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2. A partire dagli anni ’90 del secolo passato, gli strumenti della dia-
gnostica del civilista si sono raffinati: essi mettono a fuoco realtà prima
confinate nell’ineffabilità giuridica. A ciò ha concorso il bisogno di dare
risposte a questioni che, da tempo, si affacciavano, irrisolte, sullo scenario
del diritto. La maggiore sensibilità dei tempi ha alimentato quella di giu-
risti e giudici, e ha dato rilievo normativo ad interessi prima lasciati all’e-
laborazione degli interpreti, stretta tra il bisogno di rinnovamento e l’os-
sequio a interpretazioni formalistiche della legge. È il segno che, nono-
stante tutto, gli interessi della persona umana hanno una inevitabile pro-
pensione al sopravvento. A
Sono un’espressione di questo moto, tra l’altro, le discipline, prevalen- N
N
temente di matrice europea, in tema di consumatori (confluite nel codice A
del consumo: d.lg. 6 settembre 2005, n. 206), di assicurazioni private (il L
codice delle assicurazioni private: d.lg. 7 settembre 2005, n. 209) di pub- I
blicità ingannevole (d.lg. 2 agosto 2007, n. 145), di pratiche commerciali
scorrette (mediante la novellazione degli artt. 18-27 c. cons. ad opera del S
I
d.lg. 2 agosto 2007, n. 146). Esse realizzano un medesimo schema det- S
tando discipline sezionali, destinate ad integrare il regime del codice ci- D
vile. Ne emerge un quadro complessivo che delinea diversi piani di tutela, I
a loro volta destinati ad interferire con i modelli generali. Ciò accade an- C
che in tema di assicurazione della responsabilità professionale.
I piani, descritti con progressivo avvicinamento al contratto, sono que- 1
sti: l’esercizio della pubblicità e le pratiche commerciali delle imprese di
⁄
2
assicurazione e degli intermediari assicurativi; gli obblighi di informazione 0
precontrattuali; la consapevolezza dell’assicurato circa il contenuto del con- 1
7
tratto; la modellazione del contratto e la compatibilità delle clausole coi
modelli assicurativi e la meritevolezza degli interessi perseguiti.
Questi piani esprimono corrispondenti interessi, di cui vaglieremo le
forme di tutela nella prospettiva che l’assicurazione, in quanto obbligato- 109
ria, copra costantemente il rischio.
gia diversa dalla nullità64, come accade ai sensi dell’art. 1893 c.c. per il caso
di dichiarazioni inesatte e reticenze senza dolo o colpa grave dell’assicu-
rato; può essere determinativo dell’oggetto del contratto nei contratti a
tempo indeterminato; può, infine, costituire, se previsto contrattualmente
(art. 1373 c.c.), il diritto di una parte nei contratti a tempo determinato:
un diritto, in linea di principio, insindacabile.
Con queste riflessioni generali possiamo, ora, guardare alle clausole ten-
denti a menomare l’interesse dell’assicurato professionista intellettuale.
Con schematizzazione drastica – ed in buona misura arbitraria per le
ragioni enunciate – possiamo considerare le clausole che limitano il ri-
schio, quelle che circoscrivono l’oggetto del contratto e quelle che con-
sentono il recesso dell’assicuratore, mettendo a fuoco gli interessi a cui il
contratto è strumentale: l’interesse del danneggiato, che, per l’obbligato- A
rietà dell’assicurazione, è il perno su cui poggia il contratto; quello del- N
N
l’assicurato, che tende alla massima copertura con il minor costo; quello A
dell’impresa assicuratrice, che è pur sempre un’impresa, e deve preventi- L
vare i rischi per quantificare, in una visione d’insieme, la misura dei premi I
dovuti dagli assicurati65.
Va, infine, fissato un altro punto. L’apprezzamento delle clausole con- S
I
trattuali coinvolge necessariamente la misura dei premi richiesti a fronte S
della copertura. La misura del corrispettivo costituisce, in sé, un utile cri- D
terio interpretativo – lo si riscontra in tema di presupposizione, dove l’al- I
terazione della misura dello scambio rispetto ai normali parametri di mer- C
cato rivela la funzionalità del contratto a determinati interessi – per sta-
bilire l’adeguatezza delle clausole contrattuali a realizzare l’interesse per 1
cui viene pagato un certo corrispettivo.
⁄
2
Il fatto che quest’ultimo sia espressione squisita dell’autonomia, e che, 0
in linea di principio, possa essere censurato solo quando l’esercizio del- 1
7
l’autonomia non sia genuino (cfr. l’art. 1440 c.c., in tema di dolo inci-
dente), non impedisce di considerarlo come lo strumento ermeneutico piú
121
64
Che renderebbe il recesso privo di causa, giacché esso presuppone la vincolatività del con-
tratto.
65
Nell’attività assicurativa, infatti, il singolo rischio è neutralizzato dall’inserimento in una
massa di rischi omogenei, ricostruita secondo il procedimento tecnico attuariale assicurativo con
un costo individuale parziale. Ciò consente di comprendere le reali possibilità che si verifichi
un certo tipo di sinistro e di determinare correlativamente la misura dei premi. A sua volta la
natura del rischio, a prescindere dalla sua probabilità, ha una forte incidenza valutativa: ciò ac-
cade, come è noto, relativamente ai danni “lungolatenti”, che riguardano, in particolare, alcune
professioni sanitarie. Riferisce M. Gazzara, L’assicurazione, cit., p. 103, nota 113, che, secondo
l’Ania, i sinistri «tardivi», cioè «quelli in cui la distanza temporale tra fatto generatore e richiesta
di risarcimento supera i 12 mesi», sono la maggioranza.
66
Cfr. A. Cataudella, I contratti. Parte generale, 4a ed., Torino, 2014, p. 200 ss.; E. Roppo,
Contratto, in Dig. disc. priv., Sez. civ., IV, Torino, 1989, p. 135 ss.
67
Sottolinea che tale previsione apre il varco ad un sindacato di proporzionalità del premio
al rischio assicurato C.B.N. Cioffi, Modelli assicurativi: validità e vessatorietà della clausola
claims made, in Contr. impr., 2016, p. 1515 ss. La richiama anche B. Tassone, Clausole “claims
made”, cit., p. 717 ss., spec. p. 722 per sottolineare che tali clausole riguardano l’oggetto del
contratto. In merito alle diverse interpretazioni di tale disposizione v. M. Gagliardi, Il con-
tratto, cit., p. 197 s., nota 42.
68
Sulla clausola di regolazione del premio v. Cass., Sez. un., 28 febbraio 2007, n. 4631, in
Nuova giur. civ. comm., 2007, I, p. 919 ss., con nota di P. Quarticelli, Contratto di assicu-
razione e clausola di regolazione del premio: il punto delle sezioni unite; M. Gagliardi, o.c., p.
97 s.; M. Gazzara, L’assicurazione, cit., p. 119 ss.
69
Da ricordare che è illecito disciplinare dell’avvocato rivestire la carica di amministratore
unico o di amministratore delegato. Peraltro l’illiceità disciplinare non scalfisce la validità civi-
listica del contratto.
70
Come, ad es., il sindaco di società e il revisore dei conti.
124 71
Cass., 15 marzo 2005, n. 5624, in Nuova giur. civ. comm., 2006, I, p. 145 ss., con nota
di A. Antonucci, Prassi e norma nel contratto di assicurazione: la clausola claims made, e con
nota di A. Bonuomo, in Giur. it., 2006, p. 254 ss.; Cass., 22 marzo 2013, n. 7273, in Contratti,
2013, p. 884 ss. (che, tuttavia, si è occupata della rilevanza della clausola che, coesistente con
quella claims made, prevedeva la caducità della copertura in caso di violazione, da parte del-
l’assicurato, dell’obbligo di rendere dichiarazioni complete e veritiere circa la rappresentazione
del rischio al momento della sottoscrizione del contratto), con nota di M. Gazzara, Annulla-
mento del contratto di assicurazione per reticenza; Cass., 17 febbraio 2014, n. 3622, in Giur. it.,
2014, p. 803 ss., con nota di F.A. Magni, Piú ombre che luci nel nuovo intervento della su-
prema Corte sulla clausola claims made nei contratti di assicurazione.
72
Cass., Sez. un., 6 maggio 2016, n. 9140, cit. Nel licenziare le bozze si è avuta notizia del
deposito di una ulteriore sentenza, Cass. 28 aprile 2017 n. 10506, di cui si dirà più innanzi.
73
Cosí Cass., Sez. un., 6 maggio 2016, n. 9140, cit.
74
Il quale dispone: «Nell’assicurazione della responsabilità civile l’assicuratore è obbligato
a tenere indenne l’assicurato di quanto questi, in conseguenza del fatto accaduto durante il
tempo dell’assicurazione, deve pagare a un terzo in dipendenza della responsabilità dedotta in
contratto. Sono esclusi i danni derivanti da fatti dolosi».
75
Come ritiene, da ultimo, anche Cass., Sez. un., 5 maggio 2016, n. 9140, cit.
cui può conseguire l’annullamento del contratto (art. 1892 c.c.) o il re-
cesso dell’assicuratore (art. 1893 c.c.).
In sintesi: queste clausole, la cui ragion d’essere si spiega in relazione
ad attività operanti nell’ignoto tecnologico ed idonee a generare danni
“lungolatenti”, avvantaggiano sensibilmente le imprese assicuratrici se proiet-
tate nell’esercizio di prestazioni professionali, anche sanitarie. Da qui i
dubbi sulla loro validità, sulla loro vessatorietà e sulla loro incidenza sulla
qualificazione del contratto come assicurazione o come contratto atipico.
Ecco i tratti delle varie posizioni, con drastica semplificazione.
Per l’impostazione piú rassicurante le clausole claims made enunciano
una definizione convenzionale di «sinistro» (artt. 1882 e 1913 c.c.)76. Il
«fatto accaduto durante il tempo dell’assicurazione» è la pretesa risarcito-
A ria del terzo77. La tesi è corroborata col richiamo all’art. 2952, comma 3,
N c.c., in tema di prescrizione in materia di assicurazione78. Tuttavia questa
N
A disposizione esprime, piuttosto, la regola secondo cui la prescrizione de-
L corre «dal giorno in cui il diritto può esser fatto valere» (art. 2935 c.c.)79:
I essa, perciò, appare ininfluente per delineare l’àmbito del «sinistro».
Né verrebbe in rilievo un rischio putativo, cioè la non assicurabilità di
S un fatto già accaduto (artt. 1895 e 1904 c.c.), con la conseguente nullità
I
S del contratto80, proprio perché, convenzionalmente, il rischio si sostanzia
D
I
C 76
Ciò non è precluso da norme inderogabili dettate nell’àmbito del tipo: l’art. 1932 c.c. non
menziona tra le norme inderogabili l’art. 1917, comma 1, c.c. Rileva M. Gazzara, L’assicura-
1
⁄
2
zione, cit., p. 35 s., che la mancanza di una espressa indicazione di inderogabilità non toglie che
la questione debba essere considerata in relazione alle circostanze concrete, per valutare «se vi
0 siano obbiettive ragioni che giustifichino uno scostamento assai significativo come quello rea-
1 lizzato dalla clausola in parola rispetto al regime legale».
7 La tesi dell’inderogabilità dell’art. 1917, comma 1, c.c. è formulata da Trib. Genova, 8 aprile
2008, in Danno resp., 2009, p. 103 ss., con nota di I. Carassale, La nullità della clausola claims
made nel contratto di assicurazione della responsabilità civile.
77
Cfr. G. Volpe Putzolu, La clausola “claims made”. Rischio e sinistro nell’assicurazione
r.c., in Assicurazioni, 2010, p. 6 ss.; M. Gagliardi, Il contratto, cit., p. 99 ss. Cosa dovesse in-
126 tendersi per «sinistro» fu molto dibattuto al tempo della redazione del codice civile: cfr. G.
Volpe Putzolu, L’assicurazione, in Tratt. dir. priv. Rescigno, XIII, Torino, 1985; Ead., Le as-
sicurazioni. Problemi giuridici: Produzione e distribuzione, Bologna, 1992. Sul punto anche N.
De Luca, L’attuazione del rapporto assicurativo, in R. Cavallo Borgia (a cura di), Respon-
sabilità e assicurazione, Milano, 2007, p. 105 ss., dove ulteriori riferimenti.
78
Secondo cui «nell’assicurazione della responsabilità civile, il termine decorre dal giorno
in cui il terzo ha richiesto il risarcimento all’assicurato o ha promosso contro di questo l’a-
zione».
79
Cfr. Cass., 22 marzo 2013, n. 7273, cit.; il punto è diffusamente trattato nella motivazione
di Cass., 15 marzo 2005, n. 5624, cit.
80
Tesi, questa, sostenuta da App. Roma, 31 luglio 2007, n. 3417, in http://pluris-cedam.utet-
giuridica.it, che aveva d’ufficio dichiarato la nullità del contratto in danno dell’assicurato (poi
nella pretesa risarcitoria, non nel fatto che l’ha generata81. In questa pro-
spettiva le clausole claims made non provocano l’esuberanza dal tipo con-
trattuale: esse delineano un possibile atteggiamento del contenuto del con-
tratto di assicurazione. Una variante è nel circoscrivere questa conclusione
alla sole clausole claims made “impure”, quando non solo la condotta del-
l’assicurato, ma anche la pretesa risarcitoria del danneggiato intervengono
nel corso della vigenza del contratto82.
Secondo un’altra tesi la clausola claims made rende atipico il contratto,
perché esula dalla nozione dettata dall’art. 1917, comma 1, c.c.83: il «fatto
accaduto durante il tempo dell’assicurazione di cui parla l’art. 1917 cod.
civ. non può essere identificato con la richiesta di risarcimento»84.
Questa tesi appare piuttosto formalistica; né è stata affermata in fun-
zione della concreta esigenza di stabilire l’applicazione di determinate A
norme, come, ad es., del termine ordinario di prescrizione dei diritti de- N
N
rivanti dal contratto in luogo di quello breve previsto per l’assicurazione A
dall’art. 2952 c.c.85. Anzi, per ciò che è dato intendere86, si direbbe che la L
I
cassata da Cass., 17 febbraio 2014, n. 3622, cit.), e da Trib. Roma, 1 agosto 2006, n. 16975, in S
Dir. econ. ass., p. 171 ss., con nota di D. De Strobel, Claims made e rischio putativo. I
81
Cfr., per questa osservazione, Cass., 17 febbraio 2014, n. 3622, cit., «un’alea esiste, pur S
se di natura e consistenza diverse da quella avente ad oggetto i comportamenti colposi del pro- D
fessionista»; «l’alea non concerne i comportamenti passati nella loro materialità, ma la consape- I
volezza da parte dell’assicurato del loro carattere colposo e della loro idoneità ad arrecare danno C
a terzi»; nello stesso senso Cass., Sez. un., 6 maggio 2016, n. 9140, cit.; in dottrina M. Ga-
gliardi, Il contratto, cit., p. 144 s.
1
Da notare che Cass., 17 febbraio 2014, n. 3622, cit. – che ha cassato la sentenza citata nella
nota precedente per avere rilevato ex officio la nullità del contratto per mancanza di alea – si è
⁄
2
preoccupata di premettere che «il problema dell’efficacia della clausola claims made viene qui 0
esaminato e deciso con esclusivo riferimento al caso oggetto di esame, cioè al caso in cui la co- 1
pertura assicurativa sia estesa ai comportamenti anteriori alla stipulazione del contratto». 7
Altro argomento nel senso prospettato nel testo è che il rischio putativo è ammesso dal-
l’art. 514 c. nav. (sul tema v. S. Vernizzi, Il rischio putativo, Milano, 2010, passim).
82
Cosí Cass., Sez. un., 6 maggio 2016, n. 9140, cit.
83
Cass., 15 marzo 2005, n. 5624, cit.; Cass., 22 marzo 2013, n. 7273, cit.; Cass., Sez. un., 9
maggio 2016, n. 9140, cit., relativamente alle clausole claims made “pure”. Critica M. Gagliardi,
127
o.c., 157 s.
84
Cosí Cass., Sez. un., 6 maggio 2016, n. 9140, cit., che soggiunge «non par dubbio infatti
che il lemma – inserito all’interno di un contesto normativo in cui sono espressamente esclusi
dall’area della risarcibilità i danni derivati da fatti dolosi (art. 1917, comma 1, ultimo periodo);
in cui sono imposti all’assicurato, con decorrenza dalla data del sinistro, significativi oneri infor-
mativi (art. 1913 cod. civ.); e in cui, infine, è espressamente sancito e disciplinato l’obbligo di
salvataggio (art. 1914 cod. civ.) – si riferisce inequivocamente alla vicenda storica di cui l’assi-
curato deve rispondere». Stesse considerazioni si rinvengono in Cass., 15 marzo 2005, n. 5624,
cit.
85
Come è, invece, accaduto nel caso deciso da App. Roma, 4 maggio 2012, in Nuova giur.
civ. comm., 2012, I, p. 922 ss., con nota di I. Sabbatelli, Programmi di risparmio e causa del
seguono, sia pure con alcune delimitazioni (cfr. l’art. 1905 c.c.), un inte-
resse assicurativo, esse sono riconducibili al tipo. Il punto, tuttavia, qui è
un altro: se quelle clausole realmente perseguano l’interesse a cui ragio-
nevolmente tende chi stipuli un’assicurazione contro la responsabilità pro-
fessionale. Ci torneremo su.
Un’altra constatazione: se la formula claims made rendesse atipico il
contratto, si dovrebbe dubitare che essa configuri l’adempimento di un
obbligo assicurativo ex lege.
Le clausole in esame non si sono sottratte alla censura della nullità, per
una ragione diversa da quella rilevata prima89. L’afferma, sia pure in un
obiter dictum, Cass., 17 febbraio 2014, n. 3622, per il caso in cui il sini-
stro, inteso come il fatto generativo della pretesa, si è «realizzato nel pieno
vigore del contratto di assicurazione», ma «la domanda risarcitoria è stata A
per la prima volta proposta dopo lo scioglimento del contratto medesimo». N
N
La ragione della nullità si fonderebbe sulla mancanza, «in danno dell’as- A
sicurato» del «rapporto di corrispettività fra il pagamento del premio e il L
diritto all’indennizzo, per il solo fatto che la domanda risarcitoria viene I
proposta dopo lo scioglimento del contratto (come frequentemente av-
viene […] in tema di responsabilità professionale)»90. S
I
Con ciò la riflessione si sposta sul piano dell’apprezzamento della uti- S
lità del contratto per l’assicurato. All’anticamera di ciò è la questione della D
possibile vessatorietà delle clausole claims made ai fini dell’art. 1341, comma I
2, c.c. C
La S. corte si è posta tale questione ritenendo che la si debba risolvere
con una valutazione casistica, sebbene, nei casi esaminati, abbia escluso la 1
vessatorietà91. Peraltro l’operatività del regime legale si tradurrebbe in uno
⁄
2
svantaggio per l’assicurato relativamente ai fatti generatori di responsabi- 0
lità precedenti alla stipulazione del contratto. 1
7
Ma è a dir poco difficoltoso configurare una limitazione di responsa-
89
V., retro, nota 81 e testo corrispondente.
90
Cosí Cass., 17 febbraio 2014, n. 3622, cit.; la nullità della clausola per difetto di corri-
129
spettività, con sostituzione automatica della disciplina dettata dall’art. 1917 c.c., è stata affermata
da Trib. Roma, 10 aprile 2013, in Corr. merito, 2013, p. 1162 ss., con commento di F.A. Ma-
gni, Gli incerti limiti di validità della “clausola” claims made nei contratti di assicurazione per
la responsabilità civile.
91
Cass., 15 marzo 2005, n. 5624, cit.; Cass., 22 marzo 2013, n. 7273, cit.; così anche, ora,
Cass. 28 aprile 2017 n. 10596, per la quale, l’inefficacia della clausola si fonda, in quanto de-
viante dal tipo, sull’immeritevolezza di tutela degli interessi che essa persegue. Per la tesi della
vessatorietà in concreto v. Trib. Milano, 18 marzo 2010, in Giur. it., 2011, p. 834 ss., con nota
di F.A. Magni, La clausola claims made tra atipicità del contratto, inesistenza del rischio e li-
mitazione di responsabilità, secondo cui è vessatoria la clausola “impura”, che limita la garan-
zia «ai fatti verificatisi non oltre tre anni prima della conclusione del contratto di assicurazione».
95
Citati retro, nota 58.
96
La questione ricorda le clausole c.dd. a sorpresa nelle condizioni generali di contratto re-
golate dal § 305c BGB: quelle che l’aderente, sulla base delle circostanze e della struttura este-
riore del contratto, non poteva immaginare e che pertanto non entrano a far parte del con-
tratto.
97
Cfr. E. del Prato, I modelli contrattuali nella prassi bancaria, cit., p. 271 ss., spec. p.
287 ss., ora in Id., Lo spazio dei privati, cit., p. 175 ss., a cui rinvio per ulteriori riferimenti.
98
Per l’impiego della buona fede conformativa contro gli abusi di autonomia cfr. E. del
Prato, La minaccia, cit., pp. 95 ss. e 121 ss.
134 rantire una costante copertura consenta di ravvisare un regime imperativo tale da circoscrivere
la nullità alla clausola in questione.
107
Cfr. Cass., 18 gennaio 2000, n. 500, in Mass. Giur. it., 2000.
108
Cass., Sez. un., 6 maggio 2016, n. 9140, cit., che cosí prosegue: «E tanto sull’abbrivio
degli spunti esegetici offerti dal secondo comma dell’art. 1419 cod. civ. nonché del principio,
ormai assurto a diritto vivente, secondo cui il precetto dettato dall’art. 2 della Costituzione “che
entra direttamente nel contratto, in combinato contesto con il canone della buona fede, cui at-
tribuisce vis normativa” (Corte cost. n. 77 del 2014 e n. 248 del 2013), consente al giudice di
intervenire anche in senso modificativo o integrativo dello statuto negoziale, qualora ciò sia ne-
cessario per garantire l’equo contemperamento degli interessi delle parti e prevenire o reprimere
l’abuso del diritto (cfr. Cass. 18 settembre 2009 n. 20106; Cass. sez. un. 13 settembre 2005 n.
18128)».
109
L’assicurato il quale sa di essere incorso in un inadempimento per il quale non ha rice-
vuto richiesta risarcitoria non può far valere la garanzia nella vigenza della claims made. Se in-
tende non rinnovare il contratto, ma stipularne uno con altro assicuratore, incorrerà nella vio-
lazione dell’art. 1892 c.c., con la conseguente annullabilità del contratto.
110
Cfr., sul punto, per una sintesi, E. del Prato, Le basi del diritto civile, I, Torino, 2014,
p. 29 ss.
111
In argomento v. A. di Biase, L’adeguamento del premio nella r.c. professionale: tra pro-
fili sostanziali e interrogativi processuali, in Danno resp., 2014, p. 569; P. Santoro, Stato di ne-
cessità e clausola di regolazione del premio nell’assicurazione della responsabilità civile, ivi, 2013,
p. 661; G. Travaglino, Assicurazione, clausola di regolazione del premio e buona fede ogget-
tiva, in Corr. giur., 2007, p. 961.
112
Cfr. M. Gagliardi, Il contratto, cit., p. 207 s.
115
Sostenuta in dottrina: v. citazioni in M. Gazzara, L’assicurazione, cit., p. 152, note 35 s.
116
In questo senso Cass., Sez. un., 9 maggio 2016, n. 9140, cit.
117
Ad es., l’assicurato che, convenuto in giudizio, chiami in causa l’impresa assicuratrice e
si veda opporre la mancanza di copertura, potrà ottenere lo stesso ristoro economico ove venga
accolta la domanda riconvenzionale, verso l’impresa, di risarcimento del danno per violazione
degli obblighi precontrattuali di fonte legale.
118
Tra cui, anzitutto, i reg. Ivass piú volte citati.
mande risarcitorie sia a titolo di dolo incidente, sia, genericamente, per re-
sponsabilità extracontrattuale.
La violazione di specifici doveri imposti normativamente alle imprese
assicuratrici (artt. 166, 182 e 183 c. ass.) si traduce nell’inadempimento di
un obbligo avente fonte legale. Ciò agevola la posizione processuale del-
l’assicurato danneggiato rispetto all’ordinaria responsabilità precontrattuale
perché andranno applicate le regole probatorie che presidiano l’inadempi-
mento di obbligazioni: sarà, cioè, sufficiente che l’attore deduca l’inadem-
pimento dell’obbligo legale, mentre graverà sull’assicuratore la prova di
avervi adempiuto. La prova del danno è agevole: esso coincide col risar-
cimento di cui è chiamato a rispondere l’assicurato.
Sono, infine, inefficaci, per le ragioni prima esposte, le clausole in-
compatibili con modello contrattuale impiegato. A
N
N
11. Una nota confortante viene dalla sussidiarietà sociale (art. 118, A
comma 4, cost.). Dobbiamo, infatti, considerare che il regolamento sulle L
professioni intellettuali (l’art. 5 del d.P.R. n. 137 del 2012) prevede che i I
singoli contratti di assicurazione possono essere stipulati tramite conven-
zioni collettive negoziate dai consigli nazionali e dagli enti previdenziali S
I
dei professionisti119. Analoga, ma piú analitica, previsione è dettata per gli S
avvocati dall’art. 12, l. n. 247 del 2012120. Queste previsioni, in sé, sono D
ininfluenti, visto che, in loro assenza, nulla precluderebbe il ricorso a con- I
venzioni collettive. Né possono ritenersi limitative della legittimazione col- C
lettiva a negoziare il contenuto dei contratti di assicurazione: l’autonomia
degli interessati, cosí come consente di istituire una negoziazione collet- 1
tiva a prescindere da ogni autorizzazione normativa, può avvalersi anche
⁄
2
di enti non contemplati dalle norme che vi fanno riferimento. 0
Esse, tuttavia, indicano la strada da intraprendere per meglio bilanciare 1
7
gli interessi delle parti. La negoziazione collettiva è un’importante espres-
sione della sussidiarietà sociale: occorre confidare che sia uno strumento
efficace ad escludere l’esigenza di ulteriori interventi normativi121.
La negoziazione collettiva ha un rilievo di non poco conto ai fini del 139
119
Infatti, per consentirne l’elaborazione la vigenza dell’obbligo assicurativo è stata differita
di un anno dall’entrata in vigore del regolamento.
120
L’art. 12, l. n. 247 del 2012 amplia la legittimazione collettiva: oltre al CNF, sono legit-
timati anche «ordini territoriali, associazioni ed enti previdenziali forensi». Diversa, invece, è la
legittimazione collettiva a negoziare l’assicurazione contro gli infortuni, che è circoscritta al «tra-
mite delle associazioni e degli enti previdenziali forensi».
121
Normativo sarà, tuttavia, quello affidato ad una bozza di regolamento per l’assicurazione
della responsabilità sanitaria, la quale prevede espressamente l’ammissione della copertura claims
made, corretta, tuttavia, da un’ultrattività decennale.
141
126
Un principio che conosce deroghe solo per gli atti attributivi (cfr. gli artt. 647 e 1411
c.c.) o comunque vantaggiosi (cfr. l’art. 1236 c.c.). In ogni caso è fatto salvo il potere di rifiuto
del beneficiario.