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BEASTIE BOYS
LA BAND CHE HA CAMBIATO TUTTO
POSTE ITALIANE SPA - SPED. IN A.P. - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N.46) ART. 1, COMM A 1, NO / TORINO - ISSN 1591-4062 - N.7 ANNO 2020
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EDI TOR I ALE
20 anni fa esatti rientravo dalla Germania. Mi ero di cose in tutto il mondo. Passato qualche anno mi
trasferito a Berlino per il mio ultimo anno accademi- capitò di incontrare l’autore della copertina di quel
co: ero intenzionato a laurearmi in letteratura norda- disco di metà anni Zero. Si chiama Matteo Pericoli
mericana e volevo scrivere una tesi che riguardasse ed è un architetto, illustratore, disegnatore. Matteo
la cultura statunitense e la musica assieme, ma senza è originario di Milano, ma ha deciso di abbandonare
passare attraverso gli obbligatori Dylan e Spring- la città nel 1995. Si trasferì a New York e lì, nel 2001,
steen. Proposi così alla mia docente di riferimento realizzò Manhattan Unfurled. Un libro in cui ricreava
una tesi sul rapporto tra postmodernismo e popular con il suo tratto lo skyline di tutta l’isola newyorkese.
music. Feci domanda per una borsa di studio, la vinsi Manhattan è una delle cinque divisioni amministra-
e mi trasferii. Quell’anno accademico lo passai den- tive (i famosi 5 boroughs, appunto) di New York: la
tro al John Fitzgerald Kennedy, il più grande centro moglie di Adam Yauch – meglio noto come MCA, per
europeo di americanistica. Tuffandosi nel mare ma- i Beastie Boys e i numerosi fan e ascoltatori – cono-
gnum della musica americana, dovendo sintetizzare sceva il lavoro di Matteo. Così lo contattò, affinché
il concetto di postmodernismo - in breve: una con- una porzione della sua opera diventasse la copertina
tinua capacità di inventare il presente partendo dal del disco, che la band incise come atto d’amore nei
passato, citando abbondantemente tranci di cultura confronti della propria città. Quel tratto in bianco e
di ieri, immersi nella quotidianità dell’oggi: ossia nero che sta sulla copertina è quindi opera di Matteo:
ciò che alla fine siamo poi diventati tutti - c’era un un ragazzo loquace, ma schivo. Che da alcuni anni
nome che svettava. Quello dei Beastie Boys. Partiti vive a Torino, ma non prima di aver insegnato nel
con il punk, divenuti stelle (bianche) del rap, per poi dispendioso liceo privato frequentato dai tre Beastie
inventare qualcosa di nuovo partendo dalla musica Boys (Saint Ann's School a Brooklyn: no, per ragioni
(suonata) del passato, mescolando tutto: funk, soul, anagrafiche non sono stati suoi allievi). Quando gli
hip hop, hardcore, lounge, rock e quasi qualsiasi ho chiesto di raccontarmi un po’ dell’incontro con la
altro genere possa venire in mente. band si è limitato a pochi tratti. Li conobbe nel loro
studio, all’epoca in Canal Street: Yauch era il tramite,
Non senza una certa fatica scrissi la mia tesi, come così quando Mike D e Ad-Rock lo conobbero lo chia-
si dice in questi casi “di ricerca” e non compilativa. marono semplicemente the artist. L’artista è stato
Usando i Beasties come epitome del fenomeno, poi nell’appartamento di Yauch. Ha disegnato la città
quanto alla musica. Tornai in Italia, mi laureai e con- dalla casa di Adam per il progetto Finestre Su New
tinuai con il mio lungo curriculum nel precariato na- York: 63 Visioni Della Grande Mela, libro tradotto
zionale di chi intende scrivere. Alcuni anni dopo, nel in Italia di recente da Il Saggiatore. Come saprete e
2004, i Beastie Boys pubblicarono un nuovo album: leggerete nelle prossime pagine, Yauch era l’ideologo
To The 5 Boroughs. I tre vennero a promuovere il dei Beasties, scomparso purtroppo nel 2012 a causa di
disco a Roma. Per l’occasione mi misi in ginocchio una malattia. Matteo lo ricorda come un uomo dolce,
affinché la redazione mi desse l’occasione di andarli disponibile e di enorme curiosità. Nel testo associato
a intervistare di persona. Presi il treno e una copia al ritratto di New York realizzato dalla sua finestra,
della mia tesi. E mi recai in Via del Babuino, dove la Adam scrisse: “In una città in cui accadono così tante
band alloggiava in uno di quei lussuosissimi hotel cose dà un senso di calma tornare a casa, guardare
per turisti americani. Furono gradevoli, ma fonda- dalla finestra e vedere il fiume Hudson. Non so bene
mentalmente distratti: finita l’intervista gli lasciai perché, ma osservare un grande specchio d’acqua
una copia del mio scritto rilegato. Mi chiesero riden- sortisce proprio quell’effetto. Chissà per quanto an-
do se l’università mi avesse concesso di laurearmi cora avremo questa vista. A New York è sempre e solo
con quella tesi. Dopodiché, con sveltezza, uscirono questione di tempo prima che qualcuno costruisca
per andare a comprare delle sneakers in un rinomato davanti a te, però siamo stati abbastanza fortunati
negozio vintage della capitale. da goderne per dieci anni, e speriamo che duri anco-
ra un po’”. Speranza vana, come detto. Noi almeno,
Ci rimasi un po’ così, ma poi crescendo capisci: questo sì, siamo stati fortunati a godere della musica
perché avrebbero dovuto trattarmi diversamente? di Adam e dei Beastie Boys. Che durerà per un tempo
Con tutta le gente che incontrano e che li omaggia illimitato. Buona lettura e buona estate a tutti.
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342/343 CO N T E N U T I
92
COV E R S TO R Y
B EA S T I E B OY S
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NUMER O 342 /34 3
ANNO 2 9
LUG LI O/AG OSTO 2 02 0
PR OG ET TO G R AF I CO
E I MPAG I NAZI ONE Sericraft Lab snc
58 Disco Del Mese 108 Letture Finito di stampare nel mese di Giugno 2020
78 Treecolore 111 Fumetti
80 Radici 112 Poster-i
82 In Italia 114 Banda Larga
86 Singolare
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THE STOOGES BLUES PILLS KEITH TIPPETT KORG GHOST BOX
I L T E AT R O D EG L I O R R O R I L E M MY L AU R A J A N E G R AC E TO M M O R E L LO
LIVE INEDITO
DEGLI STOOGES
8 | RUMOREMAG.COM
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le uscite già programmate,
impasse poi risoltasi dalla
FACCIAMO I CONTI ripresa delle attività del
settore, sono destinati, sca-
ricando l’apposita charity
version, a sostegno di Méd-
24
ecins Sans Frontières. Sul
ORE AL GIORNO, SETTE GIORNI ALL A sito dell’etichetta britannica
SETTIMANA: LA FREQUENZA CON CUI si legge: “Le uscite di Ghost
LIAM GALLAGHER SI DEDICA ALLE NEWS Box non hanno mai molto da
TELEVISIVE dire sulla realtà quotidiana,
ma le reazioni in risposta a
questa situazione sono filtra-
60
te, attraverso l’Intromissio-
MINUTI DI PESI AL GIORNO: LI SOLLEVA ne, nell’universo accanto”.
IN GIARDINO JAMES WILLIAMSON DEGLI
SLEAFORD MODS. SOLO CHE SONO THE KORG COOKBOOK
MAT TONI ANZICHÉ MANUBRI!?
500
DIFFICOLTÀ A CAUSA DEL CORONAVIRUS. lockdown? La Korg, storica
LE HA VERSATE L'ASSOCIAZIONE "HELP azienda che produce sinte-
MUSICIANS" AD ARTISTI TRA I QUALI tizzatori, o, meglio, il suo
NADINE SHAH ramo tedesco, ha deciso di
offire suggerimenti culinari
diffondendo gratuitamente
30
The Pyjama Cookbook, libro
ANNI DA POCO COMPIUTI PER LA di ricette in formato digitale
CANTAUTRICE L AURA MARLING: LI HA che vede la partecipazione di
FESTEGGIATI STAPPANDO BOT TIGLIE un buon numero di musici-
DI CHAMPAGNE sti di area elettronica e non
solo. Tra le ricette, quella
della "Japanese Cucumber
Salad" di Alva Noto, Il "DIY
8
Yet To Be Named Breakfast"
ORE AL GIORNO: LE DEDICA TIM BURGESS di Afrorack, il "Widerstand-
( T H E C H A R L ATA N S ) A I S U O I O R M A I C E L E B R I skräftebrei" di Gudrun Gut,
LISTENING PARTIES SU TWIT TER gli "Available Ingredients
With Morton Subotnick" di
Joan La Barbara, lo "Special
Sunday Dinner - Pasta Alla
11
Genovese" di Suzanne Ciani,
DEL MAT TINO: A QUELL'ORA SERGE PIZZOR- la "Swissy Spicy Pizza" di
NO DEI KASABIAN STAPPA L A PRIMA BIRRA Thomas Fehlmann (auguri
DELL A GIORNATA a eventuali e temerari emu-
latori!), il "Lightning Fast
Soda Bread" di Objekt (ac-
compagnato da un'avverten-
10
za: "Mangiate mentre riflet-
ANNI FA SHAUN RYDER DECISE DI tete sul futuro dell'industria
ISOL ARSI DAL MONDO, TROPPO STANCO musicale"), e molto altre
DI AVERE A CHE FARE CON L A GENTE IN ancora. L'obbiettivo del pro-
GENERALE getto, spiega in CEO dell'a-
zienda, Tatsuya Takahashi,
è "condividere le misture
22
predilette dei nostri amici,
provenienti da ogni ambito
GIORNI DI FILA SENZA VEDERE NEANCHE
musicale, nella speranza di
UNA PERSONA: QUESTO IL LOCKDOWN DI
poter instillare la solidarietà
LAURA JANE GRACE DEGLI AGAINST ME!
e incoraggiare l'amicizia in
questi tempi straordinari".
RITORNANO I DEFTONES
RUMORE È DISPONIBLE OGNI MESE ANCHE IN VERSIONE DIGITALE
RUMOREMAG.COM | 9
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N E W S! E S TAT E 2 02 0
IL FILM SU LEMMY
Il nuovo album deI Blues Pills arriva a quattro anni dal l’acclamato Lady In Gold e si tratta
della prima uscita del gruppo guidato dalla cantante Erin Larsson dopo l’abbandono del
chitarrista francese Dorrian Soriaux, avvenuta nel 2018, che ha modificato l’assetto interno:
Si chiamerà semplicemente
Zack Anderson è passato dal basso alla chitarra, al suo posto il nuovo ingresso Kristoffer
Lemmy, come l'omonimo do-
cumentario del 2010, il bio- Schander. Le canzoni di Holy Moly! sono state registrate nello studio della band a Örebro, in
pic dedicato al leggendario Svezia, e la prima anticipazione l’ha offerta il singolo Proud Woman, pubblicato lo scorso 8
leader dei Motörhead (non- marzo, a proposito del quale la Larson aveva dichiarato: “È una canzone dedicata a chiunque
ché storico componente degli si batta per la cosa più ovvia di tutte. Uguaglianza e unità. Chiunque tu sia, da qualunque
Hawkwind), attualmente luogo tu provenga. Le donne saranno sempre una forza di cambiamento. E un cambiamento
in lavorazione. Lo hanno sta per arrivare”.
rivelato "The Hollywood Re-
porter" e "Deadline". Stesso B LUESP I L L S.EU NU C LE A RBL A S T.D E
regista, Gregg Olliver, che
ha dichiarato: "lavoriamo
meticolosamente su questo FUORI IL 22 AGOSTO 2020
biopic fin dal 2013, assicu-
10 | RUMOREMAG.COM
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randoci di rimanere fedeli a
Lemmy, ai componenti dei
Motörhead, Phil Campbell e
KARMACOLSTON
Mikkey Dee, e a tutte le altre
M A R K Replace Colston with a #Statue of Daddy G.
persone che hanno avuto
un ruolo importante nella
STEWART please retweet
sua vita". Al momento non
@_MARKSTEWART
(Sostituite Colston con un #Statua di Daddy G. sono state divulgate altre
per favore ritwittate) notizie ma, a quanto pare,
dalle prime indiscrezioni,
la vicenda raccontata nel
film dovrebbe concentrarsi
sugli anni che precedono la
nascita della sua più celebre
creatura musicale.
ALTRI LUTTI
ASCOLTA
QUESTO
NUMERO SU
SPOTIFY
L'ESPERIENZA
LA FINE DEL TEATRO DEGLI ORRORI DI RUMORE
SI AMPLIFICA
a notizia era nell'aria da un paio d'anni lavoro ad una nuova band OGNI MESE UNA NUOVA
tempo, ma non era ancora [...] Sarà una band nel solco di ciò che PLAYLIST DEDICATA
L stata ufficializzata. Ci ho fatto nel tempo. Soltanto ho cercato e AL NUMERO IN USCITA
ha pensato Pierpaolo cerco di spingere alle estreme conseguenze
Capovilla, attraverso i il mio percorso artistico, musicale e PER VIVERE IL MAGAZINE
suoi profili social, con narrativo. Senza compromessi, e con spirito IN MANIERA TUTTA NUOVA
un messaggio piuttosto esplicito: Il Teatro benjaminiano. [...] In questo momento
Degli Orrori non esiste più. Il cantante storico è più che mai necessario opporre
della band afferma di aver aspettato a dare una resistenza convinta e convincente allo
la notizia "nella speranza che le circostanze scivolamento autocratico delle condizioni
mutassero in qualche modo", ammette politiche e sociali in cui viviamo. La musica
le proprie responsabilita senza entrare popolare, e il rock, che tutti noi amiamo,
nei dettagli, e annuncia alcune novità non lo determineranno ma possono
che lo riguardano in prima persona: "Da contribuire ad un cambiamento sociale". ru m o re m a ga z ine
RUMOREMAG.COM | 11
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R.I.P. E S TAT E 202 0
RUPERT HINE
e Jarmo Huhuta sono state
invertite per sbaglio.
MARC
Jaga Jazzist Pyramid (7
agosto) The Microphones
ZERMATI
Microphones in 2020 (7
agosto) King Buzzo Gift Of
Sacrifice (14 agosto) Bettye
LaVette Blackbirds (28 Nato ad Algeri e trasferitosi con la famiglia in Francia
agosto) Disclosure Ener- nel 1960, Zermati nei primi ‘70 aveva aperto a Parigi
gy (28 agosto) Lana Del un negozio di dischi specializzato in garage e proto
Rey Chemtrails Over The punk, Open Market, e nel 1973 aveva fondato una
Country Club (4 settembre) delle prime etichette indipendenti, la Skydog (primo
Tricky Fall To Pieces (4 set-
disco in catalogo, il 7” di Grease dei Flamin’ Groovies’:
tembre) Deradoorian Find
The Sun (18 settembre) Bob
pubblicherà anche il leggendario – e lo-fi - Metallic
Mould Blue Hearts (25 set- K.O. degli Stooges, live tratto da un nastro recuperato
tembre). dall’amico Nick Kent). Zermati aveva creato una delle
(19 45 -2020) prime reti di distribuzione alternative, la Bizarre, e in
seguito si era dedicato all’attività di promoter.
12 | RUMOREMAG.COM
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il NuOvO aLbUm
KiCk i
DaL 17 lUgLiO
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TESTO DI
PRIVÈ / PANZANE IL ROCK NON STA INVECCHIANDO F RANCES CO FARAB EG O LI
14 | RUMOREMAG.COM
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TESTO DI
PRIVÈ / BLOG'N'ROLL DON'T CALL ME URBAN, WHITEY CARLO B O RD ON E
RUMOREMAG.COM | 15
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TESTO DI
PRIVÈ / ZIGZAG MALEDETTI SHOCKING BLUE LU CA F RAZ Z I
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TESTO DI
PRIVÈ / GLOBO AUTOBIOGRAFIA DI UNA NAZIONE AN D REA PO M I N I
Autobiografia
di una nazione
GLOBO
RUMOREMAG.COM | 17
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MY TUNES
SLOWDIVE
SLOWDIVE
urante il lockdown rafforzarsi della loro fiera razionalità, ro costante: l’istante esatto in cui si
sono stato 12 gior- lungo i tempi della loro fisicità mai muore. Mi domandavo, quale suono
D ni chiuso in casa
senza mai uscire.
minata, io sono imploso. Sprofondato
nella mia armatura di cotone idrofilo.
avrà? Passavo ore a figurarmelo, a
immaginare di essere pronto a ricono-
Quando mi hanno Molte cose mi sono apparse più chiare, scerlo. Alla fine ho pensato che sarà
obbligato a spin- ho calpestato un catalogo di desideri come un osso che sta per spezzarsi, un
germi in strada, mi e messo a fuoco alcune rinunce. Len- attimo prima dello schiocco, quando
è sembrato che l’aria bruciasse. Non tamente mi sono allontanato da tutto. la tensione è al massimo e la curvatura
ho resistito più di cinque minuti. Per Notti insonni in cuffia a cercare di de- all’eccesso. Se hai passato la vita a co-
molto tempo ho dovuto confrontarmi cifrare quello che mi stava accadendo, dificare ogni suono, ho creduto fosse
con gente coraggiosa, che minimizza- con i dischi nelle orecchie sparati al un obbligo quasi morale provare a
va e mi spiegava il modo corretto di massimo del volume. Provavo a trac- immaginarlo.
interpretare dati e contagi. Persino ciare una linea tra l’incubo conclamato A che cosa pensi? Non vuoi uscire a
il numero delle vittime. Persone che e il dubbio che potesse invece essere fare due passi intorno a casa?
ricostruivano la loro vita precedente un regalo dream pop. Se non mi fossi Diventare un oggetto è stata la mia
dicendo, “si può fare, garantendo sicu- ammalato, se tutti intorno a me fosse- ginnastica quotidiana, provare a esse-
rezza e con giudizio, ma si può fare”. ro rimasti sani, non sarebbe stata forse re una scatola di cartone che sorride
Non parlo di chi ha dovuto sempre la- la più grande possibilità mai avuta per quasi un traguardo zen. Volevo essere
vorare, tenendo in piedi l’essenziale e perdermi dentro i miei pensieri, per immobile e fare un’unica cosa: ascol-
il decoro, ma di gente come me, a lato, galleggiare sulla veglia di una perce- tare la canzone omonima degli Slow-
costretta. Provavo a relazionarmi con zione affievolita? Ma il pessimismo è dive. Senza mai smettere, provando
donne e uomini che ormai sono oltre, un cane senza catena e le cose hanno quell’unico piacere e basta. Soltanto
che vedo riappropriarsi di gesti e luo- iniziato a peggiorare abbastanza in quello. Non credo fosse la paura, temo
ghi senza alcuna esitazione. Li temo e fretta. Così una notte ho provato a sia stata l’opportunità di fermarmi. La
ammiro, in egual misura. Durante il chiarire i contorni di un unico pensie- terrificante bellezza di un cosmo im-
18 | RUMOREMAG.COM
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TESTO DI
MY TUNES SLOWDIVE SLOWDIVE MAU RIZIO B L AT TO
mobile, il vergognoso pensiero che per mentre eravamo soli e distanziati sono per le volte in cui mi dicevo “tanto poi
me andasse bene così, che fosse suffi- stati loro e soltanto loro a tenerci uniti. tornano”, per le sere in cui mi accon-
ciente. E che il mondo fuori mi stesse Non era un faccione istupidito nel ret- tentavo di essere stanco e stavo a casa,
dicendo: “Lo so che in fondo non ci hai tangolo di uno spot a spiegarcelo, ma sciupando occasioni e possibilità.
mai apprezzato, che non siamo stati il basso di Nick Chaplin che entra dieci Poi le cose sono andate come sempre.
neanche lontanamente all’altezza delle secondi dopo la corona di chitarre di Nulla cambia, o quantomeno muta se-
tue aspettative, che ti abbiamo sempre Slowdive. Cos’altro abbiamo fatto se condo i nostri desideri. Accontentarsi
deluso e amareggiato. Che non ti piac- non un’immersione lenta dentro di è un’arte, lamentarsi un lusso, stabilire
ciamo”. noi? Slowdive, you can’t touch me cosa sia inutile tra le due possibilità
Allora posso stare qui? now. Non puoi toccarmi ora. Le chi- un esercizio che mi costa troppa fatica.
Tutto quello che è successo non può tarre sono l’annuncio di un tornado. Quindi rimango immobile e mi immer-
non avere esasperato la nostra sensibi- Apri le finestre e lo senti, lo annusi. go lentamente. Dentro Slowdive, nei
lità, la percezione collettiva di noi, che Sta arrivando. Ma in Slowdive rimane cerchi concentrici delle chitarre, attra-
siamo stati montati pezzo su pezzo dai lì, lontano, e non per questo fa meno verso il coro a due voci, in ogni metro
nostri ascolti. paura. Un’onda è più pericolosa quan- di profondità solcato dal basso. Mi
Eravamo shoegaze e lo siamo diventati do monta la sua cresta o quando si ab- basta quella canzone, mi è sufficiente
per l’eternità. Non si torna indietro. batte? Sto spingendo verso il basso, mi sapere che i dischi hanno tenuto. Non
Abbiamo guardato la punta delle sto tuffando in profondità. Sì, mi tuffo desidero molto di più.
scarpe della nostra anima e qualcosa lentamente nel mio sogno. Mi sento
abbiamo imparato. Capirsi e infilarsi bene, sì, mi sento libero.
dentro se stessi non è autoreferenzia- E se avessimo provato una sensazio-
lità, ma ciò che ci distingue dai carto- ne di vera libertà proprio nei giorni
nati parlanti con cui siamo obbligati a del nostro esilio? La mia paura più
condividere parte del nostro tempo. La grande riguardava le speranze rivolte
fragilità è un traguardo, forse il frutto alla seconda opportunità, a quella che
di un esercizio estenuante, ma indi- allo shoegaze è stata concessa. Alla
spensabile. consacrazione tardiva ma solida del
Quando debuttarono gli Slowdive si genere, ai My Bloody Valentine e agli
parlò di loro come di un gruppo cardi- Slowdive stessi. Noi avremmo trovato
ne della scena che celebrava se stessa. qualcuno ad acclamarci? Un pubblico
Si supportavano, andavano ai concerti che capisse che avevamo avuto ragio-
l’uno dell’altro, si imitavano per affini- ne, che invece ciò nel quale ci siamo
tà. Io credo sia meraviglioso. sempre incastonati a fatica era frutto
Durante questi giorni di chiusura ab- di un errore, un’anomalia da corregge-
biamo celebrato noi stessi. O almeno, re. Sarebbe successo o avremo dovuto
buona parte di noi lo ha fatto nel modo continuare a supportare noi stessi?
corretto, cioè anonimamente, ma In quei giorni mi sarei smembrato
sapendo che, altrove, qualcuno stava pur di poter essere sotto a un palco ad
compiendo esattamente i suoi stessi ascoltare gli Slowdive, con tutta la mia
movimenti. Perché, come mi ha detto gente addosso. Appiccicata, uguale.
un amico appena ci siamo rivisti, “i Rachel Goswell sopra di noi, pronta
dischi hanno tenuto”. a darci un segnale, a dirci, potete
Quant’è vero. Il calcio è morto, il immergervi. State bene. Siate liberi.
desiderio di rimbalzare da una parte Volevo ondeggiare, sentire le mie
all’altra del mondo è sopito, le voglie orecchie che si sfasciavano, i feedback
sono state ridimensionate, leggere era delle chitarre, l’estasi del rumore che ti
difficile, dormire una fatica. Ma i di- stende la pelle della fronte sulle casse.
schi hanno tenuto. Ci hanno conferma- E invece niente, un rosario di male-
to che avevamo fatto le scelte giuste, dizioni per quando sono stato pigro,
Slowdive è la prima canzone pubblicata dagli Slowdive su un EP che si chiamava Slowdive: concetto efficace quanto
mirabile. Creation, 1990. Band di Reading, intuizioni stellari, riconoscimenti tardivi, ma graditi. Just For A Day,
Souvlaki e Pygmalion, quindi 22 anni dopo il ritorno di (appunto) Slowdive. Lo shoegaze come deve essere lo shoegaze.
Il nome? Un combinato tra il sogno di Nick Chaplin e il suggerimento di Rachel Goswell, che considerava Slowdive il suo
singolo preferito di Siouxsie And The Banshees. Converrete senza dubbio che è tutto assolutamente perfetto.
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RUMOREMAGAZINE ES TATE 2 02 0
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DOVE: QUANDO:
Casale
Monferrato
(AL), Italia
SINDACATO dal 2018
COSA:
IL DISCO: ONLINE:
LIMITI instagram.com/sindacato3
AUTOPRODUZIONE, 2020
ono in tre, soluzioni dance. È una traccia un delle cattedrali. Il video è stato
cresciuti nella po’ outsider, perciò l’abbiamo girato in parte all’interno del
S provincia
alessandrina,
infilata verso la fine del disco. Per
Shuko direi che vale la definizione
Duomo di Torino con gli affreschi
in risalto: “La sfera spirituale,
per la precisione che ne ha dato a caldo Jabba, è i riferimenti alla trascendenza
a Casale un sogno lucido. Anch’esso frutto sono tratti distintivi della nostra
Monferrato, e poi approdati per di una sfida, perché il beat messo poetica. È un approccio aperto
motivi di studio a Torino. La su da Blue Jeans è a sua volta a stimoli che possono arrivare
prima volta che senti il nome vai anomalo”. da qualsiasi confessione,
per forza fuori strada: Poplejon, non c’è un’ossessione per il
Jabba The Loot e Neverender, Il cloud rap non è spiaggia Cattolicesimo. La scelta di quella
età compresa tra i 23 e i 25 anni, piovosa molto frequentata in chiesa ci è venuta naturale, per
te li immagini a tener comizi Italia, a volte ci si arriva da frequentare l’università abbiamo
con pizzetto e occhialini. Non sentieri inattesi: “Conobbi Jabba preso una base nel quartiere che
è così, basta ascoltare Limiti, il in Rete, aveva una felpa di Yung si chiama Quadrilatero Romano
disco autoprodotto di debutto, Lean, gli chiesi di che si trattasse. ed è proprio a ridosso del Duomo.
per precipitare in un gorgo di Mi spiegò la faccenda, così anch’io Abbiamo trovato una città fertile,
rime e beat ombrosi, per essere mi misi sulle tracce dello svedese. con le opportunità del grande
risucchiati in una galassia di Negli anni del liceo i miei ascolti centro senza la dispersività e le
visioni stralunate farcite di importanti furono Kid Cudi, macrodistanze di Milano”. Già
metafore eleganti e citazioni G-Eazy, B.o.B., OneMic e Mac polo industriale con una grande
d’arte sacra. Il primo si cala Miller. Jabba era su Drake, Mecna tradizione sindacale, ma questa
nei panni del portavoce: “Non e Kendrick Lamar. Neverender è un’altra storia: “Cercavamo
abbiamo un modus operandi arriva dal rock e dal metal, quindi un nome veramente italiano
preciso, siamo piuttosto Slayer, Napalm Death e Pantera. per contrasto al tic diffuso delle
disordinati. La maggior parte dei In generale è quello tra noi che definizioni tipo gang, crew, clique.
pezzi nasce da un beat di partenza possiede un background più Il fatto che fosse altisonante
di Neverender, poi ci fomentiamo ampio e vario ed è anche l’unico ci divertiva, lo smorzammo in
a vicenda, soprattutto se la traccia che ha una certa dimestichezza Sindacato III perché siamo in tre,
può prendere pieghe insolite”. con gli strumenti, Jabba e io siano poi il numero romano è caduto
È il caso di Altovoltaggio e fermi al flauto dolce dell’ora di ed è rimasto solo Sindacato.
Shuko, due canzoni che possono musica delle scuole medie”. Suona serioso, ma ovviamente
essere considerate i poli opposti non ha nulla a che vedere con il
del viaggio: attraversata da Inutile citare Coma_Cose: significato politico del termine”.
pruriti dance la prima, dilatata, “Sappiamo che esistono, ma
riflessiva, quasi soul la seconda. non possiamo dire di conoscere
“Nel primo caso ci siamo stupiti i loro dischi”. Il duo milanese
noi stessi, la base era già di per cita San Sebastiano trafitto, in
sé anomala per i nostri standard, Limiti s’incontrano chierici e
abbiamo accettato la sfida e acqua santa, mentre il singolo
pensato con una certa ironia alle Gargoyle s’ispira alle guglie
RUMOREMAG.COM | 21
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DOVE: QUANDO:
Londra, UK
BLANCO WHITE dal 2016
COSA:
IL DISCO: ONLINE:
22 | RUMOREMAG.COM
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DOVE: QUANDO:
Kristianstad,
Svezia SLEEPWULF dal 2018
COSA:
IL DISCO: ONLINE:
SLEEPWULF acebook.com/sleepwulf
CURSED TONGUE, 2020
Svedesi, ma il cantante autore con una salutare dieta di Black Svvamp”. Siete preoccupati per
delle misteriche liriche degli Sabbath e Zeppelin. Owen è il modo in cui il governo svedese
Sleepwulf arriva da un piccolo cresciuto sulla costa scozzese, ha affrontato la pandemia
villaggio della Scozia. “Tutti noi dove è viva una tradizione di Covid? “Non tanto per noi
siamo cresciuti a Kristianstad”, storytelling folk”. stessi, ma, come tutti, abbiamo
mi dicono i tre della band, Carl vicino qualcuno che è a rischio.
Lindberg (batteria) Sebastian Il vostro nome evoca un’antica Dovremmo sempre fidarci degli
Ihme (chitarra) e Viktor Sjöström tradizione vichinga.”Sleepwulf esperti, cosa che noi non siamo.
(basso), “abbiamo sempre fatto è un riferimento agli Dei del Il tempo dirà se sono state prese
musica e jam insieme. Due anni Nord, Skoll e Hati, due lupi alla le decisioni corrette, che cosa ha
fa mettemmo un annuncio in un caccia del sole e della luna nel funzionato in Svezia e non è valso
negozio di dischi (no Internet) cielo. Quando il cosmo sprofonda per altri paesi. Il fatto di non fare
per trovare un cantante, ed è così (Ragnarok) catturano la loro concerti è un piccolo prezzo da
che abbiamo incontrato Owen preda, mentre il cielo e la terra si pagare affinché la gente sia in
Robertson. Era arrivato in Svezia oscurano e collassano. Abbiamo sicurezza”.
per studiare e ora si è stabilito pensato che fosse abbastanza
qui…Sai, suonare con gente doom”. A parte Witchcraft e
nuova è come cercare una porta Graveyard, qual è la vostra
nel buio…Siamo tutti cresciuti band svedese preferita? “Gli
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BECKY AND DADAR
THE BIRDS
DOVE: QUANDO: DOVE: QUANDO:
Örebro, Svezia dal 2018 Rovereto/Parma, Italia dal 2017
ONLINE: beckyandthebirds.com ONLINE: dadar.bandcamp.com
COSA: COSA:
Il ponte svedese fra R&B e pop Garage punk da asporto
IL DISCO: IL DISCO:
Non sono poi moltissimi i nomi che si possono Accade a molti loro colleghi dell'underground duro
spendere di artisti passati dall'essere stagisti di Avicii e puro: ricadono nei cliché nel tentativo ossessivo di
(capita frequentando le scuole di musica di Stoccolma) al sfuggirne. A molti, ma non ai Dadar, che senza fare tanto
firmare per l'etichetta di Cocteau Twins e Scott Walker. teatro si svincolano da generi e sottogeneri. Suonano
Sufficiente per il salto un primo misconosciuto EP due punk e basta. Parliamo di una (quasi) totale libertà
anni fa, non esattamente compiuto ma più complesso espressiva, di passaggi obbligati (altra cosa rispetto
del previsto nelle sue storie di depressione e difficoltà alle regole fisse) e di uno stile personale, eredità di un
a inserirsi nel mercato musicale locale. E complimenti passato non convenzionale.
quindi allo scouting pancia a terra di 4AD, se la prima
cosa a uscire dalla collaborazione con la giovanissima Tutto ruota attorno ai pensieri bislacchi di Piff,
Thea Gustafsson sono i sette pezzi di Trasslig. cantante/chitarrista trentino che da solo realizza un EP
su cassetta e il 7” Sick Of Pasta prima di unirsi (all'inizio
Liberamente traducibile come “incasinato”, dice lei, ma occasionalmente poi in pianta stabile) con tre quarti dei
poco in questo inizio di estate ha garantito più ascolti parmigiani Shitty Life (Lorenzo Budget, Luoca e Igor)
ripetuti del suo bizzarro e appiccicosissimo incrocio e convertire Dadar da progetto solista a band vera e
fra Solange e gli Avalanches. Sette pezzi e almeno tre propria. È con questa formazione che vede la luce il 7”
potenziali singoli con lei a spiegare che, se l'album è I'm A Töch (e il nastrino/raccolta To Take Out Or To Eat
ancora in lavorazione, “questo nuovo EP, un po' come In). Chitarra, basso, batteria, una tastierina che funge
tutte le mie canzoni, parla di donne complesse e di cosa da synth e la voce di Piff che rimbalza da un hardcore
significhi essere una donna oggi. Troppo spesso veniamo grattugiato a ben più anarchiche svisate Screamers con
inscatolate facilmente: o sei una stronza dal cuore di la lancetta del volume inchiodata a fine corsa, velocità
ghiaccio o una ragazzina sensibile che non combinerà medio-alte e un vago accenno di schizofrenia. Tutto
mai niente. Io voglio solo raccontare storie di ragazze semplice e vitale: il punk ha una lunga storia, i Dadar a
che possono essere entrambe le cose, e magari pure nello modo loro la rispettano.
stesso momento”.
24 | RUMOREMAG.COM
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SOLARIS TH DA FREAK
DOVE: QUANDO: DOVE: QUANDO:
COSA: COSA:
Noise rock Saudade e adrenalina dell’indie
rock bizzarro.
IL DISCO: IL DISCO:
UN PAESE DI MUSICHETTE MENTRE FREAKENSTEIN
FUORI C’È LA MORTE HOWLIN’ BANANA/BORDEAUX ROCK/
BRONSON RECORDINGS, 2020 FLIPPIN’ FREAKS, 2019
"Io parlo della locura, Renè, la locura. La pazzia, che L’ultima mossa di Thoineau Palis con la sua creatura
cazzo René, la cerveza, la tradizione, o merda, come TH Da Freak è una versione alla Beck di Crazy In Love
la chiami tu, ma con una bella spruzzata di pazzia: il di Beyoncé per la compilation francese di cover Anti-
peggior conservatorismo che però si tinge di simpatia, Covid Sick Sad World. Amore e pandemia che potremmo
di colore, di paillettes. In una parola: Platinette”. Fa tradurre in romanticismo e ferocia, come la musica
strano riascoltare il celeberrimo monologo dell’ultimo in perenne equilibrio tra questi due sentimenti. Un
episodio di Boris, dieci anni dopo la messa in onda: dualismo ancor più marcato se confrontiamo l’ultimo
nel frattempo ci sono stati l’hype accelerazionista, PC album Freakenstein con il 10” pubblicato a fine gennaio:
Music, Charli XCX, il superpop concettuale, lo strategic “Non esiste un vero legame tra Freakenstein e Hola
hot mess e un sacco di cose la cui portata culturale Todos. L’album l’ho pensato e scritto da solo negli ultimi
era già perfettamente definita dallo sceneggiatore di tre anni mentre Hola Todos è frutto di un lavoro corale.
Occhi Del Cuore. Profetico, ben oltre i confini italiani. Abbiamo fatto tutto in un mese, registrando velocemente,
Il disco di cui si parla qui cita lo stesso monologo, ma così è uscito molto più aggressivo e meno romantico
si pone esattamente all’altro angolo dello spettro. L’ha dell’album. Ma suppongo ci siano alcuni temi simili come
fatto un minuscolo gruppo noise rock romagnolo di l’autoironia e ovviamente il binomio amore-odio”.
nome Solaris. Registrato dal mammasantissima Martin
Bisi, ovviamente via Bronson Recordings. Macelleria La musica di TH Da Freak viene spesso accostata allo
messicana+esistenzialismo. I fanatici del noise di scuola slacker rock dei ’90 dei vari Pavement, Superchunk,
AmRep vedono tutti i segnali ad occhio nudo: la foto di Sebadoh. I nomi contemporanei che tirerei in ballo
un motore sfasciato, il nome del gruppo in stampatello sono Wavves e Cloud Nothings, ma Thoineau la pensa
grosso. Dentro al disco: noise marcio, metallico, fuori diversamente: “Non sono un grande fan di Nathan
moda, slabbrato, eccessivo, troppo serioso, troppo tutto. Williams e di Dylan Baldi, tra i due preferisco Nathan
Perfetto, insomma. solo perché conosco di più i dischi dei Wavves. Il mio
gruppo del cuore di tutti i tempi sono i Nirvana, tra i
contemporanei apprezzo molto Alex G”.
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I L B R I T P O P È M O R TO ? F O R S E , S E M P L I C E M E N T E , N O N È M A I N ATO , E Q U E L L O C H E C H I A M A ( VA )
N O B R I T P O P A LT R O N O N E R A C H E I L F I L O R O S S O I N G R A D O D I L E G A R E D I V E R S E G E N E R A Z I O N I D I
G R U P P I , D A G L I A N N I 6 0 A O G G I ( E D O M A N I ) , F R A D I L O R O , E A U N S O U N D C H E M U TA , E V O LV E , A
T R AT T I S E M B R A S PA R I R E , O I N V E C C H I A R E I R R E PA R A B I L M E N T E , P E R P O I R I E S P L O D E R E S E G U E N D O
U N A C I C L I C I TÀ N E P P U R E P O I C O S Ì I M P R E V E D I B I L E . U N F I L O C H E L E G A I B E AT L E S A G L I I D L E S
PA S S A N D O P E R I L P U N K E I L G L A M , I L P O S T P U N K , M A D C H E S T E R , L A C O O L B R I TA N N I A , L A
N U O VA O N D A D E G L I A N N I Z E R O , I N T R E C C I ATO P I Ù O M E N O S T R E T TA M E N T E A C O R S I , R I C O R S I E
S C O N V O L G I M E N T I P O L I T I C O / S O C I A L I D I U N A R C I P E L A G O TA N TO P I C C O L O I N R E L A Z I O N E A L M O N D O
I N T E R O , C O M E F E C E N O TA R E U N A V O LTA D A M O N A L B A R N , Q U A N TO P O T E N T E N E L L' I N VA D E R L O C O N
M O D E , C U LT U R E E S O T TO C U LT U R E .
FONTA-
INES D.C.
F O R S E J O H N R O B B , I L G I O R N A L I S TA A C U I V I E N E AT T R I B U I TA L' I N V E N Z I O N E D E L T E R M I N E B R I T P O P,
N O N H A FAT TO A LT R O C H E D A R E U N N O M E A Q U E S TO P O T E R E . J A R V I S … , I L N U O V O P R O G E T TO D I
J A R V I S C O C K E R E L A N U O VA AT T E S I S S I M A FAT I C A D E I F O U N TA I N E S D . C . , C H E S O N O I R L A N D E S I E
O RG O G L IOSI A L FIERI D I U N A FRESCHIS SIM A SCEN A D U B L INESE M A IN Q UA LCHE MO D O A N CHE
L O R O F I G L I D E L L A S TO R I A C O M U N E D E L L’A R C I P E L A G O , I N S I E M E A U N B O X R E T R O S P E T T I V O R I C C O
D I P E R L E N A S C O S T E P U B B L I C ATO D A C H E R R Y R E D I N Q U E S T E S E T T I M A N E , M A R T I N G R E E N P R E S E N T S
S U P E R S O N I C S : 4 0 J U N K S H O P B R I T P O P G R E AT S , C I H A N N O F O R N I TO L’ O C C A S I O N E P E R P R O VA R E A D
UNIRE I PUNTINI.
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JARVIS
COCKER
MUSICA HOUSE
PER EVOLVERE INSIEME
U
FOTO DI EDDIE WHEL AN
Come stai?
“Bene, ma dovrei chiederlo io a te, è una situazione
n album nato dal vivo che non è un album dal vivo, strana, e credo che presto sarà così un po' dappertutto.
Beyond The Pale. Una band nata per un festival, In questo momento sono a Parigi e dovrei tornare a
che porta il nome del suo fondatore ma è un nuovo Londra, ma non sono sicuro se potrò farlo”.
progetto a tutti gli effetti. Sette brani che si sono
evoluti, concerto dopo concerto, con il pubblico Sì, è così, è una situazione strana e difficile.
che ne diventava parte attiva, fino a prendere la Diciamo che avremo qualcosa da raccontare ai
forma (definitiva?) che oggi possiamo ascoltare nipoti. Intanto parliamo di musica. Com'è nato
nell'album. JARV IS... - con Serafina Steer (arpa, il progetto JARV IS? Possiamo dire che è la tua
tastiere, voce), Emma Smith (violino, chitarra, voce), nuova band ufficiale?
Andrew McKinney (basso, voce), Jason Buckle (synth, “Be', le persone che fanno parte del gruppo hanno tutti
elettronica) e Adam Betts (batteria, percussioni, voce) le loro band, e continuano a suonarci. Ad esempio
- è l'ultimo frutto della creatività inarrestabile di Jarvis Emma (Smith), che suona il violino, è attualmente
Cocker, artista che continuare a definire “cantante in tour con Jon Hopkins, lavora molto, non so se hai
dei Pulp” o “esponente del Britpop” è quantomeno visto il film Under The Skin di Jonathan Glazer, con
riduttivo. Musicista, scrittore, speaker, DJ, attivista Scarlett Johansson, lei ha lavorato alle musiche...
politico, Cocker è una mente brillante a cui piace spero comunque di poter tenere insieme la band,
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perché la storia dell'album è iniziata quando abbiamo A questo proposito, must I evolve?
incominciato a lavorare insieme, mi hanno aiutato a (Mi interrompe, nda) “Sì, devi”.
finire le canzoni. Avevo queste idee da un po' ma non
ero mai riuscito a completarle, e quando ho accettato Sicuramente. Però volevo chiederti se è una
di fare un concerto in Islanda, alla fine del 2017, ho domanda che ti fai spesso, e se pensi che tutti
radunato i musicisti molto velocemente, ho mostrato dovremmo chiedercelo più spesso.
loro queste idee e ci abbiamo lavorato insieme per “Sì, credo che agli esseri umani sia permesso cambiare,
farne delle canzoni che poi abbiamo suonato davanti anzi devono, sarebbe strano non cambiare nel corso
al pubblico, e la performance è diventata la base della vita. Impari cose sul mondo, sul tuo posto
per il disco. Perciò direi che sì, anche se può creare nel mondo, su te stesso e su ciò di cui sei capace.
confusione il fatto che il nome del gruppo sia il mio, è Spesso le persone vedono i cambiamenti solo come
di fatto una band”. qualcosa di negativo, magari perché significa anche
invecchiare. Certo, a nessuno piacciono i segni fisici
A proposito del titolo dell'album, quali sono i dell'invecchiamento, ma ci sono benefici mentali e
limiti oltre i quali ti sei spinto, musicalmente e spirituali”.
artisticamente?
“Il titolo viene dalla prima canzone del disco, ma in Ho letto che quello che ti ispira sono le persone,
un certo senso credo che l'idea sia quella di andare i rapporti e in generale tutto ciò che le riguarda.
al di là di ciò che pensi sia il tuo porto sicuro, sfidare Com'è cambiata la tua visione dell'umanità
te stesso e andare in qualche luogo in cui non sei mai negli anni in relazione alla scrittura? È diverso
stato prima. Non conoscevo l'origine di quella frase, il tuo modo di scrivere quando lavori ai tuoi
è un'espressione celebre nella lingua inglese: risale attuali progetti rispetto a quando lo facevi nei
a quando l'Inghilterra occupava l'Irlanda, e c'era Pulp?
un'area, 'The Pale', che rappresentava la zona sicura, “Non direi, no, il modo in cui scrivo è sempre lo stesso.
e di conseguenza 'beyond the pale' era la parte che gli Anche con il progetto di un paio di anni fa insieme
inglesi colonizzatori consideravano pericolosa. In un Chilly Gonzales, Room 29, che aveva una specifica
certo senso ha anche un significato politico, credo che location, una stanza dell'hotel Chateau Marmont di
sia arrivata l’ora di superare certe barriere: il mondo Los Angeles, ho comunque scritto di me stesso. Credo
è ancora governato da vecchi uomini bianchi, gente che sia impossibile, in generale, non scrivere di se
come Trump e Johnson che ha un modo vecchio di stessi. Ma in un certo senso è vero, non che io sia uno
guardare al mondo. Penso che dovremmo superare stalker o uno che spia le persone ma mi piace stare nel
tutto questo”. mondo, magari quando sono su un treno o su un bus mi
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vengono delle idee, sono sempre interessato a quello
che fanno le persone”.
JARV IS...
anni, anche per gli stessi musicisti: spesso l'unico
modo per guadagnare abbastanza. Ma il fatto è che la
sensazione di stare in mezzo agli altri e condividere
il momento è una cosa completamente diversa...
il disco non sarebbe stato lo stesso, non avremmo
suonato i pezzi allo stesso modo se fossimo stati in
una stanza senza nessuno ad ascoltare, è quello che BEYOND THE PALE
ROUGH TRADE
intendo quando parlo di collaborazione tra l'artista e
il pubblico. È un po' la stessa cosa che accade con lo
sport, ci pensavo l'altra sera, quando si è giocata una “Burn your bridges, Burn
partita importante allo Stade De France senza pubblico your fingers, Freeze in
heaven, Burn in hell”: non
e pensavo a che strana esperienza dev'essere giocare in sono versi dei Bad Seeds,
uno stadio senza tifosi. È una cosa magica, in un certo ma potrebbero, proprio
senso, il modo in cui puoi condividere un'emozione come potrebbe essere
dei Bad Seeds il brano
e un sentimento con migliaia di persone che non hai che li contiene, Save The
mai incontrato prima. E forse una delle cose positive Whale, in apertura a un
di questa situazione sarà che le persone capiranno disco che, parola di Jarvis
Cocker, è un album dance.
l'importanza del contatto con gli altri, che quando Sarà british humour, ma
potranno farlo penseranno 'wow, in effetti è bello Beyond The Pale inizia con
condividere la vita con altre persone'. Questo è un disco un pezzo che non sarebbe
ballabile nemmeno in un
fatto per essere ascoltato insieme. Abbiamo cercato di cimitero. Non sentiamoci presi in giro, comunque, perché
evitare la chitarra perché non volevamo fare un disco già col secondo brano veniamo accompagnati sul dancefloor,
rock ma dance, abbiamo cercato di enfatizzare il ritmo. anche se un dancefloor abbastanza sui generis, dove ci vuole
un po' di tempo per scaldarsi, e anche nei momenti clou non
Ad esempio ai listening parties abbiamo portato da ci si scatena mai, non si perde l'aplomb: Must I Evolve?,
bere e creato un'atmosfera da club, volevamo che si infatti, ha sì un ritmo più ballabile rispetto al primo brano,
capisse che è un disco da ballare, è un album social, ma resta sempre di umore piuttosto cupo, e bisogna aspettare
la seguente Am I Missing Something? e il suo andamento
non da ascoltare in solitudine”. funkeggiante per capire finalmente cosa intende l'ex Pulp
quando parla di “album dance”. House Music All Night Long
Mi sembra che ci stiamo risvegliando anche gioca sul doppio senso musica house/musica casalinga,
infatti è stata appropriatamente ribattezzata dal “New York
politicamente in questo senso, che ci sia voglia Times” la prima canzone per la quarantena e non possiamo
di tornare nelle piazze, lo vedevamo qui in che confermare: è perfetta per i DJ set casalinghi, così come
Italia prima del lockdown, ma anche negli Stati lo è Sometimes I Am Pharaoh, catartica e tribale con il suo
finale rave. Con Swankly Modes e Children Of The Echo si
Uniti ad esempio, con Sanders che riesce a torna in territori Brit/Pulp. Se si potesse ascoltare l'album
portare in piazza anche persone giovani... nella dimensione in cui e per cui è nato, e cioè quella dei live,
“Lo spero. In UK gli ultimi due anni sono stati un e di quelli che oggi si chiamano assembramenti, sarebbe il
momento della decompressione. Certo possiamo fare tutto in
periodo molto strano, perché il paese è praticamente casa, ma non c'è dubbio che Cocker abbia ragione: questo non
spaccato a metà. Ovviamente la Brexit è ormai realtà, è un disco fatto per essere ascoltato in solitudine. Non resta
ma c'è comunque metà della popolazione che non la dunque che aspettare, “lost in the land of the living room,
adrift in a world of interiors”, di poterlo godere come merita.
76/100
RUMOREMAG.COM | 29
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vuole, a novembre c'è stata una grande mobilitazione,
anche se era ovvio che sarebbe successo. Parlavo con
un tipo che era arrivato dalla Scozia per la marcia, e mi
ha detto, ‘lo so che succederà ma sono venuto per dare
un messaggio ai miei figli, per portare un messaggio di
solidarietà, per far sì che lo spirito di questa protesta
non scompaia’. Anche se ormai è successo non
significa che tutti in Inghilterra dobbiamo arrenderci.
Credo che la sfida potrà essere trasformare questa
energia in qualcosa di diverso, perché certo, quella
battaglia, nello specifico, è finita, ma la resistenza
deve continuare. Una settimana dopo l'uscita dall'UE
stavo facendo una serata come DJ a Londra con Alexis
Taylor e abbiamo deciso che la prima ora e mezza del
DJ set avremmo messo solo musica dagli altri paesi
europei. Ovviamente questo non cambia il mondo, ma
è un modo per dire 'ok, è successo, resta il fatto che
noi apprezziamo e amiamo la cultura europea e non lo
nasconderemo'”.
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JARVIS COCKER TESTO DI LE TIZIA BOGNANNI
RUMOREMAG.COM | 31
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FONTA-
INES D.C.
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TESTO DI LE TIZIA BOGNANNI
FOTO DI RICHARD DUM A S
SCANSANDO
LA MORTE
DELL’EROE
RUMOREMAG.COM | 33
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tornavamo a Dublino, e registrate la scorsa estate, dalla letteratura? Se non ricordo male nel
fino a settembre. Rispetto a Dogrel abbiamo un po' primo disco c'era anche un riferimento a
abbandonato l'idea di Dublino come luogo fisico Joyce.
dal forte impatto, come spazio, abbiamo preferito “Sì, è una fonte costante di ispirazione per tutti noi,
elementi e concetti meno realistici, più sognanti”. è parte di ciò su cui si fonda il nostro rapporto di
amicizia, parliamo spesso tra noi di libri e scrittori e a
Ha anche un'atmosfera più dark. volte questo si ripercuote sulla musica”.
“Sì è vero, la musica è abbastanza malinconica,
sicuramente c'è una sottotraccia oscura piuttosto È anche un'espressione piuttosto punk, mi fa
pronunciata”. pensare a No More Heroes, c'è anche questo
elemento nel titolo?
A cosa è dovuto questo? “Be', io amo quella canzone degli Stranglers, ma in
“Forse gli elementi più dark nel suono sono dovuti al realtà la ragione più importante nello scegliere il
fatto che ci sentivamo un po' spossati da tutto il lavoro titolo è l'idea che questo sia il nostro secondo album,
dell'anno scorso. In ogni caso credo che sperimentare e, arrivando dopo un esordio che è stato ben accolto
con un suono più oscuro sia qualcosa che avremmo da tutti, ci abbiamo scherzato su, ci siamo detti
fatto in ogni caso, prima o poi”. 'magari diranno che è una schifezza'. Spesso quando
le persone ascoltano un secondo album non restano
Il titolo viene da un lavoro teatrale di Brendan soddisfatte, perché gli è piaciuto il primo e partono da
Behan, vi succede spesso di essere ispirati certe aspettative. Da qui la morte dell'eroe”.
34 | RUMOREMAG.COM
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FONTAINES D.C. TESTO DI LE TIZIA BOGNANNI
RUMOREMAG.COM | 35
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'movimento' di band. Eravamo solo noi stessi, con la
nostra creatività e immaginazione. Credo che dopo che
hai fatto parte di un gruppo per qualche anno, tuttavia,
ti rendi conto che esiste una specie di connessione tra
persone la cui età è compresa tra i 18 e i 29 anni, che
scrivono canzoni più o meno sugli stessi argomenti,
che hanno le stesse influenze, la stessa visione
politica, e hanno avuto lo stesso tipo di conversazioni
intergenerazionali, magari con i propri genitori. Capisci
che le band si formano anche come reazione a ciò che
succede, e per portare avanti un certo messaggio, che
poi sovente è lo stesso delle generazioni precedenti.
E più vivo in questo mondo, più penso che ci siano
messaggi che vale la pena lanciare. Negli ultimi cinque
anni sono venuti fuori molti gruppi che lo stanno
facendo, e spero che ne arriveranno altre impegnate a
fare lo stesso”.
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I L PA S S ATO E I L P R E S E N T E . L A L O S A N G E L E S D E I R E D I V I V I X , C H E
R I TO R N A N O I N S T U D I O D O P O U N A O R M A I C O L L A U D ATA R E U N I O N
S U I PA L C H I , A 4 0 A N N I D A U N E S O R D I O E P O C A L E . M A P U R E Q U E L L A
M E T I C C I A , F U N K , S O U L , J A Z Z E P O P D I C H I C A N O B AT M A N (C O N U N A
D E V I A Z I O N E P E R A P P R O F O N D I R E I L F O N D A M E N TA L E A P P O R TO D E L
N E W YO R C H E S E L E O N M I C H A E L S A L L O R O S U O N O : L A D I A L E T T I C A
C O A S T T O C O A S T D A S E M P R E F O N D A M E N TO D E L L A P O P U L A R M U S I C
A M E R I C A N A ) E C A S S O WA R Y.
T E S T I D I A N D R E A VA L E N T I N I E A N D R E A P O M I N I
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LA PAROLA
T E S T O D I A N D R E A VA L E N T I N I
FOTO DI KE VIN ES TR ADA
A MISTER X:
JOHN DOE
BILLY ZOOM, D.J. BONEBRAKE, EXENE CERVENKA E JOHN
DOE SONO I QUATTRO CAVALIERI DELL’APOCALISSE PUNK
CHE DA OLTRE 40 ANNI SI FANNO CHIAMARE X. HANNO
APPENA PUBBLICATO UN NUOVO ALBUM MOLTO BUONO
E
E CELEBRANO I 40 ANNI DEL LORO EPOCALE LP D’ESORDIO
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L.A. CONFIDENTIAL: X T E S T O D I A N D R E A VA L E N T I N I
avevamo già lavorato per il disco dal vivo Live In Alphabetland è comunque un disco degli X
Latin America. In più abbiamo trovato un’etichetta al 100% – sembra arrivare dritto dalla vostra
discografica che ci ha dimostrato di essere molto golden age.
presente e ci supporta parecchio. Quindi Exene e io ci “Credo proprio che gli elementi fondamentali siano
siamo detti: ‘Non c’è più nessuna scusa per non provare rimasti gli stessi: concisione, arte, energia, pezzi brevi.
a scrivere nuove canzoni’. E da lì è partito tutto”. Devo anche dire, per essere onesto, che non avevo idea
di che razza di disco sarebbe venuto fuori, mentre ci
Avete anche ripreso alcuni pezzi che già erano lavoravamo: sapevo che non c’erano molti pezzi lenti
emersi anni fa, rifacendoli. e che il taglio era piuttosto aggressivo, in generale. Ma
“Sì, abbiamo iniziato lavorando su tre brani vecchi: I mi sono fatto un’idea chiara del tutto solo quando ho,
Gotta Fever, che è una rilettura di Heater, Delta 88 finalmente, ascoltato l’album intero. E a quel punto mi
Nightmare e Cyrano DeBerger’s Back. E li abbiamo sono reso conto che contiene pezzi piuttosto adatti al
registrati insieme ad Angel On The Road, che è un tempo in cui stiamo vivendo, caratterizzato da questa
pezzo nuovo: era l’inizio del 2019. Da quel momento cosa enorme, così pazzesca, che è la pandemia”.
abbiamo capito che stavamo andando nella giusta
direzione: il produttore ci piaceva molto… sai, Rob Quindi avete scritto alla vecchia maniera, in
Schnapf è davvero bravo. Ha lavorato di recente con sala prove, e tutto era già pronto prima di
entrare in studio?
“Sì, abbiamo lavorato tutti insieme facendo le prove,
come una volta. E poi francamente andare in studio
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in segreteria. L’ho ricontattato e ci siamo messi
a parlare di quello che stavamo facendo. Io gli ho che poteva essere un bel titolo per l’intero album”.
spiegato che stavamo finendo di registrare un disco
e lui mi ha detto: ‘Cosa ne dici se vengo in studio e ci E la copertina?
suono qualcosa, magari un po’ di chitarra slide?’. Io ho “Quando abbiamo deciso che quello sarebbe stato
subito risposto: ‘Dio mio, sarebbe perfetto!’ La prima il titolo, ho telefonato a Wayne White, che è molto
cosa a cui ho pensato è stato il disco che fecero con amico di Exene. Lui è un grande artista e siamo
Jim Morrison che leggeva le sue poesie, An American suoi fan, per cui desideravamo che si occupasse
Prayer, che in un certo senso era simile al nostro pezzo dell’artwork dell’album. I suoi dipinti sono davvero
All The Time In The World. Poi ho pensato che Robby è fichissimi ed è un onore averne uno sulla copertina
un artista e anche a lui piace osare, fare cose nuove – e del nostro disco”.
infatti ha accettato di buon grado di provare a suonare
su questo brano. È stata una cosa molto bella”. Quest’anno cadono i 40 anni di Los Angeles, il
vostro primo LP, che è un lavoro ancora oggi
Parliamo un istante del titolo del nuovo disco. rilevantissimo, sia come disco punk che come
Cosa significa? Da dove arriva? manifesto di certa american music… qual è la
Sostanzialmente il titolo Alphabetland è stato un’idea formula magica?
di Billy. La title track originariamente aveva un “(Ride, nda) Be’, se davvero io conoscessi quella
altro titolo – Mercury, come il dio greco Mercurio. formula magica, sarei un professore docente di
La musica e il testo sono quasi totalmente di Exene magia! Di mestiere me ne andrei in giro a insegnarla,
e a un certo punto le parole dicono ‘alphabet mind’. insieme ad altre magie (ride ancora, nda). Credo
Billy, durante le prove, quando voleva indicare questa che l’elemento più importante, tanto di Los Angeles
canzone la chiamava Alphabetland citando in modo quanto di Alphabetland, sia che ti trasportano in un
errato il testo… e noi ogni volta gli dicevano: ‘No posto ben preciso. Nel caso del primo disco può essere
Billy! Si chiama Mercury! Questo è il titolo corretto!’ sia la Los Angeles dei tuoi sogni che quella reale. In
Ma non c’era verso: lui continuava a chiamarla come Los Angeles trovi tutto quello che rende la città un
voleva. E alla fine abbiamo detto: ‘Ok, va bene. Hai posto speciale: tanti tipi di persone e culture diverse,
vinto tu, la canzone si chiamerà Alphabetland’ (ride, gli odori, i profumi, i colori, il lato oscuro, il sole, la
nda). Poi, pensandoci meglio, abbiamo capito anche bellezza e la paura… è proprio come andare là. Anche
Alphabetland in pratica ti porta in un posto – che
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M E N T R E S C R I V I A M O , L'AT M O S F E R A N E G L I S TAT I U N I T I N O N È E S AT TA M E N T E R I L A S S ATA . L E C I T TÀ
B R U C I A N O , E L' E N N E S I M O O M I C I D I O D I U N C I T TA D I N O A F R O A M E R I C A N O P E R M A N O D E L L A
P O L I Z I A PA R E AV E R P O R TATO L A S I T U A Z I O N E A U N P U N TO D I N O N R I TO R N O . I L R A Z Z I S M O
D E L L A S O C I E TÀ A M E R I C A N A È I N T R I N S E C O , F O N D A N T E . V O LTA R S I A N C O R A D A L L'A LT R A PA R T E
È I M P O S S I B I L E , C O N T U T T E L E C O N S E G U E N Z E D E L C A S O . EP P U R E , E S C E M U S I C A C H E R I E S C E
A N O N S CO R DA R S I D EL L A R E A LTÀ , M A P O R TA A LT R OV E . I N Q U E S TO C A S O, DA E V ER S O U N A
LO S A N G EL E S DA C A R TO L I N A TA N TO AU T EN T I C A Q UA N TO S I C U R A M EN T E I D E A L I Z Z ATA F I N O A L
LU O G O CO M U N E , I N N OT E , PA R O L E E I M M AG I N I . L A M E T R O P O L I D EL L E LU N G H E T R AV ER S AT E I N
AU TO M O B I L E CO N I L T R A M O N TO D I E T R O E I L F I N E S T R I N O A P ER TO, D I U N M O D O D I V I V ER E P I Ù
R I L A S S ATO E S P EN S I ER ATO D EL L A M ED I A , D EL S O G N O C A L I F O R N I A N O P I Ù P U R O E S COT TATO
DA L S O L E . S I A I N V I S I B L E P EO P L E , N U OVO A L B U M D EI C H I C A N O B ATM A N , S I A I L D EB U T TO D I
C A S S OWA R Y, D EI Q UA L I A B B I A M O D E T TO D U E N U M ER I FA , E VO C A N O I M M ED I ATA M EN T E Q U E S TO
T I P O D I ATM O S F ER E , CO N D I V I D EN D O F O R M E S O U L F U N K P S I C H ED EL I C H E E I N E V I TA B I L I R A D I C I
H I P H O P : I L G -F U N K D EI ' 9 0 V I R ATO I N C H I AV E P O P P ER I P R I M I , L E N U OV E G EN ER A Z I O N I F I LT R AT E
DA U N A S EN S I B I L I TÀ J A Z Z / F U S I O N P ER I L S ECO N D O. N E A B B I A M O PA R L ATO CO N EN T R A M B I ,
A P P R O F I T TA N D O N E P ER R ACCO N TA R E P U R E L EO N M I C H EL S , CO LO N N A S O U L N E W YO R K E S E E
P R O D U T TO R E D EG L I U LT I M I D U E A L B U M D EI C H I C A N O B ATM A N .
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CHICANO
BATMAN F O T O D I G E O R G E M AY S
"Invisible People sono quelli che fanno tutto, ma ai scorso in Georgia due bianchi hanno ucciso Ahmaud
quali non viene reso il merito. In ogni società c'è un Arbery, un nero, mentre faceva jogging. E ora questo.
gruppo di invisibili, tutti sanno che sono loro a fare La polizia ha il sistema dietro, a sostenerla. La legge
andare avanti le cose, ma non viene loro riconosciuto. è potente, ed è difficile fare sentire la propria voce, in
Nel nostro caso, negli Stati Uniti, sono latinos e neri, ogni sistema politico del mondo. Che dire... penso che
le persone di colore: contribuiscono alla cultura, musica come la nostra sia molto importante in tempi
all'arte e allo sviluppo sociale della nazione, eppure come questi, perché parla di amore e pace come modi
raccolgono razzismo e pregiudizio in quantità. Non c'è per rimediare a situazioni. E qualche volta la musica
mai un trattamento equo". Il titolo del quarto album può funzionare più della politica".
dei Chicano Batman aveva già il suo bel significato,
come ci racconta al telefono da Los Angeles il Tu sei messicano-americano, Bardo (Martinez,
bassista Eduardo Arenas. Poi è arrivato il 25 maggio, cantante) è mezzo colombiano e mezzo
George Floyd è morto innocente per mano di quattro messicano, Carlos (Arévalo, chitarrista) è di
poliziotti, e proprio mentre parliamo, qualche giorno origine salvadoregna e messicana, Gabriel
più tardi, gli Stati Uniti sono in fiamme. Come suona (Villa, batterista) è colombiano. Nascete
lo stesso titolo, oggi? "È una domanda molto difficile," con l'intento di essere un gruppo totalmente
continua Arenas, "è tutto ancora così fresco. Sono cose ispanico, o è qualcosa che è semplicemente
che abbiamo visto succedere troppe volte. Solo il mese successo? Avete trovato la gente giusta e solo
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L.A. CONFIDENTIAL: CHICANO BATMAN TESTO DI ANDRE A POMINI
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L.A. CONFIDENTIAL: CHICANO BATMAN TESTO DI ANDRE A POMINI
Mai pensato di lavorare con dei rapper? Qual è il disco losangelino per antonomasia,
"Oh sì, certo! Spero che ci richiamino: Kendrick secondo te?
Lamar, siamo aspettando! Anderson .Paak, siamo "The Chronic di Dr. Dre, e poi uno dei Pharcyde...
qua. Avrebbe senso, e sarebbe un onore lavorare con anzi no, il primo omonimo degli Ozomatli, quello è la
certi artisti hip hop qui in città. Arriviamo da punti di quintessenza della musica della città. Suonano dagli
partenza diversi, ma l'unica differenza esternamente è anni 90 e sono stati come dei precursori per i Chicano
il colore della pelle. Se non lo vedi non c'è differenza". Batman. Hanno una formazione mista con ispanici,
neri e asiatici, e con quel disco rappresentavano l'idea
Personalmente, che cos’è L.A. per te? stessa del meltin' pot. Facevano cumbia, merengue,
"L'anima di L.A. è la comunità. Se gente che arriva da norteña, funk, hip hop... in formazione c'erano Chali
parti diverse del paese o del mondo mi chiedesse come 2na dei Jurassic 5 e Cut Chemist. Erano una party
capire la città, gli direi di non andare a Hollywood. band, seguita da un sacco di gente, a un certo punto
Vuoi andare in spiaggia? Ok, mi sta bene. Ma se diventarono anche ambasciatori culturali ufficiali
davvero vuoi vedere L.A. fatti invitare a un battesimo, degli Stati Uniti nel mondo. Crescere ascoltandoli, il
a un baby shower, a una quinceañera. Trovati nel primo album specialmente, mi ha fatto scoprire che
backyard di qualcuno a grigliare con famiglia e amici. cosa fosse la città, e che cosa riservasse il futuro".
Questa è L.A. per me, perché è un gran modo di legare
una comunità. E se ti trovi una comunità, sopravvivi.
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CASSOWARY
JAZZ IS
THE TEACHER
Si chiama Miles Shannon, ha 24 anni, è cui I Don’t Like Shit, I Don’t Go Outside Miles suona il
polistrumentista e cantante, autore e produttore. Ha un piano). O nuovi amori, come il minimalismo di Steve
nome di battesimo pesante che sembra quantomeno un Reich e Philip Glass.
ottimo auspicio per il futuro, e ha appena pubblicato Ora, tutto torna. A cominciare dal jazz, naturalmente.
un sorprendente debutto omonimo. Fatto quasi "Cassowary è costruito su fondamenta jazz" racconta
interamente da solo, e figlio legittimo di un clima Shannon a “Rumore”. "Il jazz è quello che mi ha
soul californiano che arriva a noi attraverso i decenni, dato sicurezza nel comporre, e mi ha aiutato a capire
incorporando suggestioni funk, disco e jazz, con una cosa rende completa una canzone. Anche quando sto
sottile patina psichedelica a ricoprire il tutto. scrivendo una canzone folk, pop o rap, dentro le scorre
La sua è una storia musicalmente divisa in due. Da il jazz".
un lato, la formazione jazz prima casalinga e quindi
accademica, con diploma in sassofono alla Los Angeles Perché hai lasciato la scena jazz allora, per
County High School For The Arts, e breve ma intensa scegliere una direzione più pop, anche se non
gavetta nel circuito dei jazz club di New York, presto esattamente "pop"?
mollato perché troppo conservatore e competitivo. "Non penso che il pop sia un genere musicale, quanto
Dall'altro, le passioni da ragazzo come gli altri, prima piuttosto una piattaforma. Ho deciso di usarla per
fra tutte quella per il rap ascoltato insieme al compagno presentare le mie composizioni, perché penso sia più
di elementari e amico di sempre Earl Sweatshirt (sul assimilabile per l'ascoltatore".
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L.A. CONFIDENTIAL: CASSOWARY TESTO DI ANDRE A POMINI
Quanto hai lavorato alle canzoni dell'album? Come influenzano la tua musica la città e il
"Le ho scritte e composte in una o due ore ciascuna, suo carattere?
non di più. Sono stati l'arrangiamento e il missaggio "Ho provato a riprodurre i vari suoni e gusti che si
a richiedere molto più tempo, così come il trovano rappresentati nella cultura cittadina, ed è
concettualizzare e il tirare le fila del tutto". per questo che il mio album, e il mio songwriting,
sono sempre in movimento e prendono sempre
Perché hai fatto quasi tutto da solo? nuove direzioni. Non volevo assomigliare allo stesso
"Perché purtroppo all'epoca era l'unica opzione artista per tutta la durata del disco, e infatti ora è
disponibile. Desideravo tanto avere un tecnico del come se alcune canzoni le avesse scritte qualcun
suono o produttore famoso che mixasse l'album, altro, o andassero bene in un altro album. Allo stesso
ad esempio, ma non potevo permettermelo. Il lato modo, Los Angeles può apparire come una città
positivo della cosa è che ho imparato molto, per completamente diversa a seconda del luogo in cui
fortuna". ci si trova e di ciò che sta succedendo, del clima del
momento".
Parlando dell'album, la suite 114° è la cosa più
esplicitamente jazz. Perché l'hai divisa in tre Il clima del tuo album, però, sembra essere
parti e distribuita lungo la scaletta? quello di una città molto easy e rilassata, dove
"L'ho fatto per rinforzare l’idea che il jazz costituisce sostanzialmente godersi la vita sotto il sole
le fondamenta di questo album, e di me stesso come con amici e amanti. Lo hai cercato, o è venuto
artista. Volevo che nessuno se lo dimenticasse, fuori autonomamente? Recensendolo, ho
durante l'ascolto". trovato due riferimenti possibili come suono
e attitudine in etichette come Brainfeeder e
Il rap invece l'hai tenuto per la chiusura del
disco, con le rime di Tyler Cole in Cyclical.
Hai in programma più collaborazioni del
genere per il futuro? Magari di nuovo con il
tuo amico d'infanzia Earl Sweatshirt?
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L.A. CONFIDENTIAL: CASSOWARY TESTO DI ANDRE A POMINI
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LEON
MICHELS
MY OWN PRIVATE
SHAOLIN
"Per noi è un fratello ormai, ci sentiamo molto sue band e alla sua squadra di musicisti brillanti e
sicuri a lavorare con lui. Sente i pezzi e capisce dove richiestissimi: Gabriel Roth, Nick Movshon, Homer
devono andare, cosa va aggiunto o tolto. Sa ottenere Steinweiss, Thomas Brenneck, Neal Sugarman, Binky
il meglio da noi, che non riusciamo a vederlo perché Griptite (la metà più bella di Back To Black di Amy
troppo occupati a discuterne. Ci fidiamo di lui e Winehouse è roba loro, manca praticamente solo
del suo giudizio, perché ha lavorato a molti grandi Leon). Gente che con testardaggine e lungimiranza
album. Abbiamo molte cose in comune: ha più o ha creato dal nulla delle autentiche seconde vite,
meno la nostra età, fa musica soul sulla East Coast e decisamente più gratificanti delle prime, per voci
noi facciamo musica soul sulla West Coast, è sempre straordinarie pescate nel dimenticatoio della
alla ricerca del miglior suono possibile. Lavorare con provincia americana come Sharon Jones, Charles
uno così - tanto talentuoso quanto modesto - è una Bradley o Lee Fields.
benedizione". Parola di Eduardo Arenas dei Chicano
Batman, solo l'ultimo gruppo in ordine di tempo ad Michels non ha nemmeno 18 anni quando nel
aver beneficiato dei servizi di Leon Michels. 1999 debutta su disco come organista dei Mighty
Ma chi è Leon Michels? Uno dei due o tre maggiori Imperials, che saranno fra i primi a recuperare il
responsabili dell'esplosione retro soul newyorkese deep funk strumentale di mille vecchi e polverosi
del nuovo millennio. Quella che gravita intorno alla 7" d'annata, per portarlo nel presente. Il loro unico
Daptone, al suo suono perfettamente analogico, alle album Thunder Chicken, del 2001, resta uno dei
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L.A. CONFIDENTIAL: LEON MICHELS TESTO DI ANDRE A POMINI
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L.A. CONFIDENTIAL: LEON MICHELS TESTO DI ANDRE A POMINI
« A B B I A M O A F F R O N TAT O L E C A N Z O -
con il debutto Sounding Out The City (2005) e il
N I PA R T E N D O D A I C A M P I O N I » , D I C E
recentissimo Adult Themes (dello scorso aprile),
è quella di un suono caldo ed evocativo, capace di MICHELS, «E AGGIUNTO STRUMENTI
creare scenari strumentali di taglio cinematografico, ED ELEMENTI DI PRODUZIONE CHE
non lontani da quelli creati sull'altra costa da un
L E F A C E S S E R O S U O N A R E M A G G I O R-
collega come Adrian Younge, ad esempio. Una
library music incrociata con il soul più profondo, M E N T E C O M E S O U L D 'A N N ATA . R Z A È
metropolitana e in bassa fedeltà agli esordi, U N G E N I O, I S U O I B E AT S O N O T R O P P O
decisamente sofisticata e languida oggi, come
B E L L I P E R P R O VA R E S E M P L I C E M E N T E
espresso molto bene dal titolo. L'altra, affine ma con
un filo conduttore proprio, con i due album usciti in A C O P I A R L I , A B B I A M O D O V U T O R I B A L-
mezzo. Enter The 37th Chamber (2009) e Return To TA R L I P E R R E N D E R L I S U F F I C I E N T E M E N -
The 37th Chamber (2017) sono esattamente quello
TE DIVERSI, E QUINDI INTERESSANTI»
che è bello e possibile immaginare: due raccolte di
cover ristrutturate di pezzi del Wu-Tang Clan, dei
quali viene isolata e sviluppata la parte soul/funk.
Un'idea nata facendo da backing band a Raekwon per
una rassegna di molti anni fa, e successivamente un RZA è un genio, i suoi beat sono troppo belli per
tour con lui e altri membri del Clan, concretizzatasi provare semplicemente a copiarli, abbiamo dovuto
in due album che sono molto di più di una semplice ribaltarli per renderli sufficientemente diversi, e
curiosità un po' bizzarra. "Abbiamo affrontato le quindi interessanti".
canzoni partendo dai campioni", dice Michels, "e
aggiunto strumenti ed elementi di produzione che le
facessero suonare maggiormente come soul d'annata.
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CRISTIANO GODANO BE-BOP DELUXE KVEL ARTAK MOODYMANN
ARCA
60
D A N I E L B L U M B E R G H O LY WAV E J A S O N M O L I N A M I K E WAT T G R AT E F U L D E A D
R E C E N S I O N I
250 DISCH I TRAT TATI ESTATE 2020 ru m o re m a ga z i n e
74 65
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DISCO DEL MESE ESTATE 2020
DANIEL BLUMBERG
davvero tutto questo, ma anche qualcosa metà per risorgere tra archi e armonica
di differente e personale, come avevamo (Fisherman’s Blues dei Waterboys, è
già appreso in Minus, il suo magnifico vero). Silence Breaker, un titolo che
esordio del 2018. Perché c’è il manto è un manifesto di intenti, frantuma
della modernità, esposto tra fratture, il minimalismo iniziale con sirene
schegge d’avanguardia e un senso di orientali, mentre Teethgritter, con la sua
pericolo e precarietà che è anche storia apertura alla Dylan, è il secondo killer
personale, difficoltà di vivere. Ma assoluto di On&On. Orizzonti americani
anche il riparo quasi pop di aperture visti da Londra, con abbandoni e
improvvise a melodie cristalline, timidi sorrisi in controtendenza,
oasi di rifugio tra destrutturazioni e appunto, ai digrignatori di denti. La
canzoni che, volutamente, smarriscono chiusura è affidata a Pillow, dove forse
o acquisiscono forma. Fil rouge il tocco di Jeff Buckley si avverte più
dell’album è la title track, che si nettamente, pur sempre personalizzato
arricchisce di “on” fino alla quarta con pennellate d’armonica e un coro
declinazione (On&On&On&On&On), test lontano e solitario di chi, lentamente,
di forza proprio sulla forza dell’amore va. Appare chiaro come la cifra stilistica
DANIEL BLUMBERG e instant cover di se stessa, giocata di Blumberg si giochi tra asperità e
ON&ON tra sottrazioni, rasoiate chitarristiche conciliazioni, pioggia di rovi e previsioni
MUTE
e dolcezze elargite come farmaci. di sereno, e quanto nella straordinaria
Sidestep Summer sembrano i DNA capacità di dosarli si erga il profilo
Provando a sognare, il desiderio
di Arto Lindsay in cerca di Grace, tra netto di uno dei dischi fondamentali
potrebbe essere questo. La fragilità
archi, cori post punk e pacificazioni di quest’anno disgraziato, in cui
d’assalto alla vita di Jeff Buckley, con
improvvise (ognun va per sé, ma abbiamo dovuto imparare a trovare
l’estasi musicale di Astral Weeks.
quando ci si incontra è il paradiso). Poi l’equilibrio proprio fra quei due opposti
Ma anche l’amore dopo le macerie
arriva Bound. Il che potrebbe essere tanto distanti. Senza arrenderci,
esistenziali di Nick Cave, tra le ombre
un mantra personale futuro (la vita è on&on&on&on&on&on.
del genio buio di Scott Walker.
ostica, il mondo un tappeto di aghi, ma 90/100
Ovviamente l’inganno onirico è già
poi arriva Bound. Per dire…) tanto è
stato scoperchiato. Perché dove ci
l’impatto glorioso dei sette minuti in cui
porta? Dove siamo ora? Tra le pieghe
Blumberg si concede con trasparenza
di un’ambizione realizzata, nelle nuove
assoluta, fingendo di inabissarsi a
canzoni di Daniel Blumberg. Che sono
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RECENSIONI GLI ALBUM ESTATE 2020
24 tracce in 41 minuti, e nome Si presentano al mondo con Live In Black And White. Dal Sulla carta l’uscita più ostica
da segnare per gli irriducibili poche possibilità di fraintendi- vivo, in bianco e nero. La foto- della serie Soundtracks inaugu-
di quello che ormai è (uno dei) mento: ACxDC sta per Antichrist grafia di un tempo antico, certa- rata da pochi mesi da Apparat,
classic rock dei nostri tempi: Demoncore. E il titolo del disco, mente, ma anche di due culture: se il riassunto rischia di sconfi-
il suono indie nordamericano piuttosto esplicito, è Satan Is quella folk dell’America bianca, nare nell’avvertimento. Colonna
puro. Pezzi brevi o brevissimi, King. Giusto per mettere le cose quella blues dell’America nera. sonora di un’opera teatrale
come short stories che raccon- in chiaro. Di fatto, rappresenta- La cui fusione ha dato origine al basata sui Demoni di Dostoe-
tano di adolescenza e vulnera- no uno dei debutti più convin- tutto, nel rock. Bianchi e neri, vskij, messa in scena del 2015
bilità, introspezione e amicizia, centi che la Prosthetic Records insieme, hanno generato una ma rimontata in studio solo in
e musica che saltella fra punk ha pubblicato negli ultimi anni. rivoluzione culturale e sociale. questi mesi, e secondo lavoro del
e pop, ballate acustiche e di- Ciò che rende gli ACxDC degni Oggi più che mai, dovremmo tedesco insieme al connazionale
storsione, impeto e tenerezza. d’attenzione, non è una ferocia rifletterci. Hannah Aldridge, la Sebastian Hartmann dopo Krieg
Il debutto del quintetto di incontrollata, quanto uno stile sacerdotessa del southern blues, Und Frieden del 2013. Non
Philadelphia, guidato dal can- musicale fatto di ferocia. Ben ge- usa questi due linguaggi per rac- proprio il primo lavoro a cui
tante e autore Peter Gill, unisce stita, incanalata perfettamente e contare la sua vita travagliata: pensa chi associa Sascha Ring ai
cose piccole e riferimenti pop meditata. È il passo successivo ai droghe, amori falliti, cicatrici Moderat, insomma. Ma ben più
(Dennis Hopper In Easy Rider, Nile, intrisa di rigurgiti Power- che non vanno più via. Apre la impuro e ricco di un successore
When You Were My Sharona), violence. Ricorda, seppur in sua anima al dialogo e non c’è dove è il mestiere a limare l’ac-
affrontando con semplicità e modo molto più grind, i Logical istante nel disco che non ne cademia, fra archi a prendersi il
ironia le cose enormi della vita. Nonsense di Expand The Hive. sia pieno. La comunicazione di posto d’onore per minutaggio e
Farà felici molti amanti del Chitarre entombediane al ser- Hannah Aldridge è così dolorosa synth e tagli elettronici a deviare
genere, ma allargando un poco vizio dei primi Napalm Death, che a volte serve, è necessario, da un copione le cui esigenze
lo sguardo pare tanto gradevole dei Coalesce, della scuola death staccarsi un attimo ma è l’istinto ribadiscono in più versanti come
quanto indistinguibile dal resto, della Florida e degli Autopsy. che poi riporta all’interno di un il lavoro abbia nelle ossa ritmi
con tutti i luoghi comuni al loro Ma con una versione moderna, mondo disco che in realtà è il da spettacolo teatrale più che da
posto e poco altro da segnalare. se può esisterne una nel genere. mondo di tutti. disco vero e proprio.
ANDREA POMINI MARIO RUGGERI MARIO RUGGERI FRANCESCO VIGNANI
69/100 73/100 84/100 69/100
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CAVERN OF CHARLI XCX
ANTI-MATTER HOW I’M FEELING NOW
IN FABRIC OST ATLANTIC
DUOPHONIC
Prima o poi verremo sommersi
Peter Strickland, il regista di In da 1000 e uno libri, film e can-
Fabric, per i suoi film precedenti zoni a tema quarantena. Quando
aveva affidato le colonne sonore succederà, ricordiamoci delle
a Nurse With Wound, Broadcast strane opere prodotte di getto.
e Cats Eyes. Non stupisce quindi Come questo insta album della
che qui si sia rivolto ai Cavern pop star futurista di Cambridge.
Of Anti-Matter. La band di Tim Nato fra le quattro mura di casa,
Gane è perfetta per lo stile di in coabitazione costretta col fi-
Strickland ed evidentemente ri- danzato e con gli ovvi saliscendi
entra nel suo gusto musicale tra d’umore. Invece di abbando-
hauntology, sperimentalismo narsi all’indulgenza brumosa da
continentale e rifrazioni psych. cameretta, l’obbligo di star(si)
Nelle 35 vignette sonore sparse addosso (in casa), produce un
su quasi due ore di musica si manifesto di massimalismo
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RECENSIONI GLI ALBUM ESTATE 2020
PSYCH
PSYCH
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HIP HOP
HIP HOP
DEERHOOF DIJIT
FUTURE TEENAGE CAVE ARTISTS HYPERATTENTION
JOYFUL NOISE SELECTED DIJITAL WORKS VOL. 1
FREDDIE GIBBS & THE ALCHEMIST YOUTH
ALFREDO È come una cover band dei
EMPIRE Grandaddy composta da pesci La nuova scena elettronica di El
Uscita a sorpresa per il ritorno di una tropicali che suona strumenti Cairo non smette di sorprendere.
collaborazione voluta da molti amanti di un improvvisati dentro un acquario, È la volta di Hashem L Kelesh,
certo modo di fare rap: il tecnicissimo e versatile recensita da un’anemone - non produttore che ha collaborato
Freddie Gibbs ritrova l’eroe delle produzioni boom è tanto il punto di comprendere con molti artisti mediorientali
bap dal sapore soul Alchemist. Il titolo è una crasi esattamente cosa stia succeden- in passato. L’occasione per sco-
dei nomi dei protagonisti, il contenuto del disco, do quanto cercare di capire se la prirlo è una serie di composizioni
invece, è quanto di meglio possa offrire l’underground a stelle e sbatta di cambiare la prospettiva nate fra il 2013 e il 2018, con la
strisce nel 2020. Il beat sognante di Look At Me, la morbidezza di d’indagine valga la pena e/o partecipazione di ospiti vari alla
Scottie Beam (con Rick Ross), il minimalismo di Frank Turner, possa trovare qualcuno disposto voce. Invitati in studio a fumare,
la collabo con Tyler, The Creator sulla riuscita Something To ad ascoltarti. Se due indizi fanno bere e offrire l’ugola avvolti nella
Rap About. Dopo essere scomparsa a cavallo fra i due secoli, una prova, Future Teenage Cave notte. L’aria è quella misteriosa e
la classica formula un rapper + un produttore sta, ormai da Artists è il secondo disco (dopo fumosa della Bristol del trip hop
anni, dando i suoi frutti e questo album ne è l’ennesima, ottima, Mountain Moves) dei nuovi anni 90. Anche il fascino essen-
dimostrazione. Un gran disco, non perdetelo per nessun motivo. Deerhoof: un gruppo cosmic pop ziale di Tirzah non è cosi lonta-
85/100 ipercreativo e impossibile da no. Impossibile non pensare al
prevedete nelle strutture, il cui Tricky in tensione pre millennio,
A CURA DI DAVIDE AGAZZI passato indie rock sembra più addentrandosi fra i meandri di
un dogma di fede che una cosa 1772, perdendosi nel loop erotico
BISHOP NEHRU effettivamente documentata da di Morra (cover di Abd Elghani
FLATBUSH ZOMBIES NEHRUVIA: MY DISREGARDED dei dischi. Ricostruire qualcosa Alsayed), abbandonandosi alla
NOW, MORE THAN EVER THOUGHTS per un gruppo di carriera plu- voce di Karimaann fra i battiti
THE GLORIOUS DEAD RECORDINGS NEHRUVIA LLC ridecennale è sempre una bella al rallentatore di Bad K. Dopo
Un instant Un po’ jazz, sfida, ma vi assicuro che qui in ZULI, un nuovo indizio d’avvin-
album, pensato un po’ drill, il acquario siam tutti fiduciosi. cente contemporaneità.
per la pandemia nuovo lavoro di FRANCESCO FARABEGOLI MAURO FENOGLIO
e, in seconda Bishop Nehru 73/100 73/100
battuta, dirot- si muove fra
tato – artistica- contemporanei-
mente parlando – verso i fatti tà e tradizione, attualizzando
di Minneapolis, a seguito della quest’ultima. Un concept
morte di George Floyd. Ritro- album sul tema della crescita e
viamo il trio di Brooklyn allu- della rottura dei cliché: ottime
cinato come di consueto ma le comparsate di Mf Doom
anche più conscious del solito, (Meathead) e DJ Premier
meno gangster e più profeti di (che produce Too Lost) che
quartiere: i proventi del disco impreziosiscono quello che è il DIRTY STREETS DMA’S
saranno donati alle charities disco della maturità di questo ROUGH AND TUMBLE THE GLOW
legate al movimento BLM. Se giovane veterano, 23 anni con ALIVE NATURALSOUND BMG
non ora, quando? già otto album alle spalle.
65/100 75/100 È Justin Toland la fonte cre- Anche volendo assumere l’atteg-
atrice della musica dei Dirty giamento del cinico recensore,
CONWAY THE Streets. O meglio… suo padre. non riesco a nascondere la de-
MACHINE & BIG Nativo di Austin, fin dalla più lusione. Ammesso che il guitar
GHOST LTD DRAMMACHINE tenera età Justin è stato intro- pop scintillante degli esordi
NO ONE MOURNS THE WICKED 2 dotto agli Stones, ai Creedence, fosse fuori tempo massimo, è
GRISELDA GATTOPIRATA DISCHI al soul della Stax da suo padre. possibile che l’attualizzazione
Quando Justin si è trasferito a del sound degli australiani passi
Continua l’ot- I gangster figli
Memphis e ha incontrato il na- per le insipide ballad sintetiche
timo momento di avvocati, i
in casa Gri- David Bowie de tivo Thomas Storz è nata l’idea di The Glow? Intendiamoci, l’al-
selda: il disco noartri fuori dei Dirty Streets. Nati sotto la bum è scorrevole, ma non lascia
del collettivo tempo massi- stella del rock’n’roll e del soul traccia. Se si vuole sfidare band
sull’etichetta di mo, i ritornelli americano più autentici, i Dirty come The 1975 sul loro terreno
Eminem, il nuovo di Westside da zuccherificio. I cliché del Streets sono al terzo album e bisogna osare di più. Invece la
lo scorso mese e ora il ritorno rap italiano qui non ci sono. non deflettono dalla loro strada. produzione di Stuart Price, che
di Conway, che si conferma Dieci pezzi, dieci mazzate, con Hanno un sound pastoso, for- mette a loro disposizione tutti
duro e scuro come sempre. Mille Poesie (assieme al vete- giato in quella grande città del i trucchi utilizzati con Killers e
Nove episodi prodotti intera- rano DJ Shocca) come unico rock’n’roll che è Memphis. Den- New Order, relega il disco in una
mente dal sodale Big Ghost raggio di sole in questa melma tro ci sentiamo gli Humble Pie, terra di nessuno di uno stadium
che si avvale – per l’occasione hardcore senza compromessi. con una calda sferzata ancora rock senza veri inni. Le melodie
– anche di un’orchestra: il ri- Alla vecchia maniera: cose più soul (Can’t Go Back); per migliori le riservano i pezzi più
sultato sono 25 minuti di pura fatte bene, con passione e certi versi una vena southern compromessi con la dance, a
cattiveria hardcore in salsa rispetto per l’arte del microfo- alla Black Crowes; e anche un riprova del fatto che non è nep-
East Coast. Real shit. no. Bravi e veri. po’ di soul hendrixiano (Think pure un problema di suoni ma
70/100 70/100 Twice). Puro oro americano. di un’ispirazione che si è veloce-
CLAUDIO SORGE mente inaridita.
79/100 DIEGO BALLANI
59/100
62 | RUMOREMAG.COM
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INTERLOPER
HOLY WAVE THE REVERBERATION APPRECIATION
SOCIETY
Per chi crede nell’oggetto disco, la scaletta non è cosa secondaria. più giù nel fondo di un altrove vellutato. Bisogna evadere dalla
E gli Holy Wave ci credono tanto. Il quarto album dei cinque di realtà per potersi finalmente sentire liberi di scoppiare a piangere
El Paso che hanno trovato casa a 850 km di distanza, nella culla (Escapism, Maybe Then I Can Cry)? No. E torniamo alla scaletta.
psych di Austin, esce in tre edizioni su vinile (color bianco 180 g., Meglio piangere prima e poi andarsene altrove irrigati dalle
sea blu e tangerine splatter), una su CD digipack e finanche su lacrime. Il che non significa rifugiarsi nel passato (I’m Not Living
cassetta marchiata Burger. L’attacco è piacevolmente stordente In The Past Anymore), ma nel verde acido con una chitarra che
con il distensivo yacht rock Schmetterling che si regge su un fill gracchia funk a distanza di sicurezza come un rospo smeraldino di
di batteria gonfio di groove alla Fabrizio Rondanini: tanto per Carmagnola. Pennate a vuoto abbandonate nella scia del riverbero,
dire della scaletta. Da qui in poi è tutt’uggia color seppia che si psichedelia indolenzita che si fa catarsi shoegaze tra sintetizzatori
trascina come il sonno a onde lente, abbracciando le tonalità di un nebulosi, bassi pulsanti, una voce lontana ma presentissima
arcobaleno spuntato timidamente tra le nuvole. Onirismo di sintesi a dialogare con le dolci melodie di sirene alate. Interloper:
immaginative a scansionare il tempo utile per riorganizzare i sistemi indesiderato, intruso, fuori posto. Tutt’altro. Il disco giusto nel
vitali immersi in mondi esoterici riempiti di lussuria e meditazione. momento (storico) giusto.
I synth della title track sono presi di peso dal tema della colonna MANUEL GRAZIANI
sonora di un qualche filmetto softcore degli anni 70. E si va sempre 80/100
RUMOREMAG.COM | 63
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GOTICA
GOTICA
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RECENSIONI GLI ALBUM ESTATE 2020
A cinque anni dal debutto Sa- Parafrasando James Brown, I dischi di cover (spesso) rivela- Partendo dai principi dell’IDM
cred Ground, il nuovo Howling it’s a mod, mod, mod world. I no. Raccontano. Sono una sorta più evocativa e del dubstep
è esattamente quello che ci senatori e la senatrice di questo di analisi critico/musicale fatta meno angoloso, Alan Myson
si può aspettare dal sodalizio supergruppo misto anglo/italia- di suoni. Di canzoni. Ci aiutano a (colonna portante dell’’etichetta
fra Frank Wiedemann (Âme) no hanno tutti i loro quarti di no- capire, insomma. L’esplorazione di Mike Paradinas) ha costruito
e il cantante australiano Ry biltà modernista e 60’s oriented: doom core degli Inter Arma, ad (lungo cinque album) un per-
Cuming, in arte Ry X. Melodie dai Sick Rose attuali o ex come esempio. Southern Man di Neil corso d’elettronica orchestrale e
romantiche e ritmi techno Luca Re, Alberto Fratucelli e Young e Runnin Down A Dream cinematica, mai troppo lodato. Il
analogici, languori notturni e Roberto Bovolenta allo scudiero di Tom Petty raccontano la ge- produttore di Brighton muove i
quattro quarti, bassi sintetici welleriano Andy Lewis passando nesi doom southern di Nomini suoi sintetizzatori lungo percorsi
e pianoforti, atmosfere alla ovviamente per la sublime miss (da Paradise Gallows) e Waxen sempre in bilico fra nostalgia
berlinese e crescendo da braccia Fay Hallam, una vita da modette Sea (da Sulphur English); la malinconica e ansia, in una sorta
in aria. Cose ormai codificate in con Makin’ Time, Prime Movers rilettura (formidabile) di Hard di Black Mirror in musica che
ogni dettaglio da una quindicina e in proprio. L’esordio su album Times dei Cro–Mags, di Scare- non delude mai. Un millenari-
d’anni almeno. Fatte molto bene è una goduria dall’inizio alla crow dei Ministry e di The Girl smo che guarda da vicino alla
- e in questo Colure è più a fuo- fine: classico ma senza sciatteria Who Lives On Heaven Hill degli poesia elettronica dei Boards
co e potente del suo predecesso- revivalista, divertente, melodico, Hüsker Dü, dicono che il rallen- Of Canada, non disdegnando
re - e godibili singolarmente, ma bittarolo, irrefrenabile. In scalet- tamento drastico di Destroyer escursioni in antri Carpenteria-
decisamente monotone se messe ta ci trovi Sylvie Vartan, gli Apple (da Sky Burial) e l’accelerazione ni. Questa volta i pezzi vengono
in fila, dove suonano tranne e i Love Affair, originali “in stile” di All Time Low (da Soundown) fuori da un periodo d’isolamento
qualche sparuto momento come come Cielo Rosa, stomp northern partiva esattamente di lì; che In forzato dalla nascita del figlio,
11 repliche dello stesso pezzo. soul, inchini a Brian Auger e League With Satan dei Venom fra gioia e paura dell’ignoto. Le
Per la loro stessa natura, e per persino un curioso esperimento è la matrice su cui hanno svilup- volute sintetiche di Open Heart
il quasi falsetto palpitante di di recitato alla Massimo Volume pato la marzialità di Howling o gli arpeggi astrali di Diamond
Cuming in versione Clint: due (Diario Del Lutto). Irresistibile. Hands (da Sulphur English). Child per una nuova avventura
espressioni, col cappello e senza. CARLO BORDONE MARIO RUGGERI cinematografica.
ANDREA POMINI 82/100 73/100 MAURO FENOGLIO
60/100 80/100
Forma e sostanza lucida. Dandy e dissonante come coloritura neo fatalismo di Ash Wednesday e in Hide The Medicine), riversandola
glam impone. La storia contiene i suoi cicli, e nel novero della intelligentemente in un dark pop agrodolce capace di muoversi
stagione neo psichedelica sorta a ridosso del post punk, la band su scale noir badalamentiane/piliane. Difatti, quando entrano
capitanata dai fratelli Butler incarnò, meglio di altri va detto, Come All Ye Faithful e la coda della conclusiva Stars lo si
la rinascenza del solco poetico e cinematico elargito dai Velvet capisce nitidamente, senza più riserve: sax, basso e voce, quella
Underground (e non a caso, quegli archi nella gotica You’ll Be Mine immancabilmente calda e al contempo ruvida di Richard Butler,
fanno molto Black Angel Death Song). Quantomeno, lo furono viaggiano all’unisono, il motore è talmente oliato che manca solo
prepotentemente, e anche in senso pop, nella triade originaria: Edward Ka-Spel a reggerne i quadri magici (nel mentre No-One
qui l’attacco di The Boy Who Invented Rock & Roll è il suggestivo guarda ai Depeche Mode di Ultra). Chi ne ha apprezzato da sempre
biglietto da visita di un senso attitudinale. Perché Made Of Rain, l’estetica, e tra questi c’è un certo Robert Smith che li citò come
a dispetto del titolo alla Mirror Moves, adatta nuovamente quel influenza base per la forma di Pornography, troverà in questi solchi
fuoco dinoccolato e romantico, quel velluto interiore, attraverso l’anello mancante, un fraseggio emotivo che si era acquietato per
una maturità autorale che aggiorna la tradizione rock albionica altre esigenze.
circoscritta tra Beatles e il Bowie prima maniera (lo s’intenda STEFANO MORELLI
specie nelle costruzioni sinfoniche o “primaverili”, come nel 76/100
RUMOREMAG.COM | 65
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WEIRD RNR
WEIRD RNR
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RECENSIONI GLI ALBUM ESTATE 2020
INDIE
INDIE
KHRUANGBIN KOSMIK BOOGIE TRIBE
MORDECHAI LET’S THE ROCK FUCK!!! OUT VOL.1
DEAD OCEANS BLUES FOR THE RED SUN
MELENAS
Viene un po’ da sorridere a Di tutte le creature norvegesi, DIAS RAROS
sentire definire i tre di Houston che stanno agitando ancora TROUBLE IN MIND
come limitati da una formula, una volta la scena musicale La tradizione indie pop spagnola ha una storia an-
come se tutti in giro si sveglias- scandinava, i Kosmik Boogie tica che trova le sue fondamenta nei primi singoli
sero con l’idea di miscelare Tribe sono i più legati alla di Acuarela ed Elefant e si sviluppa grazie a una
funk thailandese, pop iraniano, concezione di punk. In ogni programmazione di festival estivi di per sé clamo-
afrobeat e quello che capita in sua forma. Trascinati ancora rosa (Benicassim e Primavera Sound su tutti). Gli
casa quel giorno. Anche perché una volta da Ivan Nikolaisen ultimi nomi a consolidare storia e costume, trovan-
al terzo album vero e proprio (Kvelertak, The Good The Bad do sponda negli States, sono tutti declinati al femminile: Mourn,
corrisponde il consueto cambio And The Zugly) partono da Hinds e ora Melenas, quartetto di Pamplona che al secondo album
di scenario: radicale, a prendere un presupposto detroitiano immerge in un bagno di psichedelia shoegazer il proprio suono,
in considerazione la presenza (un po’ come fecero nei tre alimentato dalle gemme sparpagliate nei cataloghi di Sarah Re-
per la prima volta costante in precedenti lavori) e su questo cords e prima Creation. Una riuscita mescola di Primitives, Pastels
voce della bassista Laura Lee. O sviluppano ogni possibile teoria e Stereolab, nome quest’ultimo che in tempi recenti ricorre abba-
più sfumato, a prestare orecchio del rock’n’roll. Dall’attacco in stanza di frequente quale gancio tra passato e presente.
alla disco soul del singolo Time piena sindrome Aerosmith/ 75/100
(You & I) o a momenti dove la Motörhead di Dirty Farmer alle
forma canzone pare davvero a oscillazioni Adverts di Who’s
un’incollatura come in If There A Punk allo strano miscuglio A CURA DI ARTURO COMPAGNONI
Is No Question, prima di un biz- di Heartbreakers e Cult di
zarro spunto di pop latino (Pe- Pablo Was Here ai Ramones di
lota) e un finale con più di un Levande Bergrav, ma suonata POP FILTER WEAK SIGNAL
rintocco dub. Irresistibili come come se fossero una band di BANKSIA BIANCA
al solito, a saper altrettanto al punta della Rip Off Records. SPUNK AUTOPRODUZIONE
solito rinunciare alla sicurezza Eccitanti. L’ambito titolo Disponibile
di un filo logico. MARIO RUGGERI di disco austra- esclusivamente
FRANCESCO VIGNANI 75/100 liano del mese in formato di-
75/100 su questa pa- gitale sul loro
ginetta al giro Bandcamp, il
di luglio spetta primo album
agli irresistibili Pop Filter dei newyorchesi Weak Signal
il cui jangle pop, spigliato e non dovrebbe faticare troppo
senza troppi pensieri, irretisce a trovare la strada per una edi-
fin dal primo ascolto, citando zione fisica. Trio a prevalenza
filastrocche origliate in vecchi femminile con il lui quasi
dischi dei Cars e ballate sroto- sempre alla voce, i ragazzi
late alla maniera dei Pavement semplificano il proprio ap-
KRYPTOGRAF KVELERTAK nei loro momenti di timidezza proccio post punk, guidato da
KRYPTOGRAF SPLID
e introspezione. Disco perfetto un basso tondo e potente, con
APOLLON RISE
per consumare serate estive un’attitudine lo-fi che rimanda
Pastor, Sleepwulf, Kryptograf: Ricordo un concerto impressio- tra impeto e malinconia. molto da vicino ai cari vecchi
una nuova ondata di nordici nante dei Kvelertak del 2013: 73/100 Beat Happening.
scultori di grezzi gioielli heavy un’idea chiara, mutante, che 71/100
intagliati in una fredda roccia aveva bisogno di lavoro e tempo.
rock blues è scesa a valle. I Cosa che si sono concessi, fino
R.E. SERAPHIN STONEGRASS
Kryptograf, norvegesi, sono una a diventare un punto di riferi- TINY SHAPES STONEGRASS
compagnia di artigiani heavy mento. Dopo Nattesferd, però, PAISLEY SHIRT COSMIC RANGE
che, tra silenzi, pause medi- l’inferno. Perdono il contratto e
Già voce dei Per inquadrare
tative e frustate di riff nitidi e pure il cantante. Poi arriva Ivar
Talkies, un solo all’istante il
ieratici come cristallo incande- Nikolaisen e cambia tutto. Si li- album edito da suono di questi
scente e dolci melodie post Sab- berano degli schemi, sostituisco- Burger qualche due canadesi
bath alla Uncle Acid, ci regala no la struttura portante (il black anno fa, Ray erranti è suffi-
un ottimo album d’esordio. Fin metal) con la furia del punk Seraphin tra- ciente sommare
dal primo, crudo impatto (The core, e tolta la densità del black, sloca da Austin alla Bay Area il nome che si erano dati in
Veil) si coglie anche un’influen- ne vediamo l’anima. Trascinati per pubblicare un esordio che precedenza (The Spiritual Sky
za dei Pentagram, elaborata dal punk e dal death punk, in- ha il sapore di cose antiche e Blues Band) a quello della
con severa ieraticità. E accanto castonano folk e heavy metal belle: la voce di Pete Perrett, loro label che leggete sopra.
a queste eleganti figurazioni moderno, classic rock, southern le chitarre dei Feelies e una Psichedelia freak ultra liquida,
acid/heavy/folk, brillano mo- e heavy metal, Queen, Judas sottile venatura sixties che ri- espansa nel tempo e dilatata
menti atmosferici prog/grunge Priest e Bob Seeger, Turbone- manda alla scuola Paisley Un- nello spazio. Non esattamente
alla Motorpsycho/Elder (Seven, gro, Mayhem, e Kiss, new wave, derground, illuminazione re- il tipo di disco che potreste
Ocean); e brani dove la hea- post metal, Pink Floyd e Alan galataci probabilmente come aspettarvi in questa rubrica
vytudine viene per così dire ad- Parsons. Splid è il capolavoro di illusione acustica dal nome ma l’insieme ha un suo perché.
dolcita da tipiche cadenze rock una band che oggi può sedersi al dell’etichetta che si preoccupa 61/100
(Crimson Horizont). Potenzial- fianco degli Ulver, per dividersi di far uscire l’album.
mente, una grande band. il grande trono del Nord. 67/100
CLAUDIO SORGE MARIO RUGGERI
79/100 88/100
RUMOREMAG.COM | 67
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RECENSIONI GLI ALBUM ESTATE 2020
Ad oggi credo che solo i Lamb Come a predire l’ormai familiare La recente riscoperta e rivaluta- Una veterana dell’avanguardia
Of God possano definirsi i pro- modalità dello smart working, zione del suono new age è stata newyorkese, la violoncellista
tettori del metal moderno. In il terzo album di Jessy Lanza è di meritato beneficio per Laraaji, d’origine sudcoreana ha sempre
questo senso: la loro musica, da stato concepito lo scorso anno che a 40 anni dal fatidico Am- attinto ai dettami di sottrazione
sempre, raccoglie gli elementi grazie alla comunicazione digi- bient 3: Day of Radiance voluto estrema del minimalismo, senza
culturali del primo metal e li tale fra la sua nuova residenza all’epoca da Brian Eno è oggi un mai rinunciare a divertirsi con
porta prepotentemente nel no- a New York e quella a Hamilton effettivo protagonista dell’attua- improvvise esplosioni di caos. Lo
stro presente. Possono piacere (Ontario) del suo partner creati- lità musicale. Il suo nuovo lavo- dicono le sue collaborazioni, a
o non piacere, ma la loro testi- vo Jeremy Hamilton. Chissà se è ro, lontano dalle consuete jam vario titolo, con gente come Bill
monianza è a suo modo storica. per questo che le canzoni in sca- cosmiche, lo vede letteralmente Orcutt o Christian Marclay. Il
Se ci fate caso, non hanno mai letta suonano ancora più aliene e tornare alle origini, alle prese suo nuovo album è un tentativo
cercato di evolversi: hanno sem- imprevedibili del solito: succede con il primo strumento che im- di cercare più comunicabilità.
pre difeso il territorio e il patri- allo spedito singolo Face come parò a suonare da giovanissimo. Composizioni per quartetto
monio culturale ereditato. Pro- nell’electro/soul/dub di Badly. Sun Piano – primo capitolo di classico (la accompagnano un
prio come fecero le band metal O ancora quando le dissonanze una trilogia registrata in una pianoforte, un’arpa e un contrab-
all’inizio degli anni 80. Lamb Of dei synth di Alexander si in- chiesa di Brooklyn - si compone basso), fra l’eleganza da camera
God, ottavo disco in studio, non trecciano ai suggestivi effetti di 12 brani eseguiti al pianoforte, di un Sakamoto in astratto, il
cambia di una virgola la loro sto- pitch sulla sua voce, in grado di nei quali è riconoscibile la sua fascino della tradizione orientale
ria: è l’ennesima dimostrazione renderne maschile la tonalità impronta spirituale. Vedi la rag- e una certa ortodossia accade-
muscolare di celebrazione del nella rarefatta Ice Creamy. Ne giante Flow Joy o la delicata bel- mica. L’afflato dell’iniziale Here
Nuovo Metal Americano. Non a scaturisce un disco di canzoni lezza di Temple Of New Light, We Are, la contemplazione di In
tutti piacerà, ma non possiamo elettroniche mai scontato, ricco mentre il nervoso fraseggio di Stardust, i rumorismi acustici
negare che, anche in questo di riflessioni sulle nostre incer- This Too Shall Pass si risolve in di Facing Your Shadows. Com-
nuovo album, i Lamb Of God tezze, forte della sua energia e un caloroso abbraccio nel corso posizioni dal gusto formale, che
siano un patrimonio metallico. delle sue idee innovative. Il che dei suoi tre minuti e mezzo. trovano occasionale sviluppo
MARIO RUGGERI non è poco. GIORGIO VALLETTA emozionale.
75/100 GIORGIO VALLETTA 74/100 MAURO FENOGLIO
83/100 68/100
EIGHT GATES
SECRETLY CANADIAN
JASON MOLINA
“Mi Sei Apparso Come Un Fantasma”. Cos’altro potremmo dirgli? discendenti di quelli liberati da Jimi Hendrix proprio a Londra,
Eight Gates è un dono inatteso. Parte di queste registrazioni negli anni 60. Durante una data italiana confessò di essere stato
londinesi (2006/2007) era già trapelata come bonus track, ma punto da una specie rara di ragno, visitò medici (uno assomigliava
qui abbiamo un vero, bellissimo, album. Vita difficile quella di al Dr. House) e si imbottì di antivirali che lo fecero a pezzi. Non
Jason Molina, da quando a dieci anni suonava la chitarra nella esiste alcuna evidenza di tutto ciò. È un problema? No, perché
sua casa a rimorchio in Ohio, fino alla morte a 39 anni, consumato l’arte non richiede verifica, ma adesione. E l’impatto emozionale
dall’alcol e dai demoni che hanno massacrato molti songwriters del suo, e soltanto suo ottavo cancello, è tra i migliori di un’intera
della sua generazione. Ci ha provato, facendosi curare o tentando carriera. Minimale nei tocchi di chitarra (Be Told The Truth,
da solo, allevando capre e galline in una fattoria del West Virginia Thistle Blue), nella cadenzata ritmica post rock (Shadow Answers
e rifugiandosi a Londra, senza mai smettere di scrivere canzoni. The Wall, Fire On The Rail) e nel glorioso nulla di The Mission’s
E queste, ribadiamolo, incantevoli, sono frutto di una visione, End o Old Worry e Be Told The Truth (organo, archi: echi). In
forse di un delirio personale. Venne a sapere dei sette cancelli mezzo, centrale e foriera di ammirazione quanto di rimpianti, la
di Londra, gli antichi ingressi, e decise di crearne uno del tutto sua splendida voce.
personale, l’ottavo. Registrò i versi di alcuni pappagalli verdi che MAURIZIO BLATTO
si radunavano nel suo giardino di casa e si convinse che fossero i 85/100
68 | RUMOREMAG.COM
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AVA N T
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CONFINI
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RECENSIONI GLI ALBUM ESTATE 2020
INDUSTRIALE
INDUSTRIALE
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BEATS
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SHACKLETON & ZIMPEL NADINE SHAH
PRIMAL FORMS KITCHEN SINK
COSMO RHYTHMATIC INFECTIOUS MUSIC
L’incontro fra due one man Non che Kitchen Sink sia un
band d’estrazione (e intenzioni) disco pessimo o mal pensato.
diverse. Da una parte il polistru- Solo che, dopo esordi da clone di
mentista e avanguardista jazz PJ Harvey e un terzo disco che
polacco Waclaw Zimpel, che finalmente la vedeva ritagliarsi
offre alla causa clarinetto, violi- una sua identità, all’inglese si
no e percussioni varie. Dall’altra chiedeva almeno una conferma.
il produttore del Lancashire, Al posto di un album che invece
oscuro indagatore di esoterismi quasi deliberatamente inchioda
ritmici e teorie dei bassi. Per tre sempre nell’attimo esatto in cui
lunghe composizioni che amal- potrebbe piazzare il colpo e che
gamano le capacità di entrambi, fin troppo presto rivela le sue
in strutture dal fascino arcano. carte. Siouxsie come Anna Calvi,
I tribalismi a fiato di Zimpel che senza l’incedere della prima o
esplodono su drones sorvegliati la facilità di scivolare fra velluti
PAINT
e ritmi oscuri in Primal Forms, e coltelli della seconda. O l’ulti-
la partitura per organo e cre- missima Jehnny Beth, ambiziosa
scendo ambientale di Primal e furba fin che si vuole ma una a
Drones, le sequenze elettroacu- cui bastano pochissimi elementi
stiche che spingono l’improvvi- per dipingere un immaginario.
sazione percussiva gamelana di Così che qui a preoccupare è pro-
Ruined Future. Tutti capitoli per prio la timidezza dell’ambizione
SPIRITUAL VEGAS una lezione di trance artigianale,
in cui ognuno dei due parteci-
della sua autrice, fra soluzioni
MEXICAN SUMMER più ripetitive che ipnotiche e una
panti offre il meglio del proprio tensione che non si alza mai.
armamentario. FRANCESCO VIGNANI
Gli Allah-Las sono una band MAURO FENOGLIO 68/100
snob e Pedrum Siadatian 74/100
è il più snob degli Allah-
Las. È snob al quadrato.
Lo si evince (anche) dal
suo progetto parallelo
denominato Paint. Basta
osservare la copertina, di
una bruttezza indicibile.
Come dire: ho tanto di quel
talento da permettermi
di confezionare i miei SILVERBACKS DEE SNIDER
FAD FOR THE LOVE OF METAL LIVE
dischi così, alla cazzo.
CENTRAL TONES NAPALM
Irritante, se non fose che
di talento ne ha davvero, a pacchi. Spiritual Vegas mette Nato come DVD e Blue Ray,
Da circa due anni sono uno dei
in fila pezzi di bravura e riempitivi (in puro stile Allah-Las) in cui Dee Snider raccontò
nomi di punta del nuovo rock di
che Siadatian ci propina fregandosene del responso: bravo e se stesso e soprattutto la vita
Dublino. A differenza di quel-
pigro, ormai conosciamo il copione. La band è composta da nel backstage di una metal
lo che accadde con Fontaines
Jackson Macintosh, Nick Murray degli Oh Sees e i due Allah-
D.C. e Murder Capital, però, i band, For The Love Of Metal
Las Spencer Dunham e Matt Correia, il suono un marchio
Silverbacks esordiscono con un è il racconto di una carriera.
di fabbrica con variazioni esotiche sul tema: west coast
album che si guarda bene dal Ne è la somma ma anche il
dopata ma non troppo, tenui chitarre psych, voce svogliata,
colpire frontalmente. La loro rilancio o, per meglio dire, il
una capacità innata di ricamare sulla storia. Il brano che
è quel genere di musica che si rinnovamento. Perché è chiaro
funge da singolo, Ta Fardah (cantato in lingua Farsi ovvero
in persiano, ad evocare le origine iraniane di Siadatian) è insinua sottopelle, che si appro- che il parallelo tra le versioni
un viaggetto psichedelico che subito lascia interdetti, poi pria con personalità dei trucchi originali dei Twisted Sister e
ti prende e non te ne stacchi più. Ma l’album va assunto perfezionati dall’art rock dei ‘70 quelle di Dee Snider sia auto-
in blocco, nella sua indisponente bellezza. Il comunicato (i ritmi motorik del krautrock, i matico: ed è inevitabile notare
stampa cita Julian Cope, Lou Reed, Kevin Ayers, Ray Davies, groove spiritati della new wave come la radice punk’n’roll dei
Television e Meat Puppets: mancano solo Britney Spears, newyorkese), si arrovella in una Twisted Sister (la cui cultura
Lucio Battisti e Giorgio Moroder poi è coperto tutto l’arco slackness pavementiana (con proveniva dal punk americano
costituzionale. Non è esattamente così, ma che Siadatian tutto il suo corredo di morbide di fine anni 70) in Dee Snider
faccia musica dopo aver assorbito tutte quelle cose è evidente. dissonanze) e ci imbastisce un diventi metallizzazione del
Lo fa molto bene, sia quando si assopisce su ballate da sound contorto e affascinante. tutto. Una trasformazione che
dopopranzo californiano, sia quando si ricorda (e ci ricorda) Talvolta appena troppo cer- piace (indubbiamente) ma che
delle sue radici garage. Poi, a ruota, vengono il folk rock e vellotico. A fare da collante c’è divide. Meglio il suono origi-
quell’immagine strategicamente trasandata che ce lo fa stare un’attitudine stralunata e un nale o questo? Decisamente
un po’ sulle palle. Spiritual Vegas non è un disco buono per songwriting stridulo, che si co- il primo. E questo nonostante
tutte le stagioni, ma per alcune è perfetto. agula in ritornelli improbabili vada riconosciuta a Snider una
LUCA FRAZZI ma eccitanti come quelli di Pink forza espressiva heavy metal
78/100 Tide e Last Orders. non comune.
DIEGO BALLANI MARIO RUGGERI
70/100 69/100
74 | RUMOREMAG.COM
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RECENSIONI GLI ALBUM ESTATE 2020
“La mia frustrazione verso i Sul finire dei 70’s, all’epoca Le atmosfere oscure e vibranti, Lo svedese Jonatan Leandoer
direttori dei teatri d’opera per della prima NWOBHM, quella come quelle di profondissimi Håstad emerge dalla Rete nel
cui ho scritto per anni, mi ha più rozza e vicina al punk, c’era- abissi entro cui lievi si muovono 2013, con il video (diventato
portato in una stanza a cantare no band sul crinale tra vecchia magiche creature che prendono oggetto virale) di Ginseng Strip
tutte quelle canzoni e vaffan- e nuova onda come Motörhead, forma sulla calda e sinuosa voce 2002. Da subito iscritto alla
culo”. Intenzioni dichiarate, Girlschool, Tank. Un mix di della cantautrice londinese, scena cloud rap (flusso pigro su
lungo il sentiero di lustrini pop punk, heavy metal, “bad vibe” fanno di questo suo primo basi trap nebulose e precarie),
pavimentato a suo tempo da boogie, blues e allucinazioni lavoro su lunga distanza una ha prodotto un paio di mixtapes
Elton John e Billy Joel. Assolda- urbane a buon mercato; urlato tenebrosa danza ipnotica che e altrettanti album ufficiali da
re in produzione un esperto del con abrasivi singulti e suonato volteggia in punta di piedi tra allora. Con corredo di disagio
genere come Mitchell Fromm a velocità pazzesca. Ecco, questi tormento ed estasi, tra intimità mentale (in questo caso, bipola-
(già al lavoro in passato con rocker di periferia post tedesca, ed esplosioni di pathos. Come rità dichiarata), arriva a quello
Paul McCartney e Randy New- i Wayward, mi ricordano quelle un requiem che sussurra parole che dovrebbe essere il quarto
man), prenotando gli studi di band (come del resto i Power, di conforto mentre l’apocalisse episodio. Dove la tipica cifra
registrazione più prestigiosi di gli australiani boogie metal- imperversa intorno, i pezzi di vagamente tormentata da ca-
Los Angeles, passi necessari. punk che Larry ha avuto il co- questo disco danno sentore di meretta deriva in noia. Una ru-
La passionalità teatrale della raggio di far incidere su In The infinito, come il numero delle minazione monocorde procede
voce e la ricchezza appiccicosa Red). Band che purtroppo sono, otto tracce rovesciato. Regi- svogliata, senza offrire nerbo ai
d’orchestrazione fanno il resto. e rimarranno, poco conosciute. strato quasi interamente a casa tripli hit hat che la sorreggono.
Fra serenate per cappa e spada Ma da quello che si sente in della polistrumentista, che oltre Come un Justin Bieber appena
(Peaceful Afternoon), viste su Invisible Oranges, vi garantisco a cantare suona chitarra, piano sveglio, che rima su scarti di
Laurel Canyon (Damsel In Di- che i Wayward sono la più rozza e violoncello, questo esordio magazzino di Clams Casino.
stress) e melodrammi brechtiani e monotona macchina infernale profuma già di classico. MAURO FENOGLIO
(Early Morning). di r’n’r che ho sentito da molto DORIANA TOZZI 50/100
MAURO FENOGLIO da tempo a questa parte. 85/100
63/100 CLAUDIO SORGE
79/100
RUMOREMAG.COM | 75
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RECENSIONI IN BREVE ESTATE 2020
74/100 65/100
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SUONA ANCORA
IL MEGLIO
DEI MESI PASSATI
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TREECOLORE DISCO DEL MESE
CRISTIANO GODANO
maturo e senza filtri di un essere umano la cura, gli sforzi per migliorarsi e la
che si studia, si osserva da dentro e da consapevolezza che il primo passo è pro-
fuori, scava nel profondo delle relazioni prio il riconoscimento e l’accettazione
e del modo in cui queste plasmano la di sé e dei propri limiti: per raccontare
sua interiorità. Non solo relazioni senti- tutto questo, Cristiano Godano sceglie
mentali, ma anche rapporti come quello – prova di coraggio anche questa - di
padre/figlio, scandagliato nella dilogia non fare “un disco dei Marlene Kuntz da
Padre E Figlio e Figlio E Padre, dove solo”, e di adottare invece un linguaggio
spesso i piani si confondono, perché musicale classico, o forse sarebbe meglio
confusi sono inevitabilmente i legami dire senza tempo, tra indie folk di ma-
intensi come quelli di famiglia. “Cerco trice americana e puro cantautorato no-
quell’amore che non può non esserci. strano, lavorando, insieme ai coprodut-
Dimmi una parola che non sia di osti- tori Gianni Maroccolo e Luca A. Rossi ,
lità”, chiede quasi pregando il protago- di sottrazione, puntando sull’eleganza
nista di Padre E Figlio, una richiesta di di un nervosismo che implode in arran-
amore e accettazione che scorre lungo giamenti (anche questi a cura di Maroc-
l’intero album. “Ho bisogno di te”, ripete colo e Rossi, insieme a Simone Filippi)
nell’omonima traccia, senza pudore nel minimali e sempre funzionali all’onestà
CRISTIANO GODANO mostrarsi fragile, “Debole (io mi sento dell’interpretazione, anche nei rari
MI ERO PERSO IL CUORE
debole), Fragile (io mi sento fragile)”, episodi in cui risuonano gli echi dei ‘90
ALA BIANCA
insiste in Dietro Le Parole, dove la do- - su tutti Panico, tra lo-fi e noise/jazz.
La paura è il sentimento più difficile da manda sembra rivolta più a se stesso Ennesima ammissione di debolezza,
che a una persona amata: “Mi accetterai che diventa forza nella sincerità e nella
confessare. Nessuno vuole ammettere di
tutte quelle volte che scoprirai quel po’ volontà di imparare che “dai burroni si
avere paura. Soprattutto, nessuno vuole
di me scialbo e impoetico?”. può tornare su se non ti sei massacrato
ammettere di avere paura di se stesso, laggiù se non hai seguito l’ambiguità di
di quello che vede quando si guarda allo L’imperfezione, “la vulnerabilità di un quelle maschere”.
specchio o quando si inoltra dentro la egocentrico all’angolo, smascherato e 76/100
propria mente e le proprie emozioni. Ci fragile”, le “sconsolatezze”, il panico
vuole coraggio per parlare delle proprie “che gela lo spirito e lo inchioda”, tutto
paure, e Cristiano Godano ce l’ha. Il suo quello che preferiremmo non vedere di
esordio in solitaria è il (auto)ritratto noi stessi, ma anche l’amore, l’amicizia,
78 | RUMOREMAG.COM
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TREECOLORE GLI ALBUM ESTATE 2020
Un punto di arrivo per Scusate Se Esistiamo, quarto Nuovo disco solista per una Reduce dal disco d’oro di Re-
un’evoluzione (sotterranea) del tassello della discografia perso- firma piuttosto conosciuta gardez Moi, l’artista bresciano
death metal. Perché possiamo nale del rapper di casa Machete, nel nostro panorama musi- pubblica la prima parte di un
definire così gli splendidi è un album dalle mille facce. cale, che abbiamo apprezzato doppio album destinato a con-
Bedsore. Ma forse anche no. Preceduto dalla pubblicazione principalmente all’interno di solidarne il seguito. Anticipato
Una band che pare originata di Scusate (un EP che ha svelato alcune formazioni (la band dei da tre singoli (fra cui l’ottimo
dalla covata death originaria alcuni brani andati poi a com- The Lorean in primis) o con lo rap de La Calma, prodotto dal
(Pestilence, Entombed, porre il disco), questo lavoro si pseudonimo di The Traveller redivivo Deda, qui inspiegabil-
Asphyx), ma evolutasi verso una presenta come la carta d’identi- ma anche come collaboratore mente non incluso), il Lato Blu
concezione progressiva (Opeth) tà perfetta dell’artista spezzino. di diversi artisti italiani e in- di Banzai, complice la nitida
filtrata da una visionarietà Ai molti che attendevano un ternazionali, Questo è il terzo visione musicale dell’ormai
oscuramente psichedelica disco molto intimo, Dani Faiv lavoro pubblicato semplice- navigato Stefano Ceri, mette in
e influenzata da liturgie ha risposto con un tape varie- mente a suo nome, poco più risalto prima la sua vena R&B
horror. L’album di debutto è gato e completo. La presenza di di un EP in cui Forleo si mette – vedi la notevole Lambada
stupefacente. I Bedsore flirtano numerosi ospiti (ben 11) a tratti a nudo, raccontandosi attra- nonostante il titolo fuorviante.
con la pazzia, la demenza, la sembra minare l’omogeneità del verso brani intimi, dall’afflato Poi episodi come Due Ali, in
disperazione totale. La loro disco, ma ad ascolto ultimato ci cantautorale e con arrangia- un’area itpop non distante da
sfrenata fantasia illumina si rende conto che nulla è dato menti curatissimi e puliti che Coez, fino all’atmosfera estiva
inaccessibili voragini e delicati rivestono di classico pop rock di una Amarena coprodotta
al caso, come testimoniano,
interludi romantici, in repentina le sue storie personali. Le sette da Bruno Belissimo. Infine
ad esempio, la presenza di uno
successione. Hypnagogic è tracce di questo disco attraver- l’elettronica, nella riuscita col-
skit del comico Filippo Giardi-
un viaggio attraverso le porte sano la sfera privata del can- laborazione con gli Irbis 37 di
na e un’originalissima traccia
dell’inconscio, dall’oscurità alla
nata dalla collaborazione tra il tautore lombardo come pagine Allucinazioni.
piena luce e ritorno, con un gusto
rapper e la propria compagna strappate da un diario. Poca GIORGIO VALLETTA
sorprendentemente pittorico.
di vita. originalità ma tanta passione. 68/100
Una musica che ti emoziona, ti
MATTEO DA FERMO DORIANA TOZZI
lacera, ti travolge. Ascoltateli.
CLAUDIO SORGE 75/100 60/100
83/100 RUMOREMAG.COM | 79
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RADICI ESTATE 2020 / JOAN AS POLICE WOMAN
10 CANZONI PER
JOAN AS POLICE WOMAN
È appena uscito Cover Two, il secondo album di riletture di brani altrui della
cantautrice statunitense Joan Wasser, a distanza di 11 anni dal precedente. Una
passione, quella per le cover, che dura da tempo. “L’interpretazione delle canzoni ha
una lunga storia nel jazz. Mi ispirano le interpretazioni delle altrui composizioni fatte
da Nina Simone e Meshell Ndegeocello. Per me smontare e rimontare una canzone è
un delizioso rompicapo. Mi stimola a trovare nuovi elementi, o aspetti che potrebbero
essere sviluppati. Se non trovo una nuova prospettiva, non farò una cover di quel brano.
Le canzoni che compongono questo album soddisfacevano questi miei criteri. Infine,
adoro gli originali”. Nel frattempo, tra l’altro, ci sono novità. “Sto lavorando a una serie
di album. Il primo è un disco live, registrato a novembre 2018, poco dopo il nostro tour.
Un altro, inciso a novembre 2019, nasce dalla collaborazione con Tony Allen e Dave
Okumu. Fare musica mi salva la vita”.
ANN PEEBLES BOB DYLAN PUBLIC ENEMY MAURICE RAVEL DAVID BOWIE
I CAN’T STAND THE RAIN IDIOT WIND BLACK STEEL IN THE 3RD MOVEMENT FROM GOLDEN YEARS
HOUR OF CHAOS THE PIANO TRIO IN A
MINOR
il feeling tranquillo di fine ammette i propri armonie così belle da andare oltre a ciò che
quella registrazione”. fallimenti. Perfetto”. DA IT TAKES A NATION far sciogliere le ossa”. mi è ‘permesso’ fare in
DA I CAN’T STAND DA BLOOD ON THE OF MILLIONS TO HOLD DA PASSACAILLE (TRÈS musica”.
THE RAIN TRACKS US BACK LARGE) DA STATION TO STATION
GANG OF FOUR GNARLS BARKLEY JOHN MARTYN ANITA BAKER GILLIAN WELCH
AT HOME (HE’S A TOURIST) WHO’S GONNA SAVE MY SOLID AIR SWEET LOVE EVERYTHING IS FREE
SOUL
“Una canzone da ballo “Si è immediatamente “Vuoi avere i brividi? “Due chitarre e due
contagiosa con chitarre “La voce di Cee-Lo è circondati dall’atmosfe- Metti questa canzone. voci sono quello che
No wave perfidamente una delle più gran- ra di questo brano, così Non mi ha mai deluso. occorre di fronte a testi
aspre e testi ipercritici di. Combinala con la denso, come suggerisce Ha una produzione su- e melodie come questi.
che lacerano la malattia produzione meditativa il titolo. I musicisti per brillante, in cui pos- La qualità della conver-
della nostra cultura? di Danger Mouse e avrai stanno suonando nella so davvero immergermi. sazione fa capire come
Sembra impossibile una canzone perfetta. stessa stanza ascol- La sua voce è pura bontà Gillian stia elaborando,
ma i GOF lo fanno Il testo parla dell’im- tandosi e suonando a vellutata. Quando il come si senta con te in-
facilmente. Espande possibilità di assistere vicenda il respiro; un coro entra, è ultraterre- timamente, le speranze
quello che può essere a un concerto di James momento divino cattu- no. Passerò la mia vita e i sogni, la malinconia
un groove disco”. Brown poco prima che rato”. tentando di avvicinarmi e i fallimenti. Preparati
morisse”. a questo”. a piangere”.
DA ENTERTAINMENT! DA THE ODD COUPLE DA SOLID AIR DA 12” DA TIME (THE REVELATOR)
80 | RUMOREMAG.COM
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IN ITALIA
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TREECOLORE GLI ALBUM ESTATE 2020
Vengono da Bassano Del Grappa Come se la logorrea di Sun Quello del cantautore bolognese Già al fianco di Donato Dozzy
e sono senza dubbio una spe- Kil Moon venisse arginata è un timbro caldo, avvolgente, nelle Aquaplano Sessions,
ranza per gli sviluppi del metal dal livido intimismo delle intriso di soul e dotato di swing. e capace di farsi notare dal
moderno italiano. Potremmo immaginarie bettole metafisiche La sua è una voce che se la gioca pubblico internazionale per
dire che la loro base di partenza di Matt Elliott, su un tappeto di bene con il flow così come con il la personale cifra sonora, il
è assimilabile agli ultimi Extre- ambienti sonori in cui ragnatele cantato. Riconoscibile, ricca di produttore elettronico riminese
ma, con quella deriva Panteriana di suono (field recordings, tape sfumature, precisa ma partico- (al secolo Manuel Fogliata)
molto presente. Eppure nei loops, violoncello, chitarre lare. La ricetta è solida, miscela approda al prestigioso marchio
Minatox69 c’è qualcosa di diver- preparate) trascolorano di pop, R&B, soul, elettronica, ambient con un album spiaz-
so: come se tutta l’architettura costantemente dal noise, funk, diabolicamente conta- zante, perlomeno dal punto di
metal fosse sistematicamente all’ambient, alla musica da giosa e piacevole; questa volta vista delle scelte strumentali.
smantellata: come se sopra di camera senza mai decidere prodotta dai Mamakass, l’otti- La punteggiatura ad opera di
essa collassassero altri elementi. quale opzione sposare, con la mo duo cui tra l’altro si deve la basso e percussioni che delinea
Collapse, appunto. Prendete screpolatura teatrale della voce discografia dei Coma_Cose. A Body Shock e l’ipnotico trip a
una canzone come Can’t Be- che in mani altrui rischierebbe cinque anni dal secondo album, base di chitarre acustiche ed
lieve: post panteriana, ma con il disastro autoparodistico e qui Nardinocchi torna con rime per effetti vintage di synth realiz-
riverberi di techno industrial. è invece ineludibile accesso al dieci tracce nelle quali declina zato in Guerrilla Habits sono
O la stessa Collapse, che ha la cuore sbrindellato dell’artista. il suo stato d’animo, la sua sto- esemplari della maturazione a
struttura ritmica del death metal My Dear Killer aka Stefano ria recente e si mette a nudo. cui è giunta la fusione fra suoni
ipertecnico (Death) frazionata Stefanowic è stato il primo a Suona autentico, naturale, negli organici e sintetici inizialmente
sulla parcellizzazione tipica dei incidere per Boring Machines, episodi più leggeri così come in sperimentata ai tempi del suo
Meshuggah e con echi lontani di e il suo raffinatissimo naufragio quelli più intimi e intensi, nei primo album Trance Mutation
Voivod. Oppure ancora Cupidity emotivo sotto forma di arpeggi quali tuttavia dà il meglio di sé: (2011). Il tutto raggiunge vertici
in cui si sente marcatamente la circolari e tenui psichedelie ascoltare Ridicolo, Sono Sicuro di notevole intensità nel groove
matrice Tool, ma riletta sul death folk affacciate sull’abisso non è e Sanremo Amore Scusa per di The Running Flow prima di
moderno. mai stato così a fuoco e ricco di capire. decantare nella sublime morbi-
MARIO RUGGERI sfumature. BARBARA SANTI dezza di Flow.
75/100 ALESSANDRO BESSELVA AVERAME 80/100 GIORGIO VALLETTA
80/100 82/100
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TREECOLORE IN BREVE ESTATE 2020
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SUONA ANCORA
IL MEGLIO
DEI MESI PASSATI
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!!! BECKY AND THE BIRDS
CERTIFIED HEAVY KATS TRASSLIG
WARP 4AD
THE SECONDMEN
pace di includere l’ipercinetico senza corredo di infantilismi
electro funk di Maybe You Can’t dentro del soul da alta classifi-
Make It come una Take It Easy ca: e un pezzo come Wondering
& ZIG-ZAGS
dal sensuale swing minimalista. vale da solo il circoletto rosso
Imprevedibili come sempre. attorno al nome della ragazza.
GIORGIO VALLETTA FRANCESCO VIGNANI
75/100 80/100
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SINGOL ARE L A LUNGHEZZA NON È TUTTO ESTATE 2020
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FL ASHBACK BE-BOP DELUXE
BE-BOP DELUXE
DI MAURIZIO BLATTO
88 | RUMOREMAG.COM
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RETROPOLIS ESTATE 2020
WORKINGMAN’S
GRATEFUL DEAD DEAD
WARNER
L’ultimo rantolo di violenza degli anni 60 va in scena nel dicembre guitars che miagolano dolci, strilli bluegrass che riempiono l’aria,
del 1969 ad Altamont. Contemporaneamente allo spegnersi accompagnati dalle perfette armonie vocali e dallo stile adamantino
dell’alternativa hippie. Nel giugno del 1970 i Grateful Dead di Jerry Garcia. E ancora, New Speedway Boogie, spaccato di vita
pubblicano il loro quarto album, Workingman’s Dead. Che americana on the road, al di fuori dell’impegno politico: John Lee
simboleggia, come nessun altro, il “ritorno a casa” dell’America. Finiti Hooker con Willie Nelson, puro country blues. E Cumberland Blues,
i giorni dell’elettricità, dell’improvvisazione, degli Acid Tests, che molto più dixie/bluegrass che blues. In tutto questo, in un album che
nella cosmica visione dei Dead si erano già conclusi con l’album live rimane comunque tra i migliori della storia del rock, si coglie come
per eccellenza Live Dead, sulle note struggenti e ultimative di Dark una velata patina oleografica, simboleggiata dalla copertina seppiata
Star. Così come Anthem Of The Sun e Aoxomoxoa sono ormai stelle in stile vecchia America West. Oltre alle otto canzoni originali, per i
lontane. Workingman’s Dead ritorna a parlare alla gente comune deadiani ad oltranza, il box comprende altri due dischi con l’intera
dell’America di tutti i giorni, e lo fa con il linguaggio tradizionale registrazione del concerto al Capitol Theatre di New York, il 21
americano per eccellenza, il country. Canzoni come Uncle John Band, febbraio del 1971. Sì, gli anni 60 sono ufficialmente finiti.
folk rock che assomiglia ai Byrds ma è speziato di sapori e colori CLAUDIO SORGE
border, a significare comunque l’apertura alla tradizione a 360 gradi 80/100 DISCO
dei nuovi Grateful Dead. Toni smorzati, atmosfere crepuscolari, steel 80/100 EXTRA
RUMOREMAG.COM | 89
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RETROPOLIS ESTATE 2020
Non solo il debutto di una delle Se l’esuberante debutto Ce- Da qualche parte devo avere Per due motivi, oltre a quello
voci più belle e sfortunate della nerentola esplodeva in mille ancora la registrazione del loro cronologico, c’è della logica
musica giamaicana: alla sua colori funk, jazz, folk e rock, concerto al Purple Festival di nell’iniziare la campagna di ri-
prima uscita internazionale in raccontando con vena iperreale Torino del 1972 (con i Tucky stampe di P J Harvey (un disco
CD, Beat Down Babylon diven- e fumettistica una Milano che Buzzard e i Silverhead). Gli Hard alla volta per i prossimi 12 mesi)
ta un doppio con tutto quanto vedeva il ‘77 all’orizzonte, il Stuff erano la mia passione. Con dai demo di Dry. Uno puramente
realizzato da Byles e Lee Perry secondo album di Camerini – John Du Cann e Paul Hammond economico, se i 5000 che nel
fra ‘70 e ‘76. I dieci pezzi dell’al- prodotto con mano discreta da fuoriusciti dagli Atomic Rooster 1992 si erano messi in casa le pri-
bum del 1972, dunque, e altri Ares Tavolazzi - si ripiega su un e quel mostro di John Gustaf- missime copie del debutto che li
41 (!) raccolti dai singoli dell’e- intimismo tinto di più malin- son, ex dei Quatermass, pubbli- includeva le avranno nel frattem-
poca - compreso il suo successo coniche riflessioni, ecologia e carono in quell’anno per l’eti- po vendute a prezzi da monolo-
più grande Curley Locks - con idealismo urbano, complice una chetta dei Deep Purple l’album cale al mare. E uno più rigorosa-
relative version strumentali e veste sonora spoglia e acustica di debutto. Del quale esce ora mente artistico, se davvero tutto
dub, più pochi ma significativi imbastita nell’ottica di una più l’ennesima ristampa. All’epoca si comincia da queste registrazioni
interventi in DJ style di Dennis agile riproposizione live. Ma la stava entrando nel glam influen- casalinghe. Già chiare le idee
Alcapone, Jah T e Perry stesso. magia naif del futuro arlecchino zato dai 50’s di Marc Bolan e gli e la ferocia del disco originale
Un lavoro impressionante, che elettronico resta inconfondibile, Hard Stuff, proto dark psichede- ne resta testimonianza, ma più
unisce i toni soul/pop e le liri- con tracce evidenti nel disar- lici di provenienza, si erano ade- tangibile è lo spaesamento della
che spesso a sfondo sociale e mante candore di Bambulè (in guati producendo una raccolta ragazza appena sbarcata a Lon-
rasta di Byles, e il genio di uno duetto con Donatella Bardi), nei di canzoni brevi, compatte, ful- dra con il cuore spezzato. Come
Scratch in partenza verso le spe- ricordi del natio Brasile virati al minanti. Hard rock nella forma, brani che di acerbo tuttora non
rimentazioni spinte che verran- fantastico che popolano l’intero ma mooolto rock’n’roll. Canzoni hanno nulla, di una P J Harvey
no. Riconoscibili in embrione in primo lato e nella stralunata au- che si potevano cantare, che ti che (purtroppo?) non tornerà più
questo suono roots già unico. toreferenzialità della title track. entravano subito in testa. E devo e che pochissimi conoscono.
ANDREA POMINI ALESSANDRO BESSELVA AVERAME dirlo, oggi per me è ancora così. FRANCESCO VIGNANI
81/100 DISCO 80/100 DISCO CLAUDIO SORGE 83/100 DISCO
85/100 EXTRA 70/100 EXTRA 80/100 DISCO ZERO EXTRA
ZERO EXTRA
LAST WHITE
X-MAS
AREA PIRATA AA.VV.
Anche se su Discogs viaggia a cifre moralmente assurde, l’HC Motherfuckers) alternati ad altri più oscuri (Brontosauri, Dements,
italiano storico nel cuore degli appassionati resta ancorato alla Wardogs, Auf’schlag). Oggi Area Pirata pubblica un doppio CD con
sua natura fortemente antagonista. Chitarre al limite del rumore, la registrazione di quel concerto (fino a ieri circolata solo in cassetta
rabbia intrisa di ideologia, slogan apocalittici: il punk in Italia per pochi eletti). La qualità del suono non è eccelsa ma in questi casi
negli anni 80 non era un affare per esteti, era un rantolo che conta il documento che va giudicato come tale e che 37 anni dopo
saliva dalle viscere. I punx con la “x” (la nuova generazione) erano risveglia sopiti ardori. Segnalo la presenza, oltre alle dieci già citate,
perennemente in guerra col sistema e la Toscana era uno dei suoi di una band seminale che con l’hardcore aveva ben poco a che fare:
fronti più caldi per il numero delle band attive, gli spazi dove gli Useless Boys, pisani, culto assoluto per gli amanti del garage neo
suonare e il circuito di fanzine e distro che garantivano una buona sixties che armati di beatle boots e mid sixties punk affrontarono un
circolazione del materiale rigorosamente autoprodotto. Si parlava, pubblico sfasciatissimo e sintonizzato su tutt’altre frequenze. Degli
non a caso, di Granducato Hardcore. Nel dicembre del 1983 undici extraterrestri, in quel contesto. Anche per questo, oltre che per il
di quelle band si diedero appuntamento alla chiesa sconsacrata suo valore simbolico, Last White X-Mas è un documento prezioso.
di San Zeno a Pisa per un festival che in cartellone vedeva nomi LUCA FRAZZI
già conosciuti a livello nazionale e non solo (Juggernaut, Stato 78/100 DISCO
Di Polizia, Putrid Fever, I Refuse It, Traumatic, Cheetah Crome ZERO EXTRA
90 | RUMOREMAG.COM
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SUONA ANCORA
IL MEGLIO
DEI MESI PASSATI
Il sound degli Ice (registrazioni Il secondo e ultimo atto, quello La house band della Philadel-
inedite del 1970), ennesima postumo. Algido sin dall’artwork phia International si mette in IGGY POP
hard nugget band “dissotter- (lo scatto tratto dal Cimitero di proprio. Sempre diretta dai THE BOWIE YEARS
rata” dalla Riding Easy - l’e- Staglieno, la famiglia Appiani, il maghi Gamble e Huff, la ditta UNIVERSAL
tichetta dei Brown Acid - è primo sarà l’angelo sul singolo Mother Father Sister Brother è
quello di una band americana di Love Will Tear Us Apart), ma una macchina soul/funk (quasi) Iggy Pop a Berlino va
che sta uscendo da un’influenza al contempo più elegante, solen- strumentale con pochi eguali. incontro al futuro, non lo
psichedelica inglese 60’s, per ne, nel suo graffio intimo e te- Lo dimostrano soprattutto due subisce passivamente. Niente
entrare nelle vaste praterie del stamentario. Istituì nei fatti una singoli passati alla storia come di meglio, per farsi un’idea
rock americano 70’s. Il protago- base estetica fondamentale per TSOP (The Sound Of Phila- di quello che era Iggy nel ‘77.
nismo dell’organo Hammond, i futuri intrecci tra post punk, delphia), sigla del programma
che entra in potenti ballate alla dark wave e gotico sinfonico, televisivo Soul Train, e una title
Procol Harum impreziosite da specie nelle mirabili The Eter- track che diventerà inno supre-
gentili melodie pop/vittoriane (3 nal e Decades, in un universo mo nella New York del Paradise
O Clock In The Morning, Catch esistenziale e neo ballardiano Garage e degli albori disco. Il
You) è lo stesso che pompa can- pregno di istanze perfette: Heart resto di questo primo album,
zoni come I Can See Her Flying, And Soul, Twenty Four Hours, anno 1973, non raggiunge quei
selvaggio rock alla Steppenwolf. A Means To An End, Colony, o livelli, ma resta un ottimo testi-
Anche se in realtà l’unico ruvido il passo post Bowie berlinese/ mone dell’epoca. Sopratuttto
pezzo hard è Run To Me. In un kraftwerkiano di Isolation. Per con bonus come questi: due edit
certo senso, la personalità del i 40 anni ci “regalano” questa epocali delle hit suddette a cura
gruppo rimane irrisolta. Nono- versione in vinile trasparente, del mago Tom Moulton, con
stante, presi singolarmente, ci insieme alla ristampa in 12” dei Love Is The Message tirata fino
siano molti buoni spunti. singoli Transmission, Love Will a oltre 11’ di piacere. Philly soul
CLAUDIO SORGE Tear Us Apart e Atmosphere. distillato, spinto nel futuro.
65/100 DISCO STEFANO MORELLI ANDREA POMINI
ZERO EXTRA 94/100 DISCO 78/100 DISCO
ZERO EXTRA 82/100 EXTRA
NEIL INNES
HOW SWEET TO BE AN IDIOT
GRAPEFRUIT
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T E S T O D I LU C A G R I C I N E L L A - F O T O D I A R I M A R C O P O U LO U S
STORIA DI
PUNK, RAP
E AMICIZIA
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BEASTIE
BOYS
NELL’ULTIMO BIENNIO MIKE D E AD-ROCK HANNO DATO CONTINUITÀ ALLA LORO
ATTIVITÀ PUBBLICA: PRIMA CON BEASTIE BOYS BOOK E POI CON BEASTIE BOYS STORY
HANNO RIPERCORSO UNA STORIA D’AMICIZIA SEGNATA DA UNA COLONNA SONO-
RA STREPITOSA. IL TUTTO IN OMAGGIO AL LORO “FRATELLO MAGGIORE” MCA.
U
di coscienza che è costantemente cresciuta e li ha
condotti, man mano, a scelte sempre più perspicaci
e brillanti. Quest’ultima dote è stata recepita dal
pubblico più attento già ai tempi di Paul's Boutique
(1989), primo punto di svolta verso i Beastie Boys
più genuini dopo tutta la bolgia seguita al clamoroso
debutto con la Def Jam, Licensed To Ill (1986), tanto
amato da quelle confraternite studentesche che,
nelle intenzioni, venivano prese in giro dai quattro.
Il 1989 è stato un anno di stravolgimenti epocali e la
porta d’ingresso di un decennio che ha condotto il
gruppo a una reale consacrazione, avvenuta di fronte
ai loro simili, gente con cui MCA, Mike D e Ad-Rock
avrebbero passato pure una serata, come sottolineato
nel documentario/performance Beastie Boys Story
n libro, un documentario e, immaginiamo, anche firmato dall’amico Spike Jonze. E durante quei
una celebrazione discografica entro la fine dell'anno: cruciali anni 90, epoca suprema di incroci e miscugli
ci è voluto un po’ di tempo per ripercorrere una sonori, nonostante un approccio musicale trasversale,
storia così intensa, interrotta in maniera tanto nessuno ha osato realmente relegare i Beastie Boys
dolorosa, ma, nell’ultimo anno, i Beastie Boys hanno al calderone crossover, probabilmente perché era
deciso di farlo, condividendo con il pubblico il loro evidente il legame con artisti che, già a partire dalla
percorso di crescita. Una storia segnata prima dalla seconda parte degli anni 70, amavano sconfinare
strafottenza adolescenziale legata alla vocazione in suoni apparentemente lontani dalla cultura di
sbarazzina da skater e alla passione per il punk, poi provenienza (vedi Clash o Bad Brains).
dalla sfacciataggine del rap in parte limata, dopo i
primi anni, dalla cotta per groove e funk, e infine La fusione tra rock e rap ha fatto parte di quella
dall’attitudine cazzona compensata da una presa esperienza unica, ma considerare questa “targa”
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risolutiva per orientarsi nella discografia del trio è contratto. Una delle parti cruciali di Beastie Boys
davvero molto riduttivo. Perché stiamo parlando Story è proprio il passaggio in cui Mike D e Ad-Rock
del gruppo che meglio ha sintetizzato lo spirito delle accennano al tradimento della loro fiducia da parte
due maggiori metropoli statunitensi, global cities della Def Jam: i tre sodali, all’epoca poco più che
d’avanguardia: New York, casa loro, luogo formativo, ventenni, condividendo molto tempo con il coetaneo
una formazione avvenuta con gli amici nei club di Rick Rubin (meno con Russell Simmons, un po’ più
Downtown, prima a pogare e poi a ballare, in un grande e con un’aura più da boss), avevano esteso
periodo di formidabile caos creativo per la città; e Los a lui quel sentimento d’amicizia che li ha sempre
Angeles, terra del temporaneo esilio, della ricerca di caratterizzati. Il tentativo è fallito non solo per il
nuovi stimoli, degli incontri fondamentali con Mario raggiro economico subito, che li ha privati delle
Caldato Jr. e Money Mark, della ripartenza con la royalties, ma per la stima venuta meno quando,
Capitol dopo la delusione con la Def Jam - tipico attenuatasi la sbornia del successo, i consigli ascoltati
esempio di come una parte dell’industria discografica fino a quel momento si erano rivelati senza senso, a
tenda a strizzare e manipolare gli artisti più giovani, meno di non essere considerati esperienze negative
ripudiando qualsiasi lungimiranza dopo la firma del da non rifare in futuro. La gestione avventata è
94 | RUMOREMAG.COM
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RETROPOLIS BEASTIE BOYS T E S T O D I LU C A G R I C I N E L L A
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RETROPOLIS BEASTIE BOYS T E S T O D I LU C A G R I C I N E L L A
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primi riconoscimenti dopo alcune nomination sparse. album, Hot Sauce Committee Part Two (2011),
Nonostante questo, è difficile parlare di ingresso nel che arriva nei negozi il 3 maggio 2011: a due anni
mainstream, ma si può parlare di una traiettoria unica prima risale il fatto che stravolge l’intera storia. Nel
nel panorama musicale internazionale, che mette 2009 MCA annuncia pubblicamente che gli è stato
d’accordo un pubblico realmente trasversale. diagnosticato un cancro alle ghiandole salivari e lo
Da qui in avanti si può dire che inizi un'altra fa, precisando che è curabile, in un video postato su
storia. Tra gli ultimi tre album che i Beastie Boys YouTube dove lo affianca Ad-Rock il quale, da amico,
pubblicheranno, il primo, To The 5 Boroughs (2004), sdrammatizza, presumibilmente sia per smaltire
è il più importante per vari motivi: dopo tanti anni la tensione del momento, sia per non rinunciare a
non c’è più la co-produzione di Mario Caldato Jr. una dimensione di quotidianità. Le cose non vanno
né di nessun altro, si tratta di un omaggio a New come si sperava e purtroppo, un anno dopo l’uscita
York, reduce dagli attentati dell’11 settembre 2001, dell’ottavo album ufficiale, il 4 maggio 2012, a soli
ci sono prese di posizione contro la guerra e Bush, 47 anni, Yauch (come lo chiamano i suoi due soci)
e i riferimenti all’hip hop della vecchia scuola sono muore. Tre settimane prima, il 14 aprile, i Beastie
numerosi. L’accoglienza è più che buona e il relativo Boys vengono ufficialmente ammessi nella Rock And
tour si affermerà come il più completo e divertente Roll Hall Of Fame e Ad-Rock, durante la cerimonia
della loro carriera. Il disco successivo, The Mix-Up annuale, legge un messaggio dell'amico, in quel
(2007), è interamente strumentale, ed è l’album del momento in ospedale, che dedica il premio prima di
divertissement, il necessario antidoto all’onda lunga tutti ai suoi “fratelli Adam e Mike”, i due che lo hanno
dell’11 settembre, la celebrazione di quella leggerezza sempre considerato il più saggio e maturo del gruppo.
che ha sempre fatto parte del gruppo, contagiandone Di quest’ultimo album esisteva una fantomatica “part
il pubblico. Discorso a parte, invece, per l’ultimo one”: è stata messa temporaneamente da parte per
RUMOREMAG.COM | 97
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permettere a MCA di curarsi, come si è spesso letto, e il riavvicinamento con Kate Schellenbach (anche
poi proposta in una versione simile, cambiando parte lei citata nel discorso di MCA letto alla cerimonia
della tracklist e modificando il titolo oppure, come della Rock And Roll Hall Of Fame). L’eredità di tutto
scritto nel libro, è stata persa da qualche parte in questo percorso non va cercata in un filone musicale
Montana? Per molti la seconda ipotesi è uno scherzo o in una (sotto)cultura specifica ma nell’attitudine:
dei ragazzi e non ci sarebbe da stupirsi, ma il fatto l’espressione musicale di un fermento socio-culturale
certo è che quella “part one” ha lasciato spazio al disco supportata da un affiatamento di gruppo unico, dalla
che conosciamo: una traccia d’apertura forte come conciliazione di toni agli antipodi (l’anima spirituale
capitato praticamente in ogni album del trio (in questo e quella casinista) e da una leggerezza unica perché,
caso si tratta di Make Some Noise), due featuring alla fine, è difficile ascoltare la loro musica, le loro
importanti, Nas e Santigold, tanto rap incalzante interviste, guardare i loro videoclip, i vecchi live e
ma anche bello dopato come in Tadlock's Glasses, certe foto senza ridere o sorridere di gusto. È quello
un’ulteriore ritorno al punk con Lee Majors Come che succede spesso sfogliando il libro, guardando il
Again e l’artwork d’autore di Mike Mills a impreziosire documentario o magari riascoltando la contagiosa
il tutto. Un album che nessuno voleva o pensava fosse risata nell’introduzione parlata di Heart Attack Man
l’ultimo, proprio come quel concerto al Bonnaroo che, poi, qualche secondo dopo, passato il sample
Festival in Tennessee, da headliner, il 12 giugno del di Kentucky Skank di Lee “Scratch” Perry, riporta
2009, con Nas ospite sul palco. alla realtà più cruda con una raffica pestata di basso,
chitarra e batteria. E ridere è stato proprio quello che
La storia dei Beastie Boys è davvero piena di eventi MCA ci ha invitato a fare nel momento più delicato
e aneddoti memorabili. La sola esperienza da della sua vita, quando, nel 2011, ha diretto quel
discografici, conclusa tra i debiti nel 2001, potrebbe gioiello di cortometraggio che è Fight for Your Right
essere tema di un altro documentario: con la loro Revisited, in cui Seth Rogen, Danny McBride e Elijah
Grand Royal, infatti, i tre hanno pubblicato, tra Wood vestono i panni di tre Beastie Boys attempati,
gli altri, lavori di Atari Teenage Riot, At the Drive- ridicoli e maldestri bambinoni che se la vedono
In, Bran Van 3000, Butter 08 (side project delle con vari personaggi interpretati da tanti altri attori
Cibo Matto), Dead Fucking Last (gruppo punk famosi come Steve Buscemi, Susan Sarandon, Stanley
con Ad-Rock), DJ Hurricane, Money Mark ma Tucci, Jack Black, Will Ferrell o Chloë Sevigny: be’,
soprattutto delle Luscious Jackson, formalizzando autoironia e voglia di divertirsi a livelli altissimi.
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MONEY MARK,
IL QUARTO
BEASTIE BOYS
C’è chi identifica il quarto Beastie Boys nel fotografo hai conosciuto Mario Caldato Jr. So che prima
che li ha seguiti a più riprese, Ricky Powell (anche se che ti presentasse i Beastie Boys tu e lui già
alcuni scatti iconici sono opera di Glen E. Friedman, suonavate insieme…
come quello della copertina di Check Your Head), chi “Sono cresciuto a Gardena, in California. Frequentavo
in Mario Caldato Jr., per la sua rilevanza nella svolta le scuole superiori lì, alla Gardena High School, dove
musicale da Paul’s Boutique in poi, e chi addirittura in c’era un famoso murale di Gil Scott-Heron, sul muro
Mix Master Mike per la sua presenza negli ultimi dischi dell’edificio del Music Dept. Anche se non ho preso
e tour, ma a mettere d’accordo tutti c’è la persona che lezioni lì il corso di musica era notevole. Io prendevo
ha suonato con loro fino alla fine dando quel tocco funk lezioni private di ear training. In pratica ho barato
che contraddistingue molti brani della band, Money durante il mio recital musicale: non leggevo le note,
Mark. Amico di vecchia data e in qualche modo quasi avevo memorizzato le parti. Fortunatamente i miei
mentore di Mario Caldato Jr., Mark Ramos Nishita genitori pagavano un insegnante e, per imparare,
(questo il suo vero nome) in Beastie Boys Book viene potevo scegliere le canzoni dalla radio. Bach era fico
definito "il miglior musicista di noi quattro". Tra una ma io ero già in grado di far parte di una band. Mario
brillante performance sonora su Instagram e l’altra ha frequentava un'altra scuola a Los Angeles, però dopo
risposto ad alcune nostre domande. si è iscritto a una scuola cattolica di Gardena ed è così
che ci siamo incontrati e abbiamo fondato un gruppo,
Vorrei cominciare chiedendoti quando e come i Phaze”.
RUMOREMAG.COM | 99
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RETROPOLIS BEASTIE BOYS T E S T O D I LU C A G R I C I N E L L A
il giorno delle riprese io ero vestito da agente sotto Che effetto ti ha fatto vedere il documentario
copertura e mi si vede nel video di Futterman’s Rule di Spike Jonze? Eri a teatro mentre lo
con baffi e occhiali da poliziotto…” giravano?
“Ho assistito alle date del tour del libro alcune volte
Dopo Ill Communication hai pubblicato prima e credo che, con il tempo, verranno fuori un altro po’
l'EP Performing Chicken e poi il tuo album di racconti sull’argomento… Guardare le immagini in
di debutto, Mark's Keyboard Repair (per cui appare Yauch è stato molto commovente e vedere
un'etichetta che ha segnato la storia, la Mo e percepire le loro vite prima della California è stato
Wax). Come ti sei trovato, dopo due dischi davvero piacevole. Come omaggio a Yauch è davvero
realizzati in gruppo e così vicini per concept forte. Non posso dire molto altro al riguardo”.
e suoni, a lavorare da solo a un disco intero e
così differente? Immagino sia delicato ma c’è un episodio
“Ho sempre lavorato da solo, sono sempre stato particolare legato a MCA con cui ti piace
un autore solista. Anche nel bel mezzo di questa ricordarlo?
pandemia la mia naturale inclinazione è stata quella “Yauch stava sempre attento alla crew. Aveva
di creare un account sui social per connettermi con accolto piuttosto bene tutto il mio lavoro da solista,
la gente e ho scelto Instagram come piattaforma sostenendomi a più riprese, su e giù dal palco. Molte
per postare le mie ‘Isolation Jams’, non per volte era l'ultimo della fila per assicurarsi che tutti
autocelebrarmi ma per confortare i miei fan con gli altri fossero a posto. Credo che il documentario lo
il mio stile seminale, il mio lavoro solista. Tra i immortali in maniera piuttosto accurata”.
quattro ruoli di autore, performer, ingegnere del
suono e produttore, che si tratti di musica, pittura, Per finire: abbiamo sentito i brani che hai
fotografia, illustrazione, qualunque cosa, mi definisco prodotto per TT ma da tanto tempo non
un produttore. La mia musica da solista è in effetti pubblichi nuova musica tua. Possiamo sperare
più simile all’opera di un pittore, culturale. Il mio in un tuo nuovo disco?
consiglio è: lavora da solo con i tuoi strumenti e con “Ho un bel po’ di musica in uscita, vecchia e nuova.
una buona luce”. Nuove cose, alle quali sto cercando di trovare una
casa, e roba vecchia che uscirà tramite Light In The
Tornando agli album coi ragazzi: Hello Attic nel 2021…”
Nasty ha segnato un passaggio importante;
il mondo sonoro di Check Your Head e Ill
Communication è stato un po’ abbandonato.
Come hai vissuto questo passaggio?
“Hello Nasty è un album newyorchese. Sono volato
a New York e ho raggiunto i ragazzi in studio
principalmente per i cuts strumentali, ancora una
volta. Per loro si trattava di un ritorno a casa e
per me di un trapianto. A tutti gli effetti lo script è
stato capovolto ma, visto che la sintassi del lavoro
è nata attraverso le fatiche di Check Your Head e Ill
Communication, sarebbe potuto accadere ovunque…
ci sono delle registrazioni fatte in Tailandia e Nuova
Zelanda, posti in cui avevamo giorni liberi e ci
avevano prenotato uno studio. In realtà si tratta di
mie session, ma invitavo chiunque a unirsi. Devo
trovare queste registrazioni!”
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CHE FINE HAI FATTO? MARCO CIARI
MARCO CIARI
IERI (1980 AL 1996) OGGI (DAL 1996)
““Incontro i Blind Alley durante il liceo, vivo “Ho continuato a suonare con diverse band
con mamma e sorella. Conosco Luca Bertoglio e alcuni progetti torinesi di cover. Nel ‘97 la
(chitarrista), mi presenta Gigi Restagno, morte di Restagno segna la fine di un periodo
ed entro alla batteria. Diventiamo il nome anche per me. L’attività musicale non si è
nuovo della musica torinese, ma l’esperienza mai fermata, e manco il lavoro in Comune,
finisce nell’83 con l’uscita del singolo I Was che mi ha visto protagonista di progetti
Dreaming. I Franti pure nascono al liceo, PRIMA QUALCHE culturali interessanti: dal lavoro con i giovani,
in un periodo dove esiste una via al punk, BAND LICEALE, POI a quello con i festival (Arezzo Wave), all’arte
all’autoproduzione, all’autogestione. Ho NEL 1980 ENTRA contemporanea, al design per l’Unesco. Nel
fidanzamenti saltuari. Dopo un anno lascio la NEI BLIND ALLEY, E ‘90 io e un collega inventiamo Pagella Rock,
facoltà di Lettere per fare il musicista. I primi NELL’82 NEI FRAN- concorso per i gruppi delle superiori che dura
lavoretti, e nell’83 mi aggrego al Progetto TI. NELL’84 FONDA ancora oggi. Nel 1988 sono andato a vivere
Musik, apriamo sale prova, organizziamo I PARTY KIDZ CON da solo, anche con fidanzate, sino all’attuale
concerti, facciamo animazione culturale. GUIDO ARAGONA, compagna con la quale ho fatto due figli che
Poi con Vittorio Musso fondiamo i Party VITTORIO MUSSO hanno 20 e 14 anni. Ho cambiato casa tre
Kidz, coinvolgendo Slep e Guido Aragona. E FRANCO “SLEP” volte. I figli ti cambiano e cambiano i tuoi
I primi concerti vanno bene e pensiamo a SCIANCALEPORE, ritmi. In Comune seguo diverse cose, coordino
un LP. Da lì l’attività cresce. Esce Shock CON I QUALI PUB- un gruppo di lavoro. Da due anni mi occupo
Treatment, vende, la Toast lo distribuisce e lo BLICA DUE ALBUM del progetto Torino Creativa e del sostegno ai
ristampa. Concerti, concorsi, festival, radio, E LA CUI STORIA giovani artisti torinesi in vari ambiti (arte di
TV, esperienze all’estero… Poi lavoriamo FINISCE NEL ’90, strada, muralismo, riqualificazione urbana).
al secondo LP, che però esce quando ci QUANDO ENTRA Suono con i Fool-a-Tunes, i Funkidz e coi
stiamo sciogliendo, a causa di impegni e NEI FRATELLI DI Derby Mates, stavolta come chitarrista, con
responsabilità varie. Partecipo a un concorso SOLEDAD PER i quali facciamo cover british rock fine ‘70
in Comune e inizio a lavorare per la Città di RESTARCI FINO inizio ‘80. Nell’avventura Vittorio Musso,
Torino nelle circoscrizioni. Fidanzamenti AL ’96. Alessandro Zangarini, Alex Sorel e Furio
stabili. Nel ’90 mi coinvolgono nei Fratelli Bisotti. La passione per la Juve continua,
Di Soledad. Esperienza importante sia per coltivata anche in curva per parecchi anni.
me sia per la scena, nel pieno delle posse, Seguo l’arte contemporanea, la street art,
dei CSA, dell’interesse per la nuova musica e ciò che esce in ambito rock, ma la scena
italiana. Parecchi album, date, festival, TV: attuale non mi entusiasma. Mi piacciono
musicisti a tempo pieno. Riesco faticosamente i saggi, politica e storia. A volte scrivo un
a conciliare musica e lavoro. La mia uscita brano, che forse suoneremo. Vivo sereno ma
dai Fratelli coincide con la fine di un preoccupato per il mondo che lasciamo ai
fidanzamento importante. Destino?”. nostri figli”.
DI BARBARA SANTI
102 | RUMOREMAG.COM
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GENTE SOL A (MA NON TROPPO) STORIA MINIMA DEI DISCHI DEFIL ATI
, ,
BLUE LU - Rock n Roll Clown
(Fone, 1986)
Un oggetto misterioso, o quantomeno alieno. Una Can’t Take My Eyes Off You giocata tra tastiere alla
di quelle coste di vinile che, quando avvicini il naso Marlene Dietrich e gusto Marc & The Mambas, prima
al tuo tempio personale, ti suggerisce il più perverso della successiva virata rive gauche. La Deche e Je Ne
e compiaciuto dei commenti possibili: “Mi sa che Sais Pas (sfrontatezza parigina per tasti e trombone)
questo ce l’ho solo io”. Il che, fosse vero, sarebbe sono dopoguerra e decadenza domestica (un eco del
un vero peccato. Intanto, Blue Lu è il nome d’arte David J di Etiquette Of Violence) sciolti nella taverna
di Mauro Grossi, pianista livornese, già maestro di di My Bonnie, in alto i cori e, soprattutto, i calici. A
Stefano Bollani, collaboratore del gotha jazzistico chiudere il primo lato Lush Life firmata Strayhorne,
internazionale e autore di colonne sonore. Brillante ma glorificata Coltrane, in pieno mood crooner. Si
carriera che parte però dopo questo anomalo esordio, riparte in quota Lou Reed grazie a una Who Loves The
debutto cantautorale quando all’epoca i cantautori Sun con organetto garage e tono pop inglese (Aztec
erano ancora ben altra cosa, fatto per lo più di Camera?), seguita da Everybody Sometimes… di
cover e pervaso da un sentimento decadente molto Kevin Ayers in piena gloria jazz europea. Una Pretty
europeo. Come? Nel cantato confidenziale da teatro, Woman gioiosa negli intrecci tra i fiati introduce al
dagli echi di locali a pochi minuti dalla chiusura e terzo omaggio (Blue Lu goes Lou) di Perfect Day,
all’interno delle intersezioni colte dei fiati (tra gli acustica all’ombra di un Muro ancora in piedi. Sul
altri, è ospite il trombettista jazz sperimentale tedesco finale, due sorprese. Elegia, che è cabaret puro: il
Manfred Schoof). Ma anche dall’uso dell’inglese, tema di Laurel & Hardy giocato tra falsetti e nonsense
chiarito direttamente nell’inserto del disco: “Ritengo a più voci che discorrono di mal di schiena e girasoli.
che specialmente per una lingua abusata come Il surreale lascia spazio alla poesia pura del commiato
l’inglese sia necessario allargare l’orizzonte creativo originale. Nenia Islandese Per Robert Wyatt è
appropriandosi della ricchezza dell’inglese europeo, ECM virata Canterbury, con vocalizzi alla Wyatt e
sgrammaticato, talvolta gentile, un po’ kitsch (…) il protagonista che si “riposa un po’” e lascia spazio
esiste anche un inglese che si potrebbe chiamare del alla coda di tromba e violoncello. Sad song(s) per
terzo mondo, forse ancora più creativo, certamente rock’n’roll animal(s), giusto per citare ancora il nume
più ricco di magia e storia”. Rock’n’ Roll Clown, con tutelare del Lu (Lou?) triste e di tutti noi.
Lindsay Kemp in copertina, profuma di quello spirito,
della Storia (rock e non solo) e di quella sensazione
crescente di riappropriazione europea che aleggiava
a metà degli anni 80: viaggi Interrail, band ispirate
ai Velvet Underground e cornice new wave. Non a
caso è una versione minimale di Hong Kong Garden
di Siouxsie ad aprire, scavalcata subito da una
rilettura solare e quasi glam (il sax di Gerd Duck) di
Sunday Morning. Quindi direzione Berlino con una
DI MAURIZIO BLATTO
RUMOREMAG.COM | 103
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VISIONI ESTATE 2020
“Cuore di tenebra”
DA 5 BLOODS – COME FRATELLI come una faccenda essenzialmente bianca. Senza contare i film
REGIA DI SPIKE LEE sulla sindrome da reduce come, nel migliore dei casi, Rambo o,
PIATTAFORMA: NETFLIX nel peggiore, i vari “filmacci” di Chuck Norris. E invece le truppe
USA, 2020 mobilitate nel Sudest asiatico erano quasi il 44% del totale. E,
ovviamente, se si considera il trattamento riservato loro sul
Spike Lee non perde tempo. Il suo film ci catapulta direttamente suolo statunitense, l’impossibilità di accedere a risorse e diritti,
nel cuore delle rivolte anti-Vietnam degli anni 60. Sfila subito l’asimmetria risulta a dir poco accecante. Reinventando Il Tesoro
Muhammad Ali che si rifiuta di indossare la divisa, la repressione Della Sierra Madre, il regista crea un film d’azione mozzafiato. Gli
della protesta e la musica di Marvin Gaye. Spike Lee parla al interpreti sono tutti in stato di grazia, le canzoni di Marvin Gaye
presente. Nessuna nostalgia dell’impegno politico vintage. La e Curtis Mayfield sono un colpo al cuore e Spike Lee dirige con
lotta è sotto gli occhi di tutti. Ancora una volta con precisione un senso musicale dell’immagine dalla precisione assoluta. Senza
assoluta, meteorologica per parafrasare Bob Dylan, il regista risparmiare critiche agli afroamericani repubblicani, affonda il
coglie la temperatura politica. Il film, infatti, è stato terminato suo film nelle lotte del presente inventandosi un finale retorico
poco prima che le morti di Ahmaud Arbery e George Floyd talmente gonfio di commozione da diventare altissima lirica.
facessero divampare ancora una volta la rabbia e la frustrazione. Senza ombra di dubbio uno dei migliori Spike Lee di sempre.
E ancora una volta Lee fa piazza pulita di pregiudizi e menzogne. GIONA A. NAZZARO
Anche capolavori come Apocalypse Now, Il Cacciatore o 100/100
Tornando A Casa hanno ritratto l’intervento militare in Vietnam
104 | RUMOREMAG.COM
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THE LIGHTHOUSE DOPPIA PELLE
REGIA DI ROBERT EGGERS REGIA DI QUENTIN DUPIEUX
PIATTAFORMA: CHILI, SKY, AMAZON PIATTAFORMA: SKY PRIMAFILA,
PRIME, ITUNES MIOCINEMA.IT
USA, 2019 FRANCIA, 2019
CASA GEORGETOWN
SHAKESPEARE REGIA DI CHRISTOPHE L’ALTRA METÀ
REGIA DI KENNETH WALTZ REGIA DI ALICE WU
BRANAGH PIATTAFORMA: PIATTAFORMA:
PIATTAFORMA: CHILI, CHILY, INFINITY, NETFLIX
RAKUTEN RAKUTEN USA, 2020
UK, 2017 USA, 2019
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VISIONI SERIE TV
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Musica
VISIONI ESPANSE
Cineobituary
LEWIS DEL MAR
Lennie Niehaus è stato una delle colonne portanti dell’orchestra di Stan Kenton e una Realizzato durante il lockdown di New
delle figure chiave della scena jazz della West Coast. Grande stilista del sax alto, vanta la York, il nuovo video di Lewis Del Mar
più lunga tenitura in casa Kenton prima di mettersi in proprio. Muove i primi passi nel si offre come una sorta di ipertesto di
campo del cinema al fianco di Jerry Fielding, occupandosi delle orchestrazioni. Dopo la un approccio avanguardistico che nelle
morte di Fielding, Niehaus inizia anche a comporre per il cinema. Con Clint Eastwood, pratiche del New American Cinema
noto appassionato di jazz, dà vita a un lunghissimo e fruttuoso sodalizio artistico. Fra trova le sue primissime formulazioni.
i film per i quali Niehaus compone le musiche figurano alcuni dei titoli più noti di Un approccio ibrido che coniuga
Eastwood come Il Cavaliere Pallido, Gunny, Bird, Cacciatore Bianco Cuore Nero, Gli le riprese di una Bolex manovrata
Spietati, Un Mondo Perfetto, I Ponti Di Madison County ma anche film meno noti come da un sistema motion control in un
Mezzanotte Nel Giardino Del Bene E Del Male e Corda Tesa (titolo eastwoodiano diretto appartamento sulle cui pareti scorrono
da Richard Tuggle). La presenza e l’importanza di Niehaus nell’entourage eastwoodiano le immagini in azione del duo. Lo
è paragonabile solo a quella del montatore Joel Cox o del direttore della fotografia Tom sguardo della macchina da presa
Stern. Esempio irripetibile di musicista dal gusto classico, elegante, ha saputo mettere viaggia letteralmente in una stanza
le sue idee musicali al servizio di un regista come Eastwood, che in fatto di musica ha come a evidenziare l’impossibilità
sempre avuto idee molto chiare. Lennie Niehaus, musicista, compositore e arrangiatore, di poter uscire da casa, piegando
è scomparso il 28 maggio scorso all’età di 90 anni. espressionisticamente le geometrie e
GIONA A. NAZZARO i volumi dell’appartamento. Gli effetti
time lapse segnalano il contrarsi
del tempo mentre i getti di colore, i
disegni e le forme astratte disegnate
direttamente sull’immagine, se da
MARIANNE & LEONARD un lato evocano lo stratificarsi della
WORDS OF LOVE percezione costretta in un luogo chiuso,
D E L ME S E DOGWOOF dall’altro richiamano chiaramente il
lavoro di Stan Brakhage. Restando sotto
Nick Broomfield regista documentario che i tre minuti il brano, che richiama alla
in passato ha scandagliato nella vita di Kurt memoria i Libertines, è un concentrato
Cobain (scontrandosi violentemente con di paranoia isolazionista con un gancio
Courtney Love), indagato sulla morte di chitarristico che resta subito nella
Notorious B.I.G. e Tupac Shakur (finendo nel memoria. Le immagini del video,
mirino della polizia statunitense) senza contare stando al racconto dei Rubberband
i vizi di Hollywood e il real crime, con questo (Simon Davis e Jason Filmore
biopic ammorbidisce i toni e si lascia andare Sondock), sono state realizzate nell’arco
a un’elegia del tempo passato a tratti persino di una sola ripresa durata 14 ore. Questa
lirica (anche se un certo sentimentalismo è contrazione del tempo del set in uno
sempre in agguato). Broomfield non racconta spazio limitato è un commento teorico
da archivista ma da coprotagonista. C’era sull’esperienza della quarantena in una
anche lui su quell’isola in Grecia mentre città come New York. I colori acidi e
Leonard s’innamorava di Marianne. Quindi il psichedelici, le immagini del duo come
film assume anche il sapore agrodolce di una una memoria lontana che riemerge
memoria condivisa, che ritorna dal passato carsicamente fra le pieghe delle storie
come mitologia da condividere. Inevitabilmente stratificate dell’appartamento, si
finisce per scorrere come in filigrana (o in condensano e raggrumano con la logica
controluce) la storia (e le utopie) di un’intera degli incubi. E non appena lo sguardo
generazione che sperava di riscrivere le leggi inizia a orientarsi, il clip giunge subito
del mondo. Sappiamo come è andata a finire alla fine. Pronto però per ricominciare
ma questo non significa che rivivere quei sogni un’altra volta. In una sorta di eterno
e quelle speranze non sia commovente. Per presente sempre uguale e diverso solo
coloro che amano Leonard Cohen (ma per nelle articolazioni mentali ossessive di
quelli che lo conoscono solo superficialmente) chi resta intrappolato fra le pareti di un
il film risulterà fatalmente irresistibile. appartamento.
GIONA A. NAZZARO GIONA A. NAZZARO
71/100 71/100
RUMOREMAG.COM | 107
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LETTURE ESTATE 2020
I CAMILLAS
MAURIZIO BLATTO LA STORIA DELLA MUSICA DEL FUTURO
STO ASCOLTANDO DEI DISCHI PEOPLE RECORDS
ADD
La musica raccontata da un futuro lontanissimo nel
Qualche settimana fa diverse persone hanno 2759, nel 3016 o nel 5500 – ma raccontata al passato
celebrato il 40esimo del concerto dei Clash a – che dalle penne dei Camillas (Mirko Bertuccioli e
Bologna, raccontando di come quella serata Vittorio Ondedei) sembra realizzabile. Personaggi,
li ha definiti come persone - prima ero una classifiche e strumenti musicali, o luoghi metareali e
cosa e poi ho capito cosa avrei fatto nella iperfantasticamente irreali. Sembra di cadere nel vortice
vita. L’epica del punk. Io ero piccolo, ma ho dell’incedere di Allen Ginsberg e del suo Urlo, ma scritto
comunque i miei momenti magici, le mie senza una trama da Marcovaldo che ascolta i Camillas.
sliding doors, la mia epica. È uguale a quella Gilberto Perù, Dino Gubìroli, Aldo Troppo e Pino Corallo
dei musicisti che se non avessero scoperto sono artisti vari ed eventuali che vi sembrerà di conoscere
l’hip hop ora sarebbero morti, o in prigione, da sempre. I luoghi sono spiagge di ghisa fresca, miniere di sugo, e poi
o morti in prigione. Ci piace pensare in questi c’è il Parlamento Sussidiario della Verticalità, le Poste Mentali, la Polizia
termini perché ci dà l’idea che la nostra vita Neoclassica, i magazzini del peccato, l’epoca del Suono Evoluto e del Suono
sia strutturata esattamente come certi dischi, Liberato. La Rivolta Dello Zuccherificio (Il Saggiatore, 2015) era una realtà
e siamo esigenti sul fatto che l’ultima traccia discografica avariata, ma questa è oltre facendo un salto indietro. Ora Mirko
sia un pezzo solenne e avvolgente con la coda aka Zagor Camillas non c’è più dal 14 aprile 2020. I Camillas però esistono:
rumorista. Solo che non va proprio così, disse nel libro, nella musica, nelle parole. Zagor sarà solo fermo nel 2759 ma adesso
il poeta. A un certo punto ti guardi indietro e mandiamo i “cani antiritardo” a riportarlo qui.
ti trovi nella spiacevole condizione di dover NICHOLAS DAVID ALTEA
mettere sulla bilancia migliaia di serate in cui 85/100
continui a trascinarti in qualche modo fuori
di casa per vedere l’ennesimo fricchettone
free folk finlandese, e le migliaia di sguardi di
non biasimo della tua consorte e i colleghi che
ti vedono arrivare sconvolto il giorno dopo GUIDO TASSINARI
e i parenti lontani che per natale ti regalano MA IN FONDO, DELLE NOTE, CHISSENEFREGA
la biografia dei Doors perché lui è quello che MELTEMI
ascolta dei dischi. Sto Ascoltando Dei Dischi.
Il resoconto proustiano di una vita passata ad Per chi sia (stato) un habitué di cortei e occupazioni
ascoltare la musica e a farla diventare grande soprattutto milanesi, gli Ottoni A Scoppio sono presenza
come la vita stessa, fino al punto in cui consueta e rumorosa. Nati 35 anni fa, sono briosamente
l’una e l’altra iniziano a collassare rendendo raccontati da un volto simbolo del gruppo, che ci conduce
impossibile al protagonista distinguerle. Un in un viaggio carico di incontri e scontri, superando i
calembour di psicosi, problemi familiari, confini lombardi per farsi ovunque testimonianza attiva.
incidenti diplomatici e tutto quello a cui Attraverso piccoli e intensi flash, Tassinari e la sua banda
potreste pensare: l’autobiografia di una ci portano i saluti di calibri come Primo Moroni o Dario
classe sociale i cui membri si riconoscono a Fo e Ivan della Mea - artisti che mai hanno dimenticato il
occhio nudo. Scritta, e come poteva essere senso sociale del proprio lavoro. I personaggi marginali
altrimenti, da Maurizio Blatto. Il quale completano il mosaico, dalla musicista di passaggio all’assessore urticante,
ovviamente leggerà questa recensione, da cui fino a quello che dà la barca a Medici Senza Frontiere; tra Famagosta/
il gusto perverso di chi scrive nel citare Max Zara, piazza Alimonda e la Berlino sbagliata, tra matrimoni di paese e
Pezzali, per il solo gusto di farlo incazzare. funerali di popolo, tra Brecht e Ederlezi, tra Viva La Pappa Col Pomodoro
Nessun rimpianto, nessun rimorso. Tutto e l’Internazionale, queste storie producono un desiderio altrettanto
torna sempre. spontaneo di fare scuola, nel senso più gratuito del termine, con la
FRANCESCO FARABEGOLI costruzione della Palestra di Musica Popolare per ragazzi: una prosecuzione
88/100 degna, perché il gioco continui.
FABIO STRIANI
75/100
108 | RUMOREMAG.COM
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LETTURE ESTATE 2020
UFPT
TRAP. STORIE DISTOPICHE DI UN FUTURO ASSENTE
AGENZIA X
LUCA VICINI
QUATTRO CORDE – PASSATO, PRESENTE,
FUTURO E SUBSONICA
CORBIN REIFF ARCANA
TOTAlL F*CKING GODHEAD
POST HILL PRESS Dopo Il Silenzio Tra Le Note (Ultra), dedicato al rapporto
tra musica e meditazione, il bassista torinese torna in
“Questa è la storia di Chris Cornell, libreria in versione autobiografica ma senza perdere di
raccontata nel modo più onesto, accurato ed vista quella dimensione spirituale, collocata a chiusura di
empatico possibile”. Scrivere una biografia ciascuno dei 12 capitoli intitolati come altrettante canzoni
nel mezzo di aspre battaglie legali per “eredità decisive per la formazione del musicista e dell’uomo
artistica”, quando testimonianze dirette e Luca. Ragazzo cresciuto in provincia, non è un dettaglio:
cruciali vengono meno e fiumi di documenti le birrerie marginali e i dischi tra i banchetti del mercato
finiti online lasciano presagire nuovi e più alimentare, l’immaginario metal, l’orto dei nonni e l’orgoglio di una terra,
oscuri risvolti, o è un atto di estremo coraggio la Valle di Susa, nota per le lotte partigiane e No TAV, sono componenti
o espressione di puro candore. Corbin Reiff decisive della narrazione. Un punto di vista oltretutto poco considerato
- firma di “Rolling Stone”, “Uproxx”, “Spin”, nella ricostruzione della vicenda di uno dei gruppi pop italiani di maggiori
“Complex”, “Washington Post” e “Seattle successo degli ultimi 25 anni. Il ritmo è all’altezza di un autore che lo vive
Times” nonché autore di Lighters In The Sky: quotidianamente per mestiere e con passione, qualche ripetizione indica che
The All-Time Greatest Concerts 1960–2016 forse si poteva lavorare ancora un po’ sull’editing, mentre il sommario vale
(Lesser Gods, 2017) - sembra trovarsi a una playlist, da Cocciante agli U2 passando per Massive Attack, Battiato e
suo agio sul confine tra i due estremi. Total Prodigy senza obblighi cronologici.
F*cking Godhead, con quel titolo preso a PAOLO FERRARI
prestito dalla penna di un Bruce Pavitt a corto
di superlativi assoluti per descrivere la prima 66/100
esibizione dei Soundgarden in quartetto a
metà anni 80, è un atto d’amore. Un inno,
il primo, ben costruito e documentato (con
un debito nei confronti di Everybody Loves MASSIMO ZAMBONI
Our Town: An Oral History Of Grunge di CATERINA ZAMBONI RUSSIA
Mark Yarm), riverente e in qualche punto LA MACCHIA MONGOLICA
leggermente sbavato, a Chris Cornell l’artista, BALDINI & CASTOLDI
la voce elastica che scalava ottave e imbastiva
immagini di oscuro surrealismo, la rockstar “I Mongoli nascono portando sulla pelle una macchia
atipica che viaggiava leggera e preferiva azzurra, segno dell’unione divina di un lupo azzurro
l’ironia tagliente alla polemica. Ed è la con una cerva fulva. … Il piccolo livido ci ha condotto
celebrazione di una comunità artistica, quella là dove dovevamo arrivare, legandoci a una terra, la
della Seattle degli anni 80 e 90, che ti forgia Mongolia”, recita la voce di Zamboni nel trailer del film
e rimane dentro anche quando subentra il di Piergiorgio Casotti; ché è anche un film, con tanto di
bisogno di esplorare altri orizzonti, formare colonna sonora. Quella macchia che sua figlia Caterina,
altre band (Audioslave), percorrere altre nata due anni dopo il viaggio intrapreso dai CSI che si
strade, anche impervie (una su tutte, la fase tradusse in Tabula Rasa Elettrificata, portava in eredità su di sé appena
Scream), cercando di saziare la fame creativa nata, a tatuarne le radici, a delinearne le generalità. Qui nelle prime 140
e tenere a bada antichi demoni. Di questi e pagine il nostro ripercorre, editandole e snellendole, quelle del libro In
dell’uomo che li ha combattuti fino alla resa, Mongolia In Retromarcia, nel quale descriveva il viaggio affrontato coi suoi
nel tragico finale di partita in un albergo sodali di band nel ‘96. La seconda parte è invece dedicata al racconto delle
di Detroit il 18 maggio 2017, Reiff tuttavia nuove gesta: 20 anni dopo, Massimo è ripartito con la moglie e la 18enne
dà solo un abbozzo, lasciando numerosi Caterina. Del padre le doti narrative sono note, della figlia le si scopre oggi.
interrogativi e un senso di incompiuto. Un Con piglio quasi documentaristico e indole profonda e riflessiva, descrive
giorno, forse, passata la tempesta giudiziaria, quel ritorno reale e interiore con carattere e dimestichezza.
BARBARA SANTI
qualcuno li racconterà.
DANIELA LIUCCI 80/100
66/100
RUMOREMAG.COM | 109
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LETTURE EXTRA ESTATE 2020
GLEZÖS
ZENGA E I SUOI FRATELLI. MILANO,
INTER E PERIFERIA ANNI SETTANTA
INDISCRETO
STEPHEN MARKLEY
JOHN DARNIELLE OHIO
MASTER OF REALITY EINAUDI
MINIMUM FAX
Quattro compagni di liceo si ritrovano da adulti
Aprile 2008. Bloomsbury inaugura la nuova nell'immaginaria cittadina natale di New Canaan, in
collana 33⅓, libri brevi dedicati a raccontare Ohio, per dare l'estremo saluto all'amico Rick, morto
il proprio album del cuore. John Darnielle da soldato in Iraq in circostanze - scopriremo poi - non
(fondatore e per molti anni unico membro dei troppo gloriose. Bill ha disconosciuto il suo passato di
Mountain Goats) compone ballate lo-fi ma ha eroe sportivo ed è un attivista deluso con la passione per
la passione per la scrittura, con cui esorcizza l'alcol; Dan ha perduto un occhio in guerra ma mantenuto
i demoni di un'adolescenza burrascosa la stessa pura intransigenza che lo rendeva un emarginato
trascorsa tra metanfetamine e le attenzioni sociale da ragazzo. Stacey è un'accademica in carriera
violente di un patrigno troppo amante del che è riuscita a dichiarare la propria omosessualità solo
wrestling. Il suo debutto alla narrativa fuori dal bigottismo della famiglia. Provata dalle violenze
comincia così: con un saggio musicale che si dell'ex fidanzato, Tina è tornata in città col solo scopo di pareggiare i conti.
trasforma in un esperimento di autofiction. Il quasi esordiente Stephen Markley (qualche reportage di viaggio all'attivo e
Roger è un giovane fan dei Black Sabbath un libro nel 2010, Publish This Book, in cui tautologicamente racconta come
che gli somiglia moltissimo - intelligenza sia arrivato alla pubblicazione) ambisce senza mezzi termini a comporre
vivace e rabbiosa, disturbi dell'umore, la il Grande Romanzo Americano mettendo insieme disagio emotivo, una
predilezione per gli oscuri mondi di sangue sottotrama thriller e descrizioni strazianti della decadenza umana e materiale
orchestrati come un cacofonico carrozzone nelle province "di ruggine" tanto devote a Trump. Molta tecnica, molta
delle meraviglie da Ozzy Osbourne e soci, in materia, molta convinzione. Un vago senso di artificio.
cui è facile trovare "pace e felicità mentre fai CLAUDIA BONADONNA
una lista di tutte le cose sbagliate nel mondo, 71/100
e strizzi gli occhi cercando di immaginare
un modo per uscirne". Tra i muri stringenti
dell'istituto di igiene mentale in cui è
ricoverato (da ragazzo Darnielle ha lavorato MICHAEL PALIN
come assistente in una clinica psichiatrica), IL MISTERO DELL'EREBUS
Roger prova a spiegare al terapista che gli ha NERI POZZA
tolto il conforto del walkman perché l'ascolto
di Master Of Reality è così fondamentale Nel maggio 1845 le due navi di punta della Marina Reale
e salvifico. "Se ti metti le cuffie e ascolti i Britannica, le bombarde Erebus e Terror, salpano dalle
Black Sabbath senti davvero di che cosa coste del Kent per i ghiacci dell'Artico alla ricerca del
parlo: la pesantezza e le crisi spastiche… È mitologico Passaggio a Nord Ovest. Dopo due inverni
per questo che non ci facevate ascoltare la intrappolati nel pack, i 129 uomini dell'impresa tentano
musica in ospedale?". Dieci anni di appunti una traversata a piedi morendo tutti di fame e di stenti al
scritti con furia sul diario che lo psicologo largo dell'isola di Re William. La Storia, le leggende e le
Gary lo costringe a tenere ci raccontano il suo canzoni la ricorderanno come la spedizione perduta del
percorso di formazione verso la normalità Capitano John Franklin. Dan Simmons ne trarrà un best
dell'età adulta. Una normalità appresa ma mai seller con sfumature horror, Ridley Scott la splendida
del tutto pacificata. Perché dentro il teatro serie TV The Terror. Una vicenda dal fascino imperituro
ridicolo del metal (che Darnielle affronta con e terribile, di cui stavolta si fa narratore speciale Sir Michael Palin, membro
rigore analitico e poesia) c'è ancora la spinta fondatore dei Monty Python e viaggiatore internazionale celebre per i
irredimibile della passione. C'è il conforto e la reportage televisivi della serie Great Railway Journeys. Appassionato di storia
resistenza. La certezza che quel riff di chitarra della navigazione e delle esplorazioni polari (un suo grande successo degli anni
dritto, esagerato, "semplice e violento come 90 è stato il ciclo di documentari della BBC Pole To Pole), ricostruisce la tragica
una spada o anche un grosso sasso" dica avventura incrociando i diari di bordo ufficiali con le lettere private dei membri
ancora molto di te. dell’equipaggio. Ne esce una storia scrupolosa, brillante, ma anche molto
CLAUDIA BONADONNA interiore. Ricco e dettagliatissimo il corollario di mappe e foto d'epoca.
76/100 CLAUDIA BONADONNA
79/100
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FUMETTI ESTATE 2020
La società dell’efficienza e della presenza Descender è morto! Lunga vita a Descender! Ma poi,
produce un surplus di stress e disequilibri la storia narrata da Jeff Lemire e meravigliosamente
mentali tali che solo negli ultimi anni si è illustrata da Dustin Nguyen è davvero finita? Pare
iniziato ad affrontarlo con l’attenzione che proprio di no visto che prosegue con il sequel,
merita. L’ottimo volume di Hartley Lyn, ambientato dieci anni dopo, Ascender. Ma è della prima
attraverso una disposizione apparentemente avventura dell’androide Tim e soci che vogliamo parlare,
classica delle tavole e un tratto preciso, orientandoci verso la sua conclusione: diciamolo subito,
riesce a mettere in scena un ecosistema le premesse dell’opera facevano presagire un finale
disfunzionale nel quale s’intrecciano migliore, non tanto come dipanazione della trama, ma
pressioni professionali e frustrazioni proprio in seno alla natura dell’opera. La fantascienza
individuali. L’autrice, piuttosto che inseguire molto spielberghiana di Lemire funziona fino a un certo punto, perdendo
facili situazioni già sperimentate, sceglie pagina dopo pagina la natura malinconica e ispirata degli inizi e rendendo
un approccio da romanzo. Un insieme di la storia, a bocce ferme, un buon – talvolta anche buonissimo - prodotto ma
voci e situazioni che ruotano intorno alla nulla più. L’inserimento corposo di elementi magici e fantasy fa da antipasto
protagonista, evocate con un tratto chiaro il agli sviluppi del sequel, sperando di ritrovare ancora gli acquerelli maestosi
cui corrispondente letterario ci sembra che di Nguyen e un Lemire più coinvolto e che voglia mettere a disposizione
potrebbe essere rinvenuto in certe pagine tutto il suo enorme talento.
di Joan Didion, Jay McInerney, Tama STEFANO FANTI
Janowitz o Davide Leavitt. L’autrice evita 73/100
anche l’altra grande tentazione del momento,
ossia scansionare gli accadimenti come se
si trattasse di scrivere uno storyboard per
una serie TV. Come La Gente Normale,
nel suo approccio realistico, s’inoltra in un OMBELICO INFINITO
territorio dominato da angosce e paure che DI D. SHAW
finiscono per dare corpo a una percezione COCONINO PRESS
completamente nuova di mondi e situazioni
dati forse troppo facilmente per scontati. “E tu invece? Ci vai alle feste?”. “No. Mi piace parlare
Il libro si legge con grande piacere e si con una persona alla volta”. In questo scambio
apprezzano i dettagli che l’autrice inserisce tra Maggie Loony, la nonna, e Jill, la sedicenne
nell’architettura del racconto. Il rapporto fra nipote, troviamo uno dei tanti risvolti centrati – la
le situazioni ambientali (gli appartamenti, comunicazione e l’incomunicabilità in questo caso -
lo spazio del lavoro) e il vuoto circostante dell’opera del bravissimo Dash Shaw (autore anche
è senz’altro una delle intuizioni portanti dell’ottimo Cosplayers che trattammo qualche tempo
del libro. In termini cinematografici, Come fa). Una storia famigliare, una storia di generazioni a
La Gente Normale ricorda Mike Nichols. confronto, una storia di nevrosi e ossessioni, misteri e
L’attenzione verso le problematiche della leggerezza, di umani al cospetto della vita. Dopo più di 700 pagine in cui
classe media (e di chi aspira a farne parte) seguiamo le vicende della famiglia, i cui membri sono guidati dal tormento
è raccontata con partecipazione critica, e dagli interrogativi, ne ricaviamo un quadro sulla natura umana lucido e
ironia mai cattiva e sguardo documentario, perturbante, semplice ma non banale e capace di scavare, anche solo con
osservazionale. Come La Gente Normale è un paio di tavole o uno scambio di battute, nel mistero dei rapporti umani.
senz’altro una lettura che merita attenzione. Celato come due genitori ultrasettantenni che divorziano, o un fugace
GIONA A. NAZZARO amore nato e morto tanto dalla solitudine quanto dalla giovinezza. Un’opera
93/100 formidabile.
STEFANO FANTI
90/100
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A CURA DI
BANDALARGA AVANTI O INDIETRO S ERG IO MES S IN A
letto ri@sergio m essina . c om
AVANTI
O INDIETRO
Come se non bastassero quelle oggi in atto, che consiste anche nel io non ho niente contro le biciclette
che abbiamo già, ogni anno si migliorare l'assistenza sanitaria, o le mele del vicino (che compro
aggiungono nuove ragioni per fare garantire a tutti il diritto alla scuola, di frequente). Però francamente
più attenzione all'ambiente. Il a sognare una vita migliore, ecc. pensare che per avere una T-shirt
cambiamento climatico, l'estinzione Dentro questa idea di progresso ce debba recarmi in un campo di
di massa e adesso i nuovi virus, n'è un'altra, che pure ci accompagna cotone, o che il perimetro dei miei
legati alla prossimità forzata dall'inizio: lo sfruttamento delle viaggi vada circoscritto a luoghi
tra "natura selvaggia", animali risorse naturali per produrre energia raggiungibili camminando, mi
domestici e uomo. La gente perlopiù e beni - cosa che pure facciamo noi, sembra delirante. Non solo mi pare
ha capito che c'è bisogno di una ma non gli animali. Naturalmente si una logica impossibile, ma va contro
svolta, e in molti hanno cambiato è trattato di un processo lentissimo, un elemento essenziale di quello che
abitudini anche molto radicate per per secoli quasi impercettibile; ci rende Sapiens: la cultura, e quindi
rispettare maggiormente l'ambiente. però la storia del nostro progresso è il progresso.
Mi sembra tutto ottimo, dai legata a doppio filo allo sfruttamento
sacrosanti portacenere portatili alle dell'ambiente. Soltanto negli Che a me piace molto. Quindi,
bottiglie di metallo - e pure io faccio ultimi 60/70 anni si è iniziato a invece che abolire le automobili ne
quello che posso. Noto però due avere coscienza diffusa dell'entità voglio di immensamente migliori,
scuole di pensiero su questo tema. abnorme di questo sfruttamento, e possibilmente perfette. Pretendo
Mi sembrano filosofie interessanti, e ancora oggi ci sono molte resistenze fibre che non inquinano, prodotte
vorrei spiegare come mai preferisco a riconoscerlo proprio in nome del nel rispetto dei diritti umani da
l’una all'altra. progresso. gente che ci mantiene la famiglia,
e vendute a un prezzo equo (cioè
Se guardo alla storia di noi Sapiens Oggi quasi tutti concordano che non 1.99). Tecnologie interamente
come specie, una cosa salta qualcosa è andato storto, che riciclabili, un'industria della carne
all'occhio: sembrerebbe che nel abbiamo esagerato, che bisogna sensata e compassionevole e delle
momento in cui diventiamo Sapiens cambiare registro. Ma qui le opinioni sneaker che dopo 5 anni diventano
iniziamo a distaccarci dalla natura, si biforcano. C'è chi sostiene che concime per piante grasse. Aerei
e poi a controllarla. Dalla palafitta al bisogna guardare al passato, che così personali ad acqua, velocissimi e
vestiario, gli attrezzi, l'agricoltura, è troppo e che è ora di "tornare alla silenziosi, coi quali andare a cena
la pastorizia, il linguaggio, il fuoco natura". Basta con le automobili, in Tibet. Insomma voglio il futuro,
mi sembrano tutti segnali di un tutti in bicicletta (cioè torniamo non un passato indistinto nel quale
progresso che vuol dire anche agli anni '30 del '900), stop ai a Piazza Duomo ci cresce il grano e
separazione, distacco, superamento camion, mangiamo la frutta solo a mi tocca usare solo caraffe di coccio:
della condizione naturale: a un Km 0 (cioè l'800), comprare carne io esigo una plastica meravigliosa,
gorilla non serve nessuna di quelle è infame, nutriamoci a ceci (pre estratta dalle foglie secche, che piace
invenzioni. Dalla prima preistoria Homo Erectus). Le fibre sintetiche a delfini, pinguini, grandi e piccini.
fino a oggi, la traiettoria del genere inquinano (verissimo), torniamo alla Insomma il progresso: un progresso
umano ha avuto una singola filanda (circa 1800). Gli aerei non molto più cosciente di quello che
direzione che abbiamo chiamato ne parliamo proprio, navighiamo a stiamo praticando - ma sempre
progresso. Un processo ancora vela (prima del 1801). Intendiamoci, guardando avanti.
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DIEGO BALLANI
.
I TA L I A
S OT T E R R A N E A
C L A S S I C I DA S CO P R I R E
TERZA PARTE: ANNI ZERO E 10
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Volume 7
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50 + 50 ITALIA SOTTERRANEA - TERZA PARTE
LE GUIDE PRATICHE DI RUMORE
1 1 50 + 50: I DI SCHI
65 EX T R A: GLI A LT RI 50
77 B IB LI OGRA FI A
PER RUMORE:
Direttore responsabile: Marco De Crescenzo
Direttore editoriale: Rossano Lo Mele
Coordinamento redazionale: Alessandro Besselva Averame
Direttore artistico: Stefano Manzi
PER LA GUIDA:
Concept: Rossano Lo Mele
Progetto grafico: Sericraft Lab
Editing: Alessandro Besselva Averame
DIEGO BALLANI (La Spezia, 1973) è stato redattore e collaboratore di numerosi magazine musicali
come “Freak Out”, “Zero”, “MusicBoom”, “SentireAscoltare”, “Sottoterra”. Nel 2013 è stato pubblicato da
Arcana il suo libro dal titolo The Smiths. A Murderous Desire. Dal 2006 scrive per “Rumore”,
per il quale ha curato sei guide.
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"Stop me of you think you've heard this one before", dicevano
gli Smiths. Una espressione che mi gira in testa da quando ho
iniziato a ragionare sul filo conduttore che lega i titoli di questo
volume. Nel nostro caso il “già sentito” corrisponde a tutte le
IN TR OD UZI O NE
considerazioni sul modo in cui, negli ultimi 20 anni, la tecnologia
è entrata a gamba tesa nella storia del pop. Un discorso che
abbiamo già affrontato in altre sedi, come lo hanno fatto
commentatori ben più preparati del sottoscritto. Pertanto, anche
se qui non possiamo sottrarci, proveremo a farlo cercando di
capire se in questo processo c'è stata una specificità tutta italiana.
Ricordate? Eravamo rimasti al grande lavoro fatto da quella generazione di artisti underground
che aveva iniziato a muovere i primi passi negli anni 80. Quella dei Litfiba, degli Afterhours e
dei Bluvertigo i quali, tempo qualche anno, avremmo ritrovato fra gli opinionisti dei talk show
o i giudici dei talent. Sono quelli che già nei primi anni 2000 godono dello status di intoccabili,
che hanno dimostrato come fosse possibile arrivare in superficie partendo dal basso, giocando
secondo le proprie regole. Solo che, già nei tardi ‘90, quelle regole stavano cambiando.
Un’epoca si chiudeva, proprio mentre i CSI arrivavano al primo posto della classifica. A quel
punto stava già iniziando una nuova storia, la cui evidenza apparve solo quando la diffusione
di Internet nel nostro paese raggiunse la massa critica. Se ancora alla fine degli anni 90 si
registrava un certo ritardo fra la nascita di un fenomeno musicale negli USA (o in Inghilterra) e
la sua assimilazione nel Belpaese, già nei primi anni 2000 il gap viene sostanzialmente colmato,
mentre la possibilità di limitare i costi permette, a un mercato strutturalmente povero come il
nostro, di limare le differenze con le produzioni anglosassoni.
A proposito di etichette: sono loro le vere protagoniste di questo evo di transizione. Ne nascono
in continuazione e organizzano la loro platea attraverso le webzine, i forum, i blog e MySpace.
È questa rete nella Rete a costituire il brodo di coltura del nuovo underground. Anche perché
quello che era stato un importante laboratorio culturale nel corso degli anni 80 e 90 (il centro
sociale) viene progressivamente a mancare (per fenomeni che non staremo a indagare ma che
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culminano nel G8 del 2001, con la sua coda di sgomberi e generale demonizzazione della cultura
antagonista). In compenso assistiamo alla fioritura del festival, il vero rito collettivo attraverso
cui una nuova cultura “alternativa” celebra se stessa. Fra questi ce n’è uno in particolare. È il
milanese MI AMI, organizzato dal web magazine “Rockit” e interamente dedicato agli artisti
italiani. Dal 2005 costituisce una vetrina aggiornata sui fenomeni più rilevanti che movimentano
l’underground. È proprio in un festival come il MI AMI che si sperimenta il cambio di sensibilità
degli anni 10. Quello che dal DIY un po’ ingenuo e frastagliato dell’italo indie volge verso
qualcosa di più definito e omogeneo.
È la nascita dell'Itpop, un monogenere che unisce tendenze wave, residui emo, effusioni
blandamente hip hop (e, sul finire del decennio, trap) a un desiderio di riconoscersi nel canzoniere
maggiore della nostra tradizione. È la versione italiana di quell’annullamento dei confini fra pop
e indie che ha dominato la discografia mondiale e che dalle nostre parti è passato attraverso
l’assimilazione di influenze (chi ha detto Max Pezzali?) nei confronti delle quali l’underground
degli anni 90 si era manifestato come naturale antitesi. Questa nuova ondata di artisti utilizza
canali che prima non esistevano e che spesso prescindono da vecchi mezzi come radio e TV;
sviluppa codici e linguaggi che per la prima volta dopo decenni sono preclusi a chi non ne
fa parte. Si tratta di una generazione che di sentirsi chiamare indie non ha più voglia, le cui
legittime aspirazioni sono in qualche caso suffragate da un genuino talento.
Il rischio semmai è di identificare l’Itpop come l’unico attore nel panorama musicale degli anni
10. Ovviamente non è così. Al di sotto si muove un universo di progetti che cerca sempre più il
contatto diretto con l'ascoltatore. Spesso impegnati in un rapporto complesso con le esperienze
più laterali del patrimonio nazionale, che permette loro di sperimentare interessanti soluzioni
sonore.
Una cosa però resta da chiarire, ed è se abbia ancora un senso parlare di artisti di culto all’alba
degli anni 20, in un panorama caratterizzato dal proliferare incontrollato di microscene e
autoproduzioni. Salvo poche eccezioni i titoli qui elencati sono stati discussi, valutati, adorati/
biasimati in una nicchia di riferimento che oggi non ha più confini. In questo contesto selezionare
una lista di titoli diventa operazione velleitaria. Ne abbiamo scelti 100, ma se ne sarebbero
potuti segnalare dieci volte tanti. Abbiate pertanto la pazienza di seguirmi in un percorso che,
più dei precedenti volumi, è squisitamente arbitrario, ma punta a rappresentare una chiave di
lettura coerente su quanto di meglio è stato prodotto appena sotto la superficie della nostra
discografia maggiore.
Buona lettura!
DIEGO BALLANI
PS: Ancora una volta i ringraziamenti di rito vanno a Rossano Lo Mele per avermi coinvolto in
questo progetto e ad Alessandro Besselva Averame per la pazienza dimostrata in fase di editing.
Questa volta un contributo essenziale mi è stato dato da Marco Pecorari, che mi ha fornito la
mappa necessaria per uscire da questo impiccio. A tutti loro va il mio grazie sincero.
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I CINQUANTA DISCHI
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3/4HADBEENELIMINATED A Year Of The Aural Gauge Operation 2005
3/4HADBEENELIMINATED
A Year Of The Aural Gauge Operation
Häpna, 2005
S
tefano Pilia e Claudio Rocchetti, più recentemente visti collaborare nel progetto tribal/
psichedelico In Zaire, sono artisti che hanno saputo sviluppare paradigmi sonori
distintivi. Mentre lo studio sulla chitarra del primo ha prodotto capolavori come l’elegia
prewar folk di Blind Sun New Century Christology ed è stato portato in ambiti più
schiettamente rock, grazie al contributo del musicista a Massimo Volume e Afterhours, Rocchetti
ha operato nell’universo della manipolazione di fonti registrate, applicando le proprie abilità nel
campo della video art e delle arti performative. Per entrambi il progetto 3/4HadBeenEliminated
(collettivo di cui facevano parte anche il batterista Toni Arrabito e il compositore Valerio Tricoli) ha
rappresentato il luogo in cui permettere a intuizioni già manifestate nei rispettivi percorsi solisti di
trovare un punto di ricaduta avant rock. Sono sei gli album pubblicati dal progetto fino al 2010, per
altrettante etichette di confine come Die Satchel e Black Truffle, sei lavori in cui improvvisazione e
post produzione si intersecano, dando vita ad architetture sonore immersive. Fra tutti, A Year Of The
Aural Gauge Operation è quello che risente maggiormente di un afflato ambientale. Una raccolta di
textures elettroacustiche, drones folk e scomposizioni ritmiche che dialogano con un ecosistema di
field recordings dando vita ad una ambient organica, dalla grande potenza narrativa. Il risultato è
l’equivalente sonoro di un paesaggio immerso nelle nebbie, dal quale affiorano figure che riusciamo
a cogliere all'angolo del campo visivo; fantasmi che si finisce per percepire più che ascoltare, ma
con cui ci si riesce a relazionare grazie alla presenza di elementi familiari. Si tratta di un lavoro che
sta nell'area grigia situata fra installazione sonora e post rock, un tentativo riuscito di aggiornare
tutta quella tradizione musicale in bilico fra sperimentazione e velleità popolari.
Un brano: Widower
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2011 AA.VV. Borgata Boredom – Music And Noises From Roma Est
AA.VV.
Borgata Boredom – Music And Noises From Roma Est
NO=FI Recordings, 2011
R
oma Est, all'inizio degli anni 10, era il polo europeo di una confraternita rumorista che
attraversava l'Atlantico e faceva tappa nella Brooklyn di Woodsist e Capture Tracks,
nella San Diego di Zoo Music e Art Fag e nella Chicago della Hozac. Era l'America dello
shitgaze (o weird garage): un universo di sonorità lo-fi, melodie elementari e songwriting
istintivo che dava vita ad una massa critica assai più rilevante delle sigle che lo componevano.
Esattamente quello che succedeva dalle parti di Centocelle, di Torpignattara e del Pigneto, dove si
era insediato un laboratorio culturale nel quale agivano band e musicisti, si pubblicavano fanzine
e si faceva cultura. Due circoli ARCI della zona (il Dal Verme e il Fanfulla) aprivano i loro palchi a
band locali, agevolando la collaborazione fra artisti e la nascita di una vera e propria scena che a
un certo punto qualcuno aveva soprannominato Borgata Boredom. Il nome era piaciuto così tanto ai
protagonisti da decidere di adottarlo per una storica serata organizzata al Circolo Degli Artisti e per un
vinile che fotografava, una volta per tutte, quella galassia sonora. Un magmatico ribollire di elettricità
contundente, sbilenca sensibilità folk e elettronica minimale organizzata nel modo più sporco, rumoroso
e approssimativo. Non avrebbe potuto esserci un modo più entusiasmante e vitale di dare il via a un
decennio per il resto destinato a perdersi nei meandri della nostalgia e nel manierismo. Band come
Hiroshima Rocks Around, Capputtini ‘I Lignu e Trans Upper Egypt non erano solo l'equivalente nostrano
di formazioni come Psychedelic Horseshit, Sic Alps e Blank Dogs. Con il loro garage rock destrutturato,
i suoni ipnotici e il post punk marcescente erano alfieri di una specificità artistica destinata a sfociare
nella cosiddetta Italian Occult Psychedelia e, più in superficie, a influenzare pure personaggi come
Calcutta, a suo modo frutto di quell'ambiente refrattario a ogni formalismo.
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AL DOUM & THE FARYDS Cosmic Love 2014
S
ono quattro gli album pubblicati fin qui dall'ensemble di Davide Domenichini. Quattro
lavori con una precisa identità, capitoli di un evoluzione che li ha visti passare dalla
trance etnopsichedelica dell'omonimo esordio alla frenesia afrobeat del più recente
Spirit Rejoin, il disco che nel 2018 ne ha imposto il nome al di fuori dall'Italia. In mezzo
ci sono stati l'acclamato Positive Force e soprattutto questo Cosmic Love, che più di ogni altro li
ha fotografati nel passaggio dall'originaria ispirazione lisergico/contemplativa a una dimensione
più ritmica e corale, dove a farla da padrone sono i suoni della tradizione africana e mediorientale
opportunamente inaciditi da wah wah e Fender Rhodes. Ogni traccia rappresenta il trionfo di quella
visione utopistica, comunitaria e pan-etnica che aveva ispirato il krautrock tribale degli Embryo, il
free jazz antropologico della Third Ear Band e la world music ambientale degli Aktuala. Il paragone
con il collettivo Walter Maioli è quello che ritorna più spesso: non tanto perché guardandoli in foto
sembrano appena usciti dalla stessa comune di via Ripamonti ma, piuttosto, perché nelle morbide
improvvisazioni di Faradise si respira la stessa atmosfera mistica, lo stesso minimalismo che unisce
il folklore di Medio ed Estremo Oriente in una ritualità ancestrale ed ecumenica. Landed, fra drones
di sitar, rintocchi di conga e inebrianti fumi esotici, evoca lo stesso brodo primordiale di formazioni
avant-garde come i N.A.D.M.A.; mentre nei fiati dilatati di Harappa e nelle poliritmie della title
track si avvertono echi del jazz spirituale di Don Cherry e Pharoah Sanders. Complesso, denso di
riferimenti ma sempre animato da urgenza creativa e tensione positiva, Cosmic Love è ideale per
avvicinarsi alla discografia del collettivo. Un lavoro di purezza incontaminata, per il modo in cui si
abbevera all’amorevole fonte che sta alla base di tutte le tradizioni.
Un brano: Faradise
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2005 ALLUN On It Sed
ALLUN
On It Sed
Bar La Muerte, 2005
L
e Allun sono state uno dei primi progetti con cui Stefania Pedretti ha potuto mettere a
punto il suo originale approccio all'arte performativa. All’epoca già attiva come ?Alos,
Pedretti era alla guida di questo ensemble di non musiciste formatosi alla fine degli anni
90 intorno al centro sociale La Sede di Vigevano. Il materiale prodotto fino al 2005 (tre
dischi, più svariati EP e CD-R) è la trasposizione sonora delle loro performance allucinate: una sinistra
forma di improvvisazione radicale, un po' No wave, un po' avanguardia Dada, un po' provocazione
spiccia. Sul palco il collettivo arrivò a comprendere anche dieci elementi, impegnati a percuotere,
pizzicare e soffiare dentro a tutto ciò che potesse produrre rumore. Le Allun mettevano in scena
allucinanti sketch in cui gli elettrodomestici venivano suonati come strumenti e si allestivano "sfilate"
che sembravano suggerire una critica sociale di matrice neofemminista. On It Sed usciva nel 2005 e
veniva descritto come il “kolossal” della band, che in quel momento, oltre alla Pedretti, comprendeva
Natalia Saurin. Alle due si univano anche il gruppo elettronico AO34 e Mae Starr dell’ensemble
impro jazz Rollerball. Accompagnato dal video di Due Bambine Nel Bosco (nursery rhyme brutalizzata
da agghiaccianti rumorismi e sprazzi free) il disco indugiava sul lato più disturbante dell’inconscio
infantile e sul suo rimosso di angosce ancestrali, risultando in qualche modo più accessibile dei
lavori che lo avevano preceduto. Specie quando Mae Starr aggiungeva composte note di pianoforte
al delirio ludico di !otnemidart facendo del brano il momento più musicale di tutta la discografia delle
Allun. Al centro del lavoro, tuttavia, stavano i dieci movimenti di Le Belle Addormentate che, fra sbuffi
elettronici, suoni acquatici, spezzoni radiofonici, vocalizzi preverbali e assoli di pistole giocattolo
forniva il testamento definitivo di quello sconvolgente teatrino dell’assurdo.
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ALTRO Prodotto 2004
ALTRO
Prodotto
Love Boat, 2004/2015
N
el caso degli Altro prediligere un album specifico diventa un'operazione velleitaria,
tanto la discografia del terzetto pesarese può essere letta come un unico lungo
flusso di coscienza. Peraltro, se ancora utilizzassimo le cassette, basterebbe poco
più di una C90 per contenere i quattro album pubblicati fin qui. Stiamo parlando
di oltre 20 anni di attività, ma anche di una band votata all'understatement più radicale, nella
quale nulla (o quasi) finisce per interferire con l'aspetto artistico. Gli Altro fanno dischi quando
ne sentono l'esigenza, realizzano album con titoli anonimi che sono autentici blitzkrieg musicali:
si colpisce con scaltrezza, si fa il massimo del danno emotivo e si ritorna nell'oscurità da dove si
è venuti. Ci si rivede fra qualche anno. Quando? Non è dato saperlo. Al punto che imbattersi in
loro può essere questione di fortuna. Più facile conoscerli se si è pratici dell'opera di Alessandro
Baronciani, che degli Altro è voce e chitarra (e la cui matita è ben nota ai lettori di “Rumore”). Dal
'96 il gruppo produce musica che sembra la versione sonora delle sue ragazze stilizzate, ispirata
dallo stesso istintivo romanticismo. Prodotto è il loro secondo album e lo scegliamo perché, oltre
a essere prodotto da Bugo, contiene quella che personalmente considero la loro canzone migliore.
Si tratta di Rumba, che non solo cita gli Wire nel titolo ma avrebbe persino fatto la sua bella figura
su Pink Flag. Con gli Altro la frenesia declamatoria dell’underground italiano incontra l'uggia del
post punk inglese e la furia minimalista dell’hardcore americano. Poco importa che la narrativa
sia criptica e (come tutto il resto) punti a soddisfare unicamente l'esigenza dei sui autori. È facile
specchiarsi in quei brani. Soprattutto se si è cresciuti nella provincia italiana e si è coltivata una
irrequietezza sempre difficile da tradurre a parole.
Un brano: Rumba
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2005 AMARI Grand Master Mogol
AMARI
Grand Master Mogol
Riotmaker, 2005
S
e c'è una cosa che si può imputare agli Amari è quella di aver dato la stura a quel
neocantautorato obliquo e a quell'ironia nerd che negli anni successivi sarebbero
diventati cliché dell'italo indie. Ovviamente il problema è dei pallidi imitatori,
non certo di un album che, col senno di poi, è facile riconoscere come uno dei più
importanti del decennio. Un lavoro che mostrava come si potesse venire a patti con la tradizione pop,
contaminandola con linguaggi presi in prestito dall'underground a stelle e strisce e con l'estetica di
chi è cresciuto a pane e videogame. Poi, naturalmente, c'era il discorso dell'hip hop. Che quest'ultimo
sia uno dei generi più versatili e contaminabili in Italia viene ribadito all'inizio del secolo dalla
Riotmaker, label friulana che sulla scia dell'americana Anticon sembra voler contravvenire a tutti i
luoghi comuni che da sempre affliggono il mondo del rap. Gli album di Amari, Fare Soldi e Scuola
Furano hanno basi costruite con glitch elettronici, distorsioni elettriche e groove lo-fi. Il tutto
assemblato con spirito DIY e condito con testi che alla retorica dell'hip hop prediligono concetti più
astratti, giocosi ed evocativi. Fra i vari progetti di casa Riotmaker gli Amari sono quelli che più di
ogni altro tradiscono l’amore per l’opera di Lucio Battisti, ribadita prepotentemente nel loro secondo
album. Grand Master Mogol non è solo un omaggio al paroliere più famoso della canzone tricolore: si
tratta di un disco che ha l'ambizione di rinfrescare le stanze del pop italiano, con melodie cristalline
e testi tanto arguti e ben calibrati da diventare subito patrimonio di una generazione. Del rap
resta il flow agile, il funk delle basi e un groove che lega insieme tastierine giocattolo, malinconie
retrospettive e scampoli di eccitazione per il futuro.
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AMORE Tarzan Contro L’IBM 2007
AMORE
Tarzan Contro L’IBM
Aiuola Dischi, 2007
I
I tenore del primo e unico album degli Amore è ben rappresentato da versi come: “C'era un
cervo che salvava souvenirs dalle edicole delle stazioni”. Frammenti di una poetica dell’assurdo
che Alessandro Fiori aveva sviluppato con i Mariposa e che in Italia ha nobili discendenze.
Ricordate il pop patafisico dei Picchio Dal Pozzo? Oppure quella filiale cabarettistica del Rock
In Opposition che erano i milanesi Mamma Non Piangere? Fiori, che dei Mariposa è stato per anni
voce e paroliere, nel 2004 inaugurava un progetto che riprendeva e modernizzava quella scombinata
vena lirica, inserendola in un contesto pop accattivante ma non meno sdrucciolevole. Il primo EP
(I Tendaggi Del Primo Semestre) metteva in mostra un songwriting sarcastico e surreale in cui
talvolta i testi sembravano il frutto di un tiro di dadi. Talaltra si ironizzava sui tic della quotidianità
con quello che pareva un cut up burroughsiano di linguaggio televisivo e discorsi da bar. Il tutto
suonava come una combinazione zappiana di guitar pop, funk da balera e fughe canterburiane. Su
queste premesse Tarzan Contro L'IBM costruiva il suo pop totale, sempre in bilico tra trasgressione
e cazzeggio. Una miracolosa amalgama in cui le costruzioni cervellotiche di XTC e Talking Heads
incontravano una teatralità tutta italiana, dando vita a manifesti nonsense come quelli di Lucio Ha
Perso I Denti e Le Dighe Dell'ENEL. Curiosamente, in tutto questo dispiegamento apparentemente
incongruo di immagini quotidiane finiva per emergere una sincera vena antagonista. È il caso di Riga
Gli Sportelli, che su una leggiadra aria bucolica invitava a vandalici gesti di disobbedienza civile,
e di Porco Diaz, che dopo l’incipit "scatologico" metteva in farsa una delle ferite più profonde della
recente storia repubblicana. Un trucco recuperato dall’armamentario retorico della controcultura
che colpiva come un lucido lampo di follia.
Un brano: Lapo 68
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2016 ANDREA LASZLO DE SIMONE Uomo Donna
C
on Andrea Lazslo De Simone entriamo nel club esclusivo delle promesse più luminose
del nostro cantautorato. Questo perché, sebbene nella sua musica riecheggino le
pagine più gloriose della canzone italiana, è già titolare di un percorso originale in cui
convergono pezzi del nostro passato e suggestioni psichedeliche d’Oltreoceano. Un po'
come ascoltare i Flaming Lips di The Soft Bullettin alle prese con il repertorio di Tenco o come se i
Wilco più sperimentali avessero scoperto improvvisamente le gioie dell’italo prog. Naturalmente non
gli mancano ambizione e coraggio. Per dire, il suo ultimo Immensità è una suite di 25 minuti divisa
in quattro movimenti che, fra languide fughe spacey e minimalismo cameristico, fa convivere in un
afflato romantico Battisti e Portishead. A tutto questo il torinese è arrivato dopo anni di gavetta indie
e un primo album (Ecce Homo), passato praticamente inosservato, ma che già metteva sotto forma
di brogliaccio DIY le qualità di arrangiatore e una raffinatezza sconosciuta alla (quasi) totalità dei
bedroom poppers. Era il 2012 e nessuno si aspettava che la sua cameretta si sarebbe allargata fino ad
abbracciare tutto un universo. Attorno a lui si formava una vera a propria band, che nel 2017 pubblicava
un lavoro denso, stratificato e imponente. Un’opera che aveva l'ambizione di trattare il tema delle
relazioni sentimentali con sguardo problematico e definitivo, in maniera dolce ma senza la zavorra
dell’ironia. Quelle di Uomo Donna sono storie ambientate in una dimensione poetica atemporale. Per
realizzarle De Simone non si è limitato a citare Radiohead e il krautrock, Domenico Modugno e Luigi
Tenco, ma si è abbeverato alla stessa fonte poetico/filosofica, dando vita a un collage sonoro che ha
finito per incastonarsi subito fra le stelle più luminose del firmamento pop.
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BEATRICE ANTOLINI L’AB 2018
BEATRICE ANTOLINI
L’AB
La Tempesta Dischi, 2018
D
al punk rock alla direzione dell'orchestra di Sanremo. Il passo non è stato breve
ma il percorso è stato esemplare. Su Beatrice Antolini si è scritto molto nel 2020,
quando anche il pubblico generalista si è accorto della polistrumentista marchigiana.
Il riconoscimento arriva con un certo ritardo rispetto a quello underground, che da
tempo aveva individuato in lei una delle figure artistiche più sorprendenti del nostro panorama,
capace di attraversare 20 anni di musica sotterranea e lasciare il proprio marchio su alcuni degli
album più significativi. Come autrice la Antolini esordiva con un lavoro sorprendente come Big
Saloon: un criptocabaret surrealista che venne paragonato a quello di Amanda Palmer ma che
sotto la polverosa veste gotica nascondeva gli sgargianti colori della psichedelia. Da quell'album
iniziava un percorso per certi versi analogo a quello con cui artiste come St. Vincent e FKA Twigs
abbattevano i confini fra indie e musica pop. L'approdo più compiuto è arrivato con L'AB, il disco
in cui la Antolini matura una propria specificità artistica che, pur nei rimandi a un universo pop
condiviso, si fa forte degli strumenti forgiati nella corso delle sue variopinte esperienze. La
sensibilità teatrale e drammatica è infatti la stessa che avevamo ammirato in Big Saloon, ma
l'ecosistema sonoro è profondamente cambiato. Sono stati inglobati elementi come downtempo e
R&B, che nelle mani della Antolini (grazie alla sua abilità nel rendere tutto così poco rassicurante)
diventano tessere di un puzzle postmoderno, rifratti in una moltitudine di glitch, riff elettronici,
percussioni irregolari e incursioni neoclassiche. Il tutto fa da sfondo a un'interpretazione rigorosa,
che la catapulta nell’esiguo novero delle artiste in grado di infondere nella propria arte passione
e disciplina.
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2005 ARDECORE Ardecore
ARDECORE
Ardecore
Il Manifesto, 2005
F
ra lo spirito libertario etnomusicale degli anni 70 e la voglia di contaminazione propria del
nuovo millennio c'è il senso di un progetto che irrompe nel 2005 con un album rivelatore.
Curioso (ma non troppo) che a officiare l’incontro sia un musicista americano. Gli anni
Zero negli USA sono quelli del prewar folk, della riscoperta di radici che da tempo non
venivano rielaborate con uno spirito tanto nostalgico e meticoloso. Al contrario, in Italia gli echi folk,
che negli anni 90 erano stati uno dei topic più battuti, svaniscono con il volgere del nuovo millennio.
Ecco perché fa ancora più impressione un'operazione come quella compiuta dagli Ardecore, collettivo
che nasce in Germania, durante una tournée che vede alternarsi sullo stesso palco i Karate di Geoff
Farina, il gruppo avant jazz degli Zu e i Blind Loving Power di Giampaolo Felici. L'idea di recuperare
gli stornelli romaneschi ad uso e consumo delle nuove generazioni è apparentemente semplice, ma
l'esecuzione è sorprendente, soprattutto per una generazione cresciuta con le murder ballads di Nick
Cave o il cabaret noir di Tom Waits e con tutto quel pantheon di criminali, delitti d'amore, perdenti
e ferreo senso dell'onore. Quelle degli Ardecore sono sanguigne storie d'amore e di coltelli che
arrivano direttamente degli anfratti più oscuri e meno rispettabili della tradizione popolare capitolina
(l'equivalente romano delle “canzoni della mala” milanesi). Grazie a loro nomi come quelli di Alvaro
Amici e Romolo Balzani tornano sulla mappa musicale italiana, mentre i caroselli blues, il ricco folk
espressionista e gli scampoli free jazz compiono una fusione fra l'immaginario di Regina Coeli, Rione
Monti, Trastevere e quello dell'America rurale più profonda. I suoni crepitanti di sgangherate marchin'
bands si muovono sullo sfondo di una città a tinte fosche, di una religiosità dal cuore pagano e di
un'autenticità perduta.
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ARTEMOLTOBUFFA «L’Aria Misteriosa» 2007
ARTEMOLTOBUFFA
«L’Aria Misteriosa»
Aiuola Dischi, 2007
P
er l'indie italiano di metà anni Zero, Artemoltobuffa è qualcosa di più di uno dei tanti
nomi del mazzo. Il progetto dell'architetto/cantautore veneto Alberto Muffato è il
simbolo di un songwriting da cameretta maturo e acuto, collettore delle tendenze
più interessanti dell'underground angloamericano rielaborate con l'occhio serafico
della provincia italiana. In un mondo che si sta ancora godendo la sbornia di Internet, dei blog
musicali e di MySpace c'è finalmente spazio per un nuovo tipo di cantautorato. Non mi riferisco
tanto all'estetica che unisce oblique meditazioni chitarristiche e delicatezze elettroacustiche,
quanto a un’idea di musica intima e raccolta, legata a una narrativa dell'ordinario che nel nostro
Paese ha sempre rischiato di soccombere di fronte e forme poetiche più appariscenti. Nei brani di
Muffato si scorge un piacere di giocare con le parole mai fine a se stesso; il gusto per una narrativa
iperrealistica in cui introdurre elementi surreali. Il tutto al servizio di costruzioni melodiche raffinate,
che vengono valorizzate in questo secondo e splendido album. Il primo Stanotte/Stamattina pagava
ancora il pegno alle partiture sfilacciate di Pavement e Yo La Tengo e a una scrittura naif, tutta
rivolta al vagheggiamento nostalgico del passato. Con «L’Aria Misteriosa» Muffato alza invece lo
sguardo dal proprio ombelico e tira fuori un album prezioso e cristallino, in cui riflessioni circolari
come quelle di Tempo Al Tempo fluttuano su malinconici e leggiadri arrangiamenti cameristici.
Mentre testi come quello di Le Rughe Sulla Fronte (“Le cose perfette non ci portano fortuna
/ dobbiamo metterci pazienza e rovinarle ad una ad una”) elargiscono piccole rivelazioni sul
sentimento di essere costantemente fuori posto, sulla bellezza delle cose sghembe e sulla poesia
dell'imperfezione.
Un brano: Se Un Giorno
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2018 ASINO Amore
ASINO
Amore
Pioggia Rossa Dischi
L
a parabola degli Asino rappresenta un caso esemplare per tutto quell’indie rock
proliferato all’interno del movimento post hardcore (o screamo) che ha infiammato
parte dell’underground italiano intorno alla metà degli anni Zero. Tre album al loro
attivo, il primo dei quali (Crudo) è organizzato secondo le direttrici di un math rock
sfilacciato e brutalmente indisciplinato. Rispetto a gruppi come The Death Of Anna Karina e La
Quiete, il duo composto da Giacomo Ferrari e Orsomaria Arrighi fa tesoro di una toscanità che gli
consente di imbastire testi ruvidi, ricchi di ironia e nonsense. Tuttavia, se il successivo Muffa mostra
una maggiore attenzione per le sonorità atmosferiche, è con il terzo lavoro che il sound del gruppo
procede verso percorsi originali. Cinque anni on the road e la voracità degli ascolti hanno trasformato
le rigide geometrie del duo in un suono polimorfo e ricco di sfumature. Intanto l’evoluzione della
scena e il successo di band come Fine Before You Came e Fast Animal Slow Kids avevano dato
voce a formazioni in grado di imbracciare un moderno cantautorato (noise) rock nel quale le nevrosi
urbane dei Massimo Volume avevano un ruolo di primo piano. Questo in parte avviene anche per gli
Asino, sebbene nei passaggi più acidi di brani come Sentirsi Male e Schiaphpho Dve (la cui prima
parte è pura droning ambient infernale) si scorgano magniloquenti sfumature heavy psichedeliche
che rimandano al neukraut marziale di gente come Pontiak e Oneida. È come se il sound eccitante
dei primi due lavori avesse acquistato spessore e avesse alzato gli occhi verso il cielo, sviluppando
una sensibilità spacey utilizzata per addolcire le asperità. Una nuova consapevolezza che rende
brani come Umberto Space Echo piccole sinfonie psycho noise perfettamente bilanciate tra furore
e raffinatezza formale.
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BACHI DA PIETRA Tornare Nella Terra 2005
BACHI DA PIETRA
Tornare Nella Terra
Wallace, 2005
C'
è il rischio di soccombere nella palude di questo disco. È facile sentirsi soffocare
fra il rantolo di Giovanni Succi e il battito livido di Bruno Dorella, presi fra le
spire di una delle ipotesi di cantautorato italiano più radicali degli ultimi anni.
Nel 2005 per Succi si trattava di andare alla radice di quel minimalismo post
rock sviluppato con i Madrigali Magri, di scoprirne il cuore pulsante e metterne in mostra le
viscere. Chi meglio di Dorella avrebbe potuto aiutarlo in questa discesa negli inferi personali? Le
sue ritmiche primitive e profondamente umane erano già state il punto d'incontro di esperienze
artistiche come Wolfango e OvO. Pertanto, chi meglio di lui avrebbe saputo veicolare quella
violenza sopita e quel malessere che sta fra i nervi scoperti di queste tracce? Nel loro primo album,
i Bachi Da Pietra costruiscono strutture minimali in cui si intravedono le ferite del blues e del
folk ma in una forma talmente profonda e primordiale da sembrare davvero scolpita nella roccia.
Negli anni successivi il progetto cambierà fisionomia, le canzoni acquisteranno groove, spessore
elettrico e melodico, ma non perderanno mai il proprio rigore. Questo perché le fondamenta del
progetto vengono gettate in questi solchi, e sono solidissime perché rappresentano una delle
forme sonore più focalizzate. La sensualità greve e disperata di Primavera Del Sangue, ad esempio,
si sviluppa in un contesto scabro, nel quale la suspense viene definita dai dettagli: la ruggine
della voce di Succi, il rumore delle corde che si piegano e gli armonici dei tamburi. Una sorta
di blues scarnificato e fangoso all'interno del quale si possono riconoscere gli sperimentalismi
brechtiani di Tom Waits e il suono materico degli Einstürzende Neubauten, ma che in fondo parla
per se stesso, per il vissuto dei suoi autori e la loro visione del mondo, tutt’altro che edificante.
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2014 BOLOGNA VIOLENTA Uno Bianca
BOLOGNA VIOLENTA
Uno Bianca
Wallace/Dischi Bervisti/Woodworm, 2014
C
on un nome del genere era solo questione di tempo prima che Nicola Manzan
arrivasse a intitolare un album a una delle pagine più violente della storia bolognese.
Manzan è intestatario di uno dei progetti più eccentrici e artisticamente connotati
del panorama indipendente: una one man band impegnata in un burrascoso collage
sonoro di riff grindcore, brutali timbri elettronici e interpolazioni acustiche. Dischi come l'omonimo
Bologna Violenta e Il Nuovissimo Mondo erano lavori che si baloccavano con rigurgiti della cronaca
e della cultura popolare, indugiando sugli aspetti più scioccanti come in un mondo movie degli anni
70. Il tutto veniva poi sminuzzato in un tritacarne sonoro fatto di techno hardcore, violente distorsioni
e samples orchestrali. Un’operazione che lasciava intravedere un grado di ironia il quale, per forza
di cose, scompare nel suo album del 2014. Composto da 27 frammenti, ognuno intitolato a una delle
oltre 100 operazioni compiute dalla banda che fra il 1987 e il 1994 aveva terrorizzato Emilia-Romagna
e Marche, Uno Bianca è un album efferato come le gesta dei fratelli Savi. In un tale e disturbante
impianto narrativo le lussureggianti orchestrazioni cinematiche, gli stacchi parossistici e le chitarre
processate sinteticamente creano mini sketch interamente strumentali che vanno a comporre quello
che suona come lo score gotico di un poliziottesco futuristico. Il didascalismo esasperato di titoli
come 30 Aprile 1991 - Rimini: Attacco Pattuglia Carabinieri non fa che aggiungere livelli di disagio
al quadro generale. C’è però un piano più prettamente politico in cui la rilettura epica delle note
vicende di cronaca nera funziona come critica alla spettacolarizzazione delle notizie e come invito
a considerare l’elemento di follia che sta appena sotto la fragile e rassicurante corazza delle nostre
istituzioni
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DANIELE BRUSASCHETTO [Mezza Luna Piena] 2005
DANIELE BRUSASCHETTO
[Mezza Luna Piena]
Bar La Muerte/Bosco Rec, 2005
D
aniele Brusaschetto appartiene a una categoria di artisti affascinante ma poco
frequentata dalle nostre parti: quella dell'outsider imprevedibile per cui le scelte
estetiche sono solo un mezzo per comunicare qualcosa di più complesso. Che
cosa? Difficile a dirsi. Certamente c'è un comune sentire che assimila tutti i suoi
album. Un ricettacolo di umori scuri che può prendere le sembianze più disparate, e che negli
ultimi 25 anni si è manifestato sotto forma di minimalismo acustico, glitch elettronici, rumorismo
industrial e metal estremo. Il tutto al servizio di un songwriting accidentato, nel quale bellezza e
armonia emergono da dissonanze e cacofonie. Si può dire che ci sia un fil rouge il quale unisce
settori della canzone d'autore italiana: qualcosa che intercetta le esperienze d'avanguardia di Juri
Camisasca e Francesco Currà, il pop colto di Franco Battiato, il salmodiare austero di Giovanni
Lindo Ferretti. Qualcosa che per certo passa dal rock esistenzialista di [Mezza Luna Piena]. Quello
di Brusaschetto è un mondo introspettivo e analitico, un modo di ragionare sui fenomeni privati e
collettivi che prende strade imprevedibili. Nei suoi album procede per associazioni di immagini,
raccoglie visioni e sonorità urticanti, stressa gli strumenti per estorcere loro suoni incongrui, ma
finisce per lasciare l’intransigenza sonora ai margini, riuscendo miracolosamente a mantenere
una struttura pop. Di questa sua arte [Mezza Luna Piena] offre esempi limpidissimi: come la
melodia che emerge dallo shoegaze meccanico di Dicètecelo o le interpolazioni rumoristiche
che infrangono la delicata tessitura acustica di Nuovi Operai. O ancora i groove industriali che
sostengono il meditabondo soliloquio di In Limitato Contorno e che per certi versi sublimano quella
poetica che si nutre di contrasti.
Un brano: Dicètecelo
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2017 LUCIO CORSI Bestiario Musicale
LUCIO CORSI
Bestiario Musicale
Picicca Dischi, 2017
C
lasse '93 e un talento quasi imbarazzante. Lucio Corsi è uno di nomi di punta del
nuovo cantautorato italiano, a dispetto di un pubblico ancora relativamente esiguo.
Questo perché chiunque si trovi di fronte alle sue canzoni finisce per abbandonare ogni
sovrastruttura e lasciarsi irretire dal suo limpido songwriting. Lucio nasce a Vetulonia,
un piccolo centro della Maremma grossetana, e un po' di quella Toscana agreste se la porta dietro
anche a Milano, quando ancora diciannovenne inizia a muovere i primi passi come artista. Negli
anni successivi affina il suo progetto estetico, che arriva a comprendere un look glam sofisticato e
un sound intimo, confessionale e barocco, immediatamente accostato alle evoluzioni cameristiche
di Sufjan Stevens. Più tardi arriveranno l'incontro con Bianconi, il tour con i Baustelle e il contatto
con il suo pubblico naturale, destinato a subire il fascino del personaggio, un po' dandy e un po'
elfo. La portata delle sue aspirazioni, tuttavia, Corsi le mette in mostra nel secondo album, che
analogamente al primo, Altalena Boy, viene pubblicato da Piccica Dischi. Nel frattempo ha maturato
le doti immaginifiche del moderno cantastorie, vale a dire una vena narrativa che unisce Esopo a
Branduardi, La Fontaine a Lucio Dalla. Nasce così il suo “bestiario”: un modo di interpretare il mondo
attraverso la natura e il suo potere simbolico. Con una poetica antica e universale, una pedagogia
orale tramandata nei secoli che si interseca con l'esperienza dei nostri giorni e si fa rivelazione,
alla maniera delle favole più preziose. In quell’universo antropomorfo e surreale in cui la civetta
è la “sirena del bosco”, il lupo ha perso la sua aria da predatore per farsi portafortuna e l’istrice
è un punk fomentatore, gli archetipi vengono imbracciati e sovvertiti in un continuo susseguirsi di
immagini poetiche di straordinario candore.
Un brano: La Civetta
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ALESSANDRO CORTINI Avanti 2017
ALESSANDRO CORTINI
Avanti
The Point Of Departure Recording Company, 2017
I
l detto "nemo propheta in patria" rischia di arricchirsi di nuovi significati con Alessandro
Cortini, che pure in Italia resta un nome relativamente oscuro. Di solito la campanella
suona quando si associa il suo nome a quello di Trent Reznor. Cortini, bolognese di nascita
e californiano di adozione, sviluppa infatti la sua carriera ultraventennale negli States.
Partito come chitarrista, finisce per approfondire lo studio di tastiere e sintetizzatori e a collaborare
con un ampio spettro di artisti prima di giungere alla corte di Re Trent. Da quel momento suona
in maniera più o meno organica con i Nine Inch Nails e diventa addirittura membro degli How To
Destroy Angels. Contestualmente porta avanti i suoi progetti solisti. Se con il moniker SONOIO si
rivolge soprattutto all'esplorazione electro pop e techno, sono gli album a suo nome a imbastire
una estetica più intima e personale. È con questi che si rivolge istintivamente alla lingua d'origine
e a suggestioni da molto tempo sopite. Fra il 2014 e il 2015 pubblica il dittico Sonno/Risveglio,
dominato dai gelidi tappeti del Roland MC-202, diviso fra i traslucidi panorami dei Boards Of Canada
e i plumbei scores di John Carpenter. Nel 2017 arriva Avanti, il suo album più compromesso con i
concetti di memoria e nostalgia. Un lavoro costruito interamente intorno allo storico sintetizzatore
EMS Synthi AKS (lo stesso usato negli anni 70 da Pink Floyd e Brian Eno), le cui ronzanti modulazioni
subiscono l’interpolazione di suoni e dialoghi tratti dai filmini super 8 dei nonni. Il risultato è al
tempo stesso familiare e straniante, con le voci della quotidianità che finiscono in un flusso di
malinconia ancestrale corroborata da melodie dilatate, poetici tocchi di classica moderna e uno
sguardo compassionevole su vicende umane che pure appaiono distanti. Una poetica ribadita dallo
stesso titolo dell'album: la nostalgia è solo uno stato dell’esistenza, inevitabile ma transitorio.
Un brano: Nonfare
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2008 VALERIO COSI Heavy Electronic Pacific Rock
VALERIO COSI
Heavy Electronic Pacific Rock
Digitals Recordings, 2008
F
ra gli esponenti dell'avanguardia nostrana, Valerio Cosi è quello che meglio ha saputo
fondere tendenze locali e internazionali in un sound personale ed eclettico, capace di
avvicinare al suo mondo anche chi ha poca pratica con i temi della sperimentazione
sonora. Cosi nasce sassofonista, ma ben presto plasma le sue conoscenze sulle più
affascinanti direttive di musiche "altre". A partire dal 2006 (anno dell’esordio discografico per la
minuscola Palustre Records) si adopera a sviluppare una metodologia caratterizzata da un ampio
uso dell'elettronica e delle tecniche di cut & paste. In questo modo traduce la drone music, gli studi
etnomusicali e il free jazz in un ecosistema sonoro moderno e avvincente, al centro del quale il suono
del sax viene declinato in forme non sempre ortodosse. Il risultato è una musica libera, agile e dalla
forte componente lisergica, che raggiunge risultati entusiasmanti con la doppietta di album pubblicati
nel 2008. Se il primo Heavy Electronic Pacific Loop è costituito da un unico e lungo pezzo, che galleggia
verso quei lidi spirituali già sviluppati nelle uscite precedenti, il secondo Heavy Electronic Pacific Rock
è il vero capolavoro della sua prima produzione. Già dai 20 minuti dell’opener, dedicata alla figura
del musicista toscano Roberto Donnini, fra loop stratificati e interpolazioni di elementi etnici, l’album
rappresenta un concentrato del Cosi-pensiero. Ognuna delle quattro tracce suona come un mondo a
sé. Ma se buona parte di esse si muove fra geometrie minimaliste, arcaismi e ambient crepuscolare
dal sapore mediterraneo, è il terzo frammento a imprimersi nella memoria. Un missile jazz rock che
si impenna su un motorik beat dingeriano prima di collassare in un lungo finale free. Il titolo (Proud
To Be Kraut/A Burning OM) va inteso con lo stesso spirito ironico e la stessa ironia citazionista del
Battiato sperimentale anni 70, di cui Cosi appare come uno dei più sinceri eredi.
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CRAXI Dentro I Battimenti Delle Rondini 2012
CRAXI
Dentro I Battimenti Delle Rondini
Tennen/Santeria, 2012
S
ono durati solo quattro anni i Craxi. Appena il tempo di tenere una manciata di concerti
e registrare un album (nel 2010) che vedrà la luce solo due anni più tardi, a gruppo
ormai sciolto. I nomi (Alessandro Fiori, Luca Cavina, Andrea Belfi, Enrico Gabrielli)
erano quelli che da anni davano lustro all’underground italiano con Mariposa, Calibro
35 e Rosolina Mar (nel caso di Gabrielli, attraverso un'infinita girandola di collaborazioni). Questo
ne faceva di fatto un supergruppo, il più oscuro di quelli emersi in Italia nel nuovo millennio. La
musica, infatti, era curiosa come quel moniker che, a quasi 20 anni da Tangentopoli, e prima che
affiorassero le inevitabili tentazioni revisioniste, provocò qualche alzata di sopracciglia. Nonostante
una copertina che sapeva di Prima Repubblica e le sonorità in bianco e nero, l’album dei Craxi
debordava in tutta la sua feroce teatralità. Registrati in presa diretta, gli 11 frammenti suonavano
come divertissement ossessivi e spigolosi che spiazzavano per via dei testi nonsense (cantati da
Fiori con tono beffardo) e per l’impianto ostinatamente antimusicale. Tecnicamente si trattava di una
dissonante mescolanza di post punk, No wave e prog rock. Con brani come deliri monocromatici, che
utilizzavano la chitarra graffiante dei Gang Of Four e l’esuberanza di James Chance per mettere in
scena testi divisi fra cinismo e romanticismo noir. Più che storie, una raccolta di immagini ispirate
ai “tempi bui di venti o trent’anni fa”, dove la fine di un amore poteva essere esprimersi con la
crudezza splatter di un film di genere. Per descrivere la tensione gutturale dell’album vennero tirati
in ballo John Zorn e Refused. Forse trascurando il fatto che sull’opener, Rosario, Fiori agonizzava
proprio come lo Juri Camisasca di Un Galantuomo, e che il crogiolo culturale di quei brani stava
tutto nella tradizione del cantautorato d’avanguardia nostrano.
Un brano: Drive In
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2012 CRIMINAL JOKERS Bestie
CRIMINAL JOKERS
Bestie
42, 2012
C'
è una categoria di gruppi con cui potremmo riempire un'intera guida di “Rumore”:
le "indie-band-che-hanno-prodotto-cantautori". Si tratta di un processo non
necessariamente italiano e sulla cui natura si potrebbe discutere. Di sicuro
negli anni 10 il concetto di “gruppo” diventa strutturalmente meno sostenibile e
culturalmente poco appetibile. Analogamente a quanto accaduto Oltreoceano, anche da noi molte
band degli anni Zero hanno fatto da camera d'incubazione per artisti che al volgere del nuovo decennio
hanno inaugurato la propria carriera solista. Drink To Me, Albanopower, Young Wrists sono state
le fucine che hanno forgiato i talenti di Cosmo, Colapesce e Maria Antonietta. Prima di essere "la
band di Francesco Motta" i pisani Criminal Jokers sono stati uno dei gruppi più promettenti della
penisola. Il loro primo album (This Was Supposed To Be The Future) vedeva la luce grazie al supporto
di Appino degli Zen Circus e li segnalava come schizofrenica macchina di pulsioni punk wave, peraltro
già contaminata da una vena folk che sarebbe emersa chiaramente nel secondo lavoro. Bestie vede
la luce nel 2012 e, col senno di poi, costituisce l'anello mancante fra i Criminal Jokers e La Fine Dei
Vent'Anni. Per la prima volta emerge chiaramente la figura di Francesco Motta in qualità di cantore
di una generazione che non ha mai potuto concedersi il lusso dell'ingenuità. Sono storie di innocenza
perduta (oppure mai esistita) narrate con cipiglio cinico e beffardo. Il gruppo lo accompagna in uno
psycho folk marziale, a tinte dark, dall’enfasi teatrale, assestando una stilettata al cuore dopo l'altra.
Bestie, Fango, Tacchi Alti sono brani corali e disincantati, inseriti in un contesto di lucida follia che
culmina nel finale stralunato di Nel Centro Del Mondo. Sembra di veder scorrere i titoli di coda, al
termine dei quali ci si guarda in faccia sconsolati e ci si incammina a testa bassa verso l’età adulta.
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EDDA Semper Biot 2009
EDDA
Semper Biot
Niegazowana, 2009
Q
uando, nel 2009, pubblicava il primo disco solista, Stefano Rampoldi era appena
emerso da un inferno durato 13 anni. Un periodo marchiato dall’allontanamento dai
Ritmo Tribale, il gruppo che (stando alle parole di Manuel Agnelli) ne aveva fatto un
modello per un’intera generazione di cantanti rock. Erano stati anni segnati dalla
tossicodipendenza, da una faticosa riabilitazione e un altrettanto difficile processo di ricostruzione
personale. Le prime composizioni che Edda aveva iniziato a caricare sul suo canale YouTube erano
contraddistinte da un'amarezza stridula, un'ingenuità sanguigna e un'intimità quasi disturbante.
Lo stesso effetto che avrebbe suscitato Semper Biot: il primo capitolo di una nuova e fortunata
discografia, realizzato con il determinante contributo degli amici musicisti Walter Somà e Andrea
Rabuffetti e la partecipazione, al violino, di Mauro Pagani. L'artista tornato dal lungo oblio è un uomo
che non ha più nulla da perdere, che fa musica con un intento terapeutico e psicanalitico. Il tempo
passato a ritrovare se stesso lo ha messo a contatto con la sua natura autentica e ferina ed è su
questo presupposto che le cose hanno iniziato a farsi interessanti. Se la sincerità più cruda resterà
un punto di forza di tutti i suoi lavori, è il primo album, con i suoi scabri arrangiamenti acustici e
l'assenza di ritmica, a farne un caso a sé. Il suo minimalismo costringe a riporre tutta l'attenzione
sull'interpretazione drammatica, sulle espressioni audaci e su quel connubio di carnalità e spiritualità
che costituisce la polpa di ognuna di queste tracce. L'amore tormentato, il rapporto con la sua città
e quello con il divino: Edda riparte dalle cose che contano di più. Lo fa con parole dolorose come
cicatrici e talmente definitive che all’epoca fecero temere il brusco commiato, ma che col senno di
poi si sono rivelate l'inizio di una nuova, bellissima storia.
Un brano: Scamarcio
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2012 FATHER MURPHY Anyway Your Children Will Deny It
FATHER MURPHY
Anyway Your Children Will Deny It
Aagoo, 2012
L
a fine del progetto Father Murphy ha lasciato un gap difficilmente colmabile fra gli
anfratti più oscuri della nostra psichedelia. Il loro ultimo album (RISING. A Requiem
For Father Murphy) ha posto fine a un arco narrativo partito dal folk pop psichedelico ed
evolutosi per quasi 20 anni tra eccentriche peregrinazioni sonore. Una storia di suggestioni
criptoreligiose, riflessi pagani e spettrale desiderio di espiazione che ha finito per confondersi con le
vestigia di una cultura popolare primordiale e magica tramite un connubio di avanguardia, musica
ritualistica e malato misticismo. La più "occulta" fra le band dell’Italian Occult Psychedelia è anche
quella che ha riscosso il maggiore interesse all'estero; probabilmente per via dell’assonanza con
l'estetica sepolcrale di etichette come Sacred Bones e Captured Tracks, e con i goticismi lo-fi di Sic
Alps, Gowns e U.S. Girls. Ma non bisogna sottovalutare il culto suscitato dal nostro cinema di genere,
specie quello più torbido e oscuro. Tutto questo si coagulava nel 2012 in un disco che per la band
segnava un deciso cambio di passo, che faceva tesoro dell’esperienza accumulata nei lunghi tour in giro
per il mondo e al cui risultato finale contribuiva in modo non secondario il missaggio di Greg Saunier
dei Deerhoof. Le forme del folk che ancora si distinguevano su Anyway... avevano le sembianze di
lamenti esoterici e preghiere apocrife. Talvolta di marce solenni che si posizionavano sulle traiettorie
neoclassiche di Douglas P. e Boyd Rice. Il cuore (nero) dell'album era però racchiuso in brani come It
Is Funny, It Is Restful, Both Came Quickly e In The Flood With The Flood: un precipitato di distorsioni
elettrosintetiche che facevano da sfondo al salmodiare osceno di Federico Zanatta e Chiara Lee. Era
grazie a questi autentici macigni industriali che i Father Murphy elevavano il loro rumorismo a vette
sinfoniche, fino a evocare gli incubi di Scott Walker e Michael Gira.
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GATTO CILIEGIA CONTRO IL GRANDE FREDDO #2 2002
I
primi 2000 sono anche gli anni del post rock, ovvero di tutta quella musica chitarristica
talmente compromessa con jazz, folk e avanguardia da mantenere solo labili tracce
dell’originaria ispirazione rock. Questo vale anche per l’adesione ai riti e alle logiche di
mercato che ne condizionano da sempre le gesta. Grazie a una rete di minuscole etichette
come Gamma Pop, Homesleep e Beware! anche l’Italia ha prodotto formazioni interessanti, per lo
più emerse dal brodo di coltura dell’alternative anni 90. Fra tutte, i Gatto Ciliegia erano quelli che
maggiormente conservavano nel DNA le tracce della tradizione; un particolare che ha permesso
loro di superare mode e steccati, per risplendere, dopo oltre 20 anni di attività, di smagliante forma
artistica. Il loro secondo lavoro (conosciuto anche come il “disco blu”) usciva nel 2001 e spingeva da
subito a chiedersi quale fosse il nesso fra titoli come Non C'è Più Caffé o La Coppa Davis Del 1976
e quegli strumentali dalle architetture minimaliste. L’album beneficiava di un sincretismo con tutto
quell'universo sonoro, fatto di rarefazioni acustiche e impennate elettriche, che aveva epicentro
a Chicago e a Louisville. Dal canto loro i torinesi si dimostravano studiosi meticolosi dei rispettivi
strumenti, con una grande attenzione riservata alle accordature sui generis, all’elettronica vintage
e alle apparecchiature all'avanguardia. Infine, c’erano i massicci ascolti di Morricone e De André,
e il rispetto per il folk italiano: tutti elementi che permettevano anche a chi non aveva mai sentito
parlare dei Tortoise di orientarsi in quelle composte partiture che profumavano di nostalgia per
un’Italia che stava scomparendo. Frammenti dalla potente carica cinematica e dall’afflato realistico,
che trovavano inconsciamente le loro radici nell'universo (all'epoca ancora poco esplorato) delle
sonorizzazioni.
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2008 ALESSANDRO GRAZIAN Indossai
ALESSANDRO GRAZIAN
Indossai
Trovarobato, 2008
È
tempo di affrontare l'elefante nella stanza della musica italiana: la categoria del
“cantautore”. Negli ultimi anni se ne è parlato spesso a sproposito, la figura è stata
evocata e banalizzata. Il legittimo desiderio di sentirsi parte di una gloriosa tradizione
ha talvolta portato ad accostamenti forzati. Soprattutto per quanto riguarda quella
generazione di artisti cresciuta con i dischi dell'indie e dell’alternative rock piuttosto che con gli
album del Folkstudio o della scuola genovese. Naturalmente ci sono eccezioni. Per il padovano
Alessandro Grazian, quella di cantautore (nel senso più ortodosso del termine) è una definizione ben
spesa. Fra il 2005 e il 2008 Grazian mette a segno una doppietta di album dal sapore antico, pre rock,
nei quali l'utilizzo di una strumentazione acustica variopinta (mandolino, Wurlitzer, glockenspiel)
e le composte costruzioni cameristiche si legano ad una profonda fiducia per la canzone d'autore.
Il secondo di questi album, Indossai, è uno dei capolavori misconosciuti degli ultimi 20 anni. Un
salto nel passato in cui il romanticismo melò di artisti come Umberto Bindi e Sergio Endrigo si
accompagna al gusto della parola proprio di un De André e a un feeling cinematico che dota brani
come A San Pietroburgo di un potente impianto visuale. Grazian ama Fidenco e Morricone, la
letteratura russa e la pittura. Per questo i suoi brani sanno di Vecchia Europa, si barcamenano
fra citazioni di Puškin e omaggi a Egon Schiele senza suonare risaputi. Ad allontanare il rischio
dell'esercizio di stile contribuisce una nutrita schiera di ospiti tra cui Enrico Gabrielli (che figura
anche nelle vesti di produttore), Nicola Manzan e Emidio Clementi. Aiuta soprattutto la spontaneità
di Grazian, la cui interpretazione è priva di quell'ironia postmoderna che affligge gran parte del
nuovo cantautorato italiano.
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HAVAH Contravveleno 2017
HAVAH
Contravveleno
Maple Death, 2017
U
n omaggio alle vicende della Resistenza rivissute attraverso il bianco e nero sgranato
del post punk: può sembrare un’idea fuori tempo massimo, ma si tratta di un’operazione
quanto mai necessaria, per di più arrivata in un momento in cui le memorie della lotta
partigiana sono oggetto di controversie e revisionismi. In questo senso il disco di Michele
Camorani mira a sottrarre il tema agli ovvi giudizi di parte, restituendo l'universale valore umano di
quelle gesta. Camorani non è nuovo ai concept rischiosi. Sul precedente lavoro targato Havah (Durante
Un Assedio) ogni traccia era una riflessione introspettiva ispirata alla memoria di storici suicidi di massa.
Contravveleno è il punto di arrivo di un percorso emotivo che il musicista aveva sviluppato in progetti
come La Quiete e Raein. I testi dell'album nascono dai racconti di partigiani che hanno operato fra
Ravenna e Forlì. In particolare, dalle testimonianze orali di Nullo Mazzesi, artista e poeta che durante
la guerra, appena dodicenne, era stato inseguito dai militari tedeschi ai quali aveva appena rubato
le armi. I protagonisti a cui Camorani dà voce vengono fotografati nell'eccezionale quotidianità della
guerriglia. Senza ombra di retorica, ci sfilano accanto. Li sentiamo manifestare ansia, dubbi, rabbia e
smarrimento attraverso quelli che sembrano frammenti di conversazioni rubate o preoccupati soliloqui,
in cui i riferimenti storici sono ridotti all'osso. Tutto questo non fa che acuire la portata evocativa dei
brani. Così come quel sound claustrofobico che paga l’inevitabile pegno a Diaframma e CCCP, che
aggiorna Joy Division e Bauhaus all’estetica dello shitgaze e che lascia intravvedere le sinuose linee
melodiche degli Smiths sotto l'opprimente cappa rumoristica. Una serie di ovvi riferimenti che tuttavia
non altera l’importanza e il rigore etico dell’opera.
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2012 HEROIN IN TAHITI Death Surf
HEROIN IN TAHITI
Death Surf
Boring Machines, 2012
Q
ualcuno ha paragonato la nostra Italian Occult Psychedelia alla hauntology. Non
fosse altro perché a introdurla al mondo ci ha pensato il solito Simon Reynolds,
che dell'hauntology (quella particolare area dello spettro musicale che traduce in
suggestioni lo-fi le ombre del passato, il folklore pagano e le nebbie catodiche)
aveva definito estetica e confini. A dirla tutta questa particolare sensibilità aveva già attecchito nel
nostro paese in tempi non sospetti. Dagli anni 70 serpeggiava negli angoli più oscuri dell'universo
prog, nella ricerca dei collettivi etnomusicali più radicali e nel mare magno delle sonorizzazioni.
A un certo punto, da qualche parte, verso la fine degli anni Zero quella tradizione si fonde con il
krautrock più tribale, con un esoterismo post punk e con l'intransigenza della drone music per dar vita
a peculiari forme sonore. Negli anni 10 i collettivi votati alla psichedelia occulta adottano nomi che
sembrano presi in prestito da pellicole di serie Z (come Squadra Omega e La Piramide Di Sangue) e
si moltiplicano un po' per tutta la penisola, a partire dal Veneto (patria dell’etichetta simbolo Boring
Machines) e da Roma, la città degli Heroin In Tahiti. Con Death Surf, il duo formato da Francesco De
Figueiredo e dal musicista/giornalista Valerio Mattioli (che con il suo libro Superonda ha raccontato
il retroterra culturale della IOP) realizza uno dei lavori più visionari di tutta la scena. Un concentrato
tossico di rock’n’roll malandato, twang chitarristici, drones purulenti, echi morriconiani e synth acidi
con cui i due costruiscono quello che loro stessi definiscono “Spaghetti Wasteland”: la colonna
sonora di un horror in cui il sole splende perenne. Quell’ecosistema sonoro, in cui i segni della cultura
popular vengono tradotti nella loro versione più sinistra, si costituirà come pietra di paragone per
un immaginario ancora tutto da esplorare.
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HIS ELECTRO BLUE VOICE Ruthless Sperm 2013
N
el 2013 Ruthless Sperm segnò un piccolo caso nell'underground italico. Non era chiaro
da dove fosse emersa quella disperata rivisitazione del post punk catastrofista targato
Killing Joke, elaborata da chi aveva familiarità con hardcore e black metal ma non
disdegnava di passare dalle atmosfere voluttuose del New Pop britannico a quelle
più contundenti del noise rock americano. Un disco limaccioso e violento, eppure straordinariamente
accessibile anche per chi non è solito frequentare quelle lande disperate. Poi, naturalmente, c'era il
caso Sub Pop. L'esordio dei comaschi veniva pubblicato dalla storica etichetta di Seattle, il che faceva
degli HEBV il gruppo più duro del roster insieme ai Metz. Com'era possibile che una band che fino a
quel momento non aveva praticamente mai suonato dal vivo, sulla cui reale composizione vigeva un
sostanziale mistero e il cui brano più visto su YouTube aveva circa 2000 click finisse sotto i riflettori di
una delle più celebrate indie label del pianeta? Una spiegazione poteva essere data dalla compattezza
e la coerenza che stava dietro all'intero progetto. C’era poi la lungimiranza di una band che sin dal
principio aveva percepito la scena nazionale come inadatta; che già dalla fine degli anni Zero sentiva
affinità con quello che stava accadendo dall'altra parte dell'Atlantico, specie con etichette di tendenza
come Captured Tracks e S-S. Proprio per quest'ultima gli HEBV avevano pubblicato il primo 7” (Fog). Di
lì sarebbero seguiti un serie di EP per Sacred Bones, Brave Mysteries e per la Avant! di Andrea Napoli:
colui che insieme a Francesco Mariani costituiva il nucleo del progetto. A quel punto il gruppo produceva
un’oscura miscela di wave bituminosa e lo-fi dai bordi metallici, ispirata a gruppi come Wipers, Big
Black e Hüsker Dü, ma in cui si scorgevano personalissime divagazioni romantiche e psichedeliche che
avrebbero fatto di Ruthless Sperm un monolite lower punk dal fascino ancora intatto.
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2008 HUMPTY DUMPTY Q.b.
HUMPTY DUMPTY
Q.b.
Autoproduzione, 2008
I
l progetto Humpty Dumpty prosegue da quasi 20 anni con estrema coerenza etica ed artistica.
Al momento in cui scrivo sono 19 gli album assemblati da Alessandro Calzavara, tutti realizzati
nella più ferrea ortodossia DIY e pervasi da un umore esistenzialista che il nostro persegue
secondo coordinate estetiche che vanno dal jangle rock alla new wave italiana. Un sound
cerebrale ma dagli acuminati bordi (indie) pop che mette insieme le idiosincrasie di chi osserva la
realtà senza sentirsene realmente partecipe. Un esercizio estetizzante che ad un certo punto trova
sponda nei testi dell’amico Roberto Q. I due si conoscono su Internet e avviano una collaborazione
che durerà tre album, il primo dei quali resta la gemma più luminosa. C’è qualcosa che ancora oggi
fa di Q.b. un caso a parte nella vasta discografia di Humpty Dumpty. Un senso di compiutezza che
ne fa un manifesto estetico e che spinge Calzavara a stampare per la prima volta 300 copie fisiche
dell’album. Il disco arriva lo stesso anno in cui Amen consolida la posizione dei Baustelle presso il
pubblico indie e per qualcuno la voce di Calzavara risuona come quella di un Bianconi più freddo
e cinico. È lo stesso autore a definire ironicamente Q.b. “l’album della svolta pop” e a concedersi
perfino una instant song come Violetta, omaggio alla Beauregarde stellina electro punk che in quel
momento infesta le webzine. Al centro dell’album, tuttavia, stanno brani che indagano sulle vestigia
di un romanticismo ormai svuotato; fra profondi bassi, bordoni elettronici e un’attitudine che sta fra
l’alterigia di un Faust’O e l’eccentricità di Julian Cope. Canzoni come Per Noi e Weekend Necrofilo
celebrano la decadenza di una quotidianità divenuta ormai indecifrabile. Con il loro sarcasmo austero
e brillante, i brani di Q.b. indugiano su rapporti umani ridotti a stilizzazioni di una ritualistica ancestrale
da osservare con un attento distacco.
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IORI’S EYES Double Soul 2012
IORI’S EYES
Double Soul
La Tempesta International, 2012
P
er un po' gli Iori's Eyes hanno incarnato un sogno. Quello di una Milano
musicalmente cosmopolita, notturna e cool, immersa in un flusso di moderne
vibrazioni electro soul che la univano a metropoli come New York, Londra e
Berlino. Analogamente ai compagni di etichetta Aucan e A Classic Education, il
duo composto da Sofia e Clod aveva scelto di confrontarsi su un terreno estraneo a quello della
tradizione cantautorale che ad un certo punto, all’inizio degli anni 10, dettava l’agenda dell’indie
italiano. Da autentiche mosche bianche in un panorama ancora dominato dalle chitarre, si erano
fatti conoscere grazie a due EP che, pur insistendo su un sound sintetico e fieramente DIY, si
manteneva legato alla canonica estetica di un indie pop dall'afflato dreamy. La svolta arrivava
dall'incontro con il seminale esordio di James Blake, dal quale recuperavano il downtempo storto
e lo-fi per inserirlo in un liquido amniotico di influenze bristoliane e morbidi rumori che sembravano
svanire nel profondo della notte. Si trattava di uno slittamento apparentemente insignificante
che però dotava il duo di una sensualità fino ad allora sconosciuta. Propulso da un dub obliquo, il
primo e unico album degli Iori's Eyes brillava di una luce fluorescente che ne faceva un caso unico
all’interno della scena italo pop del 2012 e che, in qualche modo, li vedeva giocare di sponda
con il dream pop sedato degli xx, per via delle voci impastate dal piglio narcolettico. Alla riuscita
del lavoro contribuivano la produzione affidata a Federico Dragona dei Ministri e il mastering di
Giovanni Ferliga degli Aucan, la cui collaborazione sul brano In Love With Your Worst Side era la
raffigurazione dl quel pop futuribile che legava le due band e che avrebbe ispirato i lavori di Clod
e Sophia una volta archiviato il progetto Iori's Eyes.
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2000 JOLLYMUSIC Jollybar
JOLLYMUSIC
Jollybar
Nature, 2000/Illustrious, 2001
L
e raccolte Easy Tempo e Beat At Cinecittà e l’Italia del boom economico mitizzata da
acts orientali come Pizzicato Five e Fantastic Plastic Machine erano le due facce di
una medaglia assai scambiata a cavallo fra i millenni. Un senso di nostalgia si stava
impossessando anche della dance, che sempre più spesso si rivestiva con i colori ingialliti
delle pellicole anni 60 e all'interno della quale facevano capolino i ritmi della disco music e l'esuberanza
naif dell'exotica. Sin dal nome, che rimandava all'ingenua esterofilia dei vecchi bar di provincia, il
progetto era animato dal medesimo sentimento retrospettivo. A quel sound i produttori Francesco
De Bellis e Mario Pierro erano arrivati attraverso la gavetta nella scena rave capitolina e il successo
ottenuto con il progetto Mat101, di cui Jollymusic era una naturale evoluzione. Mentre la musica dei
Mat101 era sample free, l'essenza dei Jollymusic stava nei suoni riciclati, per lo più recuperati da
vecchi vinili e riprocessati attraverso mangianastri per dare al tutto un tocco più vintage, obliquo e
psichedelico. Pubblicato inizialmente dall'indipendente Nature, Jolly Bar iniziò da subito a riscuotere
consensi all'estero, specialmente in UK, dove si cercò di farli passare per i Daft Punk italiani. In realtà la
ricetta del duo romano era un originale cocktail di musica disco funk bagnata dalla brezza mediterranea
e ritmi house increspati da percussioni lounge e chitarre floydiane, un’alchimia che produceva paesaggi
sonori minimalisti e spaziosi, sempre all'insegna di groove avventurosi, ottimisti e brillanti. Ristampato
l'anno successivo dalla Illustrious (sussidiaria dance della Sony UK) con nuovi featuring (Erlend Øye, KT
Tunstall) e scaletta lievemente modificata, resta purtroppo l'ultimo album targato Jollymusic. Per Pierro
e De Bellis si apriva comunque una lunga carriera di progetti e collaborazioni con i quali avrebbero
sviluppato il lato cinematico dell'immaginario retrospettivo targato Jollymusic.
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KLIMT1918 Sentimentale Jugend 2016
KLIMT1918
Sentimentale Jugend
Prophecy Productions, 2016
B
enché siano da tempo considerati come una delle band di riferimento del nu gaze
italiano, i Klimt 1918 godono di peculiarità estetiche che stanno inscritte nella loro
singolare evoluzione. Partiti negli anni 90 come band death metal (con il moniker
Another Day), i fratelli Marco e Paolo Soellner hanno iniziato già in tempi non
sospetti a ibridare il rock estremo e doppia cassa con suggestioni wave dall’allure dreamy, dando
prova di un’ambizione e una magniloquenza sconosciuta alla maggior parte dei gruppi italiani.
Quelle degli album Undressed Memento e Dopoguerra erano sonorità che non negavano il loro
legame con il rock da stadio degli U2, ma finivano per creare ampi paesaggi che richiamavano
le incursioni cinematiche di ensemble come gli Godspeed You! Black Emperor. Fra il terzo, Just
In Case We’ll Never Meet Again, e il loro ultimo lavoro passano otto anni. Otto anni in cui i
Soellner maturano uno spiccato interesse per lo shoegaze, al punto da concedergli di prevalere
sulle reminiscenze metal e sulla vena più avant-garde. Il metal semmai resta nel titanico senso
di sfida che pervade l’opera, nell’emotività dei suoi passaggi più drammatici e nel rigore con
cui vengono affrontati temi storici. Il risultato è Sentimentale Jugend, l’album della vita per i
Klimt. Un doppio disco, per quasi due ore di sensazioni eteree e stranianti che si solidificano
improvvisamente in ritmiche possenti. Rifiutando la definizione di blackgaze, usata per gruppi
come Alcest e Deafheaven, il gruppo crea la propria strada al dream pop, fatta di frammenti
ambientali, esplosioni dai colori metallizzati, foschie post rock e pop tout court. Il risultato è disco
non privo di difetti ma che, nondimeno, va colto nella sua interezza e compreso nel desiderio di
fornire un'esperienza totalizzante, secondo un’ambizione propria del rock dei ‘70.
Un brano: Belvedere
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2007 KLIPPA KLOPPA Io Ti Lecco Quando Vuoi
KLIPPA KLOPPA
Io Ti Lecco Quando Vuoi
KK Pavlichenko/Charity Press, 2007
D
ifficile parlare dei casertani Klippa Kloppa senza ricorrere al cliché del "segreto-
meglio-custodito-della-musica-italiana". Difficile, perché in oltre 20 anni di attività
il collettivo ha coperto ogni genere conosciuto, per lo più con uno spirito che sta fra
l'attitudine Dada dei gruppi Rock In Opposition e la vena satirica dei compagni di
etichetta Maisie. A voler essere pignoli, le uniche costanti all’interno della loro produzione sono lo
spirito DIY e il desiderio di aggiornare la tradizione della musica italiana. Magari facendo flirtare
elementi incongruenti e apparentemente antitetici, spesso nello stesso brano. Il progetto, nato alla
fine degli anni 90, si è evoluto nel tempo in un collettivo di pop sperimentale, autore di brani che
suonano come miniature giocose del canzoniere maggiore della penisola. Avventurarsi nella loro
discografia vuol dire districarsi fra minimalismo radicale, esperimenti free, quadretti ipertecnologici,
parossismo a 8-bit ed elegie electro folk. Quando tutto questo si coagula in vere e proprie canzoni, ci
troviamo di fronte al pop più originale e intrigante. È quello che succede nel primo vero album attribuito
a Klippa Kloppa: Io Ti Lecco Quando Vuoi è il manifesto programmatico del collettivo, una raccolta in
cui l'eredità dell'italo pop viene interpretata con spirito naif, con un'anarchia giocosa dove le melodie
della musica leggera e dei i canti popolari convivono con ritmi spastici, grumi elettronici e rumorismo
diffuso, in un generale clima di beatitudine nonsense. Si tratta del primo tassello di quello che oggi
appare con un puzzle coloratissimo. Nel corso di questi anni, infatti, i casertani hanno dato vita a un
loro mondo scombinato ma perfettamente riconoscibile, un affresco di astrazioni pop che si nutre
delle pulsioni popolari e delle suggestioni più laterali della società dello spettacolo.
Un brano: Picchiare
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LAGHISECCHI Très Bien: Piano B 2000
LAGHISECCHI
Très Bien: Piano B
Baracca & Burattini, 2000
I
l lo-fi (ovvero quel rock sbilenco e senza nerbo istituzionalizzato da band come Pavement,
Sebadoh e Guided By Voices) si propagò in Italia nella seconda parte degli anni 90 e, per la
fine del decennio, Genova poteva vantare due band di valore come Lo-fi Sucks e Laghisecchi.
Nel '98, con il loro primo album (Radical Kitsch), questi ultimi avevano dimostrato come fosse
possibile percorrere una terza via fra la melodia del pop italiano e le traiettorie scombinate del
noise rock anglosassone. Su canzoni come Capestro si avvertiva la medesima naïveté analogica
dei Grandaddy, applicata a un cantautorato delle cose minime. Lo stesso che l’autore Michele
Bitossi avrebbe sviluppato con i progetti successivi, diventando uno degli artisti più raffinati e
misconosciuti dello stivale. Il secondo album dei Laghisecchi era quello che avrebbe dovuto fare
del gruppo un punto di riferimento dell'alternative rock italico a inizio millennio, ma si arenò in una
palude di problemi contrattuali e disinteresse generale. Un vero peccato perché, con il senno di poi,
in brani come Troppo Spazio si possono scorgere i semi di quell'italo pop indipendente che avrebbe
furoreggiato nel resto del decennio. Rispetto all’album che lo aveva preceduto, Très Bien: Piano B
faceva compiere al gruppo un salto di qualità esponenziale. I nuovi brani mantenevano un'andatura
più lenta e autorevole, al fragore delle distorsioni (che pure non mancavano) preferivano il taglio
intimista e la dissertazione romantica. Gli arrangiamenti, sempre più intricati e surreali, tradivano un
amore per la compostezza del pop britannico, tanto che canzoni come Il Cuore È Un Muscolo (la hit
mancata dell’album) suonavano come un incrocio fra i Blur dell’album omonimo e lo spleen nostrano
di Luca Carboni. Tutte intuizioni che Bitossi avrebbe avuto modo di sviluppare con i Numero6, ma
che Très Bien proponeva già con straordinaria freschezza.
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2004 LA QUIETE La Fine Non È La Fine
LA QUIETE
La Fine Non È La Fine
Heroine, 2004
I
n Italia l’hardcore è sempre stato una cosa seria. I gruppi non sono mai mancati e la lingua,
almeno in questo ambito, non ha ostacolato un riconoscimento internazionale sincero e radicato.
A metà anni Zero il cuore della scena pulsa dalle parti dell'Emilia, grazie a un pugno di band
che condividono musicisti e aspirazioni. Rispetto al passato il sound si è evoluto. La brutalità
spiccia del punk ha incontrato il cerebralismo del post rock, la complessità del math rock e persino
l'epicità del black metal. Gruppi come The Death Of Anna Karina, Raein e La Quiete hanno sostituito
la denuncia politica con liriche introspettive e poetiche, in cui la violenza parossistica dei brani è lo
specchio di uno struggimento interiore che non trova pace. In questo contesto, radicato nel più fiero
spirito DIY, e nel quale i concerti diventano riti collettivi celebrati da primus inter pares, La Fine Non
È La Fine è un capolavoro incontrastato. Un album che resiste allo scorrere del tempo grazie a una
produzione sufficientemente pulita da dare cronaca di ogni inflessione emotiva e rendere merito alla
profondità dei testi anche nei passaggi più convulsi. Al gruppo di Forlì ci sono voluti quattro anni di
attività e una serie di split condivisi con band di mezza Europa per arrivare a quel primo e unico album.
Quando lo incidono il loro sound non ha eguali. In quei 22 minuti vengono innalzati monumenti al caos
poi abbattuti in passaggi drammatici che sono la rappresentazione metaforica di un collasso nervoso;
in una continua scomposizione di ritmi e strutture armoniche che comunica rabbia e passione. Per chi
in quel momento segue il gruppo si tratta di un’esperienza che va al là del contenuto strettamente
musicale. Piuttosto è un modo per sentirsi parte di un'onda inarrestabile, capace di interpretare ansie
e frustrazioni per trasformarle in qualcosa di bello e violento.
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LILIES ON MARS Dot To Dot 2013
LILIES ON MARS
Dot To Dot
Long Song/Elsewhere Factory, 2013
N
egli anni 70 poteva essere una prassi, ma nel nuovo millennio non sono in molti
a poter vantare uno sponsor di lusso come Franco Battiato. È successo alle Lilies
On Mars, il duo di Cagliari nato artisticamente a Londra e da lì operante sin dalla
metà degli anni Zero. Pare che a patrocinare il progetto sia stato proprio il maestro
siciliano, che le aveva volute nel suo album del 2007 (Il Vuoto). L’anno dopo, ai tempi del loro primo
e omonimo lavoro, Lisa Masia e Marina Cristofalo sembravano uscite da qualche bosco celtico,
appena dopo aver officiato un rito stregonesco. In quel periodo le Lilies mettevano in scena una
specie di neofolk al femminile. Le loro tenebrose filastrocche infatti affioravano fra sonorità industrial
e canzoni dall’afflato cosmico. Sei anni dopo, Dot To Dot coglieva lo zeitgeist di un underground
stava riscoprendo il dream pop e le suggestioni degli anni 80 targati 4AD per ricalibrarle su sonorità
electro pop. I brani di Dot To Dot rimandavano al sound misterico dei Cocteau Twins e alle inquietudini
dei Cranes ma li inserivano in un liquido amniotico di synth e disturbi digitali. Non si trattava solo
di un giochino di evanescenti incanti. L’album evitava con cura la sceneggiata goth, prediligendole
armonie dal taglio noir e a una ricerca ritmica grazie a cui le Lilies si piazzavano una spanna sopra
a gruppi epigonici come Tamaryn e No Joy. La loro era piuttosto una faccenda di melodie eteree e
voci diafane, che con il suo afflato mistico doveva aver irretito Battiato. Al maestro, peraltro, veniva
data l'opportunità di ricambiare la collaborazione di sette anni prima. Era infatti possibile sentirlo
cantare su Oceanic Landscape, fra folate di elettronica traslucida e vortici psichedelici. Un intervento
quanto mai appropriato, che evidenziava quanto della sua eredità fosse presente nel sound del duo.
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2018 MAISIE Maledette Rockstar
MAISIE
Maledette Rockstar
Snowdonia, 2018
P
er i Maisie fare musica è un atto politico. Una battaglia quotidiana contro i luoghi
comuni, a partire da quelli che circondano la canzone italiana. Sin dagli anni 90 il
collettivo ha affinato un songwriting che si serve con disinvoltura di ogni genere
conosciuto per mettere alla berlina le contraddizioni del conformismo sociale.
L'idea che la bella musica sia, per forza di cose, “popolare” rappresenta il fulcro dell'attività
che Cinzia La Fauci e Alberto Scotti hanno portato avanti con la loro etichetta (Snowdonia), e il
punto di ricaduta degli album che da oltre 20 anni producono con irregolare tempismo e crescente
ambizione. Maledette Rockstar rappresenta (per mole, varietà degli spunti e urgenza narrativa) la
loro opera definitiva. Ad assemblarlo ci sono voluti nove anni: un lasso di tempo piuttosto lungo
anche per gli standard del progetto. Si è trattato dello stretto necessario per far combaciare le
esigenze di circa 70 collaboratori, fra i quali si contano nomi di culto della canzone italiana di ieri
e di oggi come Bruno Dorella, Antonio Gramentieri, Andrea Tich e Simon Balestrazzi. L'esigenza
era quella di elaborare una critica (perpetrata con l’arma del grottesco) al mondo post ideologico, a
un’umanità senza una meta preda unicamente dei peggiori istinti collettivi e individuali. Un’epoca
frenetica e superficiale in cui l’impoverimento culturale viene spacciato come privilegio. Rock,
post punk, elettronica, canzone popolare e musica leggera: non esiste materiale alto o basso,
ma solo influenze che il collettivo gestisce con rispetto, mettendole al servizio di una narrativa
ipertrofica che sconvolge metrica e strutture pur rimanendo sempre accattivante e familiare. Un
immaginario vivace e un po' nostalgico in cui De André, Pippo Franco e la Bertè convivono in un
gioco di lucido e perfido ipercitazionismo.
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MOROSE La Vedova D’Un Uomo Vivo 2009
MOROSE
La Vedova D’Un Uomo Vivo
Shyrec/Ribéss/Boring Machines/Travelling Music, 2009
D
a oltre 20 anni i Morose costituiscono una delle gemme più preziose e oscure
dell'underground ligure. Un riferimento geografico puramente indicativo quest’ultimo,
vista la natura insulare del progetto, la sua refrattarietà a farsi inquadrare in
qualsivoglia scena e a esibirsi dal vivo con continuità. Un'oscurità favorita dal continuo
cambio di line-up (una sorta di formazione aperta in cui negli anni si sono alternati almeno una decina
di musicisti) e dal progressivo riposizionamento stilistico che li ha visti passare in modo del tutto
coerente da un sadcore viscerale a un folk noir dalle tentazioni cameristiche e dall'afflato letterario.
Nel frattempo, hanno lasciato sul campo almeno un paio di classici. Il primo risale a quando ancora
nei Morose gravitavano personaggi della scena indie lo-fi ligure. Dopo le prime carbonare registrazioni
su Ouzel Records il gruppo pubblicava La Mia Ragazza Mi Ha Lasciato, che a dispetto del titolo
conteneva un'indie rock anglofono ispirato al Lou Barlow più meditabondo e allo slowcore più dilatato
e tenebroso. Dopo cinque anni, con un radicale cambio di formazione e di sonorità, arriva questo
piccolo classico di folk sepolcrale. Il primo cantato in italiano, e quello che in qualche modo getta un
ponte fra la murder ballad anglosassone e la canzone italiana colta nelle sue pose esistenzialiste.
Quelle di Elena Dalle Candide Braccia e Cantimplora sono meditazioni funeree che stanno fra i carillon
esoterici dei Current 93 e il post rock neotradizionalista dei Labradford. L'orchestrazione sparsa esalta
la natura minimalista del progetto, che intersecando la cullante litania dell'idioma italico crea un
intenso cantaurato apocalittico. Provate, ad esempio, il sinistro salmo di Intorno A Una Donna Dai
Molti Mariti, che utilizzando espedienti presi in prestito dalle colonne sonore di genere (i vocalizzi
arcani, il fischio trasfigurato, il lontano suono di una tromba) azzarda una fusione fra il Morricone noir
e moderne atmosfere retrofuturiste.
MURUBUTU
Gli Ammutinati Del Bouncin'
Ovvero Mirabolanti Avventure Di Uomini E Mari
Mandibola/Il Carognaio Produzioni, 2014
I
l primo album di Murubutu era una specie di oasi per chi considerava il rap chiuso nella propria
autoreferenzialità, avvitato in una spirale di dissing e revanscismo sociale da cui sembrava
difficile uscire. Quei solchi erano una conferma per chi immaginava potenzialità di storytelling
inespresse o semplicemente si chiedeva se fosse possibile vantare aspirazioni narrative più
profonde senza necessariamente essere cantautori barbuti. Col senno di poi si può obbiettare che la
strada da lui tracciata non è fra le più battute (ma pensiamo al rap romantico di Rancore, o a quello
di Claver Gold, che con Murubutu condividerà l’album Infernvum). Nessuno però ha saputo stressare
il genere in modo colto e letterario come l'MC reggiano. Alessio Mariani è un professore di storia
e filosofia prestato al rap, che realizza la sua musica con intento didattico e pensa alla letteratura
come a un crogiolo di storie universali. Se raccontate con passione, ognuna di esse può aiutare a
comprendere l'umanità di tutte le epoche. Ed è quello che accade nel suo terzo lavoro, un concept
che ha come protagonista il mare e il viaggio. Espediente narrativo non certo inedito ma di sicuro fra
i più evocativi, che permette a Mariani di citare l'immaginario avventuroso di Verne e della mitologia
greca, di trarre ispirazione da Pavese e Sepúlveda per trattare in modo poetico temi come quello
della disabilità, dei flussi migratori e del dramma dell'aborto. Con un flow calmo e meticoloso, che si
inserisce alla perfezione fra la rilassatezza delle basi e lo spessore della sostanza narrativa, Murubutu
affronta brani come La Battaglia Di Lepanto (1571) con la cura di un vedutista veneziano, farcendoli
di dettagli storici, descrizioni realistiche e passaggi drammatici. Mantenendo ritmo e tensione grazie
a un uso sapiente della tecnica e dei giochi fonetici. E facendo compiere al genere tutto un passo
decisivo verso il complesso universo della canzone d'autore.
POLYSICK
Digital Native
Planet Mu, 2012
P
olysick è il moniker con cui il produttore romano Egisto Sopor si presenta nell'agone
post hypnagogico a partire dal 2010. In quel momento Sopor ha già pubblicato tre
album (e un intero DVD) come TheAwayTeam, il progetto con il quale ha messo a frutto
l'imprinting IDM e i voraci ascolti di Aphex Twin e Autechre. Digital Native arriva al
termine di un percorso che lo ha visto spargere materiale su label come 100% Silk e Swishcotheque,
pubblicare un CD-R sull'etichetta di Legowelt (Strange Life) e accasarsi presso la britannica Planet
Mu di Mike Paradinas (aka µ-Ziq). Come parte del collettivo artistico AA.VV., e analogamente ad
artisti come Daniel Lopatin, la sua musica si sviluppa in parallelo alla ricerca nel campo della
videoarte e all’elaborazione di un personale linguaggio retrospettivo. Piuttosto che quella "nostalgia
del futuro" teorizzata da Simon Reynolds, però, in Digital Native entrano in gioco differenti visioni
passatiste. Tutto l’album è una finestra aperta su universi alternativi, uno sguardo rivolto a oscure
simulazioni digitali e misteriosi paesaggi virtuali dal sapore esotico. Tutte suggestioni che negli
arpeggi circolari di Taito si confondono con stati allucinatori simili a quel dormiveglia che sta
alla base del pop ipnagogico, ma che più spesso (ad esempio nella giungla plastificata di Preda)
prende le sembianze di una lounge music stilizzata, tutta giocata sulle sonorità sgranate dei synth
analogici. Sopor mostra una particolare propensione per i suoni caldi e acidi dell'IDM anni 90,
che omaggia con partiture geometricamente lineari, con la forte impronta melodica della library
music all'italiana e con morbidi patterns che suggeriscono una sorta di dance in assenza di ritmo.
In questo modo mostra come sia possibile utilizzare strumenti e suoni del passato come tools per
la creare universi estetici originali e seducenti.
Un brano: Taito
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2010 THE RECORD’S De Fauna Et Flora
THE RECORD’S
De Fauna Et Flora
Foolica, 2010
V
erso la fine degli anni Zero, quello dei Record's era il nome di punta all’interno di
un’enclave di band bresciane votate al pop rock di matrice anglosassone. Les Man Avec
Les Lunettes e Annie Hall avevano un fiuto speciale per melodie beatlesiane e languori
psichedelici, ma nessuno come i Record's riusciva a convogliare tutta questa passione
in anthems attillati come quelli contenuti nel loro Money's On Fire. In realtà la British Invasion a cui a
nostri puntavano era sì quella di Beatles e Kinks, ma anche quella fine anni 70 del power pop di classe
di Elvis Costello e del primo Joe Jackson. Il tutto era corroborato da riff puliti e melodie generose,
appena impreziosite da misurati tocchi di piano e Hammond. Money's On Fire divenne un piccolo caso
nella scena indie dell'epoca. Erano anni in cui le chitarre dominavano ancora l'underground, ma un
equilibrio così perfetto fra scanzonata irruenza, grana sonora e felicità d’esecuzione non era all’ordine
del giorno. Con queste premesse arrivò il contratto con Foolica Records e il disco della consacrazione.
Un album che sarebbe stato ristampato negli USA, costringendo il gruppo a cambiare nome in The
R's per evitare confusione con l'omonima band inglese. In verità sarebbe bastato ascoltare le prime
note del disco per dimenticare i britannici e riconoscere ai bresciani di aver sviluppato una personalità
quanto mai definita. Rispetto al lavoro che lo aveva preceduto, De Fauna Et Flora faceva delle chitarre
acustiche le vere protagoniste, rilassava i ritmi e lasciava spazio a ballate tardo beat dalle sorprendenti
influenze caraibiche. Su questo template la band sviluppava citazioni harrisoniane, strizzate d'occhio
a XTC e Big Star, vaudeville kinksiani e scorribande rocksteady, e quel che perdeva in immediatezza
lo guadagnava nella raffinatezza del songwriting, una qualità che le aveva permesso di realizzare la
propria piccola enciclopedia pop, articolata in 13 potenziali singoli.
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ROSOLINA MAR Before And After Dinner 2005
ROSOLINA MAR
Before And After Dinner
Wallace, 2005
I
Rosolina Mar rischiano di essere ricordati per essere stati il gruppo di Andrea Belfi, oggi
apprezzato sperimentatore che negli anni ha approfondito le ricerche sull'iterazione fra
elettronica e percussioni acustiche, sviluppandole in una sorta di improvvisazione minimalista.
Questo, in qualche modo, fa del suo vecchio gruppo una parentesi. Non tanto nella sua personale
formazione, quanto in una scena (quella dell'italo indie anni Zero) che ha fatto fatica a produrre band
capaci di coniugare intelletto ed edonistica fisicità. Un'esperienza che si reggeva sull'alchimia creata
dal drumming polimorfo di Belfi e dalle vivaci strutture chitarristiche di Enrico Zambon e Bruno Vanessi.
I tre musicisti veronesi, con un passato in formazioni punk e hardcore, si sarebbero sciolti nel 2010,
con due album all'attivo che recuperavano, seppur parzialmente, l’energia dei travolgenti live. Quello
che tecnicamente era un power trio (anche se poco convenzionale) era di fatto il più rock dei gruppi
post rock: quello che riusciva a fare di un genere altrimenti cerebrale la cosa più sudata e adrenalinica
in circolazione. Before And After Dinner perfezionava quanto già messo in mostra con l'omonimo
esordio grazie a brani più agili. Un assembramento di riff e strutture ritmiche che conosciamo bene
perché le abbiamo sentite nelle canzoni di Fugazi, Slint, Pixies e perfino Grand Funk Railroad e Led
Zeppelin. È come se da quei brani fossero stati estrapolati i momenti più emozionanti (le intro, i bridge
e i ritornelli privi di traccia vocale) e poi fossero stati legati con un cut & paste zappiano offrendo così
un'esperienza di eccitazione perpetua. Non mancavano i momenti più squisitamente noisy e jazz, specie
nella title track, dove affiorava l’animo più cinematico del progetto. Il cuore dell’album, tuttavia, stava
nel rifferama power pop, negli stridenti groove funk, nelle cavalcate elettriche e nei wah wah che
imperversavano donando al tutto uno squisito tocco psichedelico.
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2009 SAMUEL KATARRO Beach Party
SAMUEL KATARRO
Beach Party
Angle, 2009
I
l nome che il pistoiese Alberto Mariotti si era scelto alla fine degli anni 90 ha lasciato il segno.
C'è chi ancora si ricorda di Samuel Katarro immaginandolo come artista demenziale o come un
seguace toscano di GG Allin. Per fortuna sono in molti ad averne seguito l’evoluzione artistica
che lo ha portato a mettere bowianamente fine al suo personaggio (il live che suggellava
l'esperienza artistica si intitolava The Death Of Samuel Katarro) e adottare il moniker di King Of
The Opera. A guidarlo una costante ricerca di forme sonore originali, sempre sospese fra pop e
avanguardia, dove al primo spetta il compito di addolcire una consapevolezza e una visione del mondo
non proprio rassicurante. Tutto questo ai tempi di Samuel Katarro si traduceva in un precipitato di
psichedelia acustica dalla primigenia ispirazione blues, organizzato attraverso grotteschi quadretti
vaudeville immersi in una soffocante cortina postindustriale. Due album all’attivo, il secondo dei quali
trasformava le intuizioni originarie in un Circo Barnum psycho folk, fatto di elaborati e claudicanti
teatrini post barrettiani. Fra i due lavori è il primo, Beach Party, a fornire in purezza la visione estetica
di Samuel Katarro, soprattutto per quel crooning che sta fra gli ispirati manierismi di Tim Buckley e
le contorsioni vocali di David Thomas. Si tratta dell'album più personale e intimo di Mariotti. Ideato,
composto e suonato in perfetta solitudine (e tradotto in suoni grazie alla produzione di Marco Fasolo
dei Jennifer Gentle), emana ancora oggi un suo fascino deviato e vagamente retrofuturista. Un po’
come dedicarsi all’ascolto di antichissime registrazioni blues mentre fuori dalla finestra si depositano
le polveri del dopobomba e tutto intorno riecheggiano i suoni meccanici della danza moderna dei
Pere Ubu.
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LORENZO SENNI Persona 2016
LORENZO SENNI
Persona
Warp, 2016
C
ome produttore Lorenzo Senni ha saputo costruirsi la sua solida reputazione
destrutturando e ricontestualizzando un genere come la trance, spesso snobbato
dagli amanti dell'elettronica più arty e concettuale. Questo risultato arriva da
lontano: negli anni 90 è stato prima chitarrista di una band hardcore, quindi batterista
noise impro. Nel frattempo, ancora giovanissimo, inizia a interessarsi alla techno più radicale e
a nutrire ammirazione per l'elettronica targata Mego e PC Music. Lo spirito DIY di quest'ultima
lo spinge a fondare la propria etichetta (la Presto!?) e a esplorare l'universo glitch con risultati
affascinanti, immortalati in un primo album (Early Works) pubblicato su Kesh, etichetta di Simon
Scott degli Slowdive. Con il successivo Quantum Jelly l'attenzione si sposta finalmente verso la
trance. Un ritorno agli amori giovanili che avviene sotto il segno di una nuova consapevolezza. Il
risultato di questo approccio artistico a un genere estremamente popolare è una musica da cui
viene bandito tutto il superfluo (i drop di basso, le melodie kitsch) per lasciare solo l'essenziale: le
costruzioni epiche e gli arpeggi armonici. Una musica stilizzata e adrenalinica che trova compiutezza
con questo mini LP del 2016. Persona esce su Warp e sembra voler mettere sotto forma di canzone
quello che lo stesso Senni ha battezzato “trance puntillistica”: laptop music frenetica, minimale e
disidratata. Un reticolo ritmico armonico che recupera l'IDM di Aphex Twin e la applica alle logiche
del dancefloor; estremamente intelligente nella continua costruzione dei climax, nell'accento
problematico posto sulla sua allucinante euforia. Con appena 31 minuti di flussi che stanno lo
fra lo score di un videogame e le architetture avveniristiche di Arca, Senni scrive il suo trattato
accelerazionista, oltre quale ci può essere solo un ritorno a traiettorie più introspettive.
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2010 SPIRITUAL FRONT Rotten Roma Casino
SPIRITUAL FRONT
Rotten Roma Casino
Trisol, 2010
I
I quinto album dei romani Spiritual Front costringeva Simone Salvatori a inventare la definizione
di “nihilist suicide pop”. Che quel termine fosse più o meno pittoresco poco importava. Al
gruppo occorreva una nuova terminologia in grado di definire un percorso musicale che già
all'epoca aveva ricalibrato l'estetica neofolk su coordinate originali. Fino a quel momento gli
Spiritual Front erano riusciti a mietere più consensi all'estero che in patria, grazie all’affinità con
quello che un tempo era conosciuto come “folk apocalittico” e che nella loro versione diventava
dinamico e carnale. Il successo di Armageddon Gigolo aveva convinto Salvatori ad alzare tiro e
aspirazioni per dar vita ad un album che parlasse d'amore, ma nel modo più affascinante e distruttivo
possibile. Anziché le chitarre acustiche in assetto da combattimento del precedente lavoro, su
Rotten Roma Casino c'erano ritmi che perdevano la loro monoliticità, floride orchestrazioni e melodie
voluttuose che rimandavano a Smiths e Lloyd Cole. C'era soprattutto un edonismo sessualizzato
e conturbante che piazzava pezzi come Darkrook Friendship e My Erotic Sacrifice all'incrocio dei
pali fra romanticismo e feticismo. Può darsi che qualcuno fra i meglio introdotti nel giro goth abbia
storto il naso di fronte a brani che abbracciavano il pop (quello più noir) in modo così deciso. Tutto
però era esattamente al suo posto: il tiro morriconiano, gli accenti country, la sfacciataggine wave.
Semmai era il lato teatrale del progetto ad uscirne corroborato. L'album veniva pubblicato insieme
a un DVD che fra eleganti videoclip e versi recitati di Pavese, Pasolini e Majakovskij contribuiva a
plasmare l’universo estetico del gruppo. Un immaginario in cui il cabaret mitteleuropeo dialogava
con la letteratura popolare del Belpaese in un rimpallo di suggestioni decadenti.
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UOCHI TOKI Libro Audio 2009
UOCHI TOKI
Libro Audio
La Tempesta Dischi, 2009
C
ome si sovvertono le regole dell'hip hop? Il duo piemontese si era posto il problema
già dalla fine degli anni 90, quando ancora operava con il nome di Laze Biose.
Da allora Rico e Napo quelle regole le hanno scritte e riscritte più volte, talvolta
anticipando le evoluzioni più curiose del mainstream, che nel frattempo non si
chiama più così ma che con basi elettroniche lo-fi, ritmiche scomposte e flow dissennato ha imparato
a fare i conti. Quel che ancora non ha imparato è formulare osservazioni acute e circostanziate come
quelle presenti nel loro album del 2009, il quinto come Uochi Toki. Con Libro Audio la loro narrativa
si spingeva in territori meno autobiografici, verso disamine puntuali di figure antropologiche che
rappresentano altrettante dinamiche sociali. Si parte da riflessioni a ruota libera su mortalità e
ambiente (Il Cinico), lavoro e sfruttamento (I Mangiatori Di Patate), valori e dignità (Il Nonno, Il
Bisnonno) e si approda a parlar di spadaccini e negromanti, seguendo una direttrice che dal brutale
realismo dei primi brani si muove verso approdi surreali. Nel frattempo, il rumorismo digitale degli
esordi si è finalmente coagulato attorno a basi eterogenee che fanno dialogare bassi dubstep con
beat industriali e campioni acustici, e che conferiscono ai brani un originale e malandato senso
del groove. Tutto questo fa del disco un monolite oscuro da avvicinare con cautela, ma da cui trarre
piccole rivelazioni. Sono strategie di interpretazione del mondo non sempre lineari ma dotate
di acume e coerenza. Difficile dire se si tratti o meno di un concept album, di certo lo si ascolta
trattenendo il fiato, anche quando il duo mette alla prova l'ascoltatore con lunghe ruminazioni anti
ideologiche che nascondono uno sguardo disincantato sui meccanismi della modernità.
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2006 VANESSA VAN BASTEN La Stanza Di Swedenborg
A
ncor prima che La Stanza Di Swedenborg venisse pubblicato, il nome Vanessa Van
Basten circolava carbonaro fra i cultori del post rock e della musica italiana meno
allineata. Merito di un demo/EP che aveva mostrato come il gruppo genovese fosse
in grado di cimentarsi con un sound heavy di ampissimo respiro. Qualcosa che stava
fra le evoluzioni cinematiche degli Explosions In The Sky, la tranquillità evocativa della library music
italiana e l'ispirazione più muscolare del metal. Una specie di “nightmare pop” che aveva come
termine di paragone il black gaze dei Jesu e dei canadesi Nadja. Ad alimentare la curiosità c'era il
mistero che circondava il progetto di Morgan Bellini, eclettica one man band che solo alla vigilia delle
registrazioni aveva reclutato il bassista Stefano Parodi. Negli anni successivi Vanessa Van Basten
prenderà la fisionomia di una vera e propria band, ma La Stanza Di Swedenborg nasce ancora come
progetto in studio, frutto della fascinazione di Bellini per drone music, shoegaze, post rock e doom.
Intriso com’era di umori celtici e suggestioni mediterranee, il sound del gruppo era già dotato di
una grandissima personalità. Sospeso fra le tentazioni orrorifiche della title track (all'interno della
quale trovano spazio frammenti di The Kingdom di Lars Von Trier, a cui si ispira il titolo dell'album) e
l'andamento folk di Giornada De Oro, la cui atmosfera palustre è destinata a esplodere in abbaglianti
folate di psichedelia pesante. Piuttosto che indugiare in una drammatica alternanza di quiete e
distorsioni, brani come Floaters e Dole si librano in un pulviscolo metallico trasportato dal vento.
Inspessendosi e rarefacendosi in dolci circonvoluzioni, senza mai raggiungere vette di eccitazione o
abissi di tristezza, ma mantenendo sempre un distaccato afflato contemplativo.
Un brano: Floaters
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VELVET SCORE Youth 2004
VELVET SCORE
Youth
Black Candy, 2004
P
are che durante le sessioni di Youth nevicasse parecchio. Un elemento apparentemente
insignificante il quale tuttavia finì, in qualche modo, per determinare quel senso di
sospensione che grava sui frammenti più suggestivi dell’album. Il gruppo fiorentino
si era formato alla fine degli anni 90 grazie ad una comune passione per l’alternative
rock americano, ma ben presto aveva sviluppato un sound autoctono, fatto di chitarre ipnotiche,
progressioni noise e suggestioni isolazioniste che sembravano diretta emanazione degli Slint
di Spiderland. Tutti elementi che contribuirono ad associargli il tag “post rock”, in un momento
in cui il termine si stava riconfigurando sulle tumultuose riflessioni chitarristiche di Mogwai ed
Explosions In The Sky. Nel 2003, dopo aver pubblicato un paio di EP, i Velvet Score entravano
nell’orbita della neonata Black Candy, con la quale instauravano un rapporto simbiotico. Uscito in
sordina nel 2004, Youth finiva per sorprendere critica e pubblico, che scoprivano un nuovo nome
da affiancare ai più noti Giardini di Mirò, Yuppie Flu e Julie’s Haircut. I Velvet Score erano ancora
giovanissimi (all'epoca avevano tutti poco più di 20 anni) ma erano già pronti a imbarcarsi in una
lunga serie di date importanti insieme a Blonde Redhead, Marlene Kuntz e Karate. Chissà se fu la
neve a determinare il mood avvolgente dell’album. O il modo in cui il gruppo riusciva trattenere la
furia di un brano come Back To The Painter's Brush, fra le cui controllate distorsioni si avvertivano
tracce dell'emotività sedata dei Codeine. Quei sette frammenti miracolosamente in bilico fra pop
e sperimentazione erano figli degli anni 90 più introspettivi, ma anche della rinnovata ambizione
degli anni Zero e di quel modo in cui l’underground italico stava provando ad annullare il divario
da quello americano.
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2015 WILLIE PEYOTE Educazione Sabauda
WILLIE PEYOTE
Educazione Sabauda
ThisPlay Urban, 2015
W
illie Peyote incarna un nuovo tipo di cantautorato, nella misura in cui oggi il rap
è il linguaggio principe della narrativa messa in note. Guglielmo Bruno (questo
il nome all’anagrafe) vi arriva dopo aver gravitato in formazioni punk e post rock,
ma quando lo fa matura uno stile “a metà fra rap hardcore e canzone d'autore”
(è lui stesso a spiegarlo nel brano Peyote451). Del rock gli resta una musica in larga parte suonata e
l'idea di se stesso come leader di una vera e propria band. Resta anche l'urgenza conflittuale e una
consapevolezza sconosciuta a molti dei suoi colleghi, ancora impegnati nella riproposizione di quei
modelli angloamericani che tanto funzionano anche da noi. Nel terzo album Bruno sceglie di metterci
la faccia, in un momento in cui la canzone politica non gode certo della massima popolarità. Così
parte dal proprio vissuto per lanciare messaggi sul tema del lavoro, della religione e del razzismo.
Tutto inizia con quel titolo: un ironico riferimento a una città che non esiste più e che forse non è mai
esistita. A una torinesità che è assai diversa da come la si intende solitamente, figlia del meticciato
e dei flussi migratori eppure dotata di un suo pratico senso di abnegazione (quella “nausea del senso
di colpa che viene dopo il piacere” di cui parla in Giudizio Sommario). Assecondato nel flow pulito
da una produzione raffinata che incrocia funk, smooth jazz e soul, Bruno imbraccia l'arma dell'ironia
e del disincanto, si mette a nudo senza risparmiare i dettagli meno edificanti (ad esempio i problemi
con l'alcol) e senza lesinare stoccate agli altri personaggi di una scena di cui si sente (a ragione)
un'eccezione. In questo modo tira fuori un manuale di sopravvivenza per chi ancora crede che la
musica abbia il compito di far pensare divertendo e, in qualche misura, di contribuire a migliorare la
vita di chi l’ascolta.
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THE WINSTONS The Winstons 2016
THE WINSTONS
The Winstons
AMS, 2016
O
k, questo è uno dei dischi più recenti fra quelli elencati nel volume che avete in
mano e tuttavia non fornisce alcuna indicazione sul futuro della musica italiana.
Nondimeno i Winstons meritano di farne parte perché rappresentano l’eccellenza
delle nostre band di culto. Non ci fosse stato Internet a rovinare la festa sarebbe
stato bello prendere questo vinile, piazzarlo in qualche mercatino dell'usato dall'altra parte del
mondo e attendere che venisse scoperto e celebrato come capolavoro perduto della psichedelia
tardo 60s. Perché è proprio quello che sembra. Una filiazione del Canterbury sound negli studi
di Cinecittà. O una versione patafisica degli Spirit con deviazioni beatlesiane. O, se preferite,
come la risposta alla domanda: “E se Ray Manzarek avesse suonato l'organo nei Pink Floyd di A
Saucerful Of Secrets?” Potremmo andare avanti ancora a lungo, ma c’è una differenza sostanziale
fra i Winstons e gli altri gruppi neo 60s: la qualità dei talenti coinvolti nell’operazione. La storia è
nota. I tre fratelli Linnon, Rob ed Enro Winston altri non sono che il batterista Lino Gitto, Roberto
Dellera degli Afterhours ed Enrico Gabrielli (eminenza dell’underground italico con Calibro 35,
Mariposa e decine di altre collaborazioni). Tre amici che decidono di assecondare alcune delle loro
più antiche passioni legate alla musica. Il successo del progetto, nato come divertissement, porterà
ad un nuovo album nel 2019 (Smith) distribuito dalla Sony, trasformando il gioco in qualcosa di
maledettamente serio. Noi ci limitiamo a scegliere il disco d’esordio, in virtù dell'effetto sorpresa
e di delizie lisergico/pastorali come Play With The Rebels, spettacolari squarci spacey (...On A Dark
Cloud) e di perle jazz rock come She's My Face, grazie ai quali i Winstons hanno saputo catturare
tutta la colorata giocosità di un'epoca irripetibile.
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2016 WOW Millanta Tamanta
WOW
Millanta Tamanta
42, 2016
I
l recupero della canzone italiana e la contaminazione con i suoni del pop angloamericano:
un’idea vincente più sulla carta che nella realtà. Nel caso dei romani WOW non vi è dubbio che
si sia raccolto molto meno di quanto seminato, a dispetto di una formula che, tecnicamente,
avrebbe dovuto portare alle estreme conseguenze quella dei Baustelle. La loro è stata una
evoluzione naturale, da un garage rock lo-fi progressivamente rimodulato sulle melodie degli anni
60 italiani più profondi e mitizzati. L'immaginario del loro primo album (Amore) era quello degli anni
d'oro del Festival e del Cantagiro, del beat “piperino” e dei capelloni. Il tutto declinato secondo
coordinate cinematiche e noir, scandito dai colpi di twang e intorbidito da un'irrequietezza velvetiana,
che trasformava brani come la sanremese Nessuno Di Voi (originariamente cantata da Milva) in un
jangle rock a bassa fedeltà e dal tiro spectoriano. Con un titolo ispirato alla favola Il Palazzo Da
Rompere di Gianni Rodari, il secondo lavoro coglieva i romani nel tentativo di far collidere l’anima
popolare dei 60s con quella più arty. L’ingresso in formazione di una nuova sezione ritmica (il bassista
Thibault Bircker e il batterista Samir Amazouz) aggiungeva complessità agli arrangiamenti, ma era
tutta la band ad alzare l’asticella, imbracciando sonorità più psichedeliche e avant senza perdere
un briciolo di quella naturale vena pop. Come nel precedente capitolo le citazioni si sprecavano, a
partire dalla dinamica a due voci con cui China Wow e Leo Non ricreavano le suggestioni della coppia
Sinatra/Hazlewood. Tuttavia il gruppo mostrava di possedere una sua specifica sensibilità, specie
quando inseriva le melodie languide di Bianche e Arriva Arriva (brano scritto insieme a Calcutta) in un
colorato carosello di sonorità spacey e dissertazioni jazzy che allontanavano il rischio del revivalismo
calligrafico in favore di un sound onirico e fuori dal tempo.
Un brano: Bianche
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E X T RA: GL I ALT R I C INQUAN TA
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EXTRA Gli altri 50
ALBANOPOWER
Maria’s Day
42, 2009
AMOR FOU
La Stagione Del Cannibale
Homesleep, 2007
Basta il disco d’esordio agli Amor Fou (una specie di Justice League
dell’indie pop d’autore) per aggiornare il cantautorato di Battisti e Tenco
all’estetica glitch pop e folktronica.
ANATROFOBIA
Tesa Musica Marginale
Wallace, 2004
BANCALE
Frontiera
Ribéss/Fumaio/Palustre, 2011
CESARE BASILE
Closet Meraviglia
ViceVersa, 2001/2011
BE FOREST
Knocturne
We Were Never Being Boring, 2019
BLUME
In Tedesco Vuol Dire Fiore
Pippola Music/Audioglobe, 2006
NICOLÒ CARNESI
Ho Una Galassia Nell’Armadio
Malintenti, 2014
DEADBURGER FACTORY
La Fisica Delle Nuvole
Snowdonia/Goodfellas, 2013
DINO FUMARETTO
La Vita È Breve E Spesso Rimane Sotto
Trovarobato, 2010
DISCO DRIVE
Things To Do Today
Unhip, 2007
All’inizio degli anni Zero, il funk punk arrivò anche dalle nostre parti.
A interpretarlo in modo intelligente ci fu anche questa band torinese che
faceva del background punk tout court il proprio punto di forza.
DON TURBOLENTO
Don Turbolento
Circolo Forestieri, 2008
DRACULA LEWIS
Use Your Illu$ion$
Hundebiss, 2013
DUTCH NAZARI
Ce Lo Chiede L’Europa
Undamento, 2018
DONATO EPIRO
Fiume Nero
Black Moss, 2014
FELPA
Paura
Sussidiaria, 2015
GIANCARLO FRIGIERI
L’Età Della Ragione
Autoproduzione, 2009
GOUTON ROUGE
Carne
V4V, 2014
KØBENHAVN STORE
Action, Please!
42, 2008
KRANO
Requiescat In Plavem
Maple Death, 2016
Marco Spigarol (Movie Star Junkies, Vermillion Sands) esordisce con una
raccolta di registrazioni folk rock lo-fi che sembrano un lost album di Neil
Young cantato in dialetto veneto.
FRANCESCA LAGO
Mirrors Against The Sun
Urtovox/T3, 2015
L.U.C.A.
I Semi Del Futuro
Edizioni Mondo, 2016
Fra le ultime incarnazioni di Francesco De Bellis c’è questo disco con cui
l’artista rinfresca l’immaginario 70s e un po’ esotico delle colonne sonore di
Umiliani, Piccioni e Morricone usando un immaginifico tocco retrofuturista.
MEZZOSANGUE
Tree (Roots & Crown)
The Wolf, 2018
A tre anni dall’esordio che lo aveva segnalato come autore di testi arrabbiati,
consapevoli e personali, il rapper romano torna con un doppio album che ha
le fattezze di un monumento all’hip hop non allineato.
MUSHY
Faded Heart
Mannequin, 2011
Con influenze che spaziano fra Cocteau Twins, Grouper, Nico e la synth
wave più glaciale, il disco di Valentina Fanigliulo suona come la migliore
risposta al sound cripto goth d’autore di U.S. Girls e Zola Jesus.
N_SAMBO
Sofa Elettrico
Snowdonia, 2011
NIÑOS DU BRASIL
Novos Mistérios
Hospital Productions, 2014
NORTHPOLE
Northpole
I Dischi Dell’Amico Immaginario, 2005
Uno dei classici dell’italo indie di inizio millennio. Più che una raccolta di
canzoni, un manuale su come far convivere la tradizione della canzone
italiana con le pulsioni romantiche del pop anglosassone.
EZIO PIERMATTEI
Turismo Dentale
Chocolate Monk, 2014
LA PIRAMIDE DI SANGUE
Tebe
Sound Of Cobra/Boring Machines, 2012
Uno degli album simbolo della psichedelia occulta italiana. Dentro c’è
tutto: il folk della tradizione ridotto a strumento ritualistico, i richiami a
Umiliani e Morricone e le traiettorie avventurose del krautrock più oscuro.
PORT-ROYAL
Afraid To Dance
Resonant, 2007
Nu gaze, post rock: in generale tutto quello che sta fra i paesaggi elettronici
targati Warp e la psichedelia di Ulrich Schnauss. Un grande disco che si
distingue attraverso gli evocativi passaggi ambient.
QUIROGA
Vol. 4
Really Swing, 2012
Poco si sa di chi si cela sotto il moniker Quiroga. Di certo c’è solo la capacità
del producer in questione di realizzare un disco trasversale fatto di beat hip
hop, synth acidi, funk colorato e tentazioni disco.
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EXTRA Gli altri 50
ANDREA SARTORI
Il Tagliacode
Persona, 2007
SEDIA
Sedia
Wallace, 2004
SELFIMPERFECTIONIST
Tooting Park Station
L.M.H., 2012
SETTLEFISH
The Plural Of The Choir
Unhip/Deep Elm, 2005
Guidati dal giovane italo canadese Jonathan Clancy, i Settlefish sono stati
l’anello di congiunzione fra il mondo emocore e quello indie, in virtù di un
melodico math rock che è riuscito a far breccia anche negli USA.
ST.RIDE
Cercando Niente
Niente, 2010
STUDIODAVOLI
Megalopolis
Record Kicks, 2004
Prima del Teatro Degli Orrori, per Gionata Mirai c’era questa formazione
in bilico fra post-hardcore e noise rock alla Jesus Lizard. Dei quattro
album pubblicati fra il 2002 e il 2008, Chances è l’ultimo e il più maturo.
FABRIZIO TESTA
Rebus
Autoproduzione, 2018
Già attivo da anni con il moniker Il Lungo Addio, Testa arriva a dirigere un
eccentrico amalgama di cantautorato weird folk, drones acustici, post rock
cinematico e minimalismo cameristico.
THE NIRO
The Niro
Universal, 2008
Cresciuto con gli americani (Lou Barlow e Elliot Smith, ma anche Jeff e Tim
Buckley), il romano Davide Combusti fa sue quelle influenze per costruire il
prototipo del neocantautorato anni Zero.
TRAPCOUSTIC
Shell
Geograph, 2017
Trapcoustic è solo una delle sigle dietro cui si cela Stefano Di Trapani, autore
di un weird folk pop psichedelico un po’ malsano e un po’ sconclusionato
ma dotato di una allucinata vena poetica.
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EXTRA Gli altri 50
I TRENI ALL’ALBA
2011 A.D.
Inri, 2011
UNMADE BED
Mornaite Muntide
Rare Birds/Seahorse/New Model Label/Audioglobe, 2011
VERME
Un Verme Resta Un Verme
To Lose La Track, 2010
L’ultimo dei tre EP che hanno segnato la parabola dei Verme: supergruppo
emocore formato da componenti di Fine Before You Came, Dummo, Hot
Gossip e Agatha. Melodia, energia ai massimi livelli.
VONNEUMAN
Switch Parmenide
I Dischi Della Lepre, 2006
Il post rock nella sua forma più colta e avant-garde. Partito da math e
noise, il collettivo romano approda a lidi electro cameristici in odor di jazz
e neoclassica, ricchi di classe e inventiva.
X-MARY
A Tavola Con Il Principe
LMC, 2006
STEFANO GILARDINO
Storia Del Punk
Hoepli, 2017
VALERIO MATTIOLI
Remoria. La Città Invertita
Minimum Fax, 2019
JACOPO TOMATIS
Storia Culturale Della Canzone Italiana
Il Saggiatore, 2019
RIVISTE:
Blow Up
Il Mucchio Selvaggio
La Repubblica XL
Rockerilla
Rumore
WEB:
Brooklyn Vegan (brooklynvegan.com)
Cose Sbagliate (cosesbagliate.it)
Deerwaves (deerwaves.com)
Distorsioni (distorsioni.it)
Elita (elita.it)
Esquire (esquire.com)
Il Golpe E L’Uva (ilgolpeeluva.blogspot.com)
Il Manifesto (ilmanifesto.it)
Impatto Sonoro (impattosonoro.it)
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Indie-Roccia (indie-roccia.it)
Indie-Rock.it (indie-rock.it)
IndieForBunnies (indieforbunnies.it)
Infine Jest (infinite-jest.it)
Inkorsivo (inkorsivo.com)
Kalporz (kalporz.com)
Le Note Di Euterpe (ilnegoziodieuterpe.blogspot.com)
L’Indiependente (lindiependente.it)
LoudVision (loudvision.it)
Noisey (noisey.vice.com)
Ondarock (ondarock.it)
Pitchfork (pitchfork.com)
Prismo (prismomag.com)
Resident Advisor (residentadvisor.net)
Rock E Dintorni (rockeditorni.forumfree.it)
Rockit (rockit.it)
Rolling Stone Italia (rollingstone.it)
Sentireascoltare (sentireascoltare.com)
Soundwall (soundwall.it)
Vice (vice.com)
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rumoremag.com
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Setacciando la nicchia senza più
Y
terzo volume la sua disamina
MY
CY musica italiana
CMY
.
K
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