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Bahrein, una protesta dimenticata

Qui Manama – Troppo preso dalla paura nucleare prima e dalla guerra libica successivamente, l
′Occidente ha distolto lo sguardo dal Bahrein. La protesta della maggioranza sciita contro la
monarchia sunnita retta  da Hamad al Khalifa viene soffocata ogni giorno grazie anche all
′intervento dei paesi del Ccg (Consiglio di cooperazione del Golfo). Mille soldati sauditi e 500
poliziotti degli Emirati Arabi Uniti sono entrati in Bahrein per "proteggere i palazzi del governo
durante le proteste". Piazza della Perla nella capitale Manama è il cuore della protesta ed è stata
occupata per giorni da migliaia di manifestanti.  Quattro giorni fa il re ha ordinato l′arresto dei
principali esponenti delle forze di opposizione e a finire in manette sono stati in sei. Mentre le
fonti mediche del Bahrein sostengono che dall′inizio delle proteste sono state uccise 15 persone. Il
disinteresse americano -  Nonostante tutto i manifestanti continuano a presidiare le strade della
capitale Manama. E i capi dei vari partiti d′opposizione (alcuni anche sunniti) hanno esortato con
un appello a continuare le proteste "radunandosi nei luoghi di culto". In tutto questo caos è stata
molto debole la reazione degli Stati Uniti che, al largo del Bahrein, ha la base navale della Quinta
Flotta e che coltiva da sempre ottimi rapporti con il monarca Hamad al Khalifa. Barack Obama ha
chiamato il re saudita Abdallah, che ha offerto mille soldati per difendere il "collega" bahrenita, e
gli ha chiesto "moderazione". Mentre il segretario di Stato Hillary Clinton si è limitata a sostenere
che i paesi del Ccg si sono incamminati "su una cattiva strada". "Complotto esterno" – Oggi è
arrivata la dichiarazione, battuta dall′agenzia Reuters, del re Hamad: "Un complotto esterno è stato
fomentato per 20-30 anni fino a che il terreno non fosse maturo per disegni sovversivi... Io
annuncio qui il fallimento del complotto".  Il re non ha voluto fare riferimenti precisi ma è chiaro
che con le sue parole intendesse riferirsi all′Iran. La Repubblica Islamica (e sciita) guidata da
Ahmadinejad sarebbe naturalmente contenta di un rovesciamento del re sunnita. Ed è anche questo
il motivo per cui l′Occidente si è finora lavato le mani di fronte ai 15 morti dell′ultimo mese. Un
Bahrein satellite dell′Iran sarebbe una iattura per gli Stati Uniti ed i suoi alleati. Claudio Forleo

Bahrein, governo: sventato "complotto


straniero"
lunedì 21 marzo 2011 16:24
 
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MANAMA (Reuters) - Il re del Bahrein ha detto oggi che è stato sventato un complotto contro lo stato governato dalla
dinastia sunnita, mentre il segretario generale del Consiglio di Cooperazione del Golfo ha precisato che le interferenze
dello sciita Iran negli stati arabi del Golfo non saranno tollerate.

Lo scontro tra sunniti e sciiti ha provocato tensioni internazionali nella regione petrolifera, attraversata dai più gravi
disordini degli ultimi anni.

"Un complotto esterno è stato fomentato per 20-30 anni fino a che il terreno non fosse maturo per disegni sovversivi...
Io annuncio qui il fallimento del complotto", ha detto re Hamad bin Isa Al Khalifa alle truppe, secondo quanto riportato
dall'agenzia di stampa di stato Bna.

Se il complotto avesse avuto successo, ha detto ancora il monarca, si sarebbe esteso agli stati confinanti.

Il re ha ringraziato le truppe inviate dei paesi vicini, governati anch'essi da famiglie sunnite, che hanno contribuito a
sedare le proteste della maggioranza sciita che invoca riforme politiche.

Circa 1.000 soldati sauditi e 500 poliziotti degli Emirati Arabi Uniti sono entrati in Bahrein per proteggere i palazzi del
governo durante le proteste.

Anche le navi da guerra del Kuwait sono arrivate oggi nel regno arabo per proteggere le sue acque territoriali, come
stabilito dal patto di difesa degli stati del Golfo, ha riferito l'agenzia di stampa, senza aggiungere dettagli.

Il Bahrein ospita la Quinta Flotta degli Stati Uniti, cruciale per il potere militare Usa nella regione.

ESPULSIONI

Il re non ha detto chi fosse dietro il complotto. Le sue dichiarazioni giungono all'indomani di una serie di espulsioni di
rappresaglia di diplomatici bahreiniti e iraniani.

Il segretario generale del Consiglio di Cooperazione del Golfo, Abdulrahman al-Attiyah, ha detto ai giornalisti:
"Respingiamo ogni intervento nei nostri affari interni e tra essi quello dell'Iran", rispondendo a una domanda sulle
truppe inviate in Bahrein da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.

La tv Al Arabiya, di proprietà saudita, ha citato autorità bahreinite secondo cui l'opposizione interna avrebbe
comunicato informazioni di intelligence all'Iran.

La ferocia della repressione adottata la scorsa settimana dal governo, che ha proclamato la legge marziale e chiesto
truppe dagli stati amici, ha dato un duro colpo alla maggioranza sciita e ha provocato l'ira di Teheran.

L'Iran, che sostiene gruppi sciiti in Iraq e Libano, ha protestato con le Nazioni Unite e chiesto ai paesi confinanti di
lanciare un appello ai sauditi affinché ritirino le truppe.

Il Bahrein ha espulso ieri l'incaricato d'affari iraniano, con l'accusa di aver avuto contatti con i gruppi d'opposizione, ha
detto una fonte diplomatica.
All'ambasciatore iraniano, invece, era già stato chiesto di andarsene la scorsa settimana. L'Iran, come risposta, ha
espulso un diplomatico bahreinita.

In Bahrein, più del 60% della popolazione è sciita. Molti dei contestatori hanno invocato una monarchia costituzionale,
ma la richiesta degli estremisti di rovesciare la monarchia ha allarmato i sunniti.

Gli sciiti di tutta la regione protestano contro i decenni di oppressione da parte dei sunniti, che sono al potere in gran
parte del mondo arabo.

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In Bahrein il re ha annunciato di aver sventato un complotto straniero

I regimi dei Paesi arabi


reagiscono alle rivolte popolari
In Siria, a Daraa, la polizia ha aperto il fuoco sulla folla: un
morto dopo i 4 di venerdì. In Yemen il re ha silurato il
governo dopo le proteste del popolo e un alto generale ha
dichiarato che si unirà alla protesta. Il governo ha dispiegato
carri armati a Sana'a. Anche in Marocco migliaia di
dimostranti hanno protestato in varie città - Fez, Tetouan e
Tangeri - per chiedere cambiamenti politici

Tensioni in Yemen
BEIRUT -

Ieri sera, il presidente dello Yemen Ali Abdullah Saleh ha sciolto il governo in seguito alle continue
proteste del popolo che chiede le sue dimissioni. Nel pomeriggio decine di migliaia di persone
hanno partecipato al corteo funebre a Sanaa per i manifestanti uccisi dalle forze governative.
L'ambasciatore dello Yemen alle Nazioni unite, Abdullah Alsaidi, si è dimesso per protestare contro
la violenta repressione del governo contro i manifestanti e il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-
Moon, ha condannato con forza gli spari contro i manifestanti, dopo la morte di 52 persone venerdì
scorso nella capitale Sana'a per mano di sostenitori del regime del presidente Saleh.
Il generale Ali Mohsen al Ahmar ha annunciato oggi alla stampa che si unirà al movimento di
protesta contro il presidente, al potere da 32 anni. "Annunciamo che sosteniamo e proteggiamo i
giovani che protestano a Piazza dell'Università a San'a", ha dichiarato il generale al Ahmar,
comandante della prima divisione blindata dell'esercito yemenita. Dopo l'annuncio, a Sana'a carri
armati sono stati dispiegati in modo massiccio, soprattutto attorno al palazzo presidenziale. Lo
riferisce un corrispondente di France Presse sul posto.

Siria
Migliaia di siriani hanno manifestato per il terzo giorno consecutivo a Daraa, città del sud del Paese
dove le forze di sicurezza hanno ucciso almeno cinque dimostranti venerdì scorso. Attivisti a
Damasco in contatto con i residenti di Daraa hanno detto che la polizia ha lanciato lacrimogeni e
sparato in aria per cercare di disperdere i manifestanti. Sette poliziotti sarebbero stati uccisi nel
corso della protesta, riferiscono testimoni citati dal sito locale Damascus Press, secondo il quale le
forze dell'ordine sono state aggredite da decine di manifestanti, che hanno anche assaltato alcuni
edifici pubblici, tra cui un ospedale. I testimoni hanno negato quanto affermato in precedenza da
altre fonti, secondo le quali la polizia ha aperto il fuoco contro i manifestanti, facendo due morti e
decine di feriti. Secondo l'emittente satellitare al-Jazeera, i manifestanti hanno anche preso d'assalto
la sede locale del Baath, il partito del presidente Bashar al-Assad. Per evitare che nuovi manifestanti
si uniscano alle proteste in corso a Deraa da venerdì, la polizia ha bloccato gli accessi alla città.

Iran
Si è dimesso il dissidente iraniano Ebrahim Yazdi, capo del partito politico liberale 'Movimento per
la libertà dell'Iran'. Yazdi ha annunciato la notizia solo poche ore dopo essere stato liberato dalla
prigione, dove si trovava con l'accusa di aver complottato contro il governo.
E Teheran ha ordinato l'espulsione di un diplomatico del Bahrein come risposta ad un analogo
provvedimento preso dalle autorità di Manama. Lo ha reso noto l'emittente pubblica in lingua
inglese Press Tv citando il portavoce del ministero degli esteri Ramin Mehmanparast.
Il portavoce ha detto che l'incaricato d'affari del Bahrein è stato convocato al ministero degli Esteri
dove gli è stato notificato il provvedimento in risposta alla decisione ''illogica e incomprensibile''
presa dal suo Paese.
Mercoledì scorso l'Iran ha richiamato il proprio ambasciatore a Manama per protestare contro la
repressione messa in atto contro le proteste della maggioranza sciita verso i detentori del potere,
sunniti.

Bahrein
Il re del Bahrein, Hamad, bin Isa Al Khalifa, ha annunciato che è stato sventato un complotto
straniero contro il piccolo Paese del Golfo. "Un complotto esterno è stato portato avanti per 20-30
anni finché il terreno non è stato pronto per i piani sovversivi", ha denunciato il sovrano sunnita in
una chiara allusione all'Iran che avrebbe fomentato la maggioranza sciita. "Annuncio il fallimento
di questo progetto", ha aggiunto ringraziando le truppe dei Paesi confinanti giunte per contribuire a
riportare l'ordine pubblico dopo le proteste di piazza e gli scontri delle ultime settimana. Il sovrano
ha sottolineato che se il complotto fosse riuscito nel suo Paese, avrebbe potuto presto estendersi agli
altri Paesi del Golfo. Domenica il Bahrein aveva espulso dopo l'ambasciatore anche l'incaricato
d'affari iraniano e Teheran per ritorsione aveva allontanato l'ambasciatore di Manama nella
repubblica islamica. L'escalation tra i due Paesi si era aggravata con l'imposizione dello stato
d'emergenza e l'allontanamento dei manifestanti dalle strade e soprattutto dopo l'arrivo di mille
soldati sauditi in aiuto alle forze di sicurezza locali.
In Bahrein il 60% è sciita e chiede attraverso l'opposizione una monarchia costituzionale che limiti i
poteri della casa regnante sunnita. Tuttavia c'è anche chi vorrebbe rovesciare la monarchia e questo
ha allarmato il mondo sunnita che teme un'operazione orchestrata da Teheran. C'è stata anche una
guerra dell'etere tra la tv di Stato del Bahrein e le emittenti iraniane in lingua araba che Manma
accusa di incitare alla rivolta contro i Khalifa.

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