lin
guistic structure. Amsterdam: Benjamins.
Davies, M. 2008. The Corpus of Contemporary American English. Avail
able online at http://corpus.byu.edu/coca/.
Egan T., 2008. Non-finite complementation. A usage-based study of infini
tive and -ing clauses in English. Amsterdam: Rodopi.
Frajzyngier, Z. 1995. “A functional theory of complementizers”. In By
bee, J. and Fleischmann, S. eds. Modality in grammar and discourse. Am
sterdam: Benjamins. 475–502.
Frajzyngier, Z. and Jasperson, R. 1991. “That-clauses and other comple
ments”. Lingua 83: 133–153.
Gaeta, L. 2002. Quando i verbi compaiono come nomi. Un saggio di Mor
fologia Naturale. Milano: Franco Angeli.
96
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
98
Riabitare gli edifici sacri tra diritto canonico,
conservazione e innovazione.
Le trasformazioni del complesso di San Benedetto
a Salerno e le strategie di riuso
Federica Ribera, Pasquale Cucco
Università degli Studi di Salerno
Abstract
The problem of abandoned sacred buildings is subject of debate by
many categories of experts – architects, sociologists, religious, histori
ans, etc. – who care about the future of the ancient architectural arti
facts, testimonies of popular devotions and references of whole terri
tories as well as constructive and decorative techniques, far from the
present. The re-use of sacred buildings, an expression with which it
is intended to designate the possibility of assigning a sacred place to
another function, once its original destination has ceased, constitutes
a phenomenon of particular interest from the juridical and the artis
tic-architectural point of view. A new non sordidum function, compati
ble with the historical, structural, architectural and urban levels, is cer
tainly the most difficult challenge in the transformation project. This
contribution investigates the problem of the re-use of sacred buildings,
through the reading of the Code of Canon Law and the requests of the
conservation and protection of sacred buildings, through the case study
of the San Benedetto convent in Salerno, son of many transformations
during the centuries.
1. Introduzione
Anche se ignoriamo il grado di efficacia delle nostre azioni, è
un dato che con esse vogliamo collaborare alla trasformazio
ne positiva della realtà.
99
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
2. Dismissione e riuso
Il patrimonio edilizio sacro in Italia1 rappresenta una percen
tuale molto elevata dei beni culturali disseminati sul territo
rio nazionale. Con il termine “bene culturale” va inteso ogni
oggetto che rappresenta una «testimonianza avente valore
101
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
102
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
104
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
106
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
108
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
11. La chiesa di St. George a Rapallo, costruita nel 1902, è stata venduta
nel 1975 a privati e utilizzata prima come sede di una loggia massoni
ca e poi, nuovamente venduta nel 1987, come studio artistico aperto al
pubblico per riunioni collettive e di svago; oggi si trova in uno stato di
completo abbandono, tale da rendere necessari nuovi interventi di con
servazione e restauro. La Hartlepool Christ Church, in Inghilterra, di
smessa dal 1973, è stata riconvertita in centro di informazione turistiche
e galleria d’arte; a Londra, numerose chiese del XIX secolo sono state tra
sformate in residenze private con linguaggi minimalisti e contemporanei.
110
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
112
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
113
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
116
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
119
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
Foto degli interni della Chiesa di San Benedetto, dopo i lavori di restauro di
E. B. De Felice.
Stato di fatto del complesso di San Benedetto. (cfr. Sannino Ilaria (2018), Il
convento di San Benedetto, da abbazia a rifugio, Tesi di laurea magistrale in
Ingegneria Edile-Architettura, Università degli Studi di Salerno).
122
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
123
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
13. Si ricorda che città di Salerno è dotata di ben sei moli: cinque utilizza
ti per lo scambio merci (Molo Ponente, Banchina Rossa, Molo Trapezio,
Banchina Ligea, Molo 3 gennaio); uno, il molo Manfredi, adibito ad
attività turistica, scenario dei recenti sbarchi.
125
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
128
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
129
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
ambienti mensa; una caffetteria collocata lungo il lato sinistro del corridoio
principale; le sale comuni, nelle quali gli ospiti possono socializzare e svagarsi;
le sale studio, localizzate nei due ambienti centrali; la hall; gli uffici; l’area
destinata all’assistenza sanitaria, comprensiva di due stanze dedicate all’as
sistenza medica, al fine di verificare la buona salute sia all’ingresso dell’in
dividuo nella struttura sia durante la sua permanenza, due stanze dedicate
all’assistenza psicologica, per il superamento delle difficoltà derivate sia dal
suo arrivo lungo le coste della città sia allo spaesamento dovuto all’ingresso
in una nuova società ovvero derivate da eventuali violenze e torture subite
nel paese di origine; una sala di accoglienza dove si può attendere il proprio
turno; due bagni, uno dei quali è riservato al personale; una lavanderia,
per il lavaggio e la stiratura degli indumenti e lenzuola; i depositi, collocati
a ridosso del corpo scala. (cfr. Sannino Ilaria (2018), Il convento di San
Benedetto, da abbazia a rifugio, Tesi di laurea magistrale in Ingegneria Edi
le-Architettura, Università degli Studi di Salerno).
5. Conclusioni
Lo studio dell’architettura non può limitarsi ai ‘nodi’ del co
struire ma deve anche indagare i legami e gli infiniti intrecci
tra questi nodi, per cui gli edifici non sono solo agglomerati
di pietre o oggetti ma rimandano a significati simbolici ed
ideologici che li trasformano in ‘luoghi’ in cui la collettività
si riconosce e appassiona. Tale coscienza, se viva, allontana
dall’uso troppo disinvolto e poco prudente di quei beni che
appartengono a tutti, rischiando di perdere l’interesse litur
gico, quello affettivo e persino memoriale, diventando sol
tanto una gravosa incombenza burocratica e conservativa. È
necessaria, quindi, una nuova “etica della conservazione” che
tenga conto delle fragilità di un siffatto patrimonio culturale
e, allo stesso tempo, della sua incommensurabile grandezza.
L’uso non sordidum degli edifici sacri dismessi può, in defi
nitiva, assicurare agli edifici sacri una nuova funzione di ri
130
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
References
Carbonara, G. 1982. Restauro e cemento in architettura. Vol. II. Roma:
Associazione Italiana Tecnico Economica del Cemento.
Cavallo, B. 1988. “La nozione di bene culturale tra mito e realtà: rilettura
critica della prima dichiarazione della Commissione Franceschini.” In
Scritti in onore di M.S. Giannini. Vol. II. Milano: Giuffrè.
Cavana, P. 2009. “Il problema degli edifici di culto dismessi.” Stato, Chie
se e pluralismo confessionale 4.
Cavana, P. 2016. “Chiese dismesse: una risorsa per il futuro.” Stato, Chie
se e pluralismo confessionale 10.
133
CLIL e formazione linguistica:
alcune riflessioni
Antonio Castorina
Università di Roma Tre
Abstact
This article analyses the state oflanguage training in Italy and in Europe,
highlighting some of the critical issues arising in the Italian system, start
ing with the lack of an organic strategy for creating curricula and train
ing foreign language teachers. The CLIL methodology, as proposed in
secondary schools and Italian universities, is considered and an attempt
is made to clarify some misunderstandings that make it difficult to apply
correctly.
1. Introduzione
Osservando la mappa europea elaborata da Eurydice (2006:
13) relativa alla diffusione dell’insegnamento CLIL (Content
and Language Integrated Learning), salta agli occhi che tra
i pochi Paesi che non hanno messo in campo nessuna azio
ne di insegnamento integrato di lingua e contenuti figurano
due Paesi che, a breve distanza temporale dalla pubblicazione
del documento, avrebbero sofferto in maniera drammatica
la crisi economica che ha investito le economie occidentali,
ovvero Grecia e Portogallo.
Chi poi conosce la realtà della formazione linguistica in Spa
gna sa che l’apprendimento delle lingue straniere è tradizio
nalmente il punto debole del sistema educativo e, nonostante
i grandi sforzi prodotti negli ultimi anni, gli studenti spagno
135
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
139
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
143
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
144
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
145
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
148
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
7. Conclusioni
La metodologia CLIL è una opportunità straordinaria per la
formazione dei futuri cittadini europei che deve essere col
ta pur partendo dalle difficoltà che sono state evidenziate in
questo breve scritto. Le scuole e le università fanno del loro
meglio con le poche risorse messe loro a disposizione ma, i ri
sultati ancora non sono soddisfacenti. Ciò significa che le fu
ture generazioni rischiano di vivere nel contesto europeo una
sorta di esclusione dovuta a questa forma di analfabetismo.
149
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
References
Commissione Europea 2004. Common European Principles for Teacher
Competences. Bruxelles: Eurydice.
Commissione Europea 2006. Apprendimento integrato di lingua e conte
nuti (Content and Language Integrated Learning – CLIL) nella scuola in
Europa. Bruxelles: Eurydice.
Commissione Europea 2012. Cifre chiave dell’insegnamento delle lingue a
scuola in Europa. Bruxelles: Eurydice.
150
Identità o diversità.
Il concetto dispazio liquido in architettura
Salvatore Rugino
Università degli Studi di Palermo
Abstract
«Liquid architecture is a space that signs the momentary use, a structure
solidified in an instant and disappeared at the same time». These are word
to sum up the Liquid Architecture research in “Liquid box”. Starting from
this concept, and connecting it to Classical and anti-classical, we have to
consider Ludwig Mies Van De Rohe works, for the classical concept and
Rem Koolhaas, for the anti-classical one, in order to understand the steps.
It is necessary to clarify the connection between the two themes; that is
the form and technology research and communication concept, the form
changes and transmits information about his identity, through the relation
ship existing in the architecture object perception, It could be a diversity or
an identity perception; one is the opposite of the other but without diversity
and identity there will be any idea. The result is the creation of indetermina
cy made by various incentive. An indeterminate architecture has no form,
and it is possible to modify the space and its use simultaneously; the space
goes through technical transformation without any change in its order.
152
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
153
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
6. Giovannini 2014.
7. Il Nouveau Réalisme è un movimento artistico dei primi anni del de
cennio 1960-1970.
8. Restany 1963.
154
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
155
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
References
AA. VV. 2003. The Metapolis. Dictionary of advanced architecture. Bar
celona: Actar.
Bachelard, G. 1993. La poetica dello spazio. Bari: Dedalo.
Bassi, B. e Landow, G.P. 1993. Ipertesto: il futuro della scrittura. Bologna:
Baskerville.
Branzi, A. 2004. “The Metapolis.” Interni 8: 63.
Calvino, I. 2016. Lezioni americane. Milano: Mondadori.
Coates, N. 2003. Guide to Ecstacity. London: Laurence King Publishing Ltd.
Ferrari, M. e Kuma, K. 2016. L’anti oggetto. Dissolvere e disintegrare l’ar
chitettura. Bari: Associazione Culturale Ilios Editore.
Fiotti, F. Il poéme electronique, un’opera d’arte totale e il suo contenitore. In
francescofiotti.com
Giovannini, S. 2014. Su Rem Koolhaas. In ariannaeditrice.it
Gregory, P. 2003. Territori della complessità. Torino: Testo & Immagine.
Henry, M. 2017. Vedere l’invisibile. Saggio su Kandinskij. Monza:Johan & Levi.
IAN+. 2003. Interferenze con il reale. Roma: Edilstampa.
169
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
170
Note sul concetto di intercultura
Francesca Faggioni, Mario Pesce1
Università degli Studi di Roma Tre
Abstract
The paper explores the theme of the cultural impact of the phenomenon
of migration, interpreting it as a “total social fact”. Starting from this
assumption, the study gives meaning to the process of integration as a
result of the dynamics of “social interaction” rather than “social inclu
sion”, thus giving further depth and to the concept of interculture. Inter
culture, on the one hand, describes the progress towards the equilibrium
that distinguishes a complex social system at a given time; on the other
hand, it can also be understood as an operational concept, i.e. the cen
tral axis of a new epistemological perspective that we can define as social
equality mainstreaming. Interculture is therefore an intentional project,
consequently educational and social, that must be supported by services
and policies of integration through Knowledge and Recounting. The
paper concludes by referring to the concept of religiouscape, observing
the role of religion as a means of inclusion. The idea is to complete the
five cultural landscapes theorized by Arjun Appadurai with a new cultural
landscape, that being a religious one, whose prerogative is to select those
operative modalities that lead the social players to modify the cultural,
social, political and economic reality with acts, manifestations and rites
of their own religious belonging.
1. La realtà è complessa
È sempre difficile parlare della diaspora migratoria e della
capacità di una società di attivare modalità culturali e sociali
179
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
References
Aime, M. and Severino, E. 2009. Il diverso come icona del male. Torino:
Bollati Boringhieri.
Appadurai, A. 2001. Modernità in polvere. Dimensioni culturali della glo
balizzazione. Roma: Meltemi.
Appadurai, A. 2011. Le aspirazioni nutrono la democrazia. Milano: et al./
edizioni.
Augé, M. 2007. Tra i confini. Città, luoghi, integrazioni. Milano: Bruno
Mondadori.
Cipriani, R. 1987. ed. La metodologia delle storia di vita. Roma: Euroma.
Cipriani, R. 2003. ed. Giubilanti nel 2000. Percorsi di vita. Milano: Fran
co Angeli.
180
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
Stella, G.A. 2010. L’orda, quando gli albanesi eravamo noi. Bergamo:
BUR.
Susi, F. 1995. L’interculturalità possibile. Roma: Anicia.
181
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
182
Competenza emotiva
e sensibilità al rifiuto in adolescenza
Anna Gorrese
Università degli Studi di Salerno
Abstract
Using the emotional competence construct, defined by Saarni (1999) as
the set of skills which allow maintaining or changing transactions with
the environment in an effective and socially appropriate manner, we will
try to explore the role of specific skills in identity development, with a
special attention to the need to understand the process of identity for
mation in terms of interdependence between the person and his/her ref
erence context. This study offers a few reflections on the importance of
rejection sensitivity, a cognitive and affective disposition to defensively
expect, perceive and overreact to signs of rejection by others, through
an in-depth exploration of relational and emotional factors in the online
and offline contexts. It is worth investigating how these considerations
may be translated into a model of intervention in the adolescent area that
favors a reflection on rejection sensitivity in the school context.
183
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
184
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
186
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
187
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
188
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
191
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
References
Baiocco, R. 2008. “Crescere in ‘rete’: costruzione delle competenze rela
zionali e sviluppo dell’identità in adolescenza.” Psicologia dell’Educazione
e della Formazione 10/1: 77-94.
Baiocco, R., Laghi, F., Carotenuto, M., and Del Miglio, C. 2011. “Ami
cizia on-line: Disimpegno o stimolazione.” Psicologia clinica dello sviluppo
5/29: 335-352.
Benasayag, M. and Schmit, G. 2003. Les passions tristes. Souffrance psychi
que et crise sociale. trad. it. di Messana, E. 2009. L’epoca delle passioni tristi.
Milano: Feltrinelli.
Bosma, H.A. and Kunnen, S. 2001. Identity and emotions: Development
through selforganization. Cambridge: Cambridge University Press.
201
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
Brenning, K., Soenens, B., Braet, C. and Bosmans, G. 2011. “An adap
tation of the experiences in close relationships scale-revised for use with
children and adolescents.” Journal of Social and Personal Relationships
28/8: 1048-1072.
Cicognani, E. 2005. “La dimensione psicosociale del benessere.” Psicolo
gia della Salute 1: 57-68.
202
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
203
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
London, B., Downey, G., Bonica, C. and Paltin, I. 2007. “Social causes
and consequences of rejection sensitivity.” Journal of Research on Adoles
cence 17/3: 481-506.
Marston, E.G., Hare, A. and Allen, J.P. 2010. “Rejection sensitivity in
late adolescence: Social and emotional sequelae.” Journal of Research on
Adolescence 20/4: 959-982.
McKenna, K.Y., Green, A.S. and Gleason, M.E. 2002. “Relationship
formation on the Internet: What’s the big attraction?” Journal of Social
Issues 58: 9-31.
McLachlan, J., Zimmer-Gembeck, M.J. and McGregor, L. 2010. “Rejection
sensitivity in childhood and early adolescence: Peer rejection and protective
effects of parents and friends.” Journal of Relationships Research 1/1:31-40.
Ornaghi, V. and Grazzani, I. 2013. “The relationship between emotion
al-state language and emotion understanding: A study with school-age
children.” Cognition & Emotion 27/2: 356-366.
Papacharissi, Z. and Rubin, A.M. 2000. “Predictors of Internet use.”
Journal of Broadcasting & Electronic Media 44: 175-196.
Pietropolli Charmet, G. 2000. Inuovi adolescenti. Milano: Raffaello Cortina.
Pietropolli Charmet, G. 2008. Fragile e spavaldo. Ritratto dell’adolescente.
Roma-Bari: Laterza.
Pravettoni, G. 2002. Web psychology. Milano: Guerini e associati.
Rivoltella, P.C. 2006. Screen generation. Milano: Vita e Pensiero.
Roversi, A. ed. 2001. Chat Line. Bologna: Il Mulino.
Rubin, K.H., Bukowski, W. and Parker, J.G. 2006. “Peer interactions,
relationships, and groups.” In Damon, W., Lerner, R. and Damon, N.
eds. Handbook of child psychology. Vol 3. New York: Wiley.
205
L’arte del conoscere: emozione e ragione
Maria Annarumma
Università degli Studi di Salerno
Abstract
Research in the field of neuroscience and biotechnology has made
a considerable contribution to the investigation of the functioning of
the mind and the brain, allowing a mapping of the brain activity. Ac
cording to these studies “mind and body”, “reason and emotion” are part
of the complexity of the human being and nothing can be taken for
granted. Overcoming the Cartesian dualism, the mind is considered as
the result of stratifications interrelated by innatistical dynamics and daily
experience, unconscious memory and automatisms cleverly constructed
by a psychogenetic evolution. In this scenery emotional experience plays
a determining role in the construction of mental patterns of behavior and
learning process by which the brain evaluates the role of a stimulus; from
this derive physical responses, feelings, motivation to action. In this way
the art of knowing becomes the right balance between emotion and rea
son. While the “rational behavior” appears to be of common acceptance
and to it we are constantly educated to adhere to, the education to the
emotion, conversely, is often made to repress. An epistemological inver
sion of educational paradigms based on an emotional matrix is necessary.
Emotion is the root of our existence.
207
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
208
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
210
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
213
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
214
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
215
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
218
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
220
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
5. Riflessioni conclusive
Da quanto fin qui rappresentato risulta evidente il ruolo che
giocano le emozioni e i centri di comando ad esse correlati
per cui diventa chiaro lo stretto rapporto che viene a costitu
irsi tra processi di apprendimento, in particolare quelli espe
riti nella prima infanzia, emozionalità, razionalità e benessere
psico-fisico. Conoscere è, dunque, un modo di sentire, di
sentirsi, di vivere che può essere osservato, plasmato, riorga
nizzato. Tra pensiero ed emozione vi è, come abbiamo visto,
una stretta correlazione ed entrambe svolgono un “lavoro”
importante per le scelte decisionali, si tratta allora di evitare,
221
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
References
Badaloni, N. 1982. Introduzione a Vico. Bari: Laterza.
Cassoni, E. 2004. “La memoria implicita: luogo del cambiamento.” Qua
derni di Psicologia, Analisi Transazionale e Scienze Umane 41. Milano: La
vita Felice.
Damasio, A. 2000. Emozione e coscienza. Milano: Adelphi.
Damasio, A. 1995. L’errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello uma
no. Milano: Adelphi.
de La Mettrie, O. 1968. L’uomo macchina, Milano: Mimesis 2015.
Dewey, J. 1997. Come pensiamo. Una riformulazione del rapporto fra il
pensiero riflessivo e l’educazione. Firenze: La Nuova Italia.
222
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
Karmiloff-Smith, A. 2000. Why babies’ brain are not Swiss army knives.
London: Jonathan Cape.
LeDoux, J.E. 1996. Il cervello emotivo. Alle origini delle emozioni. Milano:
Baldini & Castaldi.
Morin, E. 2000. La testa ben fatta. Riforma dell’insegnamento e riforma del
pensiero. Milano: Cortina.
223
Il disvelamento degli oggetti tecnici
nelle dinamiche della conoscenza
Maria Annarumma
Università degli Studi di Salerno
Abstract
Technique is no longer the object of our choice, but it is our environ
ment, where everything is technically interconnected. This interdepen
dent relationship determines a Copernican revolution, intended as a
transition from a Darwinian evolution of species to an antro-technomor
phic evolution. The “technical objects”, in their function of bodily-cog
nitive prostheses, are part of the activities of the processes among “social
actors”. In this scenary the theory of the “distributed cognition” takes
full account not only of people, but also of the environmental/materi
al instruments, both on a communicative and a cognitive-bodily level;
indeed, in cognitive processes the representations - which are formed by
the sensory structures and particularly by the visual and auditory ones -
are constituted, whereby the “distributed cognition” turns out to be the
most appropriate to be taken into account for the educational activities.
It is a theoretical approach that, instead of focusing exclusively on the in
ternal cognitive processes, highlights the interactions among people, ob
jects and representations both internal and external to a cognitive system,
among the coordination mechanisms used by social actors, between the
ongoing forms of verbal and non-verbal communication and both the
silent and explicit knowledge. This led to a qualitative change in the hori
zon of existential meanings, sense of reality and paradigms of knowledge.
225
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
226
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
Oggi non siamo più noi a dare agli oggetti la nostra fiducia.
Dotati di funzionalità tanto complesse da non essere più re
stituibili agli umani, gli oggetti se la prendono senza aspetta
re che venga ad essi conferita.
Nella modernità la tecnica si è sempre più affermata. Procede
senza incontrare ostacoli o limiti invalicabili. E, contrappo
nendosi alla natura, assume contemporaneamente un’auto
nomia culturale e il dominio sull’uomo rendendolo, attraver
so un rapporto violento, succube della catena di montaggio
e dell’inquinamento industriale. L’oggetto tecnico, in tal
modo, presenta una forte, intrinseca, componente hard, rap
presentata dal “volto severo” della società industriale.
Lo stesso Wiener padre della cibernetica moderna, ha trac
ciato un quadro complessivo dell’“esistente”, basandolo sul
rilevamento delle meccaniche endogene, in grado di garan
tire il funzionamento della sfera inorganica in pari grado di
quella organica.
Per Wiener (1994), però, gli oggetti tecnici, interagendo e
comunicando con l’uomo sulla scorta dei loro comuni pro
cessi di funzionamento, garantiscono una progressiva libera
zione del soggetto umano dalla “necessità” e dalla soggezione
del lavoro materiale, consentendogli un totale dispiegamento
delle potenzialità cognitive.
Considerato, quindi, che i processi endogeni sono comuni
tanto al funzionamento delle macchine quanto a quello de
gli uomini, questi due agenti possono essere perfettamente
armonizzabili, in modo da garantire l’efficacia degli scambi
fra strumento e utente. Nel campo educativo, allora, dove
è possibile cogliere tutte le intrinseche potenzialità di que
sto rapporto? Esse si disvelano nella dinamica del rapporto
228
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
231
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
234
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
macchine del caffè che sanno già che tipo di caffè beve la
persona che sta loro davanti, di caldaie che si attivano per il
riscaldamento in casa nel momento in cui la persona avverte
più freddo, gli esempi riportati sono tanti.
Gershenfeld (2010), ipotizza che in tempi brevi i nostri
personal computer saranno affiancati, nelle nostre case, dai
personal fabricator, stampanti tridimensionali in grado di as
semblare vere e proprie macchine: metastrumenti, insomma,
la cui esistenza è stata per lungo tempo uno dei grandi temi
della fantascienza. La rivoluzione digitale ha prodotto un
ampio divario tra il mondo virtuale dei bit e il mondo fisico;
siamo alla vigilia di una grande innovazione della computa
zione, che supera il mondo digitale integrandolo nel mondo
fisico della fabbricazione tecnologica; questa volta, ad essere
replicabile sarà proprio il mondo fisico. Eppure lo stesso Ger
shenfeld (1999) arriva alla conclusione che queste macchine
dovrebbero essere riprogettate a partire dall’assunto secondo
il quale il loro lavoro consista nel fare ciò che noi vogliamo,
e non il contrario, ed è qui che ritorna la preminenza dell’in
telligenza umana protagonista attiva dei processi relazionali
con gli oggetti tecnici.
Il motivo è semplice, l’intelligenza pratica non guarda al pro
cesso ma al risultato delle azioni, si fa beffa del rigore, tanto
da essere, dallo stesso Dejours (1992), definita “intelligenza
astuta”. Appare evidente, allora, che siamo in presenza di una
dinamica di strutture mentali-operazionali che si connetto
no dal sistema centrale al periferico, dal corpo al cervello,
dall’uomo all’oggetto tecnico.
L’impegno di oggi a chi intende affrontare il discorso sul ruo
lo degli oggetti tecnici nella didattica è quello di tenere in
235
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
236
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
4. Considerazioni conclusive
La teoria della “cognizione distribuita” ritiene che i processi
cognitivi e interattivi sono intrecciati nell’ambiente materia
le, nelle tecnologie e nella comunicazione interpersonale.
238
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
References
Caponi, S. 2012. Gilbert Simondon, La tecnica e la vita. Raleigh N.C.
USA: Lulu press.
239
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
240
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
241
Il rilancio del termalismo in Sicilia
Roberto Guarneri
Università degli Studi di Messina
Abstract
Le pratiche legate al termalismo rappresentano nell’uomo di oggi, la for
mula migliore per riacquistare il proprio equilibrio psico-fisico e la ricerca
del piacere di sé. Da un oculato e lungimirante sviluppo delle potenzialità
proprie delle strutture termali siciliane, pertanto, può di certo derivarne
un progetto turistico d’elevato spessore quali-quantitativo oltre che di
maggiore durata temporale in grado di garantire il passaggio dall’attuale
fase di termalismo squisitamente salutistico a quello di “turismo della
salute e del benessere”.
244
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
Termalismo in Sicilia
Il termalismo è di certo una delle componenti maggiormente
radicate nel patrimonio storico-culturale della Sicilia come
si può facilmente dedurre da quanto ampiamente riporta
to nella nota Tabula Peutingeriana (documento cartografico
del IV secolo d.C.) oltre che dalle numerose testimonianze
archeologiche che rivelano la presenza di edifici termali in Si
cilia già in tempi antichissimi: significativi gli scritti di Dio
doro Siculo e Strabone nonché i reperti preistorici rinvenuti
nelle stufe vaporose di San Calogero di Sciacca, di Xiphonie
(Acireale), di Castroreale e Termini Imerese (l’utilizzazione si
ritiene avvenisse già in epoca paleolitica). Certamente frutto
della colonizzazione greca sono gli edifici a carattere idroter
male, o comunque a scopo idroterapeutico, sorti a Termini
Imerese, Megara Hyblea e Gela mentre di epoca romana sono
le terme di Tindari, Taormina, Centuripe, Comiso, Marsala
e Piazza Armerina.
Gli arabi, dotti nella canalizzazione delle acque e profondi
conoscitori delle relative proprietà curative (come testimo
niato dai celebri medici Averroè ed Avicenna), dopo la con
quista dell’isola non mancarono di lasciare impronte signi
ficative specie nella Val di Mazara: testimonianza eloquente
247
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
248
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
249
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
Conclusioni
Il termalismo oggi, alla luce anche dei risultati del Progetto
Naiade sviluppato sulla base di protocolli indicati dal Mini
stero della Sanità e studi clinico-epidemiologici che ne hanno
confermato la validità terapeutica, assume una valenza, in un
certo senso, sovrapponibile alla terapia medica pur con i dovu
ti distinguo: le patologie con carattere di acuzie sono da con
siderare tutte di stretta pertinenza farmacologia mentre le pa
tologie ad andamento cronico o cronico–recidivante possono
certamente beneficiare del trattamento naturale alternativo.
Al di là di quest’aspetto strettamente medico, le terme vanno
sicuramente considerate ed apprezzate come luoghi dove si
praticano tecniche di tipo essenzialmente “preventivo-curati
250
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
References
Agostini, G., Flori, M.L. e Andreassi, L. 1998. “Come, quando e perché
prescrivere un trattamento creno-cosmetico.” Cosmetic News 122, 145.
Ballo Alagna, S. “Le isole Eolie tra i secoli XVII e XIX negli scritti di alcu
ni viaggiatori del tempo.” Archivio Storico Messinese III/XXXI: 321-333.
Sitography
www. benessere.com
www.emmeti.it/salute/acque/index.it.htlm
www.travel.it/ter/Terl.htlm
254
Scicli modello di comunità territoriale
nello sviluppo dell’ospitalità diffusa in Sicilia
Roberto Guarneri
Università degli Studi di Messina
Abstract
Il modello dell’ospitalità diffusa rappresenta la forma più innovativa ed eco
sostenibile dell’offerta turistica ed attraverso il coinvolgimento della comuni
tà locale costituisce la sinergia vincente per la valorizzazione dei siti turistici
esistenti e non ancora visitati in quanto tali perché non adeguati a supportare
il turismo in tutte le sue forme con un’offerta adeguata. L’analisi del modello
della comunità di Scicli può rappresentare il progetto guida per la Sicilia.
Keywords:
geografia, turismo, ospitalità diffusa, paese albergo, strutture ricettive.
256
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
262
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
10. La via Mormino Penna è la via più suggestiva della città di Scicli, un
tripudio di forme e figure, in uno spazio sospeso nel tempo. Nel giugno
del 2002 è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Fra
i palazzi più prestigiosi spiccano palazzo Beneventano, palazzo Spadaro e
il palazzo Comunale.
266
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
268
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
Conclusioni
Tuttavia, nonostante le attività di marketing e di manage
ment siano fondamentali nel comparto turistico, il cardine
dell’ospitalità di nuova generazione, come si è visto, è costi
tuito dalle relazioni, dal coinvolgimento vero, autentico ed
esperienziale con il territorio, la comunità locale con le sue
tradizioni e la sua cultura.
269
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
References
AA.VV. 1985. Guide d’Italia: la Sicilia. Milano: Fabbri Editore.
Alleruzzo Di Maggio, M.T. 2012. “I Peloritani.” In AA.VV. La casa rurale
nella Sicilia orientale. Firenze: Olschki.
Alleruzzo Di Maggio, M.T. “Valutazione dei beni ambientali e varietà
di approcci al concetto di sviluppo sostenibile.” Quaderni della Scuola di
Statistica 4. Messina: Sfameni.
Amico, V. 1855. Dizionario topografico della Sicilia. Palermo: Morvillo.
Aymard, M. 1994. “Spazi”. In Braudel, F. Il mediterraneo. Lo spazio e la
storia. Gli uomini e le tradizioni. Milano: Bompiani.
Bagnoli, L. 2014. Manuale di Geografia del Turismo. Dal Grand Tour ai
sistemi turistici. Torino: Utet.
Calajanni, N. 1985. Gli avvenimenti di Sicilia e loro cause. Palermo: Sandron.
Candela, G. e Figini, P. 2003. Economia del Turismo. Principi micro e
macro economici. New York: McGraw-Hill.
Correnti, S. 1994. Breve storia della Sicilia dalla origini ai nostri giorni.
Roma: Newton Compton.
271
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
272
La revisione delle norme
sulla revisione costituzionale.
Un’analisi filosofica
Stefano Colloca
Università degli Studi di Pavia
Abstract
This paper concerns the limits to normative constitutional power in gen
eral; a particular case of limit to normative constitutional power is the
application of the norms on constitutional review to themselves. In the
first place, the possibility and legitimacy oflimits to constitutional review
will be investigated; in the second place, the alleged puzzle of constitu
tional review will be analysed; in the third place, a distinction between
linguistic self-reference and self-application will be made.
5. Spooner 1870.
6. Sul tema cfr. Rentería Díaz 2005.
277
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
281
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
282
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
286
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
References
Alarcón Cabrera, C. 2010. “Paradossi e norme.” Rivista internazionale di
filosofia del diritto 87: 279-292.
Bettinelli, E. 1996. “Avventure costituzionali e riforme costituzionali.”
Democrazia e diritto 3/4: 265-278.
Bifulco, R., Celotto, A. e Olivetti, M. eds. 2006. Commentario alla Co
stituzione. Torino: UTET.
Colloca, S. 2006. Autoriferimento e antinomia nell’ordinamento giuridico.
Con un saggio di C. Luzzati. Padova: CEDAM.
288
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
289
On the Tenability of Axiological Relativism
Stefano Colloca
Università degli Studi di Pavia
Abstract
The aim of this paper is to assess the tenability of two classical argu
ments for axiological relativism elaborated by Sextus Empiricus and
Blaise Pascal. Sextus’ argument is an a priori proof; Pascal’s argument is
an a posteriori proof. Sextus’ argument does not rely on any empirical
(or factual) belief: it relies on the possibility of conflicting axiological
judgements; on the contrary, Pascal’s argument does rely on the em
pirical (or factual) belief that conflicting axiological judgements have
in fact been held in the history of human kind and that no agreement
has been attained.
1. Introduction
This paper deals with the question whether the foun
dation of axiological1 values is possible. In particular, I
discuss two well-known arguments for axiological relativ
ism. These arguments have been respectively produced by
Sextus Empiricus [II-III century A.D.] and Blaise Pascal
[1623-1662]. Both arguments are meant to demonstrate
that the foundation of axiological values is impossible. I
will hold that Sextus’ argument is tenable, while Pascal’s
argument is not.
1. The words ‘axiological’ and ‘axiology’ derive from the Greek ‘axía’,
“value”, “valeur”, “Wert”, “valore”. This paper mainly deals with
axiological relativism. Another form of relativism is epistemological
relativism (see for instance the discussion made by Searle 2013).
291
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
294
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
things that I do know immediately; (3) That, if (1) and (2) are true, my
belief in or knowledge of them must be based on ‘analogical or inductive
argument’; and (4) That what is so based cannot be certain knowledge».
A more recent and also relevant common sense approach to the sceptic’s
challenge is the one presented by Audi (2003:324): «If […] it is true that
rationality is a more permissive notion than justification, then whatever
the anti-skeptical case for our having justification, it will count more
strongly for the counterpart views concerning the rationality of our
beliefs and other epistemic attitudes. Even if rationality, as applied to
beliefs, is significantly weaker than justification, it is still the kind of
status skeptics tend to deny is ever achieved by our beliefs about the
external world, the past, and many other things».
9. One may also reply to Moore’s criticism that the position of the sceptic
is that of a pure enquirer, a person who is solely devoted to the search for
certainty, a kind of enquiry which raises the truth-ratio to the absolute
maximum and is not to be brought into practical matters. On the situa
tion of pure enquiry see Williams (1990: 46-47).
297
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
References
Antiseri, D. 2010. “Esiste il diritto natuale?” In Di Blasi, F. e Heritier, P.
eds. La vitalità del diritto naturale. Palermo: Phronesis. 315-335.
Azzoni, G. 2004. “Éndoxa e fonti del diritto.” In Ferrari, G.A. e Manzin,
M. eds. La retorica fra scienza e professione legale: questioni di metodo.
Milano: Giuffrè. 123-155.
Barnes, J. 1990. The Toils of Scepticism. Cambridge: Cambridge University Press.
Dal Pra, M. 1989. Lo scetticismo greco. Roma-Bari: Laterza.
Diogenes Laertius. 1925. Lives of Eminent Philosophers. English edition
by R.D. Hicks. Greek and English on opposite pages. Loeb Classical
Library. London: Heinemann.
Moore, G.E. 1959. “Four Forms of Scepticism.” In Philosophical Papers.
London: Allen & Unwin. 196-226.
Pascal, B. 2000. Pensées. Paris: Librairie Générale Franҫaise.
Scarpelli, U. 1982. L’etica senza verità. Bologna: Il Mulino.
Searle, J. 2013. “La confutazione del relativismo.” In Colloca, S. ed. The
Value of Truth / The Truth of Value. Milano: LED. 51-58.
Sextus Empiricus. 1997. Against the Logicians. English edition by R.G.
Bury. Greek and English on opposite pages. Loeb Classical Library. Cam
bridge (Ma.): Harvard University Press.
Sextus Empiricus. 1993. Outlines of Pyrrhonism. English edition by R.G.
Bury. Greek and English on opposite pages. Loeb Classical Library. Cam
bridge (Ma.): Harvard University Press.
Williams, B. 1990. Descartes. The Project of Pure Enquiry. London: Penguin.
298
Per una riflessione su storia e politica
in Martin Heidegger
Domenico Scalzo
Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”
Abstract
Il saggio riflette sull’interpretazione che Heidegger diede della storia alla
lce del problema filosofico-politico del suo compimento. Non della sua
fine. L’analisi tenta di ricostruire i due tempi della storia in Heidegger
da Essere e Tempo alla Kehre dell’essere. Il confronto avviene sull’idea di
comunità politica presupposta dall’interpretazione della storia. In par
ticolare è la ripresa heideggeriana del tema della polis ad impegnare la
critica che viene svolta.
Premessa
Il cammino di pensiero di Heidegger si presenta sin dalla
sua origine come un itinerario verso il problema dell’acca
dere storico dell’essere. L’essere è il tema della forma classica
del pensiero occidentale ma la metafisica ha dimenticato di
interrogare la sua verità. Già da Essere e Tempo la filosofia
di Heidegger si costituisce come un’analisi preliminare alla
discussione del problema dell’essere. L’analitica esistenziale
è la ricerca del reciproco riferimento di uomo ed essere. La
scoperta dell’esserci nell’uomo significa, infatti, compren
dere il darsi stesso dell’essere nella sua storicità, cioè esporsi
all’essenziale apertura della storicità di un’epoca, al di là della
sua semplice presenza, dell’oggettività in cui la storiografia
la racchiude. Questo significa che l’interrogazione dell’uomo
sarà capace di giungere all’essere e mostrare la sua essenziale
299
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
300
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
302
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
306
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
310
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
311
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
312
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
314
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
316
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
320
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
321
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
spezza. L’esserci non può mai essere il suo passato, può fare
esperienza del passato, ma non può confondersi con la tradi
zione perché, diversamente dagli altri enti che come semplici
presenza stanno nel mondo, il suo contrassegno ontologico è
l’esistenza come progetto gettato nel mondo. Inserito in que
sta prospettiva, il passato gioca un ruolo importante nella sto
ricizzazione dell’esserci. La storia non contempla il passato nel
senso di ciò che è trascorso, di ciò che è stato, bensì lo agisce
come il tempo in cui deve ancora compiersi una portante ve-
rità. Ma ciò comporta che l’esserci si appropri della possibilità
della morte come evento che dona il tempo nell’attimo della
decisione anticipatrice, cioè come apertura della storia che si
rimette al proprio esserci stato effettivo affinché le possibilità
più proprie dell’esistenza siano riconosciute a partire dall’ere
dità che essa, in quanto gettata, assume.
Il problema che si pone riguarda la continuità dell’esserci
nella storia. La decisione che temporalizza la storia nell’at
timo in cui l’esserci si costituisce come finitezza, cioè come
luogo della domanda dell’essere, spezza la continuità ordi
naria dell’esserci come successione di adesso, cioè di passato,
presente e futuro, ma non la articola in una successione den
sa di attimi, essendo l’attimo ciò da cui la successione stessa
deriva, benché si situi sempre nella successione. Il presente
dell’esserci deciso non è l’adesso ma l’attimo. Perché nell’at
timo, cioè nella temporalità originaria della decisione an
ticipatrice sono gli adesso. Non è la decisione ad essere nel
tempo, ma il tempo che è nella decisione, nell’attimo di ogni
adesso della decisione. La decisione fonda la storia. Questo,
però, non significa che solo nell’attimo vi è divenire, cioè il
movimento della successione degli adesso, essendo l’attimo
322
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
323
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
324
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
328
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
329
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
330
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
332
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
337
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
338
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
340
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
è presente rispetto alla sua presenza. Ciò non vuol dire che il
pensiero sia in grado di poter portare alla parola la presenza
di ciò che è presente, sotto ogni riguardo e con tutta la chia
rezza possibile. Retrocedere davanti all’esperienza parmeni
dea della verità significa, per Heidegger, lasciare che venga al
pensiero quel tratto della disvelatezza di cui il filosofo di Elea
non poté fare esperienza. La presenza di quel che è presente
non era qualcosa che avesse dignità di problema. Lo sguardo
doveva rivolgersi a ciò che è presente nella presenza, ma non
si meravigliò mai della disvelatezza in quanto tale, cioè della
provenienza della presenza, del sorgere da essa, della sosta
che indugia nella presenza, del suo riposo, della nascosta ra
pidità dell’assenza costantemente possibile. L’aletheia rimase
una via impossibile dell’esperienza greca della verità come
se la sua rivelazione custodisse la stessa opacità del nulla da
cui proviene l’apparire delle cose. Un interdetto del pensiero
nella misura in cui il pensiero si rivolge all’essere e sacrifica
alla sua verità. Il pensiero si inoltra come pensiero che pen
sa in un ambito che è comune all’essere poiché appartiene
all’essere senza essere di sua proprietà. Ciascuno dei due ap
partiene all’altro, nel senso che quello che viene nominato
per prima nel frammento ha la sua essenza nella presenza di
ciò che è presente. È quest’ultima che conserva il pensiero
presso di sé, come ciò che le appartiene. L’appello che la Dea
rivolge ai mortali chiede della rivelazione dell’essere nella
presenza. Esso chiama il pensiero alla sua essenza, lasciando
lo andare verso di essa. Questo significa che il luogo da cui
l’appello chiama è la presenza di ciò che è presente, e non
ciò che è presente in sé, né l’essere in sé, e neanche entrambi,
essere e pensiero, compresi in una sintesi. Per quanto possa
341
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
342
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
zione tra essere e Dio non è in atto, come sarà per Aristotele
e successivamente per la scolastica. Ciò non di meno, l’essere
non si consegna come il più comune di tutti i predicati ad
un puro nome che da allora fluttua nell’indistinto senza de
terminare nulla in proprio. Semmai esso è la dimensione in
cui il divino stesso è sia assente che presente, la corda discor-
dante in cui l’assenza intreccia il suo destino con la presenza,
come nel suono dell’arco e della lira dell’armonia eraclitea
dell’essere. L’essere evoca, piuttosto, la singolarità unica della
raccolta, la trama del linguaggio in cui non può che accadere
perché altrimenti le cose non riceverebbero le parole che le
nominano e viceversa; l’essere accade lasciando essere ogni
essente, lasciando essere il divino e l’esserci mortale che io
sono, lasciando essere la sobria inquietudine della misura che
regge tutto entro i propri limiti. Né ontologia, né teologia ma
ospitale casa dell’essere è il pensiero di Parmenide che Hei
degger rammemora. È qui che il divino trova sempre riparo,
sia che esso ci venga singolarmente incontro, sia che fugge da
noi e si dilegui come nel tempo della notte del mondo, come
nell’attuale eternità della fine della storia, nel tempo che si
consuma senza altra necessità che non sia l’assenza di necessi
tà, esso è pur sempre il canto inaudito che all’uomo si rivolge
elevandosi dal luogo disabitato della sua mancanza. Quello
che resta ancora da comprendere è perché l’essere si fa dono
proprio ai mortali, e in quanto mortali, perché addita nella
libertà della morte l’essenza del pensiero, cioè fa dell’uomo
l’essere pensante che agisce la storia e concepisca l’essere in
maniera più profonda ed originaria di quanto anche la meta
fisica più sublime oppure realistica - ci riferiamo a Platone e
ad Aristotele - abbia mai potuto fare.
345
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
346
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
pure nello stesso intreccio in cui si annodano gli altri due fili
del pensiero che sono richiamati, non si fa più mistero che
la locuzione topologia dell’essere sembra accogliere meglio
di quanto avessero fatto altre formule create da Heidegger
all’uopo, come l’espressione “senso dell’essere”, che aveva
presieduto all’elaborazione dell’analitica esistenziale, oppu
re “verità dell’essere”, che aveva determinato la Kehre. Che
si tratta di tre stazioni provvisorie collegate lungo lo stesso
cammino lo rivela, prima ancora che il viaggio di Heidegger,
l’intrinseca necessità di un luogo dove accadere affinché l’es
sere sia. La Alethelologia deve arrischiarsi in una topologia per
scampare la paura della differenza e inabilitare la ricerca di un
luogo sicuro dove la verità possa accadere conformandosi alla
conoscenza. Gli ultimi scritti di Heidegger sviluppano anco
ra più rigorosamente questo pensiero. Essi indugiano nella
dimensione della Lichtung, cioè, della radura luminosa, come
la località della svelatezza dell’essere, perché individuano nel
diradarsi stesso della luce la possibilità di un invisibile luogo
del pensiero. Il problema rimane. Anzi la tormentata ricerca
di una parola che nomina l’essere senza parlare il linguaggio
della metafisica lo complica di più. Vediamo perché.
Iniziamo con il chiederci se è possibile individuare un luo
go dell’essere da dove la storia della metafisica, che è la sto
ria dell’essere, determinata dall’essere stesso come storia del
suo oblio, può raccogliersi nel suo compimento. La ricerca
si risolverebbe senza agguantare alcunché se soltanto volesse
trovare qualcosa. L’essere che si perseguirebbe non sarebbe
altro che un ente ancora più sommo, autosufficiente ed as
soluto da cui tutto il resto in definitiva dipenderebbe. L’e
sito sarebbe ultra metafisico, oppure ascrivibile ad una me
348
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
349
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
350
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
351
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
352
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
References
Agamben, G. 1995. Homo sacer. Torino: Einaudi.
Heidegger, M. 1968. Introduzione alla metafisica. Trad. it. Milano: Mursia.
Heidegger, M. 1976a. Essere e Tempo. Trad. it. Milano: Longanesi.
Heidegger, M. 1976b. Saggi e discorsi. Trad. it. Milano: Mursia.
Heidegger, M. 1980. Tempo ed essere. Trad. it. Napoli: Guida.
Heidegger, M. 1981. Kant e il problema della metafisica. Trad. it. Bari:
Laterza.
Heidegger, M. 1987. Segnavia. Trad. it. Milano: Adelphi.
Heidegger, M. 1988. Che cosa significa pensare? Trad. it. Milano: SugarCo.
Heidegger, M. 1989. L’abbandono. Trad. it. Genova: il melangolo.
Heidegger, M. 1999. Parmenide. Trad. it. Milano: Adelphi.
Heidegger, M. 2007. Contributi alla filosofia. Trad. it. Milano: Adelphi.
Pöggeler, O. 1991. Il cammino di pensiero di Martin Heidegger. Trad. it.
Napoli: Guida.
Richardson, W.J. 1963. Heidegger. Amsterdam: The Hague.
Untersteiner, M. 1958. Parmenide. Testimonianze e frammenti. Firenze:
La Nuova Italia.
355
Su tecnica e politica.
Massimo Cacciari interprete della questione
della tecnica in Martin Heidegger
Domenico Scalzo
Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”
Abstract
Il saggio verte sulla questione heideggeriana della tecnica e sulla l’impor
tanza che essa assume per la filosofia politica. In particolare si restituisce
l’ambivalenza del pensiero di Heidegger intorno ai due modi del disvela
mento dell’essere - antico e moderno - che la tecnica produce, ponendo
una viva attenzione alla discrepanza che suscita sgomento tra polis e stato.
Il filo conduttore dell’argomentazione è costituito dall’interpretazione
che della questione ha dato Massimo Cacciari in studi che meritano di
essere divenuti nel frattempo dei classici.
361
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
362
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
366
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
368
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
371
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
372
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
375
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
377
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
e ciò che è l’assenza di diritto (der Unfug), ciò che è tra le cose che
richiedono disposizione e ciò che è tra le cose che sono senza dispo
sizione. Infatti, ciò che richiede disposizione determina il destino e il
destino determina la storia. Della polis fanno parte gli dèi e i templi,
le feste e i giochi, i reggitori e il consiglio degli anziani, l’assemblea
popolare e la magistratura, le navi e i campi, i poeti e i pensatori.
[…] Tutte queste cose non sono pezzi di arredamento, di un ordine
statale che valorizzi l’emergere di «prestazioni culturali»; è invece dal
rapporto con gli dèi, dal tipo di feste, dalla possibilità che le feste si
celebrino, dalla relazione posta tra padrone e servo, dal rapporto tra
vittima e lotta, dal rapporto tra onore e gloria, dalla relazione posta
tra queste relazioni e dal fondamento della loro unità che si impone
ciò che è chiamato polis. (Heidegger 2003: 74-75)
Sovranità del pensiero iniziale. La polis è il punto di in
versione del rapporto di uomo ed essere. Luogo della ca
tastrofe dell’uomo all’interno della totalità dell’ente. In
quietante è il potere costituente del politico. Lo stato di
eccezione della relazione di inclusione ed esclusione delle
forme di vita dal bando del sovrano. Il carattere tragico
della storia e della politica irrompe nella poesia di Höld
erlin dalla traduzione dell’Antigone. L’autentico essere a
casa da parte dell’uomo è il suo non essere a casa. Per
scoprire il suo destino un popolo deve affrontare un lungo
e difficile viaggio attraverso ciò che è estraneo. La polis ap
pare come il punto di intersezione delle molteplici vie, ma
le strade non si aprono all’uomo che si batte con violenza
nella totalità dell’essenza, perché istituisce il luogo, luogo
di nulla, in cui si svolge una lotta più antica di quella
dell’amico e del nemico, la lotta tra non-verità e verità,
dove l’uomo può dimenticare e perdere il rapporto con
l’essere. La polis non è un concetto politico, ma una deter
minazione dell’alétheia (Fistetti 1999).
378
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
383
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
References
Agamben, G. 2018. Homo sacer. Macerata: Quodlibet.
Cacciari, M. 2000. Salvezza che cade. In Cacciari, M. e Donà, M. Arte
tragedia, tecnica. Milano: Raffaello Cortina.
Cacciari, M. 1990. Dell’Inizio. Milano: Adelphi.
Curi, U. 2000. Pólemos. Torino: Bollati Boringhieri.
Esposito, R. 1988. Communitas. Torino: Einaudi.
Fistetti, F. 1999. L’utopia della polis. Genova: Marietti.
Heidegger, M. 1968. Introduzione alla metafisica. Trad. it. Milano: Mursia.
Heidegger, M. 1976. Saggi e discorsi. Trad. it. Milano: Mursia.
Heidegger, M. 1982. “Il principio di identità.” Trad. it. aut aut 187-188.
Heidegger, M. 1988. Domande fondamentali della filosofia. Trad. it. Mi
lano: Mursia.
Heidegger, M. 1999. Parmenide. Trad. it. Milano: Adelphi.
Heidegger, M. 2003. L’inno der Ister di Hölderlin. Trad. it. Milano: Mursia.
Montale, E. 1980. L’opera in versi. Torino: Einaudi.
Nancy, J.-L. 2000. L’esperienza della liberta. Trad. it. Torino: Einaudi.
386
Uno strumento per una didattica di qualità:
la LIM
Orlando De Pietro
Università della Calabria
Abstract
The contribution focuses on the didactically and pedagogically correct
use of digital technologies in educational contexts. Specifically, it is
considered the use of the Interactive Multimedia Whiteboard (IWB)
to support active, collaborative and inclusive teaching, in its meaning
of technology to promote meaningful and collaborative learning in a
social-constructivist educational model. After having described the in
teractive whiteboard (IWB) in its technical characteristics, the didactic
aspects are analyzed and evaluated, putting the instrument in relation
with the learning styles and describing some known results in the sector
literature.
Introduzione
L’interesse per i temi collegati all’uso delle Tecnologie
dell’Informazione e della Comunicazione (TIC)1 a scuola,
di recente sembra vivere una nuova fase di accelerazio
ne, grazie all’entrata in scena di nuovi strumenti didat-
tici, come appunto la Lavagna Interattiva Multimediale
(LIM)2. Sostanzialmente, i vantaggi di questo nuovo stru
mento didattico sono: la grande capacità di coinvolgere
gli alunni; la propensione a favorire il lavoro collaborati
1. ICT (Information and Communication Technologies) nella versione
anglosassone.
2. IWB (Interactive Writeboard) nella versione anglosassone.
387
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
389
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
Fig. 1 – la LIM
Lo spazio d’azione
In una scuola attenta alle nuove metodologie che fanno ri
ferimento al costruttivismo sociale, l’uso delle tecnologie è
considerato lo strumento attuativo della didattica collabo
rativa, dove il “laboratorio” diventa un momento significati
vo di apprendimento (Antonietti 2010). In questo ambito,
l’organizzazione dello spazio-classe diventa lo specchio delle
strategie didattiche sviluppate per supportare l’apprendimen
to di alunni posti al centro del processo educativo in quanto
protagonisti attivi del loro fare e saper fare (De Pietro 2012).
Ecco, dunque, che il “laboratorio” diventa occasione per ap
plicare o espandere le conoscenze, ambiente operativo ricco
di stimoli culturali, spazio privilegiato dell’azione didattica.
In questo ambiente di apprendimento gli alunni consolidano
e potenziano le loro competenze, verificano attitudini e inte
ressi, si mettono alla prova e acquisiscono maggiore fiducia
in se stessi. Nelle tradizionali aule didattiche la LIM crea le
condizioni migliori per favorire tale valenza didattica e facili
391
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
397
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
La LIM collaborativo-costruttivista
La letteratura propone diverse evidenze del fatto che la LIM
diventa un reale valore aggiunto per l’attività didattica del
gruppo classe solo quando l’insegnante, con attitudine positi
va verso le TIC in genere11, riesce ad integrare con naturalezza:
a) la padronanza tecnologica dello strumento così da poterlo
usare efficacemente in classe;
b) la disponibilità di contenuti formativi digitali di qualità e
adatti allo scopo;
Fonte: Monitoraggio “progetti eccellenti Agenzia Scuola” a cura Università Cattolica del Sacro
Cuore, 2008.
Fonte: Monitoraggio “progetti eccellenti Agenzia Scuola” a cura Università Cattolica del Sacro
Cuore, 2008.
Conclusioni
È importante, dunque, che l’insegnante si avvalga della lava
gna interattiva in classe per perseguire una didattica flessibile,
ovvero capace di adattarsi ai livelli di apprendimento degli
studenti, in modo da consentire loro di attivare processi co
gnitivi di complessità adeguata alle loro effettive potenzialità
(Capalbo 2011). L’insegnante deve diventare una sorta di “fa
cilitatore” che offre agli alunni valide opportunità di sviluppo
creativo e occasioni di apprendimento, e quindi di partecipa
re fattivamente alla costruzione del proprio sapere. La LIM
potrà così trasformare la classe in un ambiente di apprendi
401
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
References
Biondi, G. ed. 2009. Lim. A scuola con la lavagna interattiva multimediale.
Nuovi linguaggi per innovare la didattica. Firenze: Giunti editore.
Biondi, G. 2007. La scuola dopo le nuove tecnologie. Milano: Apogeo.
403
Mantua Humanistic Studies
Volume IV
404
Table of contents (Volume IV):
Inclusive education in Brazil: the experience in schools in São Paulo. Border reflections on a collaboration with the
University of L’Aquila
E G P, M V I, S R
Mirare
S A
«La settimana» di Carlo Bernari e la seconda ondata dell’espressionismo
S A
Un tema iconografico medievale ricorrente nella Jazīra islamica e in Italia meridionale
M V F
Collexeme analysis ofillocutionary shell nouns
C V
Riabitare gli edifici sacri tra diritto canonico, conservazione e innovazione. Le trasformazioni del complesso
di San Benedetto a Salerno e le strategie di riuso
F R, P C
CLIL e formazione linguistica: alcune riflessioni
A C
Identità o diversità. Il concetto di spazio liquido in architettura
S R
Note sul concetto di intercultura
F F, M P
Competenza emotiva e sensibilità al rifiuto in adolescenza
A G
L’arte del conoscere: emozione e ragione
M A
Il disvelamento degli oggetti tecnici nelle dinamiche della conoscenza
M A
Il rilancio del termalismo in Sicilia
R G
Scicli modello di comunità territoriale nello sviluppo dell’ospitalità diffusa in Sicilia
R G
La revisione delle norme sulla revisione costituzionale. Un’analisi filosofica
S C
On the Tenability of Axiological Relativism
S C
Per una riflessione su storia e politica in Martin Heidegger
D S
Su tecnica e politica. Massimo Cacciari interprete della questione della tecnica in Martin Heidegger
D S
Uno strumento per una didattica di qualità: la LIM
O D P
Cover image:
© Luigi Diego Di Donna
ISBN 978-88-3369-023-0
UNIVERSITAS
9 788833690230 Euro 25,00 STUDIORUM