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it.zenit.org/2015/10/31/la-metafisica-aristotelico-tomistica-sesta-parte/
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I trascendentali, come abbiamo visto , sono modi di considerare, cioè di concepire e
dire la realtà: uno (unum), cosa (res), qualcosa (aliquid), “buono” (bonum), “vero”
(verum), “bello” (pulchrum) sono dedotti logicamente dal concetto di “ente” ( ens), e
hanno la stessa estensione di quest’ultimo. Di ogni realtà si può infatti affermare che è
ente, cosa , qualcosa, buono, vero, bello e queste distinzioni sono soltanto concettuali e
non reali.
Scrive:
“Socrate è uomo, cioè un ente sussistente appartenente alla specie umana, una sostanza
(substantia). E’ corporale o esteso, di piccola taglia ma largo di spalle: aspetti
quantitativi (quantum). E’ bianco di pelle, nero di capelli, intelligente, onesto: aspetti
qualitativi (quale). E’ orefice, lavora metalli preziosi: azione (actio). Ma è sensibile al
freddo e ha subito il morso di un serpente: passione (passio). E’ figlio di Zenone e
fratello di Calliade, che sono più grandi di lui: egli ha dunque delle relazioni con altri
(relatio, esse ad). Ha 60 anni ed è vissuto nel IV secolo a. C.: la sua vita è misurata dal
tempo (quando). Si trova a Tebe: occupa un luogo ( ubi). E’ vestito di una tunica e porta
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un’arma: è il suo avere (habitus). Infine è seduto, sdraiato o in piedi (situs)”
I filosofi scolastici definivano la sostanza “ primum ens” e tutte le altre categorie “ens
entis”, ente dell’ente, in quanto tutte ineriscono a lei, cioè si appoggiano a lei, ad-cidunt,
“cadono” su di lei, cioè sono “accidenti”.
Nel mondo esistono propriamente delle sostanze, ad esempio degli alberi, degli uomini
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e non degli accidenti. Non esiste in se stesso il colore verde o l’allegria. Il colore verde e
l’allegria esistono, reciprocamente, soltanto negli alberi e in ogni sostanza colorata di
verde o negli esseri umani.
La sostanza è ciò che sub-stat, sta sotto agli accidenti e li sostiene. La sostanza è sempre
“sostanza individua”, infatti esiste non l’umanità, ma questo o quell’uomo. Esistono gli
individui: Pietro, Paolo ecc.
La sostanza è il fondamento degli accidenti, ma ciò non significa che questi ultimi siano
influenti per la costituzione ontologica degli enti.
Nel caso dell’essere umano, come per ogni ente, le dimensione sostanziale, pur essendo
fondamentale, determina in minima parte la realtà dell’ente.
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E’ interessante notare che bambini cresciuti senza il contatto umano, ma allevati da
animali in seguito al loro smarrimento o abbandono, sono privi degli accidenti che sono
presenti normalmente in tutti bambini. Essi, infatti, non hanno sviluppato le più
elementari operazioni vitali, come, ad esempio, parlare o camminare in posizione
eretta, cioè sono privi di alcuni modi di essere accidentali che sono presenti nella
sostanza umana, la quale permane sostanza umana anche se priva dell’accidente parlare
e camminare.
Altri studi sui cosiddetti “ragazzi selvaggi” sono stati svolti, con intenti analoghi, anche
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in anni recenti e tutti mostrano quanto sia necessaria un’opera di educazione che,
dalla nascita in poi, aiuti l’essere umano a svilupparsi.
Ludovico nel suo saggio, intitolato La scimmia vestita. Bambini lupo, orso, leopardo,
gazzella…47 casi di ragazzi selvaggi, riporta 47 casi di bambini e ragazzi allevati da
lupi, orsi, capre, pecore, maiali, leopardi e gazzelle.
Nel caso dei bambini allevati dai lupi il linguaggio verbale è assente. Infatti “tutti [i
bambini-lupo] condividono una caratteristica comune, che è importante per lo studioso
della lingua più ancora c
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he per lo studioso della mitologia, cioè la mancanza di linguaggio ” .
Inserito in un normale contesto sociale “il fanciullo cammina a quattro zampe; non
parla ed emette solo ringhi. Ha paura degli adulti e scappa, al contrario, ringhia contro i
bambini e cerca di graffiarli. E’ disgustato dai cibi cotti e invece divora con avidità la
carne cruda. Mentre mangia non permette a nessuno di avvicinarsi, ma divide, senza
opporsi, il suo cibo con un cane. In seguito impara a mangiare qualsiasi cosa, sebbene il
cibo preferito rimanga la carne cruda; rosicchia ossi, specialmente se sono crudi, e
mangia terra e sassolini. Non lo si può costringere ad indossare nessun indumento,
neanche nella stagione più fredda. Continua a preferire cani, sciacalli e tutti gli altri
quadrupedi, e non disdegna di dividere il cibo con essi. Non mostra attaccamento per
nessuno e non gioca mai con i bambini. Sembra capire poco di quanto gli si dice e non
curarsi di quanto gli accade intorno. Solo raramente adopera dei segni quando vuole
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qualcosa e soprattutto quando ha fame, allora si indica la bocca […]” .
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E’ un fatto culturale il camminare in posizione eretta, esprimersi con una lingua,
vestirsi, cibarsi di carne cotta, ecc. e tutto l’ambito della cultura delle acquisizioni
culturali e religiose. Ogni uomo, da Adamo fino all’ultimo uomo, rimane
sostanzialmente sempre lo stesso, mentre si diversifica accidentalmente da ogni altro
per la cultura e la religione di appartenenza?
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“La natura dell’accidente – scrive San Tommaso – è inerire” nelle sostanze, e alcuni vi
ineriscono in modo contingente, cioè possono esserci o non esserci, come nel caso del
linguaggio verbale o del camminare in posizione eretta, e altri vi ineriscono in modo
necessario, come nel caso delle facoltà fondamentali dell’anima, cioè l’intelletto e la
volontà.
“Ci sono accidenti contingenti (cioè che possono mancare al soggetto) reali e realmente
distinti dalla sostanza. […] Ci sono accidenti necessari (cioè che non possono mancare
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al soggetto) reali e realmente distinti dalla sostanza” .
(Il prossimo articolo segue sabato 7 novembre. La quinta parte è stata pubblicato
sabato 24 ottobre 2015)
NOTE
[6] R. Lucas Lucas, Antropologia e problemi bioetici, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi)
2001, pp. 92-93.
[7] Il termine sostanza può avere altri significati oltre a quelli qui espressi (cfr. San
Tommaso d’Aquino, Somma Teologica, I, 29, 2 ). E’ all’interno del contesto di un
discorso che si può comprendere il significato con cui viene usato il termine sostanza,
come anche delle parole essenza e essere.
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[9] Cfr. in proposito: E. de Condillac, Essai sur l’origine des connaissances humaines,
Armand Colin, Parigi 1924; J.O. de Lamettrie, L’uomo macchina e altri scritti,
Feltrinelli, Milano 1973; J.J. Rousseau, Discours sur origine et les fondements de
l’inégalité parmi les hommes, March Michel Rey, Amsterdam 1755.
[10] Cfr. A. Ludovico, La scimmia vestita. Bambini lupo, orso, leopardo, gazzella…47
casi di ragazzi selvaggi, Armando, Roma 1979.
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