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MARIA MAYER

NUTRIZIONE E DIETE CASALINGHE


PER CANI E GATTI SANI
Il presente libro è accreditato come Autoapprendimento FAD con riconosci-
mento ECM per tutte le professioni, solo attraverso apposita registrazione al
sito www.ebookecm.it

COLLANA EBOOKECM
EBOOK PER L’EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA © 2020

ISBN: 978-88-31253-20-8
Dedicato al Maestro A.O.

A tutti i miei Maestri di vita, da chi mi ha insegnato in catte-


dra, ai miei pazienti

E alla mia bella e sempre colorata famiglia.


INDICE

1. PREFAZIONE E RINGRAZIAMENTI 10

2. INTEGRARE LA NUTRIZIONE NELLA PRATICA CLINICA 12

2.1 Perché è importante conoscere le basi dell’alimentazione


dei propri pazienti 12

2.2 Alimentazione dei pet fra società e cambiamenti culturali 13

2.3 Qual è la dieta migliore per un cane o un gatto? 15

2.4 Comparazione dei pro e contro: meglio dieta industriale o casalinga? 16

2.5 A chi consigliare quindi un’alimentazione fresca e come? 17

2.6 Utilizzo delle conoscenze di nutrizione per la scelta


del prodotto commerciale adatto ad un pet 18

2.7 Il confronto con il web 19

2.8 Relazione con il cliente e aspetti emozionali legati alla nutrizione 20

3. ANATOMIA DEL DIGERENTE, FISIOLOGIA E


COMPORTAMENTO DELLA NUTRIZIONE 21

3.1 Domesticazione del cane e del gatto 21

3.2 Anatomia e fisiologia dell’apparato digerente di cane e gatto 23


3.2.1 I passaggi del processo digestivo 23
3.2.2 Bocca, gusti, scelta e ingestione dell’alimento 24
3.2.3 Stomaco: la digestione continua 25
3.2.4 Grande e piccolo intestino: digestione e assimilazione 26
3.3.Fabbisogni e peculiarità nutrizionali di cane e gatto 29
3.3.1 Energia e acqua 30
3.3.2 Macronutrienti: proteine, carboidrati e grassi 31

3.4 Comportamento alimentare: cosa dobbiamo sapere? 40

4. NUTRIENTI E ALIMENTI 43

4.1 Scelta e preparazione delle fonti proteiche 44


4.1.1 Tre valutazioni pratiche riguardo la scelta della
fonte proteica (e in generale delle altre fonti alimentari) 45
4.1.2 Scelta e preparazione della carne 46
4.1.3 Scelta e preparazione del pesce 49
4.1.4 Scelta e preparazione delle uova 53

4.2 Scelta e preparazione della fonte glucidica 54


4.2.1 Perché inserire fonti di glucidi nella dieta di cane 54
4.2.2 Perché NON inserire fonti di glucidi nella dieta del cane 55
4.2.3 Il gatto e i glucidi: dobbiamo inserirli nella sua dieta? 56
4.2.4 Glutine sì o no? 59
4.2.5 Farina o chicco? 59
4.2.6 Le fonti di amidi o carboidrati 61
4.2.7 Nella pratica: come scegliere le fonti di amido
per la dieta e come cucinarle? 64

4.3 Scelta e preparazione delle fonti di grassi 67


4.3.1 Biochimica dei grassi 67
4.3.2 Grassi saturi o polinsaturi? Scelta e inserimento nella dieta 72

4.4 Scelta e preparazione della fonte di fibre 75


4.4.1 Scelta e preparazione delle verdure nella dieta 77

4.5 Consigli pratici per la preparazione della dieta 79

4.6 Uso e scelta di integratori multivitaminici 81

4.7 Integrazioni funzionali alla dieta 83

5. ANAMNESI ALIMENTARE DEL PAZIENTE


E INDICAZIONI PER IL CLIENTE 84

5.1 Anamnesi alimentare 84

5.2 Il questionario 85

5.3 e regole base della formulazione di una dieta casalinga 95


5.4 Consegna della dieta e indicazioni di preparazione 95

5.5 Indicazioni essenziali per il proprietario riguardo


l’introduzione della dieta per il cane 96

5.6 Indicazioni essenziali per il proprietario riguardo


l’introduzione della dieta per il gatto 97

5.7 Consigli riguardo l’andamento dei controlli 100

6. FORMULAZIONE PRATICA DI DIETE CASALINGHE


PER CANI E GATTI ADULTI SANI 101

6.1 Fattori di conversione e tabella delle abbreviazioni utilizzate 102

6.2 Formulazione in 6 punti 104

6.3 Formulazione di una dieta casalinga per un cane adulto sano 106
6.3.1 Stima del fabbisogno energetico del cane 107
6.3.2 Proteine 110
6.3.3 Lipidi 115
6.3.4 Fibre e fonte di amidi 120
6.3.5 Composizione media di una dieta casalinga
per un cane adulto 124
6.3.6 Minerali e micronutrienti 125
6.3.7 Valutazioni in chiusura di una dieta 127
6.3.8 Controllo del piano dietetico per un cane adulto sano 129

6.4 Formulazione di una dieta casalinga per un gatto adulto sano 129
6.4.1 Stima del fabbisogno energetico del gatto 129
6.4.2 Proteine 132
6.4.3 Lipidi 134
6.4.4 Fibre e (eventuale) fonte di amidi 136
6.4.5 Minerali e micronutrienti 140
6.4.6 Integrazioni funzionali 142
6.4.7 Controllo del piano dietetico per un gatto adulto sano 144

7. FORMULAZIONE DI UNA DIETA CASALINGA


PER CAGNE E GATTE GRAVIDE E IN ALLATTAMENTO 145

7.1 Alimentazione della fattrice e dello stallone


prima dell’accoppiamento 145

7.2 Dieta casalinga per cagne gravide – Parte teorica 147

7.3 Dieta casalinga per gatte gravide – Parte teorica 149


7.4 Dieta casalinga durante l’allattamento 151

7.5 Integrazioni funzionali per la cagna e la gatta gestante


e in allattamento 151

7.6 Nutrizione del cucciolo o del gattino orfano 153

7.7 Formulazione pratica di una dieta casalinga per cagne


e gatte in gravidanza e allattamento 156

7.8 Controlli del piano dietetico in gravidanza e allattamento 165

8. FORMULAZIONE DI UNA DIETA CASALINGA


PER CUCCIOLI E GATTINI IN ACCRESCIMENTO 168

8.1 Svezzamento: come e quando? 168

8.2 Tolleranza orale e variabilità della dieta 172

8.3 Crescita e curve di crescita 173

8.4 Crescita e errori nutrizionali: dove possiamo sbagliare? 174

8.5 Formulazione pratica di una dieta per cuccioli e gattini in crescita 176
8.5.1 Stima del fabbisogno energetico in accrescimento 176
8.5.2 Proteine in accrescimento 179
8.5.3 Lipidi in accrescimento 179
8.5.4 Fibre e (eventuale) fonte di amidi 180
8.5.5 Minerali e microelementi in accrescimento 181
8.5.6 Integrazioni funzionali in accrescimento 182

8.6 Controlli del piano dietetico e numero di pasti per cuccioli e gattini in
crescita 183

9. FORMULAZIONE DI UNA DIETA CASALINGA


PER CANI E GATTI ANZIANI 186

9.1 Aging e nutrizione 186

9.2 Quando iniziare una dieta per animali anziani 187

9.3 Quali sono gli obbiettivi di una dieta fresca


per cani e gatti anziani? 188

9.4 I quattro meccanismi fisiologici dell’invecchiamento


al centro dell’interesse del nutrizionista 190

9.5 Valutazione metabolica del paziente anziano per fini nutrizionali 194
9.6 Formulazione di una dieta casalinga di cane e gatto anziani 195
9.6.1 Stima del fabbisogno energetico dell’anziano 195
9.6.2 Proteine per l’anziano 197
9.6.3 Lipidi per l’anziano 199
9.6.4 Fibra e amidi per l’anziano 200
9.6.5 Minerali e micronutrienti 201
9.6.6 Integrazioni funzionali per l’anziano 202

9.7 Controlli del piano dietetico per l’animale anziano 205

10. FORMULAZIONE DI UNA DIETA CASALINGA


PER CANI E GATTI IN SOVRAPPESO E OBESI 206

10.1 Identificazione del sovrappeso e dell’obesità in cani e gatti 206

10.2 Cause e fattori predisponenti per l’obesità canina e felina 208

10.3 Obesità come patologia 210

10.4 Obesità, infiammazione e adipochine 211

10.5 Strategie per il controllo del peso 213

10.6 Formulazione di una dieta casalinga per la perdita di peso 215


10.6.1 Stima del peso ideale 216
10.6.2 Stima del fabbisogno energetico per ridurre il sovrappeso 217
10.6.3 Proteine per cane e gatto obesi 219
10.6.4 Lipidi per cane e gatto obesi 220
10.6.5 Fibre e (eventuali) fonti di amido per cane e gatto obesi 221
10.6.6 Minerali e micronutrienti per cane e gatto obesi 221
10.6.7 Integrazioni funzionali per cane e gatto obesi 222

10.7 Monitoraggio della perdita di peso e strategie successive 224

INDICE DELLE TABELLE 228

BIBLIOGRAFIA 232
INDICE

1.
PREFAZIONE E RINGRAZIAMENTI

“Dobbiamo poterci mettere di fronte all’idea in modo vivente


[sperimentandola], altrimenti se ne diventa schiavi”

R. Steiner

Tutta la medicina cambia, ma nessun campo è probabilmente più fluido di


quello della nutrizione, sia in ambito umano che veterinario.
Quando, relativamente pochi anni fa, frequentavo la facoltà di Medicina
Veterinaria, sono stata molto fortunata ad incontrare uno dei pochissimi pro-
fessori che, all’interno del corso di laurea, insegnava Nutrizione clinica del
cane e del gatto, il Professor Alessandro Gramenzi. I suoi modi e la sua passio-
ne non potevano non appassionarmi! Il secondo tassello è stata la mia cagna
Ransie: da brava Rottweiler, ha avuto una parvovirosi a 8 mesi. Ne è uscita
viva, ma con innumerevoli reazioni avverse al cibo, che l’hanno portata a non
potersi alimentare più con quasi nessun alimento commerciale.
Un Professore interessante e la mia piccoletta malata sono stati la benzina
e la scintilla che hanno fatto scattare il mio personale amore per la nutrizione
veterinaria, coltivata negli anni e, solo 10 e più anni dopo, “coronata” da un
Master.
Nell’arco degli ultimi anni, complici i cambiamenti sociali che si stanno ve-
rificando, ma anche alcune coincidenze, stiamo assistendo a una trasformazio-
ne che, seppur sempre piccola rispetto al numero di Medici Veterinari italiani,
continua ad avanzare costantemente: un numero sempre maggiore di colleghi
vuole imparare a formulare diete fresche per i propri pazienti.

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INDICE

NUTRIZIONE E DIETE CASALINGHE PER CANI E GATTI SANI


PREFAZIONE E RINGRAZIAMENTI

Tante sono le motivazioni per operare questa scelta: volontà del proprieta-
rio, gusti del paziente, reazioni avverse al cibo, compresenza di patologie per le
quali non sono presenti in commercio alimenti pronti adeguati.
Non sono molti i testi che possono aiutare però ad apprendere le basi ne-
cessarie per operare questo cambiamento. Questo libro è pensato e scritto per
chi vuole apprendere la nutrizione e la dietetica clinica del cane e del gatto,
con un focus in particolare sull’aspetto pratico che libri simili dimenticano: la
formulazione di diete casalinghe.
Per questo motivo il testo è diviso in sezioni teoriche e pratiche. Dopo i
primi capitoli introduttivi, ogni argomento sarà trattato prima dal punto di
vista teorico, poi dal punto di vista pratico, cercando di identificare e risolvere i
problemi che il clinico si troverà ad affrontare al momento della formulazione.
Infine, questo libro ha una presunzione: quella di voler appassionare, ren-
dere vivo l’argomento della nutrizione del cane e del gatto, spesso percepita
come noiosa perché simile alla matematica. È vero: sono tante le formule che
aiutano il clinico a fare un buon lavoro, ma nessuna materia è (credo) più viva
di quella che deve fornire i costituenti stessi della vita.
In questo testo troverete le basi: dalla fisiologia della nutrizione alla scelta e
giusta combinazione degli alimenti. Quasi tutto il resto, ben oltre le formule,
ve lo insegneranno i vostri pazienti, con le loro sorprendenti risposte, ognuna
diversa dall’altra.
Un grazie di cuore va a tutti i miei pazienti, ma anche ai miei clienti, per-
sone fantastiche che mi permettono davvero di fare una bella medicina con i
loro amati cani e gatti.
Grazie alla mia famiglia, tutta, variegata e complessa, composta da familiari
allargati, amici e amiche. Ma soprattutto grazie a Ezequiel: senza il tuo appog-
gio, amore, questo libro non avrebbe mai visto la luce.

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INDICE

2.
INTEGRARE LA NUTRIZIONE NELLA PRATICA CLINICA

Una vasta fetta di medici veterinari sta dimostrando negli ultimi anni un
interesse crescente per la nutrizione del cane e del gatto. A seguito di cambia-
menti sociali importanti, infatti, cane e gatto hanno assunto un ruolo diverso
dall’animale da compagnia, richiedendo maggiore attenzione anche da parte
dei colleghi su questo aspetto. In questo capitolo di introduzione, quindi, ver-
ranno discusse le basi sociali di questo cambiamento, valutato il contesto in
cui è possibile consigliare un’alimentazione casalinga e come farlo in pratica.
Verranno inoltre accennate alcune problematiche di comune riscontro come
il confronto con il web e l’approccio al cliente.

2.1 PERCHÉ È IMPORTANTE CONOSCERE LE BASI DELL’ALIMENTAZIONE


DEI PROPRI PAZIENTI

Questo libro nasce perché anche se è vero che non tutti i medici veterinari
devono essere esperti in nutrizione del cane e del gatto, è pur vero che la mag-
gior parte dei colleghi che si occupano di clinica dei piccoli animali troverà
utile conoscerne almeno le basi. Delle nozioni di nutrizione e dietetica clinica
sono infatti utili per consigliare il cliente sul miglior metodo alimentare per il
proprio animale. Queste nozioni vengono in aiuto anche quando è presente
una patologia, per sapere come e quanto è possibile incidere sull’ outcome o
anche semplicemente sulla qualità di vita del paziente con l’alimentazione.
Inoltre, a fronte di un confronto con il web sempre più intenso (“Dr.Google”,
scherzosamente), poter offrire una risposta professionale ai dubbi dei clienti
può migliorare molto la reputazione. Inoltre, dato che non solo la conoscenza
teorica è importante questo il libro si indirizza anche sul saper fare, tramite le

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INTEGRARE LA NUTRIZIONE NELLA PRATICA CLINICA

sezioni pratiche di formulazione di dieta casalinga base, adatta alle condizioni


più comuni riscontrate nei nostri ambulatori (cani e gatti sani adulti, in cresci-
ta, gravidanza o allattamento, anziani o in sovrappeso).

2.2 ALIMENTAZIONE DEI PET FRA SOCIETÀ E CAMBIAMENTI CULTURALI

Il dualismo alimentazione – relazione è certamente uno dei meccanismi


arcaici più profondi nella psiche di qualsiasi mammifero: l’offerta alimentare
è una delle prime interazioni regolatorie bio-comportamentali tra genitore e
figlio, assicurando la sopravvivenza di quest’ultimo che dipende completamen-
te dalla fornitura di cibo da parte di altri. Si è visto, in medicina umana, che
questi comportamenti sono così importanti da influenzare il modo in cui le
persone rispondono alle situazioni della vita e che l’offerta di cibo in partico-
lare può essere strettamente correlata alla regolazione delle emozioni per tutta
la durata della vita [1].
Fatta questa premessa, risulta ovvio come la relazione fra uomo e animali
domesticati venga influenzata anche da aspetti sociali e antropologici, proprio
prendendo come mezzo di espressione fondamentale di questi cambiamenti il
cibo. L’urbanizzazione avvenuta a partire dalla rivoluzione industriale ha por-
tato, infatti, a un contatto via via sempre più intimo fra uomo, cane e gatto: si
stringe lo spazio, si stringe la relazione.
Non è però solo un’attitudine moderna l’amore per il proprio animale. Di-
verse culture riportano infatti traccia di relazione e alimentazione con i propri
cani: Persiani, Greci, Romani e Galli appaiono come proprietari affezionati
[2]. Nei secoli, il processo di domesticazione soprattutto del cane si è intreccia-
to con la sua alimentazione: zuppe di cereali e farina, carne e frattaglie (spesso
solo per cani da caccia), brodo, verdure, latte e pane, sono solo alcune delle
molte ricette riportate con precisione nei testi antichi [2].
La vicinanza post-rivoluzione industriale cambia però la relazione che as-
sume contorni nuovi: gli animali non sono utilizzati solo per il lavoro, ma
per pura e semplice compagnia [3]. Anche per via di questa nuova relazione e
dei mezzi tecnici a disposizione, nasce nel 1855 il primo alimento industriale
formulato appositamente per cani: un biscotto a base di farina di cerali, san-
gue bovino e polpa di barbabietola, opera di un imprenditore inglese [2, 3].

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INTEGRARE LA NUTRIZIONE NELLA PRATICA CLINICA

Il prodotto fu un successo, tanto che diverse società inglesi e poi statunitensi


cominciarono a sviluppare le loro ricette.
Durante la Prima guerra mondiale, i Paesi partecipanti avevano dovuto per-
fezionare il processo di appertizzazione (sterilizzazione in contenitore chiuso) e
produrre su grande scala alimenti in scatola da inviare alle truppe nei lunghi ed
estenuanti periodi in trincea. Per garantire la sopravvivenza dei soldati infatti era
necessario usare una tecnologia che rendesse facile il trasporto di grandi quantità
di alimento deperibile e che ne allungasse i tempi di conservazione. Con quella
stessa tecnologia, nacque nel 1923 il primo alimento in scatola per cani [2].
Di pari passo con la tecnologia, nasce anche la scienza della nutrizione
del cane e del gatto. Risale al 1960 il primo alimento completo per cani, for-
mulato per cuccioli [3]. Da quel momento negli ultimi 50 anni l’industria di
quello che viene chiamato pet food (alimenti per animali domestici) è andata
crescendo in modo esponenziale, migliorando costantemente da un punto di
vista tecnologico, fino ad arrivare a coprire tutte le necessità degli animali di
famiglia (o quasi!).
Assieme alla tecnologia degli alimenti, anche il rapporto con gli animali do-
mestici è cambiato. Da animali da lavoro, cani e gatti sono diventati dapprima
animali da compagnia fino ad essere considerati, almeno nel primo mondo,
veri e propri membri della famiglia [4, 5].
In quello che viene definito dai sociologi un processo di “parentizzazione”
(pet parenthood) [6], è sempre più frequente trovare torte di compleanno,
pigiami, vestiti, cappotti e altri accessori per cani e gatti. Gli animali domestici
non sono quindi più solo un oggetto da coccolare, ma sono considerati come
veri e propri “figli pelosi”, con conseguenti ansie e senso di responsabilità nei
loro confronti [6].
Se da una parte sempre più persone nei Paesi industrializzati sono quindi
disposte a far dormire il proprio cane e gatto sul lettone, è evidente come
il processo di parentizzazione passi anche attraverso una crescente richiesta
di alimenti sani per il proprio amico a quattro zampe. La fetta di mercato
maggiormente in crescita negli ultimi anni è difatti quella di alta fascia, con-
siderando il maggior prezzo come indicatore di maggior qualità [7]. Secondo
studi di marketing, il proprietario acquista il prodotto finale anche in base
alla relazione che ha con il proprio animale, scegliendo mediamente per il
proprio amico l’alimento considerato più salutare [8]. Spinti soprattutto da
motivazioni salutistiche, inoltre, sempre più proprietari scelgono per il proprio

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pet un’alimentazione fresca: secondo Eurispes circa il 37,3% degli Italiani con
cani e gatti, dato sicuramente importante anche se ancora inferiore rispetto a
quello che indica chi sceglie prodotti pronti [9].

2.3 QUAL È LA DIETA MIGLIORE PER UN CANE O UN GATTO?

La diatriba su quale sia “la dieta migliore” è certamente la spina nel fianco
della nutrizione umana moderna. Regimi dietetici fra i più disparati emergono
ciclicamente, volendo costantemente dimostrare di poter migliorare la qualità
di vita di tutte le persone disposte ad abbracciare le indicazioni che li contrad-
distinguono, diminuirne il grasso corporeo, offrire un migliore stato di salute
etc. La prova utilizzata con più frequenza è probabilmente quella degli antena-
ti: gli uomini di Neanderthal, i cacciatori-raccoglitori, i nostri nonni si nutriva-
no così... Non appare quindi strano che anche in alimentazione animale ci si
fermi a discutere su questa ricerca del Sacro Graal della nutrizione perfetta per
tutti e per ogni circostanza.
Un articolo molto interessante del 2015 pubblicato su Cell, riferiva i dati
del monitoraggio di un gruppo di 800 persone per una settimana, seguendole
attraverso 46.898 pasti, integrando abitudini alimentari, attività fisica, parame-
tri ematici, microbioma intestinale a parametri antropometrici. Tramite mo-
delli matematici i ricercatori hanno dimostrato in sostanza come la risposta ai
singoli alimenti/pasti fosse totalmente individuale. Un alimento/pasto che in
una persona o gruppo di persone può causare delle risposte considerate positi-
ve per la salute, può avere l’effetto opposto in altre e viceversa. Riassumendo le
parole dei ricercatori stessi, l’unico modello alimentare perfetto sarebbe quello
individualizzato [10]. Non esiste, quindi, neanche in medicina umana, la dieta
ideale per tutti e per ogni circostanza.
Premesso questo e tornando ai pet, esistono sporadici studi che tentano
di dimostrare una miglior qualità di vita e maggiore longevità di cani e gatti
alimentati con una dieta fresca non meglio specificata [11], così come esistono
report che negano con sicurezza assoluta che questo possa essere vero [12]. Più
che concentrarci quindi su una generica ricerca di superiorità di un regime
dietetico rispetto ad un altro, irreperibile attualmente in letteratura e che co-
munque soffrirebbe dei dubbi enunciati previamente per quel che riguarda la
dieta ideale per l’essere umano (oltre ad un possibile conflitto di interessi se

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sponsorizzato direttamente o indirettamente da aziende del pet food), vediamo


perché e in quali casi possiamo consigliare ad un nostro cliente di cominciare
una dieta casalinga per il suo animale.

2.4 COMPARAZIONE DEI PRO E CONTRO: MEGLIO DIETA INDUSTRIALE O


CASALINGA?

Mentre in medicina umana nessun nutrizionista metterebbe in dubbio l’as-


sunto “una dieta sana è una dieta fresca e variata” è curioso costatare come in
medicina veterinaria si tenti quasi di far passare il messaggio contrario. Sebbe-
ne un alimento industriale abbia infatti indubbi vantaggi rispetto ad una dieta
casalinga, dovremo sempre tenere a mente anche i suoi svantaggi per valutare
correttamente la scelta per ogni singolo paziente. La Tabella 2.1 riporta una
schematica comparazione fra i due tipi di alimentazione.
Tabella 2.1 – Confronto fra alimentazione industriale e casalinga per cane e gatto.

Qualità della dieta Industriale Casalinga

Completa e bilanciata +++/+ ?

Digeribile + ++

Appetibile + +++

Sicura/Priva di tossicità ?? ++

Di composizione nota --- +++

Prezzo/economicità ++ ++

Di facile e rapida preparazione +++ +


Legenda:
+ = punto di forza (da 1 a 3)
- = punto di debolezza (da 1 a 3)
? = dubbio, parametro da valutare sul singolo prodotto/dieta

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Come riassunto nella tabella, è evidente come il maggior vantaggio dell’a-


limento commerciale sia nella sua praticità d’uso. Qualsiasi alimento commer-
ciale, infatti, non solo è rapido da preparare, ma ha anche una lunga shelf-life,
si conserva fuori dal frigo ed è facilmente trasportabile anche su lunga distan-
za. Il punto su cui la maggior parte dei medici veterinari basa la propria scelta
per il commerciale è il fatto che sia completo e bilanciato da una parte, sicuro
(soprattutto in termini microbiologici) dall’altra. Su entrambe queste convin-
zioni si potrebbe in effetti avviare una discussione, che rimandiamo in altra
sede per la sua complessità [13].
Analizzando pro e contro di una dieta casalinga, il primo punto essenziale
è specificare che si sta parlando di una formulazione effettuata da un professio-
nista, adatta al paziente, allo stile di vita e a una fase della vita. Alcuni studi,
infatti, hanno evidenziato l’ovvio: diete casalinghe reperite online o sui libri
non sono nella maggior parte dei casi bilanciate [14, 15].
Una dieta casalinga ha come lati indubbiamente positivi la certezza della
composizione in tutti i suoi ingredienti, fattore particolarmente importante
per cani e gatti con reazioni avverse al cibo, ma anche maggiore digeribilità e
appetibilità. Tutti questi punti vanno certamente tenuti in conto al momento
di consigliare il singolo cliente. Nel soppesare i piatti della bilancia però, bi-
sogna anche considerare come una dieta casalinga richieda maggiore impegno
da parte del proprietario, se non in termini economici (nella maggior parte dei
casi equivale ad un alimento commerciale di buona qualità), certamente come
precisione e impegno nella preparazione. Uno studio abbastanza recente ha
infatti dimostrato come, con il tempo, la dieta formulata da un professionista
fosse soggetta a cambi da parte del proprietario, passando da essere bilanciata
a non esserlo più col trascorrere del tempo [16].
Una valutazione caso per caso, tenendo conto del paziente, ma anche del
sistema famiglia in cui questo è inserito, è assolutamente consigliabile prima
di proporre una dieta casalinga.

2.5 A CHI CONSIGLIARE QUINDI UN’ALIMENTAZIONE FRESCA E COME?

Anche se teoricamente tutti i cani e i gatti potrebbero seguire una dieta


casalinga, in realtà una prima scrematura possiamo farla valutando solo quelli
con un proprietario attento e disposto a seguire le nostre indicazioni. Se da

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una parte, quindi, è inutile tentare di convincere proprietari reticenti, il con-


siglio è di non emettere un giudizio affrettato verso un cliente interessato alla
dieta fresca, pensando che sia troppo complesso per le sue possibilità. Meglio
in quest’ultimo caso lasciare aperta la porta al tentativo e controllare attenta-
mente il risultato nel tempo, tramite i follow-up.
Riguardo al come fare, il consiglio è quello di cominciare dal proprio ani-
male: consigliare una determinata scelta o dare dei suggerimenti riguardo le
difficoltà che si possono incontrare sarà molto più semplice se si sono attra-
versati per primi.
Una volta acquisite le necessarie competenze sia teoriche che pratiche, an-
che tramite formulazione di diete per i propri pet, la partecipazione a classi di
formulazione e, ovviamente, a corsi di formazione, il suggerimento è di comin-
ciare proprio da quei clienti che spontaneamente vengono a richiedere una
dieta casalinga. Affiggere un cartello in sala d’attesa che esponga il servizio,
pubblicizzarlo sui social tramite immagini o brevi messaggi, presentare delle
brochure presso cliniche o ambulatori sono solo alcune delle possibilità. Co-
minciare con clienti motivati permetterà di acquisire sicurezza per poi poter
consigliare o sconsigliare più tranquillamente questa scelta. Forzare la mano,
cercando invece di convincere un cliente dubbioso, è invece – a parere di chi
scrive – il modo di garantire un fallimento.
Anche se magari può sembrare scontato, è bene rilevare come in generale la
nutrizione debba essere considerata come una “specializzazione” come le altre.
Una volta studiata può diventare una nuova attività del singolo professionista,
dell’ambulatorio veterinario o della clinica, da introdurre fra le prestazioni
erogabili e in quanto tale da inserire nel tariffario. Saper dare un prezzo alla
prestazione, non inferiore a quello di una normale visita specialistica, è un’o-
perazione importante di marketing per il singolo e/o per la struttura.

2.6 UTILIZZO DELLE CONOSCENZE DI NUTRIZIONE PER LA SCELTA DEL


PRODOTTO COMMERCIALE ADATTO AD UN PET

Un’altra delle possibilità di impiego di questo libro è utilizzarlo come base


di conoscenze in nutrizione, tralasciando la parte di formulazione di diete, per
consigliare il prodotto commerciale adatto al proprio paziente. Questa è co-
munemente considerata la funzione del medico veterinario nutrizionista che,

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seppur forse limitante, può essere un interessante integrazione come servizio


aggiuntivo. In Italia, la diffusione del così detto pet corner è abbastanza limi-
tata, per motivi di scontistica e fiscali. Negli Stati Uniti, già più di 15 anni
fa, circa il 4% delle entrate di cliniche e ambulatori derivava dalla vendita di
prodotti commerciali, valore che ci si aspettava fosse notevolmente più alto se
nella struttura era presente un esperto in nutrizione [17].
Conoscere i fabbisogni nutrizionali del paziente, scegliere l’alimento di
mantenimento o medicato più adatto, anche tramite un’attenta lettura delle
etichette [13] può essere senza dubbio un valore aggiunto e può includere o
meno la vendita dell’alimento selezionato. Oltre al pet food, va considerata
l’esigenza di molti proprietari di somministrare premi e snack al proprio ani-
male, per la scelta dei quali conoscenze adeguate di alimentazione sono fon-
damentali.

2.7 IL CONFRONTO CON IL WEB

Pochi argomenti sono territorio di contesa di squadre contrapposte più


della nutrizione, sia umana che animale. Si contende, in primis, il diritto alla
formulazione di diete, che, non è competenza esclusiva del medico veterinario
per gli animali, così come non lo è in medicina umana dei medici chirur-
ghi. Al contrario, diverse figure possono, per legge, compilare diete: biologi,
nutrizionisti e non, ma anche laureati in Scienze delle Produzioni Animali,
Tutela e Benessere Animale etc. Molte di queste figure professionali non sono
medici, ma potrebbero avere ottime competenze di nutrizione, anche più avan-
zate rispetto alla media di molti veterinari. L’unico vero metro di valutazione
dovrebbe essere la preparazione e, ovviamente, la gestione assieme al medico
veterinario in caso di patologia.
Il fatto però che nessuna legge vieti ad alcuna figura di formulare diete
per animali domestici, apre la porta a molte figure dubbie, cui mancano sia
professionalità che preparazione. Oltre a questo, esiste poi il web, con le sue
infinite possibilità. Come sottolineato precedentemente, le diete trovate onli-
ne sono molto raramente ben formulate [14, 15]. Su internet il proprietario
medio cercherà e troverà immancabilmente risposta ad ogni suo dubbio: se il
sale va aggiunto o meno, se l’aglio va dato o meno, cottura sì o no, i cereali
fanno male o meno etc.

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INDICE

NUTRIZIONE E DIETE CASALINGHE PER CANI E GATTI SANI


INTEGRARE LA NUTRIZIONE NELLA PRATICA CLINICA

Impossibile stare dietro a tutte queste eventualità. L’unico modo per poter
dirigere il cliente è quello di essere preparati, saper rispondere alle domande,
spiegare e chiarire dubbi. Ciò può essere noioso a volte, specialmente in nu-
trizione, ma potrebbe essere presa come una piacevole, anche se difficile, sfida
personale per la propria crescita.

2.8 RELAZIONE CON IL CLIENTE E ASPETTI EMOZIONALI LEGATI ALLA


NUTRIZIONE

Saper comunicare in modo efficace è una delle abilità fondamentali del


medico. Dagli studi esistenti sull’importanza della comunicazione nella rela-
zione medico-paziente in medicina umana alcune delle richieste dei pazienti
sono ricevere informazioni chiare e comprensibili sulla malattia e le terapie,
ricoprire un ruolo attivo nelle scelte terapeutiche, sentirsi accolti e compresi
come persone e non come “malati”. Inoltre, spesso i pazienti esprimono in-
soddisfazione per la scarsa partecipazione emotiva, per le risposte inadeguate,
generiche e frettolose che ricevono da parte del medico [18].
Traslare questi aspetti alla relazione fra medico veterinario e cliente non
sembra affatto fuori luogo, visto il coinvolgimento emotivo crescente dei pro-
prietari verso i propri animali [4, 5]. Saper quindi accogliere le difficoltà, ras-
sicurare e non punire, invitare all’utilizzo del buon senso in assenza di regole
specifiche che coprano quel preciso punto dell’attuazione della dieta andreb-
bero considerati mezzi terapeutici oltre che di marketing da parte del medico.
Rimandando ad altri testi per la trattazione di un argomento così specifico
[19, 20], riguardo la formulazione di diete fresche, l’obbiettivo principale do-
vrebbe essere quello di mantenere il regime alimentare proposto nel tempo,
perché gli effetti benefici della dieta abbiano maggior modo di esprimersi [19].
Per conseguire quanto desiderato è possibile che si debba scendere a compro-
messi: sarebbe certamente consigliabile cucinare tutto al momento, ma è pro-
babile che si debba utilizzare il congelamento anche di porzioni già pronte, per
citare un esempio.
Chiarire quali siano le situazioni nelle quali è possibile trovare dei punti
di incontro con le necessità di vita del cliente e quali invece siano necessità
inderogabili (es. integratori inseriti sempre a freddo) è importante per evitare
abbandoni del piano dietetico e/o cambi indiscriminati da parte del cliente.

20
INDICE

3.
ANATOMIA DEL DIGERENTE, FISIOLOGIA E
COMPORTAMENTO DELLA NUTRIZIONE

Lungi dal voler proporre una trattazione approfondita dell’argomento, il


capitolo si propone piuttosto di ripassare i punti salienti dell’anatomia del trat-
to digestivo e della fisiologia della nutrizione, utili alla formulazione di diete
fresche per cani e gatti.

3.1 DOMESTICAZIONE DEL CANE E DEL GATTO

Pur essendo entrambi carnivori, cani e gatti hanno antenati molto diversi
fra loro dal punto di vista etologico e hanno per questo svolto ruoli molto
diversi nella co-evoluzione con l’essere umano.
Il lupo grigio (Canis lupus), probabile progenitore del cane domestico (C.
lupus familiaris) ha un percorso evolutivo assieme all’uomo non ancora chiaris-
simo, cominciato con tutta probabilità in diverse zone del mondo in un’epoca
compresa fra 10.000 e 36.000 anni fa [21, 22]. Animale gregario, con tutta pro-
babilità il suo ruolo inizialmente fu quello di protezione e aiuto nella caccia.
Il lupo, abituato a vivere in gruppi-famiglia, è in grado di cooperare, con alte
capacità di apprendimento e una spiccata intelligenza sociale [23].
Nel processo di addomesticamento, uno dei fattori chiave è l’atto del nu-
trire. Inizialmente, il lupo viveva probabilmente ai margini dei gruppi uma-
ni mangiandone i resti (alimenti e feci), condividendo quindi la dieta con i
cacciatori-raccoglitori [24]. Il passo successivo è stato quello della selezione dei
cuccioli più docili e quindi della completa domesticazione.
Nella relazione fra Canis lupus e Homo sapiens, l’aumento del numero di
copie del gene amilasi del primo è testimone di un processo di addomestica-

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INDICE

NUTRIZIONE E DIETE CASALINGHE PER CANI E GATTI SANI


ANATOMIA DEL DIGERENTE, FISIOLOGIA E COMPORTAMENTO DELLA NUTRIZIONE

mento basato sulla somministrazione di alimenti anche di origine vegetale da


parte del secondo [24].
Questo processo di co-evoluzione ha portato nel tempo a modificazioni
genetiche, dell’aspetto esteriore e comportamentali che riflettono un adatta-
mento del lupo ancestrale all’ambiente umano [25]. Dal punto di vista nutri-
zionale, questi cambiamenti di fisiologia del processo digestivo, legati e indotti
dall’alimento, hanno portato alla moderna definizione del cane come carni-
voro opportunista, ossia animale parzialmente adattato ad un’alimentazione
non strettamente a base di alimenti di origine animale [22].
La storia del processo di addomesticazione del gatto è molto diversa da
quella del cane ed ha per questo risvolti diversi sulla fisiologia digestiva. Do-
mesticato a partire dal gatto selvatico (Felis silvestris), in almeno 5 aree geogra-
fiche distinte a partire da diverse sub-popolazioni, sembra essere molto più re-
cente: circa 6000 anni fa [26, 27]. Il gatto moderno, che sembra derivare dalla
sub-specie F.s. libica, è ancora morfologicamente molto simile al suo antenato:
un cacciatore solitario, prevalentemente notturno, predatore specialmente di
uccelli, piccoli rettili e roditori selvatici. Proprio per questa spiccata attitudine
alla caccia sarebbe stato avvicinato dall’uomo, che ne ha intravisto la funzione
come guardiano protettore dei granai, nell’evoluzione da cacciatore nomade ad
una società agricola stanziale [23, 27].
È facile intuire, da quanto descritto sopra, le differenze fra il processo di
addomesticamento di Canis lupus e Felis silvestris: al lupo/cane è stata chiesta
docilità, rinuncia alla preda una volta cacciata, in cambio degli scarti, il gatto
non doveva essere saziato, affinché potesse espletare il suo ruolo di cacciatore e
proteggere l’alimento destinato all’uomo [23]. Anche per questo, oltre che per
le sue peculiarità metaboliche che vedremo più avanti, il gatto è rimasto molto
simile al suo antenato in termini di fabbisogno di alimenti di origine animale
e viene definito carnivoro stretto.
Vedremo come quanto discusso sin qui abbia degli importanti risvolti al
momento della formulazione di una dieta casalinga per una di queste due
specie.

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INDICE

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ANATOMIA DEL DIGERENTE, FISIOLOGIA E COMPORTAMENTO DELLA NUTRIZIONE

3.2 ANATOMIA E FISIOLOGIA DELL’APPARATO DIGERENTE DI CANE E


GATTO

L’apparato digerente è di tutti i complessi organici quello forse tanto ap-


parentemente più semplice (un canale, un tubo, se vogliamo, che attraversa
l’animale, da capo a coda) quanto realmente complesso nel funzionamento.
Inoltre, essendo la forma (l’anatomia) strettamente legata alla funzione è quel-
lo che più differenzia le varie specie animali che hanno alimentazioni diverse.
Ma parlando di cani e gatti, come abbiamo visto, non si può parlare di
alimento senza parlare di domesticazione. Proprio da qui partiremo, quindi,
per analizzare anatomia e fisiologia sotto un nuovo punto di vista: quello del
nutrizionista.
3.2.1 I PASSAGGI DEL PROCESSO DIGESTIVO

Quella che chiamiamo comunemente digestione dell’alimento è composta


in realtà da almeno quattro fasi distinte:
• Ingestione
• Digestione, a sua volta distinguibile in
–– Digestione meccanica
–– Digestione biochimica
• Assorbimento
• Eliminazione

Tramite questo processo, un organismo vivente trasforma l’alimento in


energia, alimenti plastici utili alla costruzione dei propri tessuti, calore e, ovvia-
mente, prodotti di scarto escreti con feci e urine.

È forse intuitivo, ma potrebbe essere utile sottolineare ai proprietari


come un ridotto volume di feci corrisponda ad un miglior processo di dige-
stione e assimilazione dell’alimento. Al contrario, feci troppo voluminose
potrebbero essere viste come denari presi dal borsello del proprietario e fini-
ti direttamente nel secchio della spazzatura.

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NUTRIZIONE E DIETE CASALINGHE PER CANI E GATTI SANI


ANATOMIA DEL DIGERENTE, FISIOLOGIA E COMPORTAMENTO DELLA NUTRIZIONE

3.2.2 BOCCA, GUSTI, SCELTA E INGESTIONE DELL’ALIMENTO

Andando un pochino più a fondo in questo processo, l’ingestione dell’ali-


mento è un atto ricco di emozioni e sensazioni per un animale. La bocca di un
cane e di un gatto ha incisivi atti alla prensione, canini sviluppati e costituiti
per affondare nel corpo della preda e raggiungere i vasi fondamentali per la
vita, premolari piccoli e appuntiti che assieme ai molari, anch’essi appuntiti,
sono volti allo schiacciamento di ossa e parti dure.
Ingerire un alimento implica la decisione di farlo e in questo aspetto uomo,
cane e gatto dimostrano grandi differenze. Se infatti l’uomo presenta molte
gemme gustative (circa 9000), il cane ne ha meno di un quarto (1700 circa), a
fronte però di uno sviluppo enorme della mucosa olfattiva nasale (da 18 a 150
cm2 nel cane vs 3-4 cm dell’uomo) [28]. L’olfatto gioca quindi un ruolo fonda-
mentale nel cane moderno per la scelta dell’alimento. Questo ha certamente
un senso, in ottica evolutiva: per cacciare grandi prede in branco, l’olfatto
giocava un ruolo essenziale e questo si riflette nel moderno comportamento
alimentare dei nostri cani domestici.
Il gatto, cacciatore notturno solitario, ha una mucosa olfattiva più svilup-
pata di quella dell’uomo (circa 20cm2) e un minor numero di papille gustative
(solamente 470). Il gatto rispetto al cane ha un senso del gusto più sviluppato
per l’amaro (fortemente avversivo) e l’umami, il gusto correlato alla presenza di
nucleotidi e tessuti animali e che risponde anche al glutammato monosodico
(presente tutt’ora in molti dadi da brodo). Il salato è maggiormente percepito,
per quel che sappiamo, dal cane, mentre l’acido è un esaltatore di sapidità per
entrambe le specie, nella corretta misura [29]. Infine, il gatto non percepisce il
gusto dolce (non ha i recettori) al contrario del cane [30].
Il gatto ha però anche quello che potremmo chiamare un sesto senso per il
cibo: il tatto. Consistenza, forma, dimensioni e temperatura sono fondamen-
tali per questa specie e possono fare la differenza fra l’accettazione e il rifiuto
di un determinato alimento. Anche la vista gioca un ruolo centrale nella scelta
dell’alimento per il gatto ed è questo il motivo per cui alcuni alimenti commer-
ciali propongono crocchette di colori distinti.
Ricapitolando, se l’alimento viene in genere scelto in entrambe le specie
sulla base del suo odore e quindi dell’olfatto, il tatto gioca un ruolo centrale
dalla prensione dell’alimento in poi, specialmente nel gatto. Masticazione, for-
ma, struttura e gusto giocano invece un ruolo fondamentale nella palatabilità

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INDICE

NUTRIZIONE E DIETE CASALINGHE PER CANI E GATTI SANI


ANATOMIA DEL DIGERENTE, FISIOLOGIA E COMPORTAMENTO DELLA NUTRIZIONE

dell’alimento, che porta poi quel singolo animale a rinnovare o meno la sua
scelta per quell’alimento.

Focus 3.1 – Preferenze alimentari del gatto


Anche se ancora non è del tutto chiaro come le preferenze alimentari del gatto siano legate ad
esperienze passate, è probabile che queste giochino un ruolo anche in questa specie. I gattini
sembrano fortemente influenzati dalle preferenze alimentari delle loro madri, pur rimanendo
plastici nei confronti dell’alimento dopo lo svezzamento [31]. Persino le esperienze pre-natali
potrebbero giocare un ruolo: uno studio ha evidenziato infatti come gattini esposti ai sapori
del formaggio durante il periodo di vita uterino e postnatale, attraverso l’alimento materno,
fossero più propensi a selezionare alimenti con questo aroma in seguito [32]. Anche la presen-
za fisica della madre al momento della scelta sembra giocare un ruolo nei gattini: un nuovo
alimento al tonno veniva infatti accettato già dalla prima o seconda esposizione, se questa
avveniva in presenza della madre, mentre erano richieste diverse esposizione prima che ini-
ziassero a provare questo alimento se erano da soli [33]. La preferenza verso la dieta materna
è definita come “effetto primacy” [31] e può essere correlata a neofobia verso gli altri cibi [34].
In linea generale, i gatti adulti mostrano spesso comportamenti neofobici, anche se alcuni
possono gradire cambi rispetto alla monotonia degli alimenti conosciuti (selezione antiaposta-
tica) [34]. In natura, questo evita, nel primo caso, di incappare in errori e alimentarsi di una
preda tossica, nel secondo di avere una nutrizione incompleta [35]. Anche i gatti domestici
esprimono questi comportamenti, con spesso una riduzione dell’appetibilità percepita del
cibo somministrato ripetutamente o una neofobia spiccata e che potrà essere vinta solo da un
connubio di pazienza e relazione da parte del proprietario.

Per finire il passaggio attraverso la bocca, è bene sottolineare che né i cani


né i gatti possiedono amilasi salivari [36]. A differenza degli esseri umani,
quindi, che in bocca vedono un inizio anche della digestione enzimatica, nel-
la cavità orale il cibo staziona solamente il tempo strettamente necessario ad
essere ridotto in parti più piccole e poter passare per faringe ed esofago senza
danneggiarli.
3.2.3 STOMACO: LA DIGESTIONE CONTINUA

Anche lo stomaco riflette i segni del comportamento alimentare degli an-


tenati dei nostri carnivori domestici. I canidi selvatici infatti sono tipicamente
predatori che consumano grandi pasti, con bassa frequenza, dovuta alla presen-
za o meno di prede. Per questo i loro discendenti cani possono agevolmente
mangiare uno o due pasti al giorno, grazie al loro stomaco in grado di espan-
dersi all’arrivo delle ingesta anche in modo considerevole [36]. Al contrario, il

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ANATOMIA DEL DIGERENTE, FISIOLOGIA E COMPORTAMENTO DELLA NUTRIZIONE

gatto selvatico o ferale è un cacciatore di piccole prede, che vengono consuma-


te interamente entro pochi minuti dopo la caccia, ancora calde e per questo
il corrispettivo domestico può agevolmente arrivare a mangiare fra 10 e 17
piccoli pasti al giorno, consumati prevalentemente di notte [35].
Nello stomaco agiscono sull’alimento pepsina e lipasi gastrica, cominciando
così una digestione enzimatica dell’alimento, favorita da bassi livelli di pH (an-
che 1 o 2), a loro volta correlati con la secrezione di acido cloridrico (HCl) [3].
Il pH gastrico è regolato da meccanismi neuro-endocrini, correlati con il te-
nore proteico dell’alimento e il volume del pasto (che stimolano positivamente
la secrezione di HCl), così come con fattori legati al pasto (potere tampone
dell’alimento). La forte acidità riscontrata nello stomaco dei carnivori è legata
alla necessità di abbattere la carica batterica dell’alimento, che sarà presumibil-
mente maggiore in una preda di cui vengono mangiati spesso anche le interio-
ra e gli intestini [36]. Nonostante il pH, è importante sottolineare come anche
lo stomaco presenti una propria flora microbica, seppur numericamente ridot-
ta, formata principalmente da bifidobatteri, lattobacilli e streptococchi [37].
Giunto nello stomaco, quindi, il bolo viene mescolato e impastato con l’a-
cido cloridrico e con enzimi digestivi, fra cui pepsina e la lipasi gastrica. Dopo
un lasso di tempo variabile, che dipende sia dalla quantità di alimento ingerito
che da fattori intrinseci all’alimento stesso (es. tenore proteico e di grassi), il li-
quido brodoso e acido presente nello stomaco, chiamato chimo, viene lasciato
avanzare nell’intestino tenue. Tale passaggio non avviene bruscamente, ma a
piccole ondate successive, in modo da facilitare i successivi compiti di prosecu-
zione della digestione e assimilazione dei nutrienti.
3.2.4 GRANDE E PICCOLO INTESTINO: DIGESTIONE E ASSIMILAZIONE

Utilizzando come unità di misura la lunghezza del corpo, il rapporto fra


questo valore e quello del pacchetto intestinale rappresenta in anatomia un
metodo comunemente utilizzato per valutare il grado di adattamento al con-
sumo di carne o materiali vegetali. In generale infatti, un animale che deve
trasformare una proteina vegetale in una animale (es. bovino) avrà un rappor-
to fra lunghezza del corpo e lunghezza dell’intestino più basso (1:20 nel caso
del bovino). Numeri al denominatore via via decrescenti sono indice di un
maggior consumo di proteine animali. Ad esempio, il suino ha un rapporto
di 1:14, il cane domestico di 1:4,5, mentre il gatto di 1:3 [3, 36, 38]. Ulteriori
valutazioni potrebbero riguardare la valutazione della lunghezza soprattutto

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ANATOMIA DEL DIGERENTE, FISIOLOGIA E COMPORTAMENTO DELLA NUTRIZIONE

completa. Questa fase della digestione è coadiuvata dal movimento di rimesco-


lamento del tratto intestinale (movimento di segmentazione).
Gli enzimi membranosi o enterici che troviamo sull’orletto a spazzola
dell’intestino (glicocalice) sono quelli deputati a terminare il processo, scinden-
do i composti macromolecolari ottenuti dalla fase luminale della digestione in
composti monomerici, elementari, che possono essere assorbiti [38]. Infine, è
bene sottolineare come i monosi (glucosio, aminoacidi, dipepetidi, tripepetidi,
vitamine del complesso B e sali biliari) siano assorbiti tramite un meccanismo
sodio dipendente che prevede dispendio di energia [38].

Sebbene una piccola parte di di- e tripepetidi possa essere assorbita, tra-
mite meccanismi carrier, nel sangue passano solo singoli aminoacidi. È bene
specificarlo per ragionare sul razionale di utilizzo di alcuni integratori che
prevedono all’interno molecole complesse, che dovrebbero andare ad agire a
distanza in siti dell’organismo ben oltre la barriera intestinale (es. i così detti
“condroprotettori”).

L’assorbimento dei nutrienti avviene soprattutto nella prima parte dell’in-


testino tenue (digiuno e ileo). Qui gli aminoacidi vengono interiorizzati trami-
te meccanismi di co-trasporto con il sodio, associati a proteine che si differen-
ziano in base alla classe di aminoacido che possono trasportare: neutri, basici,
acidi. All’interno di queste classi però, non tutti gli aminoacidi sono uguali,
ma sono attivi meccanismi di competizione e preferenza. Per garantire quindi
che, da un punto di vista nutrizionale, l’assorbimento risulti efficace, senza
mancanza quindi di aminoacidi essenziali, è necessario utilizzare diete ricche
di proteine nobili. Se infatti, per meccanismi competitivi alterati, venissero
a mancare aminoacidi, soprattutto se essenziali, l’organismo provvederebbe a
demolire le proprie proteine strutturali di riserva, di cui fegato e muscolo sche-
letrico rappresentano la riserva maggiore [38].
Abbandonato il tenue, il viaggio del chilo ormai spogliato dei suoi maggiori
nutrienti, prosegue verso l’intestino crasso, dove viene riassorbita la maggior
parte dell’acqua e dei sali minerali. L’acqua viene riassorbita tramite le acqua-
porine, famiglie di proteine canale, che garantiscono un processo passivo basa-
to sull’osmolarità del contenuto.

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ANATOMIA DEL DIGERENTE, FISIOLOGIA E COMPORTAMENTO DELLA NUTRIZIONE

Infine gli scarti, arricchiti di muco, cellule sfaldate, batteri e altri microrga-
nismi presenti nel lume, si trasformano nel prodotto di rifiuto che chiamiamo
feci.

Focus 3.2 – Ruolo del microbiota intestinale nella digestione degli alimenti
Sebbene i ruoli del microbiota intestinale siano tanti e vari da meritare senza dubbio alcuno
una trattazione a parte, è bene riportare, anche in un testo di nutrizione base, il ruolo fonda-
mentale che questo gioca nei processi digestivi e di assimilazione dell’alimento. Si intende at-
tualmente con la definizione di microbiota intestinale quella popolazione di batteri, protozoi,
virus e funghi presente all’interno dell’intestino [39].
Il microbiota intestinale è passato dall’essere considerato un componente quasi passivo dell’or-
ganismo, la cui presenza veniva tollerata o al massimo “sfruttata” dall’organismo ospite, ad
essere considerato fondamentale in molteplici meccanismi della fisiologia e nella patologia.
Fra questi, come dicevamo, gioca anche un ruolo chiave sulla degradazione e biodisponibilità
di alcuni nutrienti [39], fra cui anche farmaci e integratori [40, 41]. Inoltre regola il metabo-
lismo dell’ospite, arrivando, a parità di apporto calorico, a determinare l’accumulo di più o
meno tessuto adiposo [42, 43]. Agendo, infine, sul sistema nervoso enterico, può facilitare
o alterare i meccanismi di peristalsi [44-46] e arrivare a determinare l’umore e il comporta-
mento del nostro paziente (Gut-Brain-Axis), giocando un ruolo fondamentale nelle patologie
psichiatriche [47, 48]. Fondamentale sarà quindi la sua modulazione con la dieta, sia per il
bilancio energetico dell’organismo sano, che per la prevenzione e la cura di diverse patologie.

3.3.FABBISOGNI E PECULIARITÀ NUTRIZIONALI DI CANE E GATTO

Come vedremo nel prossimi capitoli, una dieta deve soddisfare i fabbisogni
nutrizionali del soggetto al quale la stiamo somministrando. Tenendo conto
delle peculiarità dei singoli individui, possiamo comunque, generalizzando,
individuare alcuni macro-fabbisogni in riferimento alla specie di appartenenza,
mentre nei capitoli successivi analizzeremo alcuni bisogni specifici per età o
fase fisiologica della vita (gestazione, età matura, crescita etc.). Non sarà l’unica
generalizzazione che dovremo fare però. Nel parlare di fabbisogni dobbiamo
infatti tenere presente che nessun nutriente interagisce con il sistema organi-
smo da solo, con una relazione lineare, ma, piuttosto, interagisce fittamente
con quella che potremmo considerare una rete di interazioni molto complesse.
Nel discutere di fabbisogni in questo libro si terranno come riferimento le
linee guida FEDIAF (Federazione Europea dell’Industria degli Alimenti per
Animali da Compagnia) [49], elaborate da associazioni nazionali e multinazio-

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ANATOMIA DEL DIGERENTE, FISIOLOGIA E COMPORTAMENTO DELLA NUTRIZIONE

nali del pet food, la cui versione più recente è scaricabile sul sito www.fediaf.
org, essendo quelle in uso in Europa. Esistono altre tabelle cui fare affida-
mento, come ad esempio la AAFCO (Association of American Feed Control
Officials) o quelle della NRC (National Research Council), fatto importante
da conoscere soprattutto quando si intenda leggere articoli scientifici.
Qualunque sia la scelta, dobbiamo ricordare che quelli riportati in tabella
sono dati che si riferiscono a intervalli di valori minimi e massimi: scegliere
i valori minimi potrebbe quindi portarci a formulare una dieta sul filo della
carenza, mentre per i valori massimi, nella maggior parte dei casi, è opportuno
non andare oltre perché oltre tali valori mancano studi di tossicità.

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