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STUDI DI STORIA ARETINA / 13

In memoria di Luciano Bellosi e Miklós Boskovits

COMITATO SCIENTIFICO

Walter Bernardi (Università di Siena), Fabio Bertini (Università di Firenze), Robert


Black (University of Leeds), Giovanni Cherubini (Università di Firenze), Jean Pierre
Delumeau (Université de Rennes), Fabio Fabbri (Università Roma Tre), Franco
Franceschi (Università di Siena), Leonardo Rombai (Università di Firenze),
Marcello Verga (Università di Firenze).
SOCIETÀ STORICA ARETINA

“IN NOME DI BUON PITTORE”


SPINELLO E IL SUO TEMPO

Atti della giornata di studio


in memoria di Luciano Bellosi

Arezzo, 8 novembre 2011

a cura di
Isabella Droandi
Hanno contribuito alla realizzazione editoriale

Comune
di Arezzo

© Copyright 2016 Società Storica Aretina


Società Storica Aretina
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Arezzo
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omissioni.

In copertina:
Spinello, Apparizione di San Michele Arcangelo a Gregorio Magno (part.). Arezzo, San Francesco, cappella
Guasconi, parete destra (foto di Alberto Mario Droandi, 1967).

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INDICE

Premessa 7
del Presidente della Società Storica Aretina, Luca Berti

Premessa 9
del Sindaco del Comune di Arezzo, Alessandro Ghinelli

Premessa 11
del Conservatore della Casa Museo Ivan Bruschi di Arezzo, Gian Paolo Taddei

Programma della giornata di studio 13

Introduzione 15
del curatore, Isabella Droandi

PARTE PRIMA

Miklós Boskovits (†) – Per Luciano Bellosi 27

Marco Collareta – “Da Spinello Aretino a Lorenzo Monaco”.


Lettura di un piccolo classico 45

Isabella Droandi – Contributo per Andrea di Nerio


e per i collaboratori aretini di Spinello 53

Giovanni Giura – Spinello in Santa Croce 73

Linda Pisani – Proposte per le tavole dipinte da Spinello di Luca


per Pisa e Lucca 85
Donal Cooper – Due polittici di Spinello per gli altari maggiori
di San Domenico e di San Francesco a Città di Castello 99

Aristide Bresciani – Brevi cenni sulla tarda attività


di Spinello di Luca 121

Ersilia Agnolucci – Dialoghi possibili tra Spinello


e i cantieri aretini della scultura 135

Liletta Fornasari – Spinello ‘sinonimo del Trecento aretino’:


dalle “Vite” di Vasari alla fortuna contemporanea 149

PARTE SECONDA

Angelo Tartuferi – Recensione a Stefan Weppelmann,


“Spinello Aretino e la pittura del Trecento in Toscana” 163

Angelo Tartuferi – Miklós Boskovits (Budapest 1935-Firenze 2011)


e la pittura aretina trecentesca 177

Bibliografia 181

Indice dei nomi di persona 211

Tavole 217
Giovanni Giura

SPINELLO ARETINO E LA SACRESTIA DI SANTA CROCE*

L’attività di Spinello di Luca per il complesso fiorentino di Santa Croce


consiste, come è noto, nella Salita al Calvario della sacrestia (Tav. XXXVI) e,
secondo la testimonianza vasariana, nelle Storie dei santi Giacomo e Filippo e
nel polittico che dovevano decorare la distrutta cappella Machiavelli 1.

* Ringrazio Isabella Droandi per l’invito che mi ha permesso di sviluppare queste riflessio-
ni a margine di altre ricerche che sto conducendo ormai da qualche anno sulla basilica di Santa
Croce. Imprescindibili come sempre sono stati gli spunti e i consigli che mi ha offerto Andrea
De Marchi. Mi è caro ricordare la pazienza con cui Miklós Boskovits revisionò il powerpoint
prima del convegno, dandomi suggerimenti preziosi, e la dolce attenzione con cui Maria Moni-
ca Donato lesse la prima versione di questo testo.
1
Vasari 1568, II, p. 286. Ho affrontato il tema della cappella Machiavelli in Giura 2011b:
questa si trovava nella sesta campata della navata sinistra, tra il muro posteriore del tramezzo e la
porta che conduceva in origine al cimitero a nord della chiesa (tutt’ora aperta), come confermato
dal sepoltuario del 1439 (Archivio di Stato di Firenze, Manoscritti, 619, sec. XV, cc 1r. e 15r). La
cappella fu fondata da Guido di Boninsegna Machiavelli, morto nel 1390; passò in eredità ai nipo-
ti e ai loro discendenti fino alla cessazione del patronato nel 1575 (Hall 1979, pp. 140-141). Pro-
babilmente faceva parte della decorazione della cappella, la lunetta con la Morte e l’Assunzione di
Maria, affrescata sulla parete sovrastante e da ricondurre a Lorenzo di Niccolò, collaboratore di
Spinello Aretino in più occasioni. Il polittico sull’altare della cappella, attribuito da Vasari a Spi-
nello, non può essere quello della chiesa di Santa Maria a Quinto presso Castello (Firenze), come
già puntualizzato da Stefan Weppelmann (Weppelmann 2011, pp. 222-223. A proposito di questa
monografia nel corso dell’intervento si farà sempre riferimento all’aggiornamento del 2011, senza
dimenticare che la quasi totalità delle idee espresse dallo studioso comparivano già nella prima
edizione del 2003). Né regge l’ipotesi – molto cauta in verità – di identificarlo con la Madonna col
Bambino tra i santi Giacomo e Filippo di Niccolò di Pietro Gerini, attualmente rimontata al centro
del polittico dell’altar maggiore della stessa Santa Croce, sia per il formato verticale, più tipico di
una pala da pilastro che di una pala d’altare, sia per la provenienza dalla Camera di Commercio,
dove erano confluite le pale delle Arti destinate appunto ai pilastri di Orsanmichele. Tuttavia un
polittico doveva pur esserci e questo fa sì che l’unica porzione di muratura disponibile per gli
affreschi con le Storie dei santi Jacopo e Filippo, titolari della cappella Machiavelli, e da Vasari

– 73 –
giovanni giura

La Salita al Calvario, oggetto di questo breve intervento, insieme alla Re-


surrezione e all’Ascensione di Cristo di Niccolò di Pietro Gerini, andava a
integrare la Crocifissione di Taddeo Gaddi, di circa mezzo secolo precedente,
sulla parete meridionale della sacrestia, costituendo un ciclo della Passione e
della Resurrezione ridotto per numero di episodi ma enorme nell’estensione 2
(Tav. XXXVII).
La decorazione della grande sala, fatta eccezione per la cappella Guida-
lotti-Rinuccini e per le formelle per l’armadio di Taddeo Gaddi, oggi in gran
parte alla Galleria dell’Accademia, ha riscosso in passato relativamente poco
favore negli studi sul Trecento fiorentino: solo negli ultimi anni è stata chiarita
la doppia funzione del locale come sacrestia e sala capitolare, intuita prima da
Paola Vojnovic 3 e poi confermata dai documenti pubblicati in occasione della
mostra su Giovanni da Milano del 2008 4; recenti sono gli interventi di Ales-
sandro Simbeni, che ha convincentemente retrodatato agli anni Quaranta del
Trecento la Crocifissione gaddiana, in conseguenza dell’analisi degli affreschi
del refettorio  5, e di Emanuele Zappasodi, che ha analizzato la prima campa-
gna di affreschi, attribuendo i santi entro edicole e le colorate specchiature
marmoree a Jacopo del Casentino  6. Basandosi sul fatto che la sacrestia fin
dall’origine abbia svolto la funzione anche di capitolo, Zappasodi e Simbeni
hanno ipotizzato che di questa prima fase dovesse far parte una Crocifissione,
sulla parete orientale, di fronte alla porta d’ingresso, che sarebbe stata distrutta
dall’apertura della cappella Guidalotti verso la metà del Trecento  7; a questa
Crocifissione sarebbe stata affidata anche la presentazione dei principali san-
ti francescani, dato che nelle edicole che ci sono rimaste compaiono santi

dati anch’essi a Spinello, dovevano trovarsi sulla parete posteriore del tramezzo, esattamente nella
posizione in cui si trovava l’affresco di Domenico Veneziano con San Giovanni Battista e san
Francesco per la cappella Cavalcanti nella campata di fronte.
2
Fu Offner per primo ad avvicinare la Salita al Calvario a Spinello Aretino (Offner 1927,
p. 92); Berenson la credeva, insieme alla Crocifissione, opera di Spinello in collaborazione con
Lorenzo di Niccolò (Berenson 1932, p. 548). In seguito hanno rimarcato l’attribuzione a Spinello,
Bellosi (Bellosi 1965a, p. 42) e Boskovits (Boskovits 1975, p. 435), e da allora è unanimemente
condivisa. Sulla fortuna critica completa dell’affresco rimando a Weppelmann 2011, pp. 265-266.
3
Vojnovic 2007.
4
Lenza, in GIOVANNI DA MILANO 2008, pp. 298, doc. VII. La trascrizione del documento del
2 giugno 1366 è stata riproposta più correttamente da Zappasodi (Zappasodi 2010, p. 49).
5
Simbeni 2011, pp. 125-126.
6
Zappasodi 2010.
7
Sulla diffusione della Crocifissione come elemento cardine della decorazione delle sale
capitolari e in generale sull’apparato di immagini che caratterizza questo ambiente conventuale
tra Due e Trecento si veda almeno Boskovits 1990a.

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spinello aretino e la sacrestia di santa croce

non strettamente legati all’Ordine (Domenico, Agnese, Cristoforo e un santo


vescovo). La Crocifissione di Taddeo Gaddi potrebbe essere stata realizzata
subito dopo o in previsione di tale apertura che comportò un cambiamento
dell’orientamento dell’ambiente con un nuovo fuoco visivo e liturgico sulla
parete meridionale, rilanciando anche la rappresentanza francescana 8.
La prima decorazione a finti marmi e santi entro edicole è di forte imprin-
ting giottesco, ed è giustamente stato messo in evidenza il rapporto di dipen-
denza dal modello assisiate 9, dove la sacrestia era stata affrescata dal Maestro
di Figline, quel grande deuteragonista della pittura fiorentina di primo Trecen-
to, come lo ha definito Andrea De Marchi, che affiancò proprio in Santa Croce
Giotto stesso al tempo delle cappelle Peruzzi e Bardi 10.
Gli interventi prima di Taddeo Gaddi, poi a distanza di mezzo secolo di
Spinello e Gerini, andarono a coprire quelle specchiature a finti marmi che
dovevano investire anche la parete meridionale, come testimonia l’angolo in
alto a destra: l’apposizione dello stemma Peruzzi, verosimilmente nel Quat-
trocento, fece cadere un pezzo dell’intonachino della cornice dell’Ascensione
del Gerini, mettendo in luce la continuazione del fregio vegetale della parete
adiacente; questo strato emerge anche nella lacuna ai piedi dell’ultimo angelo
adorante della Resurrezione, in cui vediamo un piccolo brano delle marmo-
rizzazioni di primo Trecento, alle quali si sovrappone la cornice a dentelli,
splendidamente scorciati per una visione dal centro dell’aula, che faceva parte
della Crocifissione gaddiana. Lo stesso si può osservare poco più in alto, dove
il cartiglio del bellissimo David  11, che si sporge liberamente dalla cornice,

8
A questo proposito il santo coronato in secondo piano, dietro Francesco e Ludovico di
Tolosa, tradizionalmente identificato con Enrico II, dovrebbe essere invece Luigi IX di Francia,
patrono del Terzo Ordine di san Francesco e zio di Ludovico; il bordone da pellegrino rimanda
chiaramente al legame con le crociate di cui Luigi fu promotore.
9
Sul rapporto con la Casa Madre di Assisi e sull’esempio che Santa Croce costituì per la
fortunata serie delle sacrestie monumentali fiorentine si veda De Marchi 2010b.
10
Ivi, pp. 19-21 e Id. 2011 p. 15. Opere del Maestro di Figline in Santa Croce sono la Croce
monumentale per il tramezzo, l’affresco dell’Assunta sulla testata della cappella Tolosini, le
vetrate sopra la cappella Bardi, nonché molto verosimilmente la Maestà eponima oggi nella
collegiata di Figline Valdarno (a questo proposito cfr. prima Bellosi 2002, p. 155, e poi De
Marchi 2009, pp. 613-614).
11
È identificabile in base alla corona e a quanto rimane del cartiglio di cui si legge “FODE”,
da integrare secondo il verso del salmo 21/17: “Foderunt manus meas et pedes meos”, tipica-
mente riferito al momento della Crocifissione, così come i passi che compaiono nei cartigli dei
profeti in basso: PEDES MEOS SUB/VERTERUNT ET OPP[RE]SSERUNT (Giobbe 30/12);
ECCE AQUE REDU[N]DANTES A LATE[RE] DEXTRO (Ezechiele 47/2). Il cartiglio del pro-
feta in alto a sinistra è completamente perduto.

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giovanni giura

è quasi completamente perduto, forse perché steso a secco. Gerini – come


Spinello dall’altra parte – dipinse intorno ai cartigli dei profeti di Taddeo, ri-
sparmiandoli; la caduta del colore mostra pertanto la prima decorazione della
parete, di cui si possono ancora intuire i listelli verticali che dovevano separare
due specchiature marmoree.
Sull’immagine di David (Tav. XXXVIII) e su quella degli altri profeti che
contornano la Crocifissione vale la pena soffermarsi un momento per ammi-
rare lo straordinario virtuosismo prospettico, che qui raggiunge l’apice di una
ricerca che Taddeo portava avanti sin dalla fase giovanile: dalla lunetta del
cenotafio Baroncelli, con la Vergine che tiene il piede del Bambino al di qua
del parapetto, alla nota sovrapporta che si trovava nella sesta campata setten-
trionale sempre in Santa Croce, “il più acuto, calibrato effetto di sott’in su che
ci resti di quella prima generazione”, tanto ammirato da Roberto Longhi  12,
con una cornice che si staglia sull’altra per illudere l’articolazione tridimen-
sionale di un arcosolio marmoreo. Certamente fu uno stimolo importante la
competizione con Maso di Banco, che pure aveva sperimentato il tema dei
profeti con mani e cartigli che fuoriescono dalle cornici sopra i monumenti
sepolcrali della cappella Bardi di Mangona, completata dallo stesso Taddeo
verso il 1341, subito prima di affrescare le volte della cripta di San Miniato al
Monte dove ripropose la stessa idea con maggiore organicità.
Sono innovazioni importanti che portano a maturazione alcuni semi gettati
da Giotto già a partire dalla volta dell’oratorio Scrovegni e dall’arcone tra il
transetto destro e la crociera della basilica inferiore di Assisi. Da un lato il
maestro aveva insegnato a nascondere le figurazioni dietro le cornici, tagliando
le cuspidi degli edifici, gli attributi dei santi e così via, dando l’illusione che la
scena si svolga dietro la finestra del riquadro, dall’altro aveva provato a sfonda-
re il piano pittorico lasciando che cartigli e altri attributi invadessero lo spazio
dello spettatore. Precoce fu la ricezione di queste idee da parte di Simone Mar-
tini nei tondi della cornice della Maestà del Palazzo Pubblico di Siena e negli
sguanci della finestra e nelle cornici della cappella di San Martino di Assisi,
e di suo cognato Lippo Memmi nel trilobo con il Redentore sopra la Madon-
na col Bambino della Pinacoteca di Siena (inv. 595). A Firenze è soprattutto
Taddeo ad accentuare questo aspetto e ad ottenere i risultati più spettacolari, di
nuovo in Santa Croce, sia con l’Ultima Cena del refettorio, dove gli Apostoli
siedono davanti alla cornice che scende dalla decorazione soprastante con il
Lignum Vitae, sia appunto con la cornice della Crocifissione della sacrestia,

12
Longhi 1952b, p. 23.

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spinello aretino e la sacrestia di santa croce

laddove la libertà e la vivacità della composizione trasmettono in toto la frene-


sia e l’estasi visionaria propria dei profeti.
Cartigli che non ne vogliono sapere di stare all’interno delle cornici sono
ben presenti nella pittura fiorentina della seconda metà del Trecento, anche
se in verità viene a mancare quello sperimentalismo prospettico delle figure
affacciate illusionisticamente nello spazio dello spettatore, per diventare quasi
una sigla. Dai timidi tentativi dell’Orcagna nelle volte della cappella maggiore
di Santa Maria Novella, in cui le mani dei santi si appoggiano alla cornice dei
polilobi, richiamando direttamente quelle degli angeli di Simone ad Assisi, a
quelli di Andrea Bonaiuti nel Cappellone degli Spagnoli, o ancora quelli di
Niccolò di Tommaso nei pennacchi del bell’affresco con Sant’Andrea, san
Miniato con donatore e san Nicola in San Miniato al Monte, solo per fare
qualche esempio. L’idea sarà fatta propria da Agnolo Gaddi, soprattutto nella
cappella del Sacro Cingolo a Prato e nella cappella Castellani di Santa Croce,
e da Niccolò di Pietro Gerini nel capitolo di San Francesco a Pisa.
Spinello si misura con questa sfida soltanto in due opere fiorentine – ma
quanto significative! – e mostra di aver compreso appieno il senso più profon-
do della lezione, segnando uno scarto rispetto ai pittori dei decenni precedenti:
prima nella sacrestia di San Miniato al Monte, la sua presentazione ufficiale
a Firenze nel 1388  13, e poi nell’affresco di Santa Croce, dove la vicinanza
dell’illustre modello gaddiano, che addirittura doveva essere integrato, met-
te in moto un meccanismo che va oltre la sterile ripresa di un motivo e che
permette di garantire unitarietà all’insieme, sottolineata anche dall’adozione
delle formelle ottagonali per le Virtù, al centro di ogni tratto di cornice, che
riprendono quelle delle personificazioni dell’Ecclesia e della Sinagoga dipinte
da Taddeo ai lati della Crocifissione 14.
Se i profeti della cornice dell’Ascensione spettano tutti a Niccolò di Pietro
Gerini, risultando anche di notevole qualità all’interno del suo corpus, confer-
mando uno speciale impegno a cospetto del celebre precedente, quelli inferio-
ri sono stati giustamente distribuiti tra lui e Spinello da Stefan Weppelmann: il
profeta nell’angolo superiore sinistro del Calvario e di quello superiore destro
della Resurrezione sono di mano dell’aretino, mentre i due in basso di quella
del fiorentino 15; lo studioso contestualmente attribuiva a Spinello le sei perso-

13
Sulla precisazione dei tempi dell’intervento si veda Weppelmann 2011, pp. 185.
14
Ivi, p. 90, nota 140.
15
Ivi, p. 64. In verità quello di sinistra non mi sembra un Gerini tipico. Mi domando se
non possa essere distinta la mano di uno dei numerosi collaboratori presenti nella sua fiorente
bottega, magari Lorenzo di Niccolò ai suoi esordi.

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giovanni giura

nificazioni di Virtù: condivido in buona parte il suo parere, sottolineando come


quelle della cornice superiore, la Speranza (Tav. XXXIX) e la Carità sono di
ottima qualità, tipicamente spinelliane nei tratti del volto e nella resa dei vo-
lumi, mentre la Prudenza, la Fortezza e la Temperanza, pur da ricondurre allo
stesso pittore, sembrano un po’ più sottotono, di fattura più corsiva. La Fede
(Tav. XL), nella cornice sotto la Resurrezione, mi sembra invece da assegnare
al Gerini: mancano infatti la tornitura e la grinta plastica di Spinello; il volto
appare inespressivo, il nimbo esagonale più schiacciato e banalizzato, le om-
bre più nette, le pieghe della veste dall’andamento più spezzato, da confronta-
re con quelle del Cristo risorto subito sopra.
Il fatto che Spinello sia responsabile di tutte le figure della cornice della
fascia superiore potrebbe far pensare a un temporaneo allontanamento del Ge-
rini, che sappiamo oberato da impegni di ogni tipo soprattutto per Francesco
di Marco Datini. In ogni caso potrebbe essere questo il primo episodio di una
collaborazione tra i due pittori che continuerà in almeno altre due commissio-
ni fiorentine nel corso degli anni novanta: le ante di un trittico conservate alla
Yale University Art Gallery di New Haven 16, e la pala per l’altar maggiore di
Santa Felicita (a cui partecipò anche Lorenzo di Niccolò) commissionata nel
1399 e terminata nel 1401 17.
La ripresa della Crocifissione gaddiana interessa a maggior ragione anche
le parti modulari della cornice, di più facile riproduzione e per le quali è im-
possibile stabilire la differenza di mani tra Gerini e Spinello: il listello dentel-
lato che si vedeva nella lacuna a destra della Crocifissione viene esteso a tutte
le scene della parete; vengono impiegati la medesima gamma cromatica e i
medesimi motivi vegetali. Nonostante lo sforzo mimetico sembra però emer-
gere una certa banalizzazione, mancando la ricchezza delle soluzioni adottata
da Taddeo Gaddi: le ombre risultano meno sfumate, la tridimensionalità dei
petali un po’ appiattita 18.
Che l’arte di Taddeo Gaddi fosse un modello per la generazione dei pittori
di fine secolo è un fatto acquisito da tempo, e questo non attiene naturalmente
soltanto alle cornici. Basti pensare al confronto tra la Resurrezione geriniana
di Santa Croce e l’affresco con lo stesso soggetto dell’Ospedale di Santa Ma-
ria Nuova (Tav. XLI), riconosciuto a Taddeo da Luciano Bellosi, dopo un’at-

16
Cfr. Boskovits 1975, pp. 411, 438-439, e Weppelmann 2011, pp. 267-269.
17
Sull’opera si veda da ultimo Boskovits – Parenti 2010, pp. 163-169.
18
Weppelmann al contrario ipotizza che tutte le cornici possano essere state ridipinte al
momento dell’intervento di Spinello e Gerini (Weppelmann 2011, p. 90 nota 140).

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spinello aretino e la sacrestia di santa croce

tribuzione iniziale proprio al Gerini  19. La figura del soldato addormentato


sul proprio scudo, con la mano sul ventre e il braccio opposto disteso, non è
un indizio per un’attribuzione alla stessa mano, come è stato suggerito anche
più di recente 20, bensì una citazione letterale da parte del Gerini nei confronti
di uno dei suoi principali riferimenti culturali, ad una data in cui il suo neo-
giottismo conservatore significa più che altro neogaddismo 21. Del resto basta
guardare l’intensità e la qualità superba del volto del soldato di Santa Maria
Nuova, con la bocca semidischiusa e uno scorcio da confrontare proprio con il
Giobbe della sacrestia di Santa Croce, per fugare ogni dubbio. Aggiungo che
la stessa figura si trova anche nella Resurrezione del Capitolo di Santa Maria
Novella, dove Andrea Bonaiuti mostra di aver meditato sullo stesso preceden-
te. Non solo, ma Taddeo aveva già proposto la stessa iconografia proprio in
una delle formelle con le Storie di Cristo che si trovavano nella stessa sacrestia
francescana, motivando una volta di più la ripresa di certe soluzioni da parte
del Gerini nell’enorme affresco della parete adiacente 22.
Quanto al Calvario è stato già sottolineato come Spinello – al di là di una
costruzione della scena un po’ faticosa, con la separazione tra primo piano e
sfondo troppo netta, segnata da un assembramento di teste vagamente standar-
dizzate che formano quasi una barriera continua – mutui la composizione da
quella del polittichetto Orsini di Simone Martini 23: in particolare nella figura
sinuosa di Cristo che si volta all’indietro, nel gesto della Madre che cerca
di trattenerlo o almeno di toccarlo, e soprattutto nella posa del soldato che
brandisce una mazza nell’atto di colpire proprio la Vergine e le altre donne. Il
piccolo capolavoro di Simone dovette essere stato dipinto a Siena  24, ma alla
fine del secolo verosimilmente si trovava già in Francia, come provano le nu-
merose derivazioni senesi, provenzali e borgognone. In particolare è la scena
del Calvario ad essere riproposta spesso e volentieri nel panorama toscano
del Trecento e del primo Quattrocento: ancora entro la metà del secolo il Re-
liquiario del Corporale di Orvieto (1337-1338), gli affreschi della Collegiata

19
Bellosi 1966, p.78.
20
Brasioli, in IL PATRIMONIO ARTISTICO 2002, pp. 247-248.
21
Sulla stretta relazione tra l’affresco di Santa Maria Nuova e quello di Santa Croce cfr.
ancheTripps 2008, p. 13.
22
Sulla configurazione dell’armadio della sacrestia la cui spalliera includeva le formelle
con le Storie di Cristo e le Storie di san Francesco, mi permetto di rimandare a Giura, in L’ARTE
DI FRANCESCO 2015, pp. 284-295.
23
Weppelmann 2011, pp. 64, 90 nota 141, 266.
24
Si veda per tutti Leone de Castris 2003, pp. 300-310 e 362-362, e da ultimo Polzer
2010, passim.

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giovanni giura

di San Gimignano di Lippo e Tederigo Memmi (1335 circa), la predella del


polittico della Resurrezione di Niccolò di Segna nel duomo di Sansepolcro
(1348 circa) ne registrano le novità; numerosi sono gli esempi anche a cavallo
tra Tre e Quattrocento, periodo di generale ripresa dei grandi modelli cittadini
lorenzettiani e martiniani 25, come in Paolo di Giovanni Fei (Brooks Museum
of Art di Memphis), Taddeo di Bartolo (duomo di Montepulciano), Giovanni
di Paolo (Walters Art Gallery di Baltimore).
Spinello si inserisce in questo contesto: la figura del soldato di spalle che intro-
duce alla scena, secondo una lezione che si può far risalire al Giotto assisiate già del-
le Storie di san Francesco, è però una citazione precisa di quella di Simone Martini,
che negli altri Calvari senesi non è dato di rintracciare (Tavv. XLII-XLIII): anche
nella formella di Andrea di Bartolo della collezione Thyssen-Bornemisza  26, che
propone la raffigurazione più simile al prototipo del Louvre, la figura del soldato di
spalle riprende sì la posa delle gambe e dei piedi, ma il gesto del braccio destro è
diverso e non del tutto risolto. La posa dinoccolata e l’armatura che scolpisce la mu-
scolatura si possono confrontare anche con il soldato nella stessa posizione del Cal-
vario di Pietro Lorenzetti nella basilica inferiore di Assisi, che certamente servì da
stimolo allo stesso Simone e che fu anch’esso importante modello per i pittori delle
generazioni successive 27. Un altro particolare che Spinello desume dal polittichetto
Orsini è il gesto di disperazione della Maddalena che si strappa i capelli straziata
dal dolore. Simone lo aveva inserito non nel Calvario, bensì nella Deposizione nel
sepolcro: Spinello opera dunque un prelievo mostrando di conoscere tutte le scene
del piccolo polittico portatile  28. La comprensione piena del prototipo martiniano
conferma come Spinello sia il pittore della sua generazione più di ogni altro capace
di raccogliere il senso profondo di tutta la pittura toscana del primo Trecento.
Siamo di fronte ad un artista che ha ormai acquisito una sicurezza e una
scioltezza che gli permettono di lavorare velocemente mantenendo la qualità.
Se la donna di spalle in primo piano, accanto al margine sinistro, è sorella
gemella delle donne nelle Storie di santa Caterina dell’oratorio dell’Antella

25
Cfr. da ultimo Fattorini 2010.
26
Cfr. Boskovits 1990b, pp. 16-21.
27
Il Calvario, oggi molto frammentario che la bottega dello stesso Pietro realizzò a Corto-
na (cfr. I. Droandi in IL PRIMATO DEI TOSCANI 2011, pp. 226-229), in anni più tardi e più vicini
a quello di Simone, e che presumibilmente era conosciuto da Spinello anche per la vicinanza
geografica ad Arezzo, non segue questa soluzione iconografica.
28
È interessante l’ipotesi di Weppelmann (Weppelmann 2011, p. 90 nota 141) che Spinello ab-
bia potuto vedere dei disegni dai quali attingere le idee simoniane del polittichetto Orsini, che, dato
il suo carattere di opera strettamente privata, difficilmente poteva essere conosciuto direttamente.

– 80 –
spinello aretino e la sacrestia di santa croce

(Bagno a Ripoli), realizzate nella prima metà degli anni Novanta  29, il volto
della Vergine presenta i tratti affilati e secchi che vanno quasi in direzione
del Gerini, a testimonianza di un legame stretto in termini di bottega e prassi
lavorativa che i due dovevano aver adottato sui ponteggi della sacrestia. Molto
interessante è la donna di profilo che compare sotto la Maddalena: al netto
di qualche ridipintura, emerge con forza un’attenzione ritrattistica perfetta-
mente nelle corde di un pittore come Spinello. Potrebbe essere a buon diritto
la raffigurazione della committente, eccezionalmente a grandezza naturale e
inserita nel gruppo delle pie donne; un episodio notevole di una committenza
discreta, mimetizzata, ma allo stesso tempo elevata a livello dei personaggi
del racconto sacro.
Purtroppo le ricerche documentarie non hanno per ora portato novità sulle
personalità coinvolte nelle varie imprese trecentesche della sacrestia: tradizio-
nalmente questo ambiente è ricordato come di patronato Peruzzi, ma mancano i
documenti che ne attestino la fondazione e i lasciti per le campagne decorative.
I quattro stemmi angolari sono successivi agli affreschi tardo trecenteschi e solo
nel Cinquecento è ricordata una sepoltura della famiglia Peruzzi, per altro in
circostanze dubbie  30. Infine l’interesse per la sacrestia da parte di Tommaso
Spinelli, munifico benefattore di Santa Croce che fece realizzare il nuovo arma-
dio en pendant di quello con le formelle di Taddeo Gaddi, non rimonta a prima
degli anni quaranta del Quattrocento 31. Il sepoltuario 1439, che fornisce l’elen-
co dettagliato delle tombe e dei diritti di patronato della basilica e del convento,
non fa cenno a eventuali patroni della sacrestia, lasciando intendere che fosse
a disposizione esclusiva dei frati. L’assenza di certezze fa sì che i ragionamenti
sulla datazione siano da fare su base esclusivamente stilistico-formale. Nell’ulti-
mo decennio del Trecento sia Spinello sia Niccolò Gerini hanno ormai raggiun-

29
Ivi, pp. 229-230 (con ampia bibliografia precedente). Tra coloro che datano invece il ci-
clo dell’Antella alla fine del decennio precedente si segnala Tartuferi, in L’ORATORIO DI SANTA
CATERINA ALL’ANTELLA 2009, p. 93.
30
La notizia è tramandata dal Richa (Richa 1754, I, p. 62) che riporta un ricordo di Bartolo-
meo di Antonio Peruzzi del 1529, secondo il quale i suoi avi fecero fare questa fossa, posta sotto
il bancone al centro dell’aula, che fu usata per nascondere (senza successo) il tesoro del convento
al tempo dell’assedio di Carlo V. Già Margaret Haines avanzava perplessità a riguardo, dato che
sarebbe del tutto insolito sottrarre completamente alla vista una tomba gentilizia al centro di un
ambiente così importante all’interno del complesso conventuale (Haines 1983, p. 28 nota 21).
31
Sulla figura di Tommaso Spinelli e sui suoi rapporti di committenza con il convento di
Santa Croce si veda Jacks – Caferro 2001, pp. 162-163 (ed. it. 2013, pp. 175 e ss.), testo però
non esente da errori e imprecisioni, dove si dà per scontato il patronato Peruzzi sulla sacrestia
fin dal primo Trecento.

– 81 –
giovanni giura

to un livello qualitativo costante e una


cifra stilistica omogenea, il che rende
più problematico scalare le loro opere
negli anni. Nell’arco della produzione
geriniana, il testo più vicino alle sto-
rie della sacrestia è quello del capitolo
di San Francesco a Pisa: tra i nume-
rosi confronti che si possono istituire
in proposito, valga per tutti quello tra
l’Ascensione pisana e la Resurrezio-
ne fiorentina (si veda in particolare
la somiglianza dell’articolazione del
panneggio della figura di Cristo e la
sovrapponibilità quasi perfetta tra il
volto del primo apostolo che assiste
alla scena pisana e quello del profeta
nel riquadro in basso a destra nella sa-
crestia fiorentina). Quanto a Spinello
il confronto più stringente fu proposto
a suo tempo da Angelo Tartuferi con il
polittico della chiesa di Santa Maria a 1. Niccolò di Pietro Gerini, Salita al Calvario
Quinto datato 1393  32, già identifica- (part.). Firenze, Santi Maria e Zanobi a Fabroro.
to erroneamente con quello citato da
Vasari per la cappella Machiavelli 33, i
cui volti eleganti e la gamma cromatica tenue sono identici a quelli del Calvario
francescano. A una datazione dell’intervento in sacrestia verso questa data forse
può concorrere il particolare iconografico del soldato del Calvario che brandi-
sce la mazza dietro la schiena. Nella stessa scena del ciclo pisano, terminato nel
1392, Gerini dà al personaggio una posa più tradizionale, con il braccio spinto
all’indietro e la spada puntata in avanti  34. Al contrario nelle Scene della Pas-
sione – della chiesa del monastero brigidino di Fabroro a Firenze, il cosiddetto
Paradiso degli Alberti –, il pittore, documentato al lavoro nel 1395 35, rivitalizza
il personaggio facendogli brandire la spada dietro la schiena (Fig. 1). Certo si

32
Tartuferi 1983, p. 4.
33
Cfr. nota 1.
34
Questa figura appare oggi molto rovinata: lo scudo è opera di restauro, dato che in alcune
vecchie fotografie di Soprintendenza risulta quasi completamente inesistente.
35
Sul monastero dei Santi Maria e Zanobi a Fabroro cfr. soprattutto IL “PARADISO” 1985,
passim, e Goggioli 2014.

– 82 –
spinello aretino e la sacrestia di santa croce

tratta di una composizione della figura molto più banale di quella di Spinello,
di cui si perdono il trequarti sfuggente e la posa serpentinata, ma mi domando
se questo ritaglio da un’idea ben più complessa non possa costituire un riflesso
di quanto visto in Santa Croce durante il lavoro gomito a gomito con il pittore
aretino, e costituire pertanto un indizio in più per una datazione dell’intervento
in Santa Croce compresa tra 1392 e 1395.
La commissione per il completamento della parete meridionale della sacre-
stia potrebbe essere stata affidata in un primo momento al solo Gerini, forse gra-
zie alla collaudata esperienza per i Francescani di Pisa 36. La sua parte, in termini
quantitativi, è preponderante, e la zona alta – che come di consueto sarà stata
dipinta per prima – è tutta di sua mano, cornici comprese, il che fa credere che
Spinello sia intervenuto solo in corso d’opera, appoggiandosi alla bottega del
collega al momento in cui anche lui fece ritorno a Firenze da Pisa, dove da poco
aveva licenziato le Storie dei santi Efisio e Potito in Camposanto (1390-1391).
L’impressione generale è di essere di fronte ad una campagna decorativa
realizzata un po’ di corsa e priva di un programma iconografico alto e ben con-
gegnato. Assistiamo infatti ad alcune incongruenze iconografiche, come la ri-
petizione del profeta David alla sommità dell’Ascensione 37 (già presente nella
Crocifissione di Taddeo Gaddi), e a vistose corruzioni volgari nel latino delle
iscrizioni; il cartiglio retto da uno dei due angeli che appaiono agli apostoli è
addirittura completamente in volgare  38. Colpisce inoltre la presenza di solo

36
Si tratterebbe infatti della sua prima opera per Santa Croce: il Crocifisso della cappella
Castellani, datato 1380, proviene infatti dal monastero di San Salvi a Firenze (Chiodo 2005, p.
56 nota 39); sul pannello centrale dell’altar maggiore cfr. nota 1; il grande ciclo con Storie di
Cristo che si dispiegava lungo le prime campate della navata sinistra, di cui rimangono fram-
menti intorno al monumento di Galileo Galilei, può verosimilmente essere datato sullo scorcio
del secolo (Giura 2011b, p. 75).
37
Lo si identifica grazie ai due cartigli. Quello retto con la mano destra recita: VENITE FILII
AUDITE ME TIMO[REM] / DOMINI DECIBO (sic) VOS (David, salmo 33/12); l’altro: CIELI
ENAR[R]ANT GRORIAM (sic) / DEI ED OPERA MANUM EU… (sic) (David, salmo 18/2). Il
cartiglio del primo profeta da sinistra non conserva più alcuna traccia dell’iscrizione antica (la
pseudo-grafia che si intravede sembra frutto di un rifacimento probabilmente ottocentesco); il se-
condo riporta un brano del Vangelo di Giovanni (20/17): ASCENDO AD PATREM MEUM ET P]
ATREM VE[S]TRUM DEUM / MEUM ET DEUM VE[S]TRUM; i cartigli dei due profeti del tratto
destro del timpano sono molto frammentari. Niente rimane delle iscrizioni dei quattro profeti del
registro inferiore, ai lati della Salita al Calvario e della Resurrezione di Cristo.
38
Si legge: C]HE MIRATE UOMMINI … / CHOME CRISTO… È lo stesso versetto (Atti
degli Apostoli 1/11) che compare nell’Ascensione del capitolo di San Francesco a Pisa, dove
però Gerini aveva usato un ottimo latino, evidentemente sotto dettatura: V]IRI GALILEI QUI
STATIS A[S]PICIENTES IN C[AELUM] / HIC IESUS QUI ASSUMPTUS EST A VOB[IS] I[N]
CE[LUM. Maria Monica Donato, che ricordo con commozione, mi fece notare che l’espres-

– 83 –
giovanni giura

sei virtù, anziché delle tradizionali sette (manca la Giustizia), che sembrano
per di più disposte senza un particolare criterio. Questo stupisce maggiormen-
te se si considera che si tratta di un ambiente destinato – almeno in linea di
principio – esclusivamente ai frati, e se lo si confronta con la complessità ico-
nologica che investiva gli affreschi di Taddeo Gaddi sia sulla stessa parete, sia
nella testata del refettorio con il Lignum Vitae basato sul testo di Bonaventura.
Il risultato stravolge, come già notava Andrew Ladis 39, la vocazione iconica
e antinarrativa della Crocifissione gaddiana, tutta incentrata sul tema del sacri-
ficio – grazie alle formelle con il Pellicano, il Sacrificio di Isacco, le personifi-
cazioni di Ecclesia e Sinagoga – e sulla presentazione dei più importanti santi
francescani. Ora invece l’intento è principalmente narrativo e didascalico, in
linea con la tendenza di fine secolo a decorare le sale capitolari e le sacrestie dei
conventi mendicanti in tutta la Toscana con grandi cicli pittorici dall’iconografia
semplice e chiara, da Pisa a Pistoia a Prato 40. Del resto la tendenza ad affiancare
alla Crocifissione altre scene narrative, sia cristologiche sia legate alla vita dei
santi, era già ampiamente diffusa nel Trecento: basti pensare al Capitolo di San
Francesco a Siena affrescato da Pietro e Ambrogio Lorenzetti, o al Cappellone
di San Nicola a Tolentino di Pietro da Rimini, solo per fare due esempi celebri.
Nella sacrestia-capitolo dei Francescani fiorentini la scelta delle scene è
limitata e, a maggior ragione, assume rilevanza la Salita al Calvario (tema
in genere sviluppato più in contesto senese), da porre in relazione con l’in-
titolazione stessa del complesso alla Santa Croce, che in questa scena è pro-
tagonista simbolica e figurativa. Ricordo anche che nella predella dell’altar
maggiore di Ugolino di Nerio il Calvario – che, come giustamente puntualizza
Weppelmann, non costituisce modello iconografico per Spinello 41 – occupava
il posto centrale, direttamente sotto la Madonna col Bambino, a testimonianza
di una rilevanza cruciale della scena nel contesto della basilica.

sione “Voi che mirate” è la tipica esortazione trecentesca rivolta allo spettatore, che lo invita a
fermarsi e a riflettere sul significato delle storie sacre dipinte alle pareti, come ad esempio nel
celebre Trionfo della Morte del Camposanto di Pisa di Buffalmacco “Tu che mi guardi et sì fiso
mi miri” (a questo proposito cfr. Donato 2006, pp. 16-19).
39
Ladis 1982, pp. 76-78.
40
Boskovits 1990a, p. 133. È da sottolineare come queste nuove istanze trovino in Niccolò
di Pietro Gerini, autore degli affreschi pisani e pratesi (in larga parte), ma anche degli affreschi nel
capitolo di Santa Felicita e della chiesa del monastero brigidino di Fabroro a Firenze, un interprete
perfetto che coniuga la semplificazione iconografica e dottrinale a quella stilistico-formale.
41
Weppelmann 2011, p. 90 nota 141. Un’attenta ricostruzione del polittico di Ugolino di
Nerio, posto sull’altar maggiore di Santa Croce fino all’intervento di Vasari che lo sostituì con
il suo monumentale ciborio ligneo, è fornita dallo stesso studioso, che evidenzia il ruolo della
scena con il Calvario al centro della predella (Weppelmann 2005, p. 35).

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Kaftal 1952
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Khvoshinsky – Salmi 1912


Khvoshinsky A. – Salmi M., I pittori toscani dal XIII al XVII secolo, I, Primitivi, Roma, E.
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Kreytenberg 1997
Kreytenberg G., Fetti Giovanni, in DIZIONARIO BIOGRAFICO DEGLI ITALIANI 1997, pp. 311-312.

Kreytenberg 2000
Kreytenberg G., Orcagna, Andrea di Cione. Ein Universeller Kunstler der Gotik in Florenz,
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L’ARTE DI FRANCESCO 2015


L’arte di Fancesco. Capolavori d’arte italiana e terre d’Asia dal XIII al XV secolo, a cura di A. Tartuferi
e F. D’Arelli, catalogo della mostra (Firenze, 31 marzo – 10 novembre 2015), Firenze, Giunti, 2015.

LA COLLEZIONE CORSI 2011


La Collezione Corsi: dipinti italiani dal XIV al XV secolo / The Corsi Collection: Italian Paintings
from the Fourteenth to the Fifteenth Century, a cura di S. Chiodo, A. Nesi, Firenze, Centro Di, 2011.

LA MODA IN CINQUE SECOLI 1951


La moda in cinque secoli di pittura. Duecento opere di maestri d’ogni paese dal ‘400 all’800,
Ente Italiano della Moda, catalogo della mostra (Torino, maggio-giugno 1951), Torino, 1951.

LA VERGINE CORTESE 2007


La Vergine cortese. Committenze rinascimentali della Fraternita dei Laici, a cura di E. Agno-
lucci, I. Droandi, L. Carbone, A. Moriani, catalogo della mostra (Arezzo, 30 marzo – 30 settem-
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Labriola 2009
Labriola A., Andrea di Nerio, in THE ALANA COLLECTION 2009, pp. 23-29.

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Laclotte 2007
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Laclotte 2011
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Lancillotti 1623
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Lanzi – Capucci 1968


Lanzi L., Storia pittorica della Italia dal risorgimento delle belle arti fin presso al fine del
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Lanzi 1795
Lanzi L., Storia pittorica dell’Italia inferiore o sia delle Scuole Fiorentina, Senese, Romana,
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Lasinio 1812
Lasinio A., Pitture a fresco del Camposanto di Pisa intagliate presso gli originali, Firenze,
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Lastri 1791
Lastri M., L’Etruria pittrice ovvero Storia della pittura toscana dedotta dai suoi monumenti,
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LE ARTI A FIRENZE TRA GOTICO E RINASCIMENTO 2009


Le arti a Firenze tra Gotico e Rinascimento, a cura di G. Damiani, catalogo della mostra (Aosta,
27 giugno – 1 novembre 2009), Firenze, Giunti, 2009.

Le Comte 1699
Le Comte F., Cabinet des singularités d’architecture, peinture, sculpture et gravure, Paris,
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LE IMMAGINI DEL FRANCESCANESIMO 2009


Le immagini del Francescanesimo, Atti del XXXVI convegno internazionale (Assisi, 2008),
Spoleto, Fondazione Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, 2009.

LE OPERE DEL RICORDO 2007


Le opere del ricordo. Opere d’arte, dal XIV al XVI secolo, appartenute a Carlo De Carlo, presen-
tate dalla figlia Lisa, a cura di A. Tartuferi, Firenze, Maria Cristina de Montemayor, 2007.

Lenza 2007
Lenza A., Andrea di Nerio, in LE OPERE DEL RICORDO 2007, pp. 14-19.

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Leoni 1897
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Lomazzo [1560-1564], 1973


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Longhi 1926
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Longhi 1952a
Longhi R., Il Maestro di Pratovecchio, “Paragone”, III (1952), 35, pp. 10-37.

Longhi 1952b
Longhi R., Giotto spazioso, “Paragone”, III (1952), 31, pp. 18-24.

Longhi 1963
Longhi R., In traccia di alcuni anonimi trecentisti, “Paragone”, XIII (1963), 167, pp. 3-16.

L’ORATORIO DI SANTA CATERINA ALL’ANTELLA 2009


L’Oratorio di Santa Caterina all’Antella e i suoi pittori, a cura di A. Tartuferi, catalogo della
mostra (Ponte a Ema, Bagno a Ripoli, 19 settembre-31 dicembre 2009), Firenze, Mandragora
(“La Città degli Uffizi”, collana di mostre diretta da A. Natali, n. 2), 2009.

Madey 1995
Madey J., Spinello Aretino, in BIOGRAPHISCH-BIBLIOGRAPHISCHES, 1995, coll. 1008-1009.

Magherini Graziani 1897


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Mancini [1619-1621] 1956


Mancini G., Considerazioni sulla pittura (1619-1621), a cura di A. Marucchi e L. Salerno, 2
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Mancini 1832
Mancini G., Istruzione storico-pittorica per visitare le chiese e palazzi di Città di Castello
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Mariottini 1728
Mariottini P.F., Memorie spettanti alla religione, al convento, alla chiesa del terz’ordine ed
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cons. in copia fotostatica presso la Biblioteca del Dipartimento di Storia dell’Università di Pisa.

Mazzocca 1996
Mazzocca F., Fortune ottocentesche in IL CAMPOSANTO DI PISA 1996, pp. 165-180.

MEDIOEVO: IMMAGINE E MEMORIA 2009


Medioevo: immagine e memoria, a cura di A. C. Quintavalle, atti del convegno (Parma, 23-28
settembre 2008), Milano, Electa, 2009.

MEDIOEVO: LE OFFICINE 2010


Medioevo: le officine, a cura di A. C. Quintavalle, atti del convegno (Parma, 22-27 settembre
2009), Milano, Electa, 2010.

Meiss 1951
Meiss M., Painting in Florence and Siena after the Black Death. The Arts, Religion, and Society
in the Mid-Fourteenth Century, Princeton, University Press, 1951.

Meredith – Berbeglia 2004


Meredith M. – Berbeglia S., After word. The Truth behind the Franceschini Murder Case, in
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MIKLÓS BOSKOVITS 2012


Miklós Boskovits: curriculum e bibliografia, “Arte Cristiana”, C (2012), 870-872, pp.169-176.

Milanesi 1883
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Moreni 1791-1795
Moreni D., Notizie istoriche dei contorni di Firenze dalla Porta al Prato fino alla villa di Ca-
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MOSTRA D’ARTE SACRA 1950


Mostra d’Arte Sacra della diocesi e della provincia dal sec. XI al XVIII, catalogo della mostra
(Arezzo, maggio-settembre 1950), Firenze, Del Turco, 1950.

MOSTRA GIOTTESCA 1937


Mostra giottesca. Onoranze a Giotto nel VI centenario della morte (Firenze 1937), Bergamo,
Istituto Italiano di Arti Grafiche, 1937.

Muzi 1843
Muzi G., Memorie ecclesiastiche di Città di Castello, Città di Castello, Francesco Donati, 1843.

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Nagler 1847
Nagler G. K., Neues allgemeines Kunstler-Lexikon, voll. XXII, 1835-1852, vol. XVII, Mona-
co, Fleischmann, 1847.

Neri Lusanna 2012


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Nessi 1997
Nessi S., Benozzo Gozzoli a Montefalco, con premessa di B. Toscano, Assisi, Edizioni Porziun-
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Offner – Steinweg 1967


Offner R. – Steinweg K., A Critical and Historical Corpus of Florentine Painting: The Four-
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Offner – Boskovits 1987


Offner R. – Boskovits M., Corpus of Florentine Painting. The Fourtheenth Century. Elder
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ORO 1998
Oro. Maestri gotici e Lucio Fontana, a cura di A. De Marchi, A. Fiz, Milano, Compagnia di
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Os 1974
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OTTOCENTO AD AREZZO 2003


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Pagni 1822
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Pasqui 1880
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Pasqui 1899-1937
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PER MARIA CIONINI VISANI 1977


Per Maria Cionini Visani. Scritti di amici, a cura di E. Bordignon Favero et alii, Torino, Stabi-
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Perkins 1937
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Piattoli 1929
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Piattoli 1930
Piattoli R., Un mercante del Trecento e gli artisti del tempo suo, “Rivista d’Arte”, XII (1930),
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Pieri 1989
Pieri S., Documentazione minore per la storia aretina, due famiglie di artisti aretini, “Bollet-
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PINACOTECA COMUNALE 1987


Pinacoteca Comunale di Città di Castello: 1. Dipinti, a cura di F. F. Mancini, Perugia, Electa, 1987.

Pisani 2008
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Pisani 2010b
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Pisani 2011a
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Pistelli 2012
Pistelli G., Se ne è andata una mosca bianca nel mondo dei baroni, “ItaliaOggi”, 7 gennaio
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PITTURA ITALIANA 1943


Pittura italiana del Duecento e Trecento. Catalogo della mostra giottesca di Firenze del 1937, a cura
di G. Brunetti e G. Sinibaldi, Firenze, Sansoni, 1943 (seconda edizione: Firenze, Sansoni, 1981).

Poeschke 2000
Poeschke J., Die Skulptur des Mittelalters in ItalienGotik, Monaco, Hirmer, 2000.

Polzer 2010
Polzer J., Simone Martini’s Orsini folding Polyptych: place of origin and date; and its relation
to the 1333 Uffizi Annunciation. (part 1), “Arte Cristiana”, XCVIII (2010), 860, pp. 321-330.

PRIMITIVI PISANI 2010


Primitivi pisani fuori contesto, a cura di L. Pisani, Pisa, Felici, 2010.

Procacci 1928
Procacci U., La creduta tavola di Monteoliveto dipinta da Spinello aretino, “Il Vasari”, II
(1928), I, pp.3-16.

PRODUZIONE ARTISTICA FRANCESCANA 1982


Produzione artistica francescana: memoria e conservazione, opere restaurate, a cura della So-
printendenza per i Beni ambientali, architettonici, artistici e storici dell’Umbria, catalogo della
mostra (Gubbio, ottobre 1982 – aprile 1983), Gubbio, Edizioni Guerra, 1982.

PROTAGONISTI DEL NOVECENTO ARETINO 2004


Protagonisti del Novecento aretino, Atti del ciclo di conferenze della Società Storica Aretina
(Arezzo, 15 ottobre 1999 – 30 novembre 2000), a cura di L. Berti, Firenze, Leo S. Olschki, 2004.

Ragionieri 2011
Ragionieri G., Testimonianza su Luciano Bellosi, Siena, 24 giugno 2011 (Kunst.Appunti di
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Ravaud – Eveno 2009


Ravaud E. – Eveno M., Technical Study of the Panels of Sassetta’s Borgo San Sepolcro Altar-
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Renzi 1998
Renzi G., Basilica di San Francesco – Arezzo, Cortona, Calosci, 1998.

Richa 1754
Richa G., Notizie istoriche delle chiese fiorentine divise ne’ suoi quartieri, Firenze, Viviani,
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Ridolfi da Tossignano 1586


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Ristori 1871
Ristori G.B., Nuova guida della città di Arezzo, Firenze, M. Cellini e C., 1871.

Roberts 1994
Roberts A., Chiara Gambacorta of Pisa as patroness of the Arts, in CREATIVE WOMEN 1994, pp.
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Roberts 2008
Roberts A., Dominican Women and Renaissance Art. The Convent of San Domenico of Pisa,
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Roller C.A.R., Tagebuch einer italianische Reise, I.III, “Das Butgdorfer Jarbuch”, XX-
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Romano 1992
Romano S., Eclissi di Roma. Pittura murale a Roma e nel Lazio da Bonifacio VIII a Martino V
(1295-1431), Roma, Árgos, 1992.

Rondinelli [1583] 1755


Rondinelli G., Relazione sopra lo stato antico e moderno della città di Arezzo al serenissimo
granduca Francesco I (1583), Arezzo, Michele Bellotti, 1755 (ed. anast. Bologna, Arnaldo
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Rowley 2011
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Sandrart 1675
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SANTA BRIGIDA 2009


Santa Brigida, Napoli e l’Italia, Atti del convegno di studi (Santa Maria Capua Vetere, 2006),
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SANTA CROCE 2011


Santa Croce. Oltre le apparenze, a cura di A. De Marchi, G. Piraz, Pistoia, Gli Ori (“Quaderni
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SASSETTA: THE BORGO SAN SEPOLCRO ALTARPIECE 2009


Sassetta: The Borgo San Sepolcro Altarpiece, a cura di M. Israëls, Firenze e Leiden, Villa I Tatti
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Scapecchi 1980
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Schmarsow 1897
Schmarsow A., Santa Caterina in Antella, in FESTCHRIFT ZU EHREN DES KHFI 1897, pp. 29-35.

Sezanne 1858
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Signorini 1882
Signorini C., Arezzo e i suoi dintorni. Guida tascabile commerciale illustrata, Arezzo, Racuzzi
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Silva 1911
Silva P., Il governo di Pietro Gambacorta in Pisa e le sue relazioni col resto della Toscana e
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Sirèn 1908
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SUMPTUOSA TABULA PICTA 1998


‘Sumptuosa tabula picta’. Pittori a Lucca tra gotico e rinascimento, a cura di M. T. Filieri,
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THE ALANA COLLECTION 2009


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Tiegler 2007
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Vasari G., Le vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a’
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Vasari – Bettarini – Barocchi [1550 e 1568] 1966-69a


Vasari G., Le vite de’ più eccellenti pittori scultori e architettori, Firenze, Giunti, 1568, a cura
di P. Barocchi e R. Bettarini, Firenze, Sansoni, 1966-1969.

Vasari – Bettarini – Barocchi [1550 e 1568] 1966-87b


Le Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori nelle redazioni del 1550 e 1568, a cura
di R. Bettarini e P. Barocchi, Firenze, S.P.E.S., 1966-1987.

Vasari – Milanesi [1568] 1878


Vasari G., Le Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori. Scritte da M. Giorgio Vasa-
ri, Pittore et architetto aretino. Di nuovo dal medesimo riviste et ampliate. Con i ritratti loro.
Et con l’aggiunta delle Vite de’ vivi & dei morti, Firenze, 1568, a cura di G. Milanesi, 9 voll.,
Firenze, Sansoni, 1878.

Venturi 1907
Venturi A., Storia dell’arte italiana V. La Pittura del Trecento e le sue origini, Milano, Hoepli, 1907.

Verdon 2012
Verdon T., ‘Gratia plena’. Modernità teologica e stilistica nel cantiere di Santa Maria del
Fiore, in BAGLIORI DORATI 2012, pp. 53-61.

Vitzthum 1906
Vitzthum G., Un ciclo di affreschi di Spinello Aretino perduto, “L’Arte”, IX (1906), pp. 199-203.

Vojnovic 2007
Vojnovic P., La Sagrestia di Santa Croce in Firenze. Le sue varie funzioni nel ’300, “Città di
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Waadenoijen van J., A Proposal for Starnina: exit the Maestro del Bambino Vispo?, “The
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– 209 –
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Weppelmann S., Andrea di Nerio o Spinello Aretino?, “Nuovi Studi”, VII (1999), pp. 5-16.

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Weppelmann S., Spinello Aretino und die toskanische Malerei des 14. Jahrhunderts, Firenze,
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Weppelmann 2005
Weppelmann S., Geschichten auf Gold in neuemLicht. DasHochaltarretabelausderFranziska-
nerkirche Santa Croce, in GESCHICHTENAUF GOLD 2005, pp. 26-50.

Weppelmann 2009
Weppelmann S., A Saint Francis “in un Trono” at Città di Castello: Considerations on a
Presumed Model for Sassetta’s Borgo San Sepolcro Altarpiece, in SASSETTA: THE BORGO SAN
SEPOLCRO ALTARPIECE 2009, pp. 231-241.

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Weppelman S., Spinello Aretino e la pittura del Trecento in Toscana, Firenze, Polistampa,
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Ziemke H. J., Ramboux und die sienische Kunst, “Städel-Jahrbuch”, II (1968), pp. 255-300.

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bia University, New York, UMI, Ann Arbor, 1973.

VII CENTENARIO SANTA BRÍGIDA 2005


VII Centenario Santa Brígida Patrona de Europa, Valladolid, Simancas, 2005.

– 210 –
INDICE DEI NOMI DI PERSONA

La voce Spinello di Luca o Spinello Aretino è stata omessa nell’indice per-


ché presente quasi in ogni pagina del volume. In grassetto il nome degli autori
dei contributi qui contenuti e le relative pagine.

Abbate Francesco, 51 Antonio da Padova, santo, 88


Accettanti, famiglia, 140-141, 144-145 Antonio di Anghiari, 113
Agata, santa , 94 Antonio di Sandro Nercione, 126
Agnese, santa, 75 Antonio Vite (Antonio di Vita Ricci), 118
Agnolo di Tofano, camerlengo documentato a Ardinghelli, famiglia, 30-31
Cortona, 59 Armandi Marina, 20
Agnolucci Ersilia, 19, 135-148 Arnoldi Alberto, 142
Agosti Giovanni, 50 Bacci (collezione), 61
Agostino di Duccio, 116 Bacci Michele, 87
Albergotti Antonio, 155 Bagnoli Alessandro, 50
Alberti, famiglia, 82 Baldassarre, figlio di Spinello di Luca, 123
Alberti (degli) Benedetto di Nerozzo, 154 Baldetti Paola, 20
Albizi (degli) frate Bartolomeo, 87 Baldi Ugo, 61
Alessandro III (Rolando Bandinelli), papa, 121, Baldino di Cino, 141
123-125, 129-130 Baldinucci Filippo, 153
Andrea, santo, 77 Balduccio di Cecco, 63
Andrea del Castagno, 28 Ballarin Alessandro, 51
Andrea di Bartolo, 80, 169 Bandinelli Rolando (papa Alessandro III), 124
Andrea di Nerio, 16, 17, 19, 50, 51, 53-72, 135-136, Banker James, 99, 101-102, 117
141, 148, 149-150, 152, 160, 166-168, 170 Bardi, famiglia, 75, 107
Andrea Pisano, 47 Barocchi Paola, 45
Angela, vedova di Martino di Berto, testatrice, 111 Baroncelli, famiglia, 76
Angelini Alessandro, 50 Bartalini Roberto, 20, 50, 55, 64, 69
Angelo di Goro, 151 Barna da Siena, 149, 151
Angelo di Guiduccio, 145 Barnaba da Modena, 88
Angelucci Giovanni Anastasio, 155 Baroni (collezione), 60, 62
Antal Frederick, 47 Bartalini Roberto, 20
Antonio Abate, santo, 67, 126, 132-133, 152, Bartolomeo, santo, 133
169-170 Bellosi Luciano, 15, 17, 21-23, 27-28, 30-32, 35, 37,

– 211 –
indice dei nomi di persona

39, 41, 43-44, 45, 47-51, 56, 59, 64, 70-71, 74, Casciu Stefano, 127
78, 91, 96, 97, 104, 123, 133, 149-150, 168, 177 Cassini Roberto, 20, 65
Bellotti Michele, 154-155 Castelnuovo Enrico, 50
Benedetto da Norcia, santo, 95, 122, 134, 154- Caterina d’Alessandria, santa, 19, 40, 55, 61, 64,
155, 175 72, 80, 86, 92-93, 121-122, 126-130, 132,
Benini Marzia, 20 147-148, 150, 167, 172
Bernardo Rossellino, 139 Cavalcanti, famiglia, 74
Berenson Bernard, 50, 74, 127, 158 Cavalcaselle Giovan Battista, 127, 156, 165
Berti Luca, 19 Cavallucci Antonio, 156
Bertola Roberto, 19 Cavazzini Laura, 50
Bertoldini, famiglia, 54, 58, 60, 67, 148 Cecco di Pietro, 97-98
Betto di Francesco, 141, 144-145 Cenni di Francesco, 102, 116, 168
Betto di Geri, 136 Certini Alessandro, 104
Bicci di Lorenzo, 157 Cezanne Giovanni Battista, 155
Bidini Elisabetta, 20 Chelazzi Dini Francesca, 51
Billi Antonio, 152 Chiara, santa, 67, 70. 90-92
Boggi Flavio, 94 Chiodo Sonia, 69
Bologna Ferdinando, 50 Christiansen Keith, 51
Bolsonello Zoja Elsa, 23 Ciardi Roberto Paolo, 164
Bombe Walter, 151 Cimabue, 37, 43, 152-153
Bonaiuti Andrea, 77, 79 Cinelli Giovanni, 153
Bonaventura da Bagnoregio, santo, 84, 116 Cini Simone, 123
Bonconti, famiglia, 88 Clark Jane, 90
Borghini Raffaello, 153 Cole Bruce, 55
Borea Evelina, 50 Collareta Marco, 17, 45-51
Borri Cristelli Luciana, 20, 64, 132 Colnaghi (Galleria, Londra), 57
Borromini Francesco, 49 Conti Alessandro, 50
Boskovits Miklós, 15-17, 19, 21, 27-44, 48, 54, Cooper Donal, 18, 99-120
64, 71, 73-74, 90, 98, 149, 158, 177-179 Cosimo, santo, 135-136
Bresciani Aristide, 18, 121-134, 168 Cristoforo, santo, 58, 67, 75, 147-148
Briganti Giuliano, 48, 50 Crowe Joseph, 156
Brigida, santa, 70, 90-94 Czortek Andrea, 99
Brizzi Oreste, 155 Dabell Frank, 20, 62
Browning Robert, 158 D’Agostino Antonella, 20
Brunelleschi Filippo, 41-43 Damiano, santo, 115
Brunetti Giulia, 150 Datini Francesco di Marco, 49
Buffalmacco (Buonamico di Martino, detto), 31- David, profeta, 75-76, 83
34, 55-56, 58, 63, 84, 97, 149, 151, 178 De Carlo Carlo, 39, 60
Caglioti Francesco, 50 De Giudici Giovan Francesco, 67, 154-155
Cagnoli Gerardo, beato, 18, 86-87, 90 De Rossi Giovanni Francesco, 154
Caleca Antonino, 49, 67 Del Testa, famiglia, 94
Calendi Giuseppe, 154 Del Testa Bartolomeo di Betto, 97
Cannon Joanna, 99 Del Vita Alessandro, 141, 156
Carbone Lauretta, 20 De Luca Silvia, 99
Carli Enzo, 94 De Marchi Andrea, 18, 20, 50, 64, 66, 73, 75, 99,
Casassi Gherardo, 89 104, 106, 113-114

– 212 –
indice dei nomi di persona

Degenhart Bernhard, 124 Frey Karl, 156


Degli Azzi Giustiniano, 156 Frugoni Chiara, 99, 118
Deseine François, 63 Gaddi Agnolo, 77, 144, 148, 172, 176
Dietisalvi di Speme, 44 Gaddi Taddeo, 18, 48, 74-75, 78, 81, 83-84, 87,
Di Giampaolo Mario, 51 107, 149, 152
Domenico, santo, 53, 63, 70-71, 75, 90-93, 100, Galilei Galileo, 83
132-133 Galli Aldo, 50, 142
Domenico Veneziano, 74 Gambacorti, famiglia, 18, 93-96
Donatello, 37, 39 Gambacorti Chiara (Tora), beata, 93
Donati Lorenzo, 99 Gambacorti Pietro, 93-95
Donati Pier Paolo, 17, 20, 21, 23, 30, 46, 51, 54, Garin Eugenio, 47
56, 69, 71, 124, 149, 168, 177 Gennaro, santo, 69
Donato, santo, 32, 34, 67, 140-144, 148 Gentilini Giancarlo, 51
Donato di Rigo, 55, 61 Gerevini Stefania, 99
Donato Maria Monica, 73 Gerini Niccolò di Pietro, 73-74, 77, 82, 84, 122,
Donnino, santo, 128, 132 171
Dotto, famiglia, 118 Ghelli Alba, 99
Dragomanni, famiglia, 146 Gherardesca, beata, 96
Droandi Isabella, 15-20, 53-72, 73, 99, 135 Gherardo da Villamagna, santo, 18, 85, 87
Duccio di Buonisegna, 43 Ghiberti Lorenzo, 47
Efisio, santo, 83, 94, 122, 169 Ghinelli Alessandro, 19
Egidio, santo, 121, 126 Giacomo, beato, 110
Elisabetta d’Ungheria, santa, 121, 125-126 Giacomo, santo, 72, 130, 136, 148, 159
Enrico II (Ludovico di Tolosa), re di Francia, Giotto, 16, 18, 32, 35, 37-38, 47-48, 53, 75-76,
santo, 75, 86, 174 80, 107, 149, 152-153, 156
Ermini Pietro, 133, 156 Giovanni Battista, santo, 60, 62, 74, 94, 98, 114,
Fahy Everett, 51, 59, 173 126, 134, 168, 170
Falsetti Paola, 20 Giovanni Corraduccio, 109, 111
Federico Barbarossa, imperatore, 124 Giovanni Damasceno, santo, 69
Fei Paolo di Giovanni, 80 Giovanni da Milano, 74
Felibien André, 153 Giovanni d’Agnolo di Balduccio, 122-123, 127,
Feo di Tolomeo, banchiere documentato ad 174
Arezzo, 63 Giovanni dal Ponte, 149
Ferretti Massimo, 90, 165 Giovanni del Biondo, 116, 146,
Filippo, santo, 72, 130, 136, 148, 159 Giovanni di Borgo San Sepolcro, 139
Flora, santa, 55-56, 61 Giovanni evangelista, santo, 62, 121, 130
Flori Mario, 155 Giovanni di Francesco d’Arezzo, 142
Fornasari Liletta, 19, 20, 66, 149-160 Giovanni di Francesco Fetti, 140, 142, 144-145
Fossombroni Giacinto, 63 Giovanni di Francesco Toscani, 30-31
Francesco d’Assisi, santo, 33, 35, 38, 63-64, 69, Giovanni Gualberto, santo, 148
74-75, 79-80, 85, 88, 94, 101-102, 104, 107, Giovanni del Biondo, 116
113, 115-116, 118-119, 127, 129-130, 132, Giovanni di Paolo, 80
175 Giovanni di Restoro, pittore documentato a Cor-
Francesco I de’ Medici, granduca di Toscana, 153 tona, 59
Franceschini Guido, 159 Giuda, santo, 59, 91
Francesco di Michele, 30 Giunta Pisano, 164

– 213 –
indice dei nomi di persona

Giura Giovanni, 18, 73-84 Leonardo di ser Giovanni, 136


Godoli (de) Antonia di Battista, testatrice, 109, Loeser (collezione), 61
113 Lomazzo Giovanni Paolo, 153
Gombosi Georg, 15, 158 Lombardi Francesco, 61
Gonzalez-Palacios Alvar, 46, 51 Longhi Roberto, 27-28, 43, 46-48, 50, 76, 149-
Gozzoli Benozzo, 115 151
Granacci Francesco, 86 Lorentino, santo, 19, 138-140, 144
Greci Pier Francesco, 66 Lorenzetti Ambrogio, 56, 84, 152
Gregorio (detto Magno), papa, santo, 121, 132 Lorenzetti Pietro, 58, 62, 66, 70, 80, 143, 149
Gregorio X (Tebaldo Visconti), papa, beato, 140 Lorenzo, santo, 133
Gregorio d’Arezzo (Goro di Manno), 54, 151 Lorenzo di Bicci, 144, 157
Griggs Maitland, 62 Lorenzo di Niccolò, 73-74, 77-78, 95, 107, 122,
Griso Valentina, 20 134, 157
Gualtierotto di Coluccio da Lucca, 98 Lorenzo Monaco, 17, 27, 45-51, 124, 152, 156
Guardabassi Mariano, 100 Luca evangelista, santo, 146
Guasconi, famiglia, 121, 123, 130, 133, 159 Luca della Robbia, 40
Guidalotti-Rinuccini, famiglie, 74 Luca di Tommè, 149
Guidi Iacopo di Piero, 145-146 Lucia, santa, 94
Guido di Graziano, 44 Lucilla, santa, 55-56, 61, 172-173
Haines Margaret, 81 Ludovico di Tolosa (v. Enrico II di Francia)
Harris Jeremy, 57 Luigetti Serse, 20
Henry Tom, 99, 109 Luigi IX di Francia, re, santo, 75
Horne Herbert, 56, 156 Machiavelli Guido di Boninsegna, 73, 82
Hurd Richard M., 88-89 Maetzke Anna Maria, 20, 50, 63-64, 67, 136,
Hutton (collezione), 62 150
Iacopo, orafo documentato ad Arezzo, 145 Maestro del Bambino Vispo, 30
Innocenzo III (Lotario dei Conti di Segni), papa, Maestro del Cassone Adimari, 30
116, 129 Maestro della Cappella Rinuccini, 30
Isacco, patriarca, 84 Maestro della Crocifissione Griggs, 30
Israëls Machtelt, 113 Maestro della Madonna Straus, 47
Jacopo, santo, 43, 73 Maestro della Natività del Battista (già del Lou-
Jacopo del Casentino, 74, 149 vre), 54, 56
Khvoshinsky Basile, 157 Maestro della santa Cecilia, 150-151
Kreytenberg Gert, 142, 144 Maestro delle sante Flora e Lucilla, 55
Laclotte Michel, 50, 107 Maestro del Trionfo della Morte, 30-31
Ladis Andrew, 84 Maestro del Vescovado, 71, 150, 152, 178
Lanzi Luigi, 48, 154 Maestro di Figline, 75
Lapini Anna, 20 Maestro di Pieve a Sietina (anche Maestro della
Lasinio Carlo, 133, 154-157 Pieve di Sietina), 54, 59, 69, 72, 178
Lastri Matteo, 154 Maestro di San Martino a Mensola, 30
Latronico Angelo, 20, 283 Mancini Giulio, 153
Layard Austen Henry, 72 Manetti, famiglia, 134
Lazzaro, santo, 69 Marco evangelista, santo, 138
Lazzeri Silvano, 20, 57 Maria Maddalena, santa, 80-81, 86, 89-90, 130
Le Comte F., 153 Mariotti Paola Ilaria, 20, 54, 124
Lenza Alberto, 134 Mariotto di Nardo, 86

– 214 –
indice dei nomi di persona

Martello (collezione), 71 Parigi Rossana, 20


Martini Simone, 18, 76, 79-80 Parri di Spinello, 18-19, 67, 72, 123-125, 127-
Martino di Bartolomeo, 92-93, 123 129, 131-133, 139-140, 145, 149-150, 152,
Masaccio, 30, 136 157, 175
Maso di Banco, 76 Pasqui Angelo, 151
Matteo di Pacino, 30 Pasqui Ubaldo, 61, 66, 151
May Saidie A., 55 Pecha de Vadaterra Alfonso, 93
Mazzalupi Matteo, 55 Pergentino, santo, 19, 138
Melani Margherita, 67, 154 Peruzzi, famiglia, 75, 81
Meiss Millard, 47 Peruzzi Bartolomeo di Antonio, 81
Meliore Toscano, 164 Petrucci Guido di Pierpaolo, testatore, 110
Memmi Lippo, 76, 80, 149 Petrucci Bianca di Pierpaolo, 110
Memmi Tederigo, 80 Piattoli Renato, 49
Michele arcangelo, santo, 72, 121, 126, 130, Pidatella Chiara, 99
133, 147, 157, 170, 178 Piero della Francesca, 174
Micini Micina di Domenico, testatrice, 110 Pieri (dei) Pietro, 126
Milanesi Gaetano, 95, 156 Pieri don Silvano, 20
Milder Julius, 158 Pietro, santo, 41-43, 100, 119, 121, 126
Miniato, santo, 77 Pietro Perugino (PietroVannucci), 119-120
Misuri Lucio, 20 Pietro da Cortona (Pietro Berrettini), 28-29, 48
Moreni Domenico, abate, 154 Pietro da Rimini, 84
Moretti Maria Ide, 20 Pinto Sandra, 51
Morison H. (Boston), 102 Pisani Linda, 18, 85-98, 99
Nanni di Banco, 28 Poggio Barbara, 127
Nanni di Minuccio, 69, 122 Potito, santo, 83, 94, 122, 169
Neri Francesco, 97 Previtali Giovanni, 27-28, 46, 50
Nevin Roberto J., 62 Procacci Ugo, 46, 156, 158
Niccolò IV (Girolamo Masci), papa, 37 Pseudo-Dionigi, 118
Niccolò di Segna, 80 Pucci Clemente, committente, 152
Niccolò di Tommaso, 77, 92 Raffaele arcangelo, santo, 72
Nicola di Bari, santo, 77, 128, 132-133 Ragionieri Giovanna, 20
Notti Piero di Betto, notaio, committente, 98 Ramboux Johann, 159
Offner Richard, 74 Ranieri, santo, 89, 170
Onorio III (Cencio), papa, 129-130, 132 Refice Paola, 19, 45, 57
Orcagna (Iacopo di Cione), 77 Renzi padre Giulio, 129
Orsini, famiglia, 80 Rinuccini, famiglia, 30
Orsini Napoleone, 100, 133 Ristori Giovan Battista, 155
Orsola, santa, 67 Robilant & Voena (galleria), 133
Pacini Francesca, 20 Roller Carl, 158
Pacth Thomas, 98 Romualdo, santo, 95
Packard Elisabeth C. G., 55 Romano Gianni, 51
Padovani Serena, 17, 20 Rondinelli Giovanni, 153
Pagni Niccolò, 156 Rosenthal Gertrude, 56
Pagno di Maffeo, 140 Rosini Corrado, 23
Paolo di Ghisello, 140 Rossi (collezione), 61
Paolucci Antonio, 51 Rossi Pier Luigi, 20

– 215 –
indice dei nomi di persona

Rusuti Filippo, 36-37 Toesca Pietro, 46


Sadocchi Carlo, 20 Tolosini, famiglia, 75
Salutati Coluccio, 47 Toscanelli (collezione), 95
Sandrart Joachim, 153 Teobaldo, vescovo di Assisi, 129
Sandri, famiglia, 18, 126 Tiegler Guido, 139
Sano di Pietro, 130
Thyssen-Bornemisza (collezione), 80
Santinacci Diva, 99
Tommaso Didimo, apostolo e santo, 71
Saraceni Gabriello, 122
Tommaso d’Aquino, santo, 100
Sardi Datuccia, patrona di cappella, 88
Sarti Giovanni, 56-60 Torriti Jacopo, 35-36
Sartore Alberto Maria, 99 Toscani Giovanni di Francesco, 30
Sassetta (Stefano di Giovanni), 18, 101-102, Totti Giovanni Battista, 153
107, 113-114, 116-117, 119 Traini Francesco, 30
Saviotti Claudio, 20 Traversini Anna Maria, 99
Scaletti, mercante d’arte aretino, 61 Ugolino di Nerio, 84
Scarpellini Pietro, 20 van Marle Raimond, 157
Scheggia, lo (Giovanni di ser Giovanni), 30 Vanni Nicola di Dato, notaio e testatore, 110
Schmarsow August, 157 Vanni Turino, 92, 94
Signorini Alessandro, 155 van Os Henk, 117
Silvestrelli Rita, 99
Vasai Roberto, 19
Silvestro, santo, 89, 96
Vasari Giorgio, 19, 28, 49, 53, 61, 62, 64, 67,
Simbeni Alessandro, 74
73, 82, 84-85, 87, 95, 99, 106, 132, 134-136,
Simeone, santo, 135
Simo, falegname aretino, 61 138-139-140, 148-156, 158
Simone, santo, 59, 91 Vasari Giorgio il Giovane, 154
Sinibaldi Giulia, 150 Venturi Adolfo, 156, 158
Sirén Osvald, 127, 157, 171 Vitale da Bologna, 30
Sisi Carlo, 20 Vitelli, famiglia, 115-117
Sisto II, papa, santo, 169-170 Volpe Carlo, 50
Spinelli Tommaso, 81 von Rumohr Carl Friedrich, 164
Sricchia Santoro Fiorella, 50 Vojnovic Paola, 74
Staderini Andrea, 130 van Waadenoijen Jeanne, 30
Stefano, santo, 72 Weppelmann Stefan, 15-16, 19, 59, 64, 73, 77,
Stefano Fiorentino, 164
78, 80, 84, 85, 90, 95, 97-98, 107, 123, 126,
Strozzi, famiglia, 117
127, 133, 148, 163- 177
Svanberg Jan, 92
Zaballi Raimondo, 155
Taddei Gian Paolo, 19
Taddeo di Bartolo, 80, 88-89, 102, 107, 112, 149 Zanobi, santo, 133
Tarlati Ciuccio, 151 Zappasodi Emanuele, 74
Tarlati Guido, 151 Zeri Federico, 46, 56, 149, 165
Tartuferi Angelo, 16, 19, 64, 82, 90, 121, 163- Ziani Sebastiano, doge di Venezia, 130
176, 177-179 Zucchetti, canonico, 96

– 216 –
TAVOLE
tavole

XXXVI. Spinello Aretino, Salita al Calvario. Firenze, Santa Croce, sacrestia.

– 243 –
tavole

XXXVII. Taddeo Gaddi, Crocifissione; Spinello Aretino, Salita al Calvario; Niccolò di Pietro
Gerini, Resurrezione e Ascensione di Cristo. Firenze, Santa Croce, sacrestia.

– 244 –
tavole

XXXVIII. Taddeo Gaddi, David (part.). Firenze, Santa Croce, sacrestia.

– 245 –
tavole

XXXIX. Spinello Aretino, Speranza (part.). Firenze, Santa Croce, sacrestia.

XL. Niccolò di Pietro Gerini, Fede (part.). Firenze, Santa Croce, sacrestia.

– 246 –
tavole

XLI. Taddeo Gaddi, Resurrezione di Cristo (part.). Firenze, Ospedale di Santa


Maria Nuova, Sala di Martino V.

– 247 –
tavole

XLII. Spinello Aretino, Salita al Calvario (part.). Firenze, Santa Croce, sacrestia.

– 248 –
tavole

XLIII. Simone Martini, Salita al Calvario (part.). Paris, Musée du Louvre.

– 249 –

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