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Udienza 25 giugno 1878, Pres. De Ferrari P. P., Est. Agnelli, P. M. Bormioli (Concl. contr.

)
— Storace, Borzone ed altri creditori della fallita Cassa San Giorgio (Avv. Canevello, Biale-
Colla, Debernardis e Arata) c. Sindaci della fallita Cassa San Giorgio (Avv. Boccardo e Bensa)
Source: Il Foro Italiano, Vol. 3, PARTE PRIMA: GIURISPRUDENZA CIVILE E COMMERCIALE
(1878), pp. 605/606-609/610
Published by: Societa Editrice Il Foro Italiano ARL
Stable URL: https://www.jstor.org/stable/23085867
Accessed: 27-09-2020 19:23 UTC

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605 GIURISPRUDENZA CIVILE E COMMERCIALE C06

guaggio giuridico: spoliatus ante omnia restituendus, l'aspetto di contraddizione o difetto di motivazione,
pure sifatt'azione non può versare sulla indole e natura non sapendosi vedere in che consista la prima, e, quanto
del possesso, perchè con essa si reprime e s'impedisce all' altra, non sussiste menomamente, avendo la sen
l'uso privato de' mezzi della pubblica autorità, poten tenza data ragione del suo decidere, tenendo conto sì
dosi anche agire in linea penale per la repressione del dei fondamenti della domanda, come delle eccezioni,
l'attentato; ma tanto nell'esperimento dell'una, o del in che l'obbligo della motivazione si sostanzia, non es
l'altra vi deve necessariamente concorrere il fatto della sendo il giudice tenuto a rispondere a tutti gli argo
violenza, per non essere permesso ad alcuno di rendersi menti difensivi;
giustizia colle proprie mani ; circostanze non verificate Attesoché non ha miglior fondamento il secondo mo
nel fatto in esame. tivo con cui si dice violato l'articolo 1277, e falsamente
Ma se anche non si fa uso dell'interdetto retinendae applicati gli articoli 955 e seguenti e 1900 Codice ci
possessionis, che tende alla reintegrazione, si può vile, per non essersi la sentenza conformata al giuri
sempre esperimentare l'azione regolare per turbativa, dico concetto della novazione, e per aver disconosciuto
a' sensi dell'articolo 697 Codice civ. E perciò neppure i principi che regolano il benefizio d'inventario e la
quest'altra ragione trova fondamento legale. fideiussione : imperocché la sentenza denunziata, prese
Per tali motivi la Corte di cassazione rigetta, ecc. in esame le convenzioni intercedute tra esso Morozzi
e gli eredi Belli, ne deduceva che le rinnovazioni dell
cambiale di lire 2000, esistente al tempo della morte
del dott. Belli, dovevano costituire, secondo la inten
CORTE DI CASSAZIONE DI FIRENZE.
zione delle parti contraenti, non già una nuova obbli
Udienza 31 maggio 1878, Pres. Bandi, Est. Lozzi, P. M. gazione che si sostituisse all'antica, ma vere e proprie
Trecci — Morozzi (Avv. Taddei) c. Coppino (Avv. dilazioni al pagamento; e siccome anco queste si ot
Zangrandi e Arrighetti). tenevano dagl'intimati come eredi beneficiati del vero
debitore della cambiale, le rispettive condizioni giuri
Confessione — Inscindibilità (Cod. CÌV., art. 1356).
Movazione — It innovamento di (itolo — 9)ilazioiie
diche rimanevano immutate, e però è vano parlare di
incompatibilità della natura del pagherò colla qualità
(Cod. civ., art. 1227).
di eredi beneficiati, dacché sia manifesto che tale ec
S'ideiussione— Erede beneficiato (Cod. CÌV., art. 1900).
cezione si fondi sul supposto che essi sieno obbligati
Non può scindersi la confessione colla quale il de in proprio, supposto sul quale è inutile insistere dal
bitore, riconoscendo di esser tale, dichiara però di momento che fu escluso dalla sentenza con le più
non esservi obbligato in proprio. espresse dichiarazioni di fatto e però con incensurabili
Non si può parlare di novazione quando resulti che criteri ;
col rinnovamento del titolo (nella specie biglietto Attesoché, in ordine alla mala applicazione che di
all'ordine) non si intese porre in essere una nuova cesi fatta al caso circa l'estensione della obbligazione
obbligazione, ma si volle accordare soltanto una assunta dal Coppino come garante di quella di sua
vera e propria dilazione al pagamento. (1) moglie, è ovvio l'osservare che, per l'art. 1900, Codice
Il fideiussore dell'erede beneficiato non può esser civile,
te quando si tratti di fideiussore, e tale fu il Cop
nuto ultra vires haereditatis.
pino ritenuto dalla sentenza, il medesimo, a differenza
La Corte, ecc. — Attesoché col priyno motivodel si debitore
dice solidale, non possa essere obbligato che
violato l'articolo 1356 del Codice civile, ma fuoriper quanto può esser tenuto il debitor principale, e
di pro
posito, perchè la sentenza non disconobbe in alcun cosìmodo
per lui, fideiussore dell'erede beneficiato, non ultra,
che la confessione giudiciale formar debba piena maprova
intra vires haereditatis ;
contro colui che l'ha emessa; ed è veramente strana Per questi motivi, rigetta il ricorso, ecc.
la pretesa del ricorrente che la confessione dei con
venuti, i quali, rispondendo all'interrogatorio loro de
ferito, esclusero la pretesa obbligazione in proprio, in CORTE DI CASSAZIONE DI TORINO.
ordine alla controversia cambiale o pagherò, si dovesse
scindere in due parti, ammettendo quella che riguarda Udienza 25 giugno 1878, Pres. De Ferrari P. P., Est.
l'accettazione, e rigettando l'altra che concerne la loro Agnelli, P.M. Bormioli (Conci, contr.) — Storace,
dichiarazione di avere di fronte ad esso l'obbligazione Borzone ed altri creditori della fallita Cassa San
come eredi, e in dipendenza della eredità Belli: in so Giorgio (Avv. Canevello, Biale-Colla, Deber
stanza con questo mezzo si cerca di revocare in que nardis e Arata) c. Sindaci della fallita Cassa San
stione gli apprezzamenti di fatto della sentenza, insin Giorgio (Avv. Boccardo e Bensa).
dacabili in questa sede; nè giova presentarla sotto Società anonima — Fallimento — Amministratori —
Loro responsabilità civile per atti " contra » eil
(1) Conf. A. Napoli, 22 maggio 1876 (Gazz. proc., XI, 296); Trib. " ultra » lo statuto sociale — Transazione — Sin*
Genova, 13 giugno 1876 (G. comm. Gen., 1876, 50); Trib. Foligno, 19 «lacl (Cod. comm., art. 595),
maggio 1876 (Casaregis, 1876, 354). Contra A. Perugia, 15 ottobre 1876,
Mignini c. Milletti (Legge, 1877, I, 183). Le contestazioni sulle quali i Sindaci d'un fallimento

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607 PARTE PRIMA 608

possono transigere sono quelle soltanto che riguar gli ex-amministratori avessero incontrato verso l'ente
dano le ragioni creditorie del fallito, (i) fallito, ma quelle sole verso i creditori di costui, si è
Non possono pertanto i Sindaci d'una Società anonimache ciò forma appunto la base del suo giudicato. In
caduta in fallimento transigere le azioni di re fatti, ritenendo la Corte che, a senso dell'articolo 595
sponsabilità civile spettanti ai terzi creditori della del Codice di commercio, spetta non ai singoli credi
Società verso gli ex-amministratori di essa, per tori pel danno patito dal fatto colposo di quelli, ma ai
soli sindaci, quali rappresentanti la massa dei credi
atti commessi contra ed ultra lo statuto sociale. (2)
La Corte, ecc. — Attesoché la Corte d'appello di Getori, l'azione per la responsabilità civile contro gli ex
nova, dopo avere premesso nella denunziata sentenza amministratori, e che pur a loro soli spetta il diritto
che i sindaci della fallita Cassa San Giorgio (Societàdi transigere sulla medesima, respinse le opposizioni
anonima di mutuo credito) esposero al Tribunale di degli attuali ricorrenti creditori, e, confermando la sen
commercio aver gli ex-amministratori della Cassa me tenza del Tribunale, autorizzò i sindaci predetti a tran
desima proposto ad essi un progetto di transazione sigere ;
sulla loro responsabilità civile, così si esprime: « La Attesoché cosi giudicando la Corte cadde in errore.
« lettura del progetto di transazione persuade che ... L'articolo 595, Codice commerciale, dispone: « I sin
« con esso gli amministratori e direttori della Cassa « daci possono mediante autorizzazione del giudice de
« San Giorgio si propongono di transigere sulle oblegato, chiamato legalmente il fallito, transigere sovra
«
« tutte le contestazioni che interessano la massa, an
« bligazioni che i medesimi potessero avere incon
« trate verso i creditori della fallita Cassa, sia come « corchè riguardino diritti immobiliari »;
« sottoscrittori e possessori d'azioni non ancora libo— Attesoché, per quanto sieno generali i termini di
« rate, sia nelle loro qualità di amministratori ». La questa disposizione, la Corte prelodata mal ne dedusse
Corte pertanto ha ritenuto come fatto costante, ed in che sia con essa data facoltà ai sindaci di transigere
modo esplicito e categorico, che la transazione non do indistintamente sovra qualsiasi contestazione, sol che
veva cadere sovra obbligazioni che i detti ex-ammi possa interessare la massa dei creditori. Innanzitutto
nistratori potessero avere incontrato per una qualunque vuoisi por mente alla sede in cui si trova detta dispo
causa verso l'ente fallito già da essi amministrato, e versosizione, ed è quella in cui si discorre della riscossione
gli azionisti da cui l'ente medesimo è costituito, ma sol dei crediti del fallito, che i sindaci debbono curare, e
quella disposizione si riferisce appunto alle contesta
tanto sovra quelle verso coloro i quali avevano contrat
tato coll'ente stesso in persona di essi amministratori, e
zioni che in ordine a detti crediti possono insorgere.
derivanti dal fatto loro proprio e personale ad essi soli Giova poi considerare la ragione della disposizione me
desima. La dichiarazione di fallimento toglie bensì al
imputabile. E ciò che la Corte ritenne corrisponde agli
fallito l'esercizio dei suoi diritti investendone i sindaci,
atti della causa, e specialmente a quel progetto di tran
ma non lo spoglia dei diritti medesimi. E siccome la
sazione a cui essa fa appello, e nel quale appunto si
legge: « I sottoscritti..., desiderando di addivenire adfacoltà di transigere non compete se non a chi ha la
piena disponibilità della cosa sua, così non avrebbe
« una transazione sulle obbligazioni che potessero aver
« incontrato verso i creditori della fallita Cassa, siapotuto, senz'una espressa disposizione di legge, eserci
tarsi da chi, come i sindaci, non ne ha che la sem
« nella loro qualità di sottoscrittori e possessori di
« azioni non ancora liberate, sia nella loro qualità di ex plice amministrazione. Ciò posto, siccome all'apertura
« amministratori, presentano le proposte seguenti...»del fallimento molte e gravi possono essere le contro
D'altra parte ciò è spiegato pur dal fatto che la Corte versie che sorgano circa i crediti spettanti all'ente fal
lito, e cotali controversie ponno involgere in lungo e
d'appello ha ammesso, ed è incontestato, che cioè gli
attuali ricorrenti avevano già, nella loro qualità di dispendioso e incerto giudizio, e per altra parte è del
massimo interesse che le controversie sieno il più pron
creditori correntisti della Cassa, promosso contro gli
tamente risolte, onde, determinato il patrimonio attivo
ex-amministratori apposito giudizio civile, per otte
e passivo del fallito, sia resa facile la deliberazione del
nere da loro il risarcimento del danno sofferto per la
loro gestione, che dicevano colposa e violatrice delloconcordato, così il legislatore avvisò opportuno di con
statuto sociale e causa del fallimento della Cassa me cedere ai sindaci la facoltà di transigere, sotto le due
condizioni che la Corte d'appello ha notato ; vale a dire,
desima; donde si rendeva manifesto che con quel pro
getto di transazione gli ex-amministratori miravanoch'essi sieno autorizzati dal giudice delegato, e sia le
a troncar quel giudizio medesimo ; e donde ancora l'op
galmente chiamato il fallito, la- cui sola opposizione
però basta, come espressamente dichiara il detto arti
posizione sollevata dai creditori ricorrenti, per impe
colo 591, a rendere impossibile la transazione mede
dire che la transazione fosse autorizzata. Una prova
sima. Ora quest' ultima condizione dimostra come le
poi ulteriore che la Corte d'appello ha ritenuto che la
contestazioni sulle quali i sindaci ponno, a senso dell'ar
transazione avesse per oggetto non le obbligazioni che
ticolo 595, transigere, sieno sol quelle che riguardano
le ragioni creditorie del fallito, perocché è troppo chiaro
(1-2) La sentenza 5 dicembre 1876 della Corte di appello di Genova,
cassata con la presente decisione, è stata da noi pubblicata nel vo
che soltanto per questo vi è la ragione per la quale
egli debba essere chiamato
lume del 1877, col. 413. Consulta pure la sentenza 9 luglio 1873 della e sentito;
Corte di cassazione di Torino {Legge, 1873, I, 919). Atteso, ciò posto, che le responsabilità civili a cui

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GIURISPRUDENZA CIVILE E COMMERCIALE 610

sono esposti gli amministratoriCORTE d'una DI CASSAZIONE


Società anonimaDI TORINO.
per atti o fatti commessi contra ed ultra lo statuto
"Udienza 27 marzo 1868, Pres. De Ferrari P. P., Est.
sociale e costituenti delitto o quasi delitto, se danno
Rossi-Doria, P. M. Robecchi — Delucchi (Avv. Span
luogo ad una azione a favore dell' ente medesimo e
tigati e Pochintesta) c. Maghella (Avv. Pizzardi).
de' soci pel risarcimento del danno, ne ingenerano pure
una affatto distinta e tutta propria, a favore di quelli Invocazione — Termine (Cod. pi*, civ., art. 497 e 485).
che hanno contrattato coll'ente in persona dei suoi amIl termine per proporre la domanda di rivocazione
ministratori, ed hanno avuto danno dal loro fatto col contro una sentenza proferita in grado di appello
poso; è quello stesso che la legge concede per appellare
Quest'azione è infatti sancita sia dall'art. 139, Cod. dalla sentenza di primo grado. (1)
comm., che dall'art. 1151 del Cod. civile, e l'esercizio
La Corte, ecc. — Sul 1° mezzo: Attesoché il legis
della stessa, come il transigere sul corrispondente di
latore, nel nuovo Codice di procedura civile, se avesse
ritto, non può, a senso del succitato articolo 595, spet
voluto stabilire un termine speciale per proporre la
tare ai sindaci, quali rappresentanti della massa dei
domanda di rivocazione delle sentenze, lo avrebbe
creditori, non essendovi per nulla impegnato il patri
espressamente dichiarato; ma essendosi invece riferito
monio dell'ente fallito, ma sol quello privato e proprio
nell'art. 497 al disposto dell'art. 485, assegnando per
degli amministratori. L'uno e l'altro invece sono perso
proporre la rivocazione il termine stabilito per l'ap
nali a ciascuno dei creditori danneggiati, e l'azione, nel
pello, con tale richiamo evidentemente spiegò che nel
caso attuale, era già stata giudizialmente e legittima
misurare il termine per la rivocazione si avesse ri
mente proposta dai ricorrenti creditori contro gli ex
guardo alla sentenza di primo grado, appunto perchè
amministratori della fallita Cassa S. Giorgio. Ora poiché
nell'art. 485 non si parla che di sentenze di primo grado,
la Corte d'appello ha messo in fatto, come sovra si
contro le quali soltanto è ammissibile l'appello;
notò, che l'oggetto della transazione di cui si questiona
Che interpretando l'art. 497 nel senso che il termine
cadeva non già sulle obbligazioni che gli amministra
a proporre la rivocazione sia quello che competerebbe
tori predetti avessero contratto per una qualunque
per l'appello, ove questo fosse concesso contro la sen
causa verso l'ente fallito, ma su quelle verso i creditori
tenza che si vuole rivocare, ne seguirebbe che nessun
di esso che avevano patito danno pel fatto loro colposo,
termine sarebbe stabilito per le domande di rivoca
ne consegue: 1° che non aveva ragione alcuna la no
zione contro le sentenze delle Corti di appello, o che
mina d'un curatore all'ente fallito, i cui interessi e le
non fosse contro di queste proponibile la rivocazione;
cui ragioni non erano nè potevano essere impugnate
Che, al contrario, è più consentaneo allo spirito della
nella transazione anzidetta, ed in cui mancava perciò
legge ed alla natura del giudizio di rivocazione inter
la possibilità anche solo d'un conflitto tra l'ente stesso
pretare le disposizioni dei due sovracitati articoli se
e i detti amministratori suoi; e la Corte d'appello,
condo il letterale e chiaro senso dei medesimi, non
che colla denunziata sentenza la ritenne legale e in
potendo disconoscersi che il giudizio di rivocazione
dispensabile, malamente e fuor di proposito invocò ed
contenga in sè stesso una restituzione in integrum,
applicò gli articoli 21, 224, 246 del Codice civile, e 136
per cui il legislatore ebbe in mira di rimettere le parti
del Cod. di proc. civ., e quindi sotto tale aspetto ed in
anche riguardo al termine per proporre la domanda,
questa parte è fondato il primo mezzo del ricorso ; 2°
nello stato in cui si trovavano prima di promuovere
che i sindaci della fallita Cassa non avevano facoltà di
l'appellazione, rinnovando, cioè, il termine che già fu
transigere essi sul diritto tutto proprio e personale dei
con questa esaurito, nello stesso modo che, dopo am
ricorrenti creditori alla civile responsabilità degli ex
messa la rivocazione, rimette le stesse parti nello stato
amministratori della stessa, ed in modo da vincolarli
in cui erano prima della pronunciazione della sentenza
e paralizzarne perfino l'azione giudiziale già da essi
rivocata ;
legittimamente promossa, e la Corte d'appello che colla
stessa denunziata sentenza riconobbe in loro tale fa
coltà e gli autorizzò alla transazione, malamente intese
(1) Yeggasi nello stesso senso la sentenza della Cassazione di Na
e falsamente applicò l'art. 595 del Cod. di comm.,poli,
e con26 giugno 1876, in causa Chiaravallotti c. Chiaravallotti, pub
blicata in questa Raccolta (1876, I, 849), e l'altra della Cassazione di
esso violò in danno dei ricorrenti medesimi l'art. 139
Firenze, richiamata ivi in nota.
del Codice stesso, ed il 1151 del Cod. civ.; e per conse Un altro argomento in favore dell'interpretazione data all'art. 497
guenza, sotto questo aspetto ed in tal parte è pur fon del Cod. di proc. civ. da queste decisioni delle nostre supreme magi
dato il mezzo terzo. strature ci sembra si potrebbe trarre dal fatto che nel progetto Pi
sanelli, poi modificato, il termine per proporre la domanda di rivo
E poiché ciò basta all' annullamento della sentenza
cazione era stabilito in giorni sessanta.
anzidetta, così torna superfluo l'esaminare se purCade reg poi in acconcio l'avvertire come sia ammesso dagli autori che,
gono le tante altre violazioni di legge lamentate avendo nei
la legge taciuto circa il termine per proporre istanza di rivo
suddetti e negli altri mezzi del ricorso, e la opportu cazione contro le sentenze dei conciliatori, debba intendersi che questo
nità ed esattezza dei sottili e metafisici argomenti termine sia quello stesso prefisso dall'art. 485 per interporre appello
contro le sentenze dei pretori, non già quello speciale di tre giorni, di
svolti per dimostrarle. cui all'articolo 459 (Borsari, Comm. sull'art. 497; Gargiulo, Comm.,
Per questi motivi, cassa, ecc. 1. ediz., pag. 1232; Cuzzeri, Comm. sull'art. 497, n. 3; Scamuzzi,
Manuale del giudice conciliatore, pag. 278).

Il Foro Italiano, — Yolume 111. - Parte I.

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