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Indice

Il primo contatto.........................................................................................3
Elevator pitch...................................................................................................... 4
Proporsi alle grandi aziende................................................................................ 7
Pitching con i professionisti e piccole aziende....................................................9
Lavoro sponsorizzato......................................................................................... 11
L'approccio a freddo.......................................................................................... 13

Networking................................................................................................21
Introduzione al networking............................................................................... 24
Personal branding............................................................................................. 32
Il butterfly effect................................................................................................ 34
Networking orizzontale e verticale....................................................................35
Ringraziare per il favore: il follow up.................................................................37
Networking per introversi................................................................................. 38
I biglietti da visita.............................................................................................. 42
Gli eventi di settore........................................................................................... 44
Linkedin............................................................................................................. 50
Frequentare luoghi e persone del settore.........................................................60

Come scrivere un CV ipnotico.................................................................62


A cosa serve un CV?.......................................................................................... 62
I formati standard di un CV...............................................................................64
Quali sono gli aspetti fondamentali di un curriculum vitae?.............................65
Una parentesi sull'indirizzo email......................................................................74
Quale dev'essere il soggetto di un CV?.............................................................77
Focalizzare il tuo CV........................................................................................... 79

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Cosa puoi imparare da Leonardo da Vinci sul tuo CV........................................81
Personalizzare il tuo CV..................................................................................... 84
Un design perfetto............................................................................................ 86
Un contenuto ipnotico...................................................................................... 93
Come scrivere un CV quando non hai esperienza...........................................102
Font, dimensione, grassetti e spazi.................................................................111
La lunghezza perfetta...................................................................................... 115
Gli errori più comuni quando scrivi un CV.......................................................117
Vai oltre le parole............................................................................................ 125
Come scrivere una lettera di presentazione....................................................126
Regole di design.............................................................................................. 133
Come consegnare un CV................................................................................. 135
L'arte del follow up.......................................................................................... 139
Il CV via email.................................................................................................. 140
Lista degli elementi chiave di un CV................................................................143
Analisi di due CV opposti................................................................................. 146
Stefano Mini.................................................................................................... 151
Esperienze lavorative....................................................................................... 151
Formazione accademica.................................................................................. 151
Interessi........................................................................................................... 151
Abilità.............................................................................................................. 152
Le 10 domande più comuni riguardo al CV.....................................................154
Contatti a freddo............................................................................................. 156
Come creare esperienza dal nulla...................................................................159

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Il primo contatto
Ricapitoliamo.
Cercare lavoro si divide in 4 fasi:
1. Fase preliminare.
2. Ricerca quantitativa.
3. Ricerca qualitativa.
4. Chiusura.
Finora abbiamo parlato della fase preliminare (modulo 2), dopo
un'introduzione e un capitolo sulla mentalità (modulo 1). Queste sono cose che
ti servono ancora prima di contattare la prima azienda, prima di scrivere il tuo
curriculum. Ora nel modulo 3 siamo pronti a passare alla fase 2, dove andrai
sul campo di battaglia a dimostrare il tuo valore. Partiamo dall'inizio: il
pitching.
Il pitching è una fase particolare, perché si colloca a metà strada fra la ricerca
preliminare e quella quantitativa. È un punto di passaggio obbligatorio fra te e
l'azienda, definito come il primo, breve contatto fra te e il datore. Il pitching è
l'introduzione che fai di te, la prima impressione che lasci. Qui si gioca tutto: se
il pitching va male, sei finito e non verrai più ricontattato per un lavoro.
Nel mondo imprenditoriale non hai tempo per fare la seconda impressione, se
la prima va male. Un errore può capitare ed è perdonato entro certi limiti nelle
fasi successive, ma con il primo contatto deve essere perfetto. Basta una
sbavatura della stampante sul tuo curriculum, o un sopracciglio fuori posto nel
primo incontro col datore, o un deodorante che non piace al reclutatore per
mandare all'aria il tuo piano.
Per questo non puoi affidare al caso il pitching, ma devi studiarlo nei
particolari. Come ti spiego nel capitolo sul curriculum, il CV da solo non è
pitching: quello è solo un curriculum. Se prima non ti introduci personalmente
a chi ti vuole assumere, le tue possibilità crollano. Solo quando il datore ha una
prima idea di te perderà tempo a leggere il tuo CV e contattarti per un
colloquio conoscitivo, e quella prima idea è data dal pitching.
Se non fai una buona prima impressione, non avrai la possibilità di darne una

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seconda.

Elevator pitch
Il 90% del pitching si gioca con l'elevator pitch, o “pitch d'ascensore”. È
chiamato così perché risponde alla domanda: cosa diresti a un potenziale
datore di lavoro per convincerti ad assumerlo, se lo incontrassi in ascensore?
L'elevator pitch risponde con un discorso sintetico che non spiega vita, morte e
miracoli di quello che hai fatto dall'asilo in poi, ma lancia l'esca per stimolare
un contatto futuro. Non pretendere di essere comprensivo in quello che dici,
per quello c'è il curriculum e, meglio ancora, il colloquio orale. Lì avrai mezz'ora
per parlare, qui hai dai 30 ai 60 secondi. In quel tempo non puoi convincere il
datore ad assumerti, ma lo puoi stimolare a tal punto da concederti più tempo.
Io ho affinato il mio elevator pitch durante i colloqui e le interazioni con i
datori, e ti consiglio di tenerlo sui 30 secondi massimo: dovresti essere in grado
di riassumere la tua esperienza così. Un buon elevator pitch contiene i seguenti
elementi:
1. Sii breve e sintetico: hai 30 secondi, non sprecarli perdendoti a parlare di
cose inutili. Vai dritto al punto e pensa ogni parola, per questo dovresti
studiare a memoria il tuo pitch.
2. I primi secondi sono i più importanti: anche se l'introduzione dura poco, i
primi 5-10 secondi sono quelli che fanno la differenza. Costruisci le tue
competenze principali subito, poi espandile nei restanti 20 secondi.
3. Presenta te stesso, ma senza esagerare: trova un bilanciamento fra
l'autopromozione e l'autocelebrazione. Devi dimostrarti sicuro di te e far
capire che sei uno che non scherza, ma senza scadere a dire quanto sei
bello e bravo. Dimostra ogni affermazione, usa numeri, fai esempi pratici.
4. Mantieni un elevator pitch dinamico: noterai che alcuni elementi sono
più apprezzati di alti, quindi spostali nei primi secondi ed elimina il
superfluo. Osserva la reazione del datore a ogni frase e cambia quelle
che non ottengono l'effetto desiderato. Ai datori piace un sacco parlare
durante il colloquio, soprattutto se non sono esperti: puoi estrapolare
tutte le informazioni che vuoi.
5. Ascolta le domande: a volte i datori interrompono il tuo elevator pitch
con delle domande, tu rispondi subito e vai avanti. Se non sai rispondere,

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segnati la domanda e studiati una risposta. Se una domanda ti viene fatta
da 3 persone diverse, includi la riposta nel pitch stesso.
6. Esercitati: il primo elevator pitch non sarà eccezionale, né lui né il modo
in cui lo dici. Visto che lo studierai a memoria all'inizio suonerai robotico,
impacciato, come un attore scadente. Con la pratica acquisirai fluidità e
suonerai più realistico e disinvolto, comunicando una sensazione di
sicurezza. Allenati con i tuoi amici, allo specchio o con dei colloqui di
prova.
7. Adatta il pitch a seconda del lavoro che cerchi: così come ogni fase della
ricerca, anche l'elevator pitch varia a seconda di chi hai di fronte. Quando
ti presenti a un'azienda informatica devi sottolineare alcuni tuoi punti di
forza, se vai a fare il cameriere ne vuoi altri.
Costruisci il tuo pitch rispettando questi sette comandamenti e con il tempo
avrai qualcosa che impressionerà il datore. Ho ottenuto diversi colloqui senza
nemmeno esibire il curriculum, ma solo grazie alla fase di pitching! Il mio CV
l'ho consegnato solo per ricordare al datore che mi aveva incontrato, e per
avere i recapiti telefonici ed email per fissare un colloquio. Questo dimostra il
potere della tecnica: non sottovalutarla.
Se capisci l'inglese, questi sono tre elevator pitch da cui prendere spunto creati
da top manager di aziende multimilionarie:
1. Foursquare
2. Evernote
3. CupAd
I primi due sono ottimi elevator pitch generici, facili da costruire in poche ore.
Ma il terzo, quello di CupAd, è un pitch perfetto.
Ecco il pitch che uso io, testato sul campo dopo mesi di esperimenti:
“Sono un giovane laureato in economia aziendale, ma nonostante la mia
giovane età, ho già anni di esperienza nel business. Ho fondato e amministro
dal 2010 una start-up che negli ultimi 12 mesi ha avuto una crescita del 137%
del core business, quindi ho già esperienza con tutte le problematiche che può
avere un'azienda come: definizione dell'audience, creazione e promozione del
prodotto, gestione dei clienti e fornitori, branding e pubblicità. Ad esempio,
negli ultimi 6 ho lanciato una campagna pubblicitaria altamente targettizzata

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sui potenziali clienti che ha avuto un ROI del 679%. Ho anche esperienza nel
settore B2B come manager delle esportazioni e logistica per un'azienda
alimentare estera, e ho lavorato negli Stati Uniti per 12 mesi come venditore
per una grossa multinazionale.”
Se fossi alla ricerca di un giovane laureato con esperienza nel marketing,
questo è un elevator pitch che ti fa rizzare anche i peli del naso. ;)
La prima è una frase di introduzione, in cui spiego chi sono. Bastano pochi
secondi, giusto per risvegliare il datore dalla noia. Poi metto subito in evidenza
che sono sì giovane, ma non senza esperienza: ho infatti anni di esperienza nel
business. Questo suscita subito l'interesse del datore, che adesso mi sta
ascoltando.
Continuo spiegando l'affermazione precedente, ossia che ho fondato una start-
up. Qui rincaro la dose, specificando che negli ultimi 12 mesi il core business è
cresciuto del 137%: un tasso di crescita per il quale molti manager
venderebbero più di una parte del corpo. Menziona numeri precisi, se riesci:
hanno un potere ipnotico.
La parte centrale è quella più debole: serve per non avere un elevator pitch da
15 secondi, ma le informazioni relativamente meno importanti vanno inserite
qui. Parlo di alcune mie competenze che ho acquisito, pescando fra quelle più
ricercate dal datore: qui il reclutatore ha la sicurezza che faccio proprio quello
che serve a lui.
Poi do lo sprint finale e chiudo con il botto: una campagna pubblicitaria con
ROI de 679%. È un risultato straordinario che ben pochi imprenditori hanno
visto in vita loro, e la maggior parte dei reclutatori sgrana gli occhi incredulo
quando cito questa statistica. Poi chiudo con una frase che amplifica lo tsunami
innescato dall'esempio di prima e aggiunge completezza all'elevator pitch:
esperienza nel mercato B2B (ossia i rapporti fra due aziende) e lavoro all'estero
per una multinazionale.
Come vedi, in un buon elevator pitch ogni parola è studiata per creare il
massimo impatto. Dopo un'introduzione del genere, la consegna del
curriculum è solo una formalità: non è il CV che convince il datore a
concedermi il colloquio, quando legge il foglio ha già intenzione di richiamarmi.
Il curriculum è la naturale estensione dell'elevator pitch: da solo serve a
poco.

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Usa questa frase che ti sei studiato appena entri in contatto con un datore,
idealmente prima di consegnare il curriculum. Alcuni esempi sono:
1. Quando sei a una fiera del lavoro.
2. Quando telefoni a un datore che non conosci.
3. Quando consegni un CV per rispondere a un annuncio.
Devi solo ricordare di parlare con il datore direttamente, non con un assistente.
Solo chi ha il potere decisionale sarà ipnotizzato dal tuo pitching, un
dipendente che deve solo scremare i curriculum non lo ascolterà nemmeno.
Se non hai modo di contattare il datore prima della consegna del curriculum,
usa la lettera di presentazione (spiegata più avanti in questo modulo).

Proporsi alle grandi aziende


Il processo di selezione presso le grandi aziende è quello più impersonale, dove
devi seguire dei criteri standard senza uscire dai binari. Ti consiglio di iniziare
da questi se non hai esperienza nella ricerca di un lavoro, perché la tua scarsa
praticità si farà meno sentire. D'altra parte, non potrai usare creatività e
networking per promuoverti. Qui le competenze pure contano più del tuo
modo di proporti, perché non entri in contatto con il proprietario ma il tuo
curriculum viene inserito in un sistema computerizzato e processato da diverse
persone prima di arrivare in mano a un manager.
Il processo di selezione è complesso e passa attraverso varie fasi: spesso dovrai
fare un breve colloquio telefonico, in cui un impiegato del reparto risorse
umane senza potere decisionale ti farà delle domande standard per capire se
hai i requisiti necessari per il lavoro. Questo non è un vero colloquio, ma
un'estensione del curriculum. Non esiste un vero pitching con le aziende
grandi, entri piuttosto nel gioco dell'esclusione.
Per essere assunto in una grande azienda, devi essere l'ultimo a non essere
escluso.
Cosa significa gioco dell'esclusione?
Che l'unica cosa che conta è non essere escluso. In tutte le fasi del processo, i
reclutatori cercheranno dei motivi per mandarti a casa. Le varie fasi sono:
• Consegna del CV.

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• Primo contatto telefonico.
• Colloquio telefonico.
• Colloquio dal vivo.
• Secondo colloquio dal vivo.
• Round finale con il responsabile delle assunzioni.
• Contratto.
Questi sono i passi comuni, ma potrebbero essercene altri come un giorno di
finto lavoro, in cui un dirigente ti fa vedere cosa si fa in azienda. Più è alto il tuo
stipendio, più il processo è lungo. Ma in Italia c'è la tendenza ad allungare le
cose anche per lavoratori alle prime armi.
In ognuna di queste fase vengono scartati alcuni candidati, e altri passano alla
fase successiva. Non esiste la fase in cui viene scelto il migliore, quello che si
distingue. Finché non scopri il fianco e dai un buon motivo a chi ti valuta di
escluderti, sei a posto. Non fare errori è più importante che mostrare la tua
unicità.
Se la tua strategia punta molto sull'esperienza che hai maturato negli anni, se
sei convinto di poter offrire più del candidato medio, se hai un USP
convincente, allora hai ottime possibilità di carriera in una grande azienda. Qui
le competenze contano più dell'umore del dirigente di turno e la valutazione
sarà più oggettiva.
A seconda della compagnia per la quale ti proponi, potresti ricevere un
trattamento più o meno professionale. In genere, chi ha un servizio clienti
eccezionale tratta ogni dipendente con rispetto, mentre chi se ne frega del
cliente se ne frega del lavoratore. La mia migliore esperienza l'ho avuta con la
multinazionale Amazon, che ti risponde sia in caso di esito positivo che
negativo. Il colloquio telefonico è stato rapido e con un esperto che sapeva
cosa chiedere, dritto al punto.
Al contrario, i supermercati in genere non hanno un reparto molto avanzato
per le assunzioni e spesso aggiungono inutile burocrazia al processo
decisionale. A seconda dell'industria e della singola realtà aziendale la
situazione cambia, puoi aspettarti un trattamento diverso volta per volta.
Questo però non significa che nelle grandi aziende i consigli dati qui non

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servono. Ho fatto un colloquio per un'azienda con centinaia di dipendenti: il
mio punto d'ingresso è stato parlare con un dirigente delle sue vacanze negli
Stati Uniti (ho lavorato in un posto che conosce).
La fase di pitching, con una grande azienda, deve essere breve e incentrato sui
numeri: dì cosa sai fare e fai esempi pratici in cui dimostri la tua competenza. Il
mio elevator pitch descritto sopra è un ottimo esempio a cui puoi ispirarti.
Molte candidature possono essere fatte online e gestite da un sistema
computerizzato: non è il massimo della personalizzazione, ma con queste
aziende non vale nemmeno troppo la pena puntare sulla personalità. Puoi
trovare un elenco delle 20 più grandi aziende d'Italia, che è un ottimo spunto
per iniziare la ricerca, a questo indirizzo. Una classifica con decine di altre
imprese è su questa pagina, in basso nella sezione download, con imprese
divise per area di competenza. Le più importanti multinazionali sono a questo
indirizzo.
Vai sul sito internet di ognuna di queste e cerca opportunità di lavoro. Se non
ne trovi, prova con la chiamata a freddo (che ti spiego fra poco). Ricorda di non
mandare candidature a raffica solo perché hai a disposizione un indirizzo email:
è una perdita di tempo. Dedica ad ogni azienda il tempo dovuto, assicurati che
il curriculum sia fatto bene e crea una lettera di presentazione personalizzata
ogni volta, in cui spieghi perché sei la persona adatta a quel ruolo. Cerca un
numero di telefono, profilo Linkedin o indirizzo email, contatta il responsabile
del personale e fai vedere che sei interessato alla posizione. Usa comunque
tutte le tecniche che ti spiego dopo, nel limite del possibile (con le grandi
aziende è più tosto trovare dei contatti). Un curriculum singolo è uno
strumento inefficace per trovare lavoro.

Pitching con i professionisti e piccole aziende


Le piccole aziende o i professionisti non hanno un reparto dedicato
all'assunzione di personale, il proprietario si occupa di tutto perché l'esigenza
di assumere è bassa: un dipendente all'anno, non di più. Per questo in molti
snobbano questi professionisti, che non fanno campagne di reclutamento da
centinaia di dipendenti alla volta. Tuttavia, proprio perché nessuno se ne
occupa, la concorrenza è minima. E con un po' di impegno, puoi ottenere
risultati straordinari.
Essere assunto in uno studio significa essere la persona giusta nel posto giusto

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al momento giusto. Puoi affidarti al caso, oppure a una ricerca meticolosa delle
opportunità prima che si presentino. È in questo settore che spenderai più
tempo, perché le candidature presso grandi aziende si compilano in qualche
giorno. Una volta fatte passare le imprese più grandi d'Italia, è il momento di
addentrarsi nella piccola e media impresa, la linfa vitale dell'economia italiana.
La maggior parte del lavoro nascosto, quello che fa girare tanti soldi ma
nessuno se ne accorge, è in questa categoria.
Qui puoi sfoderare il tuo arsenale di tecniche che apprenderai in questo libro,
per la maggior parte elaborate per far colpo sulle piccole aziende. Non significa
che devi ignorare i miei consigli quando ti proponi a una multinazionale, ma
farai fatica in alcune fasi di contatto. E in ogni caso, chi prende la decisione
finale non è chi ti intervista per il colloquio. Quando vai da un professionista
invece, sai già chi devi convincere. Puoi facilmente trovare un indirizzo email, il
numero di telefono è alla portata di tutti. Puoi andare in ufficio direttamente a
consegnare il curriculum e scambiare due parole. Il pitching qui può fare la
differenza fra lavoro e disoccupazione.
Il pitching con professionisti e piccole aziende può essere di tre tipi:
1. Lavoro sponsorizzato.
2. Approccio a freddo.
3. Networking.
I primi due li affronto in questo capitolo, il terzo ha un capitolo tutto per sé.
Se segui il mio percorso e ti candidi prima per le aziende grandi, arriverai a
questa fase con già un discreto bagaglio di esperienza: hai ricevuto alcune
risposte, forse delle telefonate. Ormai hai modificato più volte il curriculum e ti
senti pronto a passare al livello successivo. Quindi inizi con le piccole aziende,
dove il contatto è più personale e ti serve sicurezza e abilità nel mettere in
mostra i tuoi punti di forza, perché il reclutatore non è così bravo da scovarli da
sé. Inizia con il lavoro sponsorizzato, che è la categoria più semplice che non ti
fa uscire troppo dalla zona di comfort. Troverai altri aspetti da migliorare e i
datori stessi ti daranno una mano a trovare i tuoi punti di forza e di debolezza,
così potrai migliorare ulteriormente il tuo pitching e curriculum.
Quando hai fatto tutta questa esperienza potrai passare all'approccio a freddo,
che con il tempo verrà inglobato dal networking ad ampio respiro. Se riesci a
diventare esperto in ognuna di queste aree, avrai più lavoro di quanto sei in

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grado di gestire.
Nelle grandi aziende la forma è standard: vai sul sito o inoltri la candidatura al
responsabile del personale, poi aspetti una risposta. Non c'è altro da fare,
anche se provi ad andare oltre difficilmente ti verrà data la possibilità di parlare
con un manager dell'azienda. Se ne hai la possibilità fallo, cerca sempre di
parlare con qualcuno al vertice della piramide gerarchica, ma non sempre sarà
possibile.
Più l'azienda è grande e più il procedimento è uniformato e impersonale. Per le
aziende medie a volte potrai parlare con un dirigente, altre volte no. Varia caso
per caso, non c'è una formula precisa che ti dice quando un'azienda è troppo
grande per avere un processo di selezione amatoriale.

Lavoro sponsorizzato
In questa categoria rientrano i lavoro nelle piccole aziende che ricercano
attivamente il personale tramite i canali tradizionali: agenzie interinali, siti
internet, bacheche del lavoro, fiere, università. Qui è il proprietario che si attiva
in prima persona per soddisfare il suo bisogno di personale e, non conoscendo
nessuno che può ricoprire quel ruolo, invita chi è interessato a proporsi.
Visto che la disoccupazione giovanile in Italia è alle stelle, qui avrai molta
concorrenza. Ma ogni giorno centinaia di proposte passano attraverso questo
canale, che quindi non puoi ignorare. Anche se non è il sistema più efficace per
trovare lavoro, è una preparazione necessaria per passare al più difficile
approccio a freddo. La maggior parte delle volte non riceverai risposta quando
fai pitching con un lavoro sponsorizzato, perché il piccolo studio viene
sommerso con decine, a volte centinaia di curriculum. Visto che non esiste
un'infrastruttura per la gestione di tutte queste richieste, il professionista non
può che ignorare quelle che scarta.
Quando il processo di assunzione passa attraverso un'agenzia, il pitching non
esiste: mandi il curriculum e aspetti. A volte tramite Google e Linkedin puoi
trovare il nome di qualche manager, che puoi contattare per distinguerti dalla
massa. Ci sono alcune informazioni che possono tradire l'azienda che sta dietro
all'interinale, tu cerca sempre di estrapolare un nome telefonando all'agenzia o
con una ricerca online. Vai su Google e trova il sito ufficiale, vedi se riesci a
trovare un'email o numero di telefono (meglio); altrimenti vai su Linkedin e
cerca informazioni, quel sito è una miniera d'oro per chi cerca lavoro (ne parlo

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in un capitolo successivo).
Visto che la concorrenza è molto elevata nel lavoro sponsorizzato, dovrai
andare oltre il semplice invio del curriculum. Congratulazioni, è il momento di
far scendere in campo il tuo elevator pitch!
Trovare il numero di telefono di un piccolo studio è più facile rispetto alla
grande azienda, telefona sempre il giorno dopo aver inviato il curriculum.
Follow up significa far seguire alla consegna del CV un secondo contatto per
chiedere se ci sono sviluppi: secondo le statistiche, chi richiama ha il 30% di
possibilità in più di ricevere una risposta.
Il momento migliore per richiamare è il giorno dopo, oppure di lunedì se hai
avuto il tuo primo contatto il venerdì. Se vuoi fare qualcosa di classe manda
una lettera fisica scritta a computer e firmata a mano, su cartoncino. È la via
più lunga e costosa, ma di gran lunga la più efficace! A meno che tu non abbia
fatto errori clamorosi nelle fasi precedenti o non hai le competenze di base per
il lavoro, ci sono ottime possibilità di un colloquio orale. Altrimenti puoi usare
la più economica email, quando ne trovi una.
Non ti serve andare in ufficio a incontrare il datore faccia a faccia, ma puoi
usare il telefono. Telefona a chi ha il tuo CV, nelle piccole aziende. Se è un
numero aziendale o risponde un dipendente, chiedi di parlare con il dirigente o
proprietario (del quale, a questo punto, dovresti avere nome e cognome).
Quando telefoni, dovresti chiedere tre cose:
1. Quali sono i prossimi passi nel processo di assunzione? Contatterete tutti
i candidati?
2. Avete bisogno di altre informazioni oltre a quelle sul mio CV? Nota: qui a
volte ti verrà detto “no, ma può aggiungere qualcosa se vuole”. Preparati
prima la risposta a questa domanda per non fare scena muta. Un buon
esempio: “sì, ho altre esperienze lavorative, ma non le ho incluse perché
non sono rilevanti con il lavoro e non voglio farle perdere tempo.”
3. Se hai intenzione di tornare il sede menzionalo e chiedi se vuole fissare
un appuntamento. In altre parole, stai fissando un colloquio senza
aspettare la risposta. È una strategia rischiosa, ma se lo fai con tatto e
gentilezza dà grandi risultati.
Se il locale è di piccole dimensioni o uno studio con uno o due dipendenti che

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non hanno sponsorizzato il lavoro, saranno felici di ricevere una telefonata. Ma
se il negozio è medio-grande o vedi un cartello in vetrina “cercasi personale”,
puoi immaginare che il datore riceva già troppe telefonate. In questi casi,
chiedi durante il primo contatto: “immagino che già riceva troppe telefonate di
candidati che vogliono questo posto, la disturberei se richiamassi settimana
prossima per discutere di alcuni dettagli?”
Con questa formula ottieni diversi risultati:
1. Sposti l'attenzione da te al datore.
2. Dai una ragione per richiamare (discutere i dettagli).
3. Mostri che hai preso del tempo ad analizzare il profilo dell'azienda.
4. Dimostri di avere un buon intuito.
5. In caso di risposta affermativa, il datore saprà quando aspettarsi la tua
telefonata.
Anche se ricevi un secco no, ti sarai dimostrato più premuroso della media.
Questa strategia funziona per ogni tipo di contatto: dopo aver consegnato il CV
puoi telefonare, dopo il colloquio puoi mandare un'email. Ogni volta che il
reclutatore ti dedica del tempo, ringrazialo. Sempre.
Non limitarti al noioso grazie: richiama i dettagli secondo te più importanti del
contatto, gli aspetti più positivi, e ribadisci quanto saresti felice di lavorare in
quell'azienda. Segui questo modello:
Gentile signor Rossi,
È stato un vero piacere incontrarla e discutere delle succulente possibilità
offerte dalla sua azienda. Sono stato felice di incontrare Tom e Jerry, con i quali
spero di poter iniziare a lavorare presto. Apprezzo con sincerità il tempo che mi
ha concesso per discutere i dettagli di questo lavoro.
Dopo il nostro incontro di ieri sono ancora più convinto di poter contribuire
sensibilmente alla crescita della Polpetta SPA, e sarei più che felice di iniziare
una carriera con la sua azienda.
Stefano Mini
In una breve nota hai ringraziato, menzionato aspetti particolari del colloquio
(così non sembra una nota copia/incolla standard per tutti) e hai ribadito di
poter contribuire alla crescita dell'azienda.

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Ricorda che il follow-up funziona sia con il lavoro sponsorizzato, che con il
contatto a freddo che ti descrivo ora.

L'approccio a freddo
Questo è il tipo di candidatura più difficile, ma anche l'unico che ti permette di
andare a prendere quei lavori che non vengono pubblicizzati sulle bacheche di
annunci. La competizione nel settore è minima, se lo fai nel modo giusto
balzerai in testa alla lista dei candidati e potresti trovare un lavoro ancora
prima che la posizione venga ufficialmente aperta.
Approccio a freddo significa contattare, spesso telefonicamente, un'azienda
senza che nessuno ti abbia chiesto niente. Richiede fiducia in sé stessi e un
elevator pitch da paura, altrimenti otterrai solo porte sbattute in faccia.
Approccia il datore non come un capo, ma un collega. Tu hai qualcosa da dare
al datore e vuoi mostrare le tue qualità. Per questo devi aver già costruito non
solo l'elevator pitch, ma anche una USP convincente e supportata da discrete
competenze. Non ti serve esperienza lavorativa che, come ti ho detto, è
sopravvalutata: finché sai fare qualcosa e lo puoi dimostrare, a nessuno
importa come hai imparato a farlo.
Con l'approccio a freddo passiamo dal pitching alla fase quantitativa, perché
inizierai a contattare veramente le aziende alla ricerca di un lavoro. Prima di
ricevere una risposta positiva potresti dover fare venti telefonate, non
scoraggiarti alle prime difficoltà: visto che non conosci il datore, è normale che
in pochi ti vogliano ascoltare. Forse hanno altri problemi per la testa, sono
occupati, hanno clienti in studio, hanno appena assunto qualcuno o sono
stronzi di natura. Capita. Per questo si chiama approccio quantitativo: spari alla
cieca finché non becchi qualcosa. Trovare datori interessati è un processo di
esclusione, continui a provare.
Quando molte persone pensano all'approccio a freddo, si immaginano il
rompiscatole con cui nessuno vorrebbe avere a che fare. Quanto ti dico che
devi chiamare i datori e proporti come dipendente, penserai a una telefonata
del genere:
“Buongiorno signor Mini, sono Alessio Bianchi, Mario Rossi mi ha fatto il suo
nome. Sarei interessato a discutere con lei un'eventuale assunzione presso la
sua ditta.”

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Al che l'inevitabile risposta: “non stiamo cercando nessuno al momento” e
cornetta riattaccata.
Questo non è approccio a freddo, è approccio a rompiscatole. Riesci a
individuare l'errore cruciale di questo messaggio?
Trovato?
L'errore è che parla di te: al datore non interessa chi sei o che cerchi un lavoro.
Vuole sapere perché dovrebbe perdere tempo con te, in che modo puoi essere
utile alla sua azienda. Ricordi le due domande fondamentali? Se non dici al
datore fin dal primo contatto in che modo puoi fargli guadagnare o risparmiare
soldi, non hai possibilità.
Ed è qui che entra il tuo elevator pitch nella sua maestosità: se te ne sei
studiato uno che funziona, il datore vorrà sapere di più di te. Nota che il tuo
pitch non deve parlare del fatto che stai cercando lavoro: è focalizzato al 100%
sul datore e la sua utilità ad averti vicino. Il contratto arriverà dopo.
Ma via telefono, anche un elevator pitch da 30 secondi è troppo lungo: prima
devi avere l'attenzione del datore, altrimenti sono parole al vento. L'attenzione
media di qualcuno è di 5 secondi, se non lo catturi in questo tempo l'hai perso
per sempre.
Ecco come dovresti giocare la conversazione, parola per parola.
RING RING!
“Buongiorno ufficio di Mindcheats.net, sono Stefano Mini, come posso
aiutarla?”
Perfetto, stai parlando con il capo, adesso hai massimo 10 secondi per
convincerlo ad ascoltarti. È ancora troppo presto per l'elevator pich, quindi fai
un riassunto.
“Buongiorno signor Mini, sono Marcello Bianchi. So che è molto occupato,
quindi sarò breve. Ho conosciuto la sua azienda tramite Piergiorgio Rossi
[alternativa: “Conosco la sua azienda”] e sono sicuro che grazie alla mia
esperienza nell'industria chimica, posso aiutarla ad essere competitivo nel
settore. Mi piacerebbe parlarle di questa opportunità, che sono sicuro andrà a
beneficio di entrambi, le va bene mercoledì o giovedì pomeriggio?”
So cosa stai pensando: non funzionerà mai, è un approccio troppo diretto! Mi
sbatterà il telefono in faccia! E la risposta è sì, il 90% dei datori ti sbatterà il

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telefono in faccia. E va bene così, perché ben il 10% sarà interessato a quello
che hai da dire. Se fai 10 telefonate al giorno, un numero fattibile, avrai un
datore al giorno interessato a un colloquio orale. Mica briciole.
In questo approccio prima dai importanza al tempo del datore, sottolineando
che sai che non ha tempo. Questo crea empatia. Poi vai dritto al punto e gli
dici, senza mezzi termini, che puoi fargli guadagnare o risparmiare soldi. Puoi
usare una formula diversa qui, come il “grazie alla mia esperienza nel
marketing online posso aiutarla a sviluppare un piano più efficace per
aumentare il CTR della pubblicità che sta facendo”. Più vai nello specifico,
meglio è. Aiutati guardando la pagina internet dell'azienda, troverai molte
informazioni. Oppure se conosci il mercato, puoi fare pressione su un punto
dolente tipico, ad esempio: “so che gli amministratori di condominio hanno
sempre il terrore di essere chiamati in causa dal condomino per un errore che
gli è scappato.”
Ricordati qui di parlare lentamente. Parla piano, fai pause. L'errore di chi si
studia a memoria un copione, o lo legge da foglio (puoi farlo se telefoni), è di
parlare a macchinetta. Il datore non se lo aspetta, e non capisce niente. Va
bene non dargli il tempo di respirare, ma fino a un certo punto. Il telefono
distorce la voce e rende la comunicazione più difficoltosa, quindi scandisci
bene ogni parola. Ancora meglio, e questo puoi farlo quando hai più
esperienza, studia il copione ma improvvisa per essere più naturale. Ogni
telefonata deve essere diversa.
Tornando a noi, come può rispondere un datore a questa introduzione così
forzata e baldanzosa? Spesso prende tempo:
“Mi può ripetere il suo nome?”
Qui hai la sua attenzione, non devi fare altro che aspettare:
“Marcello Bianchi”
Non serve aggiungere altro, hai attorno a te un'aura di mistero e il datore vuole
saperne di più. Spesso rispondera più o meno così:
“Mi dica signor Bianchi, in che modo può aiutarmi ad essere competitivo?”
Bingo! Qui hai l'attenzione del datore, quindi inizia il tuo elevator pitch.
Ricordati di lasciare un esempio pratico alla fine per concludere la frase.
“Sono un giovane laureato in economia aziendale, ma nonostante la mia

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giovane età, ho già anni di esperienza nel business. Ho fondato e amministro
dal 2010 una start-up che negli ultimi 12 mesi ha avuto una crescita del 137%
del core business, quindi ho già esperienza con tutte le problematiche che può
avere un'azienda come: definizione dell'audience, creazione e promozione del
prodotto, gestione dei clienti e fornitori, branding e pubblicità. Ho anche
esperienza nel settore B2B come manager delle esportazioni e logistica per
un'azienda alimentare estera, e ho lavorato negli Stati Uniti per 12 mesi come
venditore per una grossa multinazionale. Ad esempio, negli ultimi 6 ho lanciato
una campagna pubblicitaria altamente targettizzata sui potenziali clienti che
ha avuto un ROI del 679%. Sono sicuro di poter portare risultati simili nella sua
azienda.”
Nota che ho lasciato alla fine l'esempio per la frase conclusiva in cui collego
quello che ho fatto in passato con quello che posso fare in futuro. È un
collegamento inconscio che il datore fa automaticamente, ma fa sempre bene
ripeterlo per chiarire ogni dubbio. Da qui in poi sarà facile fissare un
appuntamento.
Nota che ho detto appuntamento, non colloquio: da nessuna parte fai
riferimento al fatto che vuoi un lavoro. Quello che vuoi tu non importa, arriverà
dopo. Quando il datore sarà convinto che puoi fargli guadagnare o risparmiare
soldi, penserà ad assumerti. In questo modo rompi lo schema datore-
dipendente classico, in cui un'azienda assume solo quando ha disperato
bisogno di personale. Se ti presenti come un disoccupato che cerca lavoro non
solo il datore smetterà di ascoltarti prima che tu abbia la possibilità di
convincerlo che puoi aiutarlo, ma ti dequalifichi: se non stai lavorando, significa
che nessuno ti vuole. Se nessuno ti vuole, non sei un granché. Invece tu hai
scelto di sviluppare le tue competenze invece di lavorare: al datore piace
questa determinazione e volontà di migliorare. Perché come ti ho già detto, se
non lavori devi sviluppare le tue competenze.
Quando raggiungi la segreteria telefonica, aggancia e riprova dopo qualche ora.
Lascia un messaggio solo alla terza telefonata non risposta, che dovrà essere
simile al primo messaggio ma con aggiunto il tuo numero di telefono a inizio e
fine messaggio:
“Buongiorno signor Mini, sono Marcello Bianchi, il mio numero è 547 8652147.
So che è molto occupato, quindi sarò breve. Ho conosciuto la sua azienda
tramite Piergiorgio Rossi [alternativa: “Conosco la sua azienda”] e sono sicuro

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che grazie alla mia esperienza nell'industria chimica, posso aiutarla ad essere
competitivo nel settore. Mi piacerebbe parlarle di questa opportunità, che sono
sicuro andrà a beneficio di entrambi. Ripeto, il mio numero è 547 8652147.”
E cosa succede quando risponde la segretaria? È abbastanza comune,
raramente riuscirai a parlare direttamente con un manager o proprietario dello
studio. Le segretarie, senza nulla togliere alla professione, sono l'ostacolo più
grande di chi fa chiamate a freddo: il loro lavoro è schermare il datore da tutto
quello che non è urgente, tipo te. Se pensa anche solo per un secondo che vuoi
lavorare per la ditta, non ti passerà il superiore.
Una segretaria di solito è giovane, non ingessata, probabilmente annoiata.
Quindi la tua voce sarà più squillante e allegra del solito, così darai subito
un'impressione positiva. La sola simpatia “a pelle” può aprirti la porta verso il
telefono del datore, e non ti costa niente. Sii più gentile che puoi. Se nulla
funziona puoi comunque chiamare prima delle 9 e dopo le 6, quando la
segretaria non è in ufficio: potresti avere la fortuna di trovare il datore
direttamente.
Prima di tutto, devi sapere il nome della persona con cui vuoi parlare. Senza,
non hai speranza di passare la segretaria. Poi quando risponde, usa questa
formula:
“Ciao sono Stefano Mini, chiamo per Mario Rossi.”
Non aggiungere altro: meno parole dici, meglio è. Anzi: se le prime volte non
ottieni risultati ometti il “Ciao”, in alcune aree geografiche e per alcuni lavori è
opportuno saltare il saluto per confondere la segretaria. Una segretaria che
non sa bene chi ha di fronte non sa cosa decidere, quindi potrebbe ascoltare la
tua richiesta e passarti subito Mario Rossi.
Il “Ciao” iniziale implica una certa confidenza con qualcuno in ufficio: anche se
la segretaria non ti conosce, immagina che conosci Mario per introdurti con un
“ciao” invece che col “buongiorno.” Spesso purtroppo, riceverai questa
risposta:
“Sì, mi può dire il motivo della sua chiamata?”
Qui sei in una posizione delicata: non puoi far capire che cerchi lavoro, ma devi
dare qualcosa alla segretaria. Prova così, con voce decisa e determinata ma
cordiale:

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“Certo. Mi piacerebbe entrare in affari con la vostra azienda e mi è stato detto
che Mario è la persona giusta con cui parlare. Me lo può cortesemente
passare?”
O nel caso di uno studio professionale:
“Mi piacerebbe entrare in affari col vostro studio e so che Mario è interessato
alla proposta. Me lo può cortesemente passare?”
Con questa formula non dovresti passare per il televenditore che vende
prodotti per la pulizia, né il disoccupato che cerca lavoro. Questo dovrebbe
bastare alla segretaria: fare affari significa soldi per l'azienda, il che è un bene.
In più rafforzi l'idea che conosci il capo usando il suo nome “Mario” invece che
la formula “signor Rossi.”
A volte la segretaria non molla l'osso e vuole sapere che cosa vuoi proporre.
Qui parti con l'introduzione all'elevator pitch (quello dei 10 secondi), con
alcune modifiche:
“Ho conosciuto la vostra azienda tramite Piergiorgio Rossi [alternativa:
“Conosco la sua azienda”] e sono sicuro che grazie alla mia esperienza
nell'industria chimica, posso offrire un netto vantaggio competitivo. Mi
piacerebbe parlarle con Mario di questa opportunità, che sono sicuro andrà a
beneficio di entrambi.”
Abbiamo tagliato la parte iniziale e finale, per accorciare il brodo. Poi ho
infilato il nome Mario, e sono rimasto più sul vago nel descrivere che tipo di
vantaggio offro. Questo dovrebbe bastare nella maggior parte dei casi.
Ma le segretarie più brave, o quelle che hanno annusato che qualcosa non va
(capita spesso le prime volte, quando non hai confidenza), insisterà con un:
“Ha già parlato con il signor Rossi?”
Se hai già sentito Mario Rossi via email o Linkedin, puoi dire di sì e che si
aspetta una tua telefonata con questa formula:
“Sì, ci siamo già sentiti via email, mi piacerebbe parlargli direttamente per
discutere meglio alcuni dettagli importanti.”
Se la risposta è no, c'è poco da fare: non parlerai con Mario, non oggi. Ma puoi
fare comunque qualcosa, ossia chiedere il suo indirizzo email:
“Ancora no, può per favore darmi il suo indirizzo email? Così gli posso mandare

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tutta la documentazione per posta.”
Non solo gli chiedi l'indirizzo email, ma dici anche perché: così puoi inviare la
documentazione. Anche le segretarie più difficili acconsentiranno alla tua
richiesta, e avrai un indirizzo email dove spedire curriculum e lettera di
presentazione secondo i criteri che ti dirò dopo.
Le telefonate a freddo non sono facili, sono un sacco ostiche. Dovrai fare
pratica a sfinimento prima di ottenere risultati concreti, e sperimentare con
formule diverse a seconda del tuo stile. Parti dal mio modello per sviluppare il
tuo.
Le telefonate a freddo possono trasformarsi in telefonate di networking,
argomento trattato nel prossimo capitolo.

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Networking
Immagina di essere spedito in una città straniera, senza conoscere nessuno,
con solo un hotel scadente prenotato per due settimane e qualche centinaio di
euro. Ti viene detto che l'unico modo per andare a casa è fare un sacco di soldi,
in 6 giorni.
La BBC ha creato un programma chiamato “The Last Millionaire” in cui degli
imprenditori vengono messi in queste condizioni.
In una di queste sfide due contendenti, Natalie e Lucy, sono state mandate a
Hong Kong con il compito di creare un prodotto e venderlo in cinque giorni.
Potevano reclutare degli studenti locali, presi da una lista che è stata data loro
prima dell'atterraggio in Asia. Oltre a questo, l'hotel a due stelle e una
manciata di dollari, erano abbandonate a loro stesse.
Natalie si è messa subito a chiamare gli studenti. Ma Lucy andò in un internet
point e digitò “business networking” su Google. Il primo risultato fu BNI, la più
grande associazione di networking al mondo. Lucy trovò la sede di Hong Kong e
si iscrisse a un evento.
Dopo 30 secondi di introduzione del suo business, Lucy era già circondata da
imprenditori locali ansiosi di fare affari con lei e aiutarla a commercializzare il
prodotto a cui aveva pensato, delle magliette. Dopo pochi giorni, il suo
prodotto era già nei negozi. Allo scadere dei 5 giorni aveva guadagnato 16 volte
il suo investimento iniziale, e 4 volte più di Natalie.
Il networking è un argomento complesso, che meriterebbe un libro a parte. È la
tua migliore opportunità per trovare lavoro, è talmente efficace che durante la
ricerca del mio finto lavoro ho scelto di non usarlo per non falsare i risultati. In
tutte le occupazioni che ho trovato il networking ha giocato un ruolo
fondamentale, direttamente o indirettamente. Se anche tu impari a sfruttare
questo strumento, avrai più lavoro di quello che riesci a gestire. Letteralmente.
Ok, dov'è la fregatura?
Se fatto bene, questo sistema ha una sola fregatura: richiede forti investimenti
di tempo prima di dare i primi risultati. Ma una volta che il motore è acceso si
autoalimenta e continua a crescere oltre i livelli che sarebbe lecito aspettarsi.
La seconda fregatura è la formula “se fatto bene”: il networking è complesso e

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non esistono istruzioni passo-passo da seguire per avere successo. Ci sono i
principi da seguire, ma dovrai adattarli ad ogni situazione. Per questo le prime
volte sarai impacciato e farai errori, ma col passare dei mesi diventerà per te
una seconda natura.
Ci sono vari tipi di networking, noi qui analizzeremo quello che ti interessa di
più: il networking per persone con poca esperienza che vogliono trovare
lavoro. È un sistema che ti aiuterà a passare al livello successivo: da semplice
lavoratore a dirigente, da subordinato a responsabile. Questo è il livello a cui
giocano i manager di alto livello; anche se i primi tempi non raggiungerai
risultati straordinari, l'investimento porterà vantaggi crescenti nel corso degli
anni, come sintetizzato da questo grafico:

Il primo anno l'efficacia del networking rasenta lo zero, il secondo comincia a


dare pochi frutti. Ma dal terzo in poi decolla e sei pronto a raccogliere quello
che hai seminato. Se il lavoro ti serve adesso, nel breve termine il networking
non ti darà grandi vantaggi. Ma se hai intenzione di lavorare ancora fra cinque

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anni, gli sforzi che fai adesso ti torneranno utili.
Iniziare a macinare con il networking prende più tempo rispetto al
procedimento classico in cui scrivi in poche ore un curriculum, e inizi a inviarlo
a tutti.
In quest'ultimo caso, il grafico dell'efficacia a questa forma:

Confrontalo col precedente: se nel primo anno l'approccio diretto è più


efficace per trovare lavoro, non hai la possibilità di migliorare col passare del
tempo. Invierai sempre i tuoi curriculum, riceverai sempre le stesse risposte.
Qui non c'è un avanzamento di carriera, quindi ti troverai fra dieci anni con gli
stessi problemi che hai adesso: non trovare un lavoro, poca esperienza pratica,
uno stipendio indegno.
Quando cerchi un lavoro, puoi integrare il networking nella fase quantitativa e
portare avanti entrambe le cose, per risparmiare tempo e rendere più efficace
la ricerca. Su Mindcheats ho scritto un articolo introduttivo al networking, che
qui ti ricopio per darti un'idea di quello che andremo a trattare nel capitolo.

Introduzione al networking
Trova la correlazione fra:
• Disoccupazione.

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• Niente ragazza/o.
• Nessuna passione.
• Pochi amici.
• Vita noiosa.
• Confusione mentale.
• Futuro incerto.
Nella fisica teorica, l'obiettivo di ogni scienziato è la teoria unificante: un'unica
legge in grado di spiegare ogni fenomeno dell'universo. Prendi la teoria di
Einstein: spiega la gravità, ma non perché gli atomi si mettono insieme per
formare molecole. La meccanica quantistica spiega perché la luce viaggia alla
velocità della luce, ma non perché le calamite si attaccano al frigo. Sappiamo
che le nostre conoscenze della fisica sono limitate perché abbiamo leggi che
funzionano in certe aree, ma non in altre.
Allo stesso modo credo che la crescita personale debba puntare a raggiungere
una legge universale: una teoria in grado di influenzare ogni aspetto della tua
vita in modo prevedibile. Meno una legge è ampia, meno è perfetta. Magari
funziona, ma ha efficacia limitata.
La teoria unificante di oggi parla delle relazioni e di quanto siano importanti
per la tua crescita.

La teoria del networking


Network significa rete, in questo caso rete di conoscenze. O banalmente: le
persone che conosci. Fare networking significa ampliare o rafforzare la tua rete
di conoscenze, quindi conoscere nuove persone o tenerti in contatto con
quelle che conosci.
Ho letto quest'idea in diversi libri: il tuo successo è decretato dal numero di
persone che conosci. Ho testato questa teoria per mesi e ora lo confermo: la
tua rete di conoscenze è fra le cose più importanti che puoi avere.

L'esperienza indiretta
Io sono curioso. Leggo libri e mi piace sperimentare cose nuove. Mi sono
accorto di una cosa: posso leggere tutti i libri che voglio, ma conoscere

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qualcuno che è più esperto di me nel settore mi fa guadagnare in un giorno più
esperienza che due mesi sui libri: più fai esperienza pratica, più migliori.
La migliore esperienza che puoi fare è seguendo un mentore che guida i tuoi
progressi e ti permette di migliorare velocemente ed efficacemente, senza
passi falsi. Più espandi il tuo network, più potrai contare su persone che sono
più esperte di te in qualcosa. Così se vorrai imparare qualcosa, avrai a chi
chiedere. Nel mondo moderno la conoscenza è indispensabile: più cose sai, più
avrai successo personale e professionale.
Ti sei mai sentito confuso, in quel periodo della vita in cui non sai cosa fare? È
spesso la sensazione che provano i giovani diplomati e laureati che si
affacciano sul mondo del lavoro: non hanno fatto networking e non conoscono
nessuno, quindi non sanno da dove partire. Mandi curriculum a caso senza un
piano, perché non conosci nessun imprenditore a cui chiedere direttamente.
Quando invece hai una serie di contatti professionali che già conosci, iniziare è
molto più facile. Conosci Tizio che Caio, che ti presentano Sempronio e
Leopoldo. A sua volta, Leopoldo ti presenta Asdrubale che cerca qualcuno da
assumere. Tac! Hai un lavoro senza aver mai scritto un curriculum.
Pensa a quello che sai fare: c'è di sicuro un aspetto in cui sei esperto, una
passione dove conosci più cose dei tuoi amici. Magari ti piacciono i libri fantasy,
ne hai letti a vagonate e adesso sai quali sono i migliori e quali non meritano.
In più ti piacciono i modellini dei treni e collezioni modellini d'epoca. Quando
parli con gli amici di questi due aspetti, puoi dargli consigli su cosa leggere se
vogliono entrare nel fantasy, magari qualche libro sconosciuto ma bellissimo.
Se qualcuno ti chiede qualcosa su come funzionavano le locomotive negli anni
'20 in Inghilterra, tu sai rispondere.
Questa cosa vale anche al contrario: tutte le persone che incontri sono esperte
in qualcosa. Hanno una passione, sono più capaci di te in quello che gli piace
fare. Hanno letto libri e investito tempo in alcune aree. Non puoi sapere tutto
tu.
Grazie al networking, la conoscenza degli altri diventa conoscenza tua. Quando
vuoi un consiglio specifico o un'informazione, più è ampia la tua rete di contatti
più è probabile che conosci qualcuno in grado di darti una risposta. Altrimenti
dovresti fare il processo lungo: leggi libri, provi, maturi esperienza per conto
tuo. L'esperienza indiretta è dalle dieci alle cento volte più efficace.

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Un passo importante per sfruttare l'esperienza indiretta è sapere di cosa sono
esperti i tuoi amici e contatti. Come? Chiediglielo. A tutti piace parlare della
loro passione, anche con gli sconosciuti.

Network, passioni e opportunità


Da qui nascono le nuove passioni. Ti consideri una persona senza interessi o
passioni? Non hai un vero e proprio sogno, qualcosa che vuoi fare nella vita.
Passi le tue giornate annoiandoti. Ti rispecchi? Scommetto che non hai una
buona rete di amicizie con la quale interagisci spesso. La tua grande passione,
da cui nasce il tuo obiettivo di vita a lungo termine, parte da una base di
interessi. I tuoi interessi sono quelli che ti separano da una vita noiosa e senza
soddisfazioni.
Grazie alle tue amicizie puoi provare cose nuove: hai un amico che gioca a
tennis, quindi provi anche tu. Ne hai un altro che legge romanzi di fantascienza,
quindi ne leggi un paio anche tu. Continui a provare cose nuove e accumuli
esperienza in ambiti diversi: prima o poi troverai qualcosa che ti piace così
tanto che continuerai per anni, e quella diventerà la tua passione. Se ci pensi
bene, il 90% delle cose che ti piace fare derivano da un'esperienza fatta con un
amico. Ti faccio un esempio personale.
A febbraio inizio qui a Brescia un corso per diventare sommelier: mi piacciono i
vini di qualità e voglio saperne di più, anche se non so se mi tornerà utile come
carriera è comunque qualcosa che voglio fare. Eppure fino a un paio di anni fa
ero il tipo che beveva Groppello scadente. Da dove è venuto questo
cambiamento? Negli Stati Uniti ho conosciuto amici esperti di vino.
Dal network nascono anche le opportunità. Più persone conosci più porte hai
aperte per fare nuove esperienze e migliorare la tua vita. Le persone si fidano
maggiormente di chi già conoscono, e cercheranno di aiutarti se chiedi una
mano.
Da bravo esperto di marketing, questo è un effetto che ho imparato a
conoscere e sfruttare: le persone ti fanno volentieri un favore, se hanno
un'opinione positiva di te. Sono anche più propense a dirti di sì senza alzare
barriere. Per questo il lavoro di un buon addetto marketing è conoscere e
intrattenere relazioni positive con più persone possibile: le opportunità
crescono a dismisura e sono una conseguenza delle conoscenze.

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Anche se non vuoi fare affari nell'economia, la tua vita privata migliorerà se ti
lasci aperte più opportunità grazie a una buona rete di conoscenze. Il
responsabile è...

L'effetto leva
L'importanza del networking sta anche nell'effetto leva: il tuo potere di
influenzare gli eventi viene moltiplicato per il numero di persone che conosci.
Facciamo un esempio.
Stai cercando lavoro. Il metodo più efficace è conoscere qualcuno che ha
bisogno di un dipendente, così puoi saltare tutta la burocrazia e andare a
parlare direttamente con il capo. Visto che ti conosce, sa già chi sei e sarà più
propenso ad assumerti se hai le competenze richieste. Qui potresti pensare:
beh ovvio, più gente conosco più possibilità ho di trovare un datore così.
Questo è networking, ma non è l'effetto leva.
Effetto leva significa espandere la tua ricerca diretta di lavoro al secondo
livello: chiedi ai tuoi amici e contatti se conoscono qualcuno che ha bisogno di
un dipendente con le tue caratteristiche. In questo modo per ogni tua nuova
conoscenza, guadagnerai decine di altre opportunità. Diciamo che hai 10
contatti a cui chiedere, e ognuno di questi contatti ne ha altri 10: hai raggiunto
un totale di 110 persone. Ma se hai 50 contatti con 10 contatti a testa avrai
raggiunto 550 persone, incrementando i tuoi contatti di 40 unità hai
aumentato di 440 persone il tuo circolo di influenza.
Questo è l'effetto leva: moltiplicare ogni incremento del tuo network di dieci
volte.

Ampliare i tuoi orizzonti con il networking


Per sfruttare il networking devi capire come funzionano le comunità umane
nell'era moderna.
Le persone si aggregano in comunità e cerchi di amicizie con una serie di valori
condivisi. Nota che tu esci con persone simili a te: più o meno le stesse idee,
reddito, zona geografica, passioni, linguaggio, modo di vestire. Lo fai perché ti
permette di restare nella tua zona di comfort. Il cervello sceglie
inconsciamente le situazioni meno stressanti, ossia quelle dove non devi
confrontarti con persone che hanno idee diverse dalle tue.

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Questo di per sé non è un male, se non fosse per una trappola mentale: tendi a
generalizzare le idee del tuo gruppo di amici e a credere che tutto il mondo sia
così. Così ti fai domande del tipo:
• Ma come fa la gente a guardare quel programma?
• Ma come fa la gente a trovare lavoro subito?
• Ma come fa la gente a trasferirsi all'estero / restare in Italia?
• Ma come fa la gente a fare le scalate alpine?
• Ma come fa quel negozio che vende roba inutile ad essere aperto da 40
anni?
Risposta: perché la gente non è come te.
Questo atteggiamento ti farà perdere un sacco di opportunità. Un esempio
banale: ho parlato con molte persone che mi hanno detto "non posso lavorare
in questo settore, nessuno mi assumerebbe." Questo perché, per i valori del
suo circolo di amicizie, il suo tipo di lavoro non interesserebbe a nessuno.
Oppure il classico: tutti cercano lavoratori con esperienza, quindi resterò
sempre disoccupato. Un altro valore condiviso dal tuo gruppo, ma non da tutto
il mondo.
Ampliare il tuo network significa conoscere e parlare con persone che hanno
sistemi diversi da quello della tua rete di amicizie. Imparerai a confrontarti con
micro-culture e valori differenti, toccherai con mano le differenze che esistono
nel mondo.

Come sfruttare il networking


Ci sono tre livelli di networking:
1. Amicizie.
2. Colleghi.
3. Contatti.
Le amicizie non devo stare nemmeno a spiegartele: sono le persone più intime,
quelle con cui esci di sera e non hai problemi a parlare del più e del meno. Vi
piace stare insieme anche senza uno scopo preciso, con il solo obiettivo di
divertirvi. Queste persone fanno automaticamente parte della tua rete di
contatti e puoi chiedergli quello che vuoi senza inibizioni.

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I colleghi sono persone con le quali hai una serie di interessi d'affari in comune.
Nel lavoro da ufficio, fra colleghi ci si da una mano anche se non si fa parte
dello stesso giro di amicizie. Non uscite a prendere una birra insieme, ma vi
parlate con piacere e vi date una mano per raggiungere un beneficio comune.
Può essere anche del tipo: oggi io aiuto te, e tu domani aiuti me; una legge non
scritta. Il grado di aiuto che un collega è in grado di offrirti dipende dalla sua
opinione di te: più gli stai simpatico, più ti aiuterà. Stringi rapporti positivi con i
colleghi, investi le tue risorse nel conoscerli e parlargli. Sii generoso: è un tratto
apprezzato da tutti.
I contatti sono persone con cui hai parlato qualche volta. Li riconosci per
strada, ma non li senti mai. Questa è la parte esterna del circolo di conoscenze
ed è importante tenerla più stretta possibile, perché è qui che si gioca buona
parte del tuo sforzo di networking. Cerca di tenerti in contatto con queste
persone, perché se non ci parli per troppo tempo usciranno dal tuo network e
dovrai ricominciare da zero. Non puoi chiedere un favore a qualcuno che non
senti da tre anni.
I contatti si creano e si mantengono grazie al sistema a punti.

Sfruttare il networking: il sistema a punti


Ogni volta che chiedi un favore a un contatto, perdi dei punti. Ogni volta che
intratteni un'interazione positiva, ne guadagni. Quando li aiuti senza chiedere
niente in cambio, ne guadagni un sacco. Se il bilancio è positivo il tuo contatto
ti aiuterà e resterà all'interno della rete, se è negativo non puoi aspettarti alcun
aiuto. Ogni mese in cui non interagisci con qualcuno, perdi punti.
Questo, in sostanza, il sistema a punti: una buona rete di contatti si mantiene
attraverso relazioni positive disinteressate, come una normale chiaccherata al
bar fra colleghi. Questo sistema è importante per contatti e colleghi con cui
non sei in grande confidenza: inizia a mandargli qualche email, dagli una mano
con qualcosa, quando li incontri parla delle loro passioni: imparerai qualcosa e
guadagnerai punti. Grazie a internet e Facebook adesso è facile rimanere in
contatto con qualcuno che hai conosciuto, quindi dovresti farlo ogni qualche
mese.
Di solito una persona entra all'interno del tuo network attraverso un contatto
precedente: è difficile che incontri qualcuno per strada, ti metti a parlare e vi
scambiate il nome di Facebook. La maggior parte delle volte venite presentati

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da un amico comune, o avete una passione condivisa (ad esempio: vi trovate al
circolo di scacchi), o siete colleghi. C'è un punto di contatto, una scintilla che
innesca la prima conversazione. Qui guadagni i primi punti. Se resti inattivo,
quei punti li perderai presto.
Invece insisti e resta in contatto, anche solo una volta ogni tre mesi. Cerca di
essere utile ai tuoi contatti e loro saranno pronti ad aiutarti. Individua i loro
problemi e cerca di risolverli. Ad esempio: ho incontrato qualche settimana fa
un produttore locale di vino, che mi ha detto di avere pochi clienti a cui
venderlo. Io gli ho detto che conoscevo qualcuno che forse era interessato e
l'ho messo in contatto.

Una precisazione importante


A leggere questo articolo potresti pensare che ti sto consigliando di ridurre
ogni tuo rapporto umano alla sua mera utilità pratica, senza spazio per il
divertimento. Potresti pensare che il mio concetto di amicizia è incentrato su
come posso sfruttare i miei ignari contatti: sbagliato.
Una relazione umana di questo tipo, incentrata unicamente sull'utilità, è
fallimentare in principio. Deve piacerti aiutare le persone e rimanere in
contatto, a prescindere dalla loro utilità. Avere tanti amici e interagire con
diverse persone è di per sé un'enorme opportunità di crescita e di felicità:
l'essere umano è programmato per interagire con gli altri, se lo fai nel modo
giusto sarai più felice.
Questo articolo vuole essere un monito a chi è troppo timido o svogliato da
uscire e conoscere gente nuova: stai perdendo un'occasione d'oro per
divertirti, essere più felice e avere più opportunità nella vita. Se il tuo circolo di
conoscenze non è una tua priorità nella vita, ripensaci. Se sei impantanato nel
percorso verso il tuo grande obiettivo, una causa probabile è un errore in fase
di networking: non conosci abbastanza persone che possono darti una mano.
Per gli obiettivi più ambiziosi non puoi fare tutto da solo: devi circondarti di
persone che possono aiutarti e darti in prestito la loro esperienza.
Quando ero in Lettonia, spesso mi capitava di non aver voglia di uscire. E ci
credo visto che la temperatura era di -15°. Ma mi dicevo: ogni volta che esco
incontro gente nuova, mi diverto e succede sempre qualcosa che merita di
essere ricordato. Così mi infilavo berretta e guanti e andavo fuori. Non me ne
sono mai pentito e adesso in Lettonia ho un lavoro.

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Il networking devi vederlo così: un'opportunità per divertirti e avere interazioni
positive con le altre persone. Avere un'utilità pratica, trovare più opportunità
nascoste e raggiungere gli obiettivi efficacemente sono delle conseguenze.

Personal branding
Ora abbiamo capito, networking significa conoscere persone e usare i propri
contatti per trovare nuove opportunità. Questo non vuol dire che devi fingere
di essere amicone di qualcuno per sfruttarlo: il bravo networker è
genuinamente interessato ad aiutare gli altri, cerca di dare una mano perché gli
piace farlo.
Più persone conosci e meglio ti tieni in contatto, più troverai opportunità nel
lavoro nascosto: quello che non viene pubblicizzato, perché un candidato
adatto viene trovato prima della pubblicazione del bando. Spesso, trovare un
contatto tramite networking significa passare al colloquio senza dover
consegnare un curriculum. La concorrenza è poca e, salvo errori, il lavoro è tuo.
Un buon piano di networking parte dal personal branding, ossia la
consapevolezza dei propri punti di forza che puoi utilizzare per:
1. Aiutare le persone in quello che sei esperto.
2. Valorizzare le tue competenze di fronte al datore.
Quindi non devi solo aiutare in maniera disinteressata la gente senza un ritorno
economico immediato (quello è importante), ma devi anche mettere in luce
quello che sai fare.
Se non hai le idee chiare su quello che vuoi fare, non saranno gli altri a darti
uno scopo. Quando conosci i tuoi punti di forza e sai come valorizzarli per dare
dei benefici agli altri, allora si può iniziare a parlare di networking.
Abbiamo già analizzato questa parte quando abbiamo parlato
dell'identificazione dei tuoi punti di forza, ossia le qualità che permetteranno al
datore di guadagnare o risparmiare soldi tramite la tua assunzione. Quello è lo
strumento che devi usare nel personal branding, perché sei caratterizzato dalla
tua utilità economica. Pensa a come puoi dare una mano al datore e focalizzati
nel rendere pratiche le tue abilità per poterle far diventare un vantaggio
competitivo. Quando vai a parlare con le altre persone, avrai la sicurezza di
essere esperto nel tuo campo e quindi i datori saranno più propensi a
contattarti.

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Quindi una fase fondamentale del networking sono i tuoi punti di forza: più ne
hai, più risulta efficace. Se sei un lavoratore senza esperienza né competenza,
potrai solo sfruttare il networking di primo livello: cercare di intercettare i
bisogni dei datori tramite una serie di conoscenze. Ma se sei un professionista,
puoi creare una rete professionale di contatti per generare lavoro.

La mentalità
Per fare networking di qualità, devi prima lavorare sulla mentalità da
assumere: se il tuo scopo unico è trovare un lavoro, lo stai facendo nel modo
sbagliato. Tutte le persone che dicono “il networking non funziona” stanno
facendo questo errore: cercano di trovare un lavoro in un contesto non adatto
al loro scopo. Tu vuoi un lavoro, certo, ma nel modo giusto e senza svenderti.
Il concetto principale del networking è quello di capitale sociale, ossia la
quantità di persone con le quali hai rapporti positivi. Non devono essere amici,
ma persone per le quali faresti un favore e che farebbero un favore a te.
Costruisci un rapporto di questo tipo con il tempo, grazie a interazioni positive
non incentrate sulla tua utilità pratica. Pensa se qualcuno venisse da te e ti
dicesse:
“Mi chiamo Adalberto, so che hai un negozio di caramelle, mi puoi assumere?”
Se avessi un negozio di caramelle, non ci penserei nemmeno anche se avessi
bisogno. E se un amico ha bisogno di assumere, di sicuro non andrei a
consigliargli Adalberto.
Ma se Adalberto fosse un esperto di caramelle e mi desse una mano in modo
disinteressato, qualora avessi bisogno di un dipendente andrei a chiamare lui:
per me sarebbe più semplice perché non dovrei fare tutto il noioso e costoso
processo di selezione, per poi trovarmi fra le mani un dipendente che non so
quanto sia bravo a fare il lavoro. E se un amico avesse bisogno di un esperto di
dolci, gli consiglierei di assumere Adalberto.
Secondo l'autore Wayne Baker:
“Gli studi dimostrano che le persone fortunate aumentano le loro possibilità di
essere nel posto giusto al momento giusto costruendo una ragnatela di
conoscenze che raccolgono informazioni. Il successo è sociale: tutti gli
ingredienti del successo che di solito pensiamo siano individuali – talento,
intelligenza, educazione, sforzi e fortuna – sono allacciati a questa rete.”

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Quindi costruire una rete, ossia un network, si basa tutto sull'investire in
capitale umano e mantenere una solida rete relazionale.
Nei secoli passati il networking è stato il canale preferenziale per fare affari in
tutto il mondo. Ma con l'avvento delle grandi città e megalopoli, le connessioni
personali sono state sostituite da fredde relazioni commerciali. Questo buco
nel nuovo millennio è riempito dal capitale sociale che si accumula aiutando
altre persone, senza aspettarti niente in cambio nel breve termine. Gli altri
saranno felici di ricambiare quando sarà il momento.

La legge della reciprocità


Reciprocità è un termine che sta al centro del networking, ma viene spesso
frainteso: secondo molti, significa che a un favore fatto corrisponde un favore
ricevuto. Questo è il vecchio approccio seguito da quelli che pensano che il
networking non funziona, o da chi pensa sia una becera strategia sporca per
trovare lavoro, o la comune raccomandazione per andare a lavorare in
comune. Quello non è networking.
“Chi dà, riceve.”
Pensa a questa frase. Il primo verbo è dare, il secondo ricevere. Quindi se non
sei disposto ad aiutare, non otterrai nulla. Paradossalmente, devi essere
risposto a dare senza attese di compensazione diretta, che potrebbe arrivare
sotto altre forme.
Dare significa aiutare gli altri a risolvere i loro problemi, specie inerenti alla tua
specializzazione, anche senza un ritorno economico. L'aiuto volontario è un
gesto che gli altri si ricorderanno e, qualora trovassero un'opportunità per te, ti
contatteranno.

Il butterfly effect
Nell'introduzione al networking te ne ho già parlato: se conosci una persona,
entrerai in contatto con altre dieci. Questa è la leva della quantità, ossia
moltiplichi il numero di gente che conosci. Ma la leva della qualità?
Anche un piccolo aiuto non sollecitato può fare miracoli per la tua ricerca di un
lavoro. Essere assunto è un favore bello grosso, si parla di tanti soldi in ballo, si
parla della tua vita e del tuo futuro. Ma basta una piccola gentilezza per
convincere qualcuno ad assumerti quanto hai bisogno, o a consigliarti a un

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amico.
Come leggerai nel report su come ho trovato lavoro, mi è bastata una
chiaccherata amichevole con il dirigente di una grande azienda, per farmi
consigliare a un suo collega che cercava un economista specializzato in
marketing. In questo caso, il mio “aiuto” è stato semplicemente spendere
cinque minuti piacevoli con una persona che si stava annoiando in uno stand al
freddo di Brescia.
Se fossi andato a consegnare il curriculum seguito da una fuga verso il
prossimo datore annoiato, non avrei avuto speranze di contattare la persona
che mi interessava. Non avevo idea di questa opportunità: quando ho
incontrato il manager, mi ha detto chiaramente che stava cercando un
ingegnere meccanico. Quindi sapevo che non avrei ottenuto lavoro.
Mi sono messo a parlare con lui perché ho scoperto che è andato nel ristorante
dove lavoravo, e l'ho aggiornato sul cambio di gestione e il nuovo menù. Dopo
qualche minuto, mi ha detto che forse un suo collega era interessato a
conoscermi. Non ho parlato con questa persona con l'intento di cercare lavoro,
ma perché mi faceva piacere. Il networking funziona così.
Questo mi porta a un altro punto fondamentale.

Networking orizzontale e verticale


Così come le 4 fasi di ricerca del lavoro, che comprendono una fase
quantitativa e da una qualitativa, il networking si divide in orizzontale
(quantitativo) e verticale (qualitativo).
Finora ti ho parlato di come sia importante conoscere tante persone per avere
più opportunità possibile. In parte è vero: se non conosci nessuno, non hai
possibilità di fare networking. Espandere il tuo circolo di contatti è
fondamentale all'interno del tuo ambito lavorativo, ma devi farlo con un occhio
di riguardo alla qualità.
Eccitato dalle nuove possibilità che ti vengono fornite con questo strumento,
potresti aver voglia di prendere e andare a conoscere tutta le gente che puoi.
Stretta di mano, due parole e addio. Questa è una perdita di tempo e ti farà
entrare nella schiera del “il networking non funziona.”
Solo perché conosci qualcuno, non significa che è disposto ad aiutarti. Dovrai
prima entrare in confidenza con l'altro, capire i suoi bisogni, aiutarlo e fargli

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pervenire le tue richieste. Non sei un venditore di aspirapolvere, tu vuoi
veramente aiutare le persone che ti stanno di fronte. In due minuti di orologio
non hai la possibilità di apportare grandi contributi.
Dedica tempo a chi conosci. Fagli domande per capire chi è, cosa cerca e in che
modo puoi aiutarlo. Se ha una problematica riguardante la tua
specializzazione, dagli una mano disinteressata. Mostra le tue competenze, e si
ricorderà di te. Non sai mai chi l'altro potrebbe conoscere: magari ha un amico
datore che è alla ricerca proprio di una professionalità come la tua. Non dovrai
nemmeno andare a cercare l'opportunità, perché ti arriverà inaspettata.
Per scelta ho deciso di non usare il networking per i miei test sulla ricerca di un
lavoro, perché avrebbe reso le cose facili. Ma parlando con i miei amici, mi
sono lasciato scappare di questo esperimento. Così un amico mi dice che la
settimana prima è andato a un colloquio per un'azienda che cercava un
commerciale per vendere CMS (un tipo di software molto costoso) alle
aziende. Io ho telefonato, ho fatto il nome dell'amico e ho ottenuto un
colloquio senza quasi dover consegnare il curriculum.
Più le tue relazioni sono profonde, meno dovrai preoccuparti di cercare
l'opportunità. Se raggiungi un livello di confidenza tale che ti aiuti a vicenda
con un contatto, l'altro ti darà una mano a trovare lavoro. Per formare relazioni
vincenti nel networking, devi avere un requisito importante.

Impara ad ascoltare
Molte persone non ascoltano, aspettano il loro turno di parlare.
L'interesse delle altre persone è difficile da ottenere, perché tutti sono
concentrati su loro stessi: i miei problemi, quello che penso, quello che mi
piace, quello che voglio dire. Io, io, io... Non c'è spazio per gli altri nel
monologo interiore delle persone. Per questo se ti interessi genuinamente agli
altri farai un figurone.
Imparare ad ascoltare significa prestare attenzione alle parole dell'altro, capire
i suoi problemi e il tipo di aiuto che necessità. Quando hai queste informazioni
chiave, puoi fornire meglio il tuo supporto. Ascoltare significa anche fare le
domande giuste, e scoprirai che la gente sarà felice di fornirti tutte le
informazioni di cui hai bisogno.
Finché tieni il discorso focalizzato sull'interlocutore, gli puoi fare tutte le

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domande che vuoi e aspettarti una risposta dettagliata. Chiedi qualcosa
iniziando con “cosa”, “come” o “perché”: sono i tipi di domanda che stimolano
l'altro a parlare di più.
In questo modo il tuo contatto non solo si ricorderà di te perché ha avuto una
conversazione piacevole, perché l'hai ascoltato, ma avrai anche tutte le
informazioni che ti servono per aiutarlo.

Ringraziare per il favore: il follow up


Dopo che qualcuno ti ha fatto un favore o dopo una conversazione piacevole, è
una buona idea cementare la relazione appena formata con un follow up o una
lettera di ringraziamento, a seconda della situazione. Se il favore me l'ha fatto
un amico, gli offro una birra al bar. Ma se il contatto è professionale, serve un
sistema più ortodosso.
Il mio preferito è sendoutcards.com, un sito che ti permette di inviare lettere
personalizzate in tutto il mondo a costi limitati. Una semplice lettera di
ringraziamento su cartoncino costa 1 dollaro, più un altro dollaro di spedizioni.
Per due dollari (ossia 1,50€) rimarrai nella mente di chi hai contattato per
molto, molto tempo. I datori sono sommersi di email di ringraziamento perché
sono semplici e gratuite, per questo prestano più attenzione alla posta
ordinaria.
Puoi sfruttare questa tecnica anche dopo un colloquio di lavoro: è buona
norma ringraziare il datore il giorno dopo il colloquio per aumentare le
possibilità di essere assunto, come ti spiegherò nel capitolo apposito. Ma se
invece scegli di mandare una lettera via posta normale, resterai nella sua
mente per un po'. Visto il costo irrisorio, ti consiglio di usare spesso questo
strumento quando di solito manderesti un'email.
A tutti piace sentire un po' di gratitudine. Vogliamo sapere di aver fatto la
differenza, un sincero “grazie” dà emozioni positive a chi lo riceve oltre ad
essere un segno di educazione. Se non hai nemmeno voglia di fare questo
piccolo passo successivo, non puoi aspettarti altri grandi aiuti dalla persona che
ti ha dato una mano.
Così se un tuo contatto ti raccomanda a un datore che ha bisogno di te, la
prima cosa che farai sarà ringraziare chi ti ha dato questa opportunità a
prescindere dal risultato.

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Networking per introversi
Se sei introverso, potresti pensare che il networking non fa per te: devi
conoscere persone, relazionarti con gli altri, andare a eventi pubblici. Uscire e
stringere la mano a sconosciuti. In realtà, non serve chissà quale grande
estroversione per fare networking se sai utilizzare i tuoi punti di forza.
Gli introversi hanno il vantaggio di saper ascoltare meglio: parlano poco, quindi
si concentrano di più sull'altra persona. Questo è uno dei principi base del
networking, e tu lo stai applicando inconsciamente. Pensi prima di parlare e
dosi ogni frase, non ti piace dire qualcosa se prima non ci hai riflettuto sopra.
Questo ti mette al riparo dagli errori, una causa comune per l'esclusione dal
processo di selezione.
Estroversi e introversi sono due categorie distinte, che richiedono di
approcciarsi al networking in maniera diversa. Se due estroversi insieme fanno
faville, l'estroverso dovrà utilizzare una strategia diversa quando parla con un
introverso. Di contro un introverso deve imparare a usare i suoi punti di forza
per fare networking nel modo giusto, e smettere di pensare che non è portato
per le interazioni sociali. La verità è: un introverso è più portato per il
networking verticale, piuttosto che orizzontale. Conosce meno persone, ma le
conosce meglio ed è più interessato ad aiutarle.

La tabella dell'introversione
Prima di capire quale tattica usare, devi capire se sei veramente introverso o
estroverso, o magari a metà fra i due. Rispondi alle domande a pagina
successiva per ottenere un giudizio complessivo.

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1 A. Il brainstorming è condivisione spontanea
B. Il brainstorming deve essere organizzato in anticipo
2 A. Un giorno di riposo perfetto include tempo per conto mio
B. Un giorno di riposo perfetto significa stare sempre in compagnia
3 A. Le persone mi considerano una persona riservata
B. Le persone a volte pensano che parli troppo
4 A. In una stanza, mi piace parlare con tutti
B. In una stanza, parlo con una o due persone
5 A. Preferisco lavorare indipendentemente
B. Preferisco lavorare in gruppo
6 A. Penso meglio da solo
B. Penso meglio quando mi confronto con altri
7 A. Preferisco pranzare con un gruppo di persone
B. Preferisco pranzare con una persona o da solo
8 A. Non sono a mio agio a fare conversazione casuale
B. Sono dotato nel parlare con la gente
9 A. Faccio amici ovunque vada
B. Ho pochi, veri amici
10 A. Sento che la gente non mi capisce
B. Sento che la gente mi capisce
11 A. Ho diversi interessi
B. Ho pochi interessi su cui mi concentro
12 A. I miei colleghi mi conoscono bene
B. I miei colleghi mi conoscono poco

Assegna 3 punti a ogni domanda. 3-0 se sei completamente d'accordo, e 2-1 se


sei parzialmente d'accordo con una delle due frasi. Non puoi mettere un punto
e mezzo a risposta. Ricorda che non esistono risposte giuste e sbagliate, è un
test per valutare la tua personalità e i tuoi punti di forza.
Fatto? Ora usa la tabella a pagina successiva per valutare il tuo risultato.

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1 A= B=
2 B= A=
3 B= A=
4 A= B=
5 B= A=
6 B= A=
7 A= B=
8 B= A=
9 A= B=
10 B= A=
11 A= B=
12 A= B=
Estroverso: Introverso:

Con un punteggio da 31 a 36 hai una forte preferenza per uno stile, da 25 a 30


hai una certa preferenza, da 19 a 24 una leggera preferenza. Se sei nel mezzo
sei un “centroverso” come me, una persona che condivide caratteristiche di
entrambi gli schieramenti. ;)
Con questo test sintetico hai un'idea generale dei tuoi punti di forza e le
caratteristiche sulle quali puoi far leva per il networking. Alcune persone
potrebbero dire: non è vero! Questo non sono io! Succede spesso che persone
che si considerano estroverse hanno un risultato da introversi. Questo avviene
perché hanno in mente un'idea sbagliata di introversione: non sono persone
che non hanno amicizie e stanno sempre rintanati in una caverna buia, ma
gente che parla poco, preferisce poche relazioni profonde e si concentra su una
cosa alla volta. Io aborro la discoteca, soprattutto in Italia, ma ho una buona
cerchia di amici lo stesso.
Dall'altra parte, il test mette in evidenza le differenze fra introverso ed
estroverso: quando ti accorgi di interagire con una persona dell'altro gruppo,
modifica il tuo comportamento per assecondare il sistema di valori altrui.

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I tuoi punti di forza
Se sei introverso secondo la tabella, hai comunque dei punti di forza su cui far
leva per il networking. Fra i quali, citiamo:
• Pensi prima di parlare.
• Ti concentri meglio quando sei da solo.
• Il tuo focus è su pensieri e idee.
• Preferisci discussioni private con una sola persona.
• Ci tieni alla privacy tua e degli altri.
• Crei connessioni durature.
• Sei un bravo osservatore.
• Sei indipendente, non ti fai influenzare.
Rispetto agli estroversi hai il vantaggio di valorizzare ogni contatto, perché per
te la qualità è più importante della quantità. Questo è un vantaggio nel
networking, dove il tuo successo è direttamente proporzionale alla profondità
dei rapporti che intrattieni con le altre persone.
Tuttavia, ci sono anche dei problemi che dovrai affrontare:
• Forti barriere comunicative con gli estroversi.
• Non sopporti le interruzioni.
• Ti serve del tempo da solo per ricaricarti.
• Hai bisogno di un ruolo definito.
• Non ti piace parlare del più e del meno con uno sconosciuto.
Il successo del networking, per un introverso, sta nello sfruttare i suoi vantaggi
aggirando i punti di debolezza. Quindi devi cercare di conoscere nuove persone
in ambienti controllati e senza troppa ressa in giro. Non ti piace fare quattro
chiacchere con chi non conosci, quindi avere un amico comune è l'ideale. In
alternativa, puoi prepararti in anticipo una serie di domande jolly da fare agli
estranei per riscaldare la conversazione e trovare punti di cui continuare a
discutere.
Questo è un approccio sistematico che ti permetterà di ottenere informazioni
valide in poco tempo, senza rischiare silenzi imbarazzanti.

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Tutto quello che ti serve è un po' di forza di volontà. Se credi che tutto andrà
male, se non provi nemmeno a conoscere nuova gente perché pensi che sia
uno spreco di tempo e non nella tua natura, resterai fermo al punto di
partenza. Se invece ti convinci di potercela fare, che non ti serve cambiare il
tuo cervello per conoscere gente nuova, allora sarà più facile assumere
l'atteggiamento positivo e proattivo che ti serve per fare buon networking.
Rimpiazza i pensieri negativi con quelli positivi, visualizzati mentre hai
successo.
Dall'altra parte, non andare oltre i tuoi limiti. Gli introversi hanno un serbatoio
limitato di energia che si consuma quando interagiscono con gli altri: una volta
finito, devi stare da solo per ricaricare. Se cerchi di spingerti oltre il tuo limite,
non otterrai risultati e finirai con l'essere frustrato. Concediti i tuoi tempi: il
networking non è una gara, dev'essere un piacere e un'opportunità.
Ti aiuterà pensare al networking non come “farsi pubblicità”, una dote tipica
degli estroversi, ma come un sano gesto di altruismo.
D'altra parte non devi nemmeno stare incollato a chi incontri, devi anche
sapere quando è giusto far respirare l'altro. In genere dopo 10-15 minuti una
conversazione di networking deve volgere alla sua conclusione, tirarla più
lunga non ha senso. Se hai giocato bene le tue carte e hai cercato di mettere in
luce:
1. La tua voglia di aiutare.
2. La tua competenza in un determinato ambito.
Allora ritieniti soddisfatto. Chiedi all'altro il suo biglietto da visita, se le
circostanze lo permettono (ad esempio se è un incontro incentrato sul lavoro)
e passa al prossimo punto. Ricordati solo di far seguire la tua conversazione a
una telefonata o email. E a proposito di biglietti da visita: parliamone.

I biglietti da visita
Vuoi fare un figurone galattico quando parli con un possibile datore? Non avere
solo il curriculum a portata di mano, ma anche un biglietto da visita. Quando
intrattieni una relazione con qualcuno e l'altro sembra interessato a una
possibile collaborazione (ossia assunzione), lasciagli il biglietto da visita. Ha
anche il vantaggio di mantenere il livello percepito alto: nell'immaginario
comune il CV è per chi non ha un lavoro e vuole farsi assumere, il biglietto da

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visita è tipico di un professionista che sa il fatto suo. Inoltre sono così piccoli
che li puoi portare sempre con te e non sprecare nessuna occasione.
Un biglietto da visita ti farà guadagnare mille punti agli occhi del datore.
Ora, l'unico ostacolo: dovrai spenderci una ventina di euro, ma se troppo tirato
con il budget (fai riferimenti al capitolo “I costi di cercare lavoro”) farai fatica a
trovarli.
Il sito internet di riferimento è Vistaprint, un portale internazionale
specializzato nella stampa di biglietti da visita e disponibile anche in Italia. I
prezzi sono competitivi, e con circa 15-20€ puoi portarti a casa 250 biglietti
semplici, spedizioni incluse. In base a quanto vuoi spendere, puoi aggiungere
elementi opzionali come il cartoncino lucido o le scritte in rilievo: non sono
indispensabili e te le consiglio solo se cerchi un lavoro ben pagato. La
spedizione è lenta (anche un mese), quindi organizzati in anticipo.
Sul sito sono presenti modelli professionali e puliti dai quali scegliere, ma io ti
consiglio di mantenere un design minimal e senza troppe aggiunte strane: più
cose aggiungi, meno quello che ti interessa verrà notato. Per quanto i disegnini
siano belli in un biglietto di auguri, lo stesso non si può dire per un biglietto da
visita creato per un datore.
Io utilizzo questo modello semplice:
STEFANO MINI
[telefono]
Esperto Marketing e PR
lavoro@stefanomini.com
Non serve nulla di più complesso: nome, contatti e il tuo punto di forza
principale per far sì che il datore si ricordi di te. Per qualche euro in più, sul
retro puoi aggiungere altro. È opzionale, ma puoi inserire un breve elenco di 3
elementi con un riassunto delle tue competenze fondamentali. Occhio però:
visto che il tuo curriculum cambierà spesso e troverai con il tempo nuovi
elementi da aggiungere osservando la reazione dei reclutatori, aggiungi un
retro solo quando sei sicuro che non cambierai più niente nel tuo curriculum.
Ma il biglietto dovresti farlo comunque, anche con il retro bianco.
In questo modo il datore si ricorderà di te e avrà sotto mano la tua
specializzazione, così che potrà chiamarti qualora avesse intenzione di portare

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avanti il processo d'assunzione. Se incontri il datore per la prima volta durante
un colloquio o in un pitch dove non hai il curriculum, puoi consegnare alla fine
il biglietto da visita con la formula “se le vengono in mente altre domande, può
trovarmi a questi recapiti.”
Il biglietto da visita contribuisce a creare un'immagine di te che vada oltre
quella del classico giovane senza esperienza. È uno dei tanti dettagli che
mostrano la cura che metti in ogni cosa, una caratteristica apprezzata dal
datore.

Gli eventi di settore


Gli eventi di settore possono far parte, a seconda del tipo, del networking o
della consegna di un CV. Rispettivamente, parliamo di:
1. Incontri di business.
2. Incontri fra datori e lavoratori.
I primi sono indispensabili se sei un libero professionista o un esperto con anni
di esperienza: sono il sistema migliore per fare networking, ma non te li
consiglio se sei alla ricerca di un lavoro generico perché sono specifici di
settore.
I secondi invece sono un'opportunità soprattutto per i giovani laureati, visto
che le università spesso hanno una o due giornate all'anno in cui promuovono
eventi del genere.

Incontri di business
Questo tipo di incontri è quello che maggiormente viene associato alla parola
“networking”, ossia associazioni professionali dove imprenditori e agenti di
varie categorie si incontrano per collaborare in nuovi progetti. Se sei un
giovane con poca esperienza questi incontri non ti serviranno, mentre
torneranno utili tanto più sei un professionista con potere decisionale elevato,
o ancora meglio un imprenditore. Visto che la partecipazione non è libera e il
proprietario del gruppo decide chi far entrare e chi no, per non far diventare
l'evento una cosa pubblica, non ti consiglio di provare ad entrare a meno che
non abbia degli assi nella manica.
Insomma, questo non è il posto giusto per trovare lavoro dipendente. Ma visto
che è uno dei sistemi migliori per trovare lavoro da professionista, tieni in

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mente questa risorsa qualora volessi passare al lavoro autonomo. Se ti
consideri un esperto e pensi di poter portare sul piatto delle trattative un bel
vantaggio per la controparte, ci sono due associazioni principali in Italia che si
occupano di incontri di business:
1. ClubIn
2. BNI
Il primo è una rete creata in Italia e diffusa sul territorio nazionale, che
promuove incontri sociali per conoscere altri imprenditori della zona. Ha più
sedi di BNI. Il secondo è il sistema di networking professionale più diffuso nel
mondo, con una rete che si espande in tutti i continenti. La sua peculiarità è
che ammette un solo professionista per incontro nella stessa categoria, quindi
ad esempio troverai un solo ristoratore, un avvocato, un agente immobiliare
eccetera.
Andando a questi incontri scoprirai altre opportunità di networking parlando
con gli altri partecipanti, oppure puoi espandere la tua conoscenza ancora di
più tramite Linkedin.
Un disoccupato che cerca lavoro in questi incontri verrà visto male e
probabilmente neanche fatto entrare, quindi usa una strategia diversa:
partecipa per conoscere persone e informarti sul mercato, mostra i tuoi punti
di forza e cerca di trovare qualcosa per poter essere utile agli altri anche senza
essere assunto. La collaborazione o il favore potrebbe trasformarsi in un'offerta
di lavoro nel giro di qualche mese, e male che vada avrai un nuovo contatto da
aggiungere alla lista. Offri gratuitamente le tue competenze: è la base del
networking.

Incontri fra datori e lavoratori


Questi sono già più interessanti per te, perché si tratta di incontri che
promuovono il contatto fra dipendente e datore. Qui i manager hanno già un
dichiarato bisogno dipendenti, e tu puoi approcciare la persona con il tuo
elevator pitch con la sicurezza che l'altro è lì per ascoltarti. Non tutti lo faranno
perché alcuni sono annoiati a morte, magari infreddoliti, quindi dovrai dare il
meglio di te: fin da quando ti avvicini tendi la mano, sorridi con tutti i denti che
hai, mostrati sicuro di te e parla con una voce più alta del normale. Devi
scuotere il datore e attirare la sua attenzione nei primi secondi, prima che

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ripiombi nella noia. Perciò assume importanza il tuo elevator pitch, che in
queste situazioni risplende più che mai.
Importante notare l'espressione del datore quando ascolta il tuo pitch: se non
fa la faccia sorpresa almeno una volta, non ci siamo. Devi correggere qualcosa,
cambiare delle frasi. Questo è il miglior allenamento: puoi subito vedere se chi
ti ascolta rimane colpito dalla tua introduzione, e se la risposta è sì ti farà delle
domande per approfondire gli elementi salienti. Ti accorgerai che le domande
sono sempre le stesse: puoi decidere di includerle nell'elevator pitch, se ti
rimane abbastanza tempo e contribuiscono a creare valore.
Puoi trovare questi eventi digitando “career day” più il nome della tua città su
Google, e vedere cosa c'è disponibile. Spesso questi eventi sono organizzati
dalle università, se sei stato uno studente forse ti arriva ancora la newsletter
dell'ateneo (io mi sono laureato due anni fa e ancora me la ritrovo nella posta).
In alternativa prova il già citato Linkedin, dove con una po' di ricerca puoi
trovare una miniera di informazioni.
In questi eventi troverai decine di stand con uno o due reclutatori che
accettano curriculum e, spesso, lasciano un pacchetto informativo ai candidati
per farsi pubblicità. Se la lista delle aziende è disponibile prima dell'incontro,
fai una ricerca su internet e studiati quelle che potrebbero essere interessate a
te. Scrivi un'informazione o due sulla loro attività in un blocco note e portatelo
dietro: prima di andare a parlare con il rappresentate di un'azienda rileggi
quelle informazioni, e farai una gran figura a dimostrare che hai fatto la tua
ricerca. Ci metti mezza giornata ma potrebbe essere quello che basta per un
colloquio. Questo è anche un buon posto dove distribuire il tuo biglietto da
visita, così che il datore possa contattarti direttamente.
Di solito a questi eventi sono presenti aziende grandi che hanno bisogno di
molto personale, non professionisti con una necessità limitata. Quindi avrai già
molta concorrenza di candidati che si contendono i posti disponibili, e per
avere un'opportunità dovrai faticare. Di bello c'è che queste aziende tendono a
offrire un buono stipendio fin da subito e opportunità di crescita: troverai
qualche lavoraccio in stage, ma non tanti come con una ricerca tradizionale.
Se vuoi fare una buona impressione fin da subito, parti da un buon
abbigliamento. Soprattutto negli eventi organizzati dalle università troverai
ragazzi in jeans e polo, al massimo jeans e camicia. Comodo, tanto figo, ma per
favore vestiti bene almeno una volta ogni tanto. Se non hai un completo serio,

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prendilo: te lo puoi portare a casa con 60€ e dura anni. Il classico ragazzo da
career day si veste così (foto scattata da ma a un evento a cui ho partecipato):

Ecco, diciamo che non è l'eleganza fatta persona.


Nel capitolo sul colloquio di lavoro (modulo 4) ti parlo anche
dell'abbigliamento adatto a una situazione professionale: fai riferimento a quel
paragrafo per imparare a vestirti. Per il momento, abbi un occhio di riguardo e

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cerca di non sfigurare con un look troppo giovanile. Soprattutto se punti a un
lavoro per il quale è richiesta la laurea, tira fuori dall'armadio il completo che
hai usato per discutere la tesi.
All'entrata del career day ti verrà dato un libretto con le informazioni sui datori
lì presenti, a volte con il tipo di profilo richiesto. Ripassale velocemente tutte e
scopri in che modo la tua professionalità può tornare utile al singolo datore,
poi mettilo in luce durante la chiaccherata dopo l'elevator pitch.
Arriva il prima possibile, quando l'attenzione dei datori è ancora elevata. A
metà giornata ci sarà una massa di persone in coda agli stand, mentre verso
sera saranno tutti stanchi, affamati e pronti ad andare a casa: il tuo pitch farà
fatica ad attaccare. Appena aperte le porte invece, darai l'impressione di chi
non è in ritardo e ci tiene alla sua carriera. Visto che sei fra i primi i datori ti
ascolteranno con più attenzione, e se non c'è ressa potrai stare qualche
secondo in più per scambiare due parole con il reclutatore: potresti trovare un
punto di contatto inaspettato che ti garantirà il colloquio.
Prima di partire all'attacco, datti un'occhiata intorno: quante persone ci sono
con te? Quanto sono lunghe le code? Prendi un pezzo di carta e segna tutte le
aziende con cui vai a parlare: così non rischierai di andare due volte dalla
stessa parte, e non salterai nessuno. Dirai: e che mi serve, basta che vado in
ordine dalla prima all'ultima. Puoi farlo, ma ti farà perdere tempo se un datore
è particolarmente affollato in quel momento. Fai prima a saltare al prossimo e
tornare indietro quando la situazione si sarà calmata.
A seconda dell'evento, potresti trovarti poca coda o nessuna. Ho sentito di
eventi negli Stati Uniti affollati da migliaia di persone, con code di 60 minuti
per consegnare un curriculum. In Italia non ho mai visto situazioni del genere,
ma in città grandi troverai più concorrenza. Mettiti il cuore in pace e aspetta: è
meglio di niente.
Gli elementi indispensabili per un buon approccio sono i seguenti, non
dimenticarteli!
• Consegna il curriculum.
• Recita l'elevator pitch.
• Consegna il biglietto da visita.
• Prendi il biglietto da visita.

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• Personalizza con una domanda o affermazione sull'azienda.
Se rispetti i cinque punti, puoi considerare l'incontro un successo. Se il clima è
rilassato, puoi di intavolare una discussione con il datore per far sì che si ricordi
meglio di te. Se l'elevator pitch è interessante e il curriculum lo supporta bene,
sarà il reclutatore stesso a chiederti più informazioni su qualcosa che ha letto o
sentito. Questo è un segnale positivo: significa che sta valutando di richiamarti
e ti considera un profilo interessante.
A meno che tu non abbia grandi competenze, non puoi aspettarti di trovare un
lavoro con questo metodo. La concorrenza è serrata e, se non vai a intercettare
un bisogno specifico che solo tu puoi colmare, sarà una sanguinolenta gara a
chi ha le competenze migliori. La tua opportunità maggiore sta nel legare col
datore e cercare di capire se puoi essergli utile in qualche altro modo oltre che
l'assunzione: è networking puro, quello che ti ho già detto.
Per i datori che sono evidentemente interessati a profili diversi dal tuo, e sai di
non avere speranze, puoi concentrarti sul reperire informazioni: usa la tecnica
del giornalista.
Anche se non ti interessa un lavoro del genere o non sei laureato, ti consiglio di
andare a questi eventi: non sei obbligato a consegnare CV, ma puoi usare la
tecnica del giornalista per imparare qualcosa sul mercato del lavoro in generale
e la mentalità del datore. Anche se ne ho già parlato in un capitolo precedente,
sentire in prima persona cosa pensa e vuole un datore ha un impatto maggiore
sulla tua mentalità, quindi ti consiglio di provare.
Quando hai già ottenuto tutte le informazioni che cerchi con questa tecnica,
puoi usare tali eventi per fare candidature di prova: modifichi velocemente il
CV per renderlo più generico, poi vai a proporti e parlare con il datore. Non
verrai assunto perché non hai le qualifiche, ma ti abituerai a parlare con un
dirigente in giacca e cravatta che potrà farti domande spinose. In questo
modo, quando andrai a proporti per il lavoro che vuoi fare, non sarai troppo
emozionato.
Imparerai anche a rispondere alle domande tipiche che un datore fa al
colloquio. Anche se le analizzo tutte nel capitolo apposito in questo libro, un
conto è leggerle e un altro rispondere efficacemente alla domanda diretta.
Vedi questi colloqui come delle prove generali, con un investimento di tempo
minimo imparerai molto.

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Linkedin
Rimbocchiamoci le mani e parliamo di questo strumento che sta diventando
sempre più importante nella ricerca del lavoro. Molti imprenditori e
professionisti lo usano, e i reclutatori cercano di integrare le informazioni prese
da questo sito con il tuo curriculum per avere un profilo più completo su di te.
Quando un datore non ti trova su Linkedin, ti sottrae punti. Soprattutto se stai
cercando di far passare l'immagine di una persona che sa usare un computer,
questo è un errore grave. Di contro, soprattutto per lavoro di basso livello, un
account Linkedin fatto bene ti darà tanti punti.
Indirizzo: http://www.linkedin.com
Questo social network dedicato ai professionisti è il “Facebook del business”,
come lo definisco io. Al contrario di Facebook non è usato da tutti, ma solo da
lavoratori che vogliono fare networking. Anzi, è di gran lunga la rete di
networking più estesa del mondo, dove puoi conoscere persone e tenerti in
contatto.
Dovresti farti subito un profilo e renderlo pubblico, così che i datori possano
confermare quello che hai scritto sul curriculum e scoprire di più su di te.
Questo fa parte di uno sforzo a 360 gradi per migliorare la tua immagine.
Secondo il giornalista Jessi Hempel del Fortune, una popolare rivista di
business, in un articolo scritto nel luglio 2013, il numero di utenti attivi su
Linkedin è aumentato del 37% nell'ultimo anno raggiungendo i 141 milioni di
utenti attivi. 88 delle 100 aziende più importanti degli Stati Uniti usano
Linkedin per inserire annunci di lavoro e trovare candidati. Visti i costi nulli di
pubblicare un annuncio di lavoro tramite questo servizio, le aziende scelgono
Linkedin anche per via della velocità e controllo che hanno sull'annuncio. Nei
prossimi anni, questo strumento metterà in difficoltà le agenzie per il lavoro.
Fra le altre, Google Italia ha scelto di usare Linkedin come strumento per
reclutare nuovo personale in maniera facile e veloce. E così come Google,
anche molte altre aziende operanti sul territorio nostrano.
Negli Stati Uniti, una ricerca che ha coinvolto aziende del calibro di Microsoft e
Jobvite mostra che il 75% dei reclutatori controllano il profilo Linkedin del
candidato alla ricerca di informazioni supplementari. Di questi, il 70% decide di
escludere qualcuno dal processo di selezione se non ha un profilo o è fatto
male. Non basta? Nel 2011, il 73% del mercato del lavoro sui social network è

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passato su Linkedin; contro il 20% di Facebook e il 7% di Twitter. Quindi
piuttosto che iscriverti ai gruppi Facebook che ti promettono di aiutarti a
trovare lavoro, investi il tuo tempo a creare un profilo Linkedin ben fatto ed
estendi la ricerca su questo canale.
Creare un profilo su questo sito sembra banale: ti basta seguire le istruzioni
guidate. Ma c'è una serie di errori che le persone commettono e che fanno una
brutta impressione al datore: andiamo a vedere quali sono e come risolverli,
per costruire una pagina personale ricca di informazioni.

Il curriculum su Linkedin
In un corso che ho tenuto su come scrivere un curriculum, un partecipante mi
ha chiesto come deve esser scritto il curriculum su Linkedin: come ti dirò nel
capitolo sul CV, devi scriverne uno diverso a seconda del settore lavorativo per
il quale ti vai a proporre. Quindi se sei esperto di informatica e di marketing, ne
scriverai uno apposta per le aziende che ricercano un professionista di
informatica, e uno per quelle che cercano una persona nel marketing.
Visto che il profilo di Linkedin è uguale per tutti, come faccio? Il curriculum sarà
per forza di cose diverso da quello che ho inviato alle singole aziende. Questo è
normale, e un datore può anche aspettarselo. L'importante è che non
contengano informazioni contrastanti, che farebbero pensare a un bugiardo.
Tagliare è normale sul CV, non devi preoccupartene. L'elenco delle tue
esperienze e abilità può essere più lungo su Linkedin, quindi puoi fondere i vari
curriculum che hai scritto e metterli insieme in un mega-CV. Un datore che
controlla il tuo profilo è già interessato a te, quindi non ti serve riassumere il
più possibile per mantenere l'attenzione alta.
Anzi, Linkedin ti permette di fare quello che ti vieterò nel curriculum cartaceo:
mettere tutte le informazioni che ti vengono in mente. Ma sempre rispettando
i paletti imposti sopra.

Utilizza tag e headline


Linkedin è usato da qualcosa come 230 milioni di professionisti, e ci sono due
nuovi iscritti al secondo. Se non usi un metodo per farti trovare, il tuo profilo
passerà inosservato. Puoi scrivere sul tuo biglietto da visita e curriculum il
profilo di Linkedin, ma molti datori faranno una semplice ricerca con nome e
cognome. Se non sei immediatamente visibile, penseranno che non hai un

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profilo e lasceranno perdere. Ci sono diversi modi per risaltare nella ricerca,
uno di questi è l'utilizzo di tag e headline.
L'headline è la frase che compare sotto al tuo nome ed è un titolo che viene
visualizzato in ogni ricerca. È di gran lunga la parte più importante del tuo
profilo, perché rappresenta il primo impatto che ha il datore nei tuoi confronti.
Se non la ottimizzi, darai subito l'idea di una persona poco professionale che
non si impegna in quello che fa. Linkedin crea automaticamente la tua headline
secondo questa formula:
“[Posizione] presso [azienda].”
Ossia il tuo lavoro attuale. Male, non va bene. Cambiala subito.
Questo è il mio profilo attuale:

Ti ricordi l'elevator pitch? Condensalo in una riga ed è quello che devi usare per
il tuo profilo. Taglia tutto e metti solo quello che sei, in modo da farti trovare.
Nel mio caso, sono esperto di marketing e vendita. Se un datore mi cerca,
troverà subito il mio profilo con una foto. Cerca di inserire parole chiave per
facilitare la ricerca da parte di persone che non ti conoscono, ma vogliono
entrare in contatto con un esponente della professione. Ad esempio, se
qualcuno digita nella ricerca Linkedin “responsabile marketing Brescia”, io sarò
fra i primi risultati.

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Scegli la foto giusta
Su Linkedin ho visto foto brutte. A parte i profili senza foto (uno dei più grandi
errori che puoi fare) ci sono foto sfuocate, che si vedono male, di gente in
costume al mare, troppo chiare o scure, del gatto di casa, con la fidanzata
eccetera.
Pensa di aver scritto un libro e l'editore vuole una tua foto da stampare sul
retro della copertina: quella è l'idea che vuoi dare di te, e dovresti mettere la
stessa cura per il profilo Linkedin. Una foto professionale aiuta sempre,
soprattutto se cerchi un lavoro di buon livello. Te ne basta una, che puoi
utilizzare quante volte vuoi: quella sopra ce l'ho dal 2011, quando ho
pubblicato il mio primo libro, e ancora mi torna utile.
Usa uno sfondo bianco o neutro, in modo che l'attenzione di chi guarda sia
focalizzata sul tuo volto. Cerca una buona illuminazione e non usare la
fotocamera del telefono: può piacerti tanto, ma un occhio allenato vede subito
la differenza fra l'iphone e una macchina decente. Se non ne hai una, fattela
prestare. Basta una compatta da 100€ per surclassare qualsiasi foto da iphone,
in particolare se vuoi fare ingrandimenti o stampe.
Anche se devi ricercare una certa professionalità, non fare l'effetto fototessera:
quelle foto sono noiose, nessuno le vuole più. Una foto non deve solo mostrare
il tuo volto, ma far capire qualcosa della tua personalità: lo sguardo, la postura,
lo sfondo, i vestiti, sono tutti elementi da tenere in considerazione.
La foto sopra puoi considerarla il limite massimo di formalità a cui ambire:
libreria come sfondo, camicia bianca, sorriso accennato. A meno che tu non sia
un professionista in un settore altamente specializzato, puoi cavartela con una
maglietta e uno sfondo più mondano; sempre senza eccedere. Ho scattato
questa foto per la copertina di un manuale di economia domestica, un settore
dove è necessaria la formalità. Giacca e cravatta sono consigliati solo quando
sei un professionista con una carriera da urlo e vuoi dare l'immagine di una
persona seria.
Ad esempio, sul mio blog uso una foto diversa per farmi conoscere:

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Che non è la cosa più professionale del mondo, visto che nemmeno mi si vede
la faccia e ho gli occhiali da sole. Ma in contesto come quello del blog
personale, non serve nulla di più. Ti consiglio di usare una foto in cui si vede
bene la tua faccia per Linkedin, visto lo scopo.
Puoi riutilizzare questi consigli anche per altri usi, come la foto da inviare
direttamente al datore nel processo di selezione.

Completa il profilo
Un profilo Linkedin incompleto è segno di scarsa attenzione ai dettagli, un
tratto non gradito dal datore. Per questo devi completare ogni cosa: verrà un
profilo lungo, ma è a questo che serve. I dati più importanti che non devi
tralasciare sono:
• Il tuo settore e posizione geografica.
• Il tuo lavoro attuale (con descrizione).
• Tutti i tuoi principali lavori precedenti.
• La tua carriera scolastica e istruzione.
• Le tue competenze (almeno 3).
• Una foto di profilo.
• Più connessioni possibile.
Se non hai un lavoro non mentire su quello attuale: lascialo bianco, non ti serve
dire altro. Secondo una ricerca di Linkedin, il tuo profilo verrà visto il 40% in più
delle volte se è completo.

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Sito internet mancante o incompleto
Se hai scritto sul curriculum che sai usare il computer o vuoi dare questa
impressione (sempre una bella cosa se sei giovane), non puoi non avere una
tua pagina personale; questo ti consente anche di avere un indirizzo email
personalizzato, come ti dirò nel capitolo sul curriculum.
Molti chiamano il loro sito “Il mio sito web” o formula generica simile: opta
piuttosto per specificare cosa può aspettarsi il datore quando fa click. Usa
formule come:
• Il mio blog personale di trenini da collezione.
• Il mio curriculum online.
• Lista completa delle mie competenze.
Nessuno fa click su “sito personale” o “blog aziendale”, devi dare una ragione
precisa per il click. Non solo aumenterà le visite, ma darai un'impressione di
persona che cura i dettagli.

Personalizza l'URL
L'URL è l'indirizzo della pagina profilo, ad esempio il mio è:
http://it.linkedin.com/in/stefanomini/
Lo puoi personalizzare come vuoi, ammesso che non ne esista già uno uguale.
Il default di Linkedin è il tuo nome e cognome seguito da una stringa
alfanumerica, così:
http://it.linkedin.com/in/stefanomini/3yohuioug534
Togli la seconda parte, così da renderlo più pulito e facile da ricordare e
scrivere (ricorda che il profilo linkedin andrà sul tuo curriculum, dove non si
può cliccare il link).
Se il nome è già occupato prova diverse varianti, ti faccio alcuni esempi
partendo dal mio nome (Stefano Mini):
• stefanomini
• ministefano
• smini
A meno di non avere un nome molto diffuso e tanta sfiga, uno di questi tre

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funzionerà.

Cerca segnalazioni
Avrai qualche minima esperienza lavorativa, no? Hai lavorato per il cugino due
settimane, un tizio che conosci ha chiesto una mano per un lavoro particolare
o hai fatto il cameriere un'estate.
Se queste persone sono su Linkedin, puoi richiedere una segnalazione che sarà
visibile a tutti i visitatori. Segui questi passaggi:
1. Crea la posizione lavorativa su Linkedin.
2. Accanto a “Modifica profilo” vai sulla freccia e scegli “Chiedi una
segnalazione”.
3. Completa i campi e invia il messaggio.
4. Una volta ricevuta la segnalazione, accettala e scegli di visualizzarla sul
profilo.
Importante: personalizza la richiesta! Non usare lo standard di Linkedin, è un
insulto per la persona che contatti: significa che non vuoi nemmeno spendere
il tempo per scrivere due righe di messaggio. Richieste del genere vengono
cestinate. Personalizzala e anzi, prima manda un'email o telefona a chi vuoi
contattare, anticipandogli che gli manderai una richiesta su Linkedin perché lo
vuoi usare come strumento per cercare lavoro.
Se il datore non è su Linkedin ma ti ha scritto una lettera di raccomandazione
fai uno scan, caricala online e metti un link all'immagine alla fine della
descrizione del lavoro.
Grazie al networking classico puoi scoprire chi è su Linkedin, e chiedere a voce
una segnalazione: è il metodo più veloce ed efficace, mandare inviti a raffica è
una perdita di tempo.

Poche connessioni
Io sono del parere “pochi ma buoni”, infatti al momento in cui scrivo ho 70
collegamenti su Linkedin. Il fatto è che in Italia ancora non è troppo diffuso,
quindi può essere difficile trovare qualcuno. Prova con le seguenti strategie:
• Segui le istruzioni che trovi su Rete → aggiungi collegamenti.

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• Sulla pagina principale, usa la lista “Persone che potresti conoscere.”
• Invita le persone che conosci bene su Linkedin.

Il tuo elevator pitch su Linkedin


Si chiama “riepilogo” sul tuo profilo, ma è la stessa cosa dell'elevator pitch.
Mettilo in alto prima di ogni altra cosa, di modo che chi ti visita può capire al
volo chi sei e cosa fai: se è interessato, continuerà a leggere.
Visto che questo è un pitch scritto e non a voce, potresti volerlo modificare un
po' per renderlo più presentabile in questa forma. Tienilo coerente con quello
che dici a voce e scrivi su CV e lettera di presentazione, modifiche troppo
evidenti possono far credere al datore che hai mentito da qualche parte.

Aggiorna la tua attività


Come ogni social network che si rispetti, anche Linkedin ti permette di fare
aggiornamenti di stato: usali per renderti visibile con le persone che già ti
hanno nei contatti, e invogliare i nuovi a iscriversi. Se qualcuno ti ha fra i
contatti ma non legge mai niente di te, si dimenticherà presto. Quando
condividi notizie interessanti (leggasi: non la foto delle tagliatelle che ti sei
fatto), fai un passo avanti nel networking e darai una certa immagine di te.
A seconda di cosa vuoi far trasparire del tuo carattere, seleziona che
aggiornamenti fare. Io ad esempio, che voglio dare l'immagine di professionista
marketing ed economia in generale, condivido aggiornamenti sullo stato
dell'economia globale e libri interessanti che ho letto sull'argomento. Puoi
anche condividere aggiornamenti altrui, come succede con Facebook e Twitter:
verrà una notifica all'altra persona, che ti ringrazierà mentalmente. Usa anche
il simbolo @ per menzionare qualcuno in particolare.

Descrivi ogni punto


Il curriculum ti ha abituato a riassumere le informazioni in poche parole:
Linkedin non è così, scrivi quanto ti serve. Ogni lavoro e corso che inserisci ti
permette di fare un sommario di ciò che hai fatto. Tratta ognuna di queste
sezioni come se fosse un piccolo elevator pitch, in modo da mantenere alta
l'attenzione del visitatore.
Profili con poche descrizioni vengono visti come brutti, poco ispirati, e non ti

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aiuteranno a trovare lavoro. Cura ogni dettagli e investi tempo a completare
ogni campo. Puoi usare una descrizione lineare o un elenco puntato, il mio
consiglio: quando puoi usa un elenco, è più facile descrivere qualcosa in questo
modo e ti aiuterà a chiarirti le idee su quello che vuoi dire.

Usa i gruppi
I gruppi sono comunità di individui con interessi simili e lavori che combaciano
fra loro. Ci sono gruppi per persone che cercano lavoro e per ogni settore, fai
una ricerca e guarda cosa c'è di interessante nella tua città.
Con la ricerca “trovare lavoro” scoprirai diversi gruppi che trattano
l'argomento, e condividono aggiornamenti sul mercato e posizioni lavorative
interessanti. Particolarmente interessanti questi gruppi:
• Ti consiglio un lavoro
• Job Rumors
• Ricerca lavoro e soluzioni
Ci possono essere gruppi specifici per la tua regione geografica, fai una ricerca
per trovarli.

Mantieni il profilo aggiornato


Una volta fatto tutto, non sei alla fine: a parte gli aggiornamenti di stato che
devono continuare a sgorgare dal tuo profilo, cerca di mantenere sempre
aggiornate le informazioni e aggiungere le cose che ti eri dimenticato.
Linkedin manda un aggiornamento alla tua rete quando modifichi qualcosa,
puoi sfruttarlo per una piccola campagna di marketing: aggiungi una posizione
lavorativa, e farai sapere a tutti che hai fatto quel lavoro.

Cerca lavoro direttamente


C'è una funzione molto interessante su Linkedin che ti permette di cercare
lavoro direttamente presso quelle aziende che pubblicano un bando sul sito. La
ricerca è veloce e, anche se la concorrenza è alta, puoi farti notare per una
spiccata attitudine alle nuove tecnologie.
Nel menù in alto clicca su “Offerte di lavoro” e ti troverai di fronte una serie di
opportunità nella tua zona, selezionate in base a quello che hai scritto nel tuo

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profilo per parole chiave (che quindi diventano importanti ancor di più). La
pagina sarà popolata sia da datori che cercano direttamente, che da agenzie
per il lavoro. Candidati a tutte le offerte che sono in linea con le tue
competenze, allega il curriculum e una lettera di presentazione personalizzata:
non farti tentare dalla possibilità di mandare solo un link al tuo profilo, i vecchi
metodi sono ancora quelli che funzionano meglio.
Al contrario di molti intermediari, con Linkedin puoi vedere chi ti offre il lavoro.
Puoi fare così le tue ricerche e scoprire chi è il direttore del personale, e
contattarlo direttamente. Inoltre sotto al pulsante per candidarsi c'è scritto
quanti altri hanno inviato il loro curriculum, quindi hai una stima realistica delle
tue possibilità.
Quando puoi, connettiti con il responsabile del personale dell'azienda a cui ti
candidi su Linkedin, ed entra nel gruppo dell'azienda stessa se ce n'è uno
(probabile). Non fare affidamento solo sulla candidatura, ma contatta il
possibile datore su diversi canali per far emergere il tuo profilo; utile
soprattutto quando ci sono centinaia di disoccupati per una singola posizione.
Personalmente ho ottenuto un colloquio con questo sistema, inviando circa
dieci candidature: è un'ottima media, quindi i test che ho fatto indicano che lo
strumento è potente e lo puoi usare con efficacia per trovare lavoro.

Crea un profilo in inglese


Se conosci più di una lingua, non limitarti all'Italia: traduci il profilo in inglese e
tienilo doppio, così da ottenere un duplice risultato:
1. Chi non parla italiano potrà leggere le tue informazioni.
2. Mostrerai che conosci un'altra lingua, che è molto più potente rispetto
alla semplice menzione di un “inglese medio” sul CV.
Dal tuo profilo passa il mouse sulla freccia blu accanto a “Modifica profilo” e
scegli “Crea il tuo profilo in un'altra lingua”, poi segui le istruzioni. Dovrai
tradurre per conto tuo ogni campo, non c'è la traduzione automatica! Rileggi
quello che hai scritto per evitare errori di traduzione, poi pubblica il profilo.

Linkedin non è tutto!


Un buon profilo su Linkedin è indispensabile e lo sarà ancora di più in futuro
per trovare lavoro, ma non perderci troppo tempo. Potresti farti assorbire dalle

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possibilità che trovi e dalle difficoltà minime, ma non farti ingannare: per
quanto sia uno strumento potente, non rimpiazzerà il networking e la ricerca di
lavoro classica.
Dedica un'ora al giorno al massimo a Linkedin, è sufficiente per pubblicare un
aggiornamento, aggiornare il profilo se necessario, entrare in contatto con
nuova gente e visionare le offerte di lavoro. Poi chiudi la pagina e passa ad
altro, le opportunità migliori sono quelle più difficili da trovare. E per
definizione, Linkedin non è difficile da trovare e usare.
A proposito, se vuoi aggiungere un altro collegamento alla tua rete, puoi
aggiungere me: il mio profilo è a questo indirizzo. Se ti sta piacendo questo
libro o segui già Mindcheats, mi faresti un grande favore se potessi anche
scrivere una breve segnalazione.
Visto com'è facile? ;)

Frequentare luoghi e persone del settore


Il networking è difficile da spiegare in un manuale, perché non riguarda
tecniche da applicare alla lettera. Quindi non posso stare qui a dirti
esattamente cosa fare, dove andare, cosa dire agli eventi. Il networking è un
atteggiamento mentale di apertura, di altruismo verso il prossimo. Networking
significa parlare con qualcuno per farselo amico e conoscerlo meglio, senza
scopi di lucro ulteriori. E significa avere la consapevolezza che i contatti umani,
quelli veri, sono la risorsa più importante del mondo.
E questo consiglio non è diverso: devi andare a conoscere gente del tuo
settore, che si occupa già di quello che vuoi fare, che è più esperta di te nel
campo in cui vuoi specializzarti.
Le persone si organizzano in gruppi simili per reddito, mentalità, credenze,
linguaggio, professione, fascia sociale, caratteristiche fisiche. C'è una certa
mescolanza, ma per ogni tratto saliente puoi identificare un gruppo di persone
che basano i loro rapporti su quello. Ad esempio: i fan di Star Wars tenderanno
a conoscersi fra di loro, legati dalla passione comune. Le persone con un
reddito medio-basso formeranno gruppi di amicizie con i loro simili, diversi da
quelli dei super-ricchi.
Per un anno ho vissuto negli Stati Uniti in un dormitorio immenso, 7000
persone provenienti da tutto il mondo. Tranne rari casi (leggi: me), le persone

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dello stesso Paese uscivano in gruppi ignorando il resto del mondo: è una
prova che persone simili tendono ad aggregarsi.
Puoi sfruttare questa caratteristica umana nella ricerca del lavoro, entrando nei
gruppi di persone legati dalla professione che vuoi fare. Se stai cercando un
lavoro qualsiasi non perdere tempo con il networking, ma se punti a una
carriera ben pagata, il tuo successo è in buona parte determinato dalle persone
che ti conoscono e sono pronte ad aiutarti. Se entri nel circolo di ingegneri
gestionali e inizi a parlare con i vari esperti di settore, avrai presto una lista di
contatti su cui puoi fare affidamento.
Un contatto di networking è sempre una bella cosa da avere, ma un contatto
dentro al settore in cui cerchi lavoro vale il suo peso in oro. Cerca di fartene il
più possibile, e trovare lavoro non sarà mai un problema per te. Il mondo
pullula di opportunità, la tua rete di contatti è quella che ti permette di non
fartene scappare troppe.
Per ogni settore diverso esistono strategie differenti di networking, perché le
persone si organizzano in maniera diversa: alcuni organizzano eventi formali
(gli economisti e marketer soprattutto), altri richiedono contatti più diretti e
personali. Tieni le orecchie aperte, e quando incontri qualcuno che lavora nel
tuo stesso campo cerca di imparare più che puoi da lui. Non solo le abilità
tecniche, ma soprattutto come conoscere altri esperti di settore e suggerimenti
specifici per quella professione. Ad esempio:
• Quali sono i datori migliori?
• C'è qualcuno che sta cercando al momento?
• Come posso integrare le mie capacità con una seconda specializzazione?
• C'è un gruppo su Linkedin per quello che faccio?
• Esistono eventi di settore dedicati?
E via così. La conoscenza è oro, impara più che puoi dagli altri.

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Come scrivere un CV ipnotico
Ed eccoci qui finalmente, a parlare di quello che molti disoccupati considerano
lo strumento unico per trovare lavoro: il curriculum.
Prima di tutto, ti faccio notare a che punto del libro arriva questo capitolo:
abbiamo già speso decine di migliaia di parole a parlare di come trovare lavoro,
e finita la parentesi del CV ne spenderemo altre su tutto il resto. Quindi,
ricordati una cosa: il curriculum è sì importante per trovare lavoro, ma non è
l'unica cosa a cui dovrai pensare. Anzi: un buon CV non è che una fase di un
processo che parte ben prima, e si conclude molto dopo.
Detto questo, spesso il curriculum è il primo contatto con il datore e quello che
deciderà la sua prima impressione su di te. Se non hai altri modi per parlare
con il datore, ti richiamerà o ti scarterà in base a quello che scrivi su quel pezzo
di carta. Quindi farlo bene è importante, ed è per questo che il capitolo sul CV
è il più lungo di questo manuale.

A cosa serve un CV?


Non partirò dalla classica definizione di Curriculum Vitae. Non ci interessa,
sapere cos'è non ti aiuterà a trovare un lavoro.
Quello che invece ci interessa è definire il curriculum in base alla sua funzione,
ossia il ruolo che riveste un curriculum nel processo di assunzione. Questo può
sembrarti un concetto banale, ma ti sfido a provare: secondo te, qual è il ruolo
di un CV?
Il 99% delle persone dicono: serve a farti trovare un lavoro, ovvio.
Sbagliato. Un curriculum non serve a farti trovare un lavoro, se lo scrivi con
questo obiettivo non riceverai nemmeno una risposta. Invece prova con questa
definizione:
Un Curriculum Vitae serve a farti ottenere un colloquio.
È nel colloquio orale che giochi le tue carte migliori, è quando sei faccia a faccia
con il datore che devi convincerlo ad assumerti.
In questo capitolo ti spiegherò come si concretizza questa differenza e perché è
importante, per il momento ti faccio due esempi per chiarirti il concetto:

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1. Quando vedi una pubblicità in TV, non ti spiega mai in dettaglio cosa fa il
prodotto. Ti dà in pochi secondi una serie di benefici e ti invoglia a
scoprire di più.
2. Un datore spende in media dai 30 ai 45 secondi a leggere un curriculum,
spesso nel suo tempo libero. Meno scrivi, meglio è.
Pensa al tuo CV come alla pubblicità in televisione: non devi convincere lo
spettatore a comprare, ma renderlo abbastanza curioso da ricordare il
prodotto e informarsi di più, magari provarlo. Allo stesso modo, il tuo CV deve
essere interessante e immediato, dare al datore una ragione per richiamarti.
Questa ragione è il beneficio.
Guarda le pubblicità di automobili in TV: sei pronto ad acquistare una nuova
macchina dopo 30 secondi di spot? No, quei 30 secondi ti rendono curioso e ti
stimolano a scoprire di più. Se hai bisogno di un'auto andrai dal rivenditore,
chiederai dettagli sull'auto, gli extra, i consumi, esplorerai le alternative. Se
tutta questa serie di fattori ti convincono, comprerai.
Senza quella pubblicità nemmeno sapresti dell'esistenza dell'auto, quindi non
cercheresti informazione e non la potresti comprare. Se la pubblicità è fatta
male, te la dimenticherai ed estenderai le qualità negative anche all'auto:
questa pubblicità è fatta da schifo, quindi anche l'auto deve fare schifo.
Il tuo curriculum è quella pubblicità di trenta secondi: non puoi vendere la tua
esperienza e le tue qualità in una pagina o due, il massimo a cui puoi ambire è
creare curiosità.
Il tuo vantaggio rispetto alla pubblicità è che mentre uno spot in TV deve
andare a interessare milioni di persone diverse, il CV lo invii a una persona.
Questo è il tuo più grande vantaggio: puoi personalizzare il curriculum a
seconda della persona a cui lo mandi. In altre parole, puoi creare un curriculum
diverso per ogni posizione lavorativa che ricerchi. Anche senza arrivare a
questo estremo, il minimo che puoi fare è creare un CV diverso per ogni
posizione lavorativa (ad esempio cameriere, commercialista, guida turistica).
Gli esperti di marketing pagano milioni di euro per la possibilità di segmentare
l'offerta, tu puoi farlo gratuitamente: ti serve solo un po' di tempo per creare
CV diversi.

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I formati standard di un CV
Su internet puoi trovare una serie di formati standard pubblicizzati come i
migliori. Ammesso che ci sia un formato migliore (non esistono studi che lo
dimostrino), tutti questi formati hanno un grave difetto: sono già stati usati
milioni di volte.
Se mandi un CV a un datore che cerca personale di continuo, dai per scontato
che ha già letto centinaia di curricula tutti uguali. Sa riconoscere in un secondo
i formati standard più utilizzati e boccia il candidato.
Anche io in passato ho usato questi formati, credendo che un layout standard
fosse la soluzione adatta. Se lo pensi anche tu, non te ne faccio una colpa: hai
paura di sbagliare, non hai una base dalla quale partire, quindi ti affidi ai
modelli che dovrebbero essere stati scritti da gente che ne capisce più di te.
Dopo aver intervistato diversi datori che hanno a che fare ogni giorno con CV di
tutti i generi, mi sono accorto di un trend: il formato standard viene cestinato
ancora prima di essere letto.
Il più famoso è il modello europeo (Europass), che mi lascia a bocca aperta
tanto è fatto male. Quello non è un CV, è un ammasso di informazioni senza un
nesso logico. Se usi quel formato, non aspettarti di essere richiamato per un
colloquio. Se l'hai usato in passato, sai che è vero.
Nel corso di questo capitolo farò degli esempi di curriculum diversi, ti mostrerò
che esistono diversi formati che portano al successo. La formattazione deve
integrarsi con il tipo di lavoro che vuoi fare e con le tue esperienze, non esiste
un modello che funziona in tutti i casi. Ti faccio alcuni esempi:
• Se il datore richiede un titolo di studi, dedicherai più spazio alla tua
carriera scolastica.
• Se il datore richiede esperienza professionale, darai più spazio ai lavori
che hai svolto in passato.
• Se il datore richiede flessibilità, autonomia e creatività, dovrai studiare
un formato innovativo mai visto prima.
• Se il tuo punto di forza è un'esperienza specifica, taglierai tutto il resto e
darai più spazio a quell'aspetto.
• Se ti candidi per un lavoro in uno studio legale userai un certo tipo di

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carattere, dimensione e interlinea.
Come vedi, devi adattare la struttura e il formato a quello che vuoi comunicare
di te e al tuo datore.
Secondo uno studio di Jackob Nielsen del 2006 e confermato da diverse
pubblicazioni di psicologia successive, il cervello umano ci mette meno di un
secondo per valutare la pagina che sta leggendo. Questo non è un tempo
sufficiente per leggere effettivamente qualcosa, quindi il giudizio è basato
unicamente sul design.
Prima ancora che un datore legga il tuo CV, si è già fatto un'idea della
persona che sei.
Se usi un formato standard come quello europeo, darai l'impressione di una
persona pigra, svogliata, che non vuole impegnarsi in niente, che non ha cura
dei dettagli.
Se non vuoi dare questa impressione, il primo passo è staccarsi dai formati
standard e creare qualcosa di unico. Non ti preoccupare: è più facile di quello
che pensi. Il tuo stile verrà fuori in maniera naturale.
Alcuni datori che non hanno idea di come assumere personale, chiedono
ancora il formato europeo. Tienine sempre uno da parte per queste
eventualità, ma non dedicarci troppo tempo: in quei casi il processo
d'assunzione sarà dettato dal caso e dall'umore del datore, più che dalle tue
qualità. Invia il CV sperando nel colpo di fortuna, ma non farci troppo
affidamento. In quel caso è meglio telefonare al datore e fissare un
appuntamento il prima possibile.

Quali sono gli aspetti fondamentali di un curriculum vitae?


L'università della Florida nel 2010 ha intervistato oltre 2.000 datori di lavori e
dirigenti addetti alla gestione del personale chiedendo, fra le altre cose, questa
domanda: “Quali informazioni vuoi vedere all'interno di un CV?”
In questo paragrafo ti metto le risposte, in ordine di importanza: i primi
elementi sono quelli fondamentali, gli ultimi puoi ignorarli. Quando scrivi un
CV, dai più importanza agli elementi che stanno in cima a questa classifica.

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1 – Esperienza lavorativa qualificante
Se hai esperienza lavorativa nel settore, quella è la cosa più importante di cui
devi parlare. Mettila appena dopo l'introduzione, perché un elemento viene
visto come più rilevante tanto è più in alto nella pagina.
Attenzione però, perché l'esperienza lavorativa deve essere qualificante: in
altre parole, devi evidenziare come il precedente lavoro sia utile nella nuova
posizione che vuoi andare a ricoprire. Se questa connessione non è evidente,
devi specificarla subito. Ti faccio alcuni esempi:
• Nel CV per un lavoro da cameriere cito la mia esperienza in un bar.
• Nel CV per un lavoro da tecnico informatico cito la mia esperienza come
programmatore.
• Nel CV per un lavoro da responsabile di marketing cito la mia esperienza
come venditore di sapone porta a porta.
In questo primo aspetto risalta un'altra componente fondamentale del CV: la
personalizzazione. Devi scrivere un curriculum con in mente un certo tipo di
lavoro, o ancora meglio un'azienda specifica. Più rendi il tuo CV specifico, più
sono le possibilità di essere richiamato.
Se la tua esperienza non è in alcun modo rilevante con quello che vuoi andare
a fare, omettila. Un curriculum deve essere corto, e quando pensi che è
abbastanza corto, dimezzalo. Quella è la lunghezza massima consentita. Ogni
informazione non necessaria è inutile, pertanto deve essere eliminata.
Se scrivi esperienze lavorative irrilevanti, darai l'impressione di una persona
che non sa fare niente e cerca disperatamente di farsi assumere. Piuttosto,
lascia uno spazio bianco in più.
Se voglio lavorare in un bar, non parlerò della mia esperienza da maestro di
tennis.
Questo è un aspetto fondamentale che quindi riprenderò in varie parti
nell'ebook: a breve ti renderai conto di come ogni aspetto del CV ruota intorno
alle tue esperienze qualificanti.

2 – Qualifiche e abilità
In altre parole: tutto quello che ti rende un candidato migliore degli altri, che
non sia un'esperienza lavorativa passata. Questa categoria è ampia e rientrano

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cose come:
• Scuola e università.
• Esperienze all'estero.
• Borse di studio.
• Interessi personali.
• Approfondimenti extrascolastici.
• Sport e abilità fisiche.
Così come nelle esperienze lavorative, ricorda di essere specifico e selettivo:
non includere tutto quello che sai fare, ma solo gli elementi che ti rendono
perfetto per il lavoro che stai cercando. Elimina il resto, perché far perdere
tempo a chi ti esamina è il modo migliore per non essere richiamato.

3 – Facilità di lettura
Anche se non è un'informazione del CV in sé, scrivere un curriculum facile da
leggere è così importante che i datori di lavoro lo menzionano lo stesso nei
sondaggi. Il mio sospetto è che sono così stanchi di vedere CV complessi e
senza una logica, che fanno di tutto per comunicare la loro frustrazione nella
speranza di vedere un miglioramento.
Ancora una volta questo sottolinea l'importanza di creare un layout semplice e
coinciso, senza aggiungere dettagli inutili. Scrivi il CV più corto che puoi.
Molte persone, soprattutto senza esperienza, pensano che per essere assunti
serva mostrare professionalità e formalità. Per mostrare queste due doti serve
un CV complesso e ciceroniano: cervellotico e difficile da interpretare. Ci sono
tre errori in questo ragionamento:
1. Un CV deve essere professionale, ma non necessariamente formale.
2. Un CV complesso è il miglior modo per farlo diventare “carta da camino”,
come dico io. Il datore non ha tempo per interpretare un curriculum
troppo difficile, dopo cinque secondi lo butterà nel cestino.
3. Cicerone è vissuto due millenni fa e ancora ne parliamo per una buona
ragione: era bravo a scrivere. A meno che tu non ti creda uno dei migliori
scrittori della nostra epoca, non provare a fare cose complesse. Più scrivi
e più rischi di sbagliare, quindi scrivi il meno possibile.

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Il tuo CV non ha possibilità di farti avere un colloquio se il layout generale non
è semplice da capire. Fai questa prova: quando hai scritto il tuo CV invialo a
qualcuno che conosci e chiedigli di evidenziare i tratti salienti in 5 secondi. Se ci
riesce, sei a buon punto. Se ci mette 10 secondi, ti basta qualche ritocco
minore. Se ci mette più di 15 secondi, devi rifare tutto da zero.

4 – Ortografia e grammatica
Quando ho pubblicato il mio secondo libro, è stato il culmine di anni di studi,
esercizi e investimenti. Dopo mesi passati a scrivere e con le dita in fiamme per
le correzioni, arriva il giorno della pubblicazione e la risposta del pubblico è
superiore alle attese: un grande successo!
Poi mi arriva un'email diversa dalle altre: il corso ha degli errori ortografici.
Strano penso, di solito sto molto attento a queste cose. Vado a ricontrollare e
scopro con orrore che, durante tutta la stesura del corso, il correttore
automatico era disattivato! Con 125 pagine scritte, mi sono scappati diversi
errori.
Il processo di correzione mi è costato settimane, perché già che c'ero ho deciso
di riprendere in mano e riscrivere alcune sezioni per avere una seconda
edizione migliorata.
Il punto di questa mia esperienza è di fare attenzione all'ortografia, perché
quando scrivi a computer un errore ti scappa sempre prima o poi. Soprattutto
se scrivi velocemente, i tuoi occhi non fanno in tempo a rileggere ogni singola
lettera. Il tuo cervello pensa alla parola intera, quindi fa poca attenzione alla
correttezza ortografica. Scambiare due lettere o mettere una tripla L in alllora
capita più spesso di quello che credi.
Quando scrivi a mano, questo non succede: se usi carta e penna la scrittura è
lenta, ti focalizzi su ogni lettera, non puoi sbagliare. Tutta la tua mente è
concentrata. Ma quando batti a computer, il tipo di scrittura è indiretta: premi
tasti tutti uguali se non fosse per la loro posizione, con la tua mano non devi
fare movimenti complessi.
Do per scontato che tu scriva il tuo CV a computer, anche se non sei pratico del
mezzo. Non importa se sei un principiante o un esperto, tieni sempre a mente
che non puoi consegnare un CV senza rileggerlo almeno cinque volte. Usa il
correttore ortografico di Word (se non hai il pacchetto Microsoft usa

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LibreOffice che è la stessa cosa ma gratuito). Correggere gli errori di ortografia
è così banale che sbagliare è inammissibile.
Più problematica è la grammatica. Anche se l'italiano non è fra le lingue più
difficili al mondo, ha comunque una grammatica più complessa di quella
inglese. Anche se l'hai studiata a scuola, qualche errore può scappare. Sei così
concentrato sul contenuto e sul dare una buona impressione, che storpi
qualche congiuntivo. Tranquillo, capita.
Ma un datore che non ti conosce non si rende conto che questi errori sono
dovuti alla tensione, se fai un errore grammaticale grossolano perderai molti
punti agli occhi di chi di esamina. Per questo devi stare molto attento: gli errori
grammaticali sono più comuni di quello che pensi.
Secondo una statistica dell'università di Kent, il 45% dei CV australiani
contengono almeno un errore di grammatica od ortografia. Bene! Significa che
se stai attento, parti in vantaggio rispetto al 45% degli altri candidati.
Per non sbagliare la grammatica, fai le cose semplici. Ti ricordi quando ti ho
parlato di Cicerone? Ecco, ci siamo capiti. Frasi brevi: soggetto, predicato,
complementi, punto fermo. Non ti serve creare un poema epico con
subordinate di quinto grado, lascia perdere.
Per esempio, leggi questo libro: quanto sono lunghe le frasi? Uso periodi
complessi? Anche se ho scritto più libri e report di quelli che riuscirei a
ricordare, non mi sopravvaluto e scelgo di fare cose semplici. Anche così, ogni
tanto mi scappa una schifezza grammaticale. Capita.
Meno scrivi, meno possibilità hai di sbagliare. Ricordatelo sempre.

5 – Studio
Solo al quinto posto lo studio, che è stata menzionata dal 9% dei datori di
lavoro secondo la già citata ricerca dell'università della Florida.
Qui però devo fare una precisazione: la tua carriera curricolare è più
importante se ti candidi per un lavoro ad alta professionalità. Se quindi vuoi
andare a lavorare per una società di consulenza finanziaria, devi mettere in
grassetto quel tuo master a Wall Street. Ma se vuoi fare il barista, non ti
servirà.
Quando ho scritto il CV che mi ha fatto trovare lavoro in Inghilterra in 6 ore, ho

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a mala pena menzionato il fatto che ho una laurea in economia.
Lo spazio che dedichi alla tua istruzione è direttamente proporzionale alla sua
importanza all'interno del lavoro che cerchi. Il master a Wall Street è
fondamentale se vuoi un buon lavoro nella finanza, quindi spenderai molte
righe a parlare di cosa hai fatto. Ma se vai a raccogliere pomodori in Australia,
quella stessa esperienza va appena menzionata.
Entra nella testa del datore, scopri cosa è importante per lui e crea un
curriculum su misura.
Un altro aspetto da prendere in considerazione è la standardizzazione della tua
istruzione. Se hai una laurea in giurisprudenza a Bologna, non devi stare a
specificare cosa hai studiato: lo sanno tutti. Nomina il tuo corso di studi e il tuo
punteggio, al massimo mezza riga su attività curricolari aggiuntive. Bastano due
righe.
Ma se hai il master a Wall Street, anche un consulente finanziario in Italia
potrebbe non sapere cos'hai fatto. Un'esperienza del genere desta interesse, è
tuo compito amplificare questa emozione con qualche dettaglio in più. Ad
esempio, scrivi che hai applicato la teoria dei cicli nel settore tecnologico. Non
essere troppo specifico: ricorda che il tuo obiettivo è ottenere un colloquio,
non scoprire le tue carte migliori in questa fase.
Suscita interesse ma non dare risposte. Pensa al tuo CV come al trailer di un
film.

6 – Risorse intangibili
Questa è fumosa, quindi parto da alcuni esempi di risorse intangibili:
• Aspirazioni personali.
• Obiettivi a lungo termine.
• Carriera.
• Hobby.
Una risorsa intangibile è qualcosa che non serve direttamente al lavoro che vai
a svolgere, ma ti rende una persona più adatta al lavoro stesso. Riprendiamo i
quattro esempi qui sopra per vedere meglio cosa significa:
• Aspiro a diventare il nuovo Perry Mason, quindi sono pronto a studiare e

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a impegnarmi per diventare un ottimo avvocato.
• Voglio scalare l'Everest, quindi il mio fisico è adatto a sopportare lavori
pesanti.
• Voglio fare carriera nella finanza, quindi questa compagnia di valutazione
del rischio finanziario è perfetta per me.
• Nel tempo libero mi diverto a creare programmi in C++, quindi posso
interfacciarmi con la tecnologia senza problemi.
In molti CV questa sezione è vista come un jolly per riempire lo spazio bianco:
non so cosa scrivere, quindi ci metto di tutto. Mi piace giocare a tennis, guardo
film, sono stato in vacanza a Lomé in Togo.
Altre volte questa sezione è messa in testa al CV o nella lettera di
presentazione con le solite frasi fatte: “sono una persona moderna e dinamica
in grado di lavorare in un team.” Evita, per favore. Pezzi generici e standard di
questo tipo urlano al datore “non ho un filo di esperienza né di creatività, non
ho idea di che lavoro voglio fare né di come posso rendermi utile, quindi ho
scritto qualcosa tanto per riempire spazio.”
Inserisci una tua risorsa intangibile nella seconda metà del tuo CV e solo se
appropriata, ossia: solo se può tornare utile nel lavoro per cui ti proponi. Dillo
chiaramente quando scrivi il tuo curriculum: nel tempo libero mi piace
programmare in C++, quindi posso integrarmi facilmente in un'azienda ad alto
contenuto tecnologico.
Anche se questa parte non è fondamentale, ti darà un vantaggio rispetto agli
altri: al datore piace quando i tuoi interessi personali vanno a coincidere con
quelli dell'azienda e al tipo di professionalità richiesta. Inoltre, citare gli
interessi farà capire che sei una persona flessibile e in grado di gestire diverse
competenze.

7 – Obiettivo
Le informazioni che ti ho elencato finora sono importanti in un CV o al
massimo sono nella fascia del “inserire solo se utile”, mentre da qui in poi
siamo nella fascia “da evitare.” Anche se una minima parte di datori vorrebbero
vedere i seguenti aspetti nel CV, la percentuale è così bassa che non ne vale la
pena. Il possibile guadagno è troppo piccolo se confrontato con lo svantaggio
di avere un CV più lungo del necessario. Gli elementi che vado a descrivere

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adesso eliminali dal tuo CV, perché non servono.
Gli obiettivi fanno parte di questa categoria: non servono. Puoi scrivere quello
che vuoi diventare solo se presenta un vantaggio concreto per il datore. In un
lavoro estivo, non ti serve dire che vuoi scalare l'Everest. Se vuoi fare la
segretaria, le tue ambizioni da centometrista sono inutili.
Se non inserisci un vantaggio diretto per chi ti assume questa sezione è fine a
sé stessa e va pertanto eliminata. Se hai qualcosa di utile da dire, integrala
all'interno delle risorse intangibili.

8 – Parole chiave
Questo punto può essere interpretato in due modi:
1. Una serie di parole che identificano in una riga i tuoi tratti salienti.
2. Certe parole all'interno del testo ricercate dal datore.
In ogni caso, sono inutili. Non esistono parole magiche per l'assunzione, non
pensare alle singole parole ma punta piuttosto a dare l'immagine giusta di te.
Allo stesso modo non riassumere quello che hai già detto con una serie di
parole chiave. Bandisci frasi come “per riassumere” o “ricapitolando”. Il CV è
già di per sé un riassunto succinto della tua vita, riassumere un riassunto
all'interno del riassunto stesso è una ridondanza evidente.

9 – Contatti
Da una parte, un datore deve avere come minimo il tuo nome e numero per
ricontattarti se è interessato. Ma ho visto CV dove un quarto di pagina è
composto da nome, indirizzi, telefoni, fax, email, foto. Un quarto di pagina! Va
bene mettere i contatti all'inizio del foglio, ma questo è troppo.
La questione foto è aperta, ma generalmente è meglio non includerla
soprattutto se sei giovane: i reclutatori hanno di solito una certa età, vedere la
foto di un ragazzo di 20 anni grida una cosa sola: nessuna esperienza! Nessuna
esperienza!
È brutto da dire ma è la verità: se la tua foto non è importante per il tipo di
lavoro che vai a fare o è richiesta dal datore, non includerla. La questione è
diversa se sei un uomo di 40-50 anni con un profilo professionale da paura: in
questo caso la foto può aiutare a creare una connessione fra il candidato e il

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reclutatore, ma resta un rischio. La regola è: se non sei sicuro che la foto ti
aiuterà a trovare quel tipo di lavoro, evitala.
Quattro elementi: nome, indirizzo, cellulare, email. L'indirizzo va scritto su una
sola riga, cellulare ed email sulla stessa riga. Il nome deve essere centrato e
scritto in grande e grassetto, così se il datore vuole cercarti fra il mare di altri
CV ti troverà facilmente.

10 – Esperienze personali
Anche questa, troppo spesso, viene usata come carta jolly quando il candidato
non sa cosa dire. L'esaminatore non è stupido: se cerchi di gonfiare il tuo CV
con aria fritta, se ne accorgerà in un secondo. Sarai già nella categoria “meglio
non assumerlo.”
A un datore non interessa sapere delle tue vacanze, a meno che non impattino
sul tuo lavoro. Se vuoi essere assunto per un ruolo di giornalista in Germania i
sei mesi di studio a Monaco ti torneranno utili, altrimenti puoi ignorarli. In
questo caso, integra le esperienze personali all'interno delle risorse intangibili.
Ti ripeto il principio di ogni buon CV: se non è strettamente necessario, non
scriverlo.

11 – Competenze informatiche
E veniamo all'ultimo punto della lista, quello che dovresti evitare più di tutti: le
competenze informatiche.
Nell'era dei computer, saper usare Excel e Word non è più raro. La capacità
base di saper usare gli strumenti informatici elementari è data per scontata, e
se non sei bravo con un computer ti consiglio caldamente di rimediare il prima
possibile.
Scrivere su un CV moderno che sai usare Word, Windows, Mac e strumenti
simili, equivale a dire “so leggere e scrivere correttamente.” Non è una grande
sorpresa, tutti sanno leggere e scrivere.
Anche se sei veramente bravo, ad esempio sei capace di smontare un
computer nei suoi componenti principali e rimontarlo in due ore, non è detto
che tu debba menzionarlo. Ti faccio un esempio simile per farti capire meglio:
se sapessi dire a memoria la rosa della tua squadra del cuore dal 1997 ad oggi,
lo menzioneresti in un CV? No, perché è inutile.

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Allo stesso modo, molti datori non richiedono una grande competenza
informatica ai loro dipendenti. Non tutti i bar del paesello hanno un
datacenter, il 99% dei professionisti se la cava con un computer preso al centro
commerciale. Ho visto studi di discrete dimensioni (3 professionisti e 3
dipendenti) coordinare il lavoro con reti Windows e chiavette USB. Se sai
qualcosa di informatica, so che ti stai mettendo le mani nei capelli a sentire
certe cose.
Anche quando questi studi hanno un sistema evoluto, pagano già un
professionista che installa e mantiene il server e tutto il resto. Hanno investito
migliaia di euro e non ti lasceranno smontare e rimontare i server aziendali
perché hai detto che te ne intendi. Anche se sei più esperto del tecnico di
fiducia, difficilmente ti verrà richiesto di fare un intervento.
L'unica eccezione a questa regola è nel caso in cui la tua capacità informatica è
molto specifica e richiesta per il lavoro che vai a fare. Ad esempio: sono
laureato in ingegneria informatica e voglio lavorare in un'azienda che progetta
software. Oppure: sono un perito che ha studiato PHP e MySQL e voglio
propormi come amministratore di siti web.
In questi casi puoi far rientrare la tua competenza informatica in uno dei punti
sopra, come istruzione o esperienza lavorativa. In ogni caso, evita di creare una
sezione apposita nel tuo CV in cui parli delle tue competenze informatiche.

Una parentesi sull'indirizzo email


Ho visto curriculum da indirizzi come:
• stellina89 @ hotmail.it
• puccinapucciosa @ yahoo.it
• calciatorefigo @ email.it
Quando hai 5 secondi di tempo per valutare un CV, un indirizzo del genere è
sufficiente per farlo diventare carta da camino. Perché? Dà l'impressione che
sei così disinteressato al lavoro da non voler dedicare nemmeno un minuto alla
creazione di un indirizzo di posta serio. Se non hai voglia di passare un minuto
per questa semplice operazione, ho la sensazione che non darai il 110% sul
posto di lavoro.
Se vuoi proprio avere un indirizzo di posta gratuito, l'unico accettabile è Gmail:

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è l'unico che offre una certa serietà. Alcuni esempi sono:
• stefanomini @ gmail.com
• stefanomini89 @ gmail.com
• ministefano @ gmail.com
Per anni ho usato stefanomini89 @ gmail.com, e ancora qualche volta lo
utilizzo.
Tuttavia, puoi fare di più. C'è un modo semplice per rendere il tuo CV
indimenticabile con un trucchetto che nessuno fa. Non è gratuito, ma il ritorno
di immagine che ne otterrai vale ben più dei soldi spesi.
Nella mia carriera una cosa del genere l'ho vista solo una volta, e mi ha
costretto a mettere il CV nella sottile pila del “candidati interessanti” nel giro di
3 secondi, senza leggere altro.
Se non hai nessuna esperienza passata o specializzazione, puoi usare questo
piccolo trucchetto per far risaltare il tuo CV fra centinaia di altre persone
anonime. Pronto?
Crea un'email personale.
Invece di usare @gmail.com, puoi personalizzare quello che c'è dopo la
chiocciola. Ti faccio alcuni esempi:
• cv @ stefanomini.it
• curriculum @ stefanomini.it
• lavoro @ stefanomini.it
• contatti @ stefanomini.it
Fidati: una cosa del genere fa un'impressione positiva su chi ti esamina.
Potrebbe essere quello che ti fa ottenere un colloquio. Grazie a Tophost puoi
acquistare un indirizzo personale a solo 7€ l'anno. È meno di un caffè al mese!
Vai su questo sito per attivare il tuo account di posta:
http://www.tophost.it
Fai click su “Topname” (il più economico dei due), scendi in fondo alla pagina e
clicca “Ordina ora”.
Grazie a questo servizio puoi avere un indirizzo email del tipo “curriculum @

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nomecognome.it” e infiniti alias. Cosa significa? Che una volta che hai creato il
tuo indirizzo, puoi modificare la prima parte dell'indirizzo come vuoi e averli
tutti attivi nello stesso momento. Potrai quindi avere, tutti insieme:
• curriculum @ tuonome.it
• contatti @ tuonome.it
• lavoro @ tuonome.it
Se vuoi restare in Italia, usa la formula nomecognome.it, se vuoi andare
all'estero, usa nomecognome.com. Molto semplice, non ti serve niente di
eclatante. A un prezzo del genere, non hai ragioni per non farlo.
Per avere il tuo indirizzo di posta personale, dovrai acquistare un dominio. Ad
esempio: www.nomecognome.it Quando hai registrato l'indirizzo web, avrai
incluso anche la tua email: in questo caso, avrai abc@nomecognome.it (dove
abc lo puoi personalizzare come vuoi). Esistono dei servizi che ti danno solo
l'indirizzo email senza l'indirizzo web, ma costano di più. Un sito web non ti
serve al momento, l'indirizzo basta, a meno che il tuo lavoro non abbia a che
fare con l'informatica.
Se vuoi un consiglio, crea subito il tuo indirizzo email, perché quando sarai
immerso nella ricerca di un lavoro non avrai il tempo di pensare anche a
questo, meglio giocare d'anticipo. In più, se non sai niente di informatica,
potrebbe volertici qualche giorno per capire come funziona un indirizzo email
personale (su Google è pieno di guide comunque, è roba semplice). Anzi, ti
spiego subito come fare.
Una volta effettuato l'acquisto, dopo qualche ora ti arriverà l'email di conferma
dell'attivazione con tutte le istruzioni. Fai click sul link per andare al pannello di
controllo ed entra con il nome utente e password che ti sono stati inviati. A
questo punto, vai su “Alias e inoltro mail”. Nella parte alta, c'è una lista degli
indirizzi email che hai già attivi come “info @ nomecognome.it” o “webmaster
@ nomecognome.it”.
Questi sono i tuoi alias, ossia gli indirizzi email che puoi usare. Ne puoi creare
infiniti: vai nel riquadro in basso e a sinistra metti il nome dell'alias. Ad
esempio, se vuoi l'indirizzo di posta “curriculum @ nomecognome.it” devi
inserire “curriculum”. A destra, scegli dal menù a tendina sotto la voce “viene
recapitata a” il tuo account nomecognome.it, infine fai click su “crea alias”.
Ecco fatto, adesso hai l'indirizzo di posta curriculum @ nomecognome.it. Puoi

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avere tutti li indirizzi che vuoi, basta che la seconda parte sia sempre
@nomecognome.it.
Per leggere la posta vai alla pagina principale del pannello di controllo e scegli
“Webmail e organizer”: inserisci il tuo account, ossia nomecognome.it
nell'esempio, e la password. Da qui puoi leggere la posta che ti è stata inviata
su qualsiasi indirizzo email tu abbia creato del tipo @nomecognome.it.
Insomma puoi avere quanti alias vuoi (l'alias è la prima parte dell'indirizzo
email prima del simbolo @), saranno tutti nella stessa casella di posta.
Immagina di essere sommerso da cinquanta fogli stampati, decine di indirizzi e
quattro documenti Word aperti contemporaneamente, con la stampante che
non si ferma un secondo. Vuoi dover pensare anche a creare e configurare un
nuovo indirizzo email? Ecco, ci siamo capiti.

Quale dev'essere il soggetto di un CV?


Ora veniamo a uno degli errori più comuni che ho visto in un CV tipico. È così
comune che viene commesso da un buon 95% dei candidati.
L'errore è il seguente: pensano che il CV debba parlare di loro.
Sembra logico a prima vista: un curriculum deve presentare in poche parole i
tuoi punti di forza, le tue caratteristiche, i tuoi studi, la tua esperienza.
Insomma, deve parlare di te. Giusto?
Sbagliato. Il tuo curriculum non deve parlare di te.
Se il CV parla solo di te, potrebbe essere cestinato. Se hai studiato marketing o
qualche corso serio di persuasione, sai già a cosa mi riferisco.
Un CV deve parlare del tuo futuro datore e di come assumerti rappresenti la
scelta ottimale per lui.
Faccio un esempio a caso (trovato scrivendo “pubblicità” su Google): Lo slogan
recita: “Le nostre banane aiutano a far passare la fame.”

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Accendi la TV e guarda la prima pubblicità che trovi. Apri un quotidiano
nazionale (non locale) e leggi la prima pubblicità che trovi. Fatti questa
domanda: in quelle poche parole, ti sta descrivendo le caratteristiche del
prodotto o i benefici che puoi trarne tu?
Non ti sta dicendo le nude caratteristiche, la pubblicità non ti dice “Le nostre
banane hanno un basso indice glicemico” o “Le nostre banane hanno 10
grammi di fibre.” Ti sta dicendo il beneficio immediato, quello che ottieni se
scegli questa marca piuttosto che un'altra.
(Con solo questo consiglio saresti in grado di creare una pubblicità migliore
della maggior parte dei laureati in economia in Italia, fra l'altro)
Già che parliamo di pubblicità, riprendiamo anche un altro concetto espresso
sopra: il curriculum non serve a farti trovare lavoro, ma a farti richiamare per
fissare un colloquio. Pensa alla pubblicità di un'automobile: quando hai finito

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di guardarla sei pronto ad acquistare? Alzi la cornetta e ne prenoti una dal
concessionario più vicino? No, perché si tratta di un acquisto importante su cui
devi riflettere.
Per questo la pubblicità delle macchine punta a dirti che l'auto in questione
esiste, se la vuoi puoi avere più informazioni. Se pensi che risponda alle tue
esigenze, puoi iniziare il vero processo di valutazione. Alcune pubblicità lo
dicono chiaramente: “chiama il tuo concessionario Ford più vicino”.
Se la pubblicità cercasse di vendere il prodotto da sola, dovrebbe stare a
illustrare una serie di caratteristiche noiose: il peso, cilindrata, colori
disponibili, prezzo degli optional, carburante, tipi di pagamento eccetera. Con
tutte queste informazioni nessuno sarebbe pronto ad acquistare, perché
nessuno compra una macchina dopo aver visto una pubblicità in TV. Ma avrà
anche allontanato tutti quei clienti potenzialmente interessati, mandati via da
una pubblicità noiosa che cercava di vendere invece di interessare.
Quindi ricorda: un curriculum deve interessare il datore, non convincerlo ad
assumerti.
Quando scrivi il tuo CV, tieni sempre a mente che il tuo obiettivo non è
descrivere chi sei. Al datore non interessa chi sei, non gli interessa se sei una
brava persona, se aiuti gli anziani ad attraversare la strada, se fai volontariato,
se ti piace il curling. In questa fase della ricerca del lavoro, gli interessa solo
sapere in che modo puoi essere utile alla sua azienda. Il tuo lavoro adesso è di
comunicarlo in meno di 5 secondi.
Per ogni singola frase sul tuo CV, fatti questa domanda: in che modo questo
elemento fa capire al datore che sono un candidato perfetto per il ruolo? Se
non riesci a dare una risposta, cancella la frase e riprova: significa che non è
necessaria.
Riprendi in mano il capitolo in cui ti spiego cosa inserire e cosa evitare in un CV:
noterai che gli elementi posizionati in alto sono quelli più utili, mentre quelli in
basso sono semplici descrizioni di quello che sei. Qui ti sto dando una regola
teorica che ti ho già spiegato in pratica poche pagine fa: il CV non parla di te,
parla del tuo datore e dei benefici che avrà ad assumerti.

Focalizzare il tuo CV
Partiamo da un altro grande errore che viene commesso troppo spesso da chi

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non ha esperienza lavorativa: creano un CV generico da mandare a tutte le
aziende interessate e non.
Addirittura, in molti si dimenticano di cambiare il nome del datore! Così a
seconda del caso posso essere Stefano, ma anche Andrea, Giuseppe,
Antonietta...
Errori imbarazzanti a parte, tieni presente che un esaminatore ha visto molti
più CV di te nella sua vita: sa riconoscere un curriculum generale nei già citati
cinque secondi e penserà che sei uno sfaticato che non si impegna. Anche se
non è vero, anche se ti sei impegnato al massimo, è questa l'impressione che
darai se scrivi un CV da mandare a tutti.
Devi personalizzare ogni curriculum in base alla posizione che cerchi. In fondo
a questo modulo analizzo il CV che mi ha permesso di trovare un lavoro in
Inghilterra in 6 ore, vedrai che è altamente specifico per la posizione che sono
andato a cercare: nella ristorazione. Ho eliminato tutto quello che non è
pertinente e utile in un bar o ristorante.
Sì, questo significa scrivere molti curriculum diversi se stai cercando un lavoro
in qualsiasi settore. Il classico “ragazzo tuttofare” non ha più posto
nell'economia moderna, non esiste più il datore a cui serve qualcuno che sa
fare un po' di tutto. Allo stesso modo, un datore non vuole mai assumere
qualcuno che cerca un lavoro qualsiasi per tirare a campare.
Quello che vuoi comunicare con il tuo CV è: “io sto cercando un lavoro in
questo esatto settore perché ho questo particolare set di qualifiche.” Se non
hai nessun set di qualifiche, devi muoverti in due direzioni:
1. Creare queste qualifiche.
2. Cambiare aspirazione lavorativa.
Il secondo contiene un'altra grande verità: non candidarti per una posizione
nella quale non sei preparato. Anche se riesci a ottenere un colloquio, anche se
per miracolo riesci a ottenere un periodo di prova, il datore ci metterà poco a
capire che non hai il tipo di esperienza richiesta.
Non mentire mai nel tuo CV. Amplifica quanto vuoi i tuoi punti di forza, un
curriculum è fatto apposta, ma non inventarteli dal nulla. Se non hai le
qualifiche necessarie, lascia perdere: non sprecare tempo e fatica per una
posizione nella quale non hai comunque possibilità.

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Per questa ragione devi concentrarti su un punto di forza e sviluppare una tua
competenza utile per il mercato.
Includi in un CV solo le informazioni e le competenze necessarie per quel
lavoro, ed elimina tutto il resto. Quando scrivi un CV per un altro tipo di lavoro,
cambia le informazioni incluse in esso.
Più personalizzi un CV per l'esatta posizione che stai cercando, più hai
possibilità di essere richiamato e passare al colloquio.

Cosa puoi imparare da Leonardo da Vinci sul tuo CV


Prima di diventare famoso, prima di disegnare la Gioconda e L'Ultima Cena,
prima di inventare il primo elicottero, prima dell'uomo vitruviano, Leonardo
era un ingegnere militare: il suo lavoro era costruire cannoni e macchine
d'assedio.
E come te, anche lui aveva bisogno di una breve lettera per presentare le sue
competenze e trovare lavoro. Così a 30 anni, nel 1482, scrisse una lettera con
le sue competenze e la spedì a Ludovico il Moro, duca di Milano. E così
Leonardo da Vinci creò quello che in molti considerano il primo CV della storia.
Buffo, perché è anche molto migliore della maggior parte di quelli che ho letto
negli anni passati. Ti faccio qui la traduzione integrale in italiano moderno di
quello che scrisse Leonardo più di mezzo millennio fa:
Illustre Duca, ho analizzato sufficientemente i macchinari di chi al vostro
servizio si considera talentuoso nella progettazione di strumenti da guerra: mi
sforzerò ora, senza pregiudizio alcuno nei confronti della Vostra corte, a
spiegare a Vostra Eccellenza i miei segreti, e offrire i miei servizi per essere da
voi sfruttati come ritenete opportuno, servizi dei quali riassumo i pregi nei
punti seguenti:
1. Ho un tipo di pontili leggeri e resistenti, adattati per essere trasportati
con facilità, tramite i quali potete inseguire i nemici o, se lo ritenete
opportuno, ritirarvi dal campo di battaglia; e altri, sicuri e indistruttibili
contro il fuoco e le sollecitazioni della battaglia, semplici da muovere e
posizionare. Inoltre metodi per bruciare e distruggere i pontili del
nemico.
2. Conosco il modo, quando una città è assediata, di drenare l'acqua dalle
trincee, e creare grandi quantità di pontili diversi, e supporti e scale, e

80
altri macchinari adatti all'assedio.
3. Se a causa dell'altezza delle mura, o la posizione o fortificazione
dell'assediante, è impossibile, in caso di assedio, ricorrere alla tattica del
bombardamento, ho dei metodi per distruggere le fortificazioni nemiche
in ogni situazione, anche quando sono costruite su formazioni rocciose.
4. Inoltre, ho dei modelli di mortai; semplici e convenienti da trasportare; e
con i quali posso far cadere una pioggia di proiettili; e tramite essi
produrre un fumo che disorienta i nemici e diffonde il panico.
5. Qualora la battaglia fosse per mare ho molte macchine efficaci per
l'attacco e la difesa; e vascelli in grado di resistere i più feroci
bombardamenti e il fuoco nemico.
6. Ho sistemi tortuosi, strategie silenziose, per raggiungere un posto
designato, anche se ciò significa passare al di sotto di una trincea o di un
fiume.
7. Creerò carri corazzati, sicuri e inattaccabili, che, perforando le linee
nemiche con la loro artiglieria, manderanno in rotta anche i nemici più
temibili. E dietro i quali, la fanteria potrebbe avanzare in buon ordine
senza alcun pericolo.
8. Qualora le operazioni di bombardamento dovessero fallire, costruirò
catapulte, onagri, trabucchi e altre macchine di meravigliosa fattura e
non di uso comune. E in poco tempo, in base alla varietà di casi, posso
concepire infinite tattiche di attacco e difesa.
9. In tempo di pace penso di poter darvi perfetta soddisfazione e al livello
da voi richiesto in architettura e costruzione di edifici pubblici e privati; e
guidare l'acqua da un posto a un altro.
10. Posso realizzare sculture in marmo, bronzo o argilla, e sono anche
in grado di dipingere qualsiasi soggetto.
Inoltre, il cavallo di bronzo può essere preso in considerazione per onorare la
gloria immortale dell'illustre casa degli Sforza.
E se qualsiasi delle competenze sopra menzionate sembrano impossibili o
improbabili a qualcuno, sarò più che felice di sperimentare nel vostro parco, o
in qualsiasi posto sia favorevole a Vostra Eccellenza – verso la quale porgo i
miei più umili saluti.

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Leonardo da Vinci ha inventato in un colpo solo il CV e l'arte del marketing,
secoli prima che venissero teorizzati ufficialmente. Un genio.
In questo pezzo puoi notare che sono rispettati tutti i consigli che ho dato
finora: breve, semplice, diretto. Invece che scrivere un papiro infinito,
Leonardo suddivide in punti brevi le sue competenze fondamentali. Se
Leonardo da Vinci può riassumere la sua carriera in una pagina, puoi farlo
anche tu.
Nota soprattutto che Leonardo non parla di sé e di quello che è, ma di come le
sue competenze possono tornare utili al datore di lavoro. In ogni punto spiega
cosa sa fare e perché è un profilo indispensabile per il duca di Milano.
Noi sappiamo che Leonardo era un genio e sapeva fare di tutto: già a 30 anni
era un esperto in qualsiasi scienza o arte all'epoca esistente. Ma un 80% del CV
è dedicato alla sola arte della guerra, e solo in chiusura cita la sua abilità come
pittore e scultore. Non fa riferimento ad altre sue conoscenze, come la biologia
e l'anatomia.
Non dice che ha dipinto questa cappella o realizzato quell'opera d'arte, non
cita la sua esperienza in bottega a Firenze. Non lo fa perché quelli sono i suoi
traguardi, e come ti ho detto un CV non deve parlare di te ma dei bisogni di chi
ti assume.
Immagina di essere il Duca di Milano e di leggere questa lettera. Una
descrizione così specifica evoca immagini epiche nella mente di un generale del
rinascimento, che non può fare a meno di pensare a cosa potrebbe fare con
tutte queste macchine da guerra così innovative e sofisticate.
Se fossi in guerra nell'Italia rinascimentale, avresti bisogno di macchine da
guerra in grado di sbriciolare le mura del nemico, e di pontili per trasportare le
truppe.
Qui Leonardo introduce anche una tecnica avanzata, così avanzata che in pochi
sono in grado di utilizzare: intercettare i bisogni del datore. Chi vuole assumerti
lo fa per una ragione specifica che varia da datore a datore, più che da settore
a settore. Ad esempio il proprietario di un ristorante potrebbe volere qualcuno
che sta alla cassa, il proprietario di un altro ristorante ha bisogno di un cuoco.
Se vuoi andare oltre, se vuoi scrivere un CV veramente ipnotico, devi trovare il
bisogno specifico di ogni datore e promettere di soddisfarlo nella lettera di
presentazione. Tuttavia questo è un compito che richiede ore di studio e giorni

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di analisi per ogni singolo CV che invii: valuta tu se ne vale la pena.
La premessa di questo manuale è di essere fatto per giovani che hanno bisogno
di un primo lavoro e sono senza esperienza, quindi questo tipo di ricerca è
inutile: è troppo dispendiosa e non ti permette di mandare candidature a
raffica. Quando diventerai un professionista che sa di meritare uno stipendio di
almeno 5.000 euro al mese, allora potrai pensare a queste sottigliezze. Ma
nella tua situazione, è una perdita di tempo.

Personalizzare il tuo CV
Per la validità di questo punto, devono essere valide due condizioni:
1. Sei alle tue prime esperienze lavorative e non hai un CV assurdo.
2. Sei valutato da un essere umano.
Il primo punto lo do per scontato, perché questo intero libro è fatto per
persone poco specializzate che non hanno stipendi da 5000 euro e passa al
mese. Il secondo può sembrare banale, ma non lo è.
Le grandi aziende che ti chiedono di compilare un profilo online hanno così
tante candidature che utilizzano un computer per scremare i risultati: più della
metà dei CV vengono scartati ancora prima di essere letti da un essere umano.
In questo caso non puoi farci niente: è la tua esperienza che conta, non come ti
presenti. Questo sistema è usato massicciamente all'estero, ma per fortuna in
Italia la maggior parte delle aziende usano ancora la selezione manuale.
Tieni sempre a mente che un responsabile del personale ha visto centinaia di
CV in vita sua e conosce ormai tutti i formati standard. Ha visto le strutture
comuni, le parole più utilizzate, i trucchetti elementari e tutto quanto.
Insomma: per lui tutti i curriculum sono uguali e noiosi. Se anche tu segui le
stesse regole degli altri, il CV che ti ha preso ore di lavoro intenso verrà
visionato per i soliti 5 secondi e scartato subito dopo.
Finché tieni presente le linee guida che ti spiego all'interno di questo manuale,
scatena pure la tua creatività: crea un CV unico che riflette la tua personalità,
personalizzalo in base al tuo carattere e rendilo interessante. In questo modo
catturerai l'attenzione dell'esaminatore e guadagnare secondi preziosi: più
tempo qualcuno passa a leggere il tuo CV, più sono le possibilità di entrare nel
gruppo dei candidati papabili.

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Certo, do per scontato che il tuo CV sia fatto bene: se un esaminatore spende
20 secondi sul tuo curriculum perché non smette di ridacchiare tanto è fatto
male, non hai comunque possibilità. ;)
L'inconscio di un responsabile del personale, quando si mette a valutare CV, è
impostato sul pilota automatico: tutti i curriculum sono noiosi e i candidati
sono da scartare senza pensarci due volte. Non è cattiveria, è psicologia:
quando fai qualcosa per tanto tempo, si creano delle connessioni neuronali che
facilitano l'azione; è la ragione neurologica dell'esperienza. Statisticamente,
per ogni lavoro dato ci sono fino a 70 curriculum analizzati: significa che 69
verranno scartati. Con una percentuale così alta di rifiuti, è logico che anche
l'esaminatore più buono sia inconsciamente programmato a bocciare un CV: ce
ne sono semplicemente troppi.
Per cambiare questa programmazione psicologica devi spostare lo status quo,
un processo che richiede energia sia da parte tua che da parte di chi legge il
tuo curriculum. Questa energia la crei con il tempo: più tempo qualcuno passa
sul tuo CV, più la mente razionale sarà in grado di valutare il tuo profilo per
quello che è piuttosto che per quello che dice l'inconscio; in più avrai maggiori
possibilità di fare colpo e il tuo nome si imprimerà nella mente del datore. Di
conseguenza, più tempo significa più chance di essere ricontattato.
Il tempo lo guadagni con l'interesse: se nei primi 5 secondi l'esaminatore si
interessa al tuo CV, è fatta. Devi creare quello che in inglese è definito hook, o
uncino: un elemento immediato, visibile entro 5 secondi anche da un occhio
distratto, che invoglia a leggere di più. Questo elemento è la personalizzazione:
crea un curriculum diverso da tutti gli altri e avrai l'uncino perfetto per
mostrate quanto sei adatto per il lavoro. Stai alla larga dai modelli standard e
crea la tua personale idea di curriculum.
Qui non voglio darti dei consigli specifici perché ucciderebbero ogni tentativo
di personalizzazione. Non devi seguire le “pratiche migliori”, l'unica pratica
migliore è quella che senti tu e si adatta al tuo carattere. Lascia stare i modelli,
soprattutto l'orribile modello europeo, e crea qualcosa di fresco e innovativo.
Qualcosa che catturi l'occhio del datore ancora prima che legga la prima
parola. A breve ti parlerò degli elementi di design più importanti da tenere a
mente, ma ricorda che hai sempre una certa libertà per quanto riguarda lo stile
di un CV.
Abolisci gli standard, studiali per non fare l'errore di copiarli. Questo significa

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che dovrai scaricare e informarti sul modello europeo, dovrai anche compilarlo
e tenerne uno da parte (alcuni datori masochisti ancora lo pretendono), ma il
tuo curriculum principale sarà personalizzato e diverso da tutti gli altri.
Chiedi ai tuoi amici che stanno cercando lavoro di farti vedere il loro CV per
uno scambio di opinioni. Vedrai che metà sono in formato europeo, e l'altra
metà ha la fantasia di un commercialista. Osserva il design ed estrapolane gli
elementi, fai un elenco delle parole più comuni e stanne alla larga. Sorprendi
sia l'occhio che la mente del datore con locuzioni sagaci e snelle. Per arrivare al
colloquio devi distinguerti dalla massa.
Se vuoi fare la persona seria, adatterai il tuo CV per ogni singolo datore. Se la
tua posizione è di alto livello e ci sono pochi potenziali datori interessati alle
tue specifiche qualità, questo consiglio diventa essenziale. Se invece consegni
curriculum a nastro, ti basterà un modello diverso per ogni settore in cui
spieghi come le tue competenze tornano utili a quel gruppo di datori.
Puoi adattare il CV al singolo datore andando sul posto di lavoro: parla con gli
altri dipendenti e osserva lo stile di gestione, incontra il capo e vai nel suo
ufficio se ne hai la possibilità, diventa suo cliente. Questa fase di ricerca può
raddoppiare le possibilità di trovare un lavoro, se la fai bene.

Un design perfetto
Il design è un argomento soggettivo perché deve assecondare i tuoi gusti: la
grafica del CV, ossia l'idea che dà di te al datore prima ancora che legga il
contenuto, deve corrispondere alla tua personalità. A livello inconscio una
persona può capire molto della tua personalità a seconda del design che usi,
questa può essere un'arma a tuo vantaggio. Un punto a sfavore del modello
europeo è la mancanza di personalizzazione che non lascia al datore la
possibilità di capire chi sei veramente.
L'ideale sarebbe creare un CV che rispecchia la psicologia di chi lo legge.
Essendo impossibile, la seconda scelta migliore è usare il design che ti viene
più naturale. In questo modo sarai coerente a tuttotondo sia con la parte
verbale (scritta) che non verbale, creando un'esperienza di lettura più positiva
e rafforzante. Queste sottigliezze contano.
Ci sono tuttavia degli accorgimenti che dovresti tenere a mente quando scrivi il
tuo CV per ottenere il massimo impatto positivo.

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Il test dei 3 secondi
Iniziamo dalla fine: quando hai scritto il tuo CV, prima di inviarlo fai sempre il
test dei tre secondi per capire se va bene o devi lavorarci ancora.
Prendi un amico e mostragli il tuo curriculum a un metro e mezzo di distanza
per 3 secondi, poi nascondilo. Chiedigli quali sono gli aspetti salienti della tua
professionalità, qual è il tuo maggiore punto di forza: sa rispondere? Se la
risposta è no, significa che devi ancora lavorare sul tuo CV. Anche se la risposta
è confusa o diversa dal messaggio che vuoi comunicare, dovrai cambiare
qualcosa prima dell'invio alle aziende.
Tre secondi non sono sufficienti per leggere un testo, ma bastano all'inconscio
per formarsi la prima opinione su quello che stanno vedendo. Se entro questo
arco di tempo non sei ancora riuscito a fare una buona impressione, sarà
difficile cambiare la situazione a meno che tu non abbia delle competenze da
urlo.
Una variante del test dei 3 secondi è il test a 1 secondo in solitaria. Metti il CV a
circa un metro da te e valuta il suo design in un secondo, senza concentrarti
troppo. Poi allontanati e ripeti il test, finché non sei così lontano da non
riuscire a leggere più niente.
Non riuscirai mai a formarti un'opinione oggettiva sul tuo CV, per il solo fatto
che lo scrivi tu: lo vedrai con occhi diversi perché hai delle emozioni quando lo
rileggi, positive e negative. Valutare le proprie opere oggettivamente richiede
anni di esercizio, uno sforzo che non ti richiedo di fare in questa fase. Ma puoi
simulare l'effetto guardando il CV da un punto di vista nuovo: più lontano. In
questo modo farai credere al cervello di trovarsi di fronte a un curriculum
nuovo scritto da qualcun altro.

Riduci all'essenziale
Quando scrivi i contenuti, devi tenere a mente che meno scrivi, meglio è. Più
parole significa che hai più possibilità di incastrarti e fare una brutta figura,
mentre quello che vuoi è passare la prima fase di scrematura indenne: avrai
tempo al colloquio per fare una bella impressione.
Questa scelta minimalista si riflette anche sulle scelte di design, ovvero sugli
elementi grafici che scegli di includere nella formattazione: meno ne usi meglio
è. Lascia tanti spazi bianchi: se posizionati saggiamente rendono il CV più

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d'impatto.
Un errore fatto da molti e ripreso nel modello europeo è quello di aggiungere
linee nere per accentuare una formattazione priva di originalità. Se vuoi usare
una tabella non sei obbligato a inserire i margini, così come in altri riquadri che
decidi di utilizzare. Lascia sottintesa la formattazione e liberati da linee colorate
che appesantiscono la lettura e distraggono il datore dall'elemento
fondamentale: le tue competenze.
L'unica eccezione a questa regola è la sezione contatti, che è concettualmente
separata dal resto del CV: non deve mostrare le tue competenze, ma lasciare al
datore i dati necessari per informarsi meglio su di te e richiamarti per un
colloquio. Visto che questo è il CTA (Call To Action, l'azione che vuoi
intraprenda il lettore), è giusto dargli risalto inscatolandolo all'interno di una
cornice formata da una linea nera. Questa non è una regola, ma un'eccezione
che puoi decidere o no di usare.
Va da sé che l'unico sfondo tollerato è quello bianco, senza colori strani. Vuoi
che il tuo CV sembri scritto da un bambino di 8 anni? Ecco, appunto. Sfrutta il
bianco: è il colore più potente che hai a disposizione.
Un'idea per sfruttare gli spazi bianchi è di disporre gli elementi importanti nei
margini alto e basso del foglio, lasciando il centro privo di contenuto e con più
vuoto. Questo forma una cornice attorno al centro, un effetto gradevole usato
nella fotografia e che viene percepito dall'inconscio. Puoi ad esempio iniziare
con un paragrafo d'apertura e mettere i tuoi contatti in fondo alla pagina, dove
la densità di testo sarà maggiore, e lasciare il centro per schemi riassuntivi
delle tue capacità.
Ti ripeto la regola aurea del CV: più scrivi e più rischi di sbagliare, quindi riduci
al minimo.
Ridurre il testo e far spaziare il design ti permette di ingrandire alcune sezioni
del CV senza rischiare di andare oltre i limiti della pagina: fallo per facilitare lo
skimming al datore. Cos'è lo skimming?
Un reclutatore può trovarsi a dover valutare centinaia di CV mentre gli squilla il
telefono ogni due minuti, quindi non ha tempo di leggerli tutti. Piuttosto dà
un'occhiata veloce alla parte alta, alle esperienze, e alla conclusione. Solo se
passa il test dei 5 secondi e ti considera ancora un candidato valido si metterà a
leggere dalla prima parola, forse.

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Puoi facilitare il compito del datore attirando l'attenzione sugli elementi più
importanti, ossia il tuo USP (Unique Selling Proposition, il singolo elemento che
ti rende migliori di tutti gli altri candidati). L'occhio del reclutatore si fermerà
sui titoli grandi, che tu piazzerai appena prima dei tuoi punti di forza.

Come catturare l'attenzione con il design


Ci sono tre elementi grafici che puoi usare per catturare l'attenzione di un
datore:
1. Le frecce.
2. I colori.
3. Gli spazi bianchi.
Andiamo ad analizzare ognuno di questi tre elementi per vedere che effetto
fanno sul reclutatore che deve valutare le tue competenze e decidere se vali il
tempo di una telefonata.
Le frecce sono le più grossolane, ma nella loro semplicità funzionano bene e il
marketing moderno sta riscoprendo la loro utilità. Test di usabilità hanno
dimostrato che puntare le frecce sul CTA aumenta la conversione, che per i
comuni mortali significa: se metti una freccia che punta al tuo numero di
telefono, hai più possibilità di essere ricontattato.
Invece di una sola freccia ne puoi usare due: una che va dal paragrafo iniziale
alla tua competenza principale, l'altra dalla competenza ai contatti. In questo
modo suggerisci al datore uno schema logico per consultare il tuo CV e
guiderai il suo skimming: inconsciamente gli stai dicendo cosa fare, e in che
ordine. La freccia, se usata bene, è uno strumento leggermente ipnotico.
Qui la parola chiave è leggermente: non aspettarti che il lettore faccia quello
che vuoi se metti un paio di frecce. Il contenuto deve essere comunque degno
di una lettura approfondita, altrimenti non migliorerai la tua situazione. Un CV
poco ispirato non ti farà avere mezza risposta, frecce o non frecce.
Il colore è più velato, ma può aggiungere quell'elemento in più che ti distingue
dalla massa. Se stai leggendo questo report da un dispositivo in grado di
riprodurre il colore, o stampato con una stampante a colori, ti sarai accorto che
i titoli principali (quelli centrati) sono arancio: è un utilizzo strategico del
colore.

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Non tutto il testo è colorato, i sottotitoli sono neri, solo i capitoli hanno quel
tocco di colore che li rendono più visibili. L'effetto è carino e non appesantisce
la lettura, perché il contenuto vero e proprio resta in nero.
Lo stesso effetto puoi usarlo nel CV, quando guidi l'attenzione del datore da un
elemento all'altro con lo stesso colore. Usane al massimo due, oltre al nero.
Una seconda idea è mettere titoli e sottotitoli di un colore per la tua
esperienza lavorativa, e a fianco un secondo colore per titoli e sottotitoli delle
tue competenze e studi. O puoi dividere in due il CV: in alto un colore, in basso
un altro. O destra e sinistra.
Le combinazioni di colore sono molte, sperimentale una volta che hai
completato il contenuto: il design deve supportare quello che hai da dire, non il
contrario. Prima dì qualcosa di interessante, poi pensa a come fare in modo
che il datore lo legga senza buttarlo nella pila dei CV anonimi.
Se invii un CV via email usa meno colore possibile, consiglio il bianco/nero alla
vecchia. Non tutti i datori sanno usare il computer, e potrebbero avere
problemi di compatibilità. Piuttosto che bruciarti ogni possibilità di essere
richiamato con un documento illeggibile, non usare il colore e mantieni la
compatibilità al massimo.
Il terzo elemento, lo spazio bianco, è il più sottile di tutti e richiede diversi
tentativi per essere perfezionato. Il principio base è che un elemento è
percepito tanto importante quanto la quantità di spazio bianco intorno. In altre
parole: meno testo metti intorno al tuo punto di forza principale, e più
possibilità hai che venga letto e valutato.
Questa è una sterzata forte rispetto ai modelli normali, dove vengono buttate
informazioni a casaccio perché “non si sa mai”. Aggiungere testo inutile crea
rumore di fondo che distrae dal messaggio originale, diluendone l'efficacia.
Pensa a un buon espresso: ti piacerebbe se il barista lo allungasse con acqua
calda? No vero? È quello che stai facendo quando allunghi il messaggio
principale con informazioni inutili. Pensaci prima di farlo nel tuo prossimo
curriculum.
Ecco una lista di elementi che spesso si trovano in abbondanza in un CV e non
fanno che ridurre la qualità complessiva del curriculum. Stai attento quando ne
aggiungi uno: non è detto che sia un male, ma sii scettico sulla loro utilità:
• Frecce inutili (più di due o che puntano a elementi superflui).

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• Linee che dividono il foglio.
• Loghi che non aggiungono niente al messaggio.
• Intestazioni inutili, come la dicitura “Curriculum Vitae.”
• Numeri di pagina.
• Bordi troppo spessi per coprire una mancanza di contenuto: piuttosto
ingrandisci il carattere.

Gli elementi veramente utili di un CV e come sottolinearli


Di contro, devi dare importanza agli elementi veramente importanti in un
curriculum. Ti ho spiegato quali sono: quelli che il datore può sfruttare fin da
subito per ottenere un'utilità economica.
Ma se scrivi queste informazioni e non usi gli elementi di design per
sottolinearle, rischierai che il datore le salti con lo skimming. In questo modo
verrai ignorato non perché non hai scritto le cose sbagliate, ma perché il datore
non le ha viste.
Devi prima di tutto immedesimarti nel tuo datore. Fatti queste tre domande:
1. Qual è il suo più grande problema?
2. Quali sono le sue opportunità per risolverlo?
3. Quali sono i suoi sogni?
Fai delle ricerche per capire la risposta. Non ti servirà farne una per ogni invio: i
problemi e le opportunità tendono ad allinearsi nello stesso settore, quindi
puoi fare una ricerca a campione ogni volta che ti candidi per un posto in un
settore diverso.
Una volta che hai capito il problema del datore, devi fargli capire che sei dalla
sua parte nel risolverlo. Questo è il modo migliore per concludere il tuo CV con
un Post Scriptum, che secondo le ricerche è la seconda parte più letta di un
curriculum dietro all'apertura.
Scrivi a chiare lettere il problema, e come puoi risolverlo. Ad esempio: “P.S. So
quanto è difficile trovare un cameriere affidabile che invoglia i clienti a tornare,
con la mia esperienza so di poter essere quella persona.”
In questa frase ti rivolgi direttamente al datore, parli del suo problema
principale e di come puoi risolverlo. Nota che non stai dando tutte le

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informazioni: dici che puoi risolvere il suo problema, incentivandolo a
chiamarti per un colloquio nel quale prometti di dargli più informazioni.
Gli farai capire che sei dalla sua parte. Abbatti il muro insensato fra datore e
dipendente: non è una guerra fredda, è un rapporto d'affari in cui tutte e due
le parti ci guadagnano. Se vi ostacolate a vicenda, non avete che da rimetterci.
Un datore decente lo sa già, tu ricordatelo in ogni interazione col capo. Se il
datore è indecente e crea un muro attorno a lui, è il momento di cercarne un
altro. Affari suoi.
Una volta che hai correttamente identificato il suo problema, vai dritto al
punto senza tergiversare in introduzioni insensate. Il CV deve essere breve,
cancella tutto quello che non risolve un problema immediato e concreto al
futuro capo. Chi sei non aiuterà il datore a guadagnare di più, quindi lascialo
fuori. Immedesimati nel ruolo: quel tizio che mi fa guadagnare di più.
Ti do un obiettivo bonus: la preoccupazione principale di ogni datore è che tu
possa causare problemi. L'assunzione è un rischio, soprattutto in Italia dove
licenziare un dipendente dannoso comporta uno spreco di tempo e denaro
non indifferente. Non scrivere nel CV niente che possa dare anche solo il
minimo sospetto che tu possa causare qualche tipo di problema all'azienda,
anche involontariamente. Hai perso il precedente lavoro perché ti sei distrutto
la caviglia giocando a calcetto? Per Giove, non menzionarlo! Il nuovo datore
avrà paura che ti possa infortunare di nuovo, quindi assumerà un giovane in
salute che non gioca a calcetto.
Un sistema per individuare quello che cerca il datore è scremare i posti di
lavoro disponibili a monte in base alle tue capacità: chiediti quali sono i tuoi
aspetti salienti, quelli dove hai investito più tempo ed energie per la tua
formazione, poi cerca solo datori che richiedono quel tipo di profilo. Ti prende
del tempo e riduce il numero di CV inviati, ma avrai più possibilità di essere
ricontattato.
Un grafico che devi tenere d'occhio quando fai il design del tuo CV è questo:

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In inglese si chiama F-shaped pattern, ossia schema a forma di F. È il
movimento che fa l'occhio umano quando scannerizza un documento: la parte
alta viene letta interamente, quella appena più in basso a metà, e la seconda
metà della pagina è appena guardata nella parte sinistra.
Da qui un'importante lezione di design: metti gli elementi più importanti in alto
a sinistra, in corrispondenza delle aree rosse. In basso a destra metti le cose
secondarie.

Un contenuto ipnotico
Ora che sai come impostare un design eccezionale, smettiamola di pettinare le
bambole e veniamo al succo vero: il contenuto. Lo scopo di un CV bello da
vedere è attirare l'attenzione su quello che hai scritto e sui tuoi punti di forza:
se non li sai mettere in risalto, il design non farà granché.
Il nocciolo del contenuto, la filosofia di quello che dovresti scrivere, è la tua
USP: Unique Selling Proposition, la ragione che ti rende il candidato migliore. O
in altre parole: in che modo puoi dare al datore un vantaggio economico. È da
lì che devi partire, e se non lo specifichi non verrai assunto. Questo è il core, la
sostanza più profonda, l'elemento imprescindibile.
Una volta che hai sistemato questo, veniamo ai dettagli: presentare la tua USP
nel modo corretto per convincere il datore che sei la scelta migliore. Ma
soprattutto, non mettere ostacoli fra te e il colloquio. Con una USP decente

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verrai richiamato spesso, basta non fare stupidate nel resto del CV.

Non usare frasi fatte


Prendi il CV dei tuoi amici e confrontali: quante frasi tutte uguali vedi? Se hai
già un curriculum che vuoi migliorare, osserva come anche tu hai usato gli
stessi luoghi comuni e termini clonati senza personalità. Leggine cinque e te ne
accorgerai, leggine dieci e le frasi fatte non le sopporterai più.
Ora immagina un datore che legge centinaia di CV per ogni posizione lavorativa
aperta: quale pensi che sia il suo atteggiamento verso le frasi fatte?
Così come nel design, anche per il contenuto il tuo focus dev'essere sulla
personalizzazione e la creatività. Strappa il modello europeo e crea qualcosa
che senti tuo. Confrontati con i tuoi amici e nota le parole che vengono
utilizzate più spesso, segnatele, torna a casa e cancellale dal tuo curriculum.
Ti faccio alcuni esempi per iniziare:
• Tutti sono motivati.
• Tutti sanno lavorare in gruppo.
• Tutti sono ottimi leader.
• Tutti sono disposti a imparare.
• Tutti sono disposti a fare uno stage.
• Tutti hanno la patente B.
• Tutti sono giovani dinamici.
• Tutti hanno orari flessibili.
• Tutti hanno grandi aspirazioni.
• Tutti sono aperti mentalmente.
• Tutti sanno usare Word e Windows.
• Tutti sanno l'inglese a livello scolastico.
Se vuoi scrivere una di queste cose, tanto vale che aggiungi la capacità di
camminare, parlare e contare fino a 10.
Se hai qualche talento specifico in una di queste aree, spiega perché è utile
all'azienda. Esempio: “So usare Microsoft Access a livello avanzato e posso

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interfacciarmi senza problemi o training con il vostro database aziendale per la
gestione del magazzino.” Che è ben diverso dal saper fare una ricerca su
Google.
Obiezione comune: “Hey, ma io non sono capace a fare niente!”
Risposta semplice: impara.
Altra obiezione comune: “Ma costa un sacco di soldi e ci vogliono anni!”
Altra risposta semplice: non è vero.
Prendi l'esempio di Access qui sopra: tutte le aziende che hanno un minimo di
burocrazia e/o magazzino (ovvero: tutte) necessitano di un software per il
database, e Access è il migliore in giro. Se lo sai usare, hai un vantaggio
estremo sugli altri candidati. Ma quanto ti costa impararlo? Quanti anni?
Zero euro e 3 mesi in cui fai un esercizio ogni tanto.
Segui questa guida gratuita e diventerai competente nell'utilizzo di Access in 3
mesi:
http://www.html.it/guide/guida-access
In giro ci sono pochi giovani che sanno usare un software per database,
diventerai automaticamente un ottimo candidato e questa sarà la tua USP. E se
l'azienda target non usa Access? Allora puoi organizzare un meeting con il
proprietario in cui gli spieghi i vantaggi di un database centralizzato.
Questo è diverso dalle generiche competenze informatiche menzionate prima:
adesso hai una competenza pratica specifica e utile, non sei il generico tecnico
dei computer.
Quindi non venire a dirmi che è impossibile fare esperienza: ti ho appena detto
come creare una competenza rara e ricercata gratis e in 3 mesi. Usa Google ma
soprattutto, usa il cervello.
A proposito di internet: impara l'inglese. Non ti serve diventare madrelingua,
ma una competenza minima è indispensabile se vuoi un lavoro che paghi più di
1500 euro al mese.
Obiezione comune: “Eh ma costa un sacco andare in Inghilterra! I corsi privati
sono sopra i 1000 euro! E poi non ho tempo!”
Risposta semplice: non è vero.

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Stesso discorso di Access: puoi imparare l'inglese gratis in 6 mesi, con un
esercizio ogni tanto. Non diventerai madrelingua, ma lo saprai abbastanza da
poter scrivere “competente” sul CV. Usa questo sistema:
http://www.mindcheats.net/inglese-dinamico
Con l'inglese, tramite internet, hai accesso gratuitamente o a prezzo irrisorio
tutta la conoscenza del genere umano. Più facile di così, esiste solo Matrix.

Quando hai scritto il CV, togli la metà


Questa è la regola spannometrica per chi scrive il suo primo CV decente: sarà
ancora inconsciamente ancorato alla credenza del “più scrivo meglio è”, senza
rendersi conto che sta allungando un espresso con acqua calda.
Un CV è perfetto non quando non c'è altro da aggiungere, ma quando non c'è
altro da togliere.
È una delle regole più importanti nel CV, ma anche nel settore pubblicitario in
generale. Non allungare il caffè con acqua calda. Se una parola non è
indispensabile, toglila. Se puoi sostituire una parola lunga con una corta, fallo.
Se analizzi questo report o un libro scritto bene, ti accorgerai che non ci sono
parole messe a caso per allungare il brodo. Le frasi sono brevi e incisive, le
perifrasi rare. Confronta questo con i testi di blog appena iniziati o i tuoi temi
delle superiori, ti accorgerai della differenza.
Riassumendo, quando scrivi devi togliere:
• Contenuto inutile.
• Parole inutili.
• Lettere inutili.
• Elementi grafici inutili.
Dove per contenuto inutile intendo quelle nozioni che non possono tornare
immediatamente utili al datore per produrre un'utilità economica.
Ti aiuterà pensare in questi termini: il CV non deve farti ottenere un lavoro, ma
un colloquio. E il colloquio serve ad accedere al secondo colloquio. Non devi
scrivere tutto, ma catturare l'attenzione del datore. Devi fargli dire: “questo
tizio sembra interessante, aspetta che lo richiamo.”
Se scrivi un curriculum con l'obiettivo di persuadere subito il reclutatore ad

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assumerti, scriverai troppo. Chi guarda il tuo CV leggerà le prime righe, un paio
di competenze minori e farà diventare i tuoi fogli carta da camino: la sintesi è
una dote indispensabile.
Esistono datori che quando vedono un CV che inizia con una serie di frasi fatte,
o è lungo tre o più pagine, lo scartano senza leggerlo.
È giusto? No. È vero? Sì.
Non devi includere quindi i dettagli che puoi specificare in sede di colloquio,
come le referenze e la tua istruzione inferiore. Puoi anche omettere dettagli
importanti per spuntare un colloquio: dì che puoi riorganizzare il sistema di
gestione del magazzino per far risparmiare all'azienda il 30%, ma non dire
come. Spiega come sarai felice di parlarne faccia a faccia.
Scrivere un curriculum è come vendere: devi convincere qualcuno a fare
qualcosa, che è il livello più basso della pubblicità. Imparare a gestire una
campagna pubblicitaria richiede anni, ma a te bastano le tattiche basilari che si
possono apprendere in una settimana.
Internet è ancora il tuo alleato, cerca con Google questi siti internet che
parlano di marketing online: puoi applicare le stesse strategie per scrivere un
CV e trovare lavoro (li trovi tutti con Google):
• Tagliablog.
• Francesco Gavello.
• My Social Web.
Se conosci l'inglese puoi andare oltre e leggere questi siti:
• Firepole Marketing.
• Copyblogger.
• Problogger.
• Derek Harpen.
• Web Design Ledger.
• Conversion XL.
Osserva anche le pubblicità che ti circondano: in TV, sul giornale, nei negozi. Se
ti capita in mano un libro di marketing e pubblicità, leggilo: ti insegnerà molto.

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Elimina le competenze non distintive
Un'altra cosa che vedo spesso nei CV non ottimizzati sono gli hobby inutili:
• Gioco a calcio.
• Mi piace viaggiare.
• Colleziono calze da donna usate.
Bravo, ma... A me cosa interessa saperlo? Se non mi sai dire un vantaggio
concreto che io datore posso avere fin da subito grazie a questo tuo hobby,
non mi interessa saperlo. Al massimo lo interpreterò male e avrò una scusa per
eliminarti dal processo di selezione: io non richiamerei uno che colleziona calze
da donna usate (alzerei il telefono per chiamare la polizia, ecco).
Includi solo le tue passioni che sfociano in un'utilità pratica che puoi applicare
sul lavoro, non per riempire spazio che potresti usare per altro.
Ne consegue che devi eliminare anche le esperienze lavorative e studi non
rilevanti o che non ti distinguono dalla massa. Per questo il CV varia così tanto
da settore a settore: ogni tipo di lavoro ha richieste particolari.
Gli studi possono essere citati, ma a meno di non avere una specifica
competenza rara, come uno stage a Wall Street, non perderci più di mezza riga:
tutti sappiamo cos'ha studiato un laureato in giurisprudenza a Bologna, non
serve specificarlo. Di solito ti basta citare il titolo di studio superiore, lascia
stare quello che è venuto prima. Anche il voto non devi specificarlo, a meno
che non sia più alto della media.
Mettendo insieme questi tagli arriverai anche tu senza problemi alla pagina
snella, o due pagine se hai molta esperienza lavorativa.

Non scrivere informazioni false


Veniamo a un punto che non viene discusso spesso: se vuoi fare il furbo e
scrivere informazioni false, puoi smettere di leggere questo libro. Quello che
sto cercando di fare qui è incanalarti non solo verso un lavoro, ma l'inizio di
una carriera soddisfacente. Se menti sul CV, non avrai né una carriera né una
vita soddisfacente, quindi quello che leggi è inutile. Vai a scrivere che sei un
ingegnere nucleare, che sei andato sulla Luna o via così. Vediamo fra 3-4 anni
quanto è andata avanti la tua carriera.
Nel migliore dei casi, se la passi liscia perché il datore è un ingenuo passerai

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per lo scemo del villaggio: se scrivi che hai anni di esperienza quando in realtà
non ne hai, sul posto di lavoro sarai una frana. La prima impressione del datore
è rovinata, che ti marchierà come uno sfaticato o uno che non è capace a fare
niente anche con anni di esperienza. Hai appena detto addio alla tua
promozione, anche perché uno che mente sul CV non ha la forza psicologica
per impegnarsi a ribaltare questo preconcetto (e un po' gli sta bene).
Nel peggiore dei casi sarai licenziato in tronco per giusta causa, e un
licenziamento di questo tipo è il peggior biglietto da visita nella ricerca di una
nuova occupazione. I reclutatori professionisti delle grandi aziende si parlano
fra di loro, si conoscono e si scambiano informazioni. Se vieni scoperto, puoi
come minimo dire addio a tutti i lavori nella tua zona in un determinato
settore, perché la voce si diffonderà.
Su questo ho voluto essere chiaro con te, perché un datore non è stupido. Ha
più esperienza di te, ci mette poco a capire se stai dicendo la verità. Ammesso
che riesci a passare la fase di scrematura iniziale, dopo i primi giorni di lavoro
potresti essere lasciato a casa. Avrai speso tempo e denaro senza vedere
mezzo soldo bucato.
Quello che puoi fare è omettere e riformulare. Non significa mentire, ma
mostrare il lato migliore di te.
Le omissioni sono concesse quando vuoi far passare sotto i radar un problema
che potrebbe compromettere in modo insensato la tua candidatura. Ad
esempio: hai avuto un problema di salute grave due anni fa, ora
completamente risolto. Ma non lo vuoi menzionare, perché un'assenza di 30
giorni per malattia costa al datore un mucchio di soldi: anche se non hai
problemi adesso, potresti essere discriminato. Questa è un'omissione
accettabile.
Invece non vuoi omettere problemi al legamento crociato se vuoi fare il
magazziniere o lavorare nell'industria, dove devi spostare carichi pesanti tutto
il giorno. Primo perché peggioreresti la tua salute, secondo perché sarebbe un
lavoro frustrante dove la relazione con i superiori non è delle migliori. Prima o
poi sarai licenziato e avrai buttato anni di tempo in un lavoro senza possibilità
di carriera e in un settore nel quale farai fatica a trovare altro, ora che zoppichi
vistosamente. Non cercare un lavoro per il quale non hai le qualifiche: stai
perdendo tempo.

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Riformulare significa descrivere la tua esperienza in modo da suscitare
interesse nel datore. Quindi un lavoro da stagista in comune può diventare un
lavoro nel settore della logistica e coordinazione aziendale, purché tu abbia
acquisito le competenze necessarie per fare quel tipo di lavoro. Non può quindi
diventare un lavoro da vicedirettore, perché non hai quel tipo di competenze.
Molte persone sottovalutano la loro esperienza passata: sono così pessimisti e
sicuri di non trovare lavoro che non provano nemmeno a cercarlo come si
deve. Quindi minimizzano la loro esperienza e si presentano come il primo pirla
che passa, perché tanto il lavoro non lo trovano comunque. Anzi non trovare
lavoro sarebbe per loro un vittoria, perché confermerebbe la loro idea che
lavorare in Italia è impossibile.
Se giochi al ribasso con la tua esperienza e non hai voglia di ottenere altre
qualifiche anche quando non ci sono ostacoli (pensa ad Access, esempio fatto
poco sopra), sei in questa categoria.

Usa elenchi puntati e mappe mentali


Un'idea nuova: invece di un CV, fai una mappa mentale di qualità e invia quella.
Cerca su Google “mind map” per vedere decine di esempi creativi a cui puoi
ispirarti per il tuo modello. Se ti senti portato e hai una mentalità artistica puoi
farlo, altrimenti punta al curriculum classico.
Quello che invece puoi e devi inserire è una serie di elenchi puntati o numerati.
Perché?
• Rendono la lettura più veloce.
• Aumentano gli spazi bianchi e la sensazione di libertà.
• Sono schematici e mettono tutto in ordine.
• Rendono lo skimming più veloce.
Noti la differenza? Quando devi elencare qualcosa fallo con un elenco, non con
la virgola. Ogni buon CV che si rispetti ha almeno 2 elenchi e altri elementi
grafici.
Fai una prova: scrivi una serie di elementi su un foglio prima con un elenco, poi
in linea con una virgola. Mettili uno a fianco dell'altro a distanza di un metro e
vedrai la differenza di impatto dei due formati.
Inoltre un elenco ti costringe ad essere breve: occupa più spazio sul foglio

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perché vai a capo spesso, quindi aiuta la sintesi se sei troppo prolisso.

Scrivi una presentazione efficace


La presentazione è il testo introduttivo che apre il CV con paragrafo che parla
di te. Ad esempio, nel curriculum che mi ha fatto trovare lavoro in 6 ore
(riportato integralmente in fondo al modulo) ho scritto:
“Un laureato in economia, esperto venditore e imprenditore con un'esperienza
lavorativa importante nel settore della ristorazione, alla ricerca di un lavoro nel
quale posso sfruttare le competenze acquisite in un anno di lavori in un
ristorante italiano a cinque stelle negli Stati Uniti.
“Ho combinato con successo i miei studi e la mia esperienza da imprenditore
per diventare un cameriere focalizzato sulle vendite, con una grande
attenzione all'esperienza del cliente. Sono abituato a lavorare sotto pressione e
come leader di un gruppo.”
Questo è il modello più efficace che ho utilizzato perché in due frasi riassume
tutto quello che il datore deve sapere su di me per la posizione che volevo
ricoprire. In questo caso: un cameriere con esperienza importate e venditore
professionista.
I tratti salienti di questa presentazione sono:
• Brevità: frasi e parole sono corte, vado dritto al sodo e non spreco
tempo. Non ci sono avverbi, perifrasi e ripetizioni, vado a capo dopo la
prima frase e i paragrafi sono di lunghezza uguale.
• Incisività: in pochi secondi il datore sa di avere fra le mani un candidato
con esperienza rilevante e una grande competenza.
• Ci sono verbi d'azione e il tempo attivo, che danno un'impressione più
positiva rispetto al passivo.
• Suscita curiosità, perché poche persone vogliono andare in un bar dopo
aver lavorato in un ristorante a cinque stelle. La curiosità aumenta con la
menzione degli Stati Uniti.
• Benefici impliciti: qui i benefici per il datore sono chiari nel primo
paragrafo, ossia l'esperienza rilevante. Nel secondo, dove parlo della mia
esperienza da imprenditore, specifico che mi ha aiutato a diventare un
venditore focalizzato sulle vendite ed esperienza cliente (beneficio

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immediato).
Quando devi scrivere la tua presentazione usa pure questo modello e
modificalo a seconda delle tue caratteristiche: farai subito una bella
impressione.

Come scrivere un CV quando non hai esperienza


Sei giovane, appena uscito da scuola e senza esperienza? La tua laurea è
troppo teorica e non sai come usarla nel mondo del lavoro?
O forse hai già esperienza, ma con lavoretti sparsi e non qualificanti. Hai
lavorato durante la scuola, o sei andato avanti con stage sottopagati per troppo
tempo e vuoi cambiare aria.
Queste sono situazioni comuni dove molti perdono la speranza e si arrendono
di fronte all'evidenza: non troveranno mai un lavoro.
Certo trovare un lavoro qualificante è più facile se hai già lavorato alla NASA,
ma ricorda che ogni uomo di successo è partito con un diploma e tanta voglia
di migliorare. Nessuno nasce imparato.
Il primo preconcetto che devi spazzare via è quella del “senza esperienza è
impossibile trovare lavoro.” Non è vero. L'esperienza è importante per un
lavoro qualificante che paga più della soglia di sopravvivenza, ma non è l'unico
parametro. Se metti in risalto le tue altre capacità, riuscirai a ovviare alla tua
mancanza di esperienza qualificante.
Ricorda che un datore non assume la persona migliore per un lavoro, ma quella
più sicura. L'esperienza dà la sicurezza che un lavoro sarà fatto bene, ma se
riesci a garantirla in altro modo, l'occupazione andrà a te anche quando ci sono
candidati migliori.
In questo capitolo ti spiego come trovare un lavoro anche se ti manca
l'esperienza.

Trovare lavoro da giovani


Se sei un giovane sotto i 30 anni, difficilmente avrai l'esperienza necessaria per
aspirare a lavori manageriali importanti. Ma rilassati, è normale: nessuno
pretende che alla tua età abbia la competenza di un esperto del settore e sono
gli altri aspetti che devono renderti una scelta interessante. Cose come:

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• La giovane età.
• Le tue capacità.
• Le competenze acquisite personalmente.
Più sei giovane e meno hai esperienza, più conta la tua personalità e il design
del CV. Se sei ancora a scuola non rilassarti quando torni a casa, perché con un
diploma o una laurea in mano farai fatica a trovare un'occupazione decente.
Mettiti a studiare una specializzazione che ti piace, impara una competenza
qualificante che tornerà utile al datore una volta finito il ciclo di studi.
Prendi l'esempio di Access fatto sopra e usalo come punto di partenza. Ti
consiglio una competenza legata all'informatica, perché è il settore che in
futuro si espanderà maggiormente e potrebbe diventare il tuo punto di forza
rispetto a gente di una certa età che a mala pena sa come accendere un PC. Di
sicuro devi imparare bene l'inglese.
Le competenze informatiche sono date per scontate con un giovane. Sei nato
circondato dai computer, non saperli usare è un grosso campanello d'allarme
per il datore. Equivale a scrivere sul CV: “sono uno svogliato che non vuole
impegnarsi a fare niente, se mi assumi lavorerò il meno possibile.”
Potrebbe non essere vero e alcuni datori, specie nei lavori dove il computer
non ti serve, non noteranno la carenza. Ma ti sei appena tagliato fuori dalle
metà dei lavori esistenti in Italia, così come ogni speranza di ricevere una
promozione (le posizioni da dirigente richiedono un uso del computer che va
oltre a Goolge e Facebook). Se vuoi far veramente decollare la tua carriera,
l'informatica è essenziale. Non sto parlando di livelli avanzati, giusto il minimo
per risolvere ogni problema in autonomia.
Passiamo oltre.
Un errore che vedo spesso è la presenza, in CV dove il candidato ha poca
esperienza, di esperienza lavorative dequalificanti. Se scrivi sul CV che hai
lavorato per parenti, hai fatto volontariato o partecipato a qualche progetto
scolastico irrilevante, implichi che non hai altre qualità interessanti: l'aspetto
più interessante che comunichi al datore è qualche mezza giornata a riordinare
l'ufficio di tuo zio.
Ho visto CV menzionare gite scolastiche.
Quando non hai esperienza cerca di fartela in modo autonomo, ma nel

102
frattempo punta sugli altri aspetti di te stesso. Hai un hobby? Ti appassiona
qualcosa? In che modo questo può tornare utile al datore? Scommetto che hai
anche tu un talento di cui non ti rendi conto.
Esempio: se ti piace disegnare, il passo per diventare graphics designer è
breve. Se giochi a basket, hai un fisico adatto ai lavori pesanti.
Già questo può occuparti metà del CV. L'altra metà la fa il tuo carattere, quello
che sei e quello che vuoi diventare, la tua motivazione e in che modo puoi
tornare utile al datore. Abbellisci la presentazione con un design fatto bene e
sei a posto. Semplice e diretto, non ti serve altro.
Dall'altro lato cerca lavori che ti diano esperienza, non uno stipendio
immediato. Non ti sto dicendo di accettare tutti gli stage sottopagati, sono una
forma indegna di sfruttamento. Accettali solo quando sono compatibili con la
tua carriera e ti danno esperienza qualificante nel settore in cui vuoi
specializzarti. Se è uno stage fine a sé stesso, lascia perdere.
Ricorda poi che è più facile trovare lavoro quando ne hai uno, quindi puoi usare
lo stage come prova che qualche datore si fida di te in questo momento: è una
grossa sicurezza per il nuovo datore, che sarà quindi più propenso ad assumerti
con uno stipendio più alto per strapparti dalla concorrenza.
E sfrutta l'Unione Europea. Vai nella segreteria della tua scuola e chiedi se ci
sono progetti di scambio con l'estero, all'università fai 6-12 mesi di Erasmus.
Non solo farai esperienza valida per il CV gratis, ma ti rimborseranno anche
parte delle spese. E ti divertirai un mondo.
In alternativa sfrutta lo Youth Exchange, un fondo UE per la mobilità dei giovani
in Europa. Puoi andare 4-7 giorni all'estero (dipende dal progetto) con
rimborso quasi completo di tutte le spese. Puoi trovarne a decine a questo
indirizzo:
www.scambieuropei.info
Fanne due o tre e avrai materiale importante da mostrare al datore nel
processo di assunzione. Sempre su questo sito trovi stage e offerte di lavoro
all'estero, se ti interessano.
Per concludere: come faccio se ho perso un anno di scuola? La mia carriera è
rovinata! La mia vita è finita! Andrò a vivere sotto i ponti!
La verità è che fuori dalla scuola, a nessuno gliene frega niente di un anno o

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due di ritardo negli studi. Non menzionarli nel CV e nessuno te lo chiederà
perché a nessuno importa. Certo devi essere in grado di spostare l'attenzione
su qualcosa di più succulento, come le tue competenze acquisite
autonomamente.

Trovare lavoro con esperienza non rilevante


Sei in una di queste situazioni:
• Hai studiato qualcosa, ma vuoi lavorare in un altro settore.
• Hai fatto solo lavori generici senza specializzarti.
• Hai fatto lavori brevi in campi diversi.
• Hai una lunga esperienza nel settore, ma vuoi cambiare.
Puoi sfruttare la tua esperienza passata per cambiare settore lavorativo con
strategie specifiche.
Se hai una laurea in un settore nel quale non vuoi lavorare, puoi salvare il
salvabile facendo leva sulla tua intelligenza: già solo il fatto di avere una laurea
dimostra che sei pronto a studiare e impegnarti, vuoi andare oltre il livello
minimo. Puoi scriverlo a chiare lettere sul CV.
Prima di scrivere il tuo primo CV pensa a come riutilizzare le tue capacità:
anche se hai studiato in un settore diverso, probabilmente puoi riciclare alcuni
esami. Guarda tutti quelli che hai passato e fai un confronto con ciò che ti
viene richiesto nel nuovo lavoro: se ci sono corrispondenze, segnalale.
Di solito non ti occorre nemmeno dire il tuo titolo di studio, piuttosto usa la
formula “nel mio corso di laurea ho appreso X e Y”, dove X e Y sono
competenze fondamentali nel tipo di lavoro per il quale sei candidato. Il datore
sarà portato a pensare che hai una laurea inerente al lavoro, probabilmente se
ne dimenticherà e non ti chiederà di specificare. Se ti fa una domanda del
genere, ammetti che la tua laurea è in ambito diverso ma ripeti che hai
appreso concetti fondamentali anche per questo nuovo tipo di lavoro.
Se hai fatto solo lavori generici senza mai specializzarti in niente, devi usare
una strategia simile a quella dello studio non rilevante. Estrapola dalle tue
competenze quelle che possono tornare utile al datore. Ad esempio, il mio
ruolo di cameriere mi ha aiutato a trovare lavoro in un'azienda come
responsabile acquisti di prodotti alimentari. Se sai riciclare le esperienze

104
generiche, puoi trovare corrispondenze in metà dei lavori che ti vengono in
mente.
Devi invece evitare l'opposto, ossia citare esperienze dequalificanti senza
specificare come tornano utili al datore. Non solo sprechi spazio sul CV, ma dai
anche una brutta impressione di te. Ricorda che dal punto di vista del datore il
tuo valore è dato dai lavori precedenti in parte, quindi lavori scadenti ti
qualificano come un lavoratore scadente agli occhi del capo.
Invece di dire che hai lavorato al McDonald o come commesso a supermercato,
dai rilievo alle competenze e sorvola sul ruolo. Ad esempio: il mio anno di
lavoro da cameriere è diventata un'esperienza di 12 mesi nel settore
alimentare, con focus su prodotti di alta qualità, vini italiani e attenzione alla
soddisfazione del cliente. Così suona già meglio.
Puoi usare anche un trucco psicologico: lasciare intendere che i risultati
dell'azienda siano dovuti a te. Quindi se hai lavorato in un reparto che ha
registrato utili da paura mentre lavoravi lì, puoi scriverlo nel CV. Anche se non
hai fatto niente e non aggiungi altro al curriculum, il cervello umano è
programmato per trovare connessioni anche dove non ce ne sono. In questo
caso, la connessione fra il tuo lavoro e l'aumento degli utili. Esempio: “Ho
lavorato nell'azienda X reparto acquisti, che durante la mia permanenza ha
ridotto le spese dovute agli sprechi del 20%.” Se nel colloquio ti viene chiesto
di specificare, tu parti a treno con la cosa più impressionante e utile che hai
fatto nell'azienda, ignorando la domanda iniziale. È la tecnica del politico: non
dire quello che il datore chiede, digli quello che vuole sentire e si dimenticherà
della domanda. Se messo alle strette, puoi sempre dire che è stato uno sforzo
di gruppo dove è difficile individuare uno più meritevole degli altri.
Se hai svolto lavori brevi in campi diversi, il tuo nemico più grande è la
confusione. Metti tutto insieme in un minestrone di esperienze irrilevanti che
annoiano il datore e lo inviterai a buttare il tuo CV nel camino. Anche se ha la
buona volontà di leggere tutto, non ci capirà molto e passerà al prossimo
candidato che ha deciso di riassumere meglio la sua esperienza.
A questo punto sai che meno scrivi, meglio è. Ma quando hai fatto tanti lavori e
nessuno ti dà più competenze degli altri, cosa fai? L'impressione che non vuoi
dare è del lavoratore che non sa cosa vuole dalla sua carriera, quindi inserire
tutto è da escludere.

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Puoi invece raggruppare le competenze apprese in una sola voce ed elencare i
lavori in cui l'hai appresa, oppure citare vagamente “diversi lavori”. Ad
esempio: hai lavorato come commesso al supermercato, barista nel bar del
bocciodromo e in un call center. Puoi dire che hai “accumulato 18 mesi di
esperienza nel servizio clienti e interazione col pubblico attraverso 3 lavori.” O
ancora: hai seguito la catena di soddisfazione del cliente attraverso lavori che
hanno ricoperto diverse fasi del servizio clienti.
In nessuno di questi casi ti stai inventando niente, hai solo riformulato la tua
esperienza mantenendo il focus su quello che interessa veramente al datore: la
tua utilità economica.
A proposito di utilità economica, ricordati che ogni lavoro ne ha una. Quindi
anche se non riesci a trovare un filo conduttore fra tutti i tuoi lavori (pensaci,
non è così difficile), cita quelli più vicini al settore per il quale ti candidi ed
elimina gli altri: in questo modo sembrerai comunque senza esperienza (lì ci
puoi fare poco), ma almeno i tuoi pochi lavori sono sempre nella stessa
categoria. Se il datore ti chiede nel colloquio cos'hai fatto per riempire tutti
quei buchi di occupazione (ossia il tempo che hai lavorato nei settori che non
hai menzionato sul CV), rispondi con un generico “lavori secondari” e citane un
paio senza impegno, per far credere al datore che il suo settore è quello in cui
vuoi fare carriera.
L'ultimo punto riguarda lavoratori che hanno molta esperienza (10 o più anni),
ma vogliono cambiare settore. Prima di tutto, chiediti se ne vale la pena: un
cambio così radicale significa che dovrai probabilmente rinunciare allo
stipendio garantito e ai bonus accumulati, almeno per i primi anni. Non dovrai
ripartire da zero, ma quasi.
Se sei ancora convinto, l'ideale sarebbe cancellare quello che hai fatto finora e
ripartire da zero. Ma c'è una cosa che ti puoi portare dietro: le competenze.
L'esperienza non è trasferibile al di fuori del settore nel quale l'hai
accumulata, la competenza sì.
Pensa ai punti in comune fra il vecchio lavoro e il nuovo. Attenzione: non fra il
settore lavorativo, ma l'occupazione specifica. Un lavoro da responsabile
acquisti nel settore alimentare non è molto diverso da un responsabile acquisti
nel settore dell'industria pesante. Dovrai fare un corso d'aggiornamento o
ancora meglio imparare tu le differenze, ma puoi focalizzare il tuo CV

106
sull'esperienza negli acquisti, i contatti, la rete di amicizie e così via. Tutte
quelle cose trasferibili che ti danno un vantaggio competitivo sugli altri
candidati.
Continui però a non avere speranze contro i candidati che, a parità di tutto il
resto, hanno esperienza rilevante nello stesso settore. Per questo dovrai
richiedere uno stipendio più basso e accontentarti di posizioni inferiori, almeno
fino a quando non dimostri il tuo valore e ottieni la promozione. Potrebbero
volerci anni, quindi pensaci bene prima di fare questa scelta.

Ho la laurea, ma poca esperienza


Sei un neolaureato senza esperienza lavorativa? Questo capitolo è il tuo.
Se ancora stai studiando ma sei senza esperienza, considerati fortunato: hai la
possibilità di formarti mentre ti laurei. Trova un lavoro part-time se riesci, o
formati personalmente in un argomento che ti piace e attinente alla tua laurea.
Specializzati più che puoi per avere il massimo risultato con il minimo sforzo.
Questo anche se tu sei un genio che punta al 110 e lode: senza esperienza
pratica, la laurea non ti serve. Se sei così bravo ci sono già tante opportunità
per te, uno stage di poche ore a settimana, un progetto personale o lavoro
estivo. Esempio: se sono un genio in ingegneria elettronica, nel mio tempo
libero programmerò un software aziendale per la gestione della burocrazia in
un'officina.
La laurea ti dà una competenza teorica, sta a te prenderla e applicarla al
mondo. Se ti aspetti che sia l'azienda a formarti e colmare il buco fra università
e lavoro, sei nato nel secolo sbagliato: queste cose non succedono più. Le
aziende vanno a prendere direttamente i laureati giovani che si sono impegnati
a dimostrare che i loro studi non sono solo un bell'esercizio teorico e scartano
gli altri, condannandoli ad anni come commessi.
Pensa a cosa puoi realizzare di pratico con la tua laurea. Dovrei studiare oltre il
livello universitario, ad esempio l'ingegnere dell'esempio sopra dovrà imparare
tutto quello che riguarda la burocrazia in un'officina, ma con una competenza
così specifica troverai un lavoro ben pagato nel giro di qualche settimana.
Io ho trovato lavoro sei mesi prima di essere laureato (firma del contratto) con
il primo giorno di lavoro due settimane dopo la discussione della tesi: il trucco
è sondare il terreno quando ancora stai studiando, così da non avere ritardi in

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cui non hai niente da fare.
Ma capisco che può capitare: fai tutto bene, eppure il lavoro ancora non lo
trovi. Capita. Sfrutta quel tempo per puntare sulla tua formazione: lavora ore al
giorno sia sul trovare un lavoro che sul tuo sviluppo professionale, impara una
competenza distintiva. Così saprai rispondere alla domanda del buco
occupazionale.
Da giovane, uno dei vantaggi più grossi che puoi avere è la possibilità di
lavorare all'estero. Se nulla ti trattiene trasferisciti definitivamente, non hai che
da guadagnarci. Se invece proprio vuoi restare, almeno lavora per 6-12 mesi in
un Paese europeo. L'esperienza all'estero è giustamente vista come
qualificante, anche se fai un lavoro misero. Punti bonus se vai a lavorare nello
stesso settore in cui vuoi specializzarti.
L'unione Europea ha molte borse di studio per studenti e giovani lavoratori che
vogliono mettere il naso fuori dall'Italia: cerca il già citato Scambi Europei per
idee e link verso fondi nazionali. Controlla anche il sito della tua regione o
chiedi direttamente in comune: a volte puoi accedere a finanziamenti e
agevolazioni che ti permetteranno di andare all'estero coprendo le spese
iniziali. Con buona probabilità potrai anche mettere qualcosa da parte.
Chiedi anche alla tua università se ci sono fondi per tesi all'estero o stage
europei: l'Unione Europea incentiva questo tipo di iniziative e hai una concreta
possibilità di trovare qualcosa.
Quando sei giovane avrai la tentazione di prendere il primo stage che ti capita
e rilassarti finché non vieni licenziato dopo 6 mesi. Grosso errore: quando
accetti uno stage continua a cercare, perché sarà più facile trovare un lavoro.
Nel tuo caso stai cercando di fare esperienza nel settore della tua laurea, non
fermarti finché non trovi un lavoro pagato nella posizione qualificante che ti
meriti.
Non sentirti vincolato da uno stage, il tuo datore si libererà di te il prima
possibile, tu cerca di andartene prima di essere lasciato a piedi.

Ho grossi buchi di impiego


In passato non sei riuscito a trovare subito lavoro e adesso la lista delle tue
occupazioni è un colabrodo? In questo paragrafo di spiego come sopravvivere
ai buchi occupazionali.

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Prima di tutto, fai in modo di non averne più: quando senti puzza di
licenziamento, mettiti alla ricerca di altro e sii tu il primo ad andartene. Questa
è la transizione più semplice, perché non perderai molti soldi e il processo di
assunzione sarà più facile in quanto già occupato.
Se questo non dovesse riuscire, dedica il tempo che passi a casa non solo nella
ricerca di un nuovo lavoro, ma anche alla formazione professionale: impara
qualcosa di nuovo che puoi usare nel settore dove vuoi fare carriera. Non
importa la tua età, c'è sempre spazio per la formazione anche solo per
riempire i vuoti temporali nel CV.
E per gli errori del passato cosa puoi fare?
Il sistema più semplice è fare un curriculum non cronologico ma per
esperienza: metti in alto le esperienze più importanti e rilevante, e a scendere
quelle secondarie cancellando ciò che non serve. È un formato rischioso che in
Italia non ha preso piede, ma maschera bene i buchi di impiego. O quanto
meno non li rende manifesti.
Puoi anche usare un metodo già discusso: non menzionare le esperienze di
lavoro, ma le competenze acquisite. In questo modo non fai un elenco dei
lavori con le date, ma sposti il focus su come puoi aiutare il datore. In un
curriculum basta questo, poi durante il colloquio puoi specificare. Il principio è
che non ti serve dire tutto nel CV, ma quanto basta per avere l'attenzione del
datore.

Non ho le qualifiche necessarie per un lavoro


Concorsi pubblici a parte, le richieste di precedente esperienza nel bando sono
da intendersi come muri per chi non ha le competenze. Se tu hai la
competenza necessaria senza i requisiti, o hai altre competenze chiave, non
importa.
Nel bar dove lavoravo in Inghilterra, il datore richiedeva almeno 6 mesi di
esperienza nella ristorazione. Ma un mio collega è stato assunto anche senza
nessuna esperienza lavorativa a 17 anni. Come ha fatto?
Quando ho intervistato il datore per questo ebook, mi ha detto che è rimasto
impressionato dalla sua cordialità, il suo sorriso e il tempo che gli ha dedicato.
È rimasto così colpito dalle sue altre qualità che ha sorvolato sulla mancanza di
esperienza, e l'ha assunto anche se c'erano altri candidati sulla carta più

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qualificati di lui. Questo ragazzo si è fatto assumere in 60 secondi in una
posizione per la quale non aveva i prerequisiti richiesti.
Quando vuoi un lavoro ma il bando specifica che viene richiesta esperienza che
non hai, chiediti se hai le competenze necessarie per fare comunque il lavoro.
Se la risposta è sì, prova con il contatto diretto: vai dritto dal datore con il CV in
mano, digli che non hai l'esperienza ma hai comunque acquisito le competenze
in altro modo. Spiegagli come in pochi secondi (massimo 15) e parlagli di come
puoi fargli guadagnare soldi. Poi attendi una reazione.
Alcuni datori sono inflessibili e ti manderanno via, altri prenderanno il tuo CV
per pura cortesia, ma una piccola parte si ricorderà di te come la persona che
ha avuto il coraggio di presentarsi nonostante le avversità. È una nota molto
positiva e potresti trasformare lo svantaggio iniziale in un vantaggio rispetto
agli altri.

Font, dimensione, grassetti e spazi


Pronti ad andare sul tecnico?

Font
Quando ho scritto la mia tesi di laurea, ho passato un intero pomeriggio a
decidere quale font utilizzare, la spaziatura, l'interlinea e cose così. Anche
senza arrivare a questi estremi, un po' di tempo devi dedicarcelo. Iniziamo dai
font, ossia il tipo di carattere. Ce ne sono di due tipi:
1. Serif
2. Sans Serif (detti anche Sans)
I font serif sono quelli con delle piccole linee orizzontali in ogni lettera. Alcuni
esempi:
• Times New Roman
• Constantia
• Fangsong
I font sans sono quelli che queste linee non le hanno. Ad esempio:
• Calibri (usato in questo manuale)
• Comic Sans (evitalo come la peste)

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• Candara
Se devi consegnare il tuo CV online via email, l'unica scelta fattibile è un font
sans: sono i più facili da leggere su uno schermo del computer, le eccezioni
sono poche e non dovresti considerarle.
Fino all'edizione 2007 Microsoft Office usava automaticamente il font Times
New Roman (e sia Open Office che Libre Office lo usano ancora), che è
diventato lo standard di fatto per qualsiasi documento, compresi i CV. È un font
molto formale, ma da leggere è una penitenza, soprattutto a computer: è un
font serif e lo spazio fra le lettere è troppo ridotto.
Per un CV normale di qualcuno che non ha bisogno di comunicare estrema
professionalità (ossia chiunque ricerchi un lavoro diverso dall'avvocato), se vuoi
restare sul classico ti consiglio Calibri, il font che stai leggendo adesso. Il
problema è che le nuove versioni di Office usano Calibri come font automatico,
quindi si sta diffondendo sempre di più. Visto che tu vuoi personalizzare il CV,
dovrai scaricare e installare un font diverso per risaltare in mezzo al mare di
Times New Roman e Calibri. Te ne consiglio alcuni sans, ben fatti e gratuiti (li
trovi con Google):
• Sansation
• Colaborate
• Roboto
Secondo molti la dimensione giusta di un font è 12, ma io sono per le cose
grandi: 13 lo trovo molto più leggibile. Se il curriculum non diventa troppo
lungo, anche un font 14 è accettabile.

Spaziatura
I margini della pagina non cambiarli: vanno bene così. Questo è uno dei pochi
casi in cui vuoi rimanere nello standard. Puoi farlo come ultima risorsa, se non
riesci a trovare la lunghezza giusta aggiustando gli altri parametri.
Già con l'interlinea le cose sono diverse, perché un interlinea 1 (quello usato
automaticamente) non è sempre la scelta giusta.
In genere, l'interlinea migliore varia fra 1 e 1,4 a seconda delle informazioni
che vuoi includere. In altre parole: prima scrivi il tuo CV, poi cambi l'interlinea e
la dimensione del carattere (fra 12 e 14) per modificare l'estetica. Riprenderò

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questo concetto nel prossimo sottocapitolo.
Spaziatura significa anche sapere dove mettere gli spazi bianchi.
Contrariamente a quello che puoi pensare, non devi imbottire il CV di parole
per risultare colto. Il minimalismo paga: metti solo le informazioni necessarie
ed elimina il resto.
Un curriculum è perfetto non quando non c'è altro da aggiungere, ma
quando non c'è altro da togliere.
Mettiti nei panni dell'esaminatore: ha letto CV noiosi per ore e non vede l'ora
di andare in pausa pranzo, se vede un curriculum pieno di informazioni sarà
tentato di scartarlo senza guardarlo. Anche se lo legge, lo farà a malavoglia.
L'ultima cosa che vuoi è essere valutato da qualcuno di cattivo umore che
pensa che tu gli stia rubando tempo.
Per mettere di buon umore chi ti valuta, puoi iniziare con una pagina con più
spazi bianchi che spazi pieni. Questo lo fai tramite l'utilizzo di un carattere sans,
più grande e con interlinea superiore a 1. Ma la grande differenza è data dal
magico tasto invio sulla tastiera: vai a capo, e fallo spesso. Quando vai a capo,
crea un piccolo spazio fra un paragrafo e l'altro.
Guarda questo manuale: se fai attenzione, puoi notare che l'interlinea fra un
paragrafo e l'altro è superiore all'interlinea fra due righe dello stesso paragrafo;
almeno dovrebbe, su alcuni dispositivi questa cosa è falsata. Non sono due
spazi interi (ossia non premo invio due volte), quello sarebbe troppo, ma
separare i paragrafi rende il CV più leggibile soprattutto a computer.
Anche in un curriculum consegnato a mano, la differenza è sensibile. Questa
opzione la trovi automaticamente su Office, selezionando “corpo del testo”
nella casella in alto a sinistra.
Ogni volta che cambi argomento, cambia linea. Quando hai finito di scrivere il
CV stampalo e mettilo a circa un metro di distanza: anche senza leggere le
singole parole, ti sembra ben strutturato? Riesci a cogliere le differenze fra una
sezione e l'altra? Ti dà l'impressione di essere troppo pieno o troppo vuoto? Se
c'è qualcosa che non ti convince, cambialo.
Più avanti in questo modulo ti faccio degli esempi di CV efficaci: stampali e fai
questo esperimento, così ti farai l'occhio.

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Grassetti e corsivi
In un CV non sono un fan del grassetto o del corsivo, ma non significa che non
lo puoi utilizzare. È perfetto per i sottotitoli, ad esempio: nella sezione
“esperienze lavorative” (scritto con un carattere più grande, come 16 in
grassetto), ogni esperienza ha la prima linea in grassetto ma con carattere di
dimensione normale.
Il corsivo va usato per parti del CV che interrompono il normale flusso di
informazioni. Ad esempio: “Per questa esperienza non è possibile procurare
una referenza, perché l'azienda è fallita e il proprietario è scappato a Panama.”
Se non sei sicuro che usare grassetto o corsivo sia una buona idea, non farlo.
Un'altra idea è usare il grassetto per sottolineare parole o frasi chiave nel tuo
paragrafo introduttivo o lettera di presentazione. Utilizza questo elemento
come supporto allo skimming, visto che il grassetto cattura l'attenzione di un
occhio distratto pronto a passare oltre.
Tuttavia non abusare di questo elemento, perché più grassetto usi e meno è
efficace. Piuttosto, scegli quei 2 o 3 elementi da spingere e grassetta quelli.

Carta
La domanda: è possibile fare una buona impressione sul datore prima ancora
che posi l'occhio sul tuo curriculum, in meno di un secondo? Essere sicuro al
100% che leggerà da cima a fondo quello che hai scritto? La risposta: sì. Con
questo trucchetto che non ti costerà tempo né denaro. Con un investimento
minimo, potrai assicurarti che il tuo curriculum venga letto. Immagina un
datore che ha già letto decine di CV tutti uguali, ormai li scorre per pochi
secondi prima di riporli in una pila informe. Penseresti che non c'è niente da
fare: non hai potere su quello che pensa il datore, se non ha voglia di leggere
curriculum, non leggerà nemmeno il tuo. Sbagliato, questa è una tecnica
estremamente potente che nessuno usa.
Un CV non è solo testo, design, colori, esperienze. Certo quello è
fondamentale, ma ti stai dimenticando di un altro aspetto: la carta. Ogni
curriculum fisico deve essere stampato su carta.
In vita mia, non ho mai visto un curriculum stampato su carta diversa da quella
comune, sottile e leggera. Che occasione sprecata! Per distinguerti dalla massa
e attirare l'attenzione immediatamente, non esiste niente di meglio che una

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carta speciale e più spessa.
Lo spessore della carta si misura in densità, ossia grammi per metro quadrato.
Il normale foglio di casa ha una densità di 70-80 grammi per metro quadrato,
ed è quello che viene usato di solito. Se usi una densità maggiore, al datore
basterà prendere in mano il foglio per capire che c'è qualcosa di diverso: è più
pesante, è più rigido.
A seconda del lavoro che cerchi, dovresti usare carta differente. Il miglior
compromesso se sei un giovane con poca esperienza è 120 grammi per metro
quadrato, la densità usata per i volantini che ti mettono nella cassetta della
posta: danno una sensazione diversa sulla mano, senza essere intrusivi. Se
invece hai esperienza e cerchi un lavoro più di alto livello, punta ai 170 grammi
per metro quadrato: è la densità dei cartoncino pieghevole.
Il ragionamento del datore quando si troverà in mano il tuo CV scritto su carta
spessa: “Wow, questa non me l'aspettavo! Aspetta che vado a vedere cosa c'è
scritto su questo curriculum...”
Ed ecco qui, hai fatto la tua prima buona impressione in meno di un secondo.
Puoi acquistare la carta a 120 grammi da questa pagina, e la 170 grammi da
questa pagina.

La lunghezza perfetta
Veniamo alla parte che mi piace di più: la lunghezza! Ho visto curriculum di 4 o
5 pagine in passato in Italia. All'estero è molto meglio, con CV di due pagine in
Inghilterra.
Qual è la lunghezza ideale per un CV?
Ti dico una cosa che dovrebbe farti immaginare la risposta: non importa
quanto un CV sia lungo, l'esaminatore ci metterà comunque 5 secondi per
decidere se meriti una lettura più approfondita. Ogni pagina che aggiungi è un
punto in meno in questa classifica mentale.
Un CV deve essere il più corto possibile, ma non di più.
In soldoni questo principio si traduce in:
• Una pagina se cerchi un lavoro generico.
• Due pagine se cerchi un lavoro altamente specializzato.

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Quindi per il 90% delle persone che leggono questo manuale, una pagina è
l'ideale. Se non sei sicuro, ti basta una pagina. Se hai meno di 30 anni, ti basta
una pagina.
In un sondaggio fra datori di lavoro americani è emerso che il 35% preferiscono
il CV di una pagina, mentre solo il 19% richiedono due pagine. In Europa i
curriculum sono più lunghi che in America per due ragioni:
1. Sia i datori che i dipendenti hanno più tempo libero.
2. Il mercato del lavoro non è così concorrenziale.
Ma non è una scusa per usare due pagine: anche nel Vecchio Mondo la
tendenza è di ridurre sempre di più la lunghezza della presentazione, come
dimostrano le statistiche. Una pagina singola, più lettera di presentazione,
comunica l'idea di una persona giovane, brillante, dinamica che va subito al
sodo. È questa l'impressione che vuoi dare, giusto?
Soprattutto in tempo di crisi i datori tendono a ricevere più CV, perché ci sono
più disoccupati che si contendono meno posti di lavoro. Il tempo medio
passato su ogni CV cala, quindi devi assecondare questa tendenza riducendo le
informazioni.
Ricorda che un CV non serve a farti ottenere un lavoro, ma un colloquio.
Hai pochi secondi per fare una buona impressione: metti in risalto solo i tuoi
aspetti migliori, quelli che ti rendono appetibile. Scarta tutto il resto: potrai
parlarne al colloquio orale.
Qualsiasi sia la tua decisione, una o due pagine (meglio una), riempile sempre:
una pagina lasciata a metà dice che hai finito le cose da dire, non ti veniva in
mente più niente. Insomma: non hai più nulla da comunicare, hai finito le tue
risorse.
Se invece riempi la pagina fino in fondo, l'esaminatore penserà che hai
sintetizzato al massimo le tue competenze per facilitare la lettura. Hai molto
altro da dire, hai altre esperienze da valorizzare. La curiosità aumenterà e avrai
più possibilità di essere richiamato.
Puoi regolare la lunghezza di una pagina in tre modi:
1. Aggiungendo o rimuovendo contenuto e andando a capo più o meno
spesso.

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2. Cambiando l'interlinea.
3. Cambiando la dimensione del carattere.

Gli errori più comuni quando scrivi un CV


Nelle pagine passate ti ho spiegato come scrivere un CV ipnotico e aumentare
le tue possibilità di essere richiamato. Attenzione: non assunto, richiamato. Ti
ricordo che il CV è il primo passo, devi ancora fare il colloquio! D'altra parte, se
non vieni richiamato non puoi fare colloqui per farti assumere.
Tuttavia vista la grande competizione che c'è per ogni posto aperto, ti basta
commettere uno di questi banali errori per azzerare le possibilità di venire
assunto. In questo capitolo ti parlo degli errori più comuni (e facilmente
evitabili) che i lavoratori alle prime armi commettono più spesso. Evitali e sarai
già in vantaggio rispetto a più di metà della concorrenza.

1 – Candidarsi per una posizione dove non sei qualificato


Nelle statistiche ufficiali la parola “disoccupato” non significa persona che non
lavora, ma persona che sta cercando lavoro. Qual è la differenza?
• Se non lavori, te ne stai a casa in pantofole e dormi fino alle 11.
• Se stai cercando, passerai ore a mandare CV e sondare il terreno alla
ricerca di nuove opportunità.
Attenzione, perché la differenza non è banale. Se appartieni alla prima
categoria, il lavoro non pioverà dal cielo. A meno che tu non stia cercando un
lavoretto del fine settimana da affiancare alla scuola, immagino tu abbia
almeno 5 ore al giorno libere, quindi almeno 25 ore a settimana.
Cercare attivamente un lavoro significa dedicare almeno 25 ore a settimana
nella ricerca. O per dirlo in altre parole:
Cercare lavoro è un lavoro.
Okay, e questo cosa c'entra?
C'entra perché se cerchi lavoro seriamente, non hai tempo da perdere con una
candidatura che non ti porterà comunque da nessuna parte. Se non sei
qualificato lascia perdere: inutile candidarsi per una posizione da tecnico
informatico in una grande azienda, se non sai cosa significa LGA 775.

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Se non hai nessuna esperienza non preoccuparti: da una parte non è così
difficile crearne un po', dall'altra ti basta candidarti per lavori che non
richiedono esperienza.
Anche se non hai le qualifiche necessarie, fatti la domanda: potrei fare questo
lavoro meglio degli altri? Invia la candidatura solo se la risposta è sì, altrimenti
non perdere tempo.
E se non trovo un lavoro che non richiede esperienza?
Ce ne sono milioni in tutta Italia, nessuno nasce imparato. Cerca bene. ;)

2 – Scrivere informazioni inutili


Le informazioni inutili per il tuo CV sono come il sale per le lumache: mortale.
Ci sono così tante informazioni inutili in un curriculum classico che trovarne
uno che va dritto al punto è una rarità.
Potresti andare molto fiero di aver votato Craxi alle ultime elezioni (non seguo
la politica da un po'), potresti andare molto fiero del fatto che in palestra fai
squat con pesi da 70 kili e sei buddista. Ma a meno che queste informazioni
non siano rilevanti per il tipo di lavoro che vai a fare, lasciale fuori dal
curriculum. Fatti questa domanda prima di scrivere ogni frase: in che modo
questa informazione tornerà utile, a livello pratico, a chi legge il mio CV?
Se il beneficio non è evidente, posso riassumerlo in massimo una riga di testo?
Se quello che vuoi scrivere passa questo test, scrivilo (e nel caso specifica il
beneficio per il datore), altrimenti toglilo.

3 – Nascondere le informazioni importanti


Errore opposto a quello di prima: spesso un CV è così pieno di formalità e
informazioni inutili che le parti veramente importanti sono nascoste sotto a un
mucchio di frasi fatte.
Un errore tipico è quello di scrivere “Curriculum Vitae” in alto, centrato,
grassetto e con carattere 18. Un esaminatore spenderà un secondo a leggere
un'informazione che già sa: considerato che hai 5 secondi per una prima
impressione, hai appena buttato il 20% del tuo tempo e il 20% di possibilità di
essere richiamato.
Queste sottigliezze fanno la differenza.

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Piuttosto scrivi nome e cognome nella prima riga, in evidenza. Così guadagni
un secondo e chi ti valuta riuscirà a trovare meglio il CV se vuole richiamarti
(anche la frustrazione per non trovare un CV può fare la differenza fra un
colloquio e una mancata risposta). Il datore guarderà il tuo curriculum e si
chiederà: “perché dovrei richiamare questa persona?” Se non trova una
risposta in cinque secondi, il tuo CV ha fallito.
Dopo cinque secondi il datore si è già fatto un'opinione su di te, ancora prima
di leggere il 90% di quello che hai scritto. Il resto del tempo che spenderà sul
curriculum sarà per cercare motivi razionali per supportare la sua decisione: se
già ti considera interessante, verrai richiamato.
Prendi i benefici che puoi dare all'azienda, non le tue caratteristiche personali,
e mettili in grande nella prima metà della pagina. Non dare per scontato che
un datore leggerà il tuo CV dall'inizio alla fine: non lo farà. Invece leggerà la
prima linea, il titolo del secondo paragrafo, un grassetto o due sparsi per il
testo. Se a questo punto non pensa che sei un buon candidato, metterà il tuo
curriculum da parte. Attira l'attenzione con testi grandi o, se il tipo di lavoro lo
consente, elementi grafici.
Il CV deve essere strutturato in maniera logica, così che un datore distratto e di
fretta possa andare subito sui punti che gli interessano saltando tutte le
informazioni di contorno.
Questo non significa che devi descrivere nei dettagli le tue caratteristiche: fai
un accenno, suscita l'interesse e passa oltre. Un CV serve a farti ottenere un
colloquio, non un lavoro (sì, continuerò a ripetertelo).
Ho visto molte persone che nascondono i loro pregi maggiori per cercare la
formalità e non “vantarsi”: se hanno fatto vincere alla loro impresa un appalto
che ha fatto guadagnare mezzo milione di euro, scrivono “esperienza nelle gare
d'appalto.” No! Scrivi: “grazie alle mie capacità ho vinto un appalto che a
portato a un guadagno netto di mezzo milione di euro, nonostante le
condizioni di partenza sfavorevoli.” Vedi come suona già meglio?

4 – Errori di battitura e grammatica


Te ne ho già parlato, ma è un errore così grave, importante, comune e facile da
evitare che te lo voglio ripetere: un errore di battitura fa la differenza fra un CV
interessante e uno che diventa carta da camino. Non importa quanti giorni hai

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lavorato per creare un profilo interessante, con errori così banali darai
l'impressione di qualcuno che non ha voglia di fare niente, nemmeno rileggere
il suo curriculum prima di inviarlo.
Verrai valutato non per quello che sei, ma per quello che comunichi con il tuo
CV.
Imparare i pregi e difetti di una persona è un processo che dura anni, ma un
esaminatore deve valutare decine di CV nel giro di qualche ora in base a
informazioni incomplete e frammentarie, senza nemmeno averti visto di
persona: nella sua mente, tu sei quel pezzo di carta.
Fai leggere il tuo CV a un amico in cerca di errori grammaticali e di battitura:
non importa quante volte rileggi, c'è un errore che scappa sempre. Anche se
sei di fretta, fai passare almeno 24 ore fra la stesura della versione definitiva e
l'ultima lettura di controllo.
Leggi il CV al contrario, parola per parola: parti dall'ultima e risali alla prima.
Leggerai più lentamente e per questo farai più attenzione alle singole lettere.
Troverai errori che nella lettura normale non avevi visto.

5 – Buchi fra un lavoro e l'altro


Se questo è il tuo primo lavoro, l'errore riformulalo con: buchi fra il diploma (o
la laurea) e la data odierna. Fanno scattare un allarme nella testa
dell'esaminatore e potrebbero far diventare il tuo CV carta da camino più
velocemente di quanto credi. Io preferisco non guardare queste cose perché
un periodo sfortunato può capitare, ma non tutti la pensano come me. Per
evitare di incorrere in questo problema, agisci su due fronti:
1. Anche quando sei disoccupato, fai qualcosa.
2. Se il buco è giustificato, specificalo con una frase in corsivo (questo è uno
dei casi in cui puoi usarlo).
Se segui questi miei consigli e passi almeno 5 ore al giorno nell'attività di
ricerca attiva di un lavoro, non resterai disoccupato a lungo. Se non riesci a
trovare lavoro nel tuo settore, cercane uno generico e continua la ricerca una
volta che hai uno stipendio.
Se per qualche motivo ti è impossibile o sei parecchio sfortunato, impegnati
comunque a fare qualcosa: prendi un manuale universitario e studialo. Farai

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bella figura se scrivi “ho investito il mio tempo libero per studiare da
autodidatta l'interpretazione del codice civile, perché ambisco a una carriera in
uno studio di commercialisti.” Dimostra che sei motivato e serio riguardo alla
tua carriera, non sei il solito disperato che vuole qualsiasi lavoro giusto per
portare a casa uno stipendio. Questo non solo renderà il tuo CV più efficace,
ma ti consentirà di accumulare una conoscenza che ti tornerà utile in futuro.

6 – Bugie e mezze verità


Un CV deve essere chiaro e preciso. Appena vai sul vago e dichiari mezze
verità, un datore se ne accorgerà e vorrà stare alla larga da te. Hai indovinato:
carta da camino. ;)
Un datore è più esperto di te, ha visionato centinaia di CV molti dei quali
cercano di ingannare chi li legge. A volte sono mezze verità, altre vere e proprie
bugie. Le prime sono facili da intercettare nel curriculum, le seconde sono facili
da beccare in un colloquio. Pensi di essere un bravo mentitore? Fai questo
ragionamento.
Se ti candidi per una posizione da tecnico informatico senza sapere niente di
computer, nel colloquio ti troverai di fronte a qualcuno che di informatica sa
molto più di te. Prima o poi arriverà la domanda tecnica: come configureresti
questa rete? Sei in grado di cambiare la RAM a questo vecchio PC? Ho un
documento in formato ODT, come lo apro?
Se ti candidi per una posizione da barista mentendo sulla tua esperienza, il
capo mangerà la foglia appena vedrà che non riesci a fare la schiuma del latte
con il vapore e vai in panico quando devi portare quattro cappuccini su un
vassoio.
Molti dirigenti e proprietari di attività in una certa zona o settore si conoscono:
i responsabili per il reclutamento restano in contatto fra di loro per scambiarsi
informazioni e risparmiare tempo, se si sparge la voce che dici bugie sul tuo CV,
non troverai mai un lavoro. I professionisti dello stesso settore parlano fra di
loro, le tue bugie potrebbero venire a galla.

7 – Scrivere un CV troppo lungo


Ti ripeto il principio che ho già espresso: una pagina se hai poca o nessuna
esperienza, due pagine se sei un professionista del settore con esperienza

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variegata.
Un curriculum che va oltre questi limiti può significare due cose:
1. Che negli anni passati hai continuato a cambiare lavoro.
2. Che non sei capace a sintetizzare.
In ogni caso, darai un'impressione negativa al reclutatore.
Se segui tutti i miei consigli il tuo CV sarà breve, perché avrai eliminato tutto
quello che non concerne la tua esperienza nel settore. Ma se è ancora troppo
lungo (tre o più pagine), significa che hai incluso delle informazioni inutili. Se ti
sembrano tutte cose fondamentali, fai così: elimina quelle meno fondamentali
delle altre. :)

8 – Un curriculum formattato male


Quello che scrivi è solo metà di un CV, conta anche come lo metti sulla pagina.
Usare un font sbagliato, come Times New Roman, non è un dramma, ma stai
perdendo un'occasione per far risaltare il tuo profilo rispetto alla massa di font
tutti uguali. Se usi un carattere troppo piccolo e non vai a capo abbastanza
spesso il tuo curriculum non andrà dritto nel cestino, ma irriterai chi ti
seleziona.
La formattazione non è uno di quegli errori che da solo ti costerà il rifiuto, ma ti
farà perdere punti importanti. Se ti candidi per un lavoro generico puoi
presumere che il reclutatore non avrà grandi design fra le mani, ed è per
questo che un formato chiaro e unico ti farà schizzare in vetta alla classifica.
Un formato ben pensato catturerà l'occhio del lettore e lo porterà dritto sui
tuoi punti di forza, entro il limite dei 5 secondi. Il potere ipnotico del tuo
curriculum sta anche in questo.
Quando compili una candidatura online questo aspetto è ancora più
importante: se passi la selezione del computer, hai meno possibilità del solito
di fare una buona impressione. Quando il tempo è poco lascia stare le parole,
quelle richiedono tempo, punta tutto su un design accattivante.

9 – Introduzione inutile
“Un dirigente dinamico, pieno di energie, orientato all'obiettivo e al successo,
con esperienza nel lavoro di gruppo cerca nuove eccitanti opportunità di

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crescita nel settore del bla bla bla”
Se la tua introduzione suona più o meno così fermati e cancellala, riparti da
zero. Tutti sono dinamici, tutti sono pieni di energie, tutti hanno lavorato in
team in un progetto a scuola o nella squadra di calcio. Tutti cercano eccitanti
opportunità di crescita nel settore.
La tua introduzione deve ipnotizzare chi la legge, il reclutatore deve sputare il
caffè, alzarsi dalla sedia e correre al telefono. Leggi questa introduzione invece:
“Dirigente con 3 anni di esperienza in Mediaset a capo del reparto logistico e
spedizioni in Lombardia, master a Stoccolma in gestione del magazzino dei
beni deperibili.”
Se queste due aperture finissero sulla scrivania di un reclutatore che vuole un
professionista in grado di gestire la distribuzione del Casu Marzu nei negozi
sardi, quale sarebbe più interessante? La seconda, perché è più:
1. Specifica.
2. Diretta.
3. Personalizzata.
4. Precisa.
5. Corta.
Se non hai niente di utile da scrivere, non scrivere niente.
Ma se sai di essere un candidato che vale, dillo chiaramente. Vantati di quello
che hai fatto, vantati dell'esperienza che hai accumulato. In fondo a questo
articolo leggerai il CV che mi ha dato un lavoro in 6 ore, noterai che non ho
problemi a vantarmi dei miei punti di forza.
Ma mai fini a sé stessi: includi il motivo per cui queste caratteristiche
torneranno utili al datore. Sii breve, vai dritto al punto, più preciso che puoi. Se
puoi scriverlo con dei numeri, fallo: i reclutatori hanno uno strano feticismo
per i numeri.

10 – Il CV è troppo generico
Idealmente, dovresti scrivere un CV per ogni datore a cui lo invii. Se questo è il
tuo primo lavoro non ti conviene, perché puoi investire quel tempo a cercare
altre aziende e mandare altri curriculum.

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Quello che invece puoi fare è scrivere un CV diverso per ogni posizione: barista,
panettiere, segretaria, guardiano notturno. Compila ogni profilo con le
informazioni più utili per quel lavoro e scarta le altre: nel CV da barista
menzionerò la mia esperienza nel bar di paese, nel CV da panettiere la mia
esperienza da cuoco.
Più sei specifico, più il tuo curriculum risalterà in mezzo agli altri.

11 – Ha paragrafi troppo lunghi invece che elenchi puntati


Quando puoi, usa elenchi puntati o numerati. Elimina i paragrafi lunghi e
concentrati su frasi corte, riassumi tutto in sezioni logiche.
Guarda anche questa parte: ti sto elencando gli errori più comuni con dei
numeri per aiutarti a seguire il filo del discorso. Scorri in alto e osserva quanti
elenchi puntati o numerati ho usato in queste pagine: sono tanti.
Un elenco puntato permette all'esaminatore di risparmiare tempo, è più facile
che legga quello piuttosto che un lungo paragrafo di cinque righe (sì, in un CV
cinque righe sono troppe). Se quell'elenco rimanda a un'altra sezione avrai
creato un hook, un uncino, e quei 5 secondi iniziali diventeranno 30.

12 – Inizi con i tuoi studi, anche se non vai a scuola da anni


Puoi mettere lo studio prima dell'esperienza lavorativa in due casi:
1. Quando sei appena uscito dalla scuola.
2. Quando la carriera curricolare è importante per il lavoro.
Anzitutto, nota l'utilizzo di un elenco numerato. ;)
Se sei giovane e non hai esperienza, dovrai iniziare con la scuola. Ma riempi il
CV anche con informazioni personali, altrimenti sarai solo un numero fra tanti.
Se invece non studi da diversi anni, ritorniamo nel problema precedente: hai
un buco di disoccupazione. Allarme rosso nella testa dell'esaminatore. Inizia a
parlare di cos'hai fatto in questi anni, poi passa alla scuola. Se sei stato
disoccupato, devi come minimo dimostrare che hai investito quegli anni per
fare qualcosa di utile come studiare da autodidatta. Se non l'hai fatto, è il
momento giusto per iniziare.

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13 – Non pensi ai dettagli
I dettagli non sono importanti, sono fondamentali. Chiunque è capace di
scrivere un CV discreto e senza errori gravi, quella non è una discriminante. Ma
in pochi si focalizzano sui dettagli, in pochi passano ore a scegliere il font, in
pochi studiano il layout al millimetro, in pochi personalizzano il curriculum solo
con le informazioni rilevanti.
I dettagli contano perché sono rari da trovare e mostrano impegno e serietà
più di qualsiasi perifrasi generica.

Vai oltre le parole


Chi ha detto che un CV debba essere scritto?
Come dici? Tutti?
Okay, questa te la concedo. Ma se lo dicono quasi tutti non significa che è la
strada migliore. Anzi: l'unicità è un pregio. Con certi lavori, il tuo CV può essere
composto da ben più che le semplici parole. Uno dei CV più belli che ho mai
visto non aveva nemmeno una parola scritta.
Nella mia vita raramente mi è capitato sotto mano un curriculum diverso da
quello in forma scritta. Nelle 50 pagine precedenti ti ho detto come scrivere il
tuo curriculum, ora ti menziono il fatto che non devi per forza scriverlo. Questo
principio è fondamentale per i lavori che richiedono creatività, ed è
un'indicazione importante per tutti gli altri.
Parto da alcuni esempi:
• Se cerchi lavoro come responsabile marketing, invece di un CV crea una
campagna pubblicitaria che promuove e vende un prodotto: te stesso.
• Se cerchi un lavoro come grafico web, manda un CV strutturato come
una pagina web creativa. Ancora meglio, se mandi il curriculum online,
metti il link a una pagina creata per l'occasione in cui dimostri la tua
abilità.
• Se cerchi un lavoro da pasticciere, cucina un biscotto straordinario e
invialo in un contenitore sigillato al datore.
• Se cerchi un lavoro da tecnico informatico, invia per email un programma
che hai creato con C++.

124
Fare una cosa del genere richiede tempo: ore, giorni, settimane di lavoro
intenso. Ma considerando che hai almeno 5 ore al giorno a disposizione non
dovrebbe prenderti troppo tempo: cercare lavoro è un lavoro di per sé.
Qui ti introduco a un altro principio fondamentale del marketing e pubblicità:
Non dirlo, mostralo.
Cosa significa?
Tutti sono capaci a parlare: posso dirti che sono un ottimo cuoco, barista,
responsabile marketing, avvocato. Posso mentire. Tu non mi crederai.
Ma se ti allego una ricetta, un cocktail inventato da me o una campagna
pubblicitaria, non posso mentire. Non solo chi ti può assumere sarà sicuro della
tua professionalità, ma sarà così interessato da dedicarti ben più di quei 5
secondi che altrimenti avresti a disposizione.
Qualche volta questa tecnica può sostituire il CV, altre lo affianca solamente.
Fatti questa domanda: quello che mostro è sufficiente per comunicare in
maniera chiara in che modo posso essere utile all'azienda più di qualsiasi altro
candidato? Se la risposta è no, dovrai scrivere anche un CV classico.
Se non sai cosa puoi fare, se pensi che la tua situazione è diversa, ricrediti: tutti
possono creare qualcosa di unico e di valore. Nel lavoro per cui ti proponi
andrai a fare qualcosa: prendi quel qualcosa e crealo tu, personalmente, a un
livello superiore alla media. Poi allegalo al CV.
Questa è una tecnica molto rara perché scrivere un CV in cui dico in cosa sono
bravo richiede un giorno di lavoro alla tastiera, creare qualcosa di unico può
prendere giorni o settimane. Può anche costarti un po' di soldi. Per questo ti
assicuro che in Italia questa tecnica non è mai utilizzata, ed è per questo che ha
un'efficacia straordinaria in ogni settore. Anzi, più il settore mal si presta a
questa strategia, e più un datore apprezzerà la tua creatività.

Come scrivere una lettera di presentazione


Se stai cercando un lavoro a tempo pieno, una lettera di presentazione è
fondamentale per il curriculum. Anche se cerchi qualcosa part-time o
occasionale, dovresti allegare una lettera in cui spieghi i punti salienti.
Ci sono delle eccezioni a questo: ad esempio, nell'ultimo CV che ho scritto non
ho messo una lettera di presentazione perché l'ho inserita all'inizio del CV

125
stesso. Questi sono casi limite che dovresti considerare solo quando hai una
certa dimestichezza con l'arte di scrivere un curriculum. In altre parole:
all'inizio fai le cose semplici e non preoccuparti delle variazioni, quando avrai
imparato i fondamentali potrai sperimentare per conto tuo.
L'unica eccezione è quando vuoi un lavoro part-time stagionale, lì la lettera di
presentazione non ti serve.
La lettera di presentazione dovrebbe occupare almeno lo stesso tempo che
dedichi al CV vero e proprio.
Una lettera di presentazione viene vista e letta prima del CV, quindi è
addirittura più importante per catturare l'attenzione. Se il tuo CV ti prende
dieci ore di lavoro in totale, dovresti passare almeno altre dieci ore a scrivere la
tua lettera di presentazione. Scrivi cinque bozze diverse di lettera di
presentazione, scegli la migliore e ottimizza ogni singola parola.
La lettera di presentazione precede il CV, non è una sua addizione. Con la
lettera puoi comunicare personalità ed è la tua prima occasione di metterti in
mostra ed elevarti da semplice foglio di carta a persona vera e propria. Con una
lettera devi suscitare un'emozione positiva nel lettore, questo aumenterà
sensibilmente le tue possibilità di essere assunto. Anche le persone razionali
prendono le decisioni in base all'istinto e alle emozioni: l'inconscio prende le
decisioni e il cervello razionale non fa altro che provare a giustificarle, ma sono
le emozioni la chiave di tutto. Se già dalla lettera di presentazione un datore
“sente” un certo “feeling”, se associa la tua lettera a un'emozione positiva, il
resto sarà una passeggiata. A meno di errori gravi, sarai un candidato serio per
la posizione lavorativa.
La lettera di presentazione dà personalità alla struttura pelle e ossa di un CV,
dimostra in poche parole la tua preparazione per il lavoro che andresti a fare e
dà quel tocco personale che crea una connessione emotiva. Non serve scrivere
grandi poemi per ottenere quest'ultimo effetto: puoi creare una connessione
emotiva con una riga di testo. Ti mostrerò come l'ho fatto io nella parte finale
di questo modulo: vedrai che le parole giuste creano una connessione in pochi
secondi.
Secondo uno studio sui datori di lavoro americani, questa è l'opinione generale
verso le lettere di presentazione:
• Il 42,9% vuole che i candidati mandino una lettera di presentazione

126
insieme al CV.
• Il 29,8% pensano che non sia importante.
• Il 27,4% non ha espresso una preferenza.

50
45
40
35
30
25 %
20
15
10
5
0
Vogliono la lettera Non è importante Nessuna preferenza

In altre parole: mal che vada, la lettera di presentazione viene ignorata. Se non
fai errori grossolani, in ogni caso non ti danneggerà. Non ci sono
controindicazioni per scrivere una lettera di presentazione, quindi perché non
farlo? Ricorda che cercare lavoro è un lavoro, la pigrizia non è una scusa. ;)
Un altro elemento importante che è venuto fuori in questa ricerca è che quel
29,8% che non legge il CV dichiara di essere troppo impegnato. In media un
datore americano lavora di più di uno italiano, quindi ho il ragionevole sospetto
che in Italia le lettere di presentazione vengano lette di più. Soprattutto negli
studi professionali e nelle aziende con pochi dipendenti, dove ogni lavoratore è
importante e può fare la differenza.
Il primo aspetto da prendere in considerazione è la lunghezza massima della
lettera di presentazione. Un errore che vedo spesso è una lettera di una o due
pagine, addirittura più lunga di tutto il resto del CV!
Secondo lo stesso sondaggio citato sopra, il 46% dei datori preferisce mezza
pagina di lettera di presentazione, mentre solo il 19% vogliono una pagina

127
intera. A questi si aggiungono il 24% che hanno semplicemente detto: più è
breve, meglio è! Da qui arriviamo alla regola che vale per tutte le lettere di
presentazione, sia per il lavoro generico che per quello specializzato:
Una lettera di presentazione deve essere lunga al massimo mezza pagina o
200 parole.
Il 70% dei datori preferisce mezza pagina rispetto alla pagina piena, quindi
facendo quello che preferisce la maggioranza hai più possibilità di essere
assunto. Inoltre considera che se scrivi mezza pagina un datore che preferisce
una pagina intera leggerà comunque quello che hai da dire, perché significa
che ha tempo a disposizione. Ma se consegni una pagina a chi vuole mezza
pagina, la tua lettera potrebbe essere scartata. Magari il tuo CV verrà letto
comunque, ma perderai l'opportunità di fare colpo sul selezionatore già dalle
prime righe della tua lettera.
Più scrivi, più rischi di fare errori. Stringi al massimo.

Gli elementi fondamentali di una lettera di presentazione


La prima cosa a cui devi pensare, e fidati che ho visto molti errori su questo
punto, è che la lettera di presentazione deve avere la stessa formattazione del
CV: stesso font, stessa dimensione, stesso interlinea, stesso colore, stesso
foglio, stessi margini. Per questo ti consiglio di scrivere prima il CV e di
formattarlo in modo di raggiungere la pagina piena, poi scrivi la lettera di
presentazione allungandola o accorciandola di conseguenza.
Così come nel curriculum, vai dritto al punto: con mezza pagina di lettera non
puoi permetterti di fare grandi giri di parole per dire quello che vuoi: non c'è
spazio. Piuttosto punta a esprimere i tuoi punti di forza nel modo più semplice
e diretto possibile. Guarda questo manuale: non trovi frasi inutili, perché
rispetto il tuo tempo e so che hai altre cose da fare. Quindi elimino ogni
elemento che non ti tornerà utile nella ricerca di un lavoro. Rispetta anche tu il
tempo del tuo datore e farai subito una buona impressione.
Appunto, una buona impressione. Usa le tue parole, personalizza la tua lettera,
non usare le solite formule del giovane dinamico capace a lavorare in un team
per raggiungere il successo. Sii creativo, come ti ho detto quando ho parlato
del curriculum.
Un trucchetto psicologico: usa verbi d'azione. Sono parole con un effetto

128
ipnotico su chi le legge, perché danno l'idea di una persona in movimento e un
testo interessante. Se sostituisci i predicati nominali con verbi d'azione,
potresti aumentare la lettura della tua lettera di presentazione anche del 50%.
Usa parole positive per associare nell'inconscio del datore la positività al tuo
CV, e di conseguenza alla tua persona. Per farti capire cosa sono questi verbi, ti
faccio alcuni esempi che stanno bene in un curriculum:
• Creare
• Disegnare
• Progettare
• Vendere
• Raggiungere
• Pianificare
Ti faccio un esempio di una lettera di presentazione, i verbi d'azione sono in
grassetto.
Per la mia tesi di laurea, ho organizzato un sondaggio sull'opinione degli under
30 sulla politica del governo. Ho intervistato ragazzi a scuola, al lavoro e via
telefono. Ho creato un database con Microsoft Access per archiviare i dati e
permettermi una consultazione rapida. Ho concluso il progetto in 6 mesi.
Questi verbi sono tutti in forma attiva: anche se fanno tanto intellettuale, i
verbi passivi sono un disastro quando cerchi di convincere qualcuno. Ad
esempio, “il progetto è stato concluso” suona peggio di “ho concluso il
progetto” perché nel primo caso non implichi un tuo impegno e un tuo
risultato: il progetto è stato concluso non si sa da chi, ma di sicuro non da me.
Già che parliamo di parole, parliamo anche di frasi: come dovresti chiarificare il
tuo obiettivo nell'azienda? Se cerchi un lavoro fisso, devi come minimo
spiegare perché vuoi essere assunto in quella ditta particolare. Anche se non
c'è un motivo, trovalo: a nessuno piace essere considerato “uno dei tanti”,
abituati a personalizzare almeno in parte ogni richiesta che invii soprattutto
nella lettera di presentazione.
La formula migliore secondo uno studio di Eric Hiden, è questa:
“Una posizione da [lavoro che cerchi] con [azienda obiettivo] che metta alla
prova la mia grande competenza (o preparazione) in [tua capacità].”

129
Rileggi sempre la lettera che hai scritto: in un CV fare un errore è facile, in una
lettera di presentazione ancora di più. Leggila, rileggila, correggila. Non
affidarti al correttore automatico: non trova l'errore se scrivi bocce invece di
botte. Secondo una statistica creata dall'indagine su Mayer Brown, un famoso
studio di avvocati americano, il 20% candidati sbagliava il nome della
compagnia a cui inviava il CV!
Ecco la domanda alla quale dovresti rispondere all'inizio della lettera di
presentazione: perché dovresti richiamarmi? Se non rispondi a questa
domanda, la lettera di presentazione è inutile. Se non sei sicuro di riuscire a
comunicare questa idea fra le righe, non avere paura di dirlo chiaramente:
“sono un candidato ideale per questa posizione perché ho 3 anni di esperienza
in questo e quello, ho già affrontato tutte le problematiche tipiche della
mansione e sono in grado di produrre risultati immediatamente senza un
periodi di training.”
Non essere spavaldo ma comunica l'idea che sei consapevole delle tue capacità
e di come puoi tornare utile all'azienda. Questa è una caratteristica che piace al
datore di lavoro medio, perché un manager arriva a posizioni importanti solo
quando è pronto a valorizzare i suoi punti di forza e mettere da parte la
timidezza. Fai vedere che sei come lui, e inizierai a farti piacere fin da subito.
Un tocco di classe finale che non vedo mai, ma che fa guadagnare punti, è la
spiegazione del perché qualcuno vuole un certo tipo di carriera: vedo sempre i
soliti “mi piacerebbe lavorare nel settore X”, ma raramente è accompagnato un
perché. Se vuoi veramente un certo tipo di carriera (e dovresti, altrimenti ti
tagli le gambe da solo), dì il perché:
• Voglio lavorare nell'agricoltura perché sono stanco della vita frenetica di
città.
• Voglio diventare un avvocato perché mia nonna è stata sfrattata
ingiustamente.
• Voglio questo lavoro da responsabile marketing online perché mi piace
l'informatica e voglio mettere a frutto questa mia passione con un lavoro
impegnativo e stimolante.
Come vedi, in tutte queste formule ho incluso una storia personale: la vita
frenetica, la nonna, la passione. Le tue ambizioni lavorative devono essere
dettate dalla tua passione, dalla tua vita, da quello che ti piace. Se cerchi un

130
lavoro qualsiasi senza entusiasmo, non ne troverai nessuno. L'unico modo per
trovare lavoro nell'economia moderna è sviluppare un profilo professionale: se
non hai passione per quello che fai, non ti impegnerai mai abbastanza da
raggiungere i risultati richiesti.
“Perché” è una parola ipnotica che incolla al foglio gli occhi del datore, perché
dà una spiegazione logica all'affermazione precedente. Visto? L'ho appena
fatto. ;)
Dovresti avere una ragione personale per cercare questo tipo di lavoro: bene,
dilla. In questo modo inizierai a raccontare una storia, il cervello umano è
programmato geneticamente per prestare attenzione alle storie: nella
preistoria, era il modo per comunicare esperienze che avrebbero potuto fare
differenza fra la vita e la morte. L'inconscio è ancora programmato con questo
in mente. Basta una riga per iniziare a raccontare una storia, ed è sufficiente
per attirare l'attenzione e stimolare l'esaminatore a richiamarti per saperne di
più.
In questo capitolo hai capito una cosa: personalizza il più possibile la tua lettera
di presentazione. Almeno qualche riga, come il nome della compagnia e del
reclutatore. È un concetto importante ed è per questo che te lo sto ripetendo
più volte: più personalizzi il tuo CV, più hai possibilità di ricevere una risposta.
Specifica sempre quando saresti disponibile a iniziare ed eventuali limitazioni
temporali.
Se possibile, cerca di trovare il nome della persona che leggerà la tua lettera di
presentazione. Una lettera è fatta per entrare in confidenza con chi ti legge, è
fatta per creare un rapporto fra te e il datore che non ti vedrà più come un
semplice nome sul foglio bianco. Secondo una ricerca di Forum3, chi include
una lettera di presentazione ha il 10% di possibilità in più di ricevere una
risposta. Includere il nome del datore a inizio pagina alza le possibilità di una
risposta di un altro 15% e quella di ottenere un colloquio del 5%.
La ricerca ha anche scoperto che il 60% delle lettere di presentazione erano
inviate alla persone sbagliata. Fai attenzione!
Per farti capire la differenza concettuale fra una lettera di presentazione e il CV
allegato, ti cito questa frase di David Welsh (manager presso Richmond
Solutions):
“Pensa alla lettera di presentazione come a un bicchiere di brandy. È una

131
piccola quantità, abbastanza forte, capisci subito se ti piace o no ed è semplice
giudicarne la qualità.
Un CV è piuttosto un bicchiere di vino. È un po' più lungo, e anche se è pure lui
fatto da uva fermentata, richiede più tempo e più dedizione per far uscire un
prodotto di qualità.”
Per questo sarebbe meglio modificare la lettera di presentazione per ogni
curriculum inviato, anche se il CV può rimanere uguale se lo invii ad aziende
nello stesso settore.
Visto che una lettera di presentazione è una storia, un discorso breve che deve
essere letto da qualcuno, sarebbe meglio avere almeno una vaga idea di come
scrivere bene. Per questo ti voglio citare le regole di buona scrittura da uno che
di libri ne ha venduti tanti: George Orwell.
• Non usare mai una parola lunga quando ne puoi usare una corta.
• Se puoi eliminare una parola, fallo.
• Non usare mai una voce passiva (“l'osso è mangiato dal cane”) se puoi
usare una voce attiva (“il cane mangia l'osso”).
• Non usare una parola complessa se puoi usare un termine comune.
Le stesse regole che valgono per i romanzi vanno applicate anche alle lettere di
presentazione.
I tre elementi più importanti in una lettera sono, in ordine di importanza
(secondo uno studio dell'università della Florida):
1. Citare competenze distintive richieste per la posizione.
2. Chiarezza (ben scritto, breve, diretto, formattato).
3. Spiegazione dei punti lasciati poco chiari dal CV (come il motivo di 2 anni
di disoccupazione o un lavoro interrotto dopo un mese).

Regole di design
Anche nella stesura di una lettera di presentazione devi seguire le norme di
design classiche, quelle che si applicano a ogni testo e al CV. Quindi punta sugli
spazi bianchi e vai a capo spesso, anche se puoi permetterti una densità di
testo maggiore rispetto al curriculum purché resti scorrevole. Usa frasi brevi:
non pensare di essere bravo a scrivere, le frasi lunghe sono nocive. Non

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sembrerai Cicerone, ma piuttosto il tizio che è appena uscito da scuola. Guarda
questo ebook: io scrivo da anni, eppure tengo le frasi corte. Il tuo stile deve
scomparire per dare spazio ai contenuti, non il contrario. Non vincerai un
premio letterario, ma troverai lavoro.
Nota anche quanto vado a capo io: tanto. Tu devi farlo ancora di più, perché la
soglia di attenzione di un datore mentre legge la lettera di presentazione è
inferiore alla tua quando leggi questo ebook. La lunghezza massima di un
paragrafo è tre frasi, poi metti l'ultimo punto e vai a capo. Questo ti aiuterà
non solo a rendere la lettura più scorrevole, ma a fare ordine mentale e ridurre
le frasi inutili.
Non avere paura dei paragrafi di una frase.
Il paragrafo deve essere sempre giustificato, ossia i margini destro e sinistro
devono essere allineati in ogni riga. L'allineamento a sinistra è confusionario e
dà una sensazione amatoriale alla lettera.
Usa almeno un elenco, o ancora meglio una tabella, per spezzare il testo più
denso: manterrai l'attenzione del datore alta, e se fa skimming bloccherai il suo
occhio allo schema che deve contenere la singola informazione più importante
che vuoi comunicare.
Ho creato un modello di prova per una lettera di presentazione efficace, puoi
scaricarlo qui:
http://mindcheats.net/cv/lettera.doc
E ora, un tocco di classe finale: la firma.
Se consegni la lettera di presentazione a mano, l'unica firma concessa è quella
scritta a penna nera o blu dopo la stampa. Se invece l'invio è per email sei
fregato, giusto? Sbagliato.
Puoi creare una firma con lo stile di quelle a mano in pochi secondi, grazie a un
software online gratuito. Vai su questo sito:
http://www.onlinesignature.in
Segui queste istruzioni:
1. Clicca su “Create Now”, il bottone a sinistra.
2. Scrivi il tuo nome completo, poi clicca “next step”.
3. Scegli il font che preferisci dalla lista.

133
4. Scegli il colore (nero o blu).
5. Scegli la dimensione (minimo 30).
6. Scegli la rotazione (ti consiglio non oltre il 2).
7. Clicca “Create”.
Ecco fatto, adesso puoi salvare la tua firma e inserirla come immagine nella tua
lettera di presentazione online. Sono piccoli tocchi di stile come questo che ti
danno un vantaggio competitivo concreto sugli altri candidati.
In una bonus a questo manuale allego anche una lettera di presentazione che
ho usato io e che ha ottenuto risultati fantastici: consulta quella per avere uno
spunto su come modellare la tua.

Come consegnare un CV
Dopo aver scritto, riletto e stampato il tuo bel curriculum vitae ti manca un
ultimo passo: consegnarlo ai datori papabili. Puoi avere il più bel CV della
storia, ma se nessuno lo legge non farai molta strada.
Se hai seguito i consigli che ti ho dato fino a qui, adesso hai un curriculum che
è più attraente del 90% di quelli che fanno polvere sulla scrivania di un datore
qualsiasi. Il restante 10% è composto da quei CV di candidati con un'esperienza
infinitamente superiore alla tua, e lì puoi farci poco.
Puoi vanificare i tuoi sforzi fatti finora in dieci secondi se sbagli in un momento
cruciale: l'invio del curriculum. Se batti la fiacca adesso e commetti un errore
grave, il tuo CV potrebbe finire nel camino dell'esaminatore prima ancora di
essere letto.
Perché?
Il CV è troppo sintetico per poter valutare la persona che l'ha scritto. Un datore
non ha tempo di leggere venti pagine della tua biografia, né di fare ricerche
accurate sul tuo passato e le tue attitudini. Deve formulare un giudizio
sommario in base alle informazioni che possiede, spesso commettendo errori.
Anche se il tuo curriculum è il modo migliore per evidenziare i tuoi punti di
forza in maniera analitica, non dimenticare che l'essere umano prende
decisioni basate sulle emozioni piuttosto che sulla razionalità. Se un datore ti
considera simpatico, sarà più propenso ad assumerti anche se sulla carta non
sei il candidato migliore.

134
Nei capitoli precedenti ti ho spiegato come iniziare a creare un rapporto
positivo fra te e il datore con il CV, ma su carta e con poche righe a disposizione
puoi fare poco. La migliore opportunità che hai di fare una buona impressione
è attraverso un contatto diretto e informale con chi deve assumerti. Se sei già
in confidenza con il datore perfetto: in certi casi non ti serve nemmeno il CV
per essere assunto. Ma se non lo conosci, dovrai fare un po' di quello che gli
inglesi chiamano networking: conoscere persone. Più nello specifico, andrai a
conoscere chi dovrebbe assumerti.
L'occasione migliore per fare questo genere di conoscenza è attraverso il tuo
curriculum: portalo a mano e chiedi di parlare con il responsabile per
l'assunzione o il proprietario, a seconda dei casi. Se non è disponibile, offriti di
tornare in un momento più opportuno.
Non mandare il curriculum via email, non spedirlo per posta, non imbucarlo
nella cassetta delle lettere e non consegnarlo al primo dipendente che incontri.
Parla direttamente con chi ti deve assumere. E fallo di mercoledì. Mercoledì?
Sì, mercoledì. E già che ci siamo: dopo pranzo.
Mercoledì dopo pranzo è il momento in cui è statisticamente più probabile
ricevere attenzione e una risposta positiva.
Il lunedì è un cattivo giorno, perché tutti sono arrabbiati che la settimana è
appena iniziata. Il giovedì e il venerdì non vanno bene, perché tutti sono
stanchi e non vedono l'ora di chiudere per il fine settimana. Martedì e
mercoledì sono gli unici giorni fattibili, ma l'umore è migliore di mercoledì
perché è già metà settimana.
Il primo pomeriggio è il momento migliore della giornata perché i dirigenti
hanno già mangiato e sono più concentrati: la fame è uno dei più grossi
ostacoli al “sì” che stai cercando, secondo le statistiche della commissione
americana per la giustizia.
Con la consegna a mano ti regali un'altra ottima opportunità per distinguerti
dalla massa che consegna CV a vagonate tramite email o la posta tradizionale.
Mostrerai che ti interessa il lavoro in quella specifica posizione.
Il mio ultimo lavoro richiedeva almeno 6 mesi di esperienza specifica nel
settore, ma uno dei miei colleghi non aveva nessun tipo di esperienza
lavorativa perché stava ancora studiando. Quando ho intervistato il mio capo
per questo manuale e gli ho chiesto perché, mi ha detto che gli aveva dato

135
un'impressione così positiva quando è venuto a consegnare il CV che ha deciso
di assumerlo comunque.
Se fai una buona impressione, puoi essere assunto anche senza le qualifiche
necessarie per il lavoro.
Spero che tu abbia capito l'importanza di consegnare il curriculum a mano,
soprattutto quando ci vogliono 20 secondi per fare una buona impressione.
Segui questo schema:
1. 5 secondi per saluti e stretta di mano.
2. 10 secondi per presentarti.
3. 5 secondi per ascoltare la risposta.
Guarda il tuo datore negli occhi, sempre. Mostrati cordiale ma sicuro, non una
mammoletta né uno spaccone. Comunica la tua sicurezza con una stretta di
mano sicura, stringile quelle dita! Questo è il tuo primo contatto fisico con il
datore ed è più importante di quello che puoi pensare. Ti consiglio di fare delle
prove con chi conosci per trovare la tua stretta di mano ideale.
Sorridi sempre, perché un sorriso mette di buon umore grazie al lavoro dei
neuroni specchio, e chi è di buon umore è più disposto ad ascoltarti.
Mostra di avere tutto il tempo da dedicare al tuo datore: non consegnare il CV
per poi andartene di fretta, stai sicuro che così non ti richiamerà. Fai la tua
bella presentazione in cui includi i seguenti elementi:
• Il tuo nome.
• Che stai cercando un lavoro.
• Chiedi se hanno bisogno di personale.
• Consegna il tuo CV mentre elenchi, in massimo 5 secondi, i punti salienti
che ti distinguono dalla massa.
• Ascolta la risposta.
• Ringrazia, conferma la tua disponibilità ed esci.
Tutto questo ti prende 20 secondi, salvo domande del datore (che risponderai
sempre in maniera completa ma sintetica). Le tue parole preferite saranno
“grazie, “mi scusi” e “per piacere”.
Se entri in un negozio o in uno studio piccolo, dove il proprietario si occupa di

136
tutto ed è spesso oberato di lavoro, subito dopo il secondo punto (ossia a 5
secondi dal contatto) chiedi se il momento è inopportuno ed è meglio se
ripassi in un altro momento. Questa è una frase potentissima per due motivi:
1. Mostri al datore che sei altruista.
2. Metti il datore al centro dell'attenzione, invece che te stesso.
3. Dimostri di essere veramente interessato al lavoro.
L'errore di molti aspiranti è che sono così concentrati su loro stessi, o così
menefreghisti, che non si curano dell'altra persona. Sbagliato, perché
quell'altra persona è quella che potrebbe assumerti. Focalizzati sul datore e fai
di tutto per metterlo al centro dell'attenzione: in questo modo si ricorderà di
te.
Usa un po' di tatto e buon senso: se il datore è amichevole sii amichevole, se è
serio sii serio. Adatta il volume e ritmo della tua voce al suo. Non ti serve
essere un esperto di programmazione neurolinguistica per non fare errori
banali di comunicazione.
Va da sé che il tuo aspetto deve essere non curato, di più. Deve essere perfetto.
Non è difficile, richiede solo un minimo di attenzione.
Quando ti vesti, se il lavoro è a contatto con il pubblico, mettiti il vestito che
porteresti se lavorassi in quel posto. Se non sai come si vestono i dipendenti,
fai un giro di ricognizione: entra nel posto, parla con i dipendenti, cerca di
capire qualcosa della cultura aziendale. In questo modo potrai adattare il tuo
stile a quello richiesto per lavorare lì. Se non ti è possibile fare una
ricognizione, come in uno studio di avvocati, usa il buon senso: camicia e
pantaloni neri vanno meglio di polo Ralph Lauren e jeans.
Se invece il lavoro non è a contatto con il pubblico o richiede un'uniforme
particolare, come un lavoro in cantiere, adotta un metodo più semplice: vestiti
leggermente meno elegante del tuo capo. Se lui porta un completo da 5000
euro, tu vorrai un completo da 100 euro. Se porta un completo da 100 euro,
metti camicia e pantaloni. Se porta camicia e pantaloni, indossa camicia e
jeans. Se indossa camicia e jeans... Okay, hai capito.
Questo metodo lo puoi usare anche con i lavori a contatto con il pubblico, ma
vestirti come un dipendente suggerirà all'inconscio del datore che sei la
persona ideale per quel lavoro. Sono sottigliezze, ma non c'è motivo di non

137
usarle.
Fai un giro dal barbiere e dall'estetista, usa deodorante e profumo, fatti la
barba massimo 6 ore prima. La cura per i dettagli deve essere maniacale.
Alcune persone hanno difficoltà ad approcciare il datore faccia a faccia a
freddo, ossia senza un contatto precedente. Sono tese e non sanno bene come
comportarti: è normale. La sensazione andrà via con l'abitudine, bastano 5-10
consegne a mano e ogni goccia di sudore sulla fronte sparirà. Diventerai più
sicuro di te e farai un'impressione migliore.
Per questo, se sei nuovo nella ricerca di un lavoro o ti senti comunque insicuro,
fai delle consegne di prova: prendi il tuo CV standard non personalizzato e
allenati a consegnarlo in posti dove non vorresti lavorare. Fai la tua
presentazione perfetta al capo, osserva la sua reazione, impara le domande e
reazioni tipiche e una risposta adeguata. In questo modo quando andrai a
proporti per posizioni nelle quali vorresti essere assunto, avrai più possibilità.

L'arte del follow up


Follow up significa far seguire alla consegna del CV un secondo contatto per
chiedere se ci sono sviluppi: secondo le statistiche, chi richiama ha il 30% di
possibilità in più di ricevere una risposta.
Il momento migliore per richiamare è 24-48 ore dopo.
Non ti serve tornare in ufficio a incontrare il datore faccia a faccia, la prima
impressione l'hai già data e non vuoi rischiare di fare errori. Utilizza la
telefonata, possibilmente direttamente a chi ha il tuo CV. Se è un numero
aziendale o risponde un dipendente, chiedi di parlare con il dirigente o
proprietario (del quale, a questo punto, dovresti avere nome e cognome).
Quando telefoni, dovresti chiedere tre cose:
1. Quali sono i prossimi passi nel processo di assunzione? Contatterete tutti
i candidati?
2. Avete bisogno di altre informazioni oltre a quelle sul mio CV? Nota: qui a
volte ti verrà detto “no, ma può aggiungere qualcosa se vuole”. Preparati
prima la risposta a questa domanda per non fare scena muta. Un buon
esempio: “sì, ho altre esperienze lavorative, ma non le ho incluse perché
non sono rilevanti con il lavoro e non voglio farle perdere tempo.”

138
3. Se hai intenzione di tornare in sede menzionalo e chiedi se vuole fissare
un appuntamento. In altre parole, stai fissando un colloquio senza
aspettare la risposta. È una strategia rischiosa, ma se lo fai con tatto e
gentilezza dà grandi risultati.
Purtroppo non esiste una risposta definitiva sul follow up: alcuni datori
apprezzano la pratica, altri no. In genere i benefici potenziali sono maggiori dei
rischi, quindi opto per il sì. L'unica differenza è quando il datore è molto
impegnato e riceve un sacco di richieste ogni giorno: in questo caso è
probabilmente oberato dalle continue telefonate follow up degli altri candidati
e non ne può più.
Se il locale è di piccole dimensioni o uno studio con uno o due dipendenti, non
dovresti avere questo problema. Ma se il negozio è medio-grande o vedi un
cartello in vetrina “cercasi personale”, puoi immaginare che il datore riceva già
troppe telefonate. In questi casi, chiedi durante il primo contatto: “immagino
che già riceva troppe telefonate di candidati che vogliono questo posto, la
disturberei se richiamassi giovedì alle 9 e 30 per discutere di un colloquio?”
Con questa formula ottieni diversi risultati:
1. Sposti l'attenzione da te al datore (come ti ho già detto, questo è
fondamentale).
2. Dai una ragione per richiamare (discutere del colloquio).
3. Mostri che hai preso del tempo ad analizzare il profilo dell'azienda.
4. Dimostri di avere un buon intuito.
5. In caso di risposta affermativa, il datore saprà quando aspettarsi la tua
telefonata.
Anche se ricevi un secco no, ti sarai dimostrato più premuroso della media.

Il CV via email
Puoi inviare un CV via email al posto di quello fisico, o insieme a quello fisico.
Nelle aziende informatizzate i curriculum vengono messi in un database su
computer, in questo caso avere la copia fisica è una rottura di scatole. Se entri
in un ufficio per consegnare il CV e noti molti computer e un server, puoi
chiedere se il datore vuole che lo invii anche via email.
Una buona formula può essere questa: “ho notato che nella sua azienda usa

139
molti computer, vuole che le invii il curriculum anche via email?”
Se la risposta è sì, segui le stesse istruzioni riportate in questo capitolo. Se la
risposta è no poco male: avrai comunque fatto bella figura.
Immagino tu abbia una conoscenza base dei computer, in caso contrario ti
consiglio caldamente di iniziare a usarne uno seriamente: il futuro del mercato
del lavoro è legato all'informatica, se non sai usare un computer non otterrai
mai un lavoro sopra la soglia di sopravvivenza.
Su internet ci sono decine di guide che ti insegnano a usare un computer, gratis
e in italiano: fai una ricerca con Google per trovarle.
Quando invii un curriculum via email devi rispettare le solite regole di
professionalità e personalizzazione, non cambia nulla. Anzi, visto che non puoi
consegnare il CV personalmente dovrai personalizzare ancora di più la lettera
di presentazione e, visto che le persone fanno più fatica a leggere su uno
schermo, renderla più corta. Se ti è possibile separa i paragrafi con uno spazio
e mezzo, altrimenti premi due volte il tasto invio per saltare una riga. Non è il
massimo, ma è sempre meglio di non avere nessuno spazio fra un paragrafo e
l'altro.
Vai a capo spesso. Guarda questo manuale: quante volte vado a capo? Ecco, tu
fallo ancora di più. Ogni paragrafo deve comunicare al massimo un concetto ed
essere composto da 3 frasi, oltre diventa troppo lungo.
Diventa anche molto più importante avere un indirizzo email personalizzato,
del tipo curriculum @ tuonome.it, perché un datore che richiede un curriculum
via email conosce il computer abbastanza bene da notare e apprezzare queste
sottigliezze: in un colpo solo avrai dimostrato di saper usare il computer meglio
di quanto può fare un ECDL qualsiasi. Ti ho parlato di come impostare un
indirizzo email personale a pagina 30, ti consiglio di andare a rivederlo.
Scrivi la tua lettera di presentazione nel corpo del testo della tua email, non in
un allegato, e invece allega il CV vero e proprio. Qui fai attenzione: se ancora
usi un servizio di posta gratuito, molte compagnie inseriscono
automaticamente alla fine dell'email una pubblicità. Auto-inviati un'email di
prova per sapere se anche il tuo provider fa questo scherzo. Se usi Gmail,
l'unico provider gratuito serio, non dovresti avere questo problema (ma
controlla lo stesso). Se acquisti il tuo indirizzo personale, non avrai questi
problemi.

140
Mantieni la compatibilità dell'email al massimo: se sai usare un computer
potresti essere tentato di usare layout, immagini e formattazioni strane, ma
non farlo. Primo perché un'email troppo complessa può essere filtrata
dall'antispam del tuo datore potenziale, secondo perché non sai quanto chi
legge l'email sia esperto di informatica. Tu sei intelligente e hai imparato a
usare un computer, ma non aspettarti la stessa diligenza da parte di chi ti
assume.
Usa le regole della buona educazione su internet: la prima lettera va in
maiuscolo, sempre il punto alla fine di un paragrafo, testo nero, niente
abbreviazioni, pochi grassetti e corsivi, niente testo sottolineato, NON
SCRIVERE IN MAIUSCOLO. E te lo ripeto, vai a capo spesso.
In genere, quando possibile dovresti consegnare un CV fisico nelle mani del
datore. Se questo non è possibile, specifica alla fine della lettera di
presentazione che saresti felice di inviare una copia fisica al suo indirizzo (o
ancora meglio, portarla a mano).
Secondo un sondaggio condotto negli Stati Uniti, questi sono i formati preferiti
dai datori per il CV allegato:
• Il 63% preferisce il formato Microsoft Word .doc.
• Il 36% preferisce il formato Adobe .pdf.
• L'1% preferisce il formato di testo .rtf.
• Nessuno preferisce i formati .txt e .html.
Io sono un grande fan del PDF, perché lo posso stampare con un click ed è
compatibile con tutti i dispositivi elettronici, ma evidentemente non tutti la
pensano allo stesso modo.
Per fare contenti tutti, ti consiglio di spedire il file sia in .doc che in .pdf: fai un
doppio allegato, sarà il datore a decidere quale preferisce. Questo è un altro
modo per dimostrare la tua abilità con i computer in un modo che il patentino
europeo non riesce a fare. Su internet è pieno di servizi che convertono il
formato .doc in .pdf: cercali con Google. Controlla sempre il risultato, perché a
volte questi programmi fanno dei casini assurdi. Se usi LibreOffice, un'alterativa
gratuita e ottima al pacchetto Microsoft Office, questa funzione è già integrata
nell'editor di testo.
Ho visto una volta un CV in formato .jpg, quello usato per le immagini: il

141
candidato aveva scritto il CV a computer, stampato e passato sotto lo scanner.
Per quanto apprezzi lo sforzo, non dà una buona impressione.
Controlla sempre il campo “da” prima di inviare l'email: anche se utilizzi un
serio stefanomini89 @ gmail.com, il campo “mittente” potrebbe essere un
meno professionale “Giggino89”. Auto-inviati un'email per controllare.

Lista degli elementi chiave di un CV


Ci stiamo avvicinando alla fine: ti ho parlato di tutti gli elementi che
renderanno il tuo CV unico e ipnotizzeranno il datore di lavoro per farti
ottenere un posto. Se metti tutto insieme e dedichi almeno tre giorni di lavoro
intenso per il tuo curriculum, creerai un qualcosa di eccezionale.
Ma come hai visto dopo oltre 70 pagine, le informazioni da tenere a mente
sono tante. Lo so come ti senti: hai paura che ti dimenticherai qualcosa e
vanificherai giorni di lavoro (e le tue possibilità di essere assunto). Nessun
problema: in questo paragrafo ti elenco tutti i punti più importanti in un CV e
gli errori più comuni. Ti consiglio di stampare questa lista e, una volta
completata la bozza finale del tuo CV, spunta uno a uno i vari punti dell'elenco.
Se ti sei dimenticato qualcosa, correggilo immediatamente. In questo modo
sarai sicuro di non aver commesso errori gravi.
Ho diviso l'elenco in sezioni per facilitarti il compito.

Grammatica ed errori di battitura


• Hai usato un correttore grammaticale?
• Hai messo le maiuscole dove serve e non in posti improbabili?
• Hai riletto almeno cinque volte il CV, e almeno una al contrario, per
controllare gli errori?
• Utilizzi uno stile positivo, unico e orientato all'azione?

Layout
• È lungo una o due pagine di testo al massimo?
• I margini della pagina sono almeno di 1cm su tutti i lati? Alcuni candidati
usano questo trucchetto per far stare tutto su una pagina, ma piuttosto
pensa a come cancellare qualche informazione inutile.

142
• Mettilo a un metro di distanza: anche senza leggerlo, ha un aspetto
professionale e ben strutturato? Riesci a riconoscere le sezioni logiche?
• Esistono paragrafi con più di 5 righe? Se sì, riducili.
• È semplice da leggere? Non dev'essere troppo denso di testo.
• C'è troppo spazio in fondo alla pagina? Lo spazio bianco dà l'idea che non
hai più niente da comunicare e hai finito le idee.
• Hai messo le informazioni più importanti in alto nella prima pagina?
• L'allineamento è corretto e coerente fra lettera di presentazione e CV?
• Hai raggruppato le informazioni riguardanti lo stesso argomento tutte
insieme?

Struttura
• La struttura è chiara ed evidenziata da grassetti, titoli e paragrafi?

Stile
• Usi elenchi puntati o numerati per le liste di elementi?
• Utilizzi dei veri elenchi puntati (come questo), o inserisci manualmente
asterischi e linee?
• Se inserisci dei moduli, stai usando le tabelle di Word per formattarle in
maniera pulita?
• Stai usando lo stesso font in tutto il CV e la lettera di presentazione?
• I tuoi titoli sono troppo grandi? 16 pixel bastano e avanzano (nome
escluso).
• Utilizzi grassetti e corsivi per attirare l'attenzione sui punti più
importanti? Evita il testo sottolineato.

Informazioni personali
• Hai scritto il tuo nome in grande in alto, centrato e grassetto? 18 pixel
dovrebbero bastare. Non scrivere “Curriculum Vitae” all'inizio del CV, è
un'informazione inutile.
• Usi un indirizzo email personale del tipo curriculum @tuonome.it, o al

143
massimo Gmail.com?

Esperienze lavorative
• Hai descritto brevemente le tue mansioni, cosa hai imparato e in che
settore?
• Hai elencato le tue esperienze in ordine cronologico inverso?
• Hai eliminato i lavori inutili per il datore che stai contattando?

Abilità
• Hai incluso le tue capacità rilevanti che hai ottenuto in maniera diversa
dall'esperienza lavorativa e curricolare?
• Hai incluso delle prove che possiedi queste abilità a un livello superiore
rispetto alla media?

Interessi
• Hai incluso un grande numero di interessi? Sono rilevanti per il datore di
lavoro e la mansione per la quale ti candidi?
• Hai interessi sociali che richiedono la tua partecipazione a un'attività di
gruppo? Hobby solitari non sono visti di buon occhio.
• C'è qualche prova che dimostri che sei in grado di impegnarti a fondo e
raggiungere un obiettivo difficile in maniera autonoma?
• Hai incluso qualche esperienza provata come organizzatore o capo di un
gruppo?

Referenze
• Hai pensato se è il caso di includere referenze? Di solito puoi evitarle.

144
Analisi di due CV opposti
Ora che abbiamo visto la teoria, passiamo alla pratica. In questo paragrafo ti
farò due esempi di CV: uno è il classico esempio di un curriculum fatto male, di
quelli che difficilmente otterranno una risposta. L'altro è invece ben studiato e
strutturato: noterai subito la differenza e, una volta messi a confronto, ti
renderai conto dell'enorme differenza che passa fra un CV qualsiasi e uno
ottimizzato.
Nei seguenti esempi scriverò un CV (in corsivo) e lo analizzerò punto per punto
con dei suggerimenti pratici basati su quello che ti ho spiegato fino ad ora. Nel
primo esempio ti farò vedere gli errori più comuni per aiutarti a renderti conto
del modo in cui peggiorano le tue possibilità di essere assunto. Nel secondo, ti
farò vedere come dovresti riscrivere quello stesso CV per ottenere la massima
efficacia.
Se vuoi puoi usare il secondo esempio e cambiare alcune cose per avere la
struttura del tuo CV senza faticare, ma non te lo consiglio: la personalizzazione
è un elemento fondamentale di ogni curriculum e dovrebbe riflettere la tua
personalità e punti di forza. È difficile illustrare le tue unicità in due paginette
di testo, per questo devi usare il layout come parte integrante del CV per
comunicare un'idea precisa.
Tutti e due i CV seguono il formato su due pagine, perché mi serve lo spazio
per elencare tutti gli elementi fondamentali. Ricorda che, se non hai molta
esperienza lavorativa, una pagina basta e avanza. In questi esempi, assumiamo
che io punti a un lavoro nel marketing di una piccola azienda.
Iniziamo con il CV scarso, quello che contiene tutti gli errori più comuni
commessi da chi è alle prime armi con la ricerca di un lavoro:

145
Curriculum Vitae
Stefano Mini 20/05/89
Indirizzo:
8201 Patterson Woods Drive
32821 Orlando, Florida
bucciamarcia@hotmail.it
Nazionalità: italiana
Informazioni personali: sono bravo a lavorare in squadra, ho buone abilità di
leadership, flessibilità e scrittura. Vorrei un lavoro nel marketing.
EDUCAZIONE
2003-2008 Liceo Scientifico Enrico Fermi
Diploma con voto di 72/100
2008-2012 Università degli studi di Brescia
Laurea in economia con voto di 94/110
LAVORO
2006-2008 Fruttivendolo di Pompegnino, part time
Assistente di magazzino
Impiegato nel carico e scarico e rifornimento di materia prima
2008-2009 Bar Chica Boom
INTERESSI
MI PIACE CORRERE E FARE ARTI MARZIALI, HO UNA BUONA RESISTENZA
FISICA. COLLEZIONI MODELLINI DI TRENI E MI PIACCIONO I VIDEOGIOCHI
SULLA CONSOLE PLAYSTATION 3 E LEGGO MOLTI LIBRI.
ABILITA'
- Iformatica: so usare Microsoft Windows Xp, Vista, 7, Microsoft Office Word
ed Excel, utilizzo di Google per ricercare informazioni.
- Lingue: inglese, francese scolastico.
- Tennis: bronzo ai provinciali under 19 del 2009.

146
[Il resto della pagina è uno spazio vuoto]

147
Terribile! Ecco tutti gli errori:
• Non scrivere “Curriculum Vitae” all'inizio, è inutile e ridondante, prende
spazio inutilmente. Piuttosto metti in grande il tuo nome.
• Non ti serve nemmeno scrivere “indirizzo” prima dell'indirizzo: tranquillo
che non confondi nessuno!
• Ti sei dimenticato di scrivere il numero di telefono.
• L'indirizzo email non è professionale: “Bucciamarcia” può andare forte su
internet, ma non lo userei per un contatto di lavoro. Hotmail è morto e
sepolto, al limite usa Gmail.
• Non scrivere la tua nazionalità, soprattutto se sei italiano e cerchi lavoro
in Italia. Se non sei un cittadino della nazione in cui cerchi lavoro, includi
questo dettaglio solo se è rilevante per il lavoro. Se lo fai, specifica la tua
conoscenza della lingua.
• Le informazioni personali devono essere personali, non i soliti luoghi
comuni che il datore ha già sentito milioni di volte. L'obiettivo di carriera
è molto vago e non dice niente di utile. Così com'è, questa sezione è più
nociva che altro.
• I grassetti sono messi a caso nelle sezioni educazione e lavoro: l'anno
non è la cosa più importante da evidenziare. Di contro, i titoli delle
sezioni non sono evidenziati.
• L'uso artistico dei colori ti renderà sì unico, ma nel modo sbagliato: le
stampati hanno difficoltà a riprodurre alcuni colori e la leggibilità cala.
L'unico colore di cui hai bisogno è il nero.
• Il layout è confusionario: le sezioni logiche non sono separate e le
informazioni sono difficili da trovare.
• Soprattutto quando rilevante, il lavoro deve venire prima
dell'educazione. In ogni caso, usa l'ordine cronologico inverso.
• Né nel lavoro né nell'istruzione specifico in che modo le mie competenze
tornano utili al datore.
• Le esperienze di lavoro non rilevanti sono inutili, e pertanto devono
essere cancellate.
• Gli interessi sono irrilevanti e solitari: piuttosto elenca quelle competenze

148
che ti rendono un ottimo candidato e gli hobby di gruppo nei quali
dimostri di interagire positivamente con altre persone.
• Gli interessi sono divisi in due pagine, il che denota una scarsa attenzione
ai dettagli. Prima di cambiare pagina, assicurati di aver finito quella
sezione logica.
• Meno maiuscole usi, meglio è.
• L'elenco puntato delle abilità non è un vero elenco, ma un trattino
seguito dal testo.
• Le abilità sono generiche e irrilevanti: un francese scolastico significa che
non sai la lingua per niente. E a che livello conosci l'inglese?
• Non lasciare la seconda pagina a metà: finiscila aggiungendo esperienze
o, ancora meglio, condensa tutto in una sola pagina.
• Occhio all'ortografia: si scrive informatica, non iformatica.
Ora mettiamo a frutto gli insegnamenti di questo ebook per scrivere un CV
uguale, per la stessa posizione, ma fatto con criterio:

149
Stefano Mini
8201 Patterson Woods Drive, 32821 Orlando, Florida
Cel. 346 6236767 lavoro@stefanomini.it
Un giovane laureato in economia aziendale all'Università di Brescia. Ho
esperienza rilevante nel marketing e ho acquisito le competenze indispensabili
per creare, gestire e mantenere una campagna pubblicitaria di successo negli
anni passati. Cerco un lavoro nel settore dell'advertising dove posso sfruttare le
mie sviluppate abilità di comunicazione persuasiva.

Esperienze lavorative
Fruttivendolo di Pompegnino (2006-2008)
Ho implementato un sistema di gestione del magazzino che ha ridotto le spese
di trasporto del 50% e le spese di stoccaggio del 40%, aumentando al
contempo l'efficienza del sistema di approvvigionamento.
Bar Chica Boom (2008-2009)
Ho gestito il bar in maniera autonoma anche nelle serate più movimentate e
coordinato gli sforzi di due assistenti con l'obiettivo di massimizzare le vendite
e l'efficienza. Ho introdotto una nuova politica di prezzi che ha aumentato il
fatturato del 25% in un mese senza ripercussioni negative.

Formazione accademica
• Laurea in economia aziendale presso l'università di Brescia (2008-2012)
• Borsa di studio europea per un periodo di studi di 6 mesi a Riga, Lettonia

Interessi
• Sport. Sono convinto che un corpo sano sia il punto di partenza per una
mente sana, per questo pratico attività sportive che richiedono un alto
livello di concentrazione e coordinazione.
• Psicologia. Ho letto numerosi manuali di psicologia applicata all'arte del
marketing e della persuasione, perché l'inconscio gioca un ruolo
fondamentale nella vita di ognuno di noi.

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• Viaggio. Sono affascinato dalle culture diverse dalla nostra, dalle quali
ho imparato molto. Viaggiare apre la mente e mi consente di guardare il
mondo da un punto di vista diverso.

Abilità
• Informatica. Sono in grado di assemblare computer e risolvere problemi
anche complessi sia hardware che software. Conosco in modo
approfondito Excel e i principali software utilizzati in azienda.
• Lingue. Inglese certificato avanzato acquisito durante 12 mesi di
permanenza negli Stati Uniti, nozioni di francese sufficienti per una
conversazione basilare.
Sono disponibile a un periodo di prova prima dell'assunzione: so che il processo
di selezione è una rottura e farò il possibile per facilitarvi il compito.
Sarò felice di discutere più approfonditamente delle mie competenze nel
marketing in un colloquio orale, per il quale porterò una serie di referenze. La
ringrazio per l'attenzione.

151
Okay, adesso ci siamo. Noti la differenza? Se fossi un datore, quale dei due
candidati assumeresti? I due curriculum sono scritti dalla stessa persona e
contengono la stessa esperienza lavorativa e la stessa istruzione, quello che
cambia è la forma. Hai visto quanto può fare la differenza?
Vediamo insieme i punti più importanti di questo CV:
• Il nome è centrato e in grande: non può non essere visto.
• L'indirizzo è su una sola linea, riducendo lo spazio.
• L'email è del tipo lavoro @ nome.it, che dimostra professionalità e cura
per i dettagli.
• Manca la data di nascita, ma non è importante: può portare a
discriminazione ma non ti dà nessun vantaggio potenziale, la puoi
eliminare finché specifichi che sei un giovane (l'ho fatto nella prima parte
dell'introduzione).
• L'introduzione fa capire all'esaminatore in venti secondi che si trova di
fronte al CV di un giovane motivato, laureato e con la giusta esperienza.
Nota che non dico tutto adesso: l'obiettivo della prima frase è invogliare
a leggere il resto del CV. L'introduzione può essere omessa e integrata
all'interno della lettera di presentazione se ne alleghi una (consigliato).
• In ogni esperienza lavorativa spiego cosa ho imparato e come può essere
utile per il nuovo lavoro. Evidenzio anche una serie di risultati (con tanto
di numeri) ottenuti e che dimostrano la mia capacità in quello che faccio.
• Nell'educazione non dedico all'università più di una riga, perché
l'indirizzo di dove ho studiato è inutile. Non sto nemmeno a spiegare
cosa ho studiato, perché tutte le università sono più o meno uguali. Non
cito il punteggio perché non è dei più eclatanti (valuta bene se inserire o
no il punteggio: se la laurea è fondamentale per il tipo di lavoro, mettilo
lo stesso).
• Non cito nemmeno il liceo, perché è inutile in questo caso. Se hai una
laurea, quello che hai studiato prima non conta (salvo rare eccezioni in
cui superiori e università ti danno competenze diverse, e ti candidi per un
lavoro che richiede le competenze del diploma).
• Cito invece il periodo di studi all'estero e la borsa di studio europea,
perché significa che ho fatto qualcosa in più del normale laureato.

152
• Gli interessi devono parlare di te oltre al lavoro, ma devi parlare di te
mentre parli del tuo capo. Come? Per ogni punto spiega in che modo può
tornare utile al tuo datore. Se qualcosa non dà un'immagine positiva di
te, lascialo stare: sono sempre appassionato di videogiochi, ma al datore
non importa. Anzi, fa suonare un campanello d'allarme. Stessa cosa per
le abilità.
• Non ho incluso la patente perché è scontata.
• La frase finale è il punto perfetto per personalizzare il CV: ora che
l'esaminatore ti conosce un po' di più, puoi permetterti questa
confidenza. In questo caso dico che so quanto è seccante scegliere un
dipendente: empatizzo quindi col datore. Perfetto con gli studi piccoli.
• Alla fine faccio capire chiaramente che ho altro da dire, altre esperienze
e altre prove della mia capacità: questo incuriosirà il datore e aumenterà
le tue possibilità di ottenere un colloquio.

Le 10 domande più comuni riguardo al CV


In questa sezione includo la risposta alle domande più comuni che ho letto
riguardo il curriculum. Alcune di queste domande hanno già avuto risposta
nelle pagine precedenti, altre sono informazioni nuove che non sono state
premiate con un capitolo dedicato.
In ogni caso, con questa lista avrai un'idea chiara di cosa includere e di cosa
evitare di scrivere in un curriculum normale.

1 – Il mio CV è un po' vecchio, va bene lo stesso?


No. Le tue ultime esperienze lavorative sono più importanti delle prime e
probabilmente più qualificanti, quindi dovresti includerle. Se non hai fatto
niente nell'ultimo anno, devi inserire un paragrafo sul perché: un anno di
disoccupazione può capitare, ma devi dimostrare di non essere stato con le
mani in mano tutto il tempo.

2 – Devo includere le referenze?


Di solito non è necessario, perché puoi portarle a un colloquio di lavoro. Sono
informazioni inutili in questa fase e prendono spazio prezioso all'interno del
curriculum, quindi evitale a meno che non siano richieste dal datore. Includi la

153
dicitura “disponibili su richiesta.”

3 – Devo includere tutti i miei lavori passati?


I datori sono spesso sospettosi di grandi interruzioni fra un lavoro e l'altro, ma
se sei giovane questo di solito non è un problema. Se non hai grande
esperienza, elenca solo i lavori rilevanti (e una spiegazione del perché lo sono)
in ordine cronologico inverso, ossia dal più recente al più vecchio.

4 – Devo includere il mio sesso?


No, perché è facile intuirlo dal nome. Se non lo è, specifica il sesso solo quando
è rilevante per il lavoro che vai a fare.

5 – Devo sempre includere una lettera di presentazione?


Sì tranne che per un lavoro part time estivo, e deve essere lunga mezza pagina
o poco più. Secondo una ricerca di Forum 3, i candidati che inviano una lettera
di presentazione hanno il 10% di possibilità in più di ricevere una risposta.

6 – E se non ho nessun hobby?


Non sono gli hobby che ti daranno un lavoro, ma tutti quegli aspetti che
aumentano la tua competenza nel ruolo. Se ti stai candidando a un lavoro,
significa che almeno ti piace o hai un filo di esperienza. Usa questo come base
per sviluppare una lista di attività collegate al lavoro: voglio fare responsabile
marketing, ho già esperienza come venditore in un ristorante.

7 – E se non ho esperienze lavorative?


Hai comunque altre esperienze, sfrutta quelle. Se sei ancora giovane, l'età può
essere un punto di forza. L'importante è non stare con le mani in mano: fai
sempre qualcosa! Se non lavori studia, formati, diventa esperto in un settore.
La disoccupazione non è una vacanza.

8 – Ho fatto solo lavori generici, cosa devo scrivere?


Includili solo se riesci a evidenziare un collegamento fra quello che hai fatto e il
nuovo lavoro per il quale ti candidi: usa l'esempio del CV che ti ho fatto poco
sopra come riferimento. Se hai fatto solo lavori non qualificanti, includi quello

154
che più si avvicina al nuovo (ne basta uno in questo caso)

9 – Devo parlare dello stipendio?


A meno che il datore non ti chieda di proporre uno stipendio, non farlo: non è
questo il momento adatto. Potrai pensarci durante il colloquio di lavoro, se il
punto non viene toccato dal datore stesso.

10 – Ho usato il tuo modello di CV per creare il mio, c'è altro?


Sì: strappalo e ricomincia da capo! Quello che ho voluto comunicarti in tutto
questo manuale è che non esiste un modello vincente per scrivere il CV, devi
personalizzarlo in base alle tue esperienze passate, il tuo carattere e il tipo di
datore al quale vai a proporti.
Nei bonus troverai diversi modelli da cui puoi prendere spunto, ma non copiarli
spudoratamente: sii creativo e crea un modello tuo.

Contatti a freddo e curriculum


Contattare qualcuno a freddo significa telefonargli o mandargli un'email non
sollecitata. È il sistema più difficile di fare networking, perché richiede
esperienza e all'inizio non sarai a tuo agio a contattare così un datore. È
normale, le prime volte non andrà bene, ma con l'esperienza migliorerai.
Ricordi quando ti ho detto di non candidarti subito per le posizioni che più ti
interessano, ma di fare esperienza con i lavori meno interessanti? Qui il
discorso vale ancora di più.
Questo tipo di ricerca è a metà fra il contatto, il networking e il CV: dovrai
attingere da tutti e tre questi elementi se vuoi avere successo. Dal networking
soprattutto, per due motivi:
1. Se trovi il nome di qualcuno tramite networking, sarà più facile
connettere con lui.
2. Se la persona che chiami non cerca dipendenti, potrebbe diventare un
nuovo contatto della tua rete.
Non dovrai mandare il curriculum a questo tipo di datori, perché non se lo
aspettano: se ti va bene, gli daranno un'occhiata 5 secondi e lo metteranno in
una scatola in mezzo a decine di altri. Hai appena sprecato un'opportunità.
L'unico modo per risaltare è dedicare tempo a ogni datore e non avere paura di

155
affrontarli. Con il tempo ti abituerai.
Se aspetti che sia il datore a chiamarti, potresti aspettare per sempre. Con tutti
i curriculum che devono visionare, staresti aspettando la botta di culo che non
arriverà mai. Chiamando direttamente chi può assumerti è il passo in più,
quello che se fatto con costanza metterà il turbo alla tua ricerca del lavoro.
In genere, le persone sono terrorizzate dalle telefonate a freddo per due
ragioni:
1. Non hanno idea di come contattarli.
2. Non hanno idea di cosa dire dopo averli chiamati.
Non c'è una formula magica per eliminare la paura della telefonata a freddo,
ma se sai come farlo nel modo giusto, la puoi ridurre sensibilmente:
l'esperienza farà il resto. Allora, come si fa?
Il modo di gran lunga migliore per mettersi in contatto con qualcuno tramite
questo sistema è il telefono: è più personale, il datore può sentire la tua voce e
il tuo tono. Si ricorderà meglio di te.
Per prima cosa, fai le tue ricerche su chi vuoi chiamare. Su internet trovi molte
informazioni, se è un business locale facci un salto se possibile, altrimenti cerca
persone che hanno avuto relazioni con quell'azienda. Trova il numero di
telefono e chiama!
“Buongiorno, qui Supercazzola SRL, come posso aiutarla?”
La maggior parte delle volte dovrai passare attraverso la segretaria, che è una
rottura mica da ridere: il loro lavoro è scremare le telefonate non
indispensabili, tipo la tua. Prima tasta il terreno con questa formula:
“Sono Stefano Mini, chiamo per Peppino Supercazzola.”
Non aggiungere altro. Più parli, più dai tempo alla segretaria di farsi
un'opinione su di te. Ha un sesto senso per le telefonate che deve filtrare, è il
suo lavoro. Non darle tempo di pensare che non sei un cliente.
Se sei fortunato, con questa formula passerai direttamente a Peppino. Il più
delle volte, ti verrà chiesto chi sei e che cosa vuoi.
Qui torna utile il networking: se puoi tirare fuori un nome, fallo:
“Può dirmi perché vuole parlare con il signor Supercazzola?”

156
“Certo. Lavoro nel settore delle supercazzole e Giovannino Megacazzola mi ha
consigliato che dovrei parlare con Peppino, può passarmelo per favore?”
Con questa formula, la maggior parte delle volte non avrai difficoltà. Ricorda di
dire il nome proprio di Peppino, il che fa pensare a una certa familiarità, e
chiedi di nuovo di passartelo: non vuoi dare il tempo alla segretaria di pensare.
Se non hai contatti di networking da sfruttare, prova con un approccio creativo:
“Lavoro da 10 anni nel settore delle supercazzole e vorrei entrare in affari con
Peppino, può passarmelo per favore?”
Se l'azienda è grande, puoi variare con “vorrei entrare in affari con la vostra
azienda e mi hanno detto che Peppino è il responsabile del dipartimento
ricerca e sviluppo.”
Qui dovresti riuscire a passare, se la segretaria è rompiscatole tanto (leggi: sa
fare il suo lavoro molto bene) non mollerà la presa e vorrà informazioni più
specifiche. Ma se gli dici che cerchi lavoro, ti silurerà in quattro secondi. La tua
ultima cartuccia è usare qualche termine tecnico:
“Pensavo a una joint venture per sviluppare il business nell'area R&D, in
particolare per lo sviluppo di nanotubi in grafene.”
La segretaria è una segretaria e difficilmente sarà un'esperta di nanotubi in
grafene, quindi ti passerà Peppino.
Se ancora non ottieni niente, lascia stare: non parlerai mai con Peppino. Chiedi
un indirizzo email se ancora non ce l'hai, e invia lettera di presentazione e
curriculum via posta elettronica in cui specifichi che richiamerai il giorno dopo
alle 10 del mattino. Così domani potrai esordire con:
“Sono Stefano Mini. Ho mandato ieri pomeriggio un'email a Peppino, dicendo
che l'avrei richiamato stamattina, può passarmelo per favore?” Se il datore
vuole parlare con te, te lo passerà.
Un'altra strategia è chiamare prima delle 9 o dopo le 6, quando un dipendente
non è in ufficio ma il dirigente sì.
Ma diciamo che riesci a parlare con Peppino. Cosa dire? Dai un'introduzione
generale di chi sei, e lancia l'amo.
“Buongiorno, signor Supercazzola, mi chiamo Stefano Mini. So che non ha
molto tempo, quindi sarò breve. Sono un ingegnere chimico con 10 anni di

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esperienza, specializzato nei nanotubi in grafene. Sono sicuro che con le mie
conoscenze potrei aiutarla a sviluppare nuovi prodotti efficacemente, quindi
vorrei fissare un appuntamento con lei nei prossimi giorni per parlarne. Le va
bene martedì o mercoledì prossimo?”
Ora, ricorda di parlare piano. Il datore non sa che telefonata aspettarsi, ci
metterà un po' a connettere i punti, quindi scandisci bene le parole e respira!
Studiati a memoria il discorso, ma sii naturale. La tensione si sente dalle tue
parole. Se il datore ti chiede di ripetere perché non ha capito, hai parlato
troppo velocemente.
Non aggiungere altro, anche se il silenzio si prolunga. Il datore spesso ti
chiederà di ripetere il nome, tu dillo con sicurezza:
“Mi può ripetere il suo nome per favore?”
“Stefano Mini”
Qui molti datori inventeranno una scusa per interrompere il contatto, e va
bene così: riprendi il telefono e prova di nuovo. Alcuni, più curiosi, andranno
più a fondo e vorranno maggiori informazioni.
“Signor Mini, mi può dire meglio di cosa si occupa?”
Tombola! Qui prendi il tuo elevator pitch, e recitalo in tutta la sua maestosità.
Se l'hai studiato bene, farai colpo. A questo punto sei pronto a fissare un
appuntamento, che tratterai come un normale colloquio di lavoro, in cui il
datore non sa che stai cercando lavoro (valgono le stesse regole, fai riferimento
al capitolo apposito).
Dovresti fare in media da 5 a 10 telefonate di questo tipo al giorno: anche con
una sola risposta positiva ogni 20, otterrai un colloquio ogni 2-4 giorni. Mica
male!

Come creare esperienza dal nulla


Una premessa: molti datori che richiedono esperienza nella mansione non
sanno di cosa stanno parlando. Seguono la massa perché avere un dipendente
con esperienza fa figo, ma non offrono uno stipendio e un percorso di carriera
sufficiente per giustificare l'interesse di lavoratori che, di esperienza, ne hanno
veramente. Recentemente ho trovato il bando per un lavoro che richiedeva
una laurea in economia ed era gradita un'esperienza nelle vendite. Quindi un

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lavoro qualificante in cui metterò a frutto i miei studi, giusto?
Sbagliato.
Per curiosità mi sono candidato, ho inviato il curriculum e ho ottenuto un
colloquio con proposta di lavoro a tempo determinato. Lo stipendio non era
dei migliori, possibilità di carriera opache, formazione professionale nulla e un
lavoro dequalificante: telemarketing, ossia fare il centralinista che telefona a
una serie di negozianti per proporre i suoi servizi.
Avrei potuto fare la stessa cosa con la terza media. Quindi:
Il datore a volte non ha la minima idea di quello che gli serve.
Questo ti dà più possibilità di muoverti fra gli spazi, sfruttare la tua creatività e
creare esperienza dal nulla.
È dall'introduzione che ti martello con un concetto: devi avere esperienza
pratica per potere essere utile immediatamente al datore. Non conta quello
che hai studiato e quello che sai, ma solo quello che sai fare adesso e in che
modo puoi far guadagnare o risparmiare soldi al datore. Tutto il resto sono
dettagli.
Per avere competenze così pratiche devi fare esperienza sul campo: non esiste
altro modo, gli studi teorici sono solo una preparazione per quello che poi
andrai a fare in un contesto reale. La ragione per la quale i datori (quelli seri)
richiedono esperienza è proprio questa: devi dimostrarmi di essere in grado di
avere delle conoscenze pratiche e saper generare un profitto all'interno
dell'azienda. In più devi saper applicare la teoria e confrontarti con una serie di
problematiche che non vengono spiegate sui libri.
L'esperienza è l'anello di congiunzione fra teoria e pratica.
Se segui quello che ti dico in questo manuale, questo anello di congiunzione
l'hai creato personalmente senza il bisogno di fare esperienza in azienda: ti sei
impegnato per dimostrare con i fatti di saperti muovere nel contesto reale, non
sei solo un giovane neolaureato che non sa fare niente all'atto pratico. Ad
esempio: mentre eri all'università hai creato software complessi in C++ e li hai
distribuiti gratuitamente ad alcune aziende che conosci, ricevendo feedback
molto positivi.
Peccato che il lavoro richiede 3 anni di esperienza, quindi non hai possibilità.
Giusto?

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Sbagliato.
Stai facendo un errore comune: pensi che “esperienza” significhi “esperienza di
dipendente in un'azienda.” Ma non è scritto da nessuna parte, quindi prendi il
termine per quello che è: esperienza significa che l'hai già fatto. Non importa
come.
Ho fatto questo esperimento quando ho deciso di usare come USP nel mio
curriculum Mindcheats, che gestisco dal 2010. Mi sono candidato a diverse
posizioni che richiedevano esperienza nel marketing e nelle vendite, io ho
portato il blog sul quale vendo i miei prodotti. Non ero assunto da nessuno,
non avevo una posizione o un contratto da far vedere, non avrei potuto
procurare referenze, ma avevo esperienza.
Avrei potuto portare il bilancio d'esercizio, ma non mi è mai servito: la mia
parola è stata sufficiente ogni volta. Anzi: vedevo gli occhi del reclutatore
spalancarsi quando gli citavo la mia esperienza pratica e personale, con tanto
di numeri.
Per sfruttare questo sistema devi essere preciso: se dici “ho esperienza da
autodidatta in C++” il datore penserà che al massimo hai letto qualcosa su
internet. Prova invece con: “negli ultimi 4 anni ho creato 5 software in C++ per
altrettante aziende che hanno introdotto il sistema per semplificare la
contabilità aziendale. Ad oggi, sono tutti pienamente soddisfatti del
programma che ho scritto. Se vuole le posso inviare la lista delle aziende con
cui ho lavorato, e la loro opinione sul software.”
Vedi come suona meglio? Magari hai distribuito gratuitamente il software, ma
questo non significa che non ci hai lavorato sodo. L'esperienza l'hai fatta e non
stai raccontando il falso, anche se le cinque aziende sono quella di tuo zio, di
un suo amico e tre colleghi suoi. Finché hai creato un software utile, hai fatto
esperienza e le aziende stanno utilizzando il tuo programma regolarmente
perché è oggettivamente superiore a quelli della concorrenza, non stai
raccontando il falso.
Occhio però: l'esperienza devi averla fatta. Se hai creato un programmino in 10
minuti e l'hai riciclato per 5 aziende diverse, non hai fatto esperienza. Il lavoro
deve essere stato costante, devi dimostrare le competenze che hai acquisito.
Se il futuro datore ti chiede di fargli vedere il software, devi essere in grado di
procurare qualcosa di eccezionale. Ecco perché continuo a dirti di mantenere il

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focus sulla qualità: tutto può far parte del curriculum ed essere un tuo USP.
Grazie al sistema dell'esperienza personale, puoi creare esperienza dal nulla, in
quasi qualsiasi settore e senza spendere soldi in corsi professionali: avrai un
vantaggio competitivo enorme sugli altri neolaureati.
Io ho accumulato così tanta esperienza in questo modo che durante un
colloquio un reclutatore mi ha detto queste esatte parole in modo ironico,
allargando le braccia: “ha 24 anni, se ha altre esperienze io mi alzo e me ne
vado.” E mi ero dimenticato di citare il mio lavoro come manager delle
importazioni e logistica di un'azienda estera.
Se non sei uno scansafatiche, se ti impegni seriamente per creare competenze
pratiche e fare esperienza per conto tuo senza aspettare qualcuno che ti paghi
per iniziare, riuscirai in pochi anni ad avere un curriculum in cui dovrai per
forza eliminare qualche esperienza, tanto è grande.

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