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Jeanne ANTONIN
RELIURE
4 rue Docteur-Nodet. 4
BOURG
STI DIO SULLE OPERE
DI
A. BASEYI.
FIRENZE
i 1 IMI C II A V I A TOT A N I
l859.
STUDIO SULLE OPEHIÌ
GIUSEPPE VERDI.
Proprietà dell'Autore.
STUDIO SULLE OPERE
DI
GIUSEPPE VERDI
A. BASE VI.
FIRENZE
TIPOGRAFIA TOFANI
185!).
PREFAZIONE.
V
La critica fatta dagli intendenti dell'arte, con tutto
che sia severissima, porta nondimeno al maestro mag
gior frutto di quello che non facciano tutte le Iodi
degl' ignoranti.
I giudici naturali in fatto di musica sono coloro
che vennero iniziati nei misteri di quest'arte ; ma pos
sono anco i profani giudicare, purché non trapassino
certi limiti. Ma bisogna aver sempre in mente, che
come è possibile al musicista di errare nei suoi giudizj,
così è probabile ¥ inganno in colui che sia alieno dal
l'arte musicale.
Non v'ha dubbio che a voler apprezzare giusta
mente il bello musicale fa di bisogno un orecchio
esercitato neh" udire spesso quelle varie musiche , le
quali, per consenso unanime e costante degli inten
denti, vennero reputate belle. Una delle cagioni per
cui altri s' inganna nel giudizio intorno al bello mu
sicale, è la facilità di scambiarlo col bello di moda.
Interviene rispetto alla musica quello che accade nella
foggia del vestire, ed in certi ornamenti. Ove è da os
servare, che per virtù dell'abitudine viene dall'univer
sale considerato ed apprezzato come bello, ciò che in
altro tempo apparisce brutto e ridicolo. E ciò avviene
principalmente perchè, vedendo sovente qualche bella
persona con quelle vesti e quegli ornamenti, si rife
risce, senza accorgersene, il piacere che reca la bel
lezza e la grazia di quella, alla forma di questi; la quale
forma, per inganno della mente, anziché ricevitrice appa
risce all'occhio datrice dell'avvenenza. Nella musica, ove
tanto signoreggia la capricciosa moda, occorre quasi la
stessa cosa; essendo che certe melodie, cadenze, ritmi ec.
ci tornano piacevoli e grati, solo perchè alcuni cantanti, o
VI
istrumenti, o altro, gli adoperarono sovente, e gli resero
meglio accetti a noi. Ed il poco esperto uditore ovunque
trovi quei tratti di musica pensa abbattersi nel vero
bello, ingannato dall'abitudine e dalla moda. Malage
vole impresa è anche al dotto critico di liberarsi dai
pregiudizj del suo tempo, or si consideri se facile riesca
al semplice orecchiante !
Uno dei mezzi per rendere efficace la critica musica
le, è senza fallo quello di trasportarla dai giornali nei libri,
operando conforme al concetto espresso dal Gioberti,
nel suo Rinnovamento ec. , ove dice che « i libri soli
somministrano la scienza soda, vasta, profonda; i gior
nali la volgarizzano, la sminuzzano, e la spacciano a
ritaglio ».
Si può asserire che libri di critica particolare, in
torno ai lavori che formano la vita artistica di qual
che celebre musicista, mancano al tutto in Italia. Due
libri parrebbero fare eccezione, quello del Carpanì
intitolato le Haijdine; e le Memorie storiche-critiche
della vita e delle Opere di Giovanni Pierluigi da Pa-
lestrina del Baini.
Nel libro del Carpanì sono assai preziose consi
derazioni e buoni consigli intorno all'arte, molta eru
dizione, parecchi aneddoti; ma per quello che spetta
alla critica propriamente, il lavoro è assai manchevole.
Ivi non si esamina che superficialmente l'organismo
dei pezzi musicali. Leggasi per esempio la lettera decima,
ove più minutamente si discorre intorno la Creazione
del sommo Haydn, e si troverà la conferma delle mie
parole. In quel passo maraviglioso, che rappresenta
la comparsa della luce, il Carpani, non vede che un
unisono, on piano sempre più smorzato, ed «uno scop
VII
pio della piena orchestra nel risonante tuono di ce-
solfaut, corredato di tutta la possibile armonia »; in
di, dando libero corso alla sua fantasia, va descrivendo
l'effetto prodotto nell'animo degli uditori, e dice che
« colpì ciascuno si fortemente, che pareva perfino che
mille fanali apparsi fossero a un tratto nel cupo seno
di profonda caverna ; o, spezzata la rupe, il sole stesso
vi si fosse messo d' improvviso, e tutta l'avesse irrag
giata, e del gran disco ripiena ». Tutto questo è bello
è buono, ma non c'insegna dove dimora essenzial
mente il bell'effetto di questo pezzo, cioè nel passag
gio dal modo minore, che suscita in noi tristezza, al
modo maggiore che ci rallegra e ravviva.
Le Memorie storico-critiche ec. del Baini sono un
lavoro di molto maggior pregio, e che onora altamente
l'Italia. Ma quivi ancora rifulge principalmente il lato
bibliografico, storico, e biografico; dove che la critica
è troppo generale, sebbene degna di così egregio scrit
tore. E di vero, parlando il Baini del settimo stile,
ove pone la famosa messa di Papa Marcello, così lo
compendia : « Chi'l crederebbe ? Se vedesse o la mano
del B. Giovanni Angelico da Fiesole lavorare il Giu
dizio della cappella Sistina al Vaticano, ovvero il Buo-
narruoti applicato in alcun frontispizio dei libri della
nostra cappella apostolica sopra la miniatura di uno
scarabeo, di una farfalla, di una fronda ? E pure tant' è.
La penna del Pierluigi imitatrice fedele della natura
nelle forme le più delicate con lo stile precedente, si
tempra in questo settimo stile gigantescamente, e scrive
con semplicità, chiarezza, naturalezza, nobiltà, gran
diosità, sublimità non più immaginata la messa detta
di Papa Marcello. Questa messa è l'unica produzione
Vili
del Pierluigi in siffatto stile. Lo stesso suo essere pri-
maja, ed unica, la pone in riga dell' Iliade ». Nulla di
più è dato al lettore di sapere intorno a questa Ilia
de; e nondimeno, appunto perchè musica molto lon
tana da noi, richiedeva un' analisi minuta che ne mo
strasse chiaramente i caratteri distintivi, ed i pregi
particolari.
Fuori d' Italia, non sono molti anni, comparvero
due libri, che intendono di studiare analiticamente le
Opere di un solo autore. L' uno è del Lenz col ti
tolo Beethoven et ses trois styles: l'altro è di Oulibi-
cheff, che abbraccia la vita e le Opere del gran Mo
zart. Nel libro del Lenz si trovano quà e là alcune
analisi giuste, alcune uti li considerazioni generali det
tate con brio, ma molte di esse non sono che poe
tiche, e più che poetiche talvolta bizzarre e strane.
Del rimanente non si considerano specialmente che le
sonate: delle altre Opere importantissime si fa men
zione solamente in un Catalogo critico cronologico
e aneddotico.
La Biographie de 3Iozart ec. di Oulibicheff, è un
lavoro di polso, e che costò all'autore dieci anni di
studj, e di ricerche. In questo libro s'incontra un
analisi delle principali Opere del Mozart, che è assai
pregevole e istruttiva; se non che, a me pare, che
l'avere considerato la musica insieme colle parole,
generi una qualche confusione in colui che voglia bene
addentrarsi nella parte organica della musica. Là dove si
esaminano le composizioni strumentali, non si studiano
quanto si conviene le forme particolari; ed il fantastico
nella descrizione (difetto quasi universale dei critici di
cose musicali) signoreggia forse un poco troppo.
Essendo che la musica viene ad individuarsi ogni
qualvolta prende forma in un pezzo, e come indivi
duo opera in virtù del suo organismo, perciò reputo
necessario soprattutto la critica analitica, come quella
che, rappresentando l'indagine anatomica, sola può con
durre al lo studio della fisiologia della musica medesima.
Ho fuggito l'ajuto delle poetiche descrizioni rela
tive all'impressione che fa la musica nell'animo nostro,
perchè le stimo dicevoli soltanto in quegli scritti che
s'indirizzano anche ai lettori non musicisti. Ma ai mae
stri, ai quali è destinato questo libro, tengo riesca più
utile, per esempio, lo aver assegnato un nome a quella
qualità di effetti che chiamo di ansietà, raccogliendo
in tal modo più vivamente l'attenzione sull'organi
smo onde procedono, che l'aver fatto una meravi
gliosa descrizione, con i più vivi colori rettorici, del
l'impressione che provasi udendo il magnifico finale
della Norma, ove trovasi un effetto simile.
Io cominciai a scrivere questo Studio nel giornale
L'Armonia di Firenze, senza un ordine prestabilito
nella mia mente, e quindi senza il disegno di farne
un libro a parte. Ma animato da parecchie ragguar
devoli persone ho osato raccogliere i brani sparsi, rior
dinarli, farvi importanti aggiunte e modificazioni, e
presentare il tutto in questa forma al pubblico.
Delle due prime Opere del Verdi, ì'Oberto conte di
San Bonifazio, ed Un giorno di regno, come di sem
plici primi tentativi, non mi parve tenerne conto. Le
altre Opere tutte esaminai nel modo che ho estimato
più vantaggioso ai maestri compositori, i quali, acco
gliendole nella loro fantasia, si propongono di fecon
darle col loro ingegno, per crearne delle simili. Laonde
è necessario che costoro ne conoscano le parti più
minute, e ne considerino le funzioni, come quelli che
han d'uopo di raccogliere tutti i materiali che occor
rono al loro intento. Dimodoché s'ingannano alcuni
giudicando superflue certe sottili indagini; chè anzi
a me duole di non potere spingere più oltre la mia
analisi. Ma non per questo ho rifiutato la sintesi ; della
quale mi sono giovato tutte le volte, che in essa ho
veduto la corona dell'analisi fatta.
Ho eletto l'ordine cronologico nella distribuzione
di questo Studio, perchè nelle opere della mente l' or
dine cronologico è a considerarsi anche il più logico
e naturale.
Mi venne fatto di notare nel modo di scrivere del
Verdi quattro maniere; le quali non sono peraltro
così bene distinte tra loro nelle diverse Opere che si
esaminano, da permettere che io me ne giovassi come
divisioni principali del mio libro.
La relazione della musica colla politica, colla filo
sofia e coll' industria è talmente importante, che ogni
qualvolta il destro mi si è presentato, ho toccato di
ciò in quella misura che comporta questo mio lavoro.
Ho corredato le mie osservazioni con molti esempj
anche di Opere poco studiate, allo scopo principal
mente d' invogliare il lettore nello studio di molti
autori che, con sommo danno dell'arte, sono affatto
trascurati .
Comunque sia, io non offro al pubblico questo li
bro come un perfetto modello di critica, ma come un
avviamento ai più capaci di me, affinchè trattino me
glio questa medesima materia, o altra: per la qual cosa
mi lusingo poter conseguire, sebbene per indiretto,
XI
che la critica acquisti in Italia quell'importanza che
le abbisogna a volere impedire lo scadimento della
musica tra noi.
Convinto delle mille imperfezioni di questo mio
Studio, accoglierò non solo con piacere, ma con rico
noscenza tutte quelle obbiezioni , che da persone
coscienziose ed esperte in questa materia mi saranno
fatte.
CAPITOLO PRIMO.
NABUCODÒNOSOR.
CAPITOLO SECONDO.
CAPITOLO TERZO.
E RIVA NI.
CAPITOLO QUARTO.
1 UUE FOSCARI.
CAPITOLO QUINTO.
litOVANNA D'ARCO.
CAPITOLO SESTO.
ALZI R A.
CAPITOLO SETTIMO.
ATTILA.
CAPÌTOLO OTTAVO.
CAPITOLO NONO.
I MASNADIERI.
CAPITOLO DECIMO.
JERUSALEH.
CAPITOLO UNDECIMO.
II. CORSARO.
CAPITOLO DUODECIMO.
LA BATTAGLIA DI LEGNANO.
CAPITOLO DECIMOTERZO.
LUISA. MILLER.
CAPITOLO DECIMOQUARTO.
STIFFEllO.
CAPITOLO DECIMOQUINTO.
RI GOLETTO.
CAPITOLO DECIMOSESTO.
IL THOVATOIIK.
CAPITOLO DECIMOSETT1MO.
ILA TRAVIATA.
A. - .. - . . . .. - ' - .
< - " . ' , l
L'argomento di quest'Opera mi conduce a fare al
cune considerazioni circa l' immoralità della presente let
teratura. . ..
In questo secolo, in cui l'industria, e le scienze fisi
che e naturali tanto meravigliosamente avanzarono, si
videro progredire di pari passo, e quasi di costa, talune
false dottrine, le quali mirano a guastare il cuore del
l' uomo, e ad alterare la sua coscienza. La Francia, don
de, dicesi, parte la luce della verità, tramandò in vece
infino a noi le tenebre dell' errore. L' epicureismo pose
in quel paese vaste e profonde radici, ed i varj rami
della mala pianta penetrarono in ogni ordine civile, mo
rale, e religioso. « L' uomo è nato per godere, dunque
godiamo quanto più si può » ; ecco in un solo articolo
tutto il codice dei nuovi epicurei. Il godimento fu ele
vato alla dignità di religione col Sansimonismo, e prese
30
226
forma di scienza col Fourièrismo. Finchè queste assurde
e malefiche dottrine rimasero nei confini di una risibile
religione, e di una folle sapienza, il danno fu poco esteso ;
ma bentosto, e sono appena 30 anni, queste medesime
dottrine si giovarono della seduzione de'romanzi e de' tea
tri per dilatarsi, ed avvelenare il cuore de' semplici, e
degl' ignoranti. Il tema preso a sviluppare sotto mille
aspetti dagli autori di romanzi e di drammi si fu que
sto, che « la passione, ove sia spontanea e sincera, è
capace di giustificare ogni errore umano, e di riabilitare
i colpevoli y>.Fourrier aveva già detto, che le passioni
sono una specie di divina rivelazione, e che l' uomo di
subbidisce a Dio quando in iscambio di seguitare lo sue
passioni le combatte. Restringendomi adesso a parlare
soltanto, e più brevemente possibile, di quanto appar
tiene all' amore, mostrerò come a poco a poco fummo
condotti all'apoteosi delle traviate. S' incominciò dall' at
taccare il legame del matrimonio. Beyle, nel suo libro
De l'amour, pone che « la donna appartiene di diritto
all'uomo cui ama, e da cui è amata »: Balzac seguitò
le pedate del Beyle, nel suo libro Physiologie du mariage,
ed in altri libri ancora : Sand nei suoi romanzi di Va-
lentine, Lelia, Indiana, Jacques, ec : Sue nel Juif errant
e altrove: di altri taceremo per brevità. Tenuto il matri
monio come legge spesso tirannica, ne nacque la giusti
ficazione dell' adulterio, che venne considerato siccome
« una rivolta della natura contro la civiltà «.Tali schi
fose massime incontrerai nelP Antony di Dumas, nel Pere
Goriot di Bulzac, ed in molti libri di Sand ec. Conse
guenza finale delle suddette dottrine* ò l'amor Ubero:
mi
ed infatti Sane! insegna nel suo Jacques, che a un legame
più umano e meno sacro prenderà il posto del matrimo
nio, e saprà assicurare l'esistenza de' figli, che nasce
ranno da un uomo e da una donna, senza incatenare
per sempre la libertà dell' uno e dell' altro ». Sicchè il
concubinaggio coronerà l'opera dei perfezionamento so
ciale. In Horace, e nella Comtesse de Rudolstadt queste
dottrine si trovano anche più chiaramente svolte e pre
dicate : onde nasce che la sola legge del matrimonio è
l' amore. Ma di questo amor libero non solo fecesi cosa
lecita, ma meritoria : ed in ciò dimora il male maggiore
della moderna letteratura. Sand, nella Lucrezia Floriani,
dice « colui che ama è più grande, ancorchè egli erri,
di colui che va dritto per la sua via solitario e freddo ».
Già Vittore Hugo, nella sua Marion Delorme, e nell'/ln-
f/elo, aveva mostrato la cortigiana purificata e nobilitata
dall' amore. Balzac, Dumas, Gautier, e molti altri hanno
professato ne' loro scritti queste dispregiabili opinioni ;
ma chi più di tutti, e con forma più splendida, e con
artificio grandissimo, trattò il tema della riabilitazione
mediante l' amore, si fu Alessandro Dumas figlio, nel ro
manzo, e nel dramma La dame aux camelias, donde è
tolto l'argomento della Traviata.
È mio debito adesso avvertire, che se dalla Francia
ci venne il veleno, ivi si adoperarono altresì a trovare la
medicina. Nel 1856, l'Accademia delle Scienze morali e po
litiche di Parigi pose al concorso il seguente quesito :
« Esporre ed apprezzare l' influenza che ha potuto eser
citare in Francia, sui costumi, la letteratura contempora
nea, considerata specialmente nel teatro, e nel romanzo ».
Eugenio Poitou vi rispose, ed ebbe il giusto premio. L'ope
ra del Poitou, che porta per titolo Du romani, et du tfièa-
tre contemporains. et de leur influence sur les moeurs, dee
essere raccomandata caldamente a tutti coloro che hanno
in pregio la pubblica morale. La quale vuol preservarsi
con pari energia contro di quelli, che, volendo distruggere
alcuni errori sociali, oltrepassano i veri confini senza ri
spetto ai principj i più sacri; come contro gli altri, i quali,
tuttochè abbiano in mira di difenderla, la deturpano as
sociandola, e connaturandola a molti errori.
Il Piave ebbe il carico di ridurre a libretto il dramma
di Dumas figlio, e non vi riuscì troppo male. Non farò
confronti tra il dramma ed il libretto, contentandomi di
accennare brevemente l'argomento di questo.
Violetta Valery è una cortigiana che passa il suo tem
po giusta quella sentenza che suona:- "
CAPITOLO DECIMOTTAVO.
GIOVANNA DI GUZMAN.
(Lei Vgpres Siciliennes).
CAPITOLO DECIMONONO.
SIMONE BOCCANEGRA.
CAPITOLO VENTESIMO.
AttOLDO.
CONCLUSIONE.
il.
in.
IV.
FINE.
31I
Prefazione Pag. 1
Capitolo I. Nabucodònosor . » 1
Capitolo II. I Lombardi alla prima Crociata . . » 19
Capitolo HI. Emani » 39
Capitolo IV. I due Foscari » S7
Capitolo V. Giovanna d'Arco "73
Capitolo VI. Alzira » 81
Capitolo VII. Attila »87
Capitolo Vili. Macbeth " 99.
Capitolo IX. I Masnadieri » 111
Capitolo X. Jerusalem Ili
Capitolo XI. Il Corsaro . . » 133
Capitolo XII. La Battaglia di Legnano » 143
Capitolo XIII. Luisa Miller »
Capitolo XIV. Stiffelio » 171
Capitolo XV. Rigoletto » 183
Capitolo XVI. Il Trovatore »203
Capitolo XVII. La Traviata » SD
Capitolo XVIII. Giovanna di Guzman »241
Capitolo XIX. Simone Iiocconcgra » 259
Capitolo XX. Aroldo » 281
CONCLUMOHB » 28o
313