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Claudio Bonechi (clavicordo)

Panoramica sulla fisica degli


strumenti musicali - 1a parte
23 June 2011

Indice
• 1 Premessa
• 2 Classificazione degli strumenti musicali secondo il modo di
produzione dell’energia sonora
• 3 Costituzione degli strumenti musicali ed energia
• 4 Generatori di vibrazioni
• 5 Eccitatori e abilitatori
• 6 Adattatore energetico

Premessa
Gli strumenti musicali sono un bell'esempio di applicazione dei
principi fondamentali della fisica delle onde meccaniche avvenuta
fin dall’antichità, quando quei principi non erano noti. La creatività
umana è riuscita a produrre oggetti in grado di emettere suoni,
fenomeni acustici piuttosto rari in natura, perché essa produce in
prevalenza rumori. In molti testi dell’era pre-cristiana si trovano
svariate descrizioni di strumenti a fiato, a corda e a percussione; lo
strumento musicale più antico in assoluto pare sia un flauto che risale
a circa 40.000 anni fa, conservato in un museo di Lubiana, Slovenia.
Tutti gli strumenti musicali sono basati su elementi risonanti, ai quali
viene fornita una certa quantità di energia “di eccitazione” per
produrre oscillazioni della pressione dell’aria dotate di una certa
regolarità anche se complesse, ossia suoni e rumori variamente
“colorati”, che potremmo chiamare i “mattoni della musica” e che
vanno a stimolare il nostro udito e soprattutto la sua elaborazione
cerebrale. Gli aspetti fisici di queste oscillazioni devono sposarsi con
la nostra percezione acustica, la cui caratterizzazione ricavata su base
statistiche è ben conosciuta.

La sensibilità (nominale) in frequenza si estende come è noto da 20 a


20.000 Hz (nominali).

PANORAMICA SULLA FISICA DEGLI STRUMENTI MUSICALI - 1A PARTE 1


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La sensibilità in pressione comprende un range che va da 20


micropascal (soglia di udibilità, riferimento 0 dB) a 20 pascal (soglia
di danneggiamento del nostro apparato uditivo, 120 dB);
corrispondentemente in termini di potenza acustica il range va da
10-12 W (0 dB) a 1 W (120 dB). Ricordiamo che con “pressione
sonora” si intende il valore efficace delle variazioni di pressione
dell’aria rispetto al valore medio, ossia la pressione atmosferica
“normale” che è di circa 100.000 pascal (quasi 1 Atmosfera, 194 dB).
La pressione sonora è sempre una piccola parte della pressione
atmosferica: 0,2 pascal corrispondono a un suono abbastanza forte
(80 dB) e ciò dà conto del fatto che per il suono l’aria si comporti in
modo lineare, visto che il clipping ha inizio a 194 dB.
Sensibilità frequenziale e pressoria dell’orecchio umano sono
entrambe di tipo logaritmico.
La musica utilizza per gran parte il campo della percezione, benché
non in modo uniforme: le fondamentali delle note vanno da 27,5 Hz a
4186 Hz. In realtà le frequenze inferiori a 60 – 70 Hz e quelle
superiori a 4000 diventano man mano sempre meno individuabili; le
seconde sono prodotte come “armonici” (n volte la fondamentale) il
cui ruolo è basilare. Oltre a caratterizzare il timbro (quel carattere
per il quale distinguiamo il suono di un violino da quello di una
chitarra, a parità di nota), consentono al cervello di ricostruire la
fondamentale delle note basse anche senza percepirla; in tal modo noi
“riconosciamo” le note basse anche se emesse da un altoparlante che
non è in grado di riprodurle.

Classificazione degli strumenti musicali


secondo il modo di produzione
dell’energia sonora
Uno dei criteri usati per classificare gli strumenti musicali è la
tipologia di generatore di suono su cui si basano. Per i “cordofoni” il
generatore è costituito da corde tese. Negli “aerofoni” è l’aria ad
essere messa in vibrazione all’interno di un tubo o altra cavità. Gli
strumenti a percussione si dividono in “membranofoni” (tamburi,
timpani, …) e “idiofoni”, secondo che a vibrare sia una membrana o
un altro oggetto. Gli “elettrofoni” infine sono gli strumenti che usano
l’energia elettrica per generare suoni o per amplificarli; in questo
secondo caso sono di tipo misto, come la chitarra elettrica.

Molti strumenti vengono realizzati in più versioni secondo l’estensione


sonora dal grave all’acuto, indicata spesso con le denominazioni vocali
classiche: basso, baritono, tenore, contralto, mezzosoprano, soprano.

PANORAMICA SULLA FISICA DEGLI STRUMENTI MUSICALI - 1A PARTE 2


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Poiché è impossibile elencare tutti gli strumenti musicali esistenti o


esistiti in tutto il mondo, mi limito a riportare una lista, forse
incompleta, di quelli principali oggi in uso in occidente.

Arpa,mandolino,banjo,chitarra,liuto,violino

• Strumenti a corda (cordofoni)


◦ A corde pizzicate
▪ Arpa
▪ Cimbalon
◦ A corde sfregate
▪ Violino
• Strumenti a fiato
◦ Flauto (f. dolce, f. traverso, f. di Pan, ocarina, ottavino)

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ottavino, flauto dolce, flauto traverso, ocarina, flauto di Pan

• OTTONI:
◦ Tromba
◦ Trombone (a pistoni, a coulisse)
◦ Tuba
◦ Corno da caccia

trombone,corno,tromba,tuba

• ALTRI:
◦ Organo (canne labiali)

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◦ Voce umana
• Ad ancia singola
◦ LEGNI con ancia battente :
▪ Fisarmonica
▪ Bandoneon
▪ Armonica a bocca
▪ Harmonium

Bandoneon,armonica a bocca,Harmonium,Fisarmonica

• Ad ancia doppia
◦ LEGNI:
▪ Tamburello basco
▪ Timpani
▪ Grancassa senza membrana (idiofoni)
▪ Woodblock

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tamburello,timpano,woodblock,idiofono

• Elettronici:
◦ Sintetizzatore
◦ Tereminofono
◦ Computer con software musicale
• Ausilio elettrico/elettronico
◦ Chitarra elettrica

Costituzione degli strumenti musicali ed


energia
Uno strumento musicale (meccanico) è un dispositivo basato sulla
capacità di un sistema meccanico di trasformare una certa quantità di
energia, ricevuta dall’esterno, in energia oscillante e di irradiarne una
parte nell’ambiente circostante sotto forma di variazioni oscillatorie
della pressione atmosferica; esse raggiungono l’orecchio e danno
luogo alla percezione sonora. Per capire come funziona uno strumento
musicale in termini energetici è bene quindi distinguerne i
componenti fondamentali: il generatore di vibrazioni, l’eccitatore e
l’adattatore energetico.

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Generatori di vibrazioni
Il generatore di vibrazioni può essere un corpo vibrante o una cavità
risonante, per esempio un tubo.
I corpi vibranti devono questa proprietà, la capacità di vibrare,
all’elasticità di cui sono dotati che, insieme alla loro massa, forma un
sistema oscillante “passivo” del tipo massa-molla. Ciò significa che il
sistema produrrà oscillazioni solo se viene “eccitato” da un’energia
esterna che si somma a quella potenziale dovuta all’elasticità. Se la
forza esterna oscilla a frequenza pari alla propria frequenza naturale
(detta appunto “di risonanza”), il sistema si mette anch’esso a
oscillare “per simpatia”. Se la sollecitazione è una forza impulsiva, il
risultato è simile, perché l’impulso ha uno spettro che teoricamente
contiene tutte le frequenze. Corde tese, membrane di pelle tese,
barre/tubi di legno e di metallo, vasi/barre di cristallo, lamelle
metalliche ancorate, linguette di canna (ance) e altro che la fantasia è
riuscita a trovare costituiscono corpi in grado di vibrare a frequenze
sonore.

I generatori di vibrazioni sono in prima approssimazione assimilabili a


sistemi lineari tempo invarianti; anche non può dare conto di aspetti
molto importanti per la musica, come la qualità del suono, questa
approssimazione si rivela un ottimo punto di partenza.

Nei sistemi lineari tempo invarianti un parametro utile da considerare


è il “Q”, che sta per Quality factor. È un parametro adimensionato
legato alla riposta impulsiva, supposta sinusoidale smorzata: più il Q è
grande più a lungo dura l’oscillazione alla frequenza propria. Il suo
significato fisico si riconduce al rapporto tra energia reattiva e
dissipativa per ogni radiante o, in modo equivalente, a 2π volte il
rapporto tra energia totale e energia dissipata in un ciclo.
Alternativamente, il Q è anche il numero di cicli necessari a ridurre
l’ampiezza dell’oscillazione a 1/23 (che è circa la radice quadrata di
e2π del valore iniziale. Se è abbastanza alto, il Q vale (circa) 2π volte il
numero di cicli necessari all’ampiezza di un’oscillazione per decadere

al valore iniziale moltiplicato per …

Se il sistema è smorzato, perché l’energia dissipata prevale


sull’energia reattiva (quella che si alterna tra potenziale e cinetica).
Un Q grande indica che il sistema è a bassa perdita: se viene
sollecitato con un impulso può oscillare per un tempo lungo,
prevalendo la componente reattiva. Questa è la condizione che
permette di sfruttare un’eccitazione impulsiva per alcuni strumenti

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musicali. Se è abbastanza grande, dove Fr è la frequenza di


risonanza e B è la banda a − 3dB; da cui si vede che maggiore è Q,
maggiore è la “selettività” e, per un oscillatore, maggiori sono la
precisione e la stabilità della frequenza.
Il Q di un risonatore ad aria non supera 200. In una corda di violino
sale verso qualche centinaio e in un diapason a circa 1.000, come in
una corda di pianoforte; tra i valori massimi conosciuti c’è quello
dell’oscillatore al cesio, che raggiunge 1011.
Un Q basso indica che il sistema può generare solo oscillazioni molto
smorzate e che va quindi alimentato in modo continuo se si vuole che
le oscillazioni persistano più a lungo. Un Q molto alto significa che
l’energia è per massima parte reattiva, ciò che renderebbe uno
strumento musicale poco utilizzabile, perché l’emissione di suono
all’esterno sarebbe minima: infatti l’irradiazione di energia sonora
nell’ambiente implica che questa energia venga sottratta al
generatore di vibrazioni.
Ogni strumento musicale deve quindi trovare la sua soluzione di
compromesso tra energia reattiva, che serve per generare il suono, e
energia dissipativa, che serve a propagarlo. A questo fondamentale
bilanciamento energetico partecipano le caratteristiche costruttive, il
modo di fornire energia dall’esterno, ossia di suonare, e il tipo di
ambiente in cui si suona. Infatti non tutti gli strumenti sono adatti a
essere suonati in qualsiasi ambiente: alcuni di essi hanno un suono
troppo debole per grandi ambienti e altri, viceversa, producono un
suono mediamente troppo intenso per ambienti piccoli. Naturalmente
gli elettrofoni non soffrono di questo problema e l’amplificazione
elettronica è in grado di rimediare a questo inconveniente anche per
gli altri strumenti, anche se a scapito della qualità del suono.
Nonostante l’alto livello tecnologico raggiunto dagli impianti audio,
l’esperienza del suono “naturale” è sempre diversa da quella del
suono amplificato.

Eccitatori e abilitatori
L’eccitatore è il dispositivo che trasferisce l’energia esterna al
generatore di vibrazioni.

L’abilitatore di uno strumento musicale è il dispositivo che si interpone


tra il corpo del suonatore e l’eccitatore; un esempio è il tasto di un
pianoforte o di una tastiera elettronica. Può anche essere del tutto
assente, nel senso che coincide con l’eccitatore, come nel caso delle
dita che pizzicano le corde di una chitarra. L’abilitatore è comandato
in generale dalle mani, a cui si aggiungono i piedi nell’organo a canne

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(che dispone di una pedaliera fatta in modo simile alla tastiera


manuale, con i tasti molto più grandi utilizzabili dalla punta e dal
tacco). I piedi vengono usati anche nella batteria e hanno un ruolo
limitato benché importante anche in altri strumenti come il
clavicembalo, il pianoforte e l’arpa moderna. Negli strumenti a fiato
l’abilitatore è combinato tra mani e bocca, con prevalenza di
quest’ultima negli ottoni. Le mani vengono impiegate per chiudere e
aprire fori o per inserire parti supplementari di tubo; altri strumenti
usano anche altre parti del corpo (ginocchia, gomiti, …).
L’eccitatore può essere impulsivo o continuo, secondo il tipo di
generatore di vibrazioni a cui è annesso.
L’eccitazione impulsiva di una corda avviene con il pizzico oppure
con la percussione. Vengono usati principalmente:

• dita
◦ arpa, chitarra, strumenti ad arco,
• plettri singoli tenuti tra le dita
◦ chitarra, liuto, mandolino, spinetta, banjo, …
• plettri multipli comandati da tastiera
◦ clavicembalo
• lamelle metalliche
◦ clavicordo
• martelletti manuali
◦ cimbalom
• martelletti comandati da tastiera
◦ pianoforte

clavicembalo,pianoforte,clavicordo,cimbalom

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• oggetti vari (piccole mazze, bacchette, spazzole, etc.)


◦ strumenti a percussione

L’eccitazione continua è comune negli strumenti ad aria e in quelli


ad arco. In questi ultimi l’eccitatore è appunto l’archetto, che agisce
tramite sfregamento sulle corde ma fa anche da smorzatore
abbassandone notevolmente il Q. L’uso dell’archetto non è facile,
dovendo gestire pressione, inclinazione e velocità di sfregamento in
un giusto equilibrio, senza il quale non è possibile produrre un suono
accettabile. Negli strumenti ad aria l’eccitatore è l’aria stessa che
viene soffiata a pressione o in un’ancia o direttamente nel tubo.

Nei “legni” di tipo “labiale” (vari flauti dolci, ocarine, canne


d’organo labiali) l’aria soffiata nell’imboccatura crea una turbolenza
(effetto Bernoulli) dovuta alle variazioni di pressione che si formano
nell’apertura posta subito accanto all’imboccatura, grazie a un piccolo
cuneo di basso spessore detto “labium” (“labbro” in latino) che
delimita un lato dell’apertura; a sua volta la turbolenza eccita i modi
di vibrazione dell’aria contenuta nel tubo. Nel flauto traverso il labium
è assente e la turbolenza viene creata direttamente dall’impatto
dell’aria soffiata trasversalmente in una estremità del tubo.

Nei “legni” ad ancia battente, quali clarinetti, fagotti, oboi, etc.


l’aria soffiata mette in vibrazione un’ancia, fatta di una o due linguette
di canna di bambù poste nell’imboccatura: “battente” perché la
linguetta posta parallela ma vicinissima al canale dell’imboccatura
(ancia singola) sono oppure giustapposta a un’altra linguetta (ancia
doppia). La risonanza propria dell’ancia viene smorzata dalle labbra
del suonatore, che, immettendo aria a pressione, la costringe ad
oscillazioni forzate sulle frequenze di risonanza del tubo, nel quale si
formano onde stazionarie di una certa potenza, legata al volume
interno del tubo. L’ancia battente è un elemento molto critico: si altera
dopo un uso che può andare da qualche giorno a dei mesi.

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oboe,clarinetto,clarinetto basso,fagotto,controfagotto

Negli ottoni le labbra umane costituiscono l’ancia, ossia il corpo


vibrante; il suonatore appoggia le labbra sul bocchino e soffiando aria
le fa vibrare; anch’esse vengono condizionate dalle frequenze di
risonanza del tubo.

L’organo a canne è dotato spesso anche canne con ance “libere”, che
risuonano alle frequenze delle note; la canna posta sopra l’ancia ha
solo una funzione solo di adattamento energetico, con qualche
influenza sul timbro. Ance libere sono usate anche da fisarmonica,
bandoneon, armonica a bocca e altri strumenti. Esse vengono eccitate
da un flusso d’aria a pressione generata dal mantice.
Un problema delle canne labiali dell’organo è il transiente d’attacco:
la turbolenza di eccitazione deve essere ben convogliata (tramite
accorgimenti costruttivi vari) perché altrimenti si verifica un ritardo
notevole nell’attacco del suono, ritardo che invece va contenuto il più
possibile per non mettere in difficoltà l’esecutore.

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Flash

Riassumendo: ance battenti, ance libere e labbra risuonano


rispettivamente a frequenze più alte, uguali, più basse delle
fondamentali delle note che devono emettere: nel primo e nel terzo
caso la frequenza fondamentale della nota viene determinata
dall’interazione con il tubo risonante.

Gli strumenti a percussione, oltre all’eccitazione impulsiva (tramite


le mani nude o con o mazze, bacchette, etc.) si avvalgono anche di
quella continua, come quando si fa il “rullato” o lo sfregamento delle
spazzole nel tamburo. Esistono quindi varie modalità di eccitazione,
che tra l’altro influiscono sul timbro del suono, oltre che sulla durata e
intensità. Il timbro, carattere per il quale si distingue un violino da un
flauto o da una tromba, è legato alla presenza di armonici nello
spettro e alla loro distribuzione: nel punto in cui la corda (o la
membrana o la barra) viene eccitata l’onda avrà un ventre, ossia uno
spostamento massimo; di conseguenza mancano gli armonici che in
quel punto avrebbero un nodo. I suonatori lo sanno e infatti scelgono
il punto in cui eccitare la corda in funzione della variazione di timbro
che vogliono ottenere. Suonando più vicino all’estremità si dà spazio a
un numero maggiore di armonici medio alti e il suono risulta più
incisivo, chiaro, ma meno corposo. Suonando più lontano dalle
estremità si ha un suono più forte ma meno definito. Il giusto
compromesso, almeno nel pianoforte, si trova tra 1/7 e 1/9 della
lunghezza “attiva” della corda, quella tra il ponticello e l’altra
estremità.

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Un altro fattore assai importante è il transiente d’attacco, che è un


costituente molto importante del suono e che l’esecutore può in una
certa misura variare. Non tutti gli strumenti lo consentono:
nell’organo ad esempio i tasti sono semplici “abilitatori”, interruttori
(meccanici o elettrici) on-off del flusso d’aria a pressione.

Adattatore energetico
Per fare in modo che l’energia acustica sviluppata da uno strumento
musicale venga trasferita (irradiata) il più possibile all’aria circostante
e possa così raggiungere gli ascoltatori, ogni strumento musicale è
dotato di un adattatore energetico o “adattatore di impedenza”
interposto tra corpo vibrante e ambiente. La situazione è analoga a
quando si trasmettono segnali elettrici: per realizzare efficienti
variazioni del campo elettromagnetico con conseguente loro
propagazione è necessaria un’antenna, che non è altro che un
adattatore energetico tra apparato elettrico e spazio libero.
L’impedenza acustica di un corpo, in analogia con quella elettrica, è
definita come rapporto tra pressione e velocità locale delle molecole.
Abbiamo già detto che solo una parte dell’energia viene irradiata,
perché l’altra parte di essa deve tenere in vita le onde stazionarie
create dal generatore di vibrazioni. L’adattatore svolge un ruolo
fondamentale, ma anch’esso dissipa in calore una parte dell’energia
sonora (un’altra parte viene dissipata dal corpo vibrante stesso). Ne
consegue un’efficienza degli strumenti musicali in generale piuttosto
bassa, tipicamente intorno a 1%, salvo che per gli ottoni e il sax, dove
sale oltre al 10%. Del resto anche le casse acustiche “buone” hanno
un’efficienza intorno a 1 – 2 % (se si vogliono evitare dimensioni fuori
dalla portata della maggior parte delle situazioni). Gli strumenti
musicali non sono i soli elementi del mondo audio a consumare molto
e rendere poco! E’ bene tenere presente che quando l’eccitazione è
impulsiva, tutta l’energia disponibile per il suono è contenuta in
questo impulso. Occorre quindi attuare una “giusta” situazione di
compromesso tra durata del suono e intensità ottenibile, due elementi
tra loro contrastanti. Negli strumenti a corda l’adattatore energetico è
costituito da due parti. Una è l’interfaccia esterna, che corrisponde a
un’antenna trasmittente, l’altra fa da tramite tra il corpo vibrante e
l’interfaccia esterna. Quest’ultima, vera “antenna” acustica, è
costituita dalla “tavola armonica”, una tavola di abete debitamente
stagionato, rinforzata con listelli di legno detti “catene” e posta nelle
vicinanze delle corde; in genere si trova subito sotto di esse, come nel
pianoforte e negli strumenti a plettro, mentre nell’arpa è posta alla
base delle corde ed è ad esse perpendicolare. Grazie alla sua ampia
superficie è in grado di spostare grandi quantità di aria e quindi di

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irradiare il suono in modo efficiente. La tavola armonica è collegata


alle corde tramite il “ponticello”, una sorta di lama o di anello che da
una parte sostiene la corda tesa vicino a un’estremità, offrendole una
piccola superficie d’appoggio, dall’altra preme sulla tavola armonica
con una superficie di contatto un po’ maggiore, trasmettendovi le
vibrazioni della corda. Esso è un adattatore di impedenza tra quella
bassa della corda e quella alta della tavola. Nel pianoforte
l’adattamento di impedenza non è ottimale in senso energetico,
perché questo farebbe ridurre troppo la durata del suono. Il ponticello
degli strumenti ad arco ha anche la funzione di tenere sollevate le
corde rispetto alla tavola armonica in modo da permettere un’agevole
azione dell’archetto nel suonare; la traforatura decorativa della lama
di legno non ha solo un fine estetico ma partecipa dell’adattamento di
impedenza alle varie frequenze. La tavola armonica è sostenuta da un
involucro insieme al quale costituisce la “cassa armonica”, che non è
completamente chiusa ma presenta delle aperture “in vista”. Gli
strumenti ad arco ne hanno due tipiche a forma di “f”; quelli a plettro
hanno un foro circolare; il pianoforte a coda moderno ha una cassa
armonica ricavata nel telaio metallico solo per le note alte, con vari
fori rotondi, per compensare in parte la perdita di efficienza della
tavola armonica a quelle frequenze. La cassa armonica presenta
sempre vari picchi di risonanza con i quali contribuisce in modo
sostanziale alla qualità del suono e in una certa misura anche a una
amplificazione passiva, dovuta all’eccitazione dei modi risonanti della
cassa; essi sono originati sia al legno (o altro materiale di cui è fatta la
cassa) sia all’accoppiamento aria interna – fori, che costituiscono
approssimativamente un risonatore di Helmholtz. Questo risonatore
tridimensionale ha la particolarità che la sua frequenza di risonanza è
sorprendentemente bassa in confronto a risonatori in cui prevale la
lunghezza sulle altre due dimensioni. Si tratta infatti di una parte
dello strumento molto critica che mette alla prova la maestria del
costruttore, specialmente quando è in legno: tipo di legno, forma,
lavorazione, tipi di colla, stagionatura e collegamenti con le altre parti
dello strumento sono fattori determinanti. Noi “elettrici” possiamo
incidentalmente notare come la tavola armonica degli strumenti ad
arco e della chitarra abbia, non casualmente, una forma simile al
diagramma di radiazione di un dipolo. Negli strumenti a fiato la cassa
armonica è il tubo stesso; il metallo impiegato nella costruzione pone
le sue sfide e l’oro utilizzato in certi flauti ne è testimonianza. Gli
ottoni basano l’efficienza sonora su un ottimo adattamento di
impedenza ottenuto tramite la campana svasata posta all’estremità
della canna; l’impedenza (rapporto tra pressione sonora e velocità
locale delle molecole di aria) piuttosto alta all’interno della canna (a
causa della pressione elevata) si abbassa verso quella dell’aria. I legni
invece non hanno la stessa possibilità di adattamento perché la

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maggior parte dell’irradiazione avviene attraverso i fori e quindi la


campana svasata ha una funzione limitata.

La seconda parte dell'articolo comprenderà i seguenti paragrafi: -


Efficienza nell’emissione del suono - Produzione del suono e delle note
musicali - Strumenti elettronici - Dimensionalità - Estensione degli
strumenti secondo le frequenze fondamentali (le note musicali)

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