Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
R E P U B B L I C A I T A L I A N A
Il Consiglio di Stato
ha pronunciato la presente
SENTENZA
sul ricorso in appello iscritto al numero di registro generale 5775 del 2016,
proposto da
Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in persona del legale rappresentante
pro tempore, rappresentato e difeso dall'Avvocatura generale dello Stato,
domiciliataria ex lege in Roma, via dei Portoghesi, 12.
contro
Strada dei Parchi s.p.a., in persona del legale rappresentante pro tempore,
rappresentata e difesa dagli avvocati Arturo Cancrini, Angelo Clarizia, Sara Di
Cunzolo, con domicilio eletto presso lo studio Arturo Cancrini in Roma, piazza San
Bernardo, 101.
nei confronti
AISCAT, in persona del legale rappresentante pro tempore, rappresentata e difesa
dall'avvocato Federico Tedeschini, con domicilio eletto presso il suo studio in
Roma, largo Messico, 7.
e con l'intervento di
N. 05775/2016 REG.RIC.
ad adiuvandum:
Filt-Cgil Federazione Italiana Lavoratori Trasporti, Fit-Cisl / Federazione Italiana
Trasporti, Uil Trasporti/Unione Italiana dei Lavoratori dei Trasporti, in persona dei
legali rappresentanti pro tempore, rappresentate e difese dagli avvocati Vittoria
Mezzina, Massimo Nappi, Sergio Vacirca, con domicilio eletto presso lo studio
Massimo Nappi in Roma, via Agri, 1.
per la riforma della sentenza del Tribunale amministrativo regionale per il Lazio
(Sezione Terza) n. 04786/2016, resa tra le parti.
FATTO e DIRITTO
1.Con la sentenza indicata in epigrafe, il Tribunale amministrativo regionale per il
Lazio ha accolto parzialmente il ricorso e i motivi aggiunti proposti dalla società
Strada dei Parchi s.p.a., con l’intervento ad adiuvandum dell’Associazione Italiana
Società Concessionarie Autostrade e Trafori (AISCAT), nei confronti del Ministero
delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) per l’annullamento:
- del provvedimento prot. M_INF_SVCA n. 5698 del 2 luglio 2014, ricevuto in pari
data dalla ricorrente, con cui la Struttura di vigilanza sulle concessionarie
autostradali ha disposto che "codeste Società [concessionarie autostradali]
dovranno garantire, in ogni caso e per l'intero arco delle 24 ore, la presenza fisica
N. 05775/2016 REG.RIC.
S.p.A./Toto S.p.a e l’ANAS del 2001, che non contengono alcun preciso riferimento
a tale innovativo sistema di automazione e alla sua progressiva estensione lungo la
rete autostradale gestita dalla società Strada dei Parchi”;
- con la conseguente conferma della “necessità che qualsiasi determinazione da
parte della Struttura di vigilanza fosse preceduta da una congrua attività
istruttoria, condotta in contraddittorio, con la società ricorrente; attività che le
scarne comunicazioni tra la Struttura di vigilanze e la società Strada dei Parchi -
allegate dall’Amministrazione in sede di memoria di costituzione - non sono in
grado di dimostrare […]”.
1.2. Accolti il ricorso e i motivi aggiunti nei limiti di cui sopra, sono stati annullati
i provvedimenti oggetto di impugnazione, con integrale compensazione delle spese
di lite.
2. Per la riforma della sentenza il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha
formulato un motivo di appello.
La società Strada dei Parchi s.p.a. ha resistito al gravame e proposto appello
incidentale con unico motivo articolato in più censure.
2.1. Si è costituita in appello l’AISCAT per resistere all’appello principale e aderire
a quello incidentale.
Hanno inoltre spiegato intervento in appello, adesivo alle ragioni dell’appellante
Ministero, la FILT-CGIL/ Federazione Italiana Lavoratori Trasporti, la FIT-
CISL/Federazione Italiana Trasporti e la UIL Trasporti/Unione Italiana dei
Lavoratori dei Trasporti.
Strada dei Parchi si è opposta all’intervento delle organizzazioni sindacali,
sostenendone l’inammissibilità.
2.2. L’appellante incidentale e gli intervenuti hanno depositato memorie ex art. 73
Cod. proc. amm. e le organizzazioni sindacali anche memoria di replica in vista
dell’udienza del 2 aprile 2020.
Rinviata quest’ultima ai sensi dell’art. 84, comma 1, del d.-l. n. 18 del 2020,
N. 05775/2016 REG.RIC.
convertito dalla legge n. 27 del 2020, e fissata altra data per la trattazione di merito,
all’udienza del 17 settembre 2020 la causa è stata discussa e assegnata a sentenza.
3. In via preliminare va affrontata la questione di ammissibilità dell’intervento
spiegato in appello dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori dei trasporti ai sensi
dell’art. 97 Cod. proc. amm..
3.1. In risposta alla principale obiezione di Strada dei Parchi, va evidenziato che,
accanto all’intervento ad opponendum per la prima volta in appello da parte di chi
ha un interesse autonomo e incompatibile con quello del ricorrente in primo grado
(come, ad esempio, il controinteressato pretermesso), che lo legittimerebbe
all’opposizione di terzo (cfr. Cons. Stato, IV, 3 marzo 2000, n. 1131), la
giurisprudenza ha ritenuto ammissibile per la prima volta in appello anche
l’intervento adesivo non autonomo (cfr., in riferimento all’art. 97 Cod. proc. amm.,
Cons. Stato, V, 20 dicembre 2011, n. 6702 e id., V, 29 ottobre 2012, n. 5504;
nonché già Cons. Stato, Ad. plen., 19 febbraio 1988, n. 2, nel vigore dell’art. 37,
comma 1, del r.d. 17 agosto 1907, n. 642).
L’orientamento va condiviso e ribadito.
La lettera dell’art. 97 Cod. proc. amm. non consente la restrittiva interpretazione
sostenuta da Strada dei Parchi, che ne fa coincidere i presupposti di applicabilità
con quelli dettati, per il rito civile, dall’art. 344 Cod. proc. civ., che ammette
all’intervento in appello soltanto i terzi che potrebbero proporre opposizione di
terzo (cfr. C.G.A.R.S., 13 settembre 2011, n. 552, sull’inapplicabilità al giudizio
amministrativo della regola dell’art. 344 Cod. proc. civ.).
Il generico riferimento a «chi vi ha interesse» di cui all’art. 97 Cod. proc. amm.
consente di raccordare la previsione a quella dell’art. 28, comma 2, Cod. proc.
amm., escludendo soltanto l’ammissibilità dell’intervento dei soggetti interessati
che, essendo legittimati all’impugnazione della sentenza, ne siano decaduti per
decorso dei termini.
Né ci si può avvalere, in senso contrario -come fa Strada dei Parchi- dell’art. 50,
comma 3, Cod. proc. amm., come se fissasse una decadenza per il mancato
N. 05775/2016 REG.RIC.
deposito dell’atto di intervento nei termini ivi indicati, tuttavia riferiti all’udienza
dinanzi al giudice di primo grado. La disposizione, infatti, completa la disciplina
dell’intervento, senza derogare né all’art. 28 né all’art. 97, quanto alle condizioni di
ammissibilità, ma dettando modalità e tempi di proposizione che valgono sia in
primo grado che in appello.
3.1.1. Infine, è manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale
sollevata dalla società appellata, con riferimento all'art. 97 Cod. proc. amm., per
violazione dell'art. 76 Cost. “sotto il profilo dell'eccesso di delega”, per mancato
coordinamento delle norme processuali del giudizio amministrativo “con le norme
del codice di procedura civile in quanto espressione di principi generali”, ai sensi
dell’art. 44, comma 1, della legge n. 69 del 2009.
E’ sufficiente osservare che l’art. 344 Cod. proc. civ. non è espressione di un
principio generale dell’ordinamento processuale, ma piuttosto norma limitativa
della facoltà di intervento nel giudizio di appello così come connotato dinanzi al
giudice civile, laddove, all’opposto, il giudizio amministrativo di appello legittima
una maggiore apertura -nel solco della tradizione normativa e giurisprudenziale cui
si è fatto cenno- anche alla luce della diversità delle posizioni giuridiche soggettive
tutelate dinanzi al giudice amministrativo.
3.2. Ciò chiarito, è tuttavia indiscutibile che le organizzazioni sindacali intervenute
in appello siano non portatrici di una posizione processuale autonoma e che il loro
intervento sia supportato da un interesse di mero fatto.
Al riguardo, va premesso che l’interveniente ad adiuvandum in appello, che assume
la posizione sostanziale di colui che spiega intervento ad opponendum c.d. proprio
in primo grado, a sostegno cioè dell’amministrazione ivi resistente e poi appellante,
può limitarsi a far valere un interesse di mero fatto, come chiarito, sia pure
incidentalmente, dalla decisione dell’Adunanza Plenaria di questo Consiglio di
Stato 28 gennaio 2015, n.1.
3.2.1. Tuttavia si tratta di verificare se l’interesse di fatto che ha indotto le
N. 05775/2016 REG.RIC.
dei Parchi s.p.a., quale società concessionaria della gestione della rete autostradale
costituita dalle Autostrade A24 ed A25 (convenzione che ha sostituito quella
stipulata originariamente, in data 20 dicembre 2001, tra l'ATI costituita da
Autostrade s.p.a. e Toto s.p.a. e l’ANAS e approvata con il decreto interministeriale
24 aprile 2002, n. 387/1/C.D.O.P.); in particolare, richiama l’art. 8, comma 1, lett.
b), della convenzione, che attribuisce all’ANAS quale concedente (nell'ambito dei
compiti di cui all'art. 2, comma 1, lett. d), del d.lgs. 26 febbraio 1994, n. 143 e
s.m.i. e ai sensi dell'art. 2, comma 86, della legge 24 novembre 2006, n. 286, di
conversione del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262) il potere di emanare
«direttive concernenti le modalità operative relative all'erogazione dei servizi da
parte del Concessionario, ai sensi dell'art. 2, comma 86, lettera b) del Decreto
Legge n. 262/06 così come modificato dalla legge 286/06 e della Delibera CIPE n.
39 del 15 giugno 2007 e s.m.i., definendo in particolare i livelli generali di qualità
riferiti al complesso delle prestazioni e i livelli specifici di qualità riferiti alla
singola prestazione da garantire all'utente, sentiti i concessionari e i
rappresentanti degli utenti e dei consumatori». Ancora, fa menzione dell’art. 2,
comma 3, del decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 1 ottobre
2012, n. 341 (con il quale è stata istituita la Struttura di vigilanza sulle
concessionarie autostradali), che dispone espressamente che «La Struttura si
avvale, nell'espletamento delle proprie funzioni, dell'ANAS, delle società miste
regionali Autostrade del Lazio s.p.a., Autostrade del Molise s.p.a., Concessioni
Autostradali Lombarde s.p.a. e Concessioni Autostradali Piemontesi s.p.a.,
relativamente alle infrastrutture autostradali, assentite o da assentire in
concessione, di rilevanza regionale».
Alla stregua del combinato disposto delle disposizioni su indicate, la sentenza
conclude affermando “la possibilità per la Struttura di vigilanza di adottare
determinazioni, o meglio direttive, volte a salvaguardare i livelli generali di qualità
delle prestazioni da garantire all’utente, come quella impugnata nel caso di specie
N. 05775/2016 REG.RIC.
6.1. Premesso che, con l’avversata nota prot. 5698 del 2 luglio 2014, confermata
dalle successive, parimenti impugnate, la Struttura di vigilanza ha disciplinato in
modo unilaterale le modalità di esercizio dell'attività di esazione, disponendo che
“codeste Società dovranno garantire, in ogni caso e per l'intero arco delle 24 ore,
la presenza fisica di personale di esazione in ogni stazione (barriera/casello); tale
presenza, laddove ritenuta non necessaria alla singola porta, dovrà essere
garantita come "presidio fisico" nell'ambito della stazione, in grado di intervenire
in caso di necessità per l'utenza ed in aggiunta al controllo e assistenza da
remoto”, il primo giudice ha osservato che:
“La determinazione non indica le ragioni che hanno indotto la Struttura ad
intervenire in modo così stringente sulla organizzazione del servizio, stabilendo la
presenza fisica di personale di esazione anche nelle barriere ad elevata
automazione gestite dalla ricorrente.
La nota in questione è stata adottata in assenza di una adeguata attività istruttoria
che consentisse di individuare i motivi per cui il responsabile della struttura di
vigilanza aveva ritenuto necessario imporre la presenza di un operatore presso
ogni casello autostradale. Motivazione ancor più necessaria in presenza
dell’attività di sperimentazione, condotta dalla società ricorrente, in ordine alla
progressiva estensione dei controllo a distanza ad altre stazioni di competenza
della deducente.
La Struttura, in altri termini, avrebbe dovuto indicare le specifiche ragioni per cui
la completa automazione delle stazioni di esazione non era in grado di assicurare
gli standard qualitativi necessari al corretto funzionamento della rete autostradale,
tanto da rendere necessaria la presenza continuativa di personale presso ogni
casello autostradale.
Né la medesima Struttura si è occupata di illustrare i motivi per cui ha ritenuto
necessario imporre la presenza di tale personale per tutte le barriere-caselli,
nonostante la differenza di flusso di veicoli (invero spesso assai consistente) che si
registra lungo la rete autostradale e le caratteristiche specifiche di ogni casello in
N. 05775/2016 REG.RIC.
termini di dimensioni e numero di porte. Tanto più che nel tratto autostradale
gestito dalla ricorrente la presenza continuativa di personale è stata imposta anche
riguardo ad alcune stazioni, come quelle di Tornimparte e Manoppello
(configurate come stazioni ad elevata automazione), per le quali la società
ricorrente aveva da tempo avviato un sistema di gestione da remoto di tutte le
porte, e ad altri caselli (Ponte di Nona, Tagliacozzo, L'Aquila est, Assergi tutte
sull’A24; Magliano dei Marsi; Pescina; Cocullo e Torre de' Passeri, queste ultime
tutte sulla A25) in cui era stata avviata la sperimentazione di un programma di
gestione da remoto per le ore notturne.”.
6.2. L’Avvocatura generale dello Stato, in difesa del M.I.T., obietta che:
- alla base di tutti i provvedimenti impugnati vi è “la più volte richiamata
ineludibile esigenza di mantenere i generali livelli di qualità del servizio reso
all’utenza nel rispetto dei principi costituzionali”;
- considerata la “copiosa corrispondenza intercorsa tra la competente Direzione
ministeriale, l’AISCAT e le concessionarie autostradali in merito all’argomento de
quo”, sarebbero chiare le ragioni sottese alle determinazioni assunte;
- le motivazioni in ordine alla “presenza fisica al casello”, in attività non
necessariamente di esazione, andrebbero individuate “nel filone dei diritti
fondamentali sanciti dalla Costituzione” (artt. 16, 13 e 23), nonché nella natura di
servizio pubblico dell’attività di gestione della concessionaria;
- tale attività può connotarsi per impedimenti alla circolazione e profili di rischio
per gli utenti (esemplificati nell’atto di appello), che richiederebbero
necessariamente la presenza fisica del personale (non presso ogni porta/sportello)
ma presso ogni stazione, considerato che agli addetti al servizio sono attribuite (in
forza di istruzioni operative, manuali e prescrizioni per l’esercizio delle autostrade)
attività ulteriori (pure queste esemplificate nell’atto di appello) rispetto a quelle
connesse alla riscossione, volte proprio a rimuovere detti impedimenti e profili di
rischio, integranti situazioni che non sarebbero risolvibili da remoto;
N. 05775/2016 REG.RIC.
Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 17 settembre 2020 con
l'intervento dei magistrati:
Giuseppe Severini, Presidente
Federico Di Matteo, Consigliere
Giovanni Grasso, Consigliere
Giuseppina Luciana Barreca, Consigliere, Estensore
Elena Quadri, Consigliere
L'ESTENSORE IL PRESIDENTE
Giuseppina Luciana Barreca Giuseppe Severini
IL SEGRETARIO