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Sull'origine delle frazioni continue

Con riferimento allo scritto "FrazioniContinue0_Introduzione", immagino che qualcuno si sia


chiesto il perché dell'esempio: 2+3/(2+3/(2+3/2)) e il perché del riferimento successivo (al concetto
di frazione continua).

Immaginiamo di voler risolvere l'equazione (quadratica) x²-2x-3=0. È facile verificare che x=3 è
l'unica soluzione (positiva), sia applicando l'apposita formula risolutiva (per chi se la ricorda), sia
controllando che, ponendo x=3 (e sostituendo) si ottiene 3²-2*3-3=9-6-3=0 (identità aritmetica).

Immaginiamo di non sapere tutto ciò, ma di sapere che x=0 non è soluzione (dovrei avere il termine
noto uguale a 0 invece che a -3): è possibile dividere ogni termine per x, ottenendo x-2-3/x=0
(equazione equivalente a quella data) o anche: x=2+3/x (altra equazione equivalente a quella data).

Con somma ingenuità, sostituiamo alla x (presente al secondo membro) l'intero secondo membro
(2+3/x), ottenendo x=2+3/(2+3/x). Per quanto "poco ortodosso", il passaggio è comunque lecito e
conduce ad un'equazione equivalente alla data (come è facile verificare). Nulla ci impedisce di
proseguire (col procedimento "poco ortodosso"), ottenendo: x=2+3/(2+3/(2+3/x)) e, in seguito,
x=2+3/(2+3/(2+3/(2+…))), dove i … stanno ad indicare che si potrebbe proseguire "all'infinito",
ottenendo in ogni caso altre equazioni equivalenti alla data, anche se scritte in una forma diversa
(nell'esempio proposto nello scritto "FrazioniContinue0_Introduzione" ho omesso i … e le relative
coppie di parentesi più interne).

A questo punto ci si potrebbe porre una domanda (per i più curiosi): cosa succede se proseguo?

Svolgiamo i calcoli (dalle parentesi più interne), come visto in "FrazioniContinue0_Introduzione":


2+3/2=7/2, e 3/(7/2)=3*2/7=6/7, 2+6/7=20/7 per cui: 2+3/(2+3/(2+3/2))=2+3/(2+6/7). A seguire ho:
3/(20/7)=3*7/20=21/20, 2+21/20=61/20,
3/(61/20)=3*20/61=60/61, 2+60/61=182/61,
3/(182/61)=3*61/182=183/182, 2+183/182=547/182,

Immagino che qualche lettore abbia già messo mano alla calcolatrice e provato:
20/7=2,857…; 61/20=3,05; 182/61=2,9836…; 547/182=3,005…
e magari abbia anche notato una "apparente stranezza" (molto vantaggiosa): i valori delle frazioni
paiono avvicinarsi sempre più (tecnicamente si chiama "convergenza") al valore individuato come
soluzione (x=3), con approssimazioni che sono, alternativamente, per difetto e per eccesso.
Spontanea la domanda: sarà un caso fortuito?

Beh, un po' di fortuna non guasta mai! Ma qui non si tratta proprio di fortuna!! Se devo ricorrere
alle frazioni continue per rappresentare un numero reale positivo (non necessariamente razionale),
di cui non è detto che conosco il valore (se non, magari, in modo approssimato) la convergenza
alternata (per difetto e per eccesso) è certamente garantita (in presenza di frazioni continue
aritmetiche e, in molti casi, anche in presenza di frazioni continue generalizzate): in particolare è
garantita se il numero in questione rappresenta l'unica soluzione positiva di un'equazione algebrica
(polinomiale), che possiamo supporre a coefficienti interi.

Si provi a calcolare, ad esempio: x=[2; 2, 2, 2, 2,…] (frazione continua aritmetica ordinaria),


soluzione positiva di: x=2+2/x, cioè di x²=2x+2 o, se si preferisce, di x²-2x-2=0. Si noterà una
convergenza alternata al valore x=1+√2 (ricavabile in forma esatta dalla formula risolutiva). Si
noterà, altresì, che tutti i valori approssimati (frazioni ridotte, derivate da quozienti incompleti),
sono (in senso letterale) ridotte (ai minimi termini), oltre a costituire le migliori approssimazioni
possibili (in base alla "grandezza" del denominatore).

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