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Analog, Tape o Digital che sia, dal modello più basico fino alle derive sperimentali dal
sound estremo, ogni delay si basa sugli stessi tre semplici parametri: Time, Feedback
e Volume. È la loro interazione a definire i maggiori effetti di ritardo che hanno scritto
la storia della musica elettrificata attraverso oltre mezzo secolo di riff e assolo
indimenticabili.
Come accade per molti dispositivi nella sfera della chitarra elettrica, la magia avviene
quando la tecnica incontra la creatività e il desiderio di uscire dagli schemi, ma alcune
indicazioni di base possono essere d’aiuto a chi vuole avvicinarsi meglio agli effetti di
ritardo.
Quella che segue è una piccola guida per muovere i primi passi nel mondo del delay,
per scoprire ed esplorare le potenzialità di uno dei circuiti più antichi eppure ancora tra
i più stimolanti per i chitarristi elettrici. Per realizzarla abbiamo scelto di affidarci a un
evergreen per la categoria, un coltellino svizzero capace di districarsi con disinvoltura
attraverso le sonorità dei più apprezzati delay in circolazione, pur conservando
un’interfaccia facile e un approccio universale: il Boss DD 8.
Perché la buca a effe ha qu
forma?
Un tap tempo è una funzione inclusa in molti delay moderni che permette al musicista
di battere fisicamente su un pulsante il tempo che vuole impartire alle ripetizioni. Sta al
piede dell’artista richiamare mezzi, quarti, ottavi, note puntate e terzine.
Quando sullo chassis è presente anche un selettore per le suddivisioni ritmiche, la
faccenda si semplifica oltremodo. Il piede si limiterà a scandire l’indicazione
metronomica di riferimento e basterà un tocco sull’apposita levetta per fare in modo
che il pedale ricavi automaticamente le rispettive figure ritmiche.
Level e Feedback
Un dispositivo che ripete il nostro suonato, aggiungendo di fatto un altro musicista al
mix (e un altro ancora, e un altro ancora…) può creare confusione tra le note. Per
questo è importante dosare cum grano salis il volume delle ripetizioni e la quantità di
code generate dallo stompbox.
Nella maggior parte dei casi, si può notare come volume e quantità delle ripetizioni
necessari a un suono equilibrato siano inversamente proporzionali: dove uno sale,
l’altro scende.
In caso di ambienti morbidi e lunghi, ottimi per arricchire un assolo, è probabile che si
voglia richiamare un delay dal volume ridotto perché faccia solo da colore, senza
sovrapporsi alle note suonate. Di pari passo, le code potranno essere più numerose:
forse solo un paio per un risultato più pulito, magari anche di più per passaggi onirici.
Quando il delay vuole invece giocare a costruire ritmiche combinate con il segnale
diretto, è più scontato che il suo volume sia maggiore per tenere testa al suono dry,
ma con code ridotte al minimo per non sbavare più del necessario.
Nel video che segue, forniamo un punto di partenza per una ricerca sonora più
consapevole.