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ARITMIE
Se tutte le onde P sono identiche, positive in II, III e aVF, ma hanno un ritmo
irregolare e, l'intervallo PP più lungo supera quello più breve di 0,16sec. o più, viene
diagnosticata un'aritmia sinusale.
Aspetti clinici: la frequenza di scarica degli impulsi da parte del nodo SA varia con
gli atti respiratori soprattutto nei bambini e negli anziani.
Al contrario, nel flutter atriale, la linea di base non è mai isoelettrica. Il flutter è
caratterizzato da onde rapide ed oscillanti in maniera identica denominate onde F o di
flutter. Gli impulsi del flutter percorrono un circuito piuttosto ampio (non più
confinato in prossimità del nodo AV come nella TAP), circolare all'interno dell'atrio
producendo onde più larghe (di più lunga durata) spesso ad una frequenza vicina a
300 bat/min con un certo grado di blocco AV. Se il blocco AV è regolare di tipo 2:1,
3:1 o 4:1 la frequenza ventricolare (dei QRS, quindi) risulterà un sottomultiplo esatto
di 300, quindi rispettivamente 150 bat/min, 100 bat/min e 75 bat/min.
Aspetti clinici: la presenza di flutter atriale può essere il primo segno di una
patologia cardiaca. I segni e sintomi dipendono dalla frequenza ventricolare.
Aspetti clinici: nei pazienti con sottostante cardiopatia, frequenti battiti atriali
prematuri possono innescare una tachicardia parossistica sopraventricolare, una
fibrillazione atriale o un flutter atriale.
Se si verificano invece più di tre CPV di fila si parla già di tachicardia ventricolare.
Le contrazioni premature inoltre possono avere tutte quante la stessa morfologia, in
tal caso si definiscono monomorfe ( e origninano tutte dallo stesso focus ectopico),
oppure possono essere polimorfe, originano da foci differenti e quindi hanno
morfologia tra di loro diversa.
Un battito prematuro con QRS allargato, tuttavia, può anche essere di origine
sopraventricolare, con una conduzione intraventricolare aberrante (come nel blocco
di branca): a volte la differenziazione può risultare molto difficile.
Complessi QRS ampi, bizzarri e con frequenza compresa tra 40 e 140 bat/minuto
(generalmente 80-120bat/min.) configurano il quadro di ritmo idioventricolare
accelerato (RIVA) o di “tachicardia ventricolare lenta”.
Questa alterazione del ritmo si sviluppa sovente nei primi giorni dopo un infarto
miocardico o nelle ore immediatamente successive ad un intervento di
rivascolarizzazione (PTCA). Generalmente il RIVA si presenta in breve salve di una
ventina di secondi, asintomatiche per il paziente, è visto come un segno di avvenuta
rivascolarizzazione del miocardio, quindi di natura benigna tanto è vero che in molti
casi non si mette in atto alcuna terapia antiaritmica, ma ci si limita a controllare il
monitor ed il paziente.
Se, invece, ci troviamo di fronte a un tracciato con frequenti complessi QRS, ampi e
bizzarri, con T generalmente in direzione opposta rispetto alla deflessione principale
del QRS e con una frequenza superiore a 140 bat/minuto e fino a 250 bat/minuto, si
parla di tachicardia ventricolare. Praticamente, in questo caso, il segnapassi ectopico
produce una successione di contrazioni premature. Una volta innescata, la tachicardia
si automantiene fino a quando non viene interrotta, spontaneamente o con farmaci o
con cardioversione elettrica.
Si parla di tachicardia non sostenuta (TVNS) se la sua durata è inferiore ai 30 secondi
con buona tolleranza emodinamica, oltre i 30 secondi o con impegno emodinamico
(quindi sintomatica per il paziente) si parla di tachicardia sostenuta.
La tachicardia ventricolare può essere monomorfa, dove i complessi QRS hanno la
stessa morfologia e ampiezza, oppure polimorfa, nella quale i complessi QRS
possono variare in morfologia e ampiezza.
Aspetti clinici: è molto importante valutare la presenza o l'assenza di polso dato che
la tachicardia ventricolare può determinare un'inadeguata perfusione periferica.
Aspetti clinici: la tachicardia ventricolare monomorfa, se sostenuta e non trattata,
può deteriorare in fibrillazione ventricolare.
Aspetti clinici: non c'è polso né gittata cardiaca. E' necessario un intervento
terapeutico rapido. Maggiore è il ritardo di intervento, minori sono le possibilità di
ripristino del normale ritmo.
13.14 Ritmi cardiaci associati all'arresto
Negli adulti il ritmo più comune al momento di un arresto cardiaco è la FV, che può
essere preceduta da un periodo di TV o da una bradiaritmia.
L'attività elettrica senza polso è definita come attività elettrica cardiaca organizzata in
assenza di qualunque polso palpabile.
Questi pazienti hanno spesso alcune contrazioni meccaniche che non producono un
polso o una pressione sanguigna rilevabile. La sopravvivenza in caso di PEA o
asistolia è improbabile, a meno che una delle cause reversibili (che ricordo possono
essere: ipovolemia, ipossiemia, ipotermia, ipo/iperkaliemia, tromboembolia
polmonare o rtombosi coronarica, pneumotorace iperteso, cause tossiche o
tamponamento cardiaco) possa essere trovata rapidamente ed efficacemente trattata.
L'asistolia ventricolare è la totale assenza di attività elettrica ventricolare.
Può accadere come evento primario nell'arresto cardiaco oppure seguire nella FV
senza polso.