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La teoria documentaria e la questione della Genesi

Author(s): I. Zolli
Source: La Rassegna Mensile di Israel , giugno-luglio 1935, seconda serie, Vol. 10, No. 2/3
(giugno-luglio 1935), pp. 85-92
Published by: Unione delle Comunitá Ebraiche Italiane

Stable URL: https://www.jstor.org/stable/41276060

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La teoria documentaria

e la questione della Genesi

fenomeno nella Bibbia, e ciofe I'alternarsi di nomi divini subito


FIN fenomeno nelle prime
dal primepagineprincipio nella pagine
della Genesi. del Bibbia,
Nel primo raccontosecoloricorre
della e Genesi. XVIII ciofe I'alternarsi fu Nel messo primo in di rilievo nomi racconto divini un curioso ricorre subito
esclusivamente il nome Elohim (= E.) ; nel secondo racconto 1'autore
si serve con una notevole costanza del nome composto J.-E.
Queste osservazioni fecero sorgere la teoria documentaria, se-
condo cui il Pentateuco sarebbe il resultato della combinazione di
vari documenti, appartenenti ad epoche diverse, pift o meno indi-
pendenti gli uni dagli altri, i quali avrebbero trattato piu o meno
diffusamente la stessa materia. I documenti combinati nel Penta-
teuco sarebbero quattro : il primo viene chiamato jahvista , perchfe
vi ricorre il nome tetragrainmato ; il secondo elohista, perchfe ado
pera il nome E., il terzo deuteronomico, perchfe contiene la legge
che si trova nel Deuteronomio e il quarto sacerdotale, perchfe k in
massima parte d'indole sacerdotale. In base a questa teoria, detta
anche « teoria delle fonti », e che - a parere del Luzzi (1) - corri
sponde alia real piu delle altre ipotesi avanzate, il Pentateuco non
sarebbe I'opera di un unico autore, ma il risultato di un lento pro-
cesso durato parecchi secoli. I ricordi del passato, trasmessi oral-
mente di generazione in generazione, vennero raccolti per la prim
volta nel IX secolo e diedero luogo al sorgere del documento
jahvista, che appartiene al regno di Giuda. Nella composizione si
distinguono per6 anche dei materiali appartenenti ad et& antecedent
e successive. Piii tardi, verso la metci dell'VIII secolo, le tribfi nor

(1 ) La Bibbia tradotta dal testi origlnali e annotata da Giovanni Luzzi, Fi-


renze, Sansoni, 1925, vol I, pag. IX.

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86 LA RASSEQNA MENS1LE DI ISRAEL

diche compilarono un lavoro analogo, creando cosl il docu


elohista. Quando il regno del nord ebbe fine, il documento e
venne incorporato nel jahvista. Nel corso del VII secolo, al
della riforma del re Giosia, venne redatto il documento deu
mico, e quando la legge in esso contenuta venne accettata da
la comunitct, i due documenti che esistevano prima vennero,
turale conseguenza, fusi col terzo. II documento sacerdotale co
elementi di date diverse e presenta tracce chiarissime di rac
di leggi piu antiche, di usi piu volte secolari. La sua composi
avvenne nella seconda met& del V secolo, all'epoca di Esra e N
mia. II popolo accett6 anche questa volta le leggi che esso det
e perci5 venne aggiunto ai materiali gia esistenti. Si ebbe
Pentateuco.
Tale teoria, esposta qui ora pei sommi capi, venne, nel corso
di due secoli, ampiamente elaborata e sviluppata. Ogni versetto della
Tor&, non solo, ma persino ogni emistichio, venne, per cosl dire,
catalogato e incasellato nell'una o nell'altra delle fonti. Ogni passo
del Pentateuco, e specialmente della Genesi, venne interpretato, per
amore o per forza, in obbedienza ai dettami deH'infallibile teoria.
La tesi documentaria era diventata ormai negli ultimi decenni una
tesi aprioristica- I singoli testi dovevano incondizionatamente rien-
trare nella cornice formata dalla teoria stessa.
Recentemente si fe fatta ancora un'altra osservazione, e ciofe che
il testo della Genesi di cui si sono serviti i LXX conteneva dei nomi
diversi da quelli che ci presenta oggi il testo masoretico : gli an-
tichi autori e redattori, dunque, erano stati gia non solo a cono
scenza, ma addirittura alle prese con il problema dei vari nomi,
e avevano cercato, bene o male, di coprire con una vernice sot-
tile I'origine spuria, cio& documentaria, del libro. E allora si fe
aperto un nuovo campo di lavoro: bisognava prima ricostruire cri-
ticamente il testo e poi esaminarlo dal punto di vista della teoria
delle fonti. Da indagine a indagine, si fe pervenuti alia certezza che
il Pentateuco, e assieme con esso anche il libro di Giosufe, quindi
I'Esateuco, appartenesse a un'epoca molto tarda, che la sua reda-
zione fosse avvenuta nel periodo post-profetico. L'indagine storico-
letteraria, compiuta essa pure sotto I'insegna della teoria documen
taria, giunse un po' alia volta alia conclusione che nei racconti
riguardanti i patriarchi fosse inutile cercare degli elementi storici,

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LA TEORIA DOCUMENTARIA E LA QUF.STIONE DELLA QENES1 87

■che essi fossero dei miti, per lo piu di carattere lunare, l'eco Ion
tana di antiche rappresentazioni puramente leggendarie.
In mezzo a tanta rigidezza di concezioni, si incontravano anche
delle opinioni, provenienti da autorevoli studiosi, secondo cui la
storia dei patriarchi doveva venir considerata come una narrazione
unitaria nonostante I'alternarsi dei nomi divini. Tale fenomeno ve-
niva spiegato dicendo essere J. il nome divino dominante presso
le tribii della Palestina meridionale ed E. presso le tribii del nord.
Continuando in questo ordine di idee, altri dissero che la versione
jahvista era sorta nell'ambito di Giuda nel IX sec. av. 1'E. V. e quella
elohista nell'ambito delle dieci tribu verso il principio dell'VIII sec.
Dopo la scomparsa delle Dieci tribii, il superstite regno di Giuda
incorpor6 nei propri ricordi parte di quelii del regno del nord.
Data la desinenza im in E., era facile indovinare clie si sarebbe
giunti a considerare E. come un'espressione dell'antico politeismo
canaaneo : i documenti elohisti nella Genesi sarebbero appunto le
espressioni ultime del politeismo, interpretato perd in un secondo
tempo in ispirito monoteista. J. a sua volta non sarebbe stato che
uno dei tanti elohim, elevato poi, attraverso un periodo di fede
enoteista, al rango di Dio unico.
Dai nomi divini si pass6 all'esame di altri termini, e in parti-
colare di quelli che esprimevano in due modi un medesimo con-
cetto ; e ben presto si vide, con sommo gaudio, che, se vi sono,
per es., due parole per indicare l'ancella, l'una ricorre soitanto nei
documenti elohisti e I'altra soitanto in quelli jahvisti.
Un movimento di riscossa contro la teoria delle fonti si inizi6
quando, attraverso nuovi esami, si riacquist& la fede nei nomi divini
usati nel testo masoretico, ossia quando si comincid a rinunciare
alia pretesa di aver sorpreso gli antichi redattori nell'atto di ma-
neggiare e rimaneggiare segretamente i testi per far scomparire, nei
limiti del possibile, le malefatte degli autori precedenti.
Per6 soitanto la scoperta dei documenti di Tell-el-Amarna: la
quale gett6 vividi sprazzi di luce sull'antica storia siro palestinese,
inferse un grave colpo alia teoria documentaria. L'approfondirsi
degli studi compiuti da assiriologi contribul a illuminare sempre
piti chiaramente PAntico Oriente. Anche i resultati ottenuti dagli
egittologi cominciarono a interessare gli studiosi dell'Antico Testa
mento. I metodi di indagine filologica, come nella semitologia in

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88 LA RASSEONA MENSILE DI ISRAEL

genere, cosl anche nello studio dell'ebraico, andavano


In taluni testi narrativi delta Bibbia, che si considerav
di data recente, si cominciarono a scoprire dei term
nenze di forma antichissima. Un egittologo autorevole
GELBERO assicurd che i nomi di origine egizia che si
Genesi sono riportati esattamente. Ii P. ALEXIS MALL
con grande competenza, in un suo ottimo libro sugli E
che l'ambiente egiziano del tempo si riflette impecca
relativi racconti della Genesi. Un assiriologo del v
DHORME ricostrui in un suo ampio lavoro l'ambiente
I'Antico Oriente mesopotamico e palestinese nel princ
lennio av. I'E. v. e non solo tnise in evidenza I'orig
di parecchi termini che ricorrono nei racconti abram
mostrd anche che la figura del patriarca, quale ci
tata nella Genesi, si inquadra magnificamente ben
della sua epoca. Tale epoca risale circa al 2000 av.
al P. DHORME, anche il P. Deimel - in opposizione
vuol collocare Abramo nel 1500 - adduce delle ragi
vincenti, che ci permettono di riconoscere in Amrap
quattro re che secondo Gen. XIV si trovano in guerr
il celebre Hammurabi, e in Tid'al un noto re degli
lia I. Naturalmente, Abramo non risulta piu un person
ma un uomo in carne ed ossa. Sebbene nato in un
prestava culto a Sin, dio della Luna, e ad altre divinit
non & necessario far assurgere egli stesso, o suo p
rango di dio lunare. Le narrazioni bibliche, pur ess
ispirito profondamente religioso e con criteri teologic
accordarsi col carattere perfettamente umano di Abra
II cambiamento del nome di Giacobbe in Israele e 1'alternarsi
dei due nomi veniva considerato anche, sino dalla fine del sec. XVIII,.
come segno dell'alternarsi delle fonti. II fatto era tanto piu interes-
sante in quanto non si trattava d'un cambiamento sul tipo di Abram
in Abraham o di Saraj in Sarah, bensl di due nomi fondamental
mente diversi. Anche dopo i racconti paralleli in cui si narra come
avvenne il mutamento, il patriarca continua a venir chiamato ora
Giacobbe e ora Israele.
Oggi si tende a spiegare questo fatto in maniera ben differente da
come lo interpretavano i seguaci della teoria documentaria. II CAS-

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LA TE0R1A DOCUMENTARY E LA QUESTIONE DELLA QENESI 89

SUTO arriva, dopo un'accurata analisi dei testi, a formnlare la regola


secondo la quale si alternano i notni Israele e Giacobbe nella Qe
nesi dopo XXXV, 10 : « Dove il nome desigua insieme col patriarca
collettivamente il gruppo familiare di cui egli era il capo e la guida,
il nome b Israele; ove invece esso designa la persona individuale
del patriarca, se di lui si riferiscono sentimenti o atti relativi a una
preferenza o preminenza di Giuseppe o di Beniamino, esso fe pure
Israele, altrimenti fc Giacobbe ».
In genere, per i nomi che ricorrono nella Genesi, il libro stesso
d& delle etimologie popolari, che poi cerca di giustificare a mezzo
di leggende eziologiche. £ c6mpito dei filologi puri di rintracciare
I'origine vera dei nomi, e difatti in questi ultimi anni sono state
avanzate delle ipotesi veramente avvincenti e sono state proposte
delle spiegazioni ricche di contenuto e di verosimiglianza. In quanto
all'uso alternato di Giacobbe e Israele, esso potrebbe essere deter-
minate da un significato diverso che si dava a questi due nomi ::
Giacobbe potrebbe essere il nome piit semplice, piii comune, di cui
I'autore si serviva quando parlava del patriarca e della sua fami-
glia ; Israele il nome piit eletto, piii fulgente, che lo scrittore ado-
perava quando vedeva in lui I'eponimo della nazione.
Su questa via s'incammina - per quanto a noi consta - per
il primo il HEINISCH ; 1'idea fu ripresa e portata a ottimi resultati
dal CASSUTO nel suo recente volume, La questione della Genesi (1).
E. e J. sono due nomi divini diversi. Ma occorre proprio supporre
che si tratti di due documenti giustaposti, che I'autore di un docu
mento non abbia saputo nulla o non abbia voluto accorgersi del
nome divino che ricorre nell'altro, che abbia rigidamente proseguito
nell'uso del nome da lui unicamente conosciuto o da lui scelto, e
che sia ricorso a raffazzonamenti, a sostituzioni ? Si deve proprio
supporre che la redazione degli antichi testi biblici sia stata fatta
da uomini alieni da ogni senso di piet& per gli scritti sacri, da
uomini privi di un sincero amore per la verity, da uomini che ma-
neggiavano e rimaneggiavano questi scritti a mente fredda e con la
sola preoccupazione di cancellare ogni traccia di rimaneggiamento ?
Ecco, se devo dire la verity, fin dai miei giovani anni mi i parso
(1) Umberto Cassuto, La questione della Genesi , Firenze, 1934. (Pubbli-
cazioni della R. Univ. degli Studi di Firenze, Facolt& di Lettere e Filosofia,
III Serie, vol. I).

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"90 LA RASSEQNA MENSILE DI ISRAEL

che fosse necessaria troppa fede cieca per credere n


e nella consistenza della teoria delle fonti ; ho preferit
intatta tutta la mia fede nell'onest&, nella sincerity deg
antichi libri biblici. II variare dei nomi divini si spieg
meno miracoloso, in un modo molto piu semplice :
plurale, b il nome di Dio con una desinenza pluralis
indicare la pienezza del potere, b una specie di plurali
Oggi noi sappiamo, e possiamo dimostrare in un mo
vertibile, che tali forme ricorrono nella letteratura dell'A
E. e J. sono due nomi dello stesso Dio unico (1). E. b
quale l'autore si serve quando parla di Dio nel senso
tale, concepito come la potenza che pervade il cosmo i
il creatore dei cieli, della terra e degli uomini. J. indi
tito in un'ora di maggiore entusiasmo, in un'ora in cui
religioso d k dei palpiti piu forti, quando l'Ebreo sente
vicino alle sorti dell'umanit<t e del popolo d'Israele. A
tati b pervenuto il CASSUTO.
Se nei racconti della Genesi il nome ai neonati viene conferito
ora dal padre e ora dalla madre, non b il caso di precipitarsi sulla
teoria delle fonti per scoprire che in un documento b solo il padre
e in un altro solo la madre che compie tale rito. II CASSUTO, in
due pagine luminose, semplici, chiare, ci dimostra che la cosa b
meno complicata di quel che non si creda. Di regola basta dare a
due vocaboli il loro giusto valore dal punto di vista etimologico
per spiegare la diversity del loro uso : zakhar significa in origine
- secondo me - « immagine maschile » (2) e col tempo « maschio»,
nel senso prettamente sessuale della parola ; ish invece significa
«uomo», sia pure «maschio», ma quando si parla di lui senza
pensare al sesso. 1 passi relativi, esaminati uno per uno con la se-
renity d'intenti e con l'esattezza di metodo cosl caratteristici per il
lavoro del mio dotto amico CASSUTO, confermano tale concezione.
Qualche passo aggiunto dal CASSUTO a quelli da me gi& elen-
cati in due miei studi, appoggiano la mia interpretazione secondo cui

(1) Dell'origine dei nomi divini io parlo nel mio libro < Israeli. Studi storlco-
religiosl », Udine, Istituto delle edizioni accademiche, 1935 XIII. Alcune mie
Idee li esposte coincidono talvolta con quelle del Cassuto.
(2) Di questo argomento mi sono occupato in una nota pubblicata recen-
temente nella Rivista per gU Studi Orientali.

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LA TEORIA DOCUMENTARY E LA QUESTIONE DELLA OENESI 91

il nome divino Shaddaj fe associato sempre all'idea di fertility (1).


Shaddaj b il nome divino di cui l'autore bibiico si serve per indi-
care un dato atteggiamento del Dio unico.
Se quindi si riconosce che Shaddaj ricorre 'k ove si parla di
Dio come di colui che dh o toglie ia discendenza, E. ove si allude
al Dio trascendentale e J. quando si accenna al Dio nazionale e
universale, allora cominciano davvero a mancare alia teoria docu-
mentaria le sue basi. Certamente i libri biblici non sono opere di
getto : non si deve ciofc supporre che l'autore, avendo incominciata
una data opera, I'abbia continuata e terminata senza ricorrere a delle
fonti prime, a delle tradizioni, orali o scritte, piii antiche.
Una leggenda midrashica afferma che in mano degli Ebrei in
Egitto si trovavano megilloth megilloth, ciofc tanti rotoli. Non biso-
gna prendere ci6 alia lettera, ma certo si b che col tempo si an-
davano raccogliendo degli scritti che trattavano della vita degli
Ebrei in una forma storica, storico leggendaria o storico-letteraria,
e che gli autori biblici avevano davanti a s£ tali megilloth e se ne
servivano. Ne facevano un uso quanto mai onesto, anzi, io oso
affermare essere la Bibbia uno dei pi u sinceri, se non il piti sin-
cero libro del mondo, ed in ci5 sta il suo pregio umano e divino.
Se del cambiamento del nome di Giacobbe in Israele abbiamo due
versioni, ci6 6 dovuto al fatto che l'autore non ha voluto trascurare
nessuna delle due. Un simile procedimento da parte degli autori
biblici a noi pare di riscontrare in episodi che ricorrono p. e. nei
racconti sansoniani(2). Ma se l'autore bibiico fonde nella sua opera
le notizie e le traduzioni pervenutegli, ci6 non ha nulla a che fare
con la teoria documentaria.
L'uso di vari nomi divini e la preferenza che si d& in dati testi
a un vocabolo piuttosto che a un altro, non dipendono dalla variety
di documenti, ma dal vario sigtiificato che i nomi divini e i dati
termini avevano in antico, e che, attraverso una giusta interpreta-
zione, devono avere anche per noi.

(1) I lavori sono apparsi nella Rassegna mensile di Israel e nella Rivista
per gll Studl Orientali. Mi e caro ricordare che il grande arabista Meyerhof,
anche a nome di altri valenti semitisti, voile approvare l'idea da me espressa
riguardo l'origine del nome Shaddaj.
(2) Le due versioni furono ricostruite molto ingegnosamente dal LODS.

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9 1 LA RASSEGNA MENSILE DI ISRAEL

Mi piace infine ricordare il recentissimo commento


pubblicato da un grande esegeta ebreo della Germ
JACOB. Anch'egli naviga nelle stesse acque. II suo com
fonte inesauribile di dottrina, di sapere, tutto illumina
da un grande acume.
Tanto il libro del CASSUTO quanto quello del JACO
tano due opere a cui fe riservato un posto notevole nella storia
della critica biblica dei tempi nostri. Non vi fe dubbio che in tema
di considerazioni sulla letteratura antico testamentaria e specialmente
sulla Genesi, le future ricerche non potranno ignorare i resultati
raggiunti da questi due valenti studiosi.
I. ZOLLI.

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