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8. ONDE D'URTO NORMALI ED OBLIQUE innalzamenti della temperatura del fluido e di conseguenza scambi termici
per irraggiamento e/o reazioni chimiche (esotermiche od endotermiche), le
quali possono essere tenute in conto con una non-adiabaticità del moto.
8.1 Introduzione L'assenza di scambi di energia nel modo lavoro, unitamente
all'adiabaticità, fa sì che attraverso un'onda d'urto si abbia una trasformazione
Si è già visto in precedenza che i piccoli disturbi di pressione si omoenergetica (H = cost).
propagano alla velocità del suono. Ad esempio nel caso di un oggetto che si Le onde d'urto possono generalmente essere considerate come
muova a velocità subsonica in aria ferma, i disturbi di pressione causati dalla superfici di discontinuità nel campo di moto. Infatti il loro spessore è pari a
sua presenza (l'aria si deve aprire per far passare l'oggetto), poiché viaggiano qualche cammino libero medio molecolare. In Fig. 8.1 è riportato lo spessore
più velocemente dell'oggetto, riescono a raggiungere tutti i punti all'interno di un'onda d'urto t, espresso in termini di cammino libero medio molecolare
del fluido prima che vi arrivi l'oggetto stesso. In un sistema di riferimento λ , al variare del numero di Mach; questo spessore è stato misurato nel caso
inerziale per il quale l'oggetto è fermo ed è investito da una corrente specifico dell'azoto. Si ricordi (par. 1.6) che, per aria a pressione e
subsonica, questi disturbi riescono a risalire la corrente in quanto essi temperatura ambiente, il cammino libero medio molecolare è circa 7 ×
viaggiano verso monte più velocemente di quanto quest'ultima viaggi verso 10 − 8 m, cioè circa un decimo di micron, cioè ancora circa un millesimo del
valle. diametro di un capello. Da ciò deriva il poter considerare l'onda d'urto come
Nel caso, invece, in cui l'oggetto si muova a velocità supersonica, una superficie di discontinuità.
sempre in aria ferma, arriva prima l'oggetto e poi i disturbi di pressione; l'aria
non può, quindi, essere avvisata da questi ultimi che l'oggetto sta arrivando.
Va peraltro rilevato che l'oggetto deve in ogni caso passare e che l'aria si deve
comunque aprire per farlo passare. Di qui la presenza di onde d'urto che,
rendendo la corrente subsonica, e/o deviando la corrente supersonica (come
vedremo in seguito), consentono al fluido di aprirsi per lasciar passare il
corpo. Le onde d'urto, tuttavia, non sono presenti solo nel caso appena
descritto ma anche in altre situazioni fluidodinamiche.
In un sistema di riferimento per il quale l'oggetto è fermo, la corrente
dovrà ovviamente essere supersonica e, se la sua velocità è costante nel
tempo, l'onda d'urto sarà anch'essa ferma. Intuitivamente ne consegue che
onde d'urto stazionarie (ferme rispetto ad un sistema di riferimento) sono
possibili solo se la corrente a monte (prima) di esse è supersonica (nello
stesso sistema di riferimento). Se essa fosse subsonica non ci sarebbe la
necessità di un'onda d'urto in quanto i piccoli disturbi di pressione
riuscirebbero a risalire la corrente ed a farla aprire per tempo. Ciò non è Fig. 8.1 - Spessore dell’onda d’urto t, riferito al cammino libero
strettamente vero in campo transonico. medio molecolare λ , per azoto
Onde d'urto instazionarie (in moto rispetto ad un sistema di
riferimento) invece, possono originarsi anche in una corrente non
necessariamente supersonica ma, al limite, ferma. 8.2 Equazioni del bilancio per onde d'urto normali stazionarie
Le onde d'urto possono essere di vari tipi; nel seguito saranno
considerate quelle adiabatiche, nel senso che il fluido che le attraversa non Le onde d'urto saranno trattate partendo da quelle cosiddette normali.
scambia energia nel modo calore tra i suoi diversi punti. Va comunque L'onda d'urto è, inoltre, considerata stazionaria, cioè fissa rispetto ad un
osservato che, ad esempio, onde d'urto molto forti possono provocare forti sistema di riferimento inerziale.
Onde d'urto normali ed oblique 207 208 Fluidodinamica
Un'onda d'urto normale è quella per la quale il vettore velocità a (dopo l'onda) deve essere anch'essa ortogonale alla superficie di area dA;
monte (prima) dell'onda è ortogonale alla superficie di discontinuità che un'onda d'urto normale, quindi, come correttamente indicato in Fig. 8.2, non
costituisce l'onda d'urto (Fig. 8.2). devia la corrente. Ne consegue che è possibile applicare la (7.5) ottenendo
( poichè A1 = A2 = dA) :
ρ1 V1 = ρ2 V2 = G = cost (8.2)
Preso un volume di controllo del tipo indicato in figura (una sottile V12 V2
moneta tagliata in due dall'onda d'urto, parallelamente alle sue facce di area h1 + = h2 + 2 = H = cost (8.4)
2 2
dA >> λ 2 per l'ipotesi del continuo), l'equazione del bilancio della quantità
di moto (7.9), nella quale la quantità S = 0 (perché d 2A << dA) ed il Le equazioni del bilancio (8.2), (8.3) ed (8.4) mostrano, in definitiva,
termine M g viene omesso anche per la trascurabilità del contributo di che attraverso un’onda d’urto normale le quantità, G, I ed H restano costanti.
Resta solo da verificare che i due stati 1 e 2 siano diversi tra di loro; ciò verrà
volume, diventa: sviluppato nel caso di gas più che perfetto.
dm& (V 2 − V 1 ) + dA ( p1 n 1 + p 2 n 2 ) = 0 (8.1)
8.3 Onda d'urto normale stazionaria in un gas più che perfetto
in cui, essendo V 1 parallela a n 1 e n 2 , si ha: dm& = ρ 1 V1 dA ( dm& si deve
assumere positiva). La relazione tra i due numeri di Mach, a monte ed a valle dell'onda
La (8.1) è un'equazione vettoriale, la sua proiezione nella direzione d'urto, può essere ricavata a partire dalla (8.3) da cui si ottiene:
parallela all'onda (direzione tangenziale, ortogonale a V 1 ) comporta che la
componente di V 2 nella stessa direzione deve necessariamente essere nulla ρ 1 V12 − ρ 2 V22 = p 2 − p1
(in quanto tutti gli altri vettori hanno proiezione nulla). Pertanto la V 2 a valle e, tenendo conto della (8.2), si ha:
Onde d'urto normali ed oblique 209 210 Fluidodinamica
V1 − V2 =
p2
−
p1 V 2 a2 T To
(8.5) M*2 = = M2 =
ρ 2 V2 ρ 1 V1 a 2 a* 2 To T *
(8.10)
M2 γ +1
Ricordando poi l'espressione della velocità del suono laplaciana per =
γ−1 2 2
un gas piucheperfetto a 2 = γ R T = γ p/ρ , la (8.5) diventa: 1+ M
2
La (7.30), valida in condizioni omoenergetiche quali quelle che si M * non significa condizioni per le quali si ha M = 1.
stanno esaminando, può essere riscritta nella forma: Quadrando la (8.8) e sostituendovi la (8.10), si ottiene infine:
γ −1 2 (γ − 1) M 12 + 2
a 2 = a o2 − V M 22 = (8.11)
2 2γ M 12 − (γ − 1)
che, sostituita nella (8.6) e tenendo conto della (7.44), dà luogo infine a: tale relazione rappresenta la soluzione cercata che lega i due valori del
numero di Mach a monte ed a valle dell'onda d'urto.
V1 V2 =
2
ao2 = a* 2 (8.7) Poiché per la stabilità termodinamica γ ≥ 1 , ad ogni valore di
γ +1 M 1 > 1 corrisponde un valore di M 2 < 1 e viceversa. Resta da stabilire, al
di là delle considerazioni intuitive espresse in precedenza, se il numero di
che rappresenta la relazione di Prandtl per l'onda d'urto normale. La Mach a monte dell'onda d'urto M 1 (i pedici 1 e 2 sono ovviamente
velocità del suono a* per M = 1 (velocità ben determinata quando sia intercambiabili in tutte le equazioni precedenti) deve essere maggiore o
fissato il livello entalpico totale H) è quindi uguale alla media geometrica minore dell'unità. Questo quesito sarà risolto successivamente.
delle due velocità a monte ed a valle dell'onda d'urto normale. Il caso M 1 = 1 nella (8.11) conduce a M 2 = 1 . Dalla (8.11) si
La (8.7) può essere posta anche nella forma: ricava inoltre che, per M 1 → ∞ , il valore limite per M 2 è dato da:
M 1* M *2 = 1 (8.8) 1/ 2
γ − 1
M 2l = lim M 2 = (8.12)
dove è stato definito il numero di Mach riferito alla velocità del suono critica
M1 →∞ 2γ
come:
che nel solo caso di γ = 1 darebbe luogo ad un valore nullo; per
V γ = 1.4 → M 2l = 0.3780 .
M* = (8.9)
a* Per un gas più che perfetto la (8.3) conduce a:
γ − 1 2 γ − 1 2 1
T1 1 +
2
M 1 = T2 1 +
2
M2
po 2
p o1
(
= (γ + 1)− (γ + 1) γ − 1 + 2/M 12 ) (2γ
γ
M 12 )
− γ + 1
1− γ
(8.17)
po2
che rappresentano i rapporti tra i parametri termodinamici a valle ed a monte s 2 − s1 = − R ln (8.19)
dell'onda d'urto per un gas più che perfetto. Per M 1 = 1 tutti questi rapporti po1
hanno valore unitario.
Si noti che la (8.15) giustifica il nome urto giacchè, per M 1 > 1 (che che, facendo uso della (8.17) conduce all'espressione della variazione di
entropia attraverso l’onda d’urto in funzione del numero di Mach a monte
come si vedrà è la sola condizione possibile affinché l'urto avvenga), la
dell’onda M 1 :
pressione a valle dell'onda d'urto (dopo l'urto) è maggiore di quella a monte
(prima dell'urto). Per numeri di Mach relativamente elevati (M > 3), il
rapporto p 2 /p1 è, in pratica, direttamente proporzionale al quadrato del ∆ s / R = (s 2 − s1 ) / R = [− (γ + 1)ln (γ + 1) +
numero di Mach a monte dell’onda d’urto M 1 . ( ) (
+ ln 2γ M 12 − γ + 1 + γ ln γ − 1 + 2/M 12 ) ] / (γ − 1)
(8.20)
(
∆ s M 12 → 1 ) γ
=
2
( M 12 )3
− 1 (8.21)
Fig. 8.4 - Tubo di Pitot in un campo di moto subsonico a) e supersonico b)
R 3 (γ + 1) 2
Poiché in un tunnel supersonico è molto facile misurare la pressione
statica p1 a monte dell'onda d'urto con una presa di pressione adeguatamente
che per M 12 = 1 risulta nulla insieme alle sue derivate prima e seconda
posta sulle pareti del tunnel, il rapporto po 2 / p1 , detto anche funzione di
rispetto a M 12 . Questo fatto giustifica nella Fig. 8.3 il punto di flesso Rayleigh per il tubo di Pitot, risulta utile per la misura del numero di Mach. Il
orizzontale per M 1 = 1 e fa sì che le onde d'urto che avvengono per rapporto po 2 / p1 può essere posto nella forma:
M 1 ≅ 1 siano praticamente isoentropiche cioè reversibili. Quindi, solo
l'onda che avviene per M 1 ≅ 1 (onda di Mach) può essere sia di po 2 p p
= o2 2
compressione che di espansione poiché la trasformazione corrispondente è p1 p 2 p1
reversibile essendo ∆ s = 0 .
Come si vedrà in seguito, se in una corrente supersonica è presente un e, sostituendo in questa espressione le (7.38), (8.11) e (8.15) si ottiene:
corpo tozzo (cioè che non presenta un bordo di attacco a spigolo vivo, o a
punta), davanti al corpo si genera un’onda d’urto che, per corpi γ +1
1
assialsimmetrici posti ad angolo d'attacco nullo rispetto all’asse del corpo, po 2 γ +1γ −1
2 M 12γ γ
−1
deve essere normale su quest'ultimo. Questo è, ad esempio, il caso di un tubo = (8.22)
p1 2 2γ M 2 − (γ − 1)
di Pitot immerso in una corrente supersonica; in questa circostanza, il Pitot 1
Onde d'urto normali ed oblique 215 216 Fluidodinamica
γ
po 2 p γ + 1 γ −1
= o1 =
p1 p1 2
ρ2 V1 γ +1
lim = lim = (8.23)
M1 → ∞ ρ1 M1 →∞ V2 γ −1
che nel caso di γ = 1.4 vale esattamente 6. In una corrente (con γ = 1.4) ad
elevatissimo numero di Mach, la densità a valle di una onda d'urto normale è
pari a sei volte quella a monte e la velocità della corrente diventa un sesto di
quella a monte. In questo caso resta comunque da controllare se è ancora
valida l'ipotesi di gas più che perfetto a causa dell'elevato aumento di
temperatura della corrente.
Il diagramma di Fig. 8.5 mostra anche che, per bassi valori del
numero di Mach ( M 1 < ≈ 1.3 ), si ha p o 2 / p o1 ≅ 1 e che di
conseguenza, in base alla (8.19), l'onda d'urto può essere con buona
approssimazione considerata isoentropica. Come si vedrà in seguito questo
fatto è, ad esempio, molto utile nel caso delle prese d'aria per i motori dei
velivoli che debbono volare ad un numero di Mach supersonico non molto
elevato.
Sul piano h-s (o T-s) i due punti 1 e 2, rispettivamente a monte ed a
valle dell'onda d'urto, devono apparire così come rappresentato in Fig. 8.6. Si Fig. 8.5 - Rapporti caratteristici e numero di Mach a valle di
un'onda d'urto per γ = 1.4
ricordi che attraverso l'onda d'urto: H = h + V 2 / 2 = cost.
Onde d'urto normali ed oblique 217 218 Fluidodinamica
Per un gas perfetto, una volta stabilita sul piano h-s (ovvero T-s) la
retta orizzontale H = cost (risp. To = cost ) relativa al livello energetico
conversione di energia cinetica ordinata (V 2 / 2) in energia cinetica
relazioni: γ − 1 2 γ − 1 2
Tox = Tx 1 + Mx ≠ Toy = T y 1 + My
2 2
p x = p1 ; p y = p2 ; Tx = T1 ; γ
(8.24) γ − 1 2 γ − 1 γ − 1 2
T y = T2 ; a x = a1 ; a y = a2 p ox = px 1 + Mx ; p oy = p y 1 + My
2 2
(8.27)
γ − 1 2 γ − 1 2
To1 = T1 1 + M 1 = To 2 = T2 1 + M2
2 2
γ γ
γ − 1 2 γ −1 γ − 1 2 γ − 1
p o1 = p1 1 + M1 ; po 2 = p 2 1 + M2
2 2
(8.28)
rispetto al fluido in quiete, e M 2 rappresenta il numero di Mach a valle V p . Come si vedrà in seguito, allo stesso instante, parte un'onda d'urto dalla
dell'onda d'urto stazionaria. superficie del pistone con velocità Vo che accelera il fluido a valle di essa
Sostituendo nella (8.30) le (8.11) ed (8.13) e ponendo M p = V p / a1 ,
alla velocità V p . La (8.31), ovvero il diagramma di Fig. 8.9 per γ = 1.4,
si ha:
consente di ricavare la Vo una volta note V p ed a1 .
Nella Fig. 8.10 sono state anche indicate le leggi di moto della
2 M 12 − 1
Mp = generica particella che si trova all'ascissa x = x p per t = 0. Ovviamente
γ + 1 M1
t p = x p / V1 .
che può essere risolta in M 1 (scartando la soluzione negativa che comunque
conduce a valori di M 1 < 0 ) ottenendo in definitiva:
2
γ+ 1 γ + 1
M1 = Mp + M p2 + 1 (8.31)
4 4
2 2
p1 + ρ1 Vn1 = p2 + ρ2 Vn2 (8.33)
Vn1 V1 sin ε 1
M n1 =
a1
=
a1
= M 1 sin ε (8.37) po 2
p o1
(
= (γ + 1)− (γ + 1) γ − 1 + 2/M 12 sin 2 ε ) (2γ
γ
M 12 2
)
sin ε − γ + 1
1 −γ
( )[ ( )]
T2 (8.35), si può scrivere:
= (γ + 1)− 2 2γ M 12 sin 2 ε − γ + 1 γ − 1 + 2/ M 12 sin 2 ε
T1
V2 Vt2 cos ε cos ε
(8.40) = =
V1 cos β Vt 1 cos β
ρ2
ρ1
V
[
= n1 = (γ + 1) M 12 sin 2 ε 2 + (γ − 1) M 12 sin 2 ε
Vn2
]
−1
e quindi dalla (8.32) si ottiene:
(8.41) ρ2 V V sin ε
= n1 = 1 =
ρ1 Vn2 V2 sin β
p2
(
= (γ + 1)− 1 2γ M 12 sin 2 ε − γ + 1 ) (8.42) cos β sin ε tan ε tan ε
(8.44)
p1 = = =
cos ε sin β tan β tan (ε − δ )
Onde d'urto normali ed oblique 229 230 Fluidodinamica
(γ + 1) M 12 sin 2 ε tan ε
=
2 + (γ − 1) M 12 sin ε2 tan (ε − δ )
−1
γ +1
tan δ = − cot ε
(
2 sin 2 ε − 1/M 2
1
1
) (8.45)
relativo a quella che è stata già definita onda di Mach, la cui inclinazione (nel
seguito sempre indicata con il simbolo µ ) risulta come già scritto:
è quella debole ossia quella rappresentata nelle Figg. 8.16a e 8.16c. Per δ > δmax non esiste un'onda d'urto obliqua in grado di deviare la
Allora, una buona conoscenza di δ unita ad un'accurata misura di ε 1 corrente dell'angolo δ. Ciò ad esempio, nel caso di γ = 1.4, accade, qualunque
(ad es. mediante la tecnica schlieren), per situazioni del tipo di Fig. 8.16c, sia il numero di Mach a monte della corrente, se δ > 45.58°.
consentono il rilevamento del numero di Mach M 1 in una corrente L'onda d'urto allora si stacca dal vertice dell'angolo formato dalla
supersonica. superficie e si sposta a monte di quest'ultimo (onda d'urto staccata). Poiché
All'aumentare dell'angolo di deviazione δ, e/o al diminuire del numero nel caso di flusso su parete, su questa (rispettivamente sul piano di mezzeria
di Mach a monte M 1 , gli angoli di inclinazione ε delle onde d'urto relative del diedro nel caso di flusso sul diedro) la corrente non deve essere deviata, e
alla soluzione debole ed a quella forte tendono ad avvicinarsi sino a che per poiché le uniche onde che non deviano la corrente sono quelle normali o
δ = δmax essi coincidono e la soluzione è unica. quelle di Mach, l'onda d'urto sulla parete (rispettivamente sul piano di
mezzeria del diedro) deve risultare normale alla direzione della corrente come
mostrato nelle Figg. 8.17a e b.
L'onda d'urto, che sulla parete (o sul piano di mezzeria) è normale alla
corrente e presenta alti valori di ε nelle sue vicinanze, rende il moto
subsonico permettendo, perciò, al flusso di deviare di un angolo maggiore di
δmax . Man mano che ci si allontana dalla parete (o dal piano di mezzeria)
l'onda d'urto diventa progressivamente meno inclinata (ε diminuisce), e
quindi meno forte, ed il numero di Mach, a valle di essa, tende ad aumentare
sino a diventare supersonico.
> 1) esistenti più a valle. Il campo di moto a valle di onde d'urto di questo risultasse maggiore dell'angolo δmax ), l'onda d'urto si staccherebbe dal
tipo è abbastanza complesso e tra l'altro risulta rotazionale per la presenza di diedro ed il campo di moto inferiore influenzerebbe il superiore e viceversa.
gradienti di entropia (si ricordi in proposito il teorema di Crocco).
Va poi fatto osservare che un corpo definito tozzo (del tipo indicato
nella Fig. 8.18), in una corrente supersonica, anche nel caso in cui l'angolo di 8.7 La relazione di Prandtl e la polare d'urto
inclinazione delle sue pareti a valle del bordo di attacco risulta δ < δmax ,
comporterà senz'altro la presenza di un'onda d'urto staccata dal corpo in Dalla (8.41), tenendo conto che Vn1 = V1 sin ε (V. Fig. 8.11), si
quanto l'angolo di deviazione sull'asse risulta pari a 90°. ottiene:
In ogni caso, se un corpo in regime supersonico deve avere un basso
coefficiente di resistenza, è preferibile che il suo bordo di attacco sia affilato V n1 (γ + 1) M 12 Vn12 / V12
quanto più possibile in modo da non generare alte deviazioni della corrente =
che lo investe e conseguentemente alte compressioni della stessa nelle zone
Vn 2 2 + (γ − 1) M 12 Vn12
/ V12
frontali del corpo.
e quindi:
γ −1 2 2
Vn1 Vn2 = Vn1 + a12 (8.47)
γ +1 γ +1
γ −1 2
Vn1 Vn2 = a* 2 − Vt (8.48)
γ +1
Fig. 8.18 - Corpo tozzo in una corrente supersonica
che rappresenta la relazione di Prandtl per una generica onda d'urto obliqua.
Si deve infine porre in evidenza che, nel caso di un diedro con angolo
Per un'onda d'urto normale: Vn1 = V1 ; Vn2 = V2 ; Vt = 0 , e quindi la
di semiapertura ∆ posto ad un angolo di attacco α rispetto alla direzione della
corrente supersonica, se i due angoli di deviazione della corrente (8.48) riporta alla (8.7):
(rispettivamente ∆ – α per la zona superiore e ∆ + α per la zona inferiore)
sono entrambi inferiori a δmax , le due soluzioni per i campi di moto V1 V2 = a *2 (8.7)
superiore ed inferiore sono indipendenti una dall'altra, cioè, a differenza di
quanto accade in moto subsonico, i due moti non si influenzano. Nel caso in che rappresenta la relazione di Prandtl per l'onda d'urto normale. La (8.7)
cui, invece, la deviazione fosse più elevata (ad es. se ∆ + α per α > 0 mostra che per un'onda d'urto normale il prodotto tra le due velocità, a monte
ed a valle dell'urto, è uguale al quadrato della velocità del suono in condizioni
Onde d'urto normali ed oblique 239 240 Fluidodinamica
critiche (M = 1). γ −1 2 2
V12 sin 2 ε − vV1 tan ε = a* 2 − V1 cos ε (8.50)
Nella Fig. 8.19 sono state indicate le due velocità V 1 e V 2 a monte ed γ +1
a valle dell'onda d'urto obliqua e le loro componenti normali e tangenziale.
Della velocità V 2 sono state altresì indicate le sue due componenti u, in Utilizzando le formule trigonometriche di conversione e l'ultima delle
direzione della V 1 , e v , normale ad essa. Attenzione: Le u e v vanno intese (8.49), si può scrivere:
tan 2 ε (V1 − u )2
sin 2 ε = = (8.51)
1 + tan 2 ε v 2 + (V1 − u )2
v2
cos 2 ε = 1 − sin 2 ε = (8.52)
v 2 + (V1 − u )2
( ) ( )
v 2 a* 2 + 2V12 / (γ + 1) − V1u = (V1 − u )2 V1u − a* 2 (8.53)
V1 u − a*2
v 2
= (V1 − u ) 2
(8.54)
2V12 / (γ + 1) − V1u + a* 2
Fig. 8.19 - Velocità a monte ed a valle dell'onda d'urto
come u2 e v2 mentre la V 1 ha la sola componente u1 = V1 in quanto Per ogni valore di a* e di V1 > a* , la (8.54) rappresenta il luogo dei
v1 = 0 ; per semplicità le due componenti della V 2 sono indicate nel punti, sul piano odografo (u, v), a valle dell'onda d'urto obliqua. Detto luogo è
chiamato curva strofoide o polare d'urto ed è rappresentato in Fig. 8.19 per il
seguito senza pedici. Il piano (u,v) si chiama piano odografo. Con riferimento
alla figura si ottiene: caso a* = 1 , V1 = 2 e γ = 1.4.
Si ricordi che V1 rappresenta la velocità a monte dell'onda (che ha la
Vt = V1 cos ε stessa direzione e verso dell'asse delle u), mentre la u e la v sono le due
componenti di V 2 rispettivamente parallela a V1 ed ortogonale ad essa. Ne
Vn1 = V1 sin ε consegue che il vettore posizione di uno dei punti della curva rappresenta
v (8.49) proprio il vettore V 2 . La strofoide continua a destra del punto A di Fig. 8.19
Vn 2 = V1 sin ε −
cos ε ma le relative soluzioni non hanno immediato significato fisico, perché
V −u condurrebbero a V2 > V1 , e pertanto i due rami relativi non sono stati
tan ε = 1
v tracciati.
Come già discusso al par. 8.5, per ogni angolo di deviazione δ,
Sostituendo nella (8.48) si ha: esistono due soluzioni per la V 2 : la soluzione debole (vettore OC nella Fig.
Onde d'urto normali ed oblique 241 242 Fluidodinamica
8.19) che dà luogo all'onda inclinata rispetto alla corrente dell'angolo ε 1 e la 8.8 Onde d’urto coniche
soluzione forte (vettore OD con OC > OD ) che dà luogo all'onda
inclinata rispetto alla corrente dell'angolo ε 2 > ε 1 . Come mostrato nella Fig. Nei paragrafi precedenti sono state analizzate in dettaglio le onde
d’urto oblique ed è stato supposto che la fenomenologia fisica fosse
8.19, le inclinazioni ε delle onde d'urto oblique rispetto alla corrente
bidimensionale piana. Quest’ipotesi spesso non è applicabile ed è necessario,
(velocità a monte, punto A) si trovano unendo il punto A con il punto
o effettuare altre semplificazioni, o risolvere le equazioni di bilancio in forma
considerato sulla strofoide e tracciando dal punto O la perpendicolare a
locale. In molte applicazioni pratiche, tuttavia, esiste simmetria assiale, si
questa direzione. Ciò deriva dal fatto che Vt = cost .
pensi ad esempio alla parte prodiera di un aereo o di un missile supersonici, o
alle prese d’aria supersoniche con spina conica. Si comprende, pertanto,
l’importanza di studiare, sia pure dal solo punto di vista dei risultati, il moto
stazionario di una corrente supersonica che investe un cono ad angolo
d’attacco nullo. Quest’ultima ipotesi, sebbene sia certamente molto
restrittiva, è necessaria in quanto la presenza di un angolo d’attacco diverso
da zero provoca la perdita della simmetria, e quindi della bidimensionalità
assialsimmetrica, comportando una notevole complicazione della trattazione.
Per studiare il campo di moto generato da una corrente supersonica
uniforme che investe un cono indefinito ad angolo d’incidenza nullo, è
necessario risolvere le equazioni di bilancio locali sfruttando le
semplificazioni che derivano dall’ipotesi di assialsimmetria. In questo
paragrafo si tralasceranno le sottigliezze analitiche della trattazione e
verranno discussi in dettaglio solo le ipotesi alla base di essa ed i risultati
dell’analisi.
Le ipotesi che si formulano sono le seguenti:
1. Il campo di moto è simmetrico rispetto all’asse del cono.
Quest’ipotesi comporta due risultati fondamentali: il primo è che la
proiezione del campo di moto su un piano che comprende l’asse del
cono non è influenzata dalla scelta del piano stesso e cioè, in un
sistema di riferimento di tipo cilindrico, è indipendente dalla
Fig. 8.20 - Curva strofoide coordinata azimutale φ * ; il secondo è che, se si applicasse il bilancio
del momento della quantità di moto prima e dopo l'onda d'urto, la
Nel caso in cui δ = 0, le due soluzioni per la V 2 si riducono a quella componente normale a questo piano del vettore velocità risulterebbe
identicamente nulla.
relativa all'onda di Mach (vettore OA = V1 ) ed a quella relativa all'onda
2. Oltre ad essere omoenergetico, il moto è omoentropico (ad entropia
d'urto normale (vettore OB ). Nella figura sono state anche indicate l'unica costante) sia prima che dopo l’onda d’urto pur essendo diversa
soluzione esistente per δ = δmax (vettore OE ) ed il cerchio corrispondente a l'entropia prima e dopo l'urto. Ovviamente, affinché sia verificata
quest’ipotesi, è necessario che l’onda sia attaccata al vertice del cono.
M = M * = a* = 1 . Attenzione: La posizione a* = 1 equivale a dividere
3. Poiché non esiste alcuna lunghezza caratteristica rispetto alla quale
la (8.54) per a* 2 per cui la curva di Fig. 8.20 rappresenta la soluzione per adimensionalizzare, le restanti due variabili spaziali (si veda la prima
u* = u / a * e v* = v / a* nel caso in cui M 1* = V1 / a* = 2 . ipotesi) possono comparire solo come rapporto fra le stesse.
Quest’ipotesi è equivalente a dire che, se si considera un sistema di
Onde d'urto normali ed oblique 243 244 Fluidodinamica
riferimento di tipo sferico, come quello mostrato in Fig. 8.21, tutte le divergere. Per dimostrare che le linee di corrente non possono essere parallele
grandezze termofluidodinamiche devono essere funzione della sola tra loro, si consideri il volume di controllo dVc rappresentato a sinistra nella
variabile θ. Fig. 8.23, nel quale il fluido entri dalla sezione di area dA1 e ne esca da quella
di area dA2 (avente la stessa altezza) e si supponga, per assurdo, che il fluido
stesso si muova parallelamente alla generatrice del cono. Come si deduce
dalla vista laterale a destra, l'area dA2 è maggiore di dA1. Per la (7.54) ad un
Fig. 8.26 - Numero di Mach M c sulla superficie del cono in funzione di δ per
Fig. 8.25 - Semiangolo del cono δ in funzione di ε per diversi valori di M 1 (γ = 1.4)
diversi valori di M 1 (γ = 1.4)
Onde d'urto normali ed oblique 249 250 Fluidodinamica
d'inclinazione dell’onda d’urto ε per diversi valori del numero di Mach a massimo della funzione δ (ε).
monte dell’onda M1. Questi diagrammi sono equivalenti a quelli delle Figg. Come già detto precedentemente, a causa del convergere delle linee di
8.12 ed 8.13 e tutti i commenti fatti per il caso bidimensionale piano valgono, corrente, la deviazione imposta dall’onda conica è minore o, in altri termini,
evidentemente, anche per le onde d’urto coniche. Si noti che, con eccezione
di M2 = 1 (curva a tratto lungo), nella Fig. 8.25 non sono state diagrammate le
curve a M2 costante (cioè il numero di Mach subito a valle dell’onda d’urto
che ovviamente, a parità di M 1 ed ε , è lo stesso di quello della Fig. 8.12),
bensì quelle a Mc costante (cioè il numero di Mach sulla superficie del cono,
curve a tratto breve). Infatti, essendo il moto a valle dell’onda d’urto
isoentropico, noto M c e le condizioni a valle dell'onda d'urto, tramite le
tabelle del flusso isoentropico si possono determinare le grandezze
termofluidodinamiche sulla superficie del cono.
A questo scopo, nella Fig. 8.26, è più dettagliatamente diagrammato
Mc in funzione di δ per diversi valori di M 1 . Nel diagramma i numeri di
Mach a monte dell'onda d'urto M 1 sono identificabili con le intercette delle
relative curve per δ = 0 e M c ≥ 1
Ad esempio, è possibile effettuare facilmente il calcolo della
resistenza Ro dovuta alla presenza dell'onda d'urto mediante la relazione:
Ro = ( pc − p∞ ) Ab
dove: pc e p∞ sono la pressione sulla superficie del cono e quella della Fig. 8.27 - Angolo massimo di semiapertura del cono e del diedro in funzione
corrente indisturbata ed Ab è l'area della superficie di base del cono stesso. di M 1 (γ = 1.4)
È interessante notare che, qualunque sia il numero di Mach M1,
esistono sempre coppie di valori δ, ε tali che il moto a valle dell’onda possa essendo l’onda meno intensa, il disturbo prodotto dal corpo sulla corrente a
passare da un regime supersonico ad uno subsonico senza ulteriori onde monte è più piccolo. Ne consegue che l’angolo di deviazione massimo è
d’urto. Questo fenomeno accade per tutti i punti del diagramma di Fig. 8.24 maggiore nel caso del cono rispetto al caso piano. In particolare per γ = 1.4 e
compresi tra le due curve a Mc = 1 e M2 = 1, oppure, equivalentemente, per per M1 → ∞ risulta δmax = 57.68° per il caso conico mentre δmax = 45.58° per
tutti quelli appartenenti alla regione delimitata superiormente dalla retta il caso piano (valori asintotici nel diagramma di Fig. 8.27).
orizzontale di equazione Mc = 1 ed inferiormente dalla curva a M2 = 1 nel Il diagramma della funzione εmax(M1) ha lo stesso andamento nei due
diagramma di Fig. 8.26 (curva a tratto lungo). casi esaminati. L’angolo d’urto parte da 90° per M = 1, valore relativo ad
Nella Figg. 8.27 ed 8.28 sono diagrammati rispettivamente δmax ed un'onda di Mach normale, decresce al crescere del numero di Mach,
εmax in funzione di M1 per i due casi d’onda conica e bidimensionale piana. raggiunge un minimo (pari a 64.6° per le onde piane e 68.9° per quelle
Per quest’ultimo caso, la relazione εmax(M1) è ricavabile analiticamente a coniche) ed infine cresce tendendo asintoticamente ai valori 67.8° e 74.0°
rispettivamente per il caso piano e quello conico.
partire dalla (8.45) derivando la stessa rispetto ad ε e risolvendo l’equazione
che si ottiene uguagliando a zero la derivata. Nel caso delle onde coniche non Attenzione: Il fatto che per M1 >≈ 1.2 l’angolo d’urto massimo per il
esiste, invece, una relazione algebrica esplicita per cui è necessario procedere cono sia maggiore di quello per il diedro non contraddice quanto già
numericamente calcolando, per ogni fissato valore del numero di Mach M1, il affermato sulla minore inclinazione dell’onda conica rispetto a quella piana,
Onde d'urto normali ed oblique 251 252 Fluidodinamica
giacché ciò è valido solo a parità di δ. direzione iniziale ed, in particolare, tende a ruotare verso l'onda d'urto stessa;
Infine occorre qui esplicitamente osservare che, in modo del tutto la corrente cioè tende ad adagiarsi sull'onda.
analogo a quanto accade nel caso di una corrente supersonica che investe un Tutto questo comporta che un'onda d'urto obliqua incidente su una
diedro piano, se l’angolo di semiapertura del cono è maggiore di δmax l’onda superficie piana (ovvero su un piano di simmetria del campo di moto) deve
necessariamente riflettersi. Ciò non avviene invece (si vedano ad esempio le
Figg. 8.17a e b) se l'onda d'urto è normale alla superficie o al piano. In questo
paragrafo, per semplicità, si trascureranno ancora gli effetti viscosi quando
essi non siano associati a fenomeni di urto.
Si consideri ad esempio il caso della Fig. 8.29 nella quale è mostrata
l'onda d'urto obliqua i che incide sulla superficie piana orizzontale (o, che è lo
stesso, su un piano di simmetria) con angolo ε 1 . A monte di questa onda
d'urto, e cioè nella regione 1, la corrente supersonica deve essere parallela alla
superficie. L'onda d'urto obliqua i fa deviare la corrente di un angolo δ verso
l'onda stessa (verso il basso), e quindi verso la parete. L'entità della
deviazione è, come già visto, funzione del numero di Mach a monte M 1 e
dell'angolo di inclinazione dell'onda ε 1 oltre che del valore di γ. Poiché la
direzione della corrente nella regione 2 è incompatibile con la presenza della
parete (le due direzioni non sono coincidenti), a valle dell'onda d'urto
incidente i deve necessariamente esistere un evento che raddrizza la corrente
(deviandola verso l'alto di un angolo pari a – δ ), riportandola quindi parallela
alla parete. Questo evento consiste in un'altra onda d'urto obliqua r, che parte
dal punto di incidenza dell'onda i sulla parete e che viene detta onda riflessa.
Ovviamente sarà M 1 > M 2 > M 3 (ed anche V1 > V2 > V3 e
Fig. 8.28 - Angolo d'inclinazione dell'onda d'urto corrispondente a δ max per il p3 > p 2 > p1 ). Una riflessione del tipo indicato in Fig. 8.29 si chiama
cono ed il diedro (γ = 1.4) riflessione regolare.
È opportuno qui osservare immediatamente che non si tratta di una
d’urto si stacca dal vertice e la sua configurazione diventa simile a quella riflessione speculare in quanto in generale ε 1 ≠ ε 2 − δ , infatti ε 2 dovrà
rappresentata in Fig. 8.16.
L'analisi condotta nei par. 8.5 ed 8.7 ha mostrato che un'onda d'urto
obliqua (a meno che non si tratti dei casi particolari di ε = µ ovvero di ε =
90°) dà sempre luogo ad una deviazione finita della corrente. Poiché,
attraverso l'onda d'urto obliqua, la componente tangenziale della velocità non Fig. 8.29 - Riflessione regolare di un'onda d'urto obliqua
cambia mentre quella normale diminuisce, la conseguenza macroscopica di
tutto ciò è che il vettore velocità a valle dell'onda devia rispetto alla sua essere tale che l'onda riflessa abbia una intensità che consenta alla corrente di
Onde d'urto normali ed oblique 253 254 Fluidodinamica
raddrizzarsi. I due angoli ε 1 e ε 2 saranno uguali solo se l'onda d'urto è Il fatto che la linea di slip crei con la parete un condotto convergente è
un'onda di Mach. Infatti, quanto detto in precedenza vale anche nel caso di dovuto, inoltre, alla necessità di abbassare la pressione nella regione
un'onda di Mach con la differenza che l'angolo di deviazione δ è infinitesimo certamente subsonica 4 (immediatamente a valle dell'onda d'urto forte) in
e quindi ε 1 = µ1 = ε 2 = µ 2 . quanto la compressione della corrente, dovuta ad un'onda d'urto quasi
Ovviamente un'onda di Mach di compressione (deviazione ovunque normale (deve essere infatti normale sulla parete per non dare luogo
infinitesima verso il basso) si rifletterà come un'onda di Mach di ad alcuna deviazione), è maggiore di quella dovuta ai due urti obliqui.
compressione (deviazione infinitesima verso l'alto) così come avveniva per
l'onda d'urto obliqua ma con intensità dell'urto infinitesima.
È possibile qui anticipare che un'onda di Mach di espansione che,
come vedremo all'inizio del capitolo successivo, dà luogo (in una situazione
del tipo di Fig. 8.29) ad una deviazione infinitesima verso l'alto, si rifletterà
come un'onda di Mach di espansione che dà luogo ad una deviazione
infinitesima verso il basso. In conclusione le onde di Mach si riflettono su
una superficie piana come onde dello stesso tipo (compressione →
compressione, espansione → espansione).
Ritornando al caso della Fig. 8.29, poiché M 2 < M 1 , si può
verificare l'evenienza che, pur essendo M 2 > 1 , δ risulti maggiore del δmax Fig. 8.30 - Riflessione alla Mach
corrispondente al valore di M 2 (si ricordi che δmax è una funzione crescente
del numero di Mach); ciò può accadere infatti all'aumentare di ε 1 che La riflessione di un'onda d'urto alla Mach è detta anche riflessione a λ
comporta, a parità di M 1 , una diminuzione del valore di M 2 . In tal caso, in quanto la configurazione delle onde d'urto della Fig. 8.30 somiglia, nella
fattispecie, ad una λ capovolta. Se la parete si trovasse in alto somiglierebbe
non si ha più una riflessione regolare dell'onda d'urto obliqua, ma una
riflessione cosiddetta alla Mach rappresentata nella Fig. 8.30. In questo caso, ad una vera e propria λ.
solo la regione 1 è caratterizzata da un moto uniforme (velocità indipendente Un'onda d'urto che impinga su di una parete e che dia luogo a
dalla posizione), mentre nelle regioni 2, 3, e 4, poiché la corrente attraversa M 2 < 1 , sulla parete stessa deve necessariamente essere normale e non dà
onde d'urto oblique ad inclinazione variabile, il vettore velocità varierà da luogo al alcuna riflessione.
punto a punto.
Il campo di moto nelle regioni 2, 3 e 4 risulta rotazionale per la
presenza di gradienti di entropia. La linea di slip ha la peculiarità che
attraverso di essa il modulo della velocità (e non la sua direzione) e le
proprietà termodinamiche della corrente (tranne la pressione) presentano un
brusco salto; ciò è dovuto alla diversa evoluzione fluidodinamica cui sono
soggetti i filetti fluidi posti a cavallo della linea di slip. Quest'ultima, che
rappresenta anche una linea di corrente, non inizia con tangente parallela alla
parete consentendo così (attraverso la seconda onda d'urto) una minore
deviazione della corrente (verso l'alto) dalla regione 2 alla 3. Fig. 8.31 - Soppressione dell'onda d'urto riflessa
Si noti, inoltre, che in questo caso la linea di slip non può essere retta,
poiché nelle regioni 3 e 4, a causa della varibilità dell'inclinazione dell'urto, Oltre ai due casi già menzionati di ε = µ ed ε = 90°, esiste solo un
esiste un gradiente di pressione, diretto verso la parete, che deve essere altro caso nel quale un'onda d'urto obliqua che incide su di una parete non si
bilanciato da una forza centrifuga (si veda il par. 7.3). riflette ed è quello rappresentato nella Fig. 8.31. In questa circostanza la
Onde d'urto normali ed oblique 255 256 Fluidodinamica
parete a valle del punto di incidenza dell'onda forma, con la parete a monte, il corrispondente valore del δ max risulterà maggiore ed uguale al valore di δ .
un angolo esattamente uguale all'angolo δ di deviazione della corrente Occorre anche osservare (si veda la Fig. 8.13) che, per la stessa continua
provocata dall'onda d'urto; angoli della parete minori danno luogo alla diminuzione del numero di Mach, l'onda CD (rispettivamente l'onda DE)
riflessione dell'onda e, come si vedrà nel capitolo successivo, angoli maggiori risulterà più inclinata (cioè più verticale) dell'onda AB (rispettivamente
generano un ventaglio di espansione alla Prandtl e Meyer. dell'onda BC).
Un altro caso interessante di riflessione di onde d'urto oblique (deboli) Va infine rilevato che, se l'angolo δ è piccolo, si ha che ε → µ e
è quello rappresentato nella Fig. 8.32 per il quale una corrente a M 1 > 1 quindi la compressione dovuta a ciascuna onda d'urto può considerarsi
fluisce in un canale in cui, ad un certo punto, una delle pareti forma una praticamente isoentropica. Si ritrova così, in un caso bidimensionale, quanto
concavità caratterizzata da un angolo δ . Al fine di avere una corrente che si già anticipato nel caso unidimensionale (vedasi il par. 7.10) e cioè che in una
mantenga anche successivamente supersonica, si supponga che δ non sia di corrente supersonica, che fluisce isoentropicamente ed omoenergeticamente
valore molto elevato e che, viceversa, M 1 sia sufficientemente alto. in un condotto convergente (dA < 0) , il numero di Mach diminuisce. È
La prima onda d'urto obliqua (tra le regioni 1 e 2), che parte dal punto ovvio, per quanto detto al par. 7.10, che la convergenza del condotto può
angoloso della concavità A, devia la corrente dell'angolo δ rendendola essere sopportata dalla corrente sino a che M = 1; dopo dovrà essere
parallela alla parete inferiore e va ad impingere nel punto B della parete dA ≥ 0 .
superiore ove si riflette in un'altra onda d'urto obliqua che devia la corrente di
− δ riportandola parallela alla parete superiore stessa. La situazione in
prossimità del punto B è del tutto equivalente a quella di Fig. 8.29 con l'unica 8.10 Intersezione di onde d'urto oblique
differenza che in questo caso la parete è posta in alto.
Può accadere che due onde d'urto oblique deboli, aventi in generale
diversa inclinazione rispetto alla corrente a monte, si intersechino in un punto
O come nel caso illustrato in Fig. 8.33 nel quale una corrente, che fluisce in
un condotto a M 1 > 1 , subisce due deviazioni δ 2 e δ 3 (in generale tra loro
diverse) rese possibili soltanto dalla presenza di due onde d'urto oblique a
loro volta inclinate degli angoli ε 2 ed ε 3 rispetto alla corrente stessa.
Le due correnti supersoniche che si generano a seguito degli urti nelle
due regioni 2 e 3 avranno in generale proprietà diverse ma, soprattutto
saranno caratterizzate da due direzioni diverse. Risulta pertanto necessario
che queste due nuove correnti siano a loro volta deviate in modo che alla fine
esse abbiano una direzione comune. Tali ulteriori deviazioni sono possibili in
correnti supersoniche solo mediante altre due onde d'urto oblique. Accade
come se ciascuna delle due onde intersecantisi si riflettesse nel punto O, e le
due onde riflesse dessero luogo alle due correnti parallele relative,
Fig. 8.32 - Riflessioni di onde d'urto in un convergente rispettivamente, alle due regioni 4 e 5. Una intersezione del tipo rappresentato
in Fig. 8.33 si dice intersezione regolare.
L'onda d'urto riflessa che parte dal punto B si riflette a sua volta nel Le uniche due condizioni che le correnti nelle regioni 4 e 5 devono
punto C (dove impinge sulla parete inferiore) con un'onda (la CD) che devia rispettare sono che esse abbiano la stessa direzione, ovviamente, e la stessa
nuovamente la corrente di un angolo δ . Dovrebbe risultare chiaro che questo pressione statica. Queste condizioni consentono di determinare le
comportamento continuerà fino a che il numero di Mach (che ovviamente in inclinazioni delle due onde d'urto riflesse e, di conseguenza, tutte le proprietà
seguito agli urti, sia pure obliqui, va continuamente diminuendo) sarà tale che termofluidodinamiche delle correnti nelle regioni 4 e 5.
Onde d'urto normali ed oblique 257 258 Fluidodinamica
A meno che non si verifichi il caso particolare di ε 2 = ε 3 , e cioè ( M 2 e M 3 ), a valle di ciascuna di esse, siano tali da consentire
praticamente il caso di Fig. 8.29 per il quale la soluzione è immediata (in successivamente la deflessione del vettore velocità degli angoli δ 4 e δ 5 ,
quanto il piano normale al foglio, passante per il punto O di Fig. 8.33 ed (questi ultimi devono essere, cioè, minori o uguali dei corrispondenti angoli
avente la direzione della corrente nella regione 1, è un piano di simmetria), di deviazione massima).
per la risoluzione del problema occorre procedere per tentativi. Si può allora Qualora quest'ultima condizione non si verificasse, si avrà una
assumere una direzione di tentativo comune delle due correnti nelle due intersezione alla Mach schematicamente rappresentata nella Fig. 8.34. Questa
regioni 4 e 5 (il che equivale a stabilire i valori di δ 4 e δ 5 , ovviamente non intersezione, praticamente, altro non è che una doppia riflessione a λ (V. Fig.
indipendenti tra loro perché deve essere: δ 2 + δ 3 = δ 4 + δ 5 ) e controllare se 8.30) con la presenza di due linee (superfici) di slip.
le due pressioni p4 e p5 risultano uguali tra di loro. Variando detta direzione,
e cioè le due deviazioni δ 4 e δ 5 , si ottiene la soluzione cercata quando si
verifica che p4 ≅ p5 .