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LA SCOPERTA DELLA NOTIZIA – Michael Schudson

INTRO
La storia sociale della stampa americana abbraccia oltre un secolo: dal 1830 quando
la rivoluzione della penny press pose le basi del giornalismo moderno attraverso la
scoperta delle notizie di cronaca, al 1960, quando il mainstream del giornalismo
americano che si era plasmato sul modello dell’obiettività è stato sottoposto a
critiche radicali.
L’analisi di Schudson inoltre riguarda l’origine dell’ideale professionale dominante e
l’ideale dell’obiettività dell’informazione.

Il giornalismo americano è stato criticato per non essere riuscito ad essere


“obiettivo”, la stampa è stata rimproverata ripetutamente per non aver presentato
“obiettivamente” le notizie; i critici danno per scontato che la stampa debba essere
obiettiva, perché?
Non tutti i giornalisti si sentono in dovere di essere obiettivi nel loro lavoro, ma ora
tale convinzione è generalizzata.
Prima del 1830 l’obiettività non costituiva un problema, ci si aspettava che i giornali
americani presentassero opinioni di parte, non neutrali, e la stessa idea di notizia fu
inventata nell’era jacksoniana.
La notizia, una volta affermata, nei successivi anni si è trasformata in notizia
imparziale (fatti), ciò è collegato alla nascita della prima agenzia di stampa
americana, la “Associated Press” che raccoglieva le informazioni destinate ad una
serie di giornali di appartenenza politica diversa e quindi dovevano rendere la
cronaca obiettiva tanto da essere accettabile per tutti i clienti.
La prassi dell’AP rimase l’ideale del giornalismo in generale… ma questa idea non è
valida considerando il fatto che i giornali si concentrarono su differenti generi di
cronaca, inoltre la cronaca obiettiva non era la prassi dominante quando la AP si
stava sviluppando.

*Il principio dell’obiettività risiede nella credenza che si possano e si debbano


separare i FATTI (in quanto sono affermazioni sul mondo, aperti ad una validazione
indipendente, essi non dipendono dalle influenze dei pensieri degli individui) dai
VALORI (che sono desideri consci o inconsci dell’individuo riguardo il funzionamento
del mondo e al contrario dei fatti, sono soggettivi e non pretendono un
riconoscimento sociale)… la credenza nell’obiettività comporta una credenza nei
FATTI e una diffidenza verso i VALORI con un impegno a tenerli separati.

I giornali si rivolgono direttamente all’opinione popolare e dipendono dalla forza di


mercato.
CAPITOLO 1
– LA RIVOLUZIONE DEL GIORNALISMO AMERICANO
NELL’ETA’ DELL’EGUALITARISMO: LA PENNY PRESS. –
Nel 1830 si verificarono dei cambiamenti reali:
1) nel giornalismo americano: ci fu un raddoppio del numero dei settimanali e
dei quotidiani del paese e della diffusione media dei quotidiani, mentre quella
totale triplicò.
2) ci fu un incremento demografico.

I nuovi giornali erano diversi, riflettevano i cambiamenti politici, sociali e tecnologici.


Avvenne una rivoluzione che doveva portare al trionfo della NOTIZIA sull’editoriale e
dei FATTI sull’opinione, un cambiamento che avvenne dall’espansione della
democrazia e del mercato che avrebbe portato nel corso degli anni alla fedeltà del
giornalismo all’obiettività.

LA RIVOLUZIONE DELLA PENNY PRESS

Il tipico giornale americano era un settimanale.


Esistevano però già parecchi quotidiani nelle città costiere, alcuni commerciali altri
politici.
Inizialmente i giornali erano riservati ai politici e agli uomini d’affari che li leggevano
per tenersi informati sui fatti internazionali, sull’andamento dell’economia e sui
prezzi delle merci.
Il modello del quotidiano era unico: quattro pagine con i testi a seguire in colonna 
1) la prima e l’ultima pagina era dedicata alla pubblicità 2) nella seconda pagina si
poteva trovare un editoriale sulla politica o notizie di vario genere, tutti i giornali
erano espressione del direttore o del suo partito, davano maggior rilievo alla politica
interna.
La stampa commerciale e quella politica erano costose, 6 cent. a copia, con mille o
duemila copie di tiratura: le copie potevano essere acquistate in tipografia ed i
giornali venivano venduti per abbonamento  tutto ciò spiega perché la diffusione
si mantenesse bassa ed il pubblico era circoscritto alle èlites commerciali e
politiche… e di conseguenza si limitavano a trattare di commercio e politica.
I primi giornali erano piccole imprese, c’era un uomo che fungeva da direttore,
reporter, amministratore e tipografo e avevano sede nei grandi centri urbani.
La rivoluzione commerciale della stampa americana si riferisce a quei giornali che
ruppero radicalmente con la tradizione e crearono un modello che successivamente
verrà sempre seguito, ovvero i PENNY PAPERS, giornali venduti quotidianamente per
strada al costo di 1 penny.
Il primo penny paper fu pubblicato il 3 settembre 1833 e fu il Sun di New York: da
questo momento non fu più possibile fare l’abbonamento come in precedenza ma
veniva venduto dagli strilloni nelle strade e nelle piazze, in pochi mesi raggiunse le 5
mila copie e in un paio d’anni le 15 mila, la PENNY PRESS si estese ai grandi centri
urbani e commerciali del paese, al pubblico di massa…
Le fonti di reddito che dipendevano dalle relazioni sociali e dagli orientamenti
politici, furono sostituite da introiti provenienti dalle pubblicità e dalle vendite
secondo principi di mercato.

I CONTENUTI: la penny press fu un fenomeno nuovo anche sotto il profilo dei


contenuti, essa inventò il moderno concetto di “notizia”, pubblicava notizie di
politica estera e interna, nazionale e locale, rifletteva l’intera vita sociale…
presentava gli eventi del mondo, così il prodotto-notizia di un giornale poteva essere
confrontato con quello di un altro per accuratezza, completezza, vivacità e
tempestività… quindi non solo i penny papers fece delle notizie un prodotto
commerciabile ma inventò un genere che diede molta importanza alla vita
quotidiana.
Solo la penny press era una stampa libera in quanto indipendente dalla politica.
Il giornale divenne uno strumento più personale proprio nel momento in cui
cominciò a valorizzare la notizia piuttosto che l’editoriale.
I cambiamenti nel giornalismo americano erano connessi al mutamento sociale,
politico ed economico, definibile come la nascita di una “società democratica di
mercato” ovvero l’espansione di un’economia di mercato e di una democrazia
politica sostenuta da una classe media urbana che andava proclamando
l’eguaglianza nella vita sociale.
“Democratico” nel senso della sostituzione di una cultura politica a carattere alto-
borghese con l’ideale e la realtà istituzionale della democrazia di massa con
un’economia che coinvolse un maggior numero di persone, una vasta gamma di
prodotti e una cultura di mercato, una cultura democratica  si trattava di un
mercato regolato dalla domanda e l’offerta e secondo l’ideologia di mercato, tutti i
soggetti che agivano per la promozione dei propri interessi avrebbero creato un
maggior accumulo di ricchezza per l’intera società, “società” come qualsiasi
organizzazione sociale umana.
I penny papers, quali che fossero le loro preferenze politiche, agirono da portavoce
degli ideali egualitarismi in politica e nella vita economica e sociale… attraverso
l’organizzazione delle vendite, la promozione della pubblicità, l’enfasi sulle notizie, il
tentativo di venire incontro ad un vasto pubblico di lettori, il decrescente interesse
per l’editoriale.
Si erano diffusi nuovi ideali nella cultura aristocratica americana: fede nell’uomo
comune, credenza nell’eguaglianza politica ed economica… i giornali allora persero
la qualifica di mezzo riservato ai ceti abbienti e diventarono una merce accessibile a
tutti.
Con la crescita urbana e l’estensione dei commerci, la società diveniva “palpabile” e
i giornali erano espressione di tale cambiamento.

LE SPIEGAZIONI della rivoluzione del giornalismo possono riassumersi ne:

1) L’IPOTESI TECNOLOGICA: i progressi tecnologici raggiunti nella stampa e nelle


industrie collegate e lo sviluppo del trasporto ferroviario, costituiscono le pre-
condizioni necessarie per la nascita di una stampa a basso prezzo, di massa. Le prese
in legno furono sostituite da quelle metalliche, il funzionamento manuale cominciò a
cedere il passo al vapore e la macchina piana fu sostituita da quella a cilindro, la
velocità e la convenienza crebbero decisamente.
Il più importante sviluppo tecnico fu la produzione della carta attraverso la pasta in
legno piuttosto che ricavarla dagli stracci… questo fatto secondo Mott è la
condizione necessaria per la possibilità di giornali meno costosi. Inoltre venne
sviluppato il telegrafo negli anni ’40.
Il moderno giornale a diffusione di massa non sarebbe concepibile in assenza degli
sviluppi tecnici del primo 800, essi facilitarono la nascita della penny press, ma non
la spiegano, il rinnovamento tecnologico non fu autonomo e richiede a sua volta una
spiegazione.

2) L’IPOTESI DELL’ALFABETIZZAZIONE: l’istruzione e l’alfabetizzazione


svilupparono la richiesta di giornali e poiché i nuovi lettori erano persone
semplici, loro gusti erano concreti, schietti e localistici, quindi il linguaggio si
adattava a questi gusti.
La natura dell’ambiente ha condizionato lo sviluppo dell’alfabetizzazione…
essa fu una condizione necessaria, tuttavia non sufficiente per la crescita della
diffusione dei giornali.

3) L’IPOTESI DELLA STORIA NATURALE: il progresso è visto come il passaggio da


una stampa imbavagliata a una stampa libera e indipendente. Lippmann
affermò che la stampa attraversa naturalmente varie fasi di sviluppo:
- nella prima, la stampa è un monopolio controllato dal governo
- segue poi uno stadio in cui ad esercitare il controllo sono i partiti politici
- successivamente la stampa è controllata sia dal governo che dai partiti
politici conquistando il sostegno di un largo pubblico di lettori (negli USA
questa fase inizia con i penny press.
- Lippman individua una quarta fase definita “professionale” che emerge nel
giornalismo dopo la prima Guerra Mondiale e si svilupperà completamente
quando i giornali si saranno completamente istituzionalizzati e saranno
così impegnati del conseguimento del fatto obiettivo da sentirsi liberi dai
gusti mutevoli e dai pregiudizi del pubblico stesso.

L’ETA’ DELL’EGUALITARISMO e la stampa

Gli anni ’30 sono noti come “ERA JACKSONIANA” o come l’età della “Democrazia
Jacksoniana”.
La dottrina di Jackson viene riassunta come “fede nell’uomo comune,
nell’uguaglianza politica, nell’uguaglianza delle opportunità economiche, avversione
per il monopolio e per i privilegi particolaristici”.
La dottrina di Jackson portò un’ondata democratica sotto forma di diritto di voto per
tutti gli uomini, anticonformismo, stampa a buon mercato, istruzione pubblica,
avanzata di sette religiose più democratiche  la classe media urbana si espanse a
discapito di quella borghesia delle élites mercantili consolidate.
Gli investimenti si spostarono dal settore marittimo a quello manifatturiero e dei
trasporti.
I penny papers contribuirono all’estensione del mercato in 2 modi:
1) Resero le pubblicità disponibili ad un maggior numero di persone allargando
così il mercato potenziale delle merci.
2) Trasformarono il giornale da qualcosa da chiedere in prestito o da leggere al
circolo in un prodotto da acquistare per il consumo familiare.

Negli anni ’20, il sistema partitico dei primi tempi della Repubblica era crollato ma
emerse un secondo sistema partitico americano tra il 1828 e il 1840  il suffragio
venne esteso alla totalità degli uomini bianchi, cambiò l’organizzazione dei partiti,
vennero inventate nuove organizzazioni fondate sul voto popolare e gestite
democraticamente.
Era cambiato il significato della politica, ma anche la natura stessa degli uomini
politici, la nuova politica puntava su chi era adatto e poteva aggregare quanti più
gruppi di interesse privato.
La creazione dei penny papers costituisce la prova di una nuova figura di
imprenditore e del nuovo tipo di impresa.

LA POSIZIONE SOCIALE DELLA PENNY PRESS

Nel 1835 Bennett (la figura più originale del giornalismo americano almeno fino a
Pulitzer) fondò l’Herald di New York, il primo dei giornali a capire che la raccolta
delle notizie era il primo dovere del giornalismo.
Bennett cercò un ampio pubblico per il suo giornale, era più serio e responsabile
della penny press e più vivace ed intraprendente dei giornali di Wall Street.
L’Herald si richiamava ai bisogni pratici e ai gusti raffinati di un segmento benestante
della popolazione cittadina, si rivolgeva alle classi agiate.
L’introduzione dell’articolo finanziario fu l’innovazione di Bennett e la sua
predilezione.
Bennett criticava i penny papers per la mancanza di talento e di qualsiasi conoscenza
del mondo degli affari e della società.
Ci fu una “Guerra Morale” per estromettere l’Herald, una campagna messa in atto
dai giornali da 6 penny, i quali accusarono Bennett di essere blasfemo, ricattatore,
bugiardo e diffamatore, queste accuse costituivano lo scudo di una vecchia élite
contro la classe media in ascesa  in primis non era una competizione commerciale
ma un conflitto sociale.

CAPITOLO 2 – RACCONTARE STORIE : IL GIORNALISMO COME


VOCAZIONE DOPO IL 1880.
Negli anni ’90 i direttori del giornalismo americano erano interessati al fatto che i
loro giornali dessero un’immagine imparziale del mondo.
In questi anni il giornalismo sconfinava spesso nella narrativa, questo non implicava
che i fatti non ci fossero ma che il loro scopo era sia quello di informare sia quello di
divertire.
I cronisti per la prima volta erano attori nel dramma del mondo del giornale  si era
entrati nell’ “ERA DEI REPORTER”, i penny papers furono i primi ad impiegare i
reporters per le notizie locali.
Negli anni ’30, New York era il polo dell’impresa giornalistica e lo fu anche nel
periodo della Guerra Civile… apparivano occasionalmente “hoaxes” ovvero storie di
pura finzione presentate come notizie, come negli anni ’30, per le quali il piacere
consisteva nella loro natura di invenzione letteraria.
Creare la notizia era ancora inusuale ma cominciò ad espandersi l’idea durante la
Guerra Civile, infatti in questo periodo il giornalismo assunse una maggiore
importanza per la gente comune poiché la gente seguiva con ansia le campagne in
cui combattevano mariti, fratelli, figli  la guerra avvicinò il giornale al centro della
coscienza nazionale.
La crescita di prestigio del cronista fu evidenziata da un costante aumento del
reddito negli anni ’80 e ’90, nei decenni che seguirono la Guerra civile,
trasformandolo in un impiego stabile.
Il “vecchio reporter” era uno scribacchino che scriveva solo per la paga, non era
istruito e il giornalismo per lui era solo un lavoro; il “nuovo reporter” invece era più
giovane, più ambizioso, istruito attraverso i college e si dedicava con passione a
questo mestiere.
Con la fondazione del Press Club di New York nel 1873 erano cominciati a nascere
circoli della stampa molto organizzati.
Il giornalismo era sempre più una carriera che si sceglieva  essendo in concorrenza
l’uno con l’altro, i giornali cercavano di soddisfare gli ideali e i gusti del pubblico in
fatto di divertimento, concentrandosi meno sui fatti piuttosto che su uno stile di
scrittura personale e popolare.

SCIENZA E REALISMO LETTERARIO

I cronisti degli anni ’90 si percepivano come scienziati che rivelavano i fatti politici ed
economici della vita industriale, molto più realisticamente di quanto nessuno avesse
mai fatto in precedenza, ciò fa emergere una spinta Progressista ad una riforma
politica sui “fatti”, interessata all’osservazione oggettiva/obiettiva della vita umana
 con OBIETTIVO si intende che l’articolo di giornale o del romanzo dovevano
essere fotograficamente corrispondenti alla vita reale con le virtù e le fragilità
umane.

Mutò l’idea di SCIENZA : inizialmente la scienza era un processo di raccolta dei dati
aperto a tutti e si adattava bene alla società democratica di mercato… alla fine degli
anni ’90 il concetto di scienza mutò nell’opinione collettiva: il modello della scienza
era diventato la teoria evoluzionistica che enfatizzava la rilevazione dei fatti ma
soprattutto la connessione storica di questi fatti, inoltre considerava gli individui
come oggetti di cui raccogliere e studiare i fatti e di conseguenza la società si
esteriorizzava e oggettivava nel mondo, gli individui resero così sé stessi oggetto di
analisi  questo cambiamento al concetto di scienza contribuì alla nascita del
REALISMO… e, ci fu un’enfasi crescente sui fatti.

GLI IDEALI OCCUPAZIONALI DEI GIORNALISTI

I cronisti dovevano riportare i fatti così come erano accaduti, la notizia e l’opinione
dovevano essere tenute separate, poiché la notizia ha a che vedere con i fatti
mentre l’opinione con le interpretazioni teoriche… la separazione tra i fatti e
l’opinione è più un principio di tutela che un ideale assoluto nel giornalismo.
I capocronisti dovevano da un lato addestrare i cronisti a procurarsi le notizie e
saperle riportare con esattezza, dall’altro dovevano soddisfare il direttore
salvaguardando il giornale da errori o da eccessi che potevano provocare denunce,
diffamazioni o critiche pubbliche nei confronti del giornale.
I giornalisti dell’era Progressista ritenevano che i fatti fornissero la loro direzione
morale e sostenevano che i loro ideali morali nascessero naturalmente dalla loro
associazione con il mondo reale.

CAPITOLO 3 – STORIE E INFORMAZIONE: DUE TENDENZE NEL


GIORNALISMO DEGLI ANNI ’90 –
A New York molti giornali erano discendenti della penny press: il Sun, l’Herald, il
Tribune e il Times.
I due giornali più importanti erano:
1) il World, nato nel 1859 e rinnovato da Pulitzer nel 1883.
2) il Journal, fondato del 1882 dal fratello di Pulitzer ma entrato nella storia nel
’95 quando lo comprò Hearst.
Questi due giornali si differenziavano dagli altri e rappresentavano il “nuovo
giornalismo”, erano divertenti a differenza della vecchia penny press e il Times che
seguirono la via della fattualità: avevano il ruolo di raccontare storie con il valore
della verità, secondo Mead quelle notizie enfatizzavano solo il valore di consumo
invece dovrebbero fornire ai lettori esperienze estetiche che li aiutino ad
interpretare il mondo e metterlo in relazione con la nazione, la città e le classi
sociali.
Benjamin sosteneva che l’informazione è una nuova forma di comunicazione per un
prodotto del capitalismo maturo la cui caratteristica è l’immediata verificabilità, è
comprensibile ed è incompatibile co “narrare storie” (come nel caso del Times).
L’ideale dell’informazione nel giornalismo è associato all’idea di imparzialità,
obiettività  si tende a considerare i giornali che puntano sull’informazione più
attendibili rispetto a quelli ce costruiscono storie.

IL GIORNALISMO COME INTRATTENIMENTO: Joseph PULITZER e il WORLD di New


York

Il giornalista Pulitzer nel 1883 acquistò il World di New York e lo portò da 15mila
copie a 250mila copie di tiratura alla fine del 1886.
Lo pubblicò al prezzo di 1 penny e contribuì a razionalizzare la gestione degli affari
del giornale e le relazioni tra i giornali e gli inserzionisti.
Si trattò di un’innovazione: fino agli anni ’80, i giornali erano ostili agli inserzionisti
ma successivamente con la crescita di grandi magazzini e lo sviluppo di marchi di
fabbrica delle grandi aziende industriali nazionali, lo spazio pubblicitario si
intensificò.
Nacque la prima agenzia di stampa moderna nel 1875 che inaugurò il sistema del
“contratto aperto”, in base al quale l’agente diveniva il rappresentante pubblicitario
dell’inserzionista e gli offriva consulenza su come e dove fare pubblicità in cambio di
una provvigione fissa.
Il nuovo rapporto tra giornali e inserzionisti fu contrassegnato nel 1887 dalla
fondazione “American Newspaper” il cui principale intento fu regolare i rapporti tra
giornali e agenzie pubblicitarie.
La razionalizzazione della pubblicità del World introdotta da Pulitzer, aiutò il giornale
ad adattarsi ai cambiamenti generali nell’organizzazione sociale degli affari, ma
l’innovazione che contribuì maggiormente all’incremento delle tirature fu IL
SENSAZIONALISMO, ovvero “il farsi pubblicità”, come diceva Bennett, negli anni ’40,
tutto, inclusa la pubblicità faceva notizia, i giornali sensazionalistici degli anni
’80-’90, scoprirono che tutto poteva costituire una forma di pubblicità per i giornali.
L’auto-pubblicità, è qualsiasi aspetto dell’impaginazione e della politica del giornale,
al di là della raccolta delle notizie, destinato ad attirare i lettori… uno dei più
importanti sviluppi dell’auto-pubblicità fu l’uso delle illustrazioni e delle vignette.
Il WORLD utilizzava moltissime vignette, disegni, titoli cubitali e l’enfasi sulle parole,
il contenuto e la struttura delle frasi erano semplici, rivolti ad un pubblico anche di
immigrati, inesperti nella lettura inglese.
Pulitzer ha creato il primo giornale moderno a diffusione di massa.
Egli utilizzò l’edizione della domenica del World come un laboratorio per
sperimentare le idee che potessero applicarsi durante la settimana, ad es. aprirono
la strada alle pagine speciali dedicate al pubblico femminile, Pulitzer non poteva
ignorare il femminismo ma neanche approvarlo, infatti si limitò a riservare più spazio
ai problemi femminili ma solo relativi alla vita domestica, alla moda e all’etichetta…
emerge che ciò che aveva importanza in primo luogo non erano le donne ma il
consumo, l’aspetto della vita economica la cui responsabilità era attribuita alle
donne piuttosto che agli uomini.
I giornali come il World risposero con una diffusione dell’intrattenimento e quindi
con l’espansione del “use-paper”, il quotidiano di suggerimenti per la sopravvivenza
urbana.

Il processo di industrializzazione, con i mutamenti, fece della vita degli individui una
merce: la presenza degli ominibus e dei tram permise agli individui di leggere su
questi mezzi di trasporto  il World di conseguenza fece un’impaginazione e uno
stile sensazionalistico che rispondeva ai bisogni di questi lettori  ridusse la
grandezza delle pagine, aumentò quella dei titoli, utilizzò molte illustrazioni e
sviluppò un sommario dove venivano sintetizzate le informazioni più importanti di
un articolo  il tempo per la lettura era sempre meno e quindi i giornali non solo
registravano il cambiamento sociale ma ne facevano parte.
Il giornalismo di massa di Pulitzer estese la rivoluzione della penny press con la sua
attenzione alla vita quotidiana, ma negli anni ’80 era diversa dagli anni ’30, era la
vita di gente nuova che si interessava alla politica, alla letteratura, alle città,
all’America, alla mobilità sociale e geografica

IL GIONALISMO COME INFORMAZIONE: L’ASCESA DEL TIMES DI NEW YORK

Il World ha dato avvio al moderno giornalismo a diffusione di massa ma dopo il 1896


il Times di New York ne stabilì i canoni.
Il Times era riuscito a presentare un quadro reale della vita di NY e del mondo in
generale.
Si affermò come “la Bibbia degli affari” in quanto Ochs inaugurò la pubblicazione
quotidiana di un elenco di compratori esterni della city, riportò le reali transizioni
dei beni, estese la cronaca finanziaria e diede avvio alla rassegna settimanale delle
notizie finanziarie.
Rispetto al World aveva appunto le notizie finanziarie ma anche più inserzioni
finanziarie… a leggerlo erano soprattutto i ricchi in quanto conveniva ai loro affari,
l’atteggiamento politico era conservatore a differenza del World che era più
democratico.
Il Times non si mise a competere con il World e con il Journal ma li utilizzava col fine
di valorizzarsi per contrasto.
Il Times si unì al Sun, al Press e altri giornali in una nuova “Guerra Morale” nel
giornalismo… la riduzione del prezzo (1 penny), messa in atto da Ochs, lo resero
disponibile a un maggior numero di lettori.
Secondo Ochs, molti compravano il World e il Journal perché erano a buon mercato,
non perché fossero onorevoli.
Il Times attingeva lettori tra ricchi e tra coloro che aspiravano ad acquisire ricchezza
e status, poiché era socialmente approvato, il giornalismo d’informazione era
sostenuto da élites economiche e sociali, non tanto per il suo stile semplice e
lineare.
Il Times scriveva per individui razionali la cui vita procedeva ordinatamente,
presentava i suoi articoli come uno strumento di conoscenza… era il giornalismo di
alto livello in quanto si adattava all’esperienza di vita di coloro che per la posizione
sociale che occupavano, padroneggiavano la propria esistenza, erano lettori
indipendenti e partecipi (le classi ricche attirate dal conservatorismo).
Il World era diverso: nel tono e nell’immaginazione creava la sensazione che tutto
fosse nuovo, inusuale e imprevedibile… questo rifletteva l’esperienza di vita della
classe lavoratrice e della classe media dopo l’alfabetizzazione e l’urbanizzazione, in
cui la vita era diventata uno spettacolo… i lettori del World erano dipendenti e non
partecipi.
Ad ogni modo i giornali fino al 1920 erano criticati per la loro scarsa aderenza ai fatti,
nonostante il Times si vantasse di pubblicare tutte le notizie intendendo con ciò di
fare informazione, ma non si trattava di obiettività.
Nel ventesimo secolo, scetticismo e sospetto divennero parte dell’educazione
generale (grazie a pensatori come Nietzsche) e ciò ebbe un’influenza sul giornalismo
degli anni ’20-’30… infatti diede origine all’ideale dell’obiettività.

CAPITOLO 4 – L’OBIETTIVO DIVENTA IDEOLOGIA: IL


GIORNALISMO DOPO LA PRIMA GUERRA MONDIALE –
Agli inizi del ventesimo secolo si era diffuso un pessimismo circa la democrazia
politica e si rafforzò negli anni ’30 con il rafforzamento delle dittature in Germania e
Italia e con l’evidente impotenza a fronteggiare la depressione del governo
americano nei primi anni ’30.
In questi anni ci fu un forte pessimismo per le istituzioni della democrazia e per il
capitalismo ed aveva le sue radici nei dubbi riguardo il pubblico, la natura umana e i
valori tradizionali… inizialmente per OPINIONE PUBBLICA si intendeva l’opinione su
ogni soggetto condivisa dalle persone meglio informate, che si diffonde e viene
accettata da tutta la società… successivamente, agli inizi del ventesimo secolo,
l’opinione pubblica venne considerata come la voce di una massa di gente (la classe
media) sprovvista di istruzione e razionalità, il PUBBLICO infatti era la classe media
urbana (ma anche immigrati, ebrei) a cui piaceva i titoli a tutta pagina, le grandi
illustrazioni, la scrittura rapida e piccante… l’opinione pubblica ora era irrazionale,
da studiare, manipolare e controllare.
Le persone entravano sempre più nel mercato come piccoli capitalisti indipendenti e
la gente era più coinvolta nella partecipazione politica attraverso le elezioni e il
mercato, come la democrazia, era in espansione.
La prima Guerra Mondiale stimolò i piccoli investimenti, oltre ad un crescente
pubblico di investitori c’era anche un vasto pubblico di consumatori  le grandi
aziende nazionali alla fine del diciannovesimo secolo si rivolgevano direttamente ai
consumatori attraverso la pubblicità sui giornali  IL CONSUMO era diventato un
dovere e l’America stava diventando una SOCIETA’ DEI CONSUMI.
Le relazioni pubbliche si svilupparono in questi anni come professione che
contribuiva a modellare il pubblico irrazionale, spettatore passivo, consumatore e
non produttore  ciò influenzò l’ideologia del giornalismo americano.

Lee, considerato il primo agente di relazioni pubbliche, sosteneva che la propaganda


(definita come lo sforzo di propagare idee) era accettabile nella misura in cui il
pubblico ne conosceva i responsabili  egli sosteneva che il tentativo di stabilire un
fatto assoluto significava raggiungere ciò che è umanamente impossibile, affermava
infatti che il massimo che egli potesse fare era dare la sua interpretazione dei fatti.
Bernays, adottò una posizione analoga a quella di Lee, negava che ci fosse qualcosa
di sbagliato nella propaganda.
Il consulente di relazioni pubbliche non era un mero fornitore di notizie ma il
creatore ed era proprio questo che i giornalisti temevano.
Il giornalismo reagì con disagio nei confronti delle pubbliche relazioni… i fatti non
esistevano più, tutto era interpretazione.
I due fattori che resero i giornalisti sospettosi verso i fatti furono:
1) le pubbliche relazioni (perché i giornalisti americani erano vittime della censura
militare).
2) la propaganda di guerra (poiché servivano essi stessi come agenti della
propaganda americana). Niente poteva essere più persuasivo dell’esperienza di
guerra nel convincere gli americani che i fatti non erano degni di fede.

La stampa reagì in vario modo alla soggettivazione dei fatti:


- riconoscere la soggettività nella cronaca (infatti apparivano sempre più
articoli firmati)
- la specializzazione (verso la fine degli anni Venti emergono giornalisti
specializzati in scienza, agricoltura, mondo del lavoro, ecc…

Un cambiamento importante fu lo sviluppo dell’INTERPRETATIVE REPORTING che


secondo MC DOUGALL costituiva il mutamento di maggior rilievo nel giornalismo
americano, ma non era incompatibile con gli scopi di ciò che veniva definito
“obiettività”: in futuro i giornalisti di maggior successo saranno quelli dotati di più
ampio background formativo, conoscenza specialistica di uno o più campi, capacità
di evitare l’eccessiva emotività e di rimanere obiettivi, stile descrittivo, potere di
osservazione e capacità di comprendere il significato degli eventi immediati in
rapporto al più ampio contesto sociale economico e politico.
La sfida dell’interpretative reporting al giornalismo convenzionale deve essere
spiegato anche in relazione al modo in cui i giornalisti arrivarono a credere che il
mondo fosse complicato: prima era possibile per gli americani considerare i propri
affari distinti dalla politica europea e mondiale ora osservando la società da un
punto di vista funzionalistico essa e la nazione venivano considerate come un
sistema di parti correlate 

La Guerra Mondiale, il New Deal e la depressione resero gli affari politici, economici
e sociali talmente complicati da obbligare il giornalismo a enfatizzare il “significato”
delle notizie e il contesto degli eventi, infatti con l’integrazione degli Stati Uniti nel
sistema mondiale e l’attrazione dell’attenzione nazionale sui politici di Washington
attraverso la depressione, il mondo apparve complesso e questa percezione è data
anche dalla consapevolezza che la complessità è più che una mera accumulazione
dei fatti.
Fino agli anni ’20 del ‘900, il concetto di OBIETTIVITA’ non era ricorrente nel
giornalismo, infatti i giornali erano criticati per la loro scarsa aderenza ai FATTI; il
Times di New York sosteneva di pubblicare tutte le notizie, intendendo con ciò di
fare informazione ma non si trattava di obiettività in quanto l’impegno per
l’informazione non comportava particolari preoccupazioni circa la soggettività o la
prospettiva personale.

Fu solo dopo la prima Guerra Mondiale, quando il valore della società democratica
di mercato fu messo radicalmente in questione che i leader del giornalismo e di
altri campi come le scienze sociali ebbero piena esperienza del dubbio e dello
scetticismo incoraggiati dalla democrazia di mercato che sorse l’ideale
dell’obiettività  sorse come reazione contro lo scetticismo e come affermazione
di un metodo adeguato per un mondo che vedeva gli stessi fatti con diffidenza.

I giornalisti avevano ancora bisogno di credere nel valore del proprio lavoro di
raccolta e interpretazione dei fatti, avevano bisogno di un quadro di riferimento
entro cui potessero prendere sul serio il proprio lavoro e persuadere i lettori e i
critici a fare altrettanto : a questo provvide la nozione di obiettività.
La prova più importante dell’adattamento del giornalismo al senso di OBIETTIVITA’
dei fatti fu la comparsa del SYNDICATED CONUMIST POLITICO :
 da qui venne coniata la nozione di “obiettività” cosi come venne elaborata negli
anni ’20-’30 di cui Walter Lippman fu il più energico portavoce
 egli credeva che il rimedio per i mali del giornalismo era l’introduzione del
METODO SCIENTIFICO che avrebbe reso la stampa più professionale e libera.
E’ il rifiuto di considerare i propri gusti e desideri come la base della comprensione
del mondo, distacco, disinteresse.
Egli suggeriva una legislazione che rendesse illegale la falsa documentazione, la
professionalizzazione del giornalismo, la creazione di un’agenzia di stampa
internazionale che fosse al di sopra delle parti  voleva promuovere la dignità della
professione e dare ai giornalisti una formazione con l’ideale della testimonianza
obiettiva.

Ma i giornalisti aderivano allo stesso ideale di obiettività di Lippman? No, è


probabile che il loro concetto di obiettività fosse la semplice applicazione di una
nuova etichetta all’empirismo che i reporters della fine dell’800 definivano realismo.
L’obiettività divenne un’ideale quando l’impossibilità di superare la soggettività nella
presentazione delle notizie fu generalmente accettata e perché la soggettività finì
per essere considerata inevitabile.
CAPITOLO 5 – OBIETTIVITA’, NEWS MANAGEMENT E CULTURA
CRITICA –
L’OBIETTIVITA’: è l’ideale secondo cui le affermazioni sul mondo sono fondate su
una radicale separazione tra fatti e valori.
Non è una convinzione dei giornalisti, è una pratica piuttosto che una credenza, è
un rituale strategico che i giornalisti usano per difendersi dagli errori e dalla critica,
l’obiettività è una serie di convinzioni concrete che persistono perché riducono i
margini di responsabilità dei reporters; i giornalisti avevano due concezioni del
loro ruolo: da un lato osservatori neutrali e dall’altro partecipi.

Per molti decenni, vari giornalisti tra cui Pulitzer, avevano cercato i mezzi
istituzionalizzati per rendere più rispettabile la loro professione, sostenevano che il
giornalismo non doveva essere liberato dai capitalisti ma da sé stesso, sottolineando
l’esigenza di una reale professionalità dovuta dalla consapevolezza della soggettività
dell’informazione.

A metà degli anni ’30 il termine OBIETTIVITA’ (sconosciuto nel giornalismo fino alla
prima Guerra Mondiale) sembra essere entrato nel linguaggio comune  divenne
poi un ideale quando fu accettata l’impossibilità di superare la soggettività delle
notizie e poiché la soggettività finì per essere considerata inevitabile.
Nel giornalismo americano la credenza nell’obiettività è meno centrale del terreno
in cui affonda le sue radici, quel terreno su cui stanno sia i fautori che gli oppositori
dell’obiettività è il relativismo, una credenza nell’arbitrarietà dei valori, una
percezione della modernità.
I giornalisti cominciarono a credere nell’obiettività perché erano spinti
dall’aspirazione umana a fuggire dalla loro sensazione di incertezza.
In questi anni coloro che criticavano l’obiettività sostenevano L’INTERPRETATIVE
REPORTING come mezzo per mantenere lo status professionale in un mondo che
aveva superato l’approccio della “semplice raccolta dei fatti”…

Ma alla fine degli anni ’60 si configurava un conflitto generazionale tra i veterani che
difendevano l’obiettività e i giovani cronisti che la screditavano e volevano
esprimere passione e stile personale attraverso la stampa, premevano per un
giornalismo più attivo e partecipante, che diffidasse dei resoconti ufficiali… ma le
ribellioni alle convenzioni della notizia “nuda e cruda” emerse più come sfida politica
che come stadio adolescenziale nel passaggio al professionismo.
L’obiettività secondo il nuovo pensiero non costituiva un ideale ma una
mistificazione, la deformazione nel giornalismo non consisteva nei pregiudizi ma
nella struttura sociale della raccolta delle notizie, che rafforzava le opinioni ufficiali
sulla realtà.
*** Due condizioni hanno reso possibile e popolare la nuova critica del giornalismo:
1) il news management governativo dell’informazione ed una crescente
consapevolezza di questo fatto
2) l’emergenza degli anni ’60 di una cultura critica la quale negava al governo
una parte del consenso che esso si aspettava e forniva la audience per un
giornalismo più scettico.

COSA SI INTENDE PER NEWS MANAGEMENT ?

La conferenza di Pace di Parigi nel 1919 simboleggiò la moderna relazione tra


governo e stampa: era tipico del pensiero liberale di quegli anni concepire la stampa
come incarnazione del governo democratico, inoltre il governo fece della pubblicità
un problema politico.

Douglass Carter criticava gli schemi cristallizzati della stampa, uno tra questi era la
distinzione tra cronaca pura e semplice (in cui il reporter accetta passivamente la
versione pubblica) e cronaca interpretativa (in cui il giornalista interpretativo va in
cerca del background di una storia, cerca le motivazioni dell’agire…)  la semplice
notizia era il lavoro delle agenzie e della maggior parte dei giornalisti, invece la
cronaca interpretativa di una minoranza.
Inoltre, si aggiunse un altro termine al lessico giornalistico: “pseudo-eventi” per
designare gli avvenimenti che vengono programmati allo scopo immediato di essere
riportati o riprodotti come un intervento piuttosto che come un incidente realmente
accaduto; poteva avere intenti persuasori ma la sua logica era diversa dalla
propaganda perché essa sostituisce le opinioni ai fatti, formula giudizi, mentre i
pseudo eventi sono fatti sintetici che stimolano la gente in modo indiretto.

Il NEWS MANAGEMENT ha costituito negli ultimi 60 anni una funzione governativa


organizzata, nelle relazioni tra governo e stampa, il governo controllava
l’informazione con le sue attività pubblicitarie, non tanto censurando le notizie ma
sommergendo la stampa di informazioni… ed era proprio alla gestione governativa
dell’informazione che la stampa si opponeva, non tanto al news management che
era il lavoro quotidiano della stampa.
La stampa era dominata dalle pubbliche relazioni del governo  nel 1955 James
Reston coniò il termine “news management” indicando la manipolazione della
stampa da parte del governo di Eisenhower  ci furono varie conseguenze:
- negli anni ’60 alcuni giornalisti furono scossi dalle menzogne del governo
come Sylvester che sosteneva che nel tipo di mondo in cui viviamo le
notizie scaturiscono dalle azioni del governo diventando un’arma in una
situazione tesa e definì il ruolo della stampa: “quarta branca del governo”.
- la stampa in questo modo cooperava nell’occultamento della verità per
servire l’interesse nazionale.
- I cronisti stessi da tempo erano abituati a pubblicare molto meno di
quanto sapessero sulla politica e sulla vita pubblica.

COSA SI INTENDE PER “CRITICAL CULTURE”?

Il termine “adversary culture” fu usato da Lionel Trilling nel 1965 per descrivere
l’”intenzione sovversiva” che distingue la scrittura moderna  egli sosteneva che
dalla fine del diciottesimo secolo la letteratura occidentale aveva perseguito il
proposito di distogliere i lettori dai modi di pensare e di sentire imposti dalla società
 questo porta a dare per scontata l’esistenza di una cultura critica basata sulla
percezione individuale della cultura.

Dalla fine del diciottesimo secolo fino agli anni ’30, l’idea della cultura critica era
data per scontata; il trauma nazionale provocato dagli attentati a Kennedy, M.L. King
e Robert Kennedy, fece apparire la critica possibile e vitale.
La sfiducia nel governo si estese drasticamente e velocemente ad altri gruppi oltre ai
giovani e agli intellettuali.

L’affievolirsi della guerra fredda permise alla critica di emergere e guadagnarsi un


pubblico e il tempo di creare le proprie istituzioni, infatti ci fu un declino
nell’identificazione con i partiti politici.

Negli anni ’60 la cultura critica trovava più leader e seguaci ai livelli alti
dell’istruzione e c’era la tendenza verso la sofisticatezza politica e una critica attenta
al governo da parte della società.
 Tutte queste condizioni hanno reso possibile:
1) la nuova critica del giornalismo e i mutamenti nei contenuti del giornale, ci fu
un effetto diretto, in quanto anche i giornalisti erano cittadini esposti alle
correnti culturali di chiunque altro, i giornalisti giovani erano quelli più
influenzati  la ribellione dei giovani giornalisti negli anni ’60 non era quindi
una ripetizione del perenne conflitto generazionale all’interno del giornalismo
ma la manifestazione di un movimento sociale e culturale, i quali a loro volta
influenzavano i giornalisti più vecchi e i più potenti.
I giornalisti non “imposero” una cultura critica nella loro cronaca politica ma
reagirono ad una posizione critica che trovarono nelle fonti.
2) in secondo luogo l’esigenza di una cultura critica, la quale negava al governo
una parte del consenso che esso aspettava e forniva la audience per un
giornalismo più scettico  alla fine degli anni ’60, la collisione tra controllo
dell’informazione e contestazione riguardo la guerra del Vietnam mutò il
giornalismo in modo duraturo.

Ci fu così un giornalismo critico ed una cultura critica che emergeva all’interno del
governo stesso.
I direttori e gli editori degli anni ’60 avevano le proprie ragioni per essere sensibili
alle speranze dei giovani colleghi in un giornalismo più interpretativo e d’inchiesta:
i giornali sentivano la concorrenza della televisione, il telegiornale cominciava a
diventare una tra le principali fonti di informazione grazie alla trattazione vivida e
immediata delle notizie rispetto a quella dei giornali, alla fine degli anni ’60 la TV
stessa si allontanò dalla notizia pura e semplice, andando oltre le convenzioni
dell’obiettività  emerge dunque che la competizione con la TV ha distorto i giornali
dall’informazione obiettiva ed ha reagito ad una cultura in trasformazione che era
aperta alle critiche nel giornalismo, andando oltre alle convenzioni dell’obiettività,
facendo un lavoro più interpretativo.

LA CRITICA DEL GIORNALISMO CONVENZIONALE

L’attacco della critica contro l’obiettività evocava una cultura istituzionale più
unificata do quella esistente.
Nel giornalismo la critica all’obiettività assunse forme istituzionali e intellettuali.
Si distinguono 3 tipi di critica alla nozione di obiettività:
1) la posizione secondo cui il contenuto di una notizia si basa su una serie di
assunzioni politiche autonome, la cui validità non viene mai messa in
discussione; i giornalisti le acquisirono dalla loro educazione, dai colleghi 
ciò costituisce il messaggio nascosto dell’obiettività: la forma nasconde il
contenuto della notizia.
2) La forma costituisce il contenuto, la forma stessa della notizia incorpora le
proprie deformazioni, la deformazione risiede in asserzioni palesi e non
ambigue; l’attenzione ai conflitti piuttosto che agli avvenimenti meno
drammatici, agli eventi piuttosto che ai processi.
3) La terza critica vede la forma di un articolo come una forma non letteraria ma
sociale determinata dalle routines della raccolta delle informazioni quindi lo
stesso processo di raccolta delle notizie costruisce un’immagine della realtà
che rafforza l’ottica ufficiale.

Stampa scandalistica
La stampa scandalistica (in inglese yellow journalism «stampa gialla») è un
tipo di giornalismo che rinuncia a un'impostazione obiettiva in favore di titoli
sensazionalistici, allo scopo di vendere un numero maggiore di copie. Essa si
caratterizza per l'esagerazione di eventi e notizie, speculazione scandalistica o altre
pratiche considerate poco etiche o scarsamente professionali.

Caratteristiche
Sebbene spesso sia associata a scandali sentimentali, la stampa scandalistica non
tratta unicamente di cronaca rosa. Secondo Frank Luther Mott ci sono alcune
caratteristiche che si possono individuare in questo genere:[1]
1.titoloni in corpo grande, spesso di notizie poco importanti;
2.largo uso di immagini o di disegni;
3. utilizzo di interviste false, titoli fuorvianti, pseudoscienza (per esempio astrologia),
e notizie manipolate di cosiddetti "esperti del settore";
4.enfasi su supplementi a colori domenicali;
concentrazione su personaggi fuori dal cosiddetto "sistema".

Yellow Journalism
Nei paesi di lingua inglese questo genere si chiama Yellow journalism e riguarda
perlopiù quotidiani. La tendenza, e il conseguente uso dell'espressione, si diffuse
negli Stati Uniti tra gli ultimi anni del XIX e i primi del XX secolo. Gli anni dello Yellow
journalism furono caratterizzati dalla battaglia giornalistica tra il New York World di
Joseph Pulitzer e il New York Journal di William Randolph Hearst. Entrambi i giornali
furono accusati dai critici di sensazionalizzare le notizie per incrementare la tiratura
e quindi la diffusione anche quando pubblicavano articoli seri e veritieri. La stampa
di New York coniò il termine Yellow Kid journalism nel 1897 (dal nome del popolare
fumetto) per sottolineare il mercato di riferimento dei due magnati del giornalismo.
Venne poi abbreviato in Yellow journalism.

***
L’obiettività non è una forte convinzione dei giornalisti, è una pratica piuttosto che
una credenza, è un rituale strategico che i giornalisti usano per difendersi dagli
errori e dalla critica, è una serie di convenzioni concrete che persistono perché
riducono i margini di responsabilità dei reporters, per proteggersi.
I giornalisti avevano due concezioni del loro ruolo: da un lato osservatore neutrale e
dall’altro partecipante… ma l’ideologia esplicita dei giornalisti predicava solo la
neutralità.
Il giornalismo partecipante si trova ovunque ma si riconosce di rado, ciò solleva 2
questioni:
- suggerisce che se avviene un cambiamento negli ideali del giornalismo, ci
sarà una tradizione che lo sostiene poiché le forze presenti intorno al
giornalismo agiscono contro l’ideale dell’obiettività e le sue convenzioni e
lo hanno fatto anche quando l’obiettività sembrava aver conquistato la
professione.
- Implica che alcune routines del giornalismo saranno incorporate in
un’ideologia di vasta portata, mentre altri possono non essere collegati ad
una visione del mondo comprensiva e comprensibile.

Qualunque sia la visione, c’è un problema di fondo: se i contenuti sociali non


trovano espressione in forme culturali allora c’è bisogno di considerare come e
perché questo avviene e quando avviene.
Due tradizioni sommerse del giornalismo che si ergono contro l’obiettività trovano
un sostegno negli anni ’60:
1) la tradizione letteraria : si tratta del nuovo giornalismo. L'espressione Nuovo
giornalismo è stata coniata dal giornalista americano Tom Wolfe nel 1973.
Con questo termine si indica un movimento di breve durata ma di grande
intensità che influenzò il mondo del giornalismo internazionale.
Nato negli anni '60 negli Stati Uniti e concentrato soprattutto a New York e in
California, questo stile di scrittura giornalistica si presenta come una fusione fra
letteratura e giornalismo. Il Nuovo giornalismo prevede l'introduzione di motivi tipici
della narrativa, capaci di catturare il lettore, nelle strutture del giornalismo
tradizionale. Il risultato sono opere innovative dal punto di vista del linguaggio e
ibride rispetto alle definizioni precedenti. Una delle forme più consolidate è il
cosiddetto romanzo-reportage, un reportage giornalistico scritto in forma di
romanzo che utilizza stili e tempi della letteratura per trattare storie e personaggi
reali. Il lettore viene virtualmente accompagnato sul luogo dei fatti: uno degli
obiettivi primari è proprio quello di mostrare gli avvenimenti al lettore come se li
vedesse da dietro il mirino di una telecamera.
Wolfe nell'antologia The New Journalism ha evidenziato quattro regole che stanno
alla base del nuovo stile:
5.costruire la storia per scene successive, ricorrendo il meno possibile alla voce del
cronista;
6.registrare tutti i dettagli anche quelli apparentemente insignificanti, i gesti, le
abitudini, i modi, tutto ciò che può simbolicamente rappresentare i
personaggi;
7.utilizzare dialoghi e conversazioni piuttosto che dati o cronaca pura per
coinvolgere maggiormente il lettore;
8.presentare ogni scena dal punto di vista interiore di un personaggio, così da dare
al lettore l'impressione vivere la situazione realmente.
Contrariamente a quanto sarebbe legittimo supporre, il primato della notizia non
deve mai essere messo in discussione. Infatti, la tecnica del Nuovo giornalismo ha
rappresentato e rappresenta esclusivamente uno strumento in più al servizio
dell'informazione. Lo stesso Wolfe diceva al riguardo: “I am talking about
technique”.
Il nuovo movimento fu sin dalla sua nascita oggetto di polemiche e dibattiti. Le
principali accuse che gli venivano mosse riguardavano il carattere fortemente
soggettivo dello stile che, stando ai detrattori, tradiva la realtà dei fatti, la
fusione di verità e finzione, e il carattere letterario, prima che giornalistico,
delle opere. Nonostante le polemiche e le accuse il Nuovo giornalismo è un
fenomeno concreto che ha influenzato il giornalismo e attirato l'attenzione
delle più grandi firme internazionali. Ha inoltre cambiato irreversibilmente il
modo di scrivere e la struttura formale del reportage.
Ha il desiderio di scrivere un bell’articolo, non affidabile e non obiettivo ma
solo finemente lavorato nel suo impatto emotivo, negli anni 60 lo stile
prezioso della tradizione letterario si configurava come “nuovo giornalismo”
che non ebbe impatto diretto sullo stile di scrittura delle notizie nei quotidiani
ma effetti indiretti: nutriva l’immaginazione dei cronisti dei quotidiani.

2) la tradizione mukraking che ebbe un impatto maggiore sulle hard news dei
giornali… Tra il 1890 e il 1920 emerse negli Stati Uniti d'America un tipo di
giornalismo investigativo caratterizzato da indagini di denuncia o corruzione.
Denominato «muckraker», tale forma di giornalismo investigativo fece molta
sensazione producendo spesso scandali.
Si tratta del giornalismo investigativo o d'inchiesta o intraprendente che è una
tipologia di giornalismo che comporta un lavoro di investigazione
approfondita su vari temi… In molti casi, i soggetti del reporting vorrebbero
che le materie sotto indagine rimanessero nascoste. Attualmente ci sono
diversi dipartimenti universitari che insegnano giornalismo investigativo. Si
tengono inoltre conferenze per presentare ricerche esaminate dalla comunità
dei pari sul tema del giornalismo investigativo.
Emerse all’attenzione pubblica con l’indagine del Washington Post sul
Watergate e con le fantasie che vi furono sovrapposte tramite il libro e il film
All the President’s Men, letto come un manuale per aspiranti giornalisti.
Si tratta di un giornalismo conforme a un ideale di obiettività ma estraneo alle
false convenzioni giustificate in suo nome, non è né un giornalismo personale
ne un giornalismo di difesa, se vi è un elemento personale non è ne
un’opinione, né convenzione ma energia.
Laddove il giornalismo letterario oppone la passione alla fredda obiettività, la
tradizione investigativa distingue la sua aggressività dalla passività del
giornalismo obiettivo.
Negli anni 60 il giornalismo investigativo stabilì importanti agganci istituzionali
nei media, inoltre un altro cambiamento istituzionale fu lo sviluppo di un
teams di reporter investigativi in molti dei maggiori quotidiani metropolitani
del paese.
Tra le tematiche affrontate dal giornalismo d'inchiesta ci sono quelli
riguardanti le attività della sfera criminale (come il terrorismo, il crimine
organizzato, il traffico di esseri umani, l'economia canaglia), i temi riguardanti
la corruzione (come i misfatti delle multinazionali), e le inchieste sociali su
fenomeni di costume o culturali controversi (come la prostituzione, i trend
sessuali, l'immigrazione, le mode giovanili).

Differenze rispetto al giornalismo tradizionale


Quale che sia il tema, il minimo comune denominatore del giornalismo investigativo
è il tempo investito nel lavoro di inchiesta. Un giornalista di inchiesta può spendere
mesi per sviluppare e preparare un'indagine giornalistica o un libro inchiesta.
Inoltre, mentre il giornalismo tradizionale si fonda su un criterio di assunzione di
legittimità delle fonti ufficiali e istituzionali il giornalista investigativo si basa su una
ricerca di informazioni fondata sulle fonti primarie relative ad un dato fenomeno.
Ad esempio, se un giornalista di un grande quotidiano basa un articolo sulle
dichiarazioni dell'addetto stampa di una multinazionale o di un ufficiale addetto alle
pubbliche relazioni di una forza militare, un giornalista investigativo va dalle persone
coinvolte direttamente in un dato evento spesso entrando in rapporto con fonti
confidenziali.
Per la sua natura il giornalismo investigativo viene svolto quindi da freelance
svincolati dai tempi di redazione o da giornalisti di inchiesta interni alle testate
con una ampio margine di tempo e libertà d'azione.

Il giornalismo investigativo rimane un’impresa precaria, è costoso ma deve


sopravvivere all’interno di giornali consapevoli dei costi  crea un èlite di
giornalisti in conflitto con la redazione democratica, hanno di rado un
pubblico che li segue e sono sostenuti solo dal clima che si stabilisce
all’interno del giornalismo stesso.
Può avere le tue tradizioni e giustificazioni ma non avrà mai i suoi manuali,
richiede una soggettività matura.
Possiamo aspettarci che una cultura critica sopravviva come voce del
giornalismo e come mercato per i suoi prodotti.
Non c’è nessun nuovo ideale nel giornalismo che sfidi con successo
l’obiettività, ma c’è speranza per qualcosa di nuovo, una disaffezione per il
giornalismo obiettivo… tuttavia c’è più tolleranza e incoraggiamento per una
varietà di modi di conoscere e di scrivere.
I giornalisti devono avere più fiducia in sé stessi e nel mondo, pur non
lasciandosi ingannare da tutto, rifiuterebbero così, sia di arrendersi al
relativismo sia di sottomettersi acriticamente alle convenzioni dell’obiettività.
Ciò richiede tolleranza per l’incertezza e l’accettazione del rischio e
dell’impegno a farsi carico della verità  è di importanza vitale poiché le
convenzioni quotidiane dei giornalisti riflettono e diventano nostre.

(Un’altra istituzione del giornalismo non convenzionale è il Found of


Investigative Journalism costituita con lo scopo di estendere la conoscenza
pubblica sugli aspetti nascosti, oscuri o complessi delle questioni che
riguardano il pubblico.)

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