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Sonia Residori

I PRIGIONIERI DI GUERRA AUSTRO-UNGARICI


E I CAMPI DI CONCENTRAMENTO

1. I campi di concentramento: la localizzazione

In Italia si ebbero i primi veri e propri campi di prigionia, intesi


come installazioni adibite alla raccolta e custodia dei prigionieri di
guerra, durante il primo conflitto europeo, anche se alcuni tentativi
andrebbero ricercati all’epoca della guerra italo-turca (1911-12).
La Commissione per i prigionieri di guerra, istituita con il decreto
del 24 giugno 1915, in base alla IVa convenzione dell’Aja, e presie-
duta dal ten. gen. Paolo Spingardi, con la circolare n. 220 del 9 lu-
glio 1915, emanò le prime prescrizioni riguardanti il trattamento
dei prigionieri catturati dall’esercito italiano. “I prigionieri di
guerra” esordiva la circolare “debbono essere trattati con umanità
non disgiunta da quella serietà e severità di modi che sono le carat-
teristiche dei nostri usi militari. Nei campi di concentrazione i pri-
gionieri di guerra sono sottomessi alle leggi, ai regolamenti e agli
ordini vigenti nel R. Esercito nostro. La disciplina vi dovrà essere
rigidamente osservata, ogni atto di insubordinazione punito con
giusto criterio disciplinare, commisurato alla speciale situazione dei
prigionieri di guerra”1.

1
ACS, Ministero dell’Interno, Direzione Generale Sanità Pubblica, Atti am-
ministrativi 1910-1920, b. 161, fasc. n.n. (non numerato), Intendenza generale
dell’esercito, Ufficio del capo di Stato maggiore, Raccolta delle disposizioni di
carattere permanente relative ai prigionieri di guerra e ai disertori del nemico.
Sui prigionieri di guerra austro-ungarici in Italia gli studi sono molto esigui:
G. Migliavacca, Prigionieri di guerra in territori italiani durante la prima guerra
mondiale, Pavia 1982; G. Procacci, Soldati e prigionieri italiani della Grande
Guerra, con una raccolta di lettere inedite, Editori Riuniti, Roma 1993, pp.
221-224; L. Tavernini, Prigionieri austro-ungarici nei campi di concentramento
italiani 1915-1920, in «Annali. Museo Storico Italiano della Guerra, Rove-
reto», 9-10-11, 2001-2003, pp. 57-81; A. Tortato, La prigionia di guerra in Ita-
lia 1915-1919, Mursia, Milano 2004.

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Come gli altri belligeranti, anche l’Italia ritenne inizialmente che pasquale del vescovo di Reggio Emilia e Principe, il 22 aprile 1916,
la guerra sarebbe stata di breve durata e che, quindi, fosse inutile contava 1.004 prigionieri. Monsignor Eduardo Brettoni trovò la
allestire vasti campi e strutture idonee, così come creare servizi di loro condizione “relativamente buona”, poiché “la posizione” della
funzionamento per la gestione dei prigionieri di guerra. In un primo Rocca
tempo, nel giugno del 1915, furono fissate dal Ministero della
Guerra, in accordo con comandi territoriali, le località di concen- è saluberrima, il locale, nella parte almeno da me visitata, è
tramento dei prigionieri di guerra: Novara, Alessandria, Cremona, ampio e sfogato, tenuto pulito con molta cura per l’igiene. Vi è
Pistoia “come località prima radunata prigionieri”2. Ben presto, anche un copioso servizio di bagni a doccia a cui tutti i prigionieri
però, il loro numero crebbe in misura largamente superiore alle pre- sono tenuti per turno frequentemente. Nel dormitorio da me vi-
visioni e perciò fu necessario distribuirli in altre fortezze e caserme3. sitato i letti, o meglio piccoli pagliericci, sono tanto vicini e ac-
Furono scelte dapprima grandiose opere difensive del passato, canto l’uno all’altro, che non vi può stare di fianco nemmeno una
come ad esempio la Cittadella di Alessandria, uno degli esempi di persona in piedi. L’ambiente però è molto sfogato, in modo che
architettura militare del Settecento tra i più significativi in Europa; non ne era affatto viziata l’aria, almeno sensibilmente. Il vitto pa-
l’imponente fortilizio di Savona, la fortezza di Priamàr dove era rimente è buono e sufficiente almeno per la media, come ho po-
stato rinchiuso Giuseppe Mazzini; il forte di Vinadio, in val Stura, tuto rilevare dalla soddisfazione per il trattamento addimostra-
a Cuneo, un capolavoro di ingegneria e tecnica militare voluto dal tami dai prigionieri, che trovai in cucina addetti alla confezione
re Carlo Alberto. Vennero utilizzate le caserme, come quella in con- dei cibi, bisogna a cui attendono varii per turno; come anche
trada Aldifreda, a Caserta, che aveva ospitato i prigionieri turchi dall’aspetto dei prigionieri in generale, che non appare denutrito
durante la guerra italo-turca del 1911-12, o la caserma Botta a Ce- se non in alcuni pochi; in alcuni anzi è nutrito assai bene. A
falù4. Oltre ai manufatti di carattere militare vennero impiegate quanto ho potuto conoscere il trattamento ai prigionieri è quello
strutture decisamente monumentali, come ad esempio a Melfi, l’an- fatto ai soldati italiani: quelli poi fra di loro che hanno denaro in
tico castello del principe Doria e a Firenze, il forte di Belvedere, il proprio, possono fornirsi di altri cibi.
rifugio fortificato costruito dai Medici sul colle di Boboli5.
Nel territorio del VI Corpo d’Armata di Bologna, nel 1916, Il comandante Paladini riferì al vescovo che la disciplina era
erano attivi 6 depositi per prigionieri di guerra. Nell’antico castello buona, ma che vi erano state tensioni tra i prigionieri di nazionalità
o Rocca dei Boiardo a Scandiano, normalmente utilizzata per le slava e quelli austro-tedesca alla notizia della sconfitta e occupa-
esercitazioni estive della Scuola militare di Modena, il reparto era zione della Serbia da parte dell’esercito austro-ungarico qualche
al comando del tenente colonnello Paladini e all’epoca della visita mese prima6. Uno dei problemi più seri rilevati dal prelato era
“l’oziosità quasi continua di una gran parte di quei prigionieri”, no-
2
nostante fosse stata istituita, all’interno del campo, una scuola dove
ACS, Ministero della Guerra, Comando Supremo, b. 466, fasc. 19, Commis-
si insegnava esclusivamente la lingua italiana.
sione per i prigionieri di guerra, ufficio del capo di S.M., c.n.n.
3
AUSSME, F11, racc. 127, cart. 6, Norme per la raccolta e concentramento pri- L’art. 6 del regolamento annesso alla Convenzione dell’Aja, con-
gionieri di guerra nemici e località (1917-1918), c.n.n. sentiva che i prigionieri di guerra, fatta eccezione degli ufficiali, po-
4
ASV, Segr. Stato, Guerra (1914-1918), rubr. 244, fasc. 133/1, c. 31 r. e v., c. 77 tessero essere impiegati come lavoratori da parte dello Stato deten-
r., e c.112v.; A. Capece Minutolo, La Libia negli atti del Parlamento e nei prov-
vedimenti del Governo, parte terza, Pirola, Milano 1912-1913, pp. 820-821.
5
ASV, Segr. Stato, Guerra (1914-1918), rubr. 244, fasc. 133/1, c. 146 r e poi
146 v. 6
Ivi, cc. 40r.-42v.

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tore, ma il Governo italiano ne aveva espressamente limitato l’uti- ficio […] uno dei migliori palazzi della città”, adiacente al Castello
lizzo solamente all’interno dei campi di concentramento, per i lavori dei Pio, che, osservava il vescovo Andrea durante la sua visita pa-
di sarto e calzolaio, per i rammendi al corredo di vestiario e le ripa- squale,
razioni delle calzature degli altri prigionieri, e quelli di muratore,
fabbro e falegname per la sistemazione dei locali da essi occupati, nulla lascia a desiderare per buona esposizione, per abbon-
nonché la pulizia degli stessi. Si trattava di lavori che occupavano danza d’aria e di luce, per vastità e salubrità di locali; per ordine,
un numero assai limitato di prigionieri, mentre la maggior parte ri- pulizia ed igiene. E non meno dell’alloggio è buono il tratta-
maneva “per lo più in ozio, passeggiando pei cortili o intorno al re- mento; essendo di regola che i soldati e gli ufficiali prigionieri
cinto del forte o sdraiandosi sui giacigli”. Per risolvere il problema, siano perfettamente equiparati nel soldo e nel vitto ai soldati e
il vescovo scrive nella sua relazione che erano state fatte “pratiche agli ufficiali del nostro esercito, e concedendosi anche loro senza
presso le competenti autorità” in particolare per far lavorare i pri- difficoltà i bagni pubblici e le frequenti passeggiate, e persino
gionieri “per dissodare e ridurre a coltura una vasta plaga di terreno l’uso di qualche strumento musicale, come per esempio il piano-
sassoso e incolto di una delle colline prossime a Scandiano, detta forte. La bontà poi dell’alloggio e del trattamento è anche mani-
Monte Vangelo, di proprietà del Comune, ma tenuta in enfiteusi festata dalla floridezza dell’aspetto che generalmente presentano
dalla Unione Cattolica Agricola di Reggio. Mons. Cottafavi, presi- e dal buono stato di salute di cui godono.
dente di questa Unione, si è molto adoperato per l’attuazione di
questo progetto, riconosciuto generalmente come opportuno e van- Il prelato registrava una sola lagnanza da parte degli ufficiali,
taggioso sotto ogni rispetto”7.
A Carpi, nell’aprile del 1916, il numero dei prigionieri era salito quello di trovarsi come relegati in casa e di non poter godere
a 424 e appartenevano a tutte le nazionalità dell’Impero austro-un- dell’aria aperta. Ma – come osservava il Comandante – questa è
garico, tanto da colpire l’attenzione dei contemporanei al loro ar- una servitù che non è loro imposta da nessuno, ma che invece
rivo: “tedeschi, ungheresi, rumeni, bosniaci, e perfino parecchi s’impongono unicamente da sé stessi; perché pretenderebbero
serbi!” aveva esclamato in un’intervista qualche mese prima, il dot- uscire accompagnati solo da qualche interprete o superiore e non
tor Francesco Meloni, medico dei prigionieri: “Cinque nazioni, cin- inquadrati tra i militari di guardia, e questo è divietato [sic] dai
que razze, cinque lingue, in trecentoventi persone! E poi: giovani regolamenti. Accettino la guardia, e non vi sarà più ostacolo al-
di 18 anni e uomini di 36; borghesi, studenti, operai, contadini, sol- l’uscita9.
dati semplici, graduati e ufficiali: un miscuglio eterogeneo, un em-
porio, una vera arca di Noè!”8. Le disposizioni impartite dalla Commissione per i prigionieri di
Il reparto era stato rinchiuso nel dismesso stabilimento della Ma- guerra permettevano infatti agli ufficiali, “quando in abito civile e
nifattura Loria, un’azienda che si era occupata della lavorazione e speciali condizioni di luogo non vi si oppongano, di uscire talvolta
confezione dei cappelli di truciolo. Si trattava di un “grandioso edi- accompagnati da ufficiali nostri, con le necessarie misure di sorve-
glianza, per acquisti nei rispettivi centri di residenza, di giorno però
e non mai di sera”. La convenzione dell’Aja del 1907, all’art.10, sta-
7
Ivi, cc. 45r. e v. biliva che “i prigionieri di guerra possono essere messi in libertà
8
I prigionieri a Carpi (intervista), in «Bollettino de l’Azione Civile», 14 novem-
bre 1915, cit. in F. Montella, I prigionieri austro-ungarici, «una vera arca di
Noé», in A. Garuti et al., Carpi fronte interno 1915-1918, Mc Offset, Modena
9
2014, p. 216. ASV, Segr. Stato, Guerra (1914-1918), rubr. 244, fasc. 133/1, cc. 186r. e v.

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sulla loro parola, se le leggi del loro paese li autorizzano a ciò”. Agli 2. La custodia dei prigionieri e le evasioni
ufficiali che lo richiedevano poteva essere perciò concesso il “re-
gime della libertà sulla parola”, che consisteva nella facoltà di cir- Accanto a edifici pubblici e privati, lo Stato italiano aveva af-
colare senza sorveglianza nelle località dove erano internati, previa fittato anche edifici religiosi per le necessità della guerra, oppure
la sottoscrizione di una formula di impegno, con la quale si impe- utilizzava costruzioni religiose requisite il secolo precedente e mo-
gnavano a non evadere e a non prendere le armi contro lo Stato che dificate nel corso degli anni, ma anche proprio nel corso della
li aveva catturati. Si trattava di una antica pratica militare che ini- guerra stessa. Durante la sua visita, il curato Noseda, delegato del
zialmente il Governo francese aveva adottato, in conformità con le CICR, aveva osservato che la disciplina nei campi di concentra-
convenzioni e la propria legislazione, nei confronti degli ufficiali te- mento italiani era buona, “salvo qualche caso isolato riguardante
deschi che lo chiedevano, ma che era stata revocata dopo pochi gli ufficiali. Questi già di loro natura, come è facile comprendere,
mesi per mancata reciprocità da parte della Germania. In ogni caso non sono così remissivi come i prigionieri di truppa. Certo è che
tale prerogativa, salvo i primissimi tempi del conflitto, non venne le continue fughe contribuiscono ad inasprire gli animi e a restrin-
adottata da nessun Stato belligerante, neppure l’Italia, in parte per gere certe libertà”11.
la forte ostilità della popolazione, in parte perché in genere si trat- I continui tentativi di evasione indussero le autorità italiane fin
tava di località isolate10. dall’inizio a vietare l’uso degli abiti civili per la truppa e a limitare
Le altre strutture adibite a depositi per i prigionieri di guerra quello per gli ufficiali, così come era stata tolta la disponibilità di
erano la Rocca di Cento a Ferrara, struttura difensiva risalente al denaro contante ai singoli prigionieri12. Altre volte, come misura
XIV secolo, che all’epoca della visita del cardinale arcivescovo di disciplinare, era stato limitato il “passeggio”, ovvero le passeggiate,
Bologna del 13 aprile 1916, custodiva 200 soldati e 15 ufficiali al sotto scorta, nei dintorni del campo di concentramento.
comando del maggiore De Maria; la caserma Cantoni di Forlì, L’aver utilizzato strutture preesistenti quali depositi di prigio-
anche questa “vasta, ricca di luce e di aria con larghissimo cortile”, nieri non sempre era stato vantaggioso dal punto di vista della si-
dove erano accantonati oltre 400 prigionieri, tutti “sani floridi e ro- curezza. Se da un lato le fortezze sabaude erano opere notevoli di
busti segno del buon trattamento”; a Cesena si trovavano, invece, architettura militare, situate sopra monti scoscesi, dall’altra erano
300 prigionieri nella caserma “detta dei Servi” e 200 nell’antica troppo vicine al confine francese o svizzero per non indurre i pri-
rocca Malatestiana sovrastante la città, mentre a Fidenza-Borgo San gionieri a fare almeno dei tentativi. Altre strutture poi erano del
Donnino ve n’erano 350. tutto inadeguate, essendo “quasi sempre i locali, […] inadatti alla
Nell’aprile del 1916, quindi, ad un anno dall’entrata in guerra, sorveglianza, per quanto efficace, dell’Autorità militare, perché i
il Corpo d’Armata di Bologna custodiva circa 2.900 prigionieri di
guerra, senza tener conto di quelli feriti, ricoverati negli ospedali
militari di Bologna, Ferrara e Rovigo, su un totale complessivo di 11
ACICR, C G1 A 20-05, Rapport du curé Alfredo Noseda sur les camps de pris-
31.000 prigionieri in mano italiana in quel momento. onniers en Italie, 16.8.1916, p. 9. Noseda aveva trovato «perfetto» l’ordine in-
terno dei reparti che veniva mantenuto dai sottufficiali prigionieri. Questi
però non potevano infliggere punizioni, ma avevano il dovere di sporgere re-
clamo nel caso in cui i loro ordini non fossero rispettati, e di proporre puni-
10 Le régime des prisonniers de guerre en France et en Allemagne au regard des zioni.
12
conventions internationales 1914-1916, Imprimerie Nationale, Paris 1916, pp. ACS, Presidenza del Consiglio dei ministri, Prima guerra mondiale, b. 99,
20-21; P. Cahen-Salvador, Les prisonniers de guerre (1914-1919), Paris 1929, fasc. 22, Appunti circa il servizio dei prigionieri di guerra del 19 ottobre 1915
p. 46. firmati dal presidente Spingardi.

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locali stessi sono dei vecchi fabbricati o conventi destinati a tutt’al- e il guardiamarina Bachich, dovevano essere trasferiti al reparto di
tro uso e adattati alla meglio per la circostanza”13. Cicogna. Gli evasi avevano praticato un foro nel pavimento di un
Una delle evasioni più documentate è senz’altro quella degli uf- ripostiglio, si erano calati nelle cantine del monastero, dove qual-
ficiali di Cortemaggiore, in provincia di Piacenza. Il convento de- cuno in precedenza aveva fatto dei lavori in modo da aprire un pas-
dicato alla Vergine Annunciata, più comunemente noto come con- saggio ad un cunicolo che portava in aperta campagna15. Sembra
vento dell’Annunziata, era stato eretto, con la chiesa annessa, alla che l’evasione non fosse stata inizialmente notata per l’andirivieni
fine del ’400, ed aveva ospitato dei frati francescani minori osser- degli attendenti, che in quell’ora mattutina aiutavano i loro ufficiali
vanti. Durante la guerra il monastero venne trasformato in deposito nei preparativi per la partenza, andirivieni che fu con ogni certezza
prigionieri, ma una parte continuò ad essere abitata da alcuni frati. organizzato per dar modo agli ufficiali di confondersi coi soldati e
La struttura dell’edificio era a due piani, organizzata attorno ad un così poter passare, inosservati, attraverso la mensa e scendere nel
cortile interno porticato, a pianta rettangolare, di notevoli dimen- ripostiglio, dove la buca preparata li attendeva16.
sioni, con il chiostro che misurava circa 3.500 metri quadrati. Du- Dal momento che alla partenza del gruppo, destinato al deposito
rante il 1916 ospitava circa 120 ufficiali austro-ungarici e 47 soldati di Cicogna, risultarono assenti due prigionieri venne compiuto,
di truppa. poco dopo le quattro, un ulteriore controllo che “fece scoprire la
Il 29 maggio 1917 il prefetto di Piacenza scriveva allo Stato Mag- mancanza di tutti e nove gli evasi. Durante questa seconda ispe-
giore del Ministero della Guerra che erano evasi dal monastero di zione, veniva accertato che il letto di uno dei primi due evasi, verso
Cortemaggiore 9 ufficiali austriaci prigionieri ivi rinchiusi: “s.ten. i piedi, conservava ancora un certo tepore, la fuga quindi era avve-
Nedella Cornelio, cadetto Graber Géza, s.ten. Rakota Giuseppe, nuta con la sveglia di coloro che dovevano partire”. Durante la per-
s.ten. Beliczai Andrea, s.ten. Roth Eugenio, asp. cadetto Vecseri quisizione furono trovate nei letti due teste finte, segno che l’eva-
Giulio, s.ten.vasc. Babic Carlo, s.ten.vasc. Malanotti Elemur, guar- sione era stata preparata con cura e da tempo. Le autorità suppo-
diamarina Bachich Guglielmo”14. sero che i fuggitivi avessero raggiunto “la linea fluviale del Po, […
Le indagini condotte dai R. carabinieri e dal Comando del corpo ]. Di fatti alcuni pescatori dicono che essi avevano tre barche e che
d’Armata di Genova portarono a stabilire che sicuramente il giorno ne sono state rubate loro due, notizie questa che solleva sospetti di
precedente all’evasione, il 22 maggio, a pranzo, tutti i prigionieri altre connivenze […], e che la via acquea debba essere stata pre-
erano presenti, poiché l’ufficiale che li assisteva si sarebbe accorto scelta lo fa ritenere, oltre la maggiore facilità di potersi occultare,
dell’assenza di ben nove commensali. Quella sera, alle 22, era pas- anche il fatto che fra i fuggitivi vi sono tre ufficiali di marina”17.
sata la prima ispezione notturna condotta dal comandante del re- Le indagini conclusero che l’evasione era avvenuta con la com-
parto, accompagnato da un sergente, e aveva trovato tutti nei loro plicità dei frati minori, alloggiati in un’ala del reparto e del soldato
letti, anzi ad uno di essi che aveva la testa coperta, fu fatto scoprire assistente spirituale del reparto stesso, Carlo Gelati, che aveva
per poter controllare il volto.
Probabilmente la fuga era stata precipitata in quanto il 23 mat- 15
Ivi, 26 maggio 1917, Il Comando del Corpo d’Armata di Genova al Ministero
tina, due dei prigionieri evasi, il sottotenente di vascello Malanotti della guerra, segretariato generale.
16
Ivi, relazione trasmessa dal ten. gen. Marchi comandante interinale del Corpo
d’Armata di Genova al Ministero della guerra, segretariato generale il 30 mag-
13
Ivi, fasc. 36, Telegramma della Prefettura di Salerno al Ministero dell’Interno gio 1917 e telegramma del prefetto di Piacenza del 29 maggio 1917.
17
del 4 dicembre 1915. Ivi, relazione trasmessa dal ten. gen. Marchi comandante interinale del Corpo
14
Ivi, b. 100, fasc. 100, Evasione di nove ufficiali prigionieri A.U. del reparto di d’Armata di Genova al Ministero della guerra, segretariato generale il 30 mag-
Cortemaggiore, lettera del prefetto di Piacenza del 29 maggio 1917. gio 1917.

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svolto la funzione di intermediario tra i frati e gli ufficiali prigionieri Il 25 maggio, su mandato di cattura emesso dall’avvocato fiscale
“valendosi della facoltà di trattenersi con questi per ragioni del suo del Tribunale di guerra di Cremona, furono arrestati
ufficio religioso e del fatto che era stato autorizzato a convivere alla
mensa dei frati”18. il padre guardiano del Monastero predetto Brigliadori Salva-
Secondo la relazione del ten. gen. Marchi, comandante interi- tore fu Francesco, siccome gravemente indiziato di favoreggia-
nale del corpo d’armata di Genova, i lavori di scavo nelle cantine mento nell’evasione stessa. Inoltre, mentre venivano attivate le
del monastero, che avevano aperto un passaggio ad un cunicolo che ricerche dei fuggitivi, essendo emersi gravi indizi a carico del Vi-
portava fuori, in aperta campagna, dovevano essere stati fatti da cario, sacerdote Bardorini Artemio fu Gustavo e del padre Gelati
persone esterne al reparto, al campo di prigionia “perché gli scavi Carlo di Costante, assistente ecclesiastico, entrambi furono de-
risultavano praticati dall’esterno all’interno e che per essi deve es- nunziati all’avvocato fiscale del Tribunale di Guerra di Cremona
sere occorso un certo tempo”, mentre i prigionieri erano risultati per le rotture ed aperture di vani compiute onde facilitare l’eva-
sempre presenti e fuggiti tra le 22.30 del 22 maggio e le 3.30 del 23 sione dei suddetti prigionieri. Nel verbale di denunzia venne, al-
maggio. Cinque ore era considerato un lasso di tempo troppo tresì, messo in rilievo come i frati in parola potrebbero essersi av-
stretto per l’esecuzione di un tale lavoro. “Ciò senza tener conto valsi dell’opera manuale del frate laico Brugioni Biagio fu Fran-
che i prigionieri non potevano conoscere la via prescelta per l’eva- cesco, adibito permanentemente per lavori manuali. Inoltre, ri-
sione, se qualcuno non l’avesse loro indicata e li avesse guidati”19. sultò e venne fatto constare nella denuncia stessa, che, dal 1913
Anche l’inchiesta svolta dal comandante della divisione militare di a tutto il 1915, appartenne a detta comunità, il frate sacerdote
Piacenza, e trasmessa dal prefetto della città, accertò che: Caraffi Eugenio di Carlo, nato a S. Giorgio Piacentino, di senti-
menti austriaci spinti, chiamato sotto le armi col grado di sotto-
È fuor di dubbio che il lavoro per l’evasione abbia richiesto tenente di milizia territoriale, il quale avrebbe già dato luogo a
tempo: ma esso fu tutto compiuto nei sotterranei dei frati per Bologna a sospetti di spionaggio, e che recentemente è comparso,
opera di questi, e chiunque visiti quei luoghi non può fare a meno in licenza, a Cortemaggiore lasciando sospettare d’essere stato
di restarne convinto. E tale lavoro […] fu così abile e così pron- l’organizzatore dell’evasione in parola21.
tamente riparato, che, senza la scoperta del foro nell’argine, in-
dicato da un ragazzo e che non si ebbe il tempo di chiudere prima Il cadetto Roth fu arrestato pochissimi giorni dopo, in abiti civili
dell’alba, e che nessuno avrebbe potuto farlo in pieno giorno, e fornito di denaro, pertanto gli inquirenti conclusero che “chi
senza tema di essere avvistato dalle sentinelle, forse nulla si sa- aveva procurato loro la strada dell’evasione, li aveva forniti il loro
rebbe scoperto. Il foro del ripostiglio, sul quale poggiava una equipaggiamento civile anche di denaro contante poiché gli abiti
gran cesta di pane, era stato facilmente otturato e mascherato con civili degli evasi erano rimasti nel reparto, e gli ufficiali erano in
cemento che dava al pavimento un aspetto di uniforme nettezza, possesso di sola moneta fiduciaria”22. Tutti i nove ufficiali vennero
e questo rappresenta l’unico lavoro fatto dai prigionieri20.

21
«Il 26 successivo, poi, pervenne a quest’ufficio una lettera anonima in cui si
muovono accuse nei riguardi del colonnello Melagussi, che sovraintendente
18
Ivi, telegramma del prefetto di Piacenza del 29 maggio 1917. alla vigilanza del reparto dei prigionieri di guerra in Cortemaggiore, taccian-
19
Ivi, rapporto del comandante interinale del Corpo d’Armata di Genova, il dolo di soverchia liberalità verso gli ufficiali evasi», in Ivi, telegramma del pre-
ten. gen. Marchi, il 26 maggio 1917 al Ministero della guerra. fetto di Piacenza del 29 maggio 1917.
20
Ivi, telegramma del prefetto di Piacenza del 29 maggio 1917. 22
Ivi, relazione trasmessa dal ten. gen. Marchi comandante interinale del Corpo

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successivamente ripresi e “processati per danneggiamento di edifici previsto un salario che avrebbe contribuito a sollevare la situazione
militari, perché per evadere ruppero un pavimento di cemento ar- personale, ma che avrebbe dovuto essere loro pagato al momento
mato, abbatterono un tratto di muro che chiudeva una scaletta fuori della liberazione, defalcate le spese di mantenimento.
di uso e demolirono un altro tratto di muro della cantina della ca- Dal momento che gli Stati avevano assunto in proprio la gestione
serma adibita a luogo di internamento (ex convento dei France- della conduzione della guerra, la mobilitazione di massa, perdu-
scani)”. Il Tribunale militare di Cremona, con sentenza 23 agosto rante per un certo numero di anni, non poteva essere mantenuta
1917, li condannò a sei mesi di carcere, ma il Tribunale Supremo senza una moderna economia industrializzata ad alta produttività
di Guerra e Marina, il 5 ottobre 1917, accolse il ricorso dei condan- che andava pianificata e centralizzata: “Parlando in termini gene-
nati e annullò la sentenza senza rinvio, e li scarcerò. rali”, ha osservato Hobsbawm, “la guerra totale fu la più grande
Nello stesso processo furono coinvolti anche altri prigionieri: il impresa economica, coscientemente organizzata e diretta, che
ten. Carlo Grünberger ed i soldati Alois Prunner e Miklos Müller, l’uomo avesse mai conosciuto”24.
“per aver indotto con artifizi, doni e promesse, il soldato italiano Se all’inizio del conflitto i prigionieri erano considerati alla stre-
Riva Tancredi di servizio al reparto, a procurare ai suddetti 9 pri- gua di ostaggi, di garanzia per il rispetto di accordi, oggetto di scam-
gionieri lampadine e pile elettriche e carte topografiche, che servi- bio o strumento di ricatto, come lo erano stati per il passato, ben
rono per l’evasione. Anche il Riva naturalmente fu processato”. Il presto il loro numero enorme divenne strumento di pressione di-
Tribunale militare di Cremona, nella sua sentenza, condannò il plomatica da un lato per il loro carico di sofferenza e angoscia,
Grünberger a tre anni di reclusione ed i due soldati a due anni cia- dall’altra strumento bellico utilizzato per un tipo di guerra diverso,
scuno: “per questa parte la sentenza venne confermata dal Tribu- economico, e rapidamente i diversi stati li utilizzarono come forza
nale Supremo di Guerra e Marina; giacché altro è l’evasione in se lavoro. I prigionieri non dovevano più essere alloggiati e nutriti
stessa (che non costituisce reato) ed altro è istigare ed indurre un senza far nulla, ma rimpiazzando i contadini e gli operai inviati al
militare di servizio a tradire il proprio dovere ed a commettere un fronte, i feriti, gli uccisi, gli stessi prigionieri del nemico, essi pote-
reato; tale istigazione prevista è punita dagli articoli 163 e 164 del vano diventare per lo Stato che ne aveva in maggior numero, un
codice penale per l’esercito”23. grande vantaggio.
L’utilizzo dei prigionieri di guerra nel mondo del lavoro non è
avvenuto senza difficoltà per gli stati detentori: il prigioniero era
3. I prigionieri di guerra al lavoro pur sempre un nemico, e in quanto tale doveva essere sorvegliato
strettamente nel momento in cui entrava in contatto con i civili.
La già citata Convenzione dell’Aja del 1907, all’art. 6 dell’alle- Inoltre, vi era sempre il pericolo di un atto di sabotaggio, di distru-
gato, concedeva allo Stato che deteneva i prigionieri di impiegarli zione, da parte del prigioniero, per non parlare poi del difficile rap-
“come lavoratori […] secondo il loro grado e le loro attitudini, ec-
cetto gli ufficiali. Tali lavori non saranno eccessivi e non avranno
alcun rapporto con le operazioni della guerra”. Ai prigionieri era 24
E.J. Hobsbawm, Il secolo breve, Rizzoli, Milano 1997, p. 61. Sulla pianifica-
zione economica della guerra attuata dai paesi belligeranti, cfr. G. Hardach,
La prima guerra mondiale 1914-1918, Etas libri, Milano 1982, in particolare
d’Armata di Genova al Ministero della guerra, segretariato generale il 30 mag- pp. 76-133. Per una visione d’insieme delle diverse economie dei paesi in
gio 1917. guerra, cfr. The Economics of World War I, a c. di S. Broadberry e M. Harrison,
23
Ivi, b. 98, fasc. 19.6.4/2, Informazione della Commissione per i Prigionieri di Cambridge University Press, Cambridge 2005, in particolare per l’Italia, il
guerra al Comando Supremo del 15 luglio 1918. saggio di F. Galassi, M. Harrison, Italy at War, 1915-1918, pp. 276-309.

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Sonia Residori I prigionieri di guerra austro-ungarici e i campi di concentramento

porto con i civili, con i quali non doveva entrare troppo in contatto uomini e l’impiego nell’amministrazione militare di donne e lavo-
per evitare sia una dannosa fraternizzare, che essere vittima egli ratori meridionali, il problema della disoccupazione sembrò atte-
stesso di vendetta da parte di chi aveva avuto un famigliare ucciso nuarsi, ma agitazioni operaie e manifestazioni popolari ripresero
al fronte25. presto a causa del continuo aumento del costo della vita e della ca-
Tutti i belligeranti si posero gli stessi dubbi, ma alla fine arriva- renza dei generi alimentari28.
rono alle medesime conclusioni perché il bisogno di manodopera Inserire nel tessuto produttivo i prigionieri di guerra perciò po-
era troppo forte e pressante. I prigionieri di guerra nemici, quindi, teva rendere ancora più esplosiva la situazione. “Gli italiani non
come ha giustamente rilevato Uta Hinz, a partire dal 1916 furono fanno lavorare i prigionieri fuori dei campi”, scriveva il delegato
considerati la risorsa principale per condurre la guerra, che si era svizzero Adolph D’Espine nel suo rapporto dell’ottobre del 1915,
trasformata nella “gestione economica degli uomini”6. “una circolare del Ministero dell’Interno lo proibisce per non fare
In Italia l’impiego dei prigionieri come manodopera doveva fare concorrenza agli operai nazionali. E pertanto questo è il desiderio
i conti con una situazione politico-economica piuttosto complessa. generale dei prigionieri che potrebbero combattere la noia della
Allo scoppio del conflitto europeo, a fianco della carenza di generi prigionia e che potrebbero, con la piccola retribuzione accordata
alimentari e dell’aumento vertiginoso dei prezzi, si era profilata al lavoro giornaliero, avere i mezzi per comperare il tabacco”29.
l’emergenza del ritorno in massa dai paesi dell’Europa centrale, “Nella quasi totalità i prigionieri non lavorano”, scriveva alcuni
spesso accompagnati dalle famiglie, di migliaia di emigrati, ren- mesi più tardi il delegato don Alfredo Noseda. “Molti di loro sentii
dendo drammatico il problema della mancanza di lavoro27. Dal gen- per questo lamentarsi fino a dire che piuttosto che stare così oziosi
naio al maggio 1915, in ogni regione d’Italia scioperi e cortei contro tutto il giorno sarebbero stati disposti a lavorare anche per
la disoccupazione si avvicendavano ai tumulti per il pane e per il niente”30. Il dilemma dell’utilizzo dei prigionieri di guerra venne ri-
carovita, portando in piazza centinaia, e a volte anche migliaia di solto un anno dopo l’entrata in guerra dell’Italia, il 25 maggio 1916,
manifestanti, talvolta in modo organizzato, ma più spesso sponta- quando il ministro dell’agricoltura, industria e commercio, Gian-
neamente, risolti sempre con l’intervento della forza pubblica. Con netto Cavàsola, con l’approvazione del presidente del consiglio Sa-
l’entrata in guerra del paese, il conseguente richiamo alle armi degli landra, inviò ai prefetti delle città italiane una circolare contenente
le norme, concordate con la Commissione per i prigionieri di
25
P. Cahen-Salvador, Les prisonniers de guerre, cit., pp.124-125. guerra, per il loro impiego “in lavori agricoli o industriali da ese-
26
U. Hinz, Prigionieri, in La prima guerra mondiale, a c. di S. Audoin-Rouzeau guire per conto di privati o di enti locali”. La circolare sottolineava
e J.-J. Jean-Jacques Becker, Einaudi, Torino 2007, vol. I, p. 355. Più diffusa- in premessa che
mente: U. Hinz, Gefangen im Grossen Krieg. Kriegsgefangenschaft in Deut-
schland, 1914-1921, Essen 2006.
27
Durante il 1914 la condizione di estremo disagio in cui si trovava la popola- l’opera dei prigionieri di guerra deve essere considerata sol-
zione a causa della mancanza di lavoro, dell’aumentato costo della vita e della tanto quale spediente di carattere eccezionale per bisogni ai quali
carenza dei generi alimentari portarono alla “settimana rossa” del giugno del
1914, “un vero e proprio episodio insurrezionale che coinvolse tutta la peni-
non sia possibile altrimenti provvedere, è principio stabilito e in-
sola”. L’insurrezione si chiuse “dopo sette giorni, il 14 giugno, con il dram-
matico numero di 16 morti e seicento feriti tra i dimostranti e di un morto
28
nella forza pubblica”, in G. Procacci, Le donne e le manifestazioni popolari G. Procacci, Le donne e le manifestazioni popolari, cit., p. 110.
29
durante la neutralità e negli anni di guerra (1914-1918), in «DEP. Deportate, Rapport de M. le professeur Dr. A. D’Espine sur sa visite aux camps de prison-
esuli, profughe», n. 31, 2016, p. 90. Cfr. anche Id., Dalla rassegnazione alla ri- niers en Italie, 5 série, novembre 1915, Inter Arma Caritas, Genéve-Paris 1915,
volta. Mentalità e comportamenti popolari nella Grande Guerra, Bulzoni, Roma p. 25.
30
1999, pp. 207-250; L. Lotti, La settimana rossa, Le Monnier, Firenze 1965. ACICR, C G1 A 20-05, Rapport du curé Alfredo Noseda, cit., p.19.

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Sonia Residori I prigionieri di guerra austro-ungarici e i campi di concentramento

derogabile che il lavoro dei prigionieri non deve fare concorrenza Il vitto e l’alloggio erano a carico dell’amministrazione militare.
sotto verun aspetto al lavoro libero, ma di regola essere avviato L’orario di lavoro non doveva eccedere le dieci ore, compreso nel
là dove per la natura stessa dell’opera tale impiego sia incontra- computo anche il tragitto di andata al lavoro e ritorno all’alloggio,
stato. Può pertanto essere impiegato il lavoro dei prigionieri per mentre rimaneva fuori il tempo per consumare il rancio sul posto.
supplire alla deficienza assoluta di mano d’opera debitamente Era vietato il lavoro nei giorni festivi.
constatata dalle autorità di P.S. o anche per sostituirla, d’ordine Nel caso di lavori per conto di pubbliche amministrazioni, ese-
del ministro dell’Interno, nei casi rarissimi, nei quali non sia pos- guiti in economia, la paga era di 5 centesimi all’ora, mentre quando
sibile evitare altrimenti la perdita di ricchezza, e a parità di costo si trattava di lavoro per conto di privati, la paga doveva essere sta-
per chi lo impiega. bilita nella stessa misura di quella “degli operai liberi per le stesse
quantità e qualità di lavoro, tenendo però debito conto dei diversi
Le domande dovevano essere inviate al Ministero dell’Agricol- elementi negativi che tendono a diminuire l’effettivo rendimento
tura, Industria e Commercio previo il parere “dell’autorità politica dell’opera dei prigionieri, quali sarebbero, le limitazioni dipendenti
locale”, quindi il prefetto, e con l’indicazione del numero dei lavo- dalla necessità della sorveglianza, il minore spirito di collaborazione
ratori richiesti. Di regola i prigionieri erano inviati in gruppi non e, soprattutto, la mancanza nei prigionieri dello stimolo dell’inte-
inferiori a 100 con la scorta di un ufficiale e 24 uomini di truppa, resse, atto ad eccitare la produzione”32.
solo in casi eccezionali si potevano formare gruppi minori. Gli “elementi negativi” che tendevano a diminuire l’effettivo
Accolta la domanda, la Commissione per i prigionieri, assumeva rendimento dei prigionieri di guerra doveva essere calcolato, se-
il lavoro, ed il richiedente doveva corrispondere una somma eguale condo il direttore del Consorzio delle cattedre ambulanti di agri-
a quella che avrebbe dovuto pagare ad operai liberi per la stessa coltura della provincia di Roma, nel 30% meno della manodopera
quantità e qualità di lavoro eseguito nello stesso lasso di tempo31. Il libera: “La loro resa al lavoro è, naturalmente, variabilissima” ag-
lavoro era obbligatorio e “ogni atteggiamento di resistenza agli or- giungeva “secondo in genere la loro nazionalità ed in ispecie le loro
dini di lavoro dovrà considerarsi come un atto di insubordinazione attitudini e buon volere individuali […]. Migliori si sono dimostrati
che, come tale, autorizza i mezzi coercitivi per la sua repressione”. quelli di nazionalità serba e rumena. In molti casi la buona volontà
Le misure punitive da adottare dovevano variare a seconda dell’en- al lavoro, grande da principio si è andata affievolendo”33.
tità dei casi e adottati dai comandanti dei reparti che erano auto- Qualunque fosse la paga oraria pattuita, i prigionieri non pote-
rizzati a “sopprimere innanzitutto, per quel periodo di tempo che vano ricevere che la mercede di picchetto, cinque centesimi all’ora,
sembrerà opportuno, la corresponsione della mercede di picchetto la differenza andava all’amministrazione dello Stato. Sia le ammi-
ai prigionieri riluttanti al lavoro, e a ricorrere inoltre, quando ciò nistrazioni pubbliche che gli imprenditori privati, comunque, po-
non bastasse, a tutte le punizioni previste dal vigente regolamento tevano versare ai prigionieri che ritenevano meritevoli, per la qualità
di disciplina”. In caso di “resistenza collettiva, che minacciasse il o quantità di lavoro prodotto, oltre alla mercede pattuita, un com-
buon andamento dei lavori, dovranno riferire, per la via gerarchica, penso in tabacco, in viveri o in denaro. Il denaro, però, non doveva
al comando del Corpo d’armata da cui dipendono, affinché ravvisi
quali provvedimenti siano più opportuni ad ottenere l’obbedienza”.
32
ACS, Ministero dell’Interno, Direzione Generale Sanità Pubblica, Atti am-
ministrativi 1910-1920, b.161, fasc. n.n.
31
ACS, Presidenza del Consiglio dei ministri, Prima guerra mondiale, b. 98, 33
ASRoma, Prefettura, Gabinetto, b. 1194, fasc. Prigionieri 1916. Manodopera
fasc. 9, Prigionieri di guerra austro ungarici di professione agricoltori. per lavori agricoli.

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essere consegnato ai prigionieri, ma all’ufficiale comandante che lo La Convenzione dell’Aja del 1907, all’art. 6 dell’allegato, espres-
avrebbe accreditato a ciascuno in un libretto di risparmio. samente precisava che i lavori ai quali potevano essere aditi i pri-
Alla fine di luglio del 1917 in mano italiana si trovavano nel paese, gionieri dovevano non essere “eccessivi”, ma soprattutto non aver
101.568 prigionieri austro-ungarici di truppa. Di questi la maggior “alcun rapporto con le operazioni della guerra”. In realtà, dal mo-
parte, 80.000 circa, era “suddivisa in più che duemila distaccamenti. mento che tutte le industrie direttamente o indirettamente lavora-
Sparsi per tutti i campi d’Italia, ai quali ha portato e porta largo con- vano per lo sforzo bellico, anche l’Italia, alla stessa stregua degli
tributo di mano d’opera per i lavori agricoli, specie di fienatura e mie- altri paesi belligeranti, utilizzò ben presto i prigionieri in alcune in-
titura. Pochi drappelli per un totale di non molte migliaia di prigio- dustrie chiave per l’armamento del nostro esercito e con la circolare
nieri rimangono tuttavia addetti a lavori stradali di non immediata n. 24112 del 24 novembre 1916 la Commissione prigionieri di
urgente necessità, a lavori ferroviari, di rimboschimento od altri”34. guerra disciplinò l’impiego dei prigionieri anche nei lavori inerenti
Come nei territori austro-ungarici e tedeschi, i prigionieri erano sparsi al munizionamento nazionale.
negli arbeitskommando, così in Italia pullulavano gli equivalenti di- Furono, quindi, incaricati i Comitati regionali di mobilitazione
staccamenti di lavoro: nei primi giorni di ottobre del 1918 il vescovo industriale di prendere in esame le domande che le Ditte private
di Reggio Emilia scriveva al cardinale Gasparri, segretario di stato avrebbero presentato per ottenere tale manodopera, escludendo a
del Vaticano, di non poter effettuare la visita a nome del Pontefice priori l’impiego “negli stabilimenti siderurgici, nelle fabbriche
non essendovi nessun campo di concentramento, “bensì dei piccoli d’armi di munizioni, di esplosivi, negli impianti per distribuzione
gruppi, occupati in lavori di disboscamento o di sterro, disseminati di energia elettrica, nell’industria aereonautica ed in genere dove
qua e là, specialmente in montagna, i quali appartengono ad altri l’azione delittuosa dei prigionieri potrebbe anche con parvenza
campi di concentramento e, per quanto so, vengono periodicamente semplicemente colposa, produrre con qualsiasi mezzo, tali danni al
alternati con altri: anzi alcuni di questi gruppi sono stati ultimamente macchinario ed agli impianti da menomare od incagliare la produ-
ritirati addirittura, e altri lo saranno fra breve”35. zione del materiale bellico”, raccomandando “un largo impiego in
I dati soprariportati indicano che la maggior parte dei prigionieri quelle industrie in cui si esige prevalentemente l’energia fisica del-
di guerra austro-ungarici veniva impiegata nel settore agricolo e del l’individuo”37.
combustibile nazionale, mentre solo un numero limitato, rispetto Nella zona di giurisdizione del Comitato regionale per la mobi-
al totale, nell’industria. Due prospetti del Ministero Armi e Muni- litazione industriale di Bologna furono assegnati poche centinaia di
zioni, infatti, uno a matita e l’altro a penna, riportano un totale di prigionieri di guerra, ad eccezione della Bonifica Renana come ve-
7.108 per il 30 novembre 1917 e di 9.411 per il 30 marzo 1918 di dremo più avanti, in prevalenza come boscaioli adibiti al taglio dei
prigionieri occupati negli stabilimenti industriali “interessanti il mu- boschi, ad aziende come la Emilio Robusti di Salsomaggiore,
nizionamento”36. l’Azienda Autonoma Municipale per lavorazione carbone vegetale
di Reggio Emilia, la Bargoni, Capelli e Vismara Impresa di Piacenza,
34 la Ditta A. Pinotti di Borgotaro, la Amos Montecchi e la ditta Bo-
AUSME, F11, Racc. 125, cart. 2, Impiego mano d’opera prigionieri di guerra
(1915-1918), Circolare del 29 luglio 1917 del presidente la Commissione pri- schi di Piacenza, l’Impresa utilizzazione legno di Borgotaro, la Ditta
gionieri di guerra, Spingardi.
35
ASV, Segr. Stato, Guerra (1914-1918), rubr. 244, fasc. 133/1, cc. 214r. e v.
36 37
ACS, Ministero armi e munizioni, Miscellanea Uffici diversi (1915-1919), b. Ivi, Sottosegretariato armi e munizioni, Comitato centrale di mobilitazione
176, c.n.n., Situazione prigionieri di guerra impiegati in stabilimenti o lavori industriale, Ufficio operai e militari al Ministero dell’Interno, Direzione ge-
interessanti il munizionamento a tutto il 30 novembre 1917 e Prospetto rias- nerale pubblica sicurezza, maggio 1917 e Il ministro Dallolio a tutti i Comitati,
suntivo dei prigionieri di guerra occupati negli stabilimenti al 31 marzo 1918. Prot. n. 205615 del 1° dicembre 1916.

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A. Gandolfi di Ostia di Borgotaro, la Bazzolo Fortunato di Rocca calmiere dei salari dei liberi lavoratori. Nel maggio del 1916 il sot-
Murata (Parma) e le Officine Meccaniche italiane di Reggio Emilia. toprefetto di Civitavecchia scriveva al ministro dell’Interno per rag-
Lo stabilimento Ammonia di Codigoro, invece, ottenne circa 70- guagliarlo su una conferenza tenutasi nel suo ufficio e riferiva che i
90 prigionieri di guerra negli ultimi mesi del 1917 per l’estrazione proprietari terrieri non erano preoccupati per la mancanza di ma-
della torba, un lavoro molto pesante perché veniva scavata con la nodopera per i lavori agricoli, ma solo “in previsione che braccianti
vanga e caricata su vagoncini trainati da piccole locomotive, lavoro fossero per richiedere mercedi esorbitanti ed espressero desiderio
che comunque veniva svolto anche dalle donne come mostrano le avere a Corneto prigionieri di guerra, quasi a costituire calmiere
fotografie del tempo38. prezzi mano opera”.
Così un anno dopo, nel giugno 1917, il direttore del Consorzio
delle cattedre ambulanti di agricoltura della provincia di Roma chie-
4. Il lavoro coatto come “calmiere” del lavoro libero. deva “la più larga, la più pronta concessione dei prigionieri”, senza
tener conto del “difetto di manodopera” o meno, in quanto “dove
L’impiego, quindi, dei prigionieri in agricoltura e nelle industrie, i salari salgono a cifre inverosimili, inadeguate alla qualità e alla
nel giro di pochi mesi, divenne usuale: quantità del lavoro compiuto, se anche l’impiego dei prigionieri in-
fluisce sui salari stessi, unica merce, ormai, non calmierata, non que-
Furono molti milioni di giornate di presenza date ai lavori dei sto potrebbe chiamarsi un danno od ingiustizia, sì bene un mezzo
campi” scriveva il presidente della Commissione prigionieri di indiretto per cercare di bilanciare i prezzi di costo dei mezzi di pro-
guerra, Spingardi, il 16 dicembre 1917 “tanto dei grandi come duzione ai valori dei prodotti calmierati”40. Se durante gli anni della
dei piccoli proprietari; fu una provvidenza per l’agricoltura e una guerra il problema della disoccupazione si era in qualche modo at-
piccola risorsa per le finanze dello Stato, che oltre al non pagare tenuato per la partenza degli uomini al fronte e l’impiego delle
e mantenere i prigionieri hanno ormai introitato una decina di donne, non per questo erano cessate le situazioni di conflitto per
milioni come sopravanzo delle mercedi corrisposte dai conces- quanto riguarda le tariffe e il rispetto dei patti tra proprietari terrieri
sionari. Noi abbiamo avuto più di 100 mila prigionieri al lavoro; e i braccianti e mezzadri41.
tranne gli inabili ed i malati nessuno è rimasto ozioso39. Nata nel 1901, la Federterra, la federazione di categoria del set-
tore agricolo, era riuscita in pochi anni a far riconoscere, principal-
Nonostante il ministro Cavàsola avesse specificato e sottolineato mente in Emilia Romagna, la rappresentanza collettiva dei brac-
che l’impiego dei prigionieri di guerra come manodopera dovesse cianti e dei mezzadri nei confronti dei proprietari terrieri, ottenendo
essere considerato “quale spediente di carattere eccezionale”, da dalla controparte agraria la stipulazione di regolari patti colonici.
utilizzare solo in “casi rarissimi” per non arrecare danno al lavoro Durante la guerra l’Associazione degli agricoltori, approfittando
libero, non solo fu generalizzato, ma i prigionieri furono usati come dell’alto numero di lavoratori richiamati per necessità belliche,

38
L’impianto di Codigoro della società Ammonia venne assorbita nel 1918 dalla
40
Società Anonima Miniere di Montecatini, in G. De Alessandri e G. Trebbi, Il ASRoma, Prefettura, Gabinetto, b. 1194, fasc. Prigionieri 1916. Manodopera
problema della utilizzazione della torba in Italia. La torbiera di Codigoro, in per lavori agricoli. Consorzio delle cattedre ambulanti di agricoltura della pro-
«La miniera italiana rivista mensile», a. II, n. 2, 28 febbraio 1918, p. 46. vincia di Roma, Prot. n. 408 del fasc. 11 del 10 giugno 1917.
41
39
ACS, Presidenza del Consiglio dei ministri, Prima guerra mondiale, b. 100, M. Dondi, Il conflitto sociale dagli albori della sindacalizzazione alla trasfor-
fasc. 123, Telegramma del ten. gen. Spingardi al Presidente del Consiglio dei mazione delle campagne, in M. Dondi e T. Menzani, Le campagne. Conflitti,
Ministri del 16 dicembre 1917, la sottolineatura è nel testo. strutture agrarie, associazioni, Edizioni Aspasia, Bologna 2005, pp. 63-64.

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tentò di riportare la situazione a proprio vantaggio, servendosi pro- i prigionieri di guerra e provocare l’abbandono del lavoro da parte
prio dell’utilizzo della manodopera dei prigionieri di guerra. degli operai, dopo alcuni tentativi falliti, si decise di rifiutare “il
Nell’ottobre 1917 gli operai di Grizzana, in provincia di Bolo- vino prescritto dal concordato pretendendo di sostituirlo con vi-
gna, alle dipendenze della ditta Giovanni Bettocchi per il lavoro ta- nello avutosi da vinacce depauperate in ogni modo e rifiutandosi
glio boschi si erano rifiutati di “riscuotere la paga perché il loro sa- per due giorni consecutivi di sostituire a tale insipido vinello il vino
lario non era in base alla tariffa in vigore di L.1 all’ora”. E al rap- regolamentare”. Il Del Rio raggiunse il suo scopo e infatti il lavoro
presentante di Federterra, che si interessava del reclamo degli ope- venne eseguito da prigionieri, mentre l’ufficio di collocamento di
rai, il dirigente dell’azienda rispose “ironicamente che gli operai po- Medicina aveva a disposizione capaci portantini.
tevano anche lasciare il lavoro perché il Genio Militare aveva pro- 2) Nelle tenute Bologna Nova, Malvezza, Buda, Marzara, Scossa
messo ed appoggiato la concessione dei prigionieri di guerra e di Borsello, Piano e, probabilmente altre ancora, i lavori specializzati
50 esonerati”. di “paglierino” erano eseguiti da prigionieri di guerra, mentre nes-
Nel novembre del 1917 a Medicina, “il socio dell’agraria signor suna richiesta era pervenuta all’ufficio di collocamento.
Del Rio nella tenuta Malvezza sabato scorso si è servito di prigio- 3) Nella tenuta Buda, condotta dal signor Augusto Lenzi, era
nieri di guerra per i lavori di facchinaggio del riso, lavori ad alta ta- stata richiesta manodopera “per i lavori d’aia (lavori a bassa ta-
riffa e quindi di competenza degli operai organizzati”, senza inter- riffa)”, ma non “per i barcheggi e per la portanda (lavori ad alta ta-
pellare l’ufficio di collocamento della località che era in condizione riffa)” per i quali furono impiegati “prigionieri o […] territoriali in
di fornire la manodopera. La Federterra chiedeva perciò al prefetto, piena contraddizione agli accordi assunti dagli agrari” con il Pre-
“quale arbitro delle questioni che sorgono nell’applicazione dei fetto stesso43.
concordati comunali e provinciali”, di ordinare il ritiro dei prigio- Il lavoro dei prigionieri rappresentava una “provvidenza” e con-
nieri e di condannare il Del Rio a pagare all’ufficio collocamento venienza che non sfuggiva a nessuno. Il Consorzio speciale di boni-
l’importo del lavoro ad esso indebitamente sottratto42. fica della bassa pianura bolognese a destra del Reno, denominato più
Appare evidente che durante il periodo bellico non pochi pro- concisamente Consorzio della Bonifica Renana, verso la fine del
prietari, con il sostegno in alcuni casi anche di sindaci, prefetti e 1914 aveva ottenuto un prestito dal governo per la sistemazione
comandi militari, avevano trovato modo di ridurre i costi di pro- idraulica della bassa pianura bolognese e aveva iniziato i lavori nel
duzione e nello stesso tempo di indebolire la capacità contrattuale febbraio 1915 in tre diverse zone: Malalbergo, Molinella e Medi-
delle organizzazioni contadine utilizzando proprio i prigionieri di cina. I lavori si arrestarono subito per l’entrata in guerra e il conse-
guerra. Il 12 ottobre 1918 il segretario federale della Federterra di guente richiamo alle armi del personale. Nel 1916 la Cooperativa
Bologna elencava al prefetto alcune vertenze verificatesi nel comune Braccianti di Argenta prese in appalto gli scavi delle Chiaviche Lor-
di Medicina, fra cui: gana e Campotto in destra Reno, ma poco dopo dichiarò di non es-
1) Nella tenuta Bologna Nuova, condotta dal signor Federico sere in grado di assicurare la manodopera necessaria per la prose-
Del Rio, per cercare di “eseguire la portanda del riso” impiegando cuzione dei lavori44.

43
42
ASBo, Gabinetto di Prefettura, Cat. 6a, fasc. 2, Agitazioni agrarie 1917, b. ASBo, Gabinetto di Prefettura, Cat. 6a, fasc. 2-3, Agitazioni agrarie 1918,
1275, Lettera del 28 ottobre 1917 della Federazione provinciale dei lavoratori b.1292, lettera del segretario federale al prefetto della provincia di Bologna
della terra di Bologna alla Direzione genio militare Sezione legnami; Lettera del 12 ottobre 1918
44
della Federazione provinciale dei lavoratori della terra al prefetto della pro- G. Tassinari, La storia della Renana, in I Settant’anni del Consorzio della bo-
vincia di Bologna del 27 novembre 1917. nifica renana, Forni editore, Sala Bolognese 1980, p. 124.

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Appena emanata la circolare del ministro Cavàsola, il Consorzio questo stato di cose il quale mette le cooperative stesse nell’asso-
della Bonifica Renana richiese subito 3.000 prigionieri provocando luta impossibilità di poter mantenere il contratto, è dovuto alle
un’interrogazione parlamentare dell’on. Bentini il quale chiedeva più evidenti ragioni di forza maggiore inerenti al fatto della
“se sia vero che 3.000 prigionieri saranno mandati nel Bolognese guerra, e dichiarano perciò che esse non intendono creare alcun
ed adibiti ai lavori di bonifica. In caso affermativo chiede se il go- ostacolo al proseguimento dei lavori stessi e lasciano completa-
verno ed il Consorzio si rendano conto dell’enormità della cosa, che mente libero il Consorzio di Bonifica, e chiunque possa avervi
si risolve nel fare eseguire dagli austriaci le opere destinate a coloro interesse, di provvedere con quei mezzi che risulteranno più op-
che si stanno battendo contro di essi, le opere che, non avendo ca- portuni indipendentemente da quanto è stabilito nel concordato
rattere di urgenza, dovrebbero dopo la guerra assicurare il pane ai che fu stipulato fra le rappresentanze operaie e il consorzio di
superstiti”. I lavori di bonifica delle paludi, infatti, erano considerati bonifica.
una sorta di “valvola di sicurezza dei braccianti. La bonifica con-
sentiva loro, dopo la breve stagione dei lavori agricoli, di fare ancora Il Consorzio della Bonifica Renana, a sua volta, riconobbe “che
qualche mese di lavoro in primavera o in autunno. Con quel poco le attuali condizioni impediscono alle organizzazioni operaie di dar
che guadagnavano potevano affrontare con minore apprensione i corso in breve tempo ai lavori richiesti, ed accoglie perciò la pro-
mesi invernali che erano di ozio forzato”45. posta di assumere i prigionieri di guerra per l’esecuzione di detti
L’interrogazione dell’on. Bertini concludeva chiedendo “se ra- lavori”, su richiesta “degli interessati nel terzo circondario e dei sin-
gioni di ordine pubblico e di sicurezza — chi conosce i luoghi sa daci di San Pietro in Casale, Malalbergo e Galliera”, data l’impor-
che sono adatti alle fughe, a nascondimenti, a facili comunicazioni tanza e l’urgenza dei lavori di bonifica48. Il 1° giugno 1917, la Bo-
col litorale — non consiglino, insieme alle ragioni di giustizia e di nifica Renana proponeva al prefetto di Bologna di corrispondere
umanità, la sospensione del provvedimento”46. Dal momento che una mercede oraria di 25 centesimi per ciascun prigioniero, rima-
la Federazione nazionale dei lavoratori della terra, il 28 maggio, si nendo ogni spesa a carico dell’autorità militare. La retribuzione ve-
dichiarò contraria all’impiego dei prigionieri di guerra nelle opere niva calcolata partendo da una base di L. 0.40, «fissata per gli operai
di bonifica, per il momento la richiesta dei prigionieri fu accanto- terraioli nel progetto di concessione della bonifica redatto dal genio
nata e la Lega nazionale delle Cooperative s’impegnò a reperire il civile», dalla quale occorreva defalcare “l’ammessa deduzione del
personale anche dalle provincie limitrofe per terminare 4 dei 5 lotti 30%, e inoltre una riduzione di centesimi tre per la fornitura di ar-
in costruzione47. Il 25 maggio 1917, però, Argentina Altobelli, se- nesi e attrezzi di proprietà degli operai locali sotto le armi, a bene-
gretaria della Federterra, Nullo Baldini e Attilio Evangelisti per il ficio dei quali andranno integralmente i detti tre centesimi”.
consorzio delle cooperative di Bologna- Ravenna e Ferrara, furono Ma una settimana più tardi, il ministro dei Lavori pubblici in-
costretti a dichiarare che formava il prefetto di Bologna che in relazione al salario da corri-
spondere ai prigionieri di guerra richiesti, il Consorzio della Boni-
45 fica Renana doveva considerarsi come un’amministrazione pub-
N.S. Onofri, La Grande Guerra nella città rossa. Con una lettera autocritica di
Pietro Nenni. Socialismo e reazione a Bologna dal 1914 al 1918, Edizioni del blica, poiché “le funzioni esercitate dall’amministrazione consor-
Gallo, Milano 1966, p. 204; M. Dondi, Il conflitto sociale dagli albori della sin-
dacalizzazione, cit., p.26.
48
46
Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, Legislatura XXIV, 1a sessione, Di- ASBo, Gabinetto di Prefettura, 1917, b. 1270, Federazione nazionale dei la-
scussioni, Tornata del 6 giugno 1916, p. 10.552. voratori della terra Bologna al prefetto della provincia di Bologna il 25 maggio
47
N.S. Onofri, La Grande Guerra nella città rossa, cit., p. 204; G. Tassinari, La 1917 e Consorzio bonifica Renana al prefetto di Bologna, Prot. n. 1299 del
storia della Renana, cit., p.124. 28 maggio 1917.

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Sonia Residori I prigionieri di guerra austro-ungarici e i campi di concentramento

ziale sono di natura pubblica, considerando la legge come funzione latrine, stabilendo inoltre l’impianto d’una infermeria capace di
di stato l’esecuzione di bonifiche di prima categoria. Tale carattere circa 50 letti, che potrà funzionare a giorni”. Il Comando del Corpo
di pubblica funzione si desume anche dal diritto di imporre con- d’armata di Bologna faceva rilevare comunque che la criticità della
tributi agli enti ed ai proprietari interessati, nella che si riscontra situazione era scaturita dall’improvviso
quell’esercizio dello ius imperii che è caratteristico delle pubbliche
amministrazioni”49. Tale riconoscimento implicava che la paga dei arrivo dei primi 1000 prigionieri destinati alla commissione pro-
prigionieri doveva essere di 5 centesimi all’ora, la “mercede di pic- vinciale di agricoltura di Bologna, ed ai conseguenti spostamenti
chetto” del soldato italiano50. verificatisi in condizioni difficili e decisi in considerazione delle
Come scariolanti vennero impiegati, dapprima, 500 prigionieri impellenti esigenze dell’agricoltura. Per tutti gli altri distacca-
di guerra, che successivamente divennero 1.350 nel settembre del menti, si assicura che il servizio sanitario è convenientemente cu-
1917. L’ispettore della sanità, Giuseppe Giardina, osservava, però, rato, tanto che la percentuale degli ammalati è minima53.
allarmato, che le condizioni igieniche dei vari reparti lasciavano ge-
neralmente “non poco a desiderare massime per l’affollamento e lo Gli infermi più gravi, dodici, erano stati accolti nell’ospedale di
stato delle latrine, così che l’infezione può trovarvi facile attecchi- Ferrara, gli altri vennero momentaneamente “segregati in sito oc-
mento”51, tanto che alla fine di settembre 1917, nell’accantona- cupando il locale di isolamento del Comune e delle tende”54.
mento di Malalbergo, scoppiò una epidemia di dissenteria. I casi Due mesi più tardi, in novembre, i prigionieri di guerra concessi
furono 30 e per la maggior parte si riscontrarono nel reparto ac- al Consorzio Bonifica Renana aumentarono arrivando a 1.800 e fu-
cantonato nell’abitato52. rono suddivisi in 19 reparti così dislocati:
La misura più urgente adottata fu il trasferimento dei prigionieri 1. Un reparto di circa 200 boemi in una casa colonica della Pro-
da Malalbergo in locali situati in prossimità della località Lame, paganda Fide vicino alla stazione ferroviaria e di fianco alla grande
quindi “furono concordati alcuni lavori, consigliati dall’autorità me- arteria stradale Bologna-Ferrara, a 400 metri circa dall’abitato di
dica competente, di sistemazione nei dormitori, nelle cucine, e le Malalbergo.
2. Un reparto di circa 100 boemi nel granaio dell’aia San Pietro
della Propaganda fide, in mezzo alle risaie della stessa proprietà e
49
Ivi, Consorzio Bonifica Renano al Prefetto di Bologna, Prot. n. 1355 del 1° distante circa 1 km dal paese e dalla strada provinciale.
giugno 1917 e copia telegramma espresso di Stato del Ministero dei Lavori 3. Un reparto di circa 50 prigionieri esisteva prima della raccolta
Pubblici, Prot. n. 2794 del 7 giugno 1917. del riso, in una casa colonica di fronte al primo reparto, era stato
50
Le cooperative di terraioli nel 1916 chiedevano dai 50 ai 60 centesimi all’ora,
in P. Antolini, I prigionieri di guerra austro-ungarici nella provincia bolognese,
soppresso ed i prigionieri inviati al reparto di Lame.
in Storia e memoria di Bologna, a cura del Museo Civico del Risorgimento di 4. Un quarto reparto di 60 prigionieri, sistemato nel mezzo del
Bologna, consultato al sito http://www.storiaememoriadibologna.it/files/vec- paese, fu soppresso ed i prigionieri inviati anch’essi in località Lame.
chio_archivio/prima-guerra/p/prigionieriaustriaci.pdf 5. Altro reparto di 140 prigionieri ungheresi, posto sulla via Al-
51
ACS, Ministero dell’Interno, Direzione Generale Sanità Pubblica, Atti ammi-
nistrativi 1910-1920, b. 187, lettera dell’Intendenza generale del R.E., Com-
missione di vigilanza per la zona di primo sgombro, alla Direzione generale
53
della sanità pubblica del 17 settembre 1917; lettera tra gli stessi del 22 set- Ivi, lettera del Comando del corpo d’armata di Bologna al Ministero della
tembre 1917. guerra, Commissione prigionieri di guerra del 19 ottobre 1917.
54
52
Ivi, lettera dell’Intendenza generale del R.E., Commissione di vigilanza per la Ivi, lettera dell’Intendenza generale del R.E., Commissione di vigilanza per la
zona di primo sgombro, alla Direzione generale della sanità pubblica del 11 zona di primo sgombro, alla Direzione generale della sanità pubblica del 22
settembre 1917. settembre 1917.

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Sonia Residori I prigionieri di guerra austro-ungarici e i campi di concentramento

zaio del Canale Navile a 50 metri dalla strada provinciale e dal all’Italia dopo aver avuto comunicazione delle notizie dei giornali
Ponte sul Canale Navile alla periferia del paese. relative agli ultimi avvenimenti militari. Essi sono sempre infor-
6. Un sesto reparto, che si trovava vicino alla strada provinciale mati delle notizie relative alla guerra dai giornali che liberamente
ed a 200 metri dal paese, fu soppresso ed i circa 80 prigionieri fu- si procurano. Il contegno indifferente dell’autorità sarebbe og-
rono inviati al 5° reparto che prima ne contava solo 60. getto in paese di severa critica56.
7. Il settimo reparto, costituito da 160 prigionieri fra austriaci
ed ungheresi, nel granaio aia comune di proprietà Mantovani, a 3 Alcuni giorni più tardi, il commissario di pubblica sicurezza
km dal paese ed isolatissimo. Pini, capo di gabinetto del questore Gandino che lo aveva incari-
Altri 12 reparti complessivamente costituiti da 1.110 prigionieri cato dell’indagine, inoltrava un rapporto dettagliato, secondo il
di varie nazionalità, ma nella gran maggioranza ungheresi, si tro- quale gran parte dei fatti denunciati corrispondevano a verità. Di-
vano in frazione Lame, nei granai della ex proprietà del generale versi prigionieri, specialmente gli ungheresi, si mostravano “spa-
Barillis, una località isolata, quasi nascosta dal parco della villa Ba- valdi” con il personale italiano con il quale si trovava a contatto:
rillis, distanti 7 km dalla strada provinciale e 9 km dal paese55. No- personale delle bonifiche e lavoratori borghesi. Un atteggiamento
nostante tutti prigionieri fossero stati alloggiati in zone staccate dai che si era accentuato dopo le incursioni aeree nemiche a Malalbergo
centri abitati, per il timore di possibili contagi, il questore di Bolo- e a Ferrara57, e dopo “gli ultimi insuccessi delle Armi nostre”, la
gna, Gandino, doveva rilevare che il comportamento dei prigionieri sconfitta di Caporetto, di cui i prigionieri erano venuti a conoscenza
e il conseguente rapporto con la popolazione destava serie preoc- dalla lettura dei giornali, lasciati loro dalle scorte, dal momento che
cupazioni, secondo quanto raccolto da alcune voci confidenziali. molti di loro conoscevano la lingua italiana e dall’arrivo degli ultimi
prigionieri.
I prigionieri austriaci residenti a Malalbergo” scriveva il que- Per esemplificare il contegno dei prigionieri il commissario Pini
store al prefetto il 7 novembre 1917 “tengono in paese un conte- riportava alcune frasi che venivano rivolte al personale italiano: “Gli
gno provocante e spavaldo, hanno contratto relazioni intime con italiani seminano i tedeschi raccoglieranno”, “Makensen sarà presto
donne del paese ed acquistano liberamente vino e cibarie nelle a pranzo a Verona”, “Voialtri in due anni avete preso due metri, i te-
osterie e botteghe del paese stesso. Si aggiunge che talvolta si deschi in due giorni hanno preso mezza Italia”. Inoltre quando in-
ubriacano insieme alle scorte destinate alla loro sorveglianza. contravano le carovane di profughi, che percorrevano la grande ar-
Avrebbero poi giorni or sono assistito ad una messa celebrata da teria stradale diretti a Bologna, esclamavano ironicamente al loro
uno dei loro preti che alla fine della funzione avrebbe distribuito passaggio: “Quo vadis Italia”, manifestando in vari modi la loro sod-
biglietti in cui si raccomandava ai prigionieri di mantenere alto disfazione a quello spettacolo. I prigionieri custoditi alla casina della
l’animo che presto i fratelli sarebbero venuti a liberarli. Pare che
il prete non abbia avuto che 15 giorni di carcere militare. Un altro 56
ASBo, Gabinetto di Prefettura, 1917, b. 1270, Dispaccio del questore Gan-
giorno i prigionieri avrebbero nell’abitato intonato un miserere dino al prefetto di Bologna del 7 novembre 1917
57
Il 29 settembre 1917 un aereo austriaco sorvolò Malalbergo e sganciò 5
bombe: ci fu solo qualche danno modesto ad alcuni edifici e nessuna vittima,
55
Altri 27 prigionieri lavoravano in località Passo Segni, località isolata e lontana ma bastò a provocare il panico tra la popolazione, in http://www.storiae-
dal paese, sulla sponda sinistra del Reno, in lavori agricoli alle dipendenze del memoriadibologna.it/malalbergo-bo-622-luogo. In quella sera stessa tre in-
signor Feletti e ulteriori 20 erano impiegati in lavori agricoli nella proprietà cursioni colpirono l’aeroscalo di Ferrara, in Ferrara 1915-1918. Uno sguardo
Venturi ed erano alloggiati in un granaio attiguo all’accantonamento del 2° al cielo. L’aeroscalo dirigibili di Ferrara nella Grande Guerra, a c. di E. Trevi-
reparto. sani, Ferrara 2016.

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Lama avevano cantato il “Miserere” all’Italia. Se qualcuno del per- Il commissario Pini suggeriva quindi di trasferire i prigionieri in
sonale delle bonifiche e dei lavoratori borghesi rispondeva ai loro edifici più isolati che non mancavano nella zona e una maggiore e
frizzi, essi insistevano e li ripetevano con maggior forza. più severa vigilanza. Il comandante del deposito di Malalbergo, il
maggiore Nuvoli, veniva descritto, infatti, come un uomo cortese e
La libertà lasciata ai prigionieri di guerra è tale da destare stu- distinto, ma con
pore” proseguiva nella sua relazione il commissario “Persone de-
gnissime di fede mi hanno assicurato che a mezzo dei buoni loro strane teoriche in fatto di disciplina. Così se i prigionieri ten-
rilasciati dal comando del presidio di Malalbergo ed accettati da gono la carriola in mano e non lavorano, il signor maggiore riter-
tutti gli esercenti come moneta corrente (ne allego uno di minimo rebbe non siano passibili di pena, e pare anche abbia detto a chi
valore) i prigionieri oltre al rancio loro fornito dall’autorità mili- gli prospettava la necessità di maggiore severità e rigore che se si
tare ed al supplemento rancio loro fornito dal consorzio delle bo- dovessero torturare qui, era meglio allora fossero stati ammazzati
nifiche si procurano non solo sigari lardo e cibarie a loro volontà, al fronte58.
ma acquistano anche damigiane di vino che poi consumano in
comune negli accantonamenti molto probabilmente assieme alle Su istanza del prefetto, il Comando del corpo d’armata di Bolo-
scolte destinate a sorvegliarli. Furono poi spesso notati i prigio- gna, decise il ritiro di tutti i prigionieri, inviando 800 nel campo di
nieri entrare negli esercizi e bere un bicchiere o due al banco Genova e gli altri in quello di Avezzano, ma il conte Cavazza e l’inge-
mentre la scolta attendeva fuori ed altre volte prigionieri e scolte gner Pasini esercitarono forti pressioni sulle autorità e sulla commis-
bere assieme al banco e per sino trattenersi assieme seduti a bere sione prigionieri di guerra a Roma e riuscirono a tenere gli 850 pri-
negli esercizi stessi. gionieri accantonati alla Casina Lama fin quasi alla fine della guerra59.

Pini riferiva di aver avuto l’impressione che le scorte, del tutto


inadeguate, essendo un centinaio di soldati inabili alle fatiche della 5. L’utilizzo “spregiudicato” dei prigionieri di guerra dopo Caporetto
guerra, a custodire oltre un migliaio di prigionieri, con loro avessero
fraternizzato con grave danno della disciplina militare. Infine, ag- Dopo la sconfitta di Caporetto, la società italiana respirava un
giungeva che: clima di assedio e di isteria collettiva, sentendosi tradita da una
sorta di cospirazione, preparata da nemici interni, che aveva cau-
È avvenuto spesse volte che alcuni prigionieri specialmente sato il crollo militare. Il clima di cupo pessimismo, riguardo le sorti
ungheresi si sono presentati in bonifica dichiarando di non poter della guerra, facilitò il sorgere e il diffondersi di alcune inquietanti
lavorare perché malati. Visitati dal medico e dichiarati sani e pre- notizie60.
gati dal personale delle bonifiche ad assumerlo hanno insistito
nel rifiuto. È anche avvenuto che altri non lavoravano senz’altro
senza neanche darsi la briga di accampare tale pretesto ed anche 58
ASBo, Gabinetto di Prefettura, 1917, b. 1270, Relazione del commissario Pini
in tali casi come nei precedenti le esortazioni del personale della dell’11 novembre 1917 inviata dal questore Gandino al prefetto di Bologna.
59
bonifica sono sempre state infruttuose perché le scolte non ave- Ivi, Dispaccio del comandante del corpo d’armata Bologna al prefetto di Bo-
logna, Prot. n. 2669-P.S. del 20 novembre 1917. La notizia apparve sulla
vano o l’autorità o la voglia di far lavorare i prigionieri e perché stampa solo alla fine della vicenda, in «L’avvenire», 23 novembre 1917.
mai presentavasi al lavoro un graduato od un ufficiale il quale 60
M. Bloch, La guerra e le false notizie. Ricordi (1914-1915) e riflessioni (1921),
potesse imporsi con l’autorità del grado. Donzelli, Roma 2002.

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Il 13 novembre 1917 il capo del Servizio informazioni, il col. avrebbero pesato meno sull’assistenza pubblica. Lo Stato Maggiore
Marchetti, scriveva una lettera piuttosto allarmata al Presidente del dell’esercito accolse in pieno i suggerimenti del Servizio Informa-
Consiglio dei Ministri, nella quale metteva in evidenza due grossi zioni e diede subito disposizioni affinché si effettuasse “appena pos-
pericoli incombenti: i concentramenti di truppe alleate, francesi ed sibile lo sgombero dei prigionieri di guerra adibiti ai lavori nella
inglesi, nell’alta e bassa Lombardia, che per la loro presenza ren- provincia di Milano, estendendolo in tutto il territorio della valle
devano sempre più pericolosa l’esistenza dei campi di concentra- Padana per la sua vicinanza alla zona di guerra e perché le necessità
mento di prigionieri nemici in quella stessa zona, ma soprattutto la agricole sono in detto territorio ormai molto diminuite”. I prigio-
presenza dei prigionieri di guerra presso gli agricoltori concessi per nieri avrebbero dovuto essere avviati nell’Italia meridionale, dove i
i lavori della campagna: bisogni dell’agricoltura in quel periodo dell’anno erano ancora sen-
titi. Però si ritenne “opportuno che nell’adozione di tali provvedi-
È noto come la lunga dimora dei prigionieri nella stessa re- menti non appaia pubblicamente la ragione del ritiro, che come è
gione, la naturale bonomia e generosità delle popolazioni, la facilità noto sta nel pericolo che può derivare alla loro eventuale Propa-
anche di costumi della parte femminile di essa, abbiano permesso ganda tra le popolazioni”, pertanto veniva impedita alla stampa la
– e la cosa è stata accertata anche da recenti sommarie indagini in pubblicazione di articoli riguardanti l’argomento62.
tali regioni – a molti prigionieri di stringere relazioni, di avere delle I prigionieri di guerra furono evacuati dalla pianura Padana se-
amanti, di ottenere delle facilitazioni di ogni genere. Perciò non si condo le possibilità e le necessità. Si trattava di sgombrare 45.000
va molto lontani dal vero ritenendo che i prigionieri abbiano un prigionieri verso i campi di concentramento del Mezzogiorno d’Ita-
modo – per mezzo di tali relazioni – di consegnare lettere da im- lia e delle due isole maggiori, Sicilia e Sardegna, tenendo in consi-
postare – le quali seguono la via ordinaria e sfuggono alla censura derazione la difficoltà del trasporto per la lentezza dei movimenti
prigionieri – lettere che potrebbero contenere informazioni molto ferroviari. Ma la situazione non era molto chiara perché, su protesta
interessanti dirette ad agenti nemici, od a tramiti di agenti nemici, del Regio commissariato per il combustibile, fu sospeso il ritiro dei
dimoranti in Italia, i quali poi potrebbero fare proseguire all’estero prigionieri adibiti al taglio dei boschi, anzi i distaccamenti che erano
le notizie, per vie clandestine. A tale pericolo si aggiunga pure l’al- stati soppressi furono ripristinati. Vennero mantenute anche alcune
tro che fra i prigionieri possono esservi persone incaricate o di pro- concessioni su richiesta del Ministero dell’Agricoltura, e previo ac-
pria iniziativa capaci di attentati alle ferrovie, ai depositi di materiali cordo tra le prefetture e i comandi militari locali, “specie per esi-
di guerra fatti in tali zone da nostri alleati61. genze risicole, furono temporaneamente mantenute in zone lontane
da ferrovie, da centri abitati e da località prossime ad accentramenti
Il col. Marchetti suggeriva pertanto al Presidente del Consiglio di truppe alleate, destinandovi di preferenza prigionieri di nazio-
di spostare i prigionieri di guerra in altre regioni, lontane dalla zona nalità a noi non avverse e aumentando le scorte”. In ogni caso, verso
interessata dal fronte e dalle operazioni militari, e se tale misura non metà dicembre, il presidente Spingardi poteva assicurare il presi-
fosse stata possibile, lo invitava a diminuire il numero dei prigionieri dente del consiglio dei ministri che stava procedendo il “totale
impiegati nei lavori agricoli, sostituendoli con i profughi contadini sgombro” dei prigionieri dall’intera valle Padana63.
friulani che, trovando modo di guadagnarsi da vivere onestamente,
62
Ivi, fasc. 123, telegramma dello Stato Maggiore, Ministero della guerra, al mi-
61
ACS, Presidenza del Consiglio dei ministri, Prima guerra mondiale, b. 100, nistro dell’Interno del 16 novembre 1917.
63
fasc. 124, lettera del capo del servizio informazioni, il col. Marchetti, al Pre- Ivi, telegramma del presidente Commissione prigionieri di guerra, Spingardi,
sidente del Consiglio dei Ministri del 13 novembre 1917. al presidente del Consiglio dei Ministri del 12 dicembre 1917.

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Da un iniziale raffronto dei documenti, il ritiro di tutti i pri- nieri spesso da Corpi d’armata diversi e lontani e non sempre vi era
gionieri di guerra dalle concessioni di lavoro potrebbe apparire la disponibilità di locali adatti per alloggiare prigionieri distinti per
come una reazione a congetture fantasiose, o a serie preoccupa- nazionalità65.
zioni raccolte dal capo del Servizio informazioni, il col. Mar- Poiché i mesi invernali corrispondevano a un periodo meno in-
chetti. In realtà, un esame più attento della documentazione sug- tenso per i lavori agricoli, quello era anche il momento più adatto
gerisce un’ipotesi più complessa: se anche inizialmente il Paese per il ritiro dei prigionieri dalle concessioni, in vista di una migliore
era precipitato nella psicosi del nemico interno-esterno, ben pre- suddivisione per nazionalità e di un diverso utilizzo dei prigionieri,
sto subentrò un clima più razionale e iniziò una nuova e diversa più spregiudicato, per la guerra che si stava combattendo. Il Go-
gestione dei prigionieri di guerra, pur tra tante contraddizioni. verno italiano, infatti, aveva deciso l’“adozione del nuovo sistema
Con la sconfitta di Caporetto del 24 ottobre 1917, la situazione circa l’utilizzazione dei sudditi austriaci di nazionalità oppressa
cambiò completamente: non si ebbe solo la sostituzione del gen. quali elementi combattenti di prima linea”66, pertanto erano in fase
Cadorna con il gen. Diaz, ma anche il passaggio da una strategia di costituzione non solo i reparti cecoslovacchi, ma anche le squadre
offensiva ad una difensiva, con le inevitabili gravide conseguenze di avvicinamento polacche e reparti polacchi, squadre di avvicina-
e ripercussioni in ambito militare, ma anche civile64. Nello stesso mento slave e persino una legione rumena.
modo in cui si rafforzavano materialmente le difese al fronte, si La recente situazione difensiva esigeva non solo prigionieri com-
organizzarono altre armi, come ad esempio quella della propa- battenti in prima linea, ma anche manodopera ingente per le nuove
ganda, un’arma potente per chi la sapeva usare, un’arma agile, ed urgenti esigenze del Comando supremo “per lavori attinenti alle
spregiudicata, senza schemi fissi, che si poteva adattare agli av- operazioni di guerra” su “lavori difensivi arretrati”67. Di fronte alla
venimenti. Per cercare di incrinare la coesione delle truppe au- grave deficienza di forza lavoro, il 13 luglio 1918, il gen. Diaz, con
stro-ungariche, il Comando supremo era ricorso alla propaganda una decisione improvvisa, diede istruzione all’Ufficio ordinamento
fin dall’inizio del conflitto, ma fu soltanto con la disfatta di Ca- e mobilitazione di non trasferire più i prigionieri di guerra appena
poretto che decise di dare un impulso determinante alla politica catturati nei campi di concentramento del Paese. I prigionieri do-
della divisione delle nazionalità, allo scopo di formare le “squadre vevano rimanere a disposizione del Comando, per essere impiegati
di avvicinamento” e reparti combattenti di prigionieri da inqua- immediatamente in lavori in zona di guerra, secondo norme che sa-
drare in quelli italiani. rebbero state emanate quanto prima. A tale scopo venne nominata
Fin dall’inizio del conflitto, la Commissione prigionieri di guerra una commissione apposita, dipendente direttamente dal Comando
aveva cercato di dividere i prigionieri di guerra in base se non pro- supremo e posta a Padova con il compito di costituire e avviare al
prio alla nazionalità, per gruppi di nazionalità affini, riuscendovi
malamente. Il lavoro di selezione, però, fu “sensibilmente turbato”
65
dalla necessità di rispondere alle richieste di concessioni di un gran DDI, V serie (1914-1918), vol. X (1 gennaio-31 maggio 1918), Istituto poli-
numero di prigionieri per l’esecuzione dei lavori agricoli e indu- grafico e zecca dello Stato, Roma 1985, pp. 245-246, Il presidente della com-
missione prigionieri di guerra, Spingardi, al ministro degli Esteri, Sonnino, il
striali. Per soddisfare le esigenze delle diverse regioni si dovettero 24 febbraio 1918.
operare numerosi trasferimenti, a volte anche improvvisi, di prigio- 66
ACS, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Prima guerra mondiale, b. 100,
fasc. 145, lettera del capo di Stato Maggiore dell’esercito Armando Diaz al
presidente del Consiglio dei Ministri del 27 aprile 1918.
64
G. Procacci, Il fronte interno, in Un paese in guerra. La mobilitazione civile in 67
Ivi, telegramma del gen. Badoglio del 15 gennaio 1918 al ministro della
Italia (1914-1918), a c. di D. Menozzi, G. Procacci, S. Soldani, Unicopli, Mi- Guerra e telegramma del ministro Alfieri del 19 gennaio 1918 alla Commis-
lano 2010, p. 17. sione prigionieri di guerra.

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lavoro compagnie di prigionieri68. Gli ufficiali prigionieri, invece fuggire dai campi per andare a mendicare nei paesi vicini. Le voci
sarebbero stati inviati come al solito nei campi di concentramento sulle condizioni pietose in cui versavano i prigionieri austro-unga-
del Paese. rici, in particolar modo la situazione disastrosa dei campi di Grez-
In ultima analisi, all’inizio dell’estate del 1918, con il loro im- zano e Castel D’Azzano, si diffusero tra la popolazione di tutto l’ex
piego in zona di guerra, i prigionieri austro-ungarici erano diventati, Impero, tanto che il 29 gennaio 1919 il Comando del 3° corpo d’ar-
per dirlo con le parole del gen. Badoglio, “vere e proprie truppe di mata era costretto a proibire “un comizio di protesta che doveva
seconda linea disimpegnando essi dai lavori di difesa altrettanti ri- aver luogo 30 corrente in Innsbruck”71.
parti lavoratori e territoriali che importa assolutamente avere di- Il 3 febbraio 1918 il magg. gen. medico ispettore Bonomo aveva
sponibili per assicurare il funzionamento dei servizi nelle immediate visitato i campi dei prigionieri austriaci posti sull’argine dell’Adige,
retrovie dell’esercito operante e per dare il massimo incremento ai presso Legnago, Vigo, Villa Bartolomea, Angiari, con i relativi ospe-
lavori di difesa sulle linee avanzate”69. dali. In generale aveva trovato i campi puliti nelle latrine e nelle cu-
cine e ben organizzati, ma le condizioni dei luoghi assolutamente
inadatte, soprattutto nella stagione invernale, perché i terreni erano
6. Le miserie della vittoria: il trattamento dei vinti umidi e, in taluni punti, perfino paludosi. Il dottor Bonomo trovò
i prigionieri in pessime condizioni di salute. Egli riteneva che sul
Con la vittoria di Vittorio Veneto, nel novembre del 1918, e il loro fisico doveva certamente aver contribuito lo stato pietoso in
conseguente arrivo di un numero elevato di nemici catturati, poco cui versavano al momento dell’arrivo ai campi, ma li aveva trovati
meno di 300.000, la macchina militare che aveva avocato intera- “deperiti, oligoemici”, affetti “in una proporzione elevatissima [da]
mente a sé la gestione dei prigionieri s’inceppò, in particolar modo affezioni del tubo digerente con forme gastro-enteriche, enterocoliti
nei campi gestiti dalla 1a e dalla 7a Armata, ovvero proprio quelli che mucose, emorragiche, non mancano casi di congelamenti anche di
dovettero farsi carico di due terzi di tutti i prigionieri austro-ungarici 3° grado. Si sono verificate morti improvvise per esaurimento or-
catturati tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre70. ganico, in individui assai deperiti”72.
I prigionieri di guerra erano stati sistemati sotto tende in terreni Ad eccezione dei prigionieri delle nazionalità oppresse (italiani,
acquitrinosi, con scarso riparo contro il freddo e l’umidità, spesso cecoslovacchi, polacchi, rumeni, ecc.), che dovevano essere sgom-
dopo aver trascorso diversi giorni all’addiaccio privi di riparo. L’ali- berati per un rapido rimpatrio, quelli di nazionalità tedesca e au-
mentazione del tutto insufficiente, inoltre, li aveva spinti a racco- striaca, furono tutti adibiti al lavoro. Il bisogno di manodopera era
gliere da terra i grani di riso e le foglie di cavolo per la fame, e a enorme. Tutta l’area interessata dalle operazioni militari era stata

68
AUSSME, F11, Racc. 125, cart. 3, Carteggio riguardante l’immediata utiliz- 71
ACS, Presidenza del consiglio dei ministri, Prima guerra mondiale, b. 169,
zazione dei prigionieri per lavori della zona di guerra (anno 1918), dispaccio fasc. 6/22, Prigionieri austroungarici nei campi di concentramento. Tratta-
datato 13 luglio 1918 dell’Ufficio segreteria del comando supremo all’Ufficio mento. Commissione mista di dame italiane e tirolesi per visita ai campi sud-
ordinamento e mobilitazione; telegramma n. 23247 del 23 luglio 1918 a firma detti, il gen. Badoglio alla PCM, cifra 3286 del 29 gennaio 1919.
del gen. Badoglio ai comandi d’armata; telegramma n. 23780 del 15 agosto 72
AUSSME, F11, Racc. 127, cart. 5, Campi di concentramento prigionieri di
1918 del gen. Badoglio al presidio X.Y. Bologna; telegramma n. 24037 del 28 guerra a disposizione del Comando supremo, Promemoria per il signor capo
agosto 1918 del gen. Badoglio all’Intendenza generale. di Stato maggiore dell‘intendenza generale del magg. gen. medico ispettore
69
Ivi, lettera del 24 luglio 1918, firmato generale Badoglio. Bonomo, prot. n. 15829 C 11 del 5 febbraio 1919 e prot. n. 15829bis C 11
70
AUSSME, F11, Racc. 127, cart. 5, Campi concentramento prigionieri guerra del 9 febbraio 1919. Il 28 febbraio 1919 venne definitivamente sciolto il
a disposizione del Comando Supremo, telegramma n.58997 del 13 novembre campo prigionieri di Legnago con i campi di Angiari, Quingentole, Vigo e
1918 del gen. Badoglio. Villa Bartolomea.

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Sonia Residori I prigionieri di guerra austro-ungarici e i campi di concentramento

sconvolta con paesi diroccati, ettari di terreno agricolo distrutti o Il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) aveva inol-
danneggiati, boschi rasi al suolo. Lo stesso paesaggio naturale ne trato più volte – il 2 e il 31 maggio, e il 10 giugno 1919 – al Governo
risultava compromesso. In attesa della ripresa della vita civile na- italiano la richiesta ufficiale di poter effettuare una visita ai prigio-
zionale, le autorità e le strutture militari dovevano intervenire per nieri austriaci e ungheresi in Italia, ma aveva sempre ricevuto un ri-
assicurare i servizi più urgenti come la preparazione dei terreni agri- fiuto.
coli, il ripristino della viabilità stradale e ferroviaria, la costruzione
di baracche per la popolazione che voleva tornare nelle proprie case Nous vous rappelons – scriveva Alfred Gautier, vice presi-
anche se distrutte. dente del CICR – que tous tous les gouvernements belligérants
Oltre ai lavori agricoli, del combustibile nazionale all’interno del ont consenti à l’envoi de ces missions. Dernièrement encore une
Regno e alla bonifica dei campi di battaglia, le compagnie prigio- de nos délégations a visité les prisonniers allemands dans sept dé-
nieri vennero impiegate nei lavori agricoli delle zone devastate dalla partements français. Nous ne pouvons donc nous incliner devant
guerra come a Mira o a S. Michele al Quarto, in quelli di carico e ce refus mais nous vous devons d’insister pour que cette visite ait
scarico alla stazione di Cremona o dei trasporti fluviali di materiali lieu74.
militari a Pontelagoscuro (Ferrara), per il ripristino delle linee fer-
roviarie, la linea Treviso-Motta di Livenza ad esempio, o i lavori al Ma né la Croce Rossa italiana né il Vaticano, con l’istanza del card.
vallone Siva sulla ferrovia di Cadore-S. Fermo. Gasparri, riuscirono a smuovere la decisione del ministro della guerra
Dai documenti emerge come le condizioni di vita di questi pri- che si trincerava dietro la motivazione ufficiale che il rimpatrio ge-
gionieri fossero durissime, con le razioni alimentari al limite della nerale era imminente. Alle “vive insistenze” però della Croce rossa
sopravvivenza, anche se forse non molto lontane di quelle della po- italiana, il gen. Bonzani, a nome del ministro della guerra, scrisse al
polazione italiana. Il gen. Graziosi, direttore dei trasporti dell’In- suo presidente, il conte Vinci, il vero motivo del rifiuto: l’epidemia
tendenza generale, scriveva il 31 gennaio 1919 al Comando su- di tifo petecchiale, sviluppatasi nei mesi precedenti, ancora nel luglio
premo perché fossero assegnati altri 1.500 prigionieri lavoratori del 1919 persisteva in diversi reparti, pertanto riteneva non

per la esecuzione dei lavori relativi alla deviazione in corrispon- opportuno ammettere tali Delegazioni nei campi stessi sia per
denza del vallone Siva, sulla ferrovia del Cadore. Per la complessa evitare che esse, già naturalmente portate alla prevenzione e allo
mole dei lavori ora ricordati, venne a suo tempo segnalato il bi- spirito di critica, eseguano visite proprio in momenti in cui le
sogno di 3000 prigionieri. Se ne ebbero dalla 4a Armata 1500, i condizioni sanitarie dei prigionieri sono anormali; sia per esple-
quali si sono dimostrati di scarso rendimento, non tanto per mal- tare con la maggiore riservatezza le operazioni di rimpatrio senza
volere quanto per effettivo stato di deperimento organico, non controlli che potrebbero arrecare al nostro Governo gravi imba-
sufficientemente compensato dal nutrimento consentito dalla ra- razzi di carattere politico75.
zione viveri assegnata ai prigionieri adibiti ai lavori. La percen-
tuale dei malati è molto elevata, si sono avute varie perdite per
morte e molti sono ricoverati in luoghi di cura, talché dei suddetti trasporti dell’Intendenza generale al Comando supremo, prot. n. 80442 del
1500 ne restano meno di 1000 disponibili per i lavori73. 31 gennaio 1919.
74
ACICR, C G1 C 02-02, Prisonniers de guerre centraux en mains italiennes,
1917.9.11-1922.6.2, lettera di Alfred Gautier, FAW.500/6 del 24 giugno 1919.
75
73
Ivi, Racc. 128, cart. 2, Concessione prigionieri di guerra per lavori vari a In- ACS, Presidenza del consiglio dei ministri, Prima guerra mondiale, b. 169,
tendenza generale (anno 1918-1919), richiesta inoltrata dalla Direzione dei fasc. 6/22, Prigionieri austroungarici nei campi di concentramento. Tratta-

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Sonia Residori I prigionieri di guerra austro-ungarici e i campi di concentramento

In realtà, l’epidemia di tifo petecchiale, insieme alla febbre spa- diventato forzato. Il sistema dei campi di concentramento si era tra-
gnola, era solo uno dei problemi, e neppure il più importante, dal sformato in una rete di migliaia di distaccamenti di lavoro agricolo
momento che diventavano sempre più numerose le proteste contro e industriale, una sorta di “mercato umano” che assicurava ingenti
il trattamento disumano che gli italiani riservavano ai prigionieri profitti77.
nemici76. All’indomani dell’armistizio, furono sospesi tutti i lavori difen-
sivi militari così la manodopera borghese in larga parte dovette rim-
patriare, mentre premevano per ritornare ai loro paesi i profughi e
7. Un difficile rimpatrio rientravano i militari italiani congedati che, alla fine del 1918, am-
montavano già a circa 1.400.000 uomini78. Coloro che tornavano
Ormai, a oltre un anno dalla fine della guerra, i campi di con- alle proprie case, soprattutto al Nord, trovavano le centurie di pri-
centramento erano diventati “motivo di imbarazzo e danno” scrive gionieri lavoratori impiegati nei lavori, come ad esempio alle cave
Vicenzo Quaranta, direttore generale della pubblica sicurezza “a di ghiaia di Dossobuono, sfruttate dalle Ferrovie di Stato e dal
causa di reclami specialmente da parte degli estremisti”. Pertanto, Genio Militare, nelle torbiere di Oppeano o nell’escavazione di
il 30 settembre 1919, riteneva necessario una sollecita “elimina- ghiaia dal Chiese a Mantova. I prefetti segnalavano che, “tra i con-
zione” dei campi esistenti. Ma il rimpatrio non sembrava un’ope- gedati”, serpeggiava “un vivo malcontento a causa della disoccu-
razione agevole e spedita. Durante il conflitto, come ha dimostrato pazione”, esasperato dal fatto che in alcuni luoghi gli operai bor-
Uta Hinz, la gestione economica degli uomini aveva modificato il ghesi erano stati persino sostituiti dai prigionieri di guerra, come
carattere della prigionia militare fra il 1914 e il 1918, con un peg- ad esempio nei lavori per l’impianto del doppio binario sulla linea
gioramento dello sfruttamento dei prigionieri di guerra sul lavoro, Verona – Ala. Il prefetto di Verona riferiva di “una situazione, che
di giorno in giorno si fa sempre più grave e che potrebbe dar luogo
a turbamento dell’ordine pubblico”. E il prefetto di Mantova rife-
mento. Commissione mista di dame italiane e tirolesi per visita ai campi sud- riva che nei giorni 13 e 14 aprile 1919, ad Asola, si erano verificate
detti, dispaccio della Divisione SM al Presidente del consiglio dei ministri, delle proteste che potevano turbare “la tranquillità pubblica […]
prot. n. 35870 del 24 luglio 1919. per opera di una trentina di cavatori di ghiaia sobillati da un im-
76
Nelle settimane e mesi successivi continuarono ad essere inviate altre denunce
e proteste. Il delegato della Croce rossa tedesca segnalava il 10 aprile 1919 la presario del sito”79.
situazione penosa dei prigionieri del distaccamento di Montalto di Castro
(Roma) che avevano cibo insufficiente in proporzione del lavoro svolto. De-
nunciava, inoltre, come in un reparto accantonato a Urbania, in provincia di
77
Pesaro, nonostante il freddo, i prigionieri fossero stati privati dei vestiti pe- U. Hinz, Prigionieri, cit., p. 355.
78
santi, venissero spesso picchiati e derubati. Il 26 aprile 1919, la missione della M. Isnenghi, G. Rochat, La Grande Guerra 1914-1918, Il Mulino, Bologna
Croce rossa ungherese a Berna portava a conoscenza del CICR che nel campo 2008, p. 477.
79
di Monopoli la condizione degli ufficiali prigionieri era soddisfacente, mentre AUSSME, F11, Racc.128, cart.4, Concessione prigionieri di guerra per lavori
quella dei soldati di truppa era deplorevole: la distribuzione del cibo si faceva agricoli nel Paese (anno 1918-1919), dispaccio del segretariato generale per
senza nessun controllo così che i prigionieri ungheresi ne ricevano meno degli gli affari civili, n. 0150210 del 3 febbraio 1919; telegramma del ministero
altri delle altre nazionalità e la mortalità era molto alta, in ACICR, C G1 C della guerra n. 14471 dell’8 febbraio 1919 e Ivi, Racc. 127, cart. 8, Conces-
02-02, Prisonniers de guerre centraux en mains italiennes, 1917.9.11-1922.6.2, sione mano d’opera prigionieri per lavori effettuati da autorità militare (anno
FAW.500/7, Traitement des P.G. Austro-Hongrois en Italie, Camps de pri- 1919), dispaccio regia prefettura di Mantova, n. 13358 del 31 marzo 1919;
sonniers de guerre italiens, Lettera prot. n. 289/Kgf. del 10 aprile 1919; lettera dispaccio n. 2594 del 3 maggio 1919 del comando del corpo d’armata di Ve-
prot. n. 299/Kgf. dell’11 aprile1919; lettera prot. n. 557/1919 del 26 aprile rona; dispaccio n. 126 R.S. del 29 aprile 1919 della direzione del genio mili-
1919. tare di Verona.

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Si trattava di proteste contro l’impiego dei prigionieri di guerra, In realtà, però, era difficile per tutti, pubblici e privati, rinun-
ma anche per un miglioramento delle condizioni di lavoro e un au- ciare, proprio per la loro estrema convenienza, alla manodopera dei
mento dei salari che non riuscivano a tener testa all’inflazione dei prigionieri che, lo denunciavano alcuni prefetti, costituivano una
prezzi e alla penuria dei generi alimentari, drammatica nel primo concorrenza sleale. Il prefetto di Ferrara aveva chiesto che le tre
dopoguerra. centurie di prigionieri adibite al carico e scarico dei burchi nello
In risposta alla richiesta del Comando supremo di avviare la gra- scalo fluviale di Pontelagoscuro, fossero sostituite con manodopera
duale sostituzione della manodopera, sia dei reparti combattenti civile per diminuire la forte disoccupazione della zona. Ma l’ufficio
che dei prigionieri di guerra, con quella dei borghesi locali disoc- tecnico, interpellato da quello dell’Ordinamento e mobilitazione,
cupati, il segretario generale per gli affari civili Agostino D’Adamo aveva espresso parere negativo poiché la sostituzione non era con-
suggeriva, però, nel marzo del 1919, di “soprassedere” per il mo- veniente dal momento che “i salari che occorrerebbe corrispondere
mento, in quanto l’offerta di manodopera era dovuta, più che alla agli scaricatori borghesi eleverebbero notevolmente il costo dei tra-
disoccupazione, ai “salari elevati e alle condizioni di trattamento – sporti rottami che fanno capo a Pontelagoscuro”82.
vitto e alloggio gratuito – fatto agli operai”. Per tale fatto, anzi, la- Il 24 ottobre 1920, a quasi due anni dall’armistizio, il ministro
mentava che coloni, mezzadri e contadini preferissero occuparsi dei della guerra, Alberico Albricci, faceva il quadro della situazione del
lavori militari “dove, per la deficiente sorveglianza, non danno pro- rimpatrio dei prigionieri di guerra dall’Italia, come richiestogli dal
ficuo lavoro – piuttosto che attendere alla coltivazione dei campi. presidente Nitti. I prigionieri di nazionalità austro-tedesca, secondo
Si ritiene pertanto doveroso rientrare allo stato normale e far si che il ministro inizialmente di 110 mila, erano stati quasi tutti rimpa-
il contadino riprenda la sua opera nell’agricoltura”80. È chiaro che triati, a parte 16 mila prigionieri dislocati in Albania e nell’isola
il segretario generale doveva ricevere pressioni dai proprietari ter- dell’Asinara oppure degenti in ospedale.
rieri che avevano trovato nell’impiego dei prigionieri di guerra, uno La partenza dei prigionieri ungheresi, invece, era iniziata sola-
strumento per contrastare le pretese salariali dei lavoratori locali o mente il 6 ottobre e su 95 mila prigionieri iniziali ne rimanevano 33
per aggirare le conquiste faticosamente raggiunte, senza intaccare mila, che però non potevano essere prontamente sgombrati, per
in alcun modo la produzione. mancanza di carbone. Il rimpatrio di cecoslovacchi e polacchi pro-
Nell’agosto del 1919, il ministro dell’agricoltura fu costretto ad cedeva regolarmente e ne restavano rispettivamente tre mila e 14
inviare un telegramma a tutti i prefetti, con il quale prendeva atto mila, mentre per i rimanenti rumeni, nove mila, l’esigua disponibi-
che “le mercedi orarie corrisposte ai prigionieri di guerra sono lità di navi non consentiva un più celere avviamento. I prigionieri
estremamente inferiori al costo della manodopera libera” e che per- ruteni (40 mila) erano stati già da tempo ritirati dai lavori e tenuti
tanto, “allo scopo di eliminare eventuali dissidi, e agevolare invece pronti per partire secondo la nazione scelta: Polonia, Ucraina, Ro-
la graduale rioccupazione degli operai liberi, ha stabilito di elevare mania, Russia (Governo di Kolchak) o altre destinazioni.
la tariffa delle mercedi orarie ad un minimo di L.1,00, fino ad un Per i prigionieri jugoslavi, invece, il governo italiano aveva so-
massimo di L.1,50 per tutti i lavori indistintamente”. Inoltre, veniva speso il rimpatrio generale e dei 45 mila iniziali, ne rimanevano 34
deciso “il ritiro dei prigionieri a quei concessionari che non voles- mila perché erano stati evacuati solo i malati. I prigionieri germanici
sero corrispondere le mercedi nella misura che verrà stabilita”81. erano stati tutti rimandati a casa, mentre 1.600 bulgari erano con-

80
Ivi, dispaccio n. 010121 del 3 marzo 1919 del segretario generale D’Adamo 82
AUSSME, F11, Racc. 127, cart. 8, Concessione mano d’opera prigionieri per
81
ASLe, Prefettura, serie I, V vers., fasc. 1811-1815, b. 377, fasc. 1812, tele- lavori effettuati da autorità militare (anno 1919), dispaccio dell’ufficio ordi-
gramma del Ministero di agricoltura del 9 agosto 1919. namento e mobilitazione, prot. n. 80713 R.S. del 7 maggio 1919.

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centrati a Salonicco, da dove le autorità italiane locali li stavano rim- fossero trattati, sul piano materiale e del diritto, nello stesso modo
patriando a piccoli gruppi. Secondo il ministro, a quella data su 460 dei soldati dell’esercito di appartenenza. La violenza della guerra
mila prigionieri nemici, ne rimanevano in Italia 145 mila. Si tratta nelle sue diverse forme, militari ed economiche, privarono di forza
di cifre alquanto sommarie, che possono essere considerate indica- tali accordi, contravvenendo ai principi umanitari in materia di trat-
tive solamente perché di fonte autorevole, ma che non trovano ul- tamento dei prigionieri di guerra e a quelli del diritto internazionale
teriori riscontri83. in vigore. L’invio al fronte dei prigionieri, ora come “volontari”
Sicuramente il rimpatrio dei prigionieri di guerra costituiva nelle legioni che combattevano accanto al vecchio nemico, ora come
un’operazione complessa perché la patria, per la quale quegli uo- manodopera in zona di guerra, ora come braccia a buon mercato
mini avevano combattuto, non esisteva più, ma anche perché il sulle quali lucrare, era stato possibile poiché “in mancanza di
paese che li aveva catturati era riluttante a privarsi di una forza la- un’istanza in grado di applicare sanzioni”, scrive Uta Hinz, “il ri-
voro così a buon mercato, una risorsa così preziosa che agricoltura spetto di questi diritti, sottoscritti e ratificati […] da tutte le grandi
e industria, enti pubblici e aziende private facevano a gara per ot- potenze europee, restava a discrezione delle nazioni belligeranti”85.
tenere le concessioni. E non erano disposti a privarsene senza op-
porsi.
Sin dal maggio 1919 era stato predisposto il ritiro generale di
tutti i prigionieri dai lavori e il loro concentramento, in gruppi omo-
genei e consistenti, in grandi campi per un esodo veloce e ordinato,
tanto che la loro raccolta aveva destato la preoccupazione dalla Di-
rezione generale della sanità pubblica, sia per il dermotifo che per-
sisteva tra i prigionieri sia per i casi di dissenteria e le infezioni ma-
lariche. In pratica, però, non era mai stato possibile “addivenire al
ritiro generale in tali campi perché vi si sono opposti il Ministero
di Agricoltura per le necessità agricole e di rimboschimento, il Mi-
nistero dei Trasporti per i lavori di estrazione dei combustibili na-
zionali. […] Solo l’ordine di ritiro generale di tutti i prigionieri dai
lavori senza riguardo a nessuna concessione e a nessuna nazionalità
potrà rendere più celere l’esodo”84.
Gli accordi siglati dagli Stati con la convenzione dell’Aja del
1907, avevano posto le basi di principi umanitari internazional-
mente riconosciuti per il trattamento dei prigionieri. Erano stati fis-
sati alcuni diritti basilari, prescrivendo che i prigionieri di guerra

83
ACS, Presidenza del Consiglio dei ministri, Prima guerra mondiale, b. 169,
fasc. 7, Comunicazione del ministro della guerra, prot. n. 48485 del 24 ottobre
1919.
84
Ivi, allegato B, Difficoltà per un più rapido esodo, dattiloscritto senza data e
85
senza firma, costituito da 3 carte non numerate. U. Hinz, Prigionieri, cit., p. 355.

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