Sei sulla pagina 1di 10

INCONTRO CON UN UOMO STRAORDINARIO - 35

tratto dal blog http://ilgrandeignoto.blogspot.com di Angelo Ciccarella

1.
Nel passaggio da uno stadio di sviluppo ad un altro vi sono due decorsi principali, che nella vita
dell'uomo appaiono praticamente l'uno accanto all'altro. L'uno di essi è la grande rottura d'argine, in
cui con l'estrema energia a disposizione si attua un mutamento che altrimenti non si riuscirebbe a
compiere. Sono le crisi della vita in cui si resta a malapena ancora in vita, e che in verità superano le
nostre forze. Ulisse per ascoltare le sirene si fa legare all'albero della nave. Bisogna prendere prima
tutte le precauzioni per affrontare il pericolo, trarne sì la conoscenza che da esso deriva, ma senza
lasciare lacune. Tali crisi, che mettono seriamente a repentaglio la ragione, si ripetono ciclicamente,
cedendo il posto a un sistema valoriale nuovo, ad un altro sentimento di vita.
Il secondo decorso è quasi l'opposto di questo impeto di valanga. L'immagine della valanga collega i
due decorsi e permette di scorgerne le condizioni e le relazioni. Ci viene in aiuto l'esempio della stella
marina che si gira. Diciamo per caso essa trova un movimento o una serie ristretta di movimenti che
improvvisamente costellano l'immagine. E con questo il passaggio è creato organicamente e con
facilità. Questo secondo meccanismo considera dunque le piccole operazioni, poco appariscenti, che
non costano nulla. Sono facili da compiere e padroneggiare. Il più delle volte non ci rendiamo conto
della loro importanza. Esse sono quei piccoli iniziali nuclei di valanga, che si distaccano e poi
irresistibilmente diventano una valanga che non può più essere trattenuta. Questa nuova immagine,
cresciuta da piccoli inizi, può condurre verso ambedue i lati, quello da superare e quello nuovo da
conquistare. Non è necessario che l'uomo porti a termine i grandi compiti con l'impiego di tutte le sue
forze. Egli deve compiere le piccole cose facilmente raggiungibili, così come anche l'I King dice
spesso che “è divino riconoscere i germi” (16, 2 e altrove).

2.
"Nell’incontro del pensiero con il sensibile, con il molteplice, con il finito, del quale l’Oriente
tradizionale non poteva concepire la possibilità di una scienza, è presente l’Io, con la sua interna
trascendenza: nell’ a n t e c e d e n t e s i m u l t a n e o e non cosciente della percezione, agisce il
pensiero di profondità dell’Io: perciò la sua correlazione con il segreto del Cosmo.

Tale possibilità, oggi comune a quasi tutta l’umanità, ha avuto inizio come esperienza tipica del
pensiero occidentale, grazie ai pionieri del pensiero cosciente e del metodo sperimentale. Senza la
presenza dell’Io spirituale nel pensiero, non si sarebbero avuti l’elettricità, il telefono, i transatlantici, la
radiofonia, i missili, la ricerca nucleare, ecc.: le espressioni più elementari e primitive di tale presenza,
che tuttavia permane per l’indagatore che se ne giova, la presenza ignorata. Grazie ad essa, il
pensare è la donazione profonda di sé nel percepire, da cui sorge la coscienza dell’Io.

Il discepolo può constatare che la forza radiante dell’Io, come donazione di sé illimitata, è presente nel
percepire sensorio. Nella sensazione e nella rappresentazione, essa subisce ogni volta uno

Incontro con un uomo Straordinario – 35 / tratto dal blog http://ilgrandeignoto.blogspot.com di Angelo Ciccarella 1
smorzamento del suo potere di vita: è l’arresto di forza provocato dalla mediazione cerebrale,
necessaria all’assunzione cosciente dei contenuti: il pensiero riflesso, in fatti, non accoglie i contenuti,
ma la forma conseguente allo smorzamento vitale, il valore astratto. Lo scienziato tuttavia crede
assumere l’oggetto nella sua concretezza e procede di conseguenza, validando come realtà il riflesso
astratto del sensibile: assolutezza di una relazione incompiuta epperò inanimata, da cui trae come
produzione reale il mondo meccanico, tecnologico, ignorandone la provvisorietà, ossia la contingente
strumentalità rispetto all’assunto da cui inizialmente muove.

Mediante la più semplice contemplazione, la coscienza ha la possibilità di congiungersi con le forze


profonde dell’Io nella percezione sensoria, ma l’uomo occidentale, che ha avuto tale iniziale dono
come la massima possibilità di penetrazione dello Spirito nella terrestrità, dell’immediato percepire
assume la forma riflessa come valore sul quale modella il pensiero. Nel percepire ha l’immediato moto
dell’Io come moto di puro pensiero, ma lo ignora, perché è preso dal percepito, dalla mera tangenza
sensoria: in realtà non afferra il percepito, non lo contempla, non lo fronteggia, non vi incontra il
momento della coscienza che si unisce con il mondo.

Si tratta di p e r c e p i r e la forza fluente in questo momento vivo: la sua correlazione con le


Gerarchie cosmiche. In realtà l’uomo non percepisce il pensiero, manca del tipo di percezione più
elevato a cui possa accedere mediante la coscienza di sé: perciò è privo del reale contenuto della
esperienza sensoria. Egli non realizza il potere di donazione soprasensibile del pensiero a cui ogni
momento ricorre: ignora la presenza dell’Atman nel moto di profondità con cui si unisce alla terrestrità
nel percepire.

La concentrazione conduce lo sperimentatore alla obbiettivazione del pensiero, ma non ancora alla
sua percezione, essendo ancora il percepire minimamente consapevole al livello dei sensi. La
percezione sensoria è un processo ignoto all’indagatore di questo tempo, perché il potere extraumano
che incanta il percepire nella forma riflessa, ogni volta invade la zona della coscienza in cui dovrebbe
essere presente l’Io quale penetratore ed elaboratore di tale forma. Nella zona in cui l’uomo dovrebbe
essere sveglio rispetto la vita dei sensi, si lascia sopraffare dal risuonare della loro tangenza formale:
rispetto ad essi è immerso in stato di sonno. Ma i meccanismi logico-dialettici gli danno l’illusione di
essere sveglio.

Il discepolo deve conquistarsi lo stato di veglia rispetto alla normale vita dei sensi: egli deve poter
avvertire che, privo di tale stato di veglia, opera nella quotidiana vita come un sonnambulo, malgrado
le discipline interiori. Dovunque è percezione, è la presenza dell’Io originario, con l’assoluta
incondizionatezza che gli è propria e la sua correlazione con le Potenze sorreggenti l’Universo."

Da: "La tradizione solare'' di Massimo Scaligero - Editrice Teseo Roma.

Incontro con un uomo Straordinario – 35 / tratto dal blog http://ilgrandeignoto.blogspot.com di Angelo Ciccarella 2
3.
Non vi è nella storia, nulla di grande che abbia avuto grandi inizi. Quanto di ciò che è nato grande ha
avuto poi sorte piccola. La legge della vita prevede, ovunque, che anche gli organismi destinati a
diventare maggiori traggano origine da un piccolo seme, quasi invisibile agli occhi degli uomini.

4.
IN PRINCIPIO FURONO I GIGANTI

Giganti che superavano centinaia di volte la massa del Sole: erano così le prime stelle comparse
nell'universo alla fine della cosiddetta ''Età buia'', a poche centinaia di milioni di anni dal Big Bang. La
loro prima descrizione è stata pubblicata questa settimana su Science. La loro enorme massa è stata
cruciale per innescare le reazioni che poi hanno dato forma all'universo che vediamo oggi. A
descriverle per la prima volta è la ricerca coordinata dagli Stati Uniti, con la Columbia University di
New York. Capire come si formarono le prime stelle è una delle principali questioni dell'astrofisica. Si
ipotizza che esse nacquero da nubi calde composte dai due gas primordiali, idrogeno ed elio, che si
raffreddarono e si condensarono. Un passaggio chiave di questo processo di raffreddamento sono
state le collisioni avvenute fra ioni positivi e negativi dei gas che diedero origine alle molecole di
idrogeno (H2). La simulazione pubblicata su Science ricostruisce queste collisioni e mostra in modo
chiaro che il processo di raffreddamento dei gas è avvenuto tramite rotazioni di bassa energia degli
atomi all'interno delle nubi primordiali. Al raffreddamento ha fatto seguito un addensamento dei gas e
da questo processo sono emerse le prime stelle, la cui massa è stata cruciale per le evoluzioni
cosmiche successive. Due polarità (caldo e freddo, elio e idrogeno) danno il via al tutto alla fine dell'
"Età Buia". Nascono i Giganti. Dal loro smembramento nasce il cosmo. Non vi ricorda nulla?
www.noreporter.org

5.
Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della
vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non
scoprire in punto di morte, che non ero vissuto. Non volevo vivere quella che non era una vita, a meno
che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, e succhiare tutto il midollo di
essa, vivere da gagliardo spartano, tanto da distruggere tutto ciò che non fosse vita…
Henry D. Thoreau, Walden ovvero vita nei boschi

6.
I sistemi complessi, prevedono in determinati momenti della loro evoluzione una duplice possibilità,
entrambe possibili ma assolutamente imprevedibili, sia per la struttura stessa del fenomeno (sistemi
complessi), sia perché sensibili alle condizioni iniziali (sistemi caotici). Le Biforcazioni sono momenti o
situazioni dai quali due possibili scenari possono scaturire, senza alcuna possibilità di prevedere
quale opzione verrà determinata dalle impercettibili variazioni delle condizioni iniziali. Le biforcazioni
sbocciano in corrispondenza degli attrattori.

Incontro con un uomo Straordinario – 35 / tratto dal blog http://ilgrandeignoto.blogspot.com di Angelo Ciccarella 3
7.
Tutte le scuole sapienzali, pongono l'accento sulla necessità dell'attenzione, della presenza mentale,
o consapevolezza. Scandurra non è da meno. Sostiene, infatti, che una persona distratta o fagocitata
dai pensieri è menomata nel principio stesso della coscienza. “Sostare sui pensieri ti ruba energia.
Attento al respiro, così esso non diverrà meccanico. Sìì uno per ogni cosa che fai. Sìì attento così ti
dilati e ti appuntisci”. Chi si perde nel flusso caotico e ristagnante dei pensieri, ricordi o fantasticherie
accelera la sua morte, mentre, chi è attento e presente a sé stesso si incammina sulla via del
risveglio. Cristo più volte ci invita alla vigilanza: “Abbiate sempre i fianchi cinti e le lucerne accese”
(Lc. XII: 35), e la Sua è una indicazione che va ben oltre la psicodinamica, il riferimento è di ordine
iniziatico. Il buon Buddha non è da meno quando dice: “L'attenzione è il sentiero che conduce
all'immortalità, la disattenzione è il sentiero della morte”.

8.
Quando un ciclo di civiltà volge verso la fine, è difficile poter giungere a qualcosa resistendo,
contrastando direttamente le forze in moto. La corrente è troppo forte, si sarebbe travolti. L’essenziale
è non lasciarsi impressionare dall’onnipotenza e dal trionfo apparente delle forze dell’epoca.
Julius Evola – ‘Cavalcare la Tigre’

9.
Il cielo non si è chiuso.

10.
La realtà ordinaria che conosciamo può essere contraddistinta da due fattori: il movimento e la
persistenza nel tempo.

11.
Il portamento di Scandurra è centrato sulla verticale psichica che regge tutta la persona, eretto e
abbandonato insieme, riposante perfettamente in se stesso.

12.
DES CHRISTEN HERZ AUF ROSEN GEHT | WENNS MITTEN UNTERM KREUZE STEHT. [Il cuore
del cristiano riposa sulle rose, quando sta esattamente sotto la croce] Motto di Martin Lutero.

13.
UNA BREVE RIFLESSIONE SUL MITO E NOSTRO FUOCO SEGRETO
da Galeno68

Annoto questi appunti attingendo alla bisogna, nel fondo pozzo delle consolazioni di un avvenire
ulteriore, che le storie e favole della nostra Tradizione nell’allegoria nascondono.
Indizio inequivocabile della consumazione dei tempi, è anche il solo fatto che noi virtualmente qui ci

Incontro con un uomo Straordinario – 35 / tratto dal blog http://ilgrandeignoto.blogspot.com di Angelo Ciccarella 4
ritroviamo, ad annotare pensieri altrui misti a personali riflessioni destinate in massima parte a non
essere nemmeno lette per la scomodità e disumanità intrinseca del supporto di cui ci avvaliamo, che
pure, in definitiva, omologa e livella ogni riflessione a pura aneddotica. Il potere sminuente della
macchina o della sua incapacità consolatoria delle interiori afflizioni umane. Ma davvero trovo anche
utile trascrivere quanto segue: Boccaccio nella sua Genealogie Deorum, rammenta che allegoria
deriva da "allon" = alieno, estraneo, dove il significato letterale è solo la scorza che riveste più
profondi contenuti. Del pari nell’albero la corteccia…la corteccia, preserva l’interno della pianta, dove
nel suo centro scorre la linfa, il nutrimento utile ad ogni sua parte.

Per esempio, determinate considerazioni che si ricavano da letture o esperienze sperimentate in


prima persona, ma d'altronde la stessa lettura, se intimamente vissuta, non è forse essa stessa un
esperienza dell’anima? Insomma, ciò che intendo dire è che la mia ossessione preminente, riguarda
la sostanza di un canto inudibile, epperciò astratto, ma che pure per propagarsi e trovare verità,
necessariamente deve rimbalzare sui volumi delle cose: ecco dunque la sostanza, il valore indicibile
dell’ispirazione.

Se diamo ascolto e veridicità alle parole di Omero, Virgilio, Apollonio Rodio e ai maggiori poeti
dell’antichità il cui messaggio s’è propagato fino ai margini estremi del Rinascimento italiano, (ma si
dovrebbe dire Italico) se diamo loro ascolto si comprende che solo profondamente ispirati noi
comunichiamo con gli Dèi. Gli Dèi accolgono grati i nostri slanci lirici e solo per questi l’Universo
realizza la sua più intima essenza, la misteriosa forza cantata nelle Metamorfosi da Ovidio.
L’ispirazione è proprio quel fuoco segreto che da senso più vero al nostro Atanòr, perché l’Alchimia e
dunque l’Arte e dunque la Poesia, non derivarono dallo strumento solo materiale dell’intelligenza.
Leggevo uno studio del prof. Catinella, dov’è scritto che Clemente Alessandrino fa derivare la parola
Mito dalla greca Metos che è seme, granello, sicché ogni mito o favola antica reca in sé il seme
occulto, che una volta deposto nelle profondità dell’animo, assieme a questo genera il Nume che
diverremo…sempre ammesso, che saremo capaci di prenderci cura del virgulto segreto che nel fondo
della coscienza lentamente matura.

Il primo divieto, che i Misteri antichi indicavano all’iniziato, era quello di non porre fine alla propria
esistenza prima che questa, da sola, fosse naturalmente giunta al termine dei suoi giorni, poiché ogni
momento che ci rimane da vivere, è utile a sviluppare tale segreta essenza che in noi dimora.

Mistero: senso di una cosa superiore all’intelligenza – verità celata sotto finzione – Mysterium è
spiegato dal glossario latino come secretum sacrum. Cristo disse: molti i chiamati e pochi gli eletti…lo
stesso, a Eleusi, assai prima, vigeva il detto che molti erano i portatori di tirso, ma pochi sarebbero
divenuti Baccòi…a significare dell’estrema difficoltà che intercorre dal momento in cui il seme è
deposto, alla formazione della coscienza numinosa.
Sostanzialmente, i Miti originari della creazione, credo originano dalla necessità di rivelare l’eminente
verità universale attraverso una modalità che lungo il corso dei millenni non avrebbe alterato il proprio

Incontro con un uomo Straordinario – 35 / tratto dal blog http://ilgrandeignoto.blogspot.com di Angelo Ciccarella 5
valore e che al contempo, potesse offrire più chiavi interpretative a secondo della capacità
d’intendimento di quanti vi si accostassero.

Se accettiamo l’idea che prima dell’ultimo diluvio, vi fosse l’esistenza di una Civiltà evoluta, (ormai le
prove vi sono e numerose) questa necessariamente doveva riferirsi ai medesimi valori d’amore e
d’ingegno e, per quanto lo stravolgimento epocale in quei tempi remoti possa aver sommerso
l'ispirazione originaria…penso agli immensi stravolgimenti cosmici narrati nelle favole di Fetonte o alla
stessa guerra combattuta da Giove contro i Titani…comunque, i semi immortali, una volta trascorso
un periodo indefinito di oscuramento, poterono nuovamente assorbire quel tepore riposto
nell’apparente vuoto cosmico, che ravvivò - ravvivò in sé - come recondita necessità, un ulteriore
significato della vita, un ulteriore avanzamento della vita stessa al di la di sé, attraverso
l’imperscrutabile necessità dell’ispirazione (avrei dovuto scrivere ISPIRAZIONE) appunto, i Miti…la
loro abissale commozione riecheggiante nella vastità universale, il loro senso appena soffiato o
trasportato da inquieti venti siderali, che in tempi di cui non si può avere nozione, ravvivarono il seme
invisibile che relega l’essere al nulla e che, in un certo senso, è come deposto nel grembo della
Conoscenza. Questo, "il seme dei metalli" degli alchimisti medievali, il lievito primordiale.

L’estrema complessità di calcoli calendariali cosmici, la profonda struttura della materia, è adombrata
nell’allegoria mitologica, dove nelle alterne vicissitudini dei suoi protagonisti divini, nella loro
inconoscibile sostanza, la struttura del messaggio, riguarda essenzialmente la verità di un campo
energetico che connette tutta la realtà universale…non a caso a Dodona, nel tempio arcaico della
Dea, anteriore a quello di Delfi, pendevano dal soffitto un gran numero di campane bronzee, che
significavano proprio il valore di tale realtà diffusiva e intimo legame del tutto con il tutto, in ogni sua
parte…dove una campana il vento muoveva e cento risuonavano.

Dione-Dodo = Colei che dona, che dona per amore…il più elevato prestigio del senso
mitologico...intimamente congiunta alla figura di Giove (androginia arcaica) che a Dodona era
chiamato Naios – dio delle sorgenti.

Quest’immensità energetica, è contenitore e ponte delle più elevate percezioni metafisiche. I primi
rivelatori della divinità, furono i poeti, che erano sciamani estatici…i Miti, c’informano della possibilità
di interagire con la vastità universale esclusivamente mediante il linguaggio delle emozioni, per
quanto esse siano temperate sul maglio della ragione. Non per semplice sentimento di vaghezza, il
lirismo è presente nel carattere degli dèi, e che essi nell’uomo lo ricercano e l’ammirano: poiché
attraverso l’ispirazione noi presagiamo l’immortalità.

14.
LA SAGA DI HOLGER
Holger Carlsen era sdraiato sulla spiaggia pietrosa e sparava, sparava, con la Luger che gli bruciava
in mano. Dalla strada piovevano le raffiche dei mitra nemici, sempre più nutrite, sempre più vicine. Le

Incontro con un uomo Straordinario – 35 / tratto dal blog http://ilgrandeignoto.blogspot.com di Angelo Ciccarella 6
acque del Sund (Öre Sund: è lo stretto fra la Danimarca e la Svezia. Sulla sua sponda occidentale,
danese, sorge Helsingör, con il castello di Kronborg, dove Shakespeare ha ambientato il suo Amleto,
su quella orientale la città svedese di Hälsingborg) battevano sulle rocce, indifferenti, indifferenti
brillavano le stelle e, al di là del mare, baluginavano le luci tranquille della costa svedese. Holger
continuava a sparare. Non sapeva se ce l'avrebbe fatta, non sapeva se i suoi compagni sarebbero
riusciti, con lui, a condurre a termine la missione. Sapeva soltanto che si trattava di un'operazione
importantissima, forse decisiva per le sorti del conflitto: trasportare al di là del Sund, in Svezia, un
personaggio di cui ignorava tutto, identità, professione, scopi.
«Udì un miagolìo di pallottole intorno al capo, l'urlo di un uomo che, colpito al petto, tossiva sangue.
Holger prese ancora la mira, tornò a sparare. Poi tutto il suo mondo esplose in una fiammata e fu il
buio».
Si svegliò, ed era giorno. Una pallottola lo aveva colpito di striscio al capo, ma non era più sulla
spiaggia. Si alzò nel cuore di una foresta sconosciuta, dagli alberi immensi, annosi, coperti di
muschio. Una foresta vergine in Danimarca? No, non poteva esistere, come non sarebbe potuto
logicamente esistere tutto quanto doveva scoprire subito dopo: un gigantesco cavallo nero bardato
d'argento, una lancia, una daga, un elmo, un'armatura, una spada e uno scudo. E sullo scudo
spiccavano, in campo d'oro, tre cuori rossi e tre leoni azzurri. Così hanno inizio le tumultuose
peripezie di Holger Carlsen, sbalzato di colpo da un incantesimo dalla Danimarca occupata dai
nazisti, contro cui combatteva, in pieno medioevo, nel mondo delle saghe carolinge, dove sta
scatenandosi un altro tremendo conflitto che opporrà le forze della Luce a quelle del Caos e del cui
esito egli è chiamato dal destino a decidere, come lo fu, inconsciamente, sulle sponde del Sund.
Eventi che egli aveva creduto vivi soltanto nella sfera delle antiche Chansons de Geste lo attendono,
con personaggi altrettanto fiabeschi: la strega Gert, il nano Hugi, il viscido Alfric, duca del Mondo
Fatato, draghi volanti, unicorni, esseri mostruosi, la splendida e perfida Fata Morgana, la candida,
bellissima Alianora, la Vergine-Cigno. L'eroe vivrà sino in fondo la sua straordinaria avventura, riuscirà
a dare la vittoria ai buoni ed a rituffarsi nel nostro mondo e nella nostra era, che non è forse la sua.
Vagherà poi, infatti, alla ricerca di testi antichi e di libri modernissimi, di trattati di magia e di volumi
sulle più recenti speculazioni matematiche, sulle probabilità, sul caso, sulle possibilità alterne. Perché
l'amore per la Vergine-Cigno lo richiama «laggiù».
«Ormai non lo vedo da tempo», conclude l'autore della storia, «e da tempo non ho sue notizie.
Talvolta mi chiedo se sia tornato dalla sua Alianora... e spero che sia riuscito a farlo».
L'autore è Poul Anderson, la storia s'intitola «Tre cuori e tre leoni»: è una bella, poetica versione in
chiave di fantascienza della saga di Holger Danske, Ogier le Danois per i francesi, fratello di Alda, la
moglie di Orlando. La leggenda vuole che dorma sotto una delle possenti torri del castello di
Kronborg, pronto a ridestarsi ed a brandire la sua invincibile spada Cortana ogni volta che la
Danimarca e la Francia si trovino in pericolo.
Leggenda a parte, Anderson sembra aver fatto compiere al nostro eroe un viaggio nel tempo e si
appoggia, per questa sua escursione letteraria, ad alcune teorie delineate nel finale. Ma è davvero
possibile viaggiare nel tempo?
Peter Kolosimo - Viaggiatori del tempo

Incontro con un uomo Straordinario – 35 / tratto dal blog http://ilgrandeignoto.blogspot.com di Angelo Ciccarella 7
DAREST SHARMA 3

Usciti da una specie di sottobosco abbastanza intrigato, si presentò ai nostri occhi un panorama
grandioso. I quattro avamposti di osservazione erano davanti a noi: pinnacoli altissimi brunati, piantati
nel bel mezzo di una vasta tavola pianeggiante verdeoro, circondata da montagne azzurre. Erano i
vertici che formavano un perfetto quadrato ideale, esteso come dieci campi di calcio (parametro da
me usato spesso). Sulla punta avevano un faro rivolto verso il cielo, si piegavano un po' al vertice, a
mò di ferro di prua della gondola veneziana. Raggiungevano un'altezza di due chilometri, mi assicurò
Scandurra. Gli domandai se erano fari o radar o che altro.

“Il problema è che Deya non ha limiti”, disse sibillino il maestro e continuò, “la città assume il dominio
di tutto. Ora accucciati dietro questa fratta. Aspettiamoli qui. Meglio assicurarsi una copertura. Come
nella campagna viterbese, potremmo imbatterci in qualche canaccio randagio. Sai, c'è sempre un
bastardo pronto a mozzicarti”.

Così feci. Mi abbassai il più possibile. Il discorso sul canaccio mi mise in una certa apprensione, che
poi svanì. Quello strano tramonto che durava la notte intera, rendeva il paesaggio magico come in un
quadro di Rembrandt. La temperatura era mite, sebbene ogni tanto un venticello freddo si faceva
sentire dietro le spalle. Ripensavo alla missione. Scandurra, evidentemente aveva colto qualcosa che
mi rendeva pensieroso, anche se ad intermittenza.

“Se manovri dentro di te, manovri quello che è fuori di te. La realtà, meglio, la verità per essere
compresa deve essere sperimentata. La parola scritta, la fede senza esperienza, non salva. Il mondo
è in perenne fecondazione. Il mondo è pancia e cervello. Senti le cose che ti circondano dentro il tuo
ventre, se esse invece ti invadono la mente falle scendere in basso”.

Il mondo è pancia. Le parole di Scandurra avevano una forza speciale, anche quando mi ripeteva le
stesse istruzioni, esse possedevano potenza, profondità. Mi risuonavano dentro come nuove. Nel
frattempo, il maestro come se niente fosse si accese una sigaretta delle sue, nazionali senza filtro.
L'odore caratteristico mi rammentò la bottega di frutta e verdura di Viterbo. Raccolse una pianticella
dappresso, se la rimirò e recitò una preghiera, un mantra, una parola di ringraziamento.

“Questa è buona in padella con la frittata. Vediamo se ne troviamo altre”.

Mi misi a cercarle insieme a lui. Non riuscii a trattenere una risata. Stavamo in attesa degli amici per
chissà quale misteriosa e difficile missione su di un pianeta situato in un altro universo, e il maestro ed
io raccoglievamo cicoria. Non c'è che dire, ogni occasione è buona. Per il maestro, se il corpo è lo
specchio del divino, la bocca è il fornetto del mondo, dove ogni elemento della terra viene trasformato.

Incontro con un uomo Straordinario – 35 / tratto dal blog http://ilgrandeignoto.blogspot.com di Angelo Ciccarella 8
Mangiando, o ci innalziamo o cadiamo nella materialità animale. L'alchimista trasmuta ogni cosa in
energia cosmica. Le esperienze scandurriane ci hanno permesso l'allargamento della coscienza, la
consapevolezza che in ogni momento possiamo trasformare la materia e portarla alla sua luce
originaria. Il bene è ciò che estende la coscienza; il male è ciò che la restringe, la nasconde nella
tenebra della negazione. Così ogni cosa che facciamo diventa rito, mito, simbolo, immensità. Ogni
nostro gesto libero dall'io può cambiare il mondo, risanandolo. Ci ha insegnato ad utilizzare l'energia
degli avi, il lumen. Il morbo che l'Ombra sparge per l'universo è l'anti-lumen, ci cristallizza, ci restringe,
imprigionando il vivente nelle celle antibiotiche. Scandurra ci dice anche di non personalizzare il
lumen, che altro non ci chiede se non di essere riconosciuto e quindi innalzato. Meditando – quella
consapevolezza cosmica straniera all'io – risuoniamo con l'Universo. Meditando troviamo le sostanze
trasmutatrici, le spolette interdimensionali. Una nuova visione, ci permette di interagire col tutto.
Meditare per Scandurra, è ritrovare l'originaria coscienza numinosa, senza divisioni, facendo scaturire
dai mondi interiori il suono-parola, il seme del mondo. Dobbiamo però piantarla di parlare con noi
stessi, di lamentarci. Il suono-parola è preghiera. Così, ogni nostra parola diventa chimica del
cervello, consapevolezza della carne, meditazione appunto.
Scandurra rispecchia un modo ideale di relazionarsi al mondo naturale. Non nel senso di quei
movimenti politici come i Verdi, ma in un senso magico. È un artista, ma anche scienziato e mistico
amante della Natura: ama in modo intenso e intimo, gli alberi e i fiori, le colline e i fiumi, i venti e i
suoni della terra, di cui si prende cura, che celebra e cerca di preservare la loro magia. Lui, ultimo dei
maghi atlantidei, reincanta il mondo lavorando all'orticello di casa. Riflettevo su quel tipo tutto ricurvo
che palpava il terreno. Viaggiava per dimensioni e, a quanto diceva la bellona, era un eroe in
quell'angolo di cosmo; sapeva cose, possedeva poteri, come pochi ed era al tempo stesso di una
semplicità unica. Mi tornò in mente la questione del cane bastardo.

“Come facciamo a sentirlo se si avvicina?”


“Se siedi sulla merda, prima o poi puzzerai”, fu la risposta di Scandurra.
“Allora c'è un pericolo effettivo. Ci seguono?”

Scandurra mi fece segno di star zitto. Toccò col palmo della mano sinistra il terreno vicino ad un
arbusto verdeviola. Lo compresse, o almeno così sembrava. Ebbi come un giramento di testa, vidi le
cose intorno a me girarmi velocemente, poi, si distorsero come uno schermo televisivo quando la
valvola disfunziona. Si fece scuro ma non proprio buio. Una nebbia rossa ci avvolse. Le distanze
cambiarono, perché tutto il paesaggio sembrava più piccolo, in scala. Oppure eravamo diventati dei
giganti. Una manciata di secondi, poi tutto ritornò al suo posto.

“Cos'è successo?”
“Ho dischiuso per un attimo il sottomondo”.
“Cioè?”
“C'è un sopra e un sotto in tutte le cose. Una sbirciatina può tornarci utile. Si stirano le lenzuola
quando si piegano”.

Incontro con un uomo Straordinario – 35 / tratto dal blog http://ilgrandeignoto.blogspot.com di Angelo Ciccarella 9
Rinunciai a chiedere ulteriori delucidazioni, perché un rumore, o meglio, un sibilo proveniente dal
sottobosco dietro di noi si avvicinava. Alzammo la testa e vedemmo un'astronave gigante, grigiorossa
di forma piramidale, passarci sopra a non più di … insomma un po' più in alto dei pinnacoli. Si fermò
proprio sulla nostra verticale.

“E adesso?”
“Eccoli, così ci risparmiano la faticaccia di ritornare al castello a piedi”.
“Ma chi sono, i cattivi?”
“Non ci amano, però non possiamo pretendere di essere simpatici a tutti? Che dici?”

Quelli di Darest Sharma ci avevano trovati. Scandurra non sembrava minimamente preoccupato. Non
so se gestisse mirabilmente le emozioni, oppure la questione proprio non gli faceva né caldo né
freddo. Eravamo in missione, me lo ripetevo per mantenere un minimo di concentrazione.

“Non essergli ostile. È gente strana, ma tu lascia irradiarti dal Lumen. Catturalo, concentralo e
amplificalo, distribuiscilo internamente e espandilo all'esterno. Fa' questo, solo questo. Vedi, Angelo, ti
ho portato a zero per ricostruire dalle tue stesse macerie. Solo così si innesta il Bagliore. Non c'hai più
vibrazioni del ricordo, memorie ataviche che possano diventar terreno di influenza per gli ostacolatori.
Qui non si tratta di una guerra muscolare, ma magica, si lotta nel sottomondo. È determinante come
sei messo dentro di te”.

Dall'astropiramide partì e ci venne incontro una navicella per prelevarci, o almeno quella doveva
essere la sua funzione. Mi venne istintivo appoggiarmi alla spalla di Scandurra. Una inquietudine mi
prese forte. Ebbi pure timore per il maestro e fu la prima volta che lo provai.

Incontro con un uomo Straordinario – 35 / tratto dal blog http://ilgrandeignoto.blogspot.com di Angelo Ciccarella 10

Potrebbero piacerti anche