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QUANDO si parla di Algeria e violenza la matrice è una sola: il Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento
(Gspc), fondato nel ’98 da Hassan Hattab dal disciolto Gruppo Islamico Armato (Gia), che rappresentava l’ala dura del
Fronte Islamico di Salvezza (Fis). Il Gspc è legato a doppio filo ad Al Qaeda. I suoi fondatori hanno combattutto la jihad
in Afghanistan negli anni ’80. Ora hanno sancito l’unificazione con l’organizzazioni di Osama Bin Laden. Così ne
seguono le strategie anche mediatiche. Diffussione di video con riprese dei loro attacchi e proclami dei loro capi. Il
risorgere della pericolosità di questo gruppo mette in allarme anche la sicurezza in Italia. Infatti dal 1993 la maggior
parte di estremisti islamici arrestati nel nostro Paese sono legati al Gruppo salafita per la predicazione e il
combettimento. Dall’operazione Shabka alle ultime inchieste sul terrorismo jihadista ritornano nomi di appartenenti a
questo gruppo. Una vera e propria palestra per i terroristi che risiedono in Europa. In Italia la maggioranza di questi
affiliati alla jihad svolge attività di sostegno alla lotta in Algeria fornendo ospitalità ai ricercati e documenti. Le inchieste
però hanno visto anche un mutamento di interessi verso il reclutamento di nuove leve di combattenti e
kamikaze.Mau.Pic.