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Prova pratica: concertazione

e direzione di un brano (classe A30)


di Claudia De Simone

Il nuovo Concorso a Cattedra, bandito dal Ministero dell’Istruzione, dell’Uni-


versità e della Ricerca e pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 26 febbraio
con D.M. 95/2016, prevede, per tutti i candidati, una prova scritta formata da
otto domande, di cui due in lingua straniera, ed una orale.
Per alcune discipline, di taglio più pratico, come ad esempio la Musica nella
scuola secondaria di I grado (identificata con la classe di concorso A30), per la
quale sono stati banditi 310 posti in tutta Italia, è prevista anche una prova pra-
tica. Tale prova, della durata di 30 minuti, consisterà nella concertazione e
nella direzione di un semplice brano, con lo scopo di creare un ambiente mu-
sicale inclusivo di carattere laboratoriale. I primi 5 minuti, dei trenta previsti
per la prova, saranno utilizzati dal candidato per illustrare alla commissione gli
obiettivi didattici specifici e le finalità formative che intende perseguire. Altri
20 minuti saranno utilizzati per la concertazione e l’esecuzione del brano,
mentre durante gli ultimi 5 minuti il candidato risponderà alle domande della
commissione riguardo al rapporto tra obiettivi didattico-formativi e modalità di
organizzazione del laboratorio.
Per preparare la prova, il candidato avrà a disposizione un’aula dotata di piano-
forte e di alcuni semplici strumenti ritmici e gli saranno concessi 120 minuti, di
cui non più di 15 per la scelta del brano.
L’allegato A al D.M. 95/2016 prevede che per la prova pratica della disciplina
Musica nella scuola secondaria di I grado il candidato potrà scegliere, tra una se-
rie di pezzi proposti dalla commissione, un brano da concertare avendo a dispo-
sizione un ensemble di cantanti formato da tre voci femminili e tre voci maschili
di cui potrà avvalersi nello svolgimento della prova. Non sarà possibile avere con-
tatti con questo ensemble durante lo studio e la preparazione del brano, poiché
la concertazione sarà estemporanea. Il candidato estrarrà a sorte una busta conte-
nente una terna di prove, tra le quali dovrà selezionarne una sola, a seconda delle
proprie preferenze. In ogni busta, infatti, saranno contenute le tracce di tre brani,
ognuno appartenente ad una delle seguenti categorie:
>> musica d’arte di tradizione scritta;
>> brano di tradizione orale;
>> Jazz, pop, rock e canzone d’autore.
Diamo ora alcuni consigli per lo svolgimento e il superamento di questa prova
prendendo in considerazione il mottetto a quattro voci miste “Ave Maria” di
Jacob Arcadelt (1514?-1557).

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Per lo svolgimento della prova sarà innanzitutto utile avere ben presente le ca-
ratteristiche e la natura del brano da eseguire. Il mottetto è una forma musica-
le polifonica diffusa fin dal XIII secolo. I primi mottetti furono creati aggiun-
gendo ad una melodia gregoriana preesistente (tenor) una o due voci che
eseguivano una sorta di commento al testo del tenor. Si tratta, allora, di un
brano polifonico della tradizione sacra scritto per coro a cappella a voci dispari,
quindi senza alcun accompagnamento, composto da quattro voci (soprano,
contralto, tenore e basso), due femminili e due maschili.

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Cominciamo col dire che trattandosi di un pezzo sacro, bisognerà conferire


nella concertazione un certo carattere di solennità all’esecuzione. Andando
con ordine, però, la prima cosa che ci viene richiesta per affrontare la prova è
stabilire gli obiettivi formativi che ci prefiggiamo di raggiungere con la nostra
ipotetica classe e le modalità con le quali cercheremo di attuare il nostro piano
formativo.
Possibili obiettivi didattici da raggiungere con lo studio di questo brano in una
eventuale classe terza di scuola secondaria di I grado sono:
>> decodificare e utilizzare la notazione tradizionale;
>> eseguire in modo espressivo collettivamente brani della tradizione musicale;
>> conoscere, interpretare anche in modo critico opere d’arte musicali.
Per quanto riguarda il primo punto, possiamo dire che certamente, arrivati in
terza, i nostri studenti avranno imparato a leggere correttamente e con una
certa velocità le note sul pentagramma. Inoltre, attraverso la pratica del canto
corale, avranno imparato ad associare quelle note che leggono sul pentagram-
ma a determinati suoni emessi con la propria voce.
Il secondo obiettivo è basato sull’espressività. È facile cantare una canzoncina,
anche “a orecchio”, mentre ben altra cosa è esprimere un sentimento attraver-
so quello che si canta, essere espressivi e comunicare a chi ascolta un determi-
nato messaggio o stato d’animo, pertanto sarà necessaria l’applicazione al bra-
no di svariati segni dinamici e d’espressione per conseguire il secondo obiettivo.
Il terzo obiettivo è frutto sicuramente del lavoro svolto in classe durante tutto
l’anno scolastico, ma che si sintetizza in una breve esecuzione. Cantare in modo
consapevole un brano, anche della tradizione classica, significa essere a cono-
scenza delle circostanze in cui è stato creato, del periodo storico e di quali sono
le tecniche per la sua composizione.
Nell’ambiente classe, si verrà a creare un insieme di alunni, un gruppo di “ami-
ci” che parteciperà, ognuno a suo modo e secondo le sue possibilità, alla buona
riuscita del canto. Ci sarà chi, infatti, farà parte del cosiddetto coro, con una
parte ben precisa assegnata, e chi, non sentendosi molto intonato, potrà ac-
compagnare l’esecuzione con gli strumenti ritmici. Tutti saranno impegnati
nella realizzazione di un’esperienza musicale attraverso l’esecuzione del brano
proposto.
Nella preparazione della prova, saremo soli nella nostra aula con il nostro pia-
noforte.
Per prima cosa, con l’ausilio dello strumento che ci è stato messo a disposizione,
cercheremo di memorizzare le linee melodiche delle varie voci, per poter succes-
sivamente riproporle al coro in sede di concertazione. Una volta memorizzate le
melodie delle singole voci, importantissimo sarà annotare sulla nostra partitura
i respiri che ogni cantore dovrà prendere. Anche il respiro, infatti, fa parte della
musica e per questo non può essere preso in modo arbitrario: tutti i cantori do-
vranno respirare nello stesso momento, secondo le indicazioni del direttore.
Una veloce analisi dell’armonia sottostante la partitura ci permetterà, poi, di
capire in quali punti inserire dei piccoli “crescendo” e “diminuendo” e dove

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bisognerà cantare con un fil di voce e dove, invece, in modo forte. Tutte queste
indicazioni, che puntualmente daremo al coro nella fase della concertazione,
dimostrano la padronanza del pezzo da parte del candidato.
Dopo aver imparato le singole parti e annotato in partitura tutti gli accorgi-
menti che in seguito comunicheremo ai cantori, cantando la parte che ci è più
congeniale, sarà utile “provare” la gestualità nella direzione. In queste prove,
infatti, nulla va lasciato al caso, poiché un gesto poco chiaro o impacciato del
direttore potrebbe compromettere la buona riuscita dell’esecuzione del brano.
Importantissima sarà la prova dei gesti iniziali e finali. Nessun coro, neanche il
più affiatato o professionista, è capace di cominciare a cantare perfettamente
nello stesso momento. È il direttore che con il suo gesto deciso comunica in
maniera molto esplicita quando cominciare a cantare. Innanzitutto, sarà im-
portante raccogliere le idee prima di dare l’attacco e fermarsi un attimo con le
mani a mezz’aria. Dopo aver pensato bene all’andamento che si intende confe-
rire all’esecuzione, sarà utile respirare “a tempo” assieme ai cantori: in questo
modo il direttore partecipa al canto, pur non cantando, e respirando a tempo
insieme ai cantori fa in modo che tutti attacchino nello stesso momento.
Allo stesso modo, il gesto di chiusura è fondamentale. Arrivati alle note finali
sarà utile ampliare un po’ i movimenti della mano destra, con la quale si scan-
disce il tempo, provocando un “rallentando” nell’esecuzione, fino ad arrivare
all’ultima nota, sulla quale i gesti del direttore si fermano come su di un punto
coronato, per poi chiudere l’esecuzione con il gesto della mano destra.
Alla fine del tempo a nostra disposizione per la preparazione del brano ci tro-
veremo davanti ad una partitura con tutte queste annotazioni, che presto, in
fase di concertazione, dovremo comunicare al nostro coro.

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Siccome il coro a disposizione del candidato sarà formato da persone che vero-
similmente non si conoscono e che, quindi, non hanno mai cantato insieme,
sarà utile, prima ancora di istruire i cantori sulle varie parti, proporre dei pic-
coli esercizi per l’intonazione. A questo proposito, poiché non ci si potrà dilun-
gare troppo sugli esercizi di riscaldamento, potrà essere utile chiedere al coro
di intonare alcuni intervalli con l’ausilio del pianoforte e di cantare le note di
alcuni accordi per amalgamare i suoni.
Anche la disposizione del coro sarà rilevante. Ricordiamo che tutto quello che
farà e dirà il candidato nel corso della prova sarà oggetto di valutazione e segno
di padronanza della situazione.
Nel nostro caso, avendo a disposizione solo sei cantanti, potremo disporre il
coro su una sola fila. In particolare, a due delle tre voci femminili potrà essere
affidata la parte del soprano, mentre a una la parte del contralto; a due delle
tre voci maschili sarà affidata la parte del tenore, mentre a una sola la parte del
basso. Nella disposizione le voci più acute (soprani) dovranno essere posiziona-
te obbligatoriamente alla sinistra del direttore, al centro il contralto e i tenori,
alla destra il basso.
Disposto il coro si passerà ad istruirlo sulle melodie da cantare e sui segni dina-
mici, i respiri e le legature che precedentemente abbiamo pensato di applicare
alle singole parti. Successivamente, quando tutti i cantori avranno imparato la
propria parte, si passerà alla prova polifonica dei passi più difficili da intonare
e poi all’esecuzione.
Il carattere che il direttore conferisce al brano diretto fa sì che ogni esecuzione
cambi a seconda di chi sarà davanti al coro, perché ognuno con la propria sog-
gettività e gestualità darà dei diversi input ai cantori.
La gestualità è, quindi, fondamentale: con la mano destra si suggerirà il ritmo,
mentre con la sinistra il carattere e l’espressione da dare al pezzo.

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