11
Analisi delle serie
storiche
Introduzione 58
11.1 L’importanza della previsione a livello aziendale 58
11.2 Il modello moltiplicativo classico delle serie storiche 59
11.3 Livellamento di una serie storica annuale 61
11.4 Il metodo dei minimi quadrati e la previsione 71
11.5 Modelli autoregressivi per la determinazione del trend e per la previsione 84
11.6 Scelta del modello di previsione 93
11.7 Analisi di serie storiche a cadenza mensile o trimestrale 97
11.8 Validità e limiti dei metodi di analisi delle serie storiche 106
Riepilogo del capitolo 107
A11.1 L’uso di Microsoft Excel per l’analisi delle serie storiche 114
◆
57
levine11_57-116 3-04-2002 8:27 Pagina 58
Intr oduzione
Nei precedenti capitoli sono stati introdotti e discussi modelli di regressione lineare
assai utili a scopi previsivi. Abbiamo visto come l’analisi basata sulla regressione
possa costituire un valido supporto nel processo decisionale aziendale. In questo
capitolo introdurremo e approfondiremo il concetto di serie storica, molto impor-
tante nell’ambito della pianificazione e controllo.
Inizieremo presentando serie storiche a cadenza annuale e introducendo due tec-
niche di livellamento (“smussamento”) per serie siffatte: medie mobili e livella-
mento (o smorzamento) esponenziale (paragrafo 11.3). Il discorso toccherà poi
alcune importanti tecniche di interpolazione e previsione per serie annuali, dal
metodo dei minimi quadrati (paragrafo 11.4) a metodologie più avanzate (paragrafo
11.5). Gli stessi metodi saranno poi estesi e adattati all’analisi di serie storiche a
cadenza mensile e trimestrale e in particolare al problema della valutazione della
componente stagionale (paragrafo 11.7).
prevedere la domanda del prodotto, il volume delle vendite, l’evoluzione dei gusti del con-
sumatore per poter adottare corrette decisioni di politica aziendale; l’amministrazione di
un’università deve essere in grado di prevedere l’ammontare delle iscrizioni sulla base delle
proiezioni della popolazione e di altri elementi a sua disposizione per poter progettare gli
spazi, le strutture (mensa, pensionato).
Serie Storica
Una serie storica è un insieme di dati numerici registrati ad intervalli regolari di
tempo.
Esempi di serie storica possono essere rappresentati dai prezzi di chiusura giornalieri di
un’azione, dalle pubblicazioni mensili dell’indice dei prezzi al consumo, dai valori trime-
strali del prodotto interno lordo oppure dai volumi di vendite annuali realizzati da una certa
società.
I metodi di previsione aleatori consistono nella determinazione di fattori legati alla
variabile di cui si vuole effettuare la previsione. Tali metodi includono la regressione mul-
tipla con variabili ritardate, i modelli econometrici, gli indici di diffusione e altri metodi
che vanno oltre gli scopi di questo testo (riferimenti bibliografici 5 e 8). Ci concentriamo
quindi sull’analisi delle serie storiche.
FIGURA 11.1
Andamento
delle entrate lorde
(in milioni di dollari)
realizzate dalla società
Eastman Kodak
nel periodo compreso
fra il 1975 e il 1998.
Grafico ottenuto
in Microsoft Excel.
irregolare. La componente ciclica spiega gli scostamenti verso l’alto o verso il basso dei
dati rispetto al trend; tali scostamenti possono avere diverse durate, ma solitamente coin-
volgono un periodo di tempo compreso fra due e dieci anni. I movimenti ciclici differi-
scono anche nell’intensità oltre che nella durata e sono spesso strettamente legati ai cicli
economici. In via residuale rispetto alle componenti cicliche e di trend è possibile indivi-
duare l’ultima componente della serie, la componente irregolare o casuale. Infine, quando
i dati non hanno una cadenza annuale e ci troviamo di fronte ad esempio a dati mensili o
trimestrali, è necessario tenere conto di un quarto fattore: la stagionalità (equazione (11.2)).
Nella Tabella 11.1 sono riassunte le quattro componenti.
Nel modello moltiplicativo classico ciascun punto della serie storica è visto come prodotto
di queste quattro componenti, come sintetizzato nelle equazioni (11.1) e (11.2) rispettiva-
mente per serie storiche annuali e infra-annuali.
Dove, nell’anno i
Ti valore della componente di trend
Ci valore della componente ciclica
Ii valore della componente irregolare
Il primo passo nell’analisi di una serie storica consiste nella rappresentazione grafica dei
valori, dalla quale si possono trarre le prime considerazioni di carattere qualitativo sulla
serie. Osservando un grafico, infatti, è possibile intuire se i valori della serie manifestino
un trend di lungo periodo oppure oscillino intorno a un’immaginaria linea orizzontale, paral-
lela all’asse dei tempi. Nel paragrafo 11.3 saranno presentate alcune tecniche di livella-
mento adatte a cogliere le tendenze di lungo periodo in serie storiche che non presentano
un andamento di trend. In particolare saranno discusse le tecniche di livellamento espo-
nenziale e il metodo basato sulla costruzione di medie mobili. Nei paragrafi successivi
vedremo invece alcuni modi per affrontare l’analisi delle serie storiche che seguono un
trend, in particolare allo scopo di effettuare previsioni. Nei Paragrafi 11.4 e 11.5 ci occu-
peremo di serie storiche annuali, mentre nel paragrafo 11.7 ci concentreremo sui metodi di
previsione per dati mensili e trimestrali.
Nella Tabella 11.2 e nella Figura 11.2 sono rappresentate le vendite annuali della General
Motors Corporation (GM) nei 24 anni compresi tra il 1975 e il 1998. Esaminando il gra-
fico è difficile stabilire se i valori della serie seguano un trend di lungo periodo, poiché le
forti oscillazioni di breve periodo complicano l’impressione d’insieme. In situazioni di que-
sto tipo si rivelano di particolare utilità le tecniche di livellamento a cui si è accennato
prima, in grado di favorire una corretta visione delle tendenze di lungo periodo.
Le medie mobili
Il metodo di livellamento basato sulle medie mobili rappresenta una tecnica altamente sog-
gettiva, in quanto dipende dalla lunghezza del periodo scelto per la costruzione delle medie.
Volendo eliminare le fluttuazioni cicliche della serie, l’analista deve in qualche modo sti-
mare la durata media dei cicli all’interno della serie e sulla base di questa stima procedere
al calcolo delle medie mobili. Ma vediamo in dettaglio in cosa consiste una media mobile.
Una media mobile di periodo L consiste in una serie di medie aritmetiche calcolate
su sequenze di valori osservati di lunghezza L. Indichiamo con MA(L) una media
mobile di periodo pari a L.
Supponiamo ad esempio di voler calcolare una media mobile con un periodo di 5 anni su
una serie di 11 anni. Essendo L = 5 anni, le medie mobili corrispondenti consisteranno in
una serie di medie che coinvolgono sequenze consecutive di 5 osservazioni. La prima di
tali medie si ottiene quindi sommando i primi 5 valori della serie e dividendo per 5:
Y1 Y2 Y3 Y4 Y5
MA(5)
5
La seconda media coinvolge i valori della serie dal secondo al sesto:
Y2 Y3 Y4 Y5 Y6
MA(5)
5
FIGURA 11.2
Rappresentazione
grafica delle vendite
(in milioni di unità)
realizzate dalla General
Motors Corporation
(1975-1998).
Fonte: dati
della Tabella 11.2.
Questo processo continua fino al calcolo dell’ultima media che sarà data da:
Y7 Y8 Y9 Y10 Y11
MA(5)
5
Quando si ha a che fare con dati annuali, è conveniente che L (lunghezza del periodo di
riferimento per il calcolo delle medie mobili) sia un numero dispari.
Tracciando il grafico delle medie, ciascun valore ottenuto come media deve essere inse-
rito nel punto centrale della sequenza di tempi coinvolti nella media. Nel nostro caso per
esempio, la prima media mobile sarà centrata nel terzo anno, la seconda nel quarto e così
via fino all’ultima che si troverà in corrispondenza del nono anno della serie. In questo
modo è evidente che la serie delle medie non coinvolgerà i primi due e gli ultimi due anni
coperti dai dati (in generale si perdono i primi (L–1)/2 e gli ultimi (L–1)/2 periodi).
S OLUZIONE
Le 7 medie si ottengono nel modo seguente:
Y1 Y2 Y3 Y4 Y5 4.0 5.0 7.0 6.0 8.0 30.0
MA(5) 6.0
5 5 5
Y2 Y3 Y4 Y5 Y6 5.0 7.0 6.0 8.0 9.0 35.0
MA(5) 7.0
5 5 5
Y3 Y4 Y5 Y6 Y7 7.0 6.0 8.0 9.0 5.0 35.0
MA(5) 7.0
5 5 5
Y4 Y5 Y6 Y7 Y8 6.0 8.0 9.0 5.0 2.0 30.0
MA(5) 6.0
5 5 5
Y5 Y6 Y7 Y8 Y9 8.0 9.0 5.0 2.0 3.5 27.5
MA(5) 5.5
5 5 5
Y6 Y7 Y8 Y9 Y10 9.0 5.0 2.0 3.5 5.5 25.0
MA(5) 5.0
5 5 5
Y7 Y8 Y9 Y10 Y11 5.0 2.0 3.5 5.5 6.5 22.5
MA(5) 4.5
5 5 5
e devono essere centrate negli anni dal terzo al nono.
Nella pratica, le medie mobili di una serie di dati vengono determinate ricorrendo all’au-
silio di software (ad esempio, Microsoft Excel) per evitare di perdersi in noiosi calcoli.
Nella Tabella 11.3 sono rappresentate le vendite annuali della General Motors nei 24 anni
compresi fra il 1975 e il 1998 insieme con le corrispondenti medie mobili di ampiezza 3 e
7. Le stesse sono state anche rappresentate nella Figura 11.3. Osserviamo che nella serie
rappresentata nella colonna C (media mobile di ordine 3) mancano il primo e l’ultimo
valore, mentre in quella in colonna D (media mobile di ordine 7) i valori mancanti sono i
primi tre e gli ultimi tre.
Si nota immediatamente dal grafico che la media mobile di ampiezza 7 smussa in misura
notevolmente maggiore la serie originaria rispetto a quella di ordine 3. D’altra parte porta
a una perdita di valori più consistente (sei contro due). In generale si può dire che c’è un
trade-off tra la bontà del livellamento e la completezza della serie “smussata”.
Livellamento esponenziale
Il livellamento (o smorzamento) esponenziale è un’altra tecnica utilizzata per smussare una
serie storica di dati al fine di fornire all’analista un’impressione dei movimenti di lungo ter-
FIGURA 11.3
Rappresentazione
grafica in Microsoft
Excel delle medie mobili
di ordine 3 e di ordine
7 calcolate sulla serie
delle vendite
della General Motors.
Fonte: dati
della Tabella 11.2.
mine della serie stessa. Il metodo del livellamento esponenziale è di particolare interesse
poiché consente di effettuare previsioni di breve termine (ad un periodo) anche su dati che
non presentano un evidente andamento di trend, come quelli relativi alle vendite della Gene-
ral Motors presentati nella Tabella e nella Figura 11.3. In questo senso la tecnica di livel-
lamento rappresenta un metodo di analisi più vantaggioso rispetto alla tecnica basata sulle
medie mobili.
Il metodo del livellamento esponenziale consiste nell’applicazione alla serie dei dati di
una media mobile ponderata esponenzialmente. In questo modo, come vedremo, ciascun
valore della serie smussata dipende da tutti i valori osservati precedenti, cosa che non accade
quando si adotta il metodo basato sulle medie mobili. Inoltre, nel calcolo dei valori della
serie livellata, i pesi assegnati a ciascun valore osservato in precedenza non sono costanti,
ma decrescono passando dai più recenti a quelli più lontani nel tempo. Così ad esempio nel
calcolo del livellamento esponenziale per il periodo i verrà assegnato il peso maggiore al
valore osservato nel periodo i – 1, un peso inferiore al valore osservato nel periodo i – 2,
e pesi via via decrescenti fino ad arrivare al primo valore osservato della serie, al quale è
assegnato il peso minore. Come per le medie mobili, anche il calcolo del livellamento espo-
nenziale può essere facilmente effettuato con l’ausilio di Microsoft Excel o analoghi pro-
grammi di calcolo.
Concentrandoci per ora sullo smussamento della serie storica osservata (anziché sugli
aspetti previsivi), osserviamo che le formule per il livellamento esponenziale di una serie
storica si basano su tre soli termini: il valore corrente della serie Yi, il valore della serie
smussata calcolato per il periodo precedente, Ei – 1, e un peso, o fattore di smorzamento
assegnato soggettivamente, W. Per ogni periodo i si ha quindi la seguente formula per la
determinazione della serie smussata:
Vediamo come è stata determinata la serie smussata con un fattore di smorzamento pari
a 0.25. Come punto di partenza consideriamo il primo valore osservato Y1975 = 6.6, che
coincide con il primo valore della serie smussata E1975. Quindi, utilizzando il valore osser-
vato della serie nell’anno 1976, è possibile ottenere anche il secondo valore della serie smus-
sata, con l’applicazione della semplice formula:
E 1976 WY1976 (1 W)E1975
(0.25)(8.6) (0.75)(6.6) 7.1 milioni
Negli anni successivi si procede iterativamente:
E 1977 WY1977 (1 W)E1976
(0.25)(9.1) (0.75)(7.1) 7.6 milioni
In questo modo si calcolano tutti i valori della serie smussata (ultima colonna della
Tabella 11.4).
E 1978 WY1978 (1 W)E1977
(0.25)(9.5) (0.75)(7.6) 8.075 milioni
◆ Previsione Se l’analista è interessato a effettuare una previsione di breve periodo, il
livellamento esponenziale può essere utilizzato nel seguente modo: il valore smussato rela-
tivo al periodo i è adottato come previsione al periodo i + 1.
Previsione al periodo i 1
Ŷi1 Ei (11.4)
Ad esempio, per prevedere il numero di unità vendute dalla GM nel 1999, possiamo uti-
FIGURA 11.4 Grafico delle serie smussate con fattori di smorzamento pari a 0.5
e 0.25 calcolate sulle vendite della GM nel periodo 1975-1998.
Fonte: dati della Tabella 11.4.
lizzare il valore smussato ottenuto per il 1998 (con un fattore di smorzamento pari a 0.5,
avremo Ŷ1999 = 8.32 milioni di unità).
Una volta che i dati relativi al 1999 diventano disponibili, l’equazione (11.3) può essere
utilizzata per fare una previsione al 2000:
E1999 WY1999 (1 W)E1998
Valore corrente smussato (W) (valore corrente osservato)
(1 – W) (precedente valore smussato)
Il trend lineare
Si è già visto nel paragrafo 9.2 come il metodo dei minimi quadrati possa essere adottato
per individuare una retta del tipo:
in modo che i due coefficienti b0 e b1 siano tali da minimizzare la somma delle differenze
al quadrato fra il valore osservato della serie e il valore dell’interpolante stessa:
n
(Y Ŷ )
i1
i i
2
minimo
Si è inoltre osservato che l’equazione (11.5) può essere utilizzata per effettuare una pre-
visione dei valori della variabile dipendente Y in corrispondenza di valori della X non osser-
vati, semplicemente sostituendo a X il valore in corrispondenza del quale si vuole preve-
dere la Y.
Quando applichiamo il metodo dei minimi quadrati al problema di determinazione del
trend di una serie storica, la variabile indipendente è il tempo, con la convenzione di far
partire l’asse delle ascisse (l’asse dei tempi in questo caso) dal primo periodo per il quale
sono disponibili i dati e quindi di considerare il primo anno o il primo trimestre o il primo
mese come il periodo zero (X = 0). Se ad esempio stiamo lavorando con una serie di 24
anni, al primo verrà assegnato il valore 0, al secondo il valore 1 e così via fino al venti-
quattresimo anno a cui sarà assegnato il valore 23.
Come esempio riprendiamo la serie storica rappresentata nella Tabella 11.5 e nella
Figura 11.1 e relativa alle entrate lorde (in milioni di dollari correnti) della società East-
man Kodak nei 24 anni compresi fra il 1975 e il 1998. Prima di effettuare l’analisi si
presenta il problema, tipico delle serie storiche di prezzi, di trasformare i prezzi correnti in
prezzi reali (costanti). Ciascun valore corrente è stato quindi rapportato all’indice dei prezzi
al consumo (CPI) e moltiplicato per 100. I risultati sono stati riportati nella Tabella 11.6 e
nella Figura 11.5.
Una volta codificati i valori della variabile X da 0 a 23 è possibile ottenere facilmente
l’espressione della retta interpolante (trend) utilizzando il software Excel:
Ŷi 10.8654 0.02506Xi
dove l’origine è rappresentata dall’anno 1975 e le unità della variabile X sono di un anno.
Nella Figura 11.6 è riportato l’output Excel della regressione.
DATASET
EASTMANK
Tabella 11.5 Entrate lorde (in milioni di dollari correnti)
della società Eastman Kodak (1975-1998)
ANNO VENDITE ANNO VENDITE ANNO VENDITE ANNO VENDITE
1975 5.0 1981 10.3 1987 13.3 1993 16.3
1976 5.4 1982 10.8 1988 17.0 1994 13.7
1977 6.0 1983 10.2 1989 18.4 1995 15.3
1978 7.0 1984 10.6 1990 18.9 1996 16.2
1979 8.0 1985 10.6 1991 19.4 1997 14.5
1980 9.7 1986 11.5 1992 20.2 1998 13.4
Fonte: Moody’s Handbook of Common Stocks, 1980, 1989, 1993, 1996, 1998. Reprinted by permission of
Financial Information Services, a division of Financial Communications Company, Inc.
FIGURA 11.5
Rappresentazione
in un grafico
a dispersione
sovrapposto delle due
serie relative alle entrate
della Eastman Kodak
a prezzi reali e a prezzi
costanti. Grafico
realizzato in Microsoft
Excel.
FIGURA 11.6
Output di Excel
del modello
di regressione lineare
per la determinazione
del trend.
Fonte: dati
della Tabella 11.6.
b0
b1
FIGURA 11.7
Interpolazione
della serie delle entrate
della Eastman Kodak
con un trend lineare.
Fonte: dati
della Tabella 11.6.
Il trend quadratico
Il modello quadratico (basato su un polinomio di secondo grado) è il più semplice fra i
modelli non lineari. Il trend quadratico si ottiene applicando il metodo dei minimi quadrati
introdotto nel paragrafo 10.6:
Il trend quadratico
Ŷi b0 b1Xi b2X2i (11.6)
Dove:
b0 intercetta stimata di Y
b1 effetto lineare stimato della variabile X sulla variabile Y
b2 effetto non lineare stimato della variabile X
sulla variabile Y
Ancora una volta possiamo utilizzare Microsoft Excel per i calcoli necessari alla deter-
minazione del trend quadratico. Nella Figura 11.8 è riportato l’output Excel della regres-
sione quadratica relativa alle entrate lorde annuali (a prezzi costanti) della Eastman Kodak.
Come possiamo leggere dalla tabella Excel, si ottiene:
Ŷi 8.5284 0.6624Xi 0.0277X2i
dove l’origine è rappresentata dal 1975 e l’unità di misura della variabile X è l’anno.
L’equazione del trend quadratico può essere utilizzata a scopi previsivi, semplicemente
sostituendo il valore di X assegnato all’anno per il quale interessa una previsione della serie
e calcolando il corrispondente valore di Ŷ . Per esempio, se vogliamo prevedere le entrate
della Eastman Kodak per il 1999 (X25 24), abbiamo:
1999: Ŷ25 8.5284 0.6624(24) 0.0277(24)2
8.47 milioni di dollari
Nella Figura 11.9 sono rappresentati la serie delle entrate della società insieme con il
trend quadratico. Il modello quadratico sembra in grado di interpolare la serie meglio di
quanto non faccia quello lineare.
FIGURA 11.8
Output Excel del modello
di regressione
quadratica
per la determinazione
del trend.
Fonte: dati
della Tabella 11.6.
b0
b1
b2
FIGURA 11.9
Interpolazione
della serie delle entrate
della Eastman Kodak
con un trend quadratico.
Il trend esponenziale
Nel caso in cui i valori di una serie sembrano aumentare a un tasso crescente, in modo
tale che la differenza percentuale fra le osservazioni sia costante nel tempo, si rivela utile
applicare un modello esponenziale come quello presentato nell’equazione (11.7).
Il modello esponenziale
Ŷi b0bX1 i (11.7)
dove
b0 intercetta stimata di Y
(b1 1) 100% stima del tasso di crescita annuale composto
L’equazione (11.7) con una semplice trasformazione logaritmica assume la forma analitica data
dall’equazione (11.8):
Il modello esponenziale
logŶi log b0 Xi log b1 (11.8)
FIGURA 11.10
Output Excel del modello
di regressione
esponenziale
per la determinazione
del trend.
Fonte: dati
della Tabella 11.6.
b0
b1
FIGURA 11.11
Interpolazione
della serie delle entrate
della Eastman Kodak
con un trend
esponenziale.
1
1 3
2
2 n n1
n1
Anche se non dobbiamo attenderci che uno dei trend analizzati si adatti perfettamente
alla serie, le differenze prime, seconde e percentuali possono rivelarsi un utile strumento
per scegliere il modello appropriato a un insieme di dati. Negli esempi 11.2, 11.3 e 11.4
saranno illustrati dei casi in cui uno dei trend proposto nelle pagine precedenti si adatta per-
fettamente alle osservazioni.
ANNO
1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997
Passeggeri 30.0 33.0 36.0 39.0 42.0 45.0 48.0 51.0 54.0 57.0
Mostrate, con il metodo delle differenze prime, che il trend lineare fornisce una perfetta
interpolazione della serie.
S OLUZIONE
ANNO
1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997
Passeggeri 30.0 33.0 36.0 39.0 42.0 45.0 48.0 51.0 54.0 57.0
Differenze prime 3.0 3.0 3.0 3.0 3.0 3.0 3.0 3.0 3.0
Osserviamo che le differenze fra valori consecutivi della serie sono costanti.
ANNO
1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997
Passeggeri 30.0 31.0 33.5 37.5 43.0 50.0 58.5 68.5 80.0 93.0
Mostrate, con il metodo delle differenze seconde, che il trend quadratico fornisce una perfetta
interpolazione della serie.
S OLUZIONE
ANNO
1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997
Passeggeri 30.0 31.0 33.5 37.5 43.0 50.0 58.5 68.5 80.0 93.0
Differenze prime 1.0 2.5 4.0 5.5 7.0 8.5 10.0 11.5 13.0
Differenze seconde 1.5 1.5 1.5 1.5 1.5 1.5 1.5 1.5
Osserviamo che le differenze seconde fra i valori della serie sono costanti.
ANNO
1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997
Passeggeri 30.0 31.5 33.1 34.8 36.5 38.3 40.2 42.2 44.3 46.5
Mostrate, con il metodo delle differenze percentuali, che il trend esponenziali fornisce una
perfetta interpolazione della serie.
S OLUZIONE
ANNO
1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997
Passeggeri 30.0 31.5 33.1 34.8 36.5 38.3 40.2 42.2 44.3 46.5
Differenze prime 1.5 1.6 1.7 1.7 1.8 1.9 2.0 2.1 2.2
Differenze percentuali 5.0 5.0 5.0 5.0 5.0 5.0 5.0 5.0 5.0
Osserviamo che le differenze percentuali fra valori consecutivi della serie sono costanti.
Nella Tabella 11.7 sono rappresentate le differenze prime, seconde e percentuali relative
alla serie delle entrate lorde della società Eastman Kodak.
Osservando la tabella possiamo notare che nessuno dei tre modelli confrontati fornisce
una perfetta interpolazione delle osservazioni. Tuttavia il trend quadratico sembra da pre-
ferire in quanto la serie delle differenze seconde manifesta un andamento più erratico e
Tabella 11.7 Confronto fra le differenze prime, seconde e percentuali relative alle entrate lorde
(in miliardi di dollari a prezzi costanti 1982-84) della Eastman Kodak
ENTRATE ENTRATE
(IN MILIARDI DIFFERENZE DIFFERENZE DIFFERENZE (IN MILIARDI DIFFERENZE DIFFERENZEDIFFERENZE
ANNO DI DOLLARI) PRIME SECONDE PERCENTUALI ANNO DI DOLLARI) PRIME SECONDE PERCENTUALI
sembra fluttuare più casualmente al di sotto e al di sopra dell’origine rispetto alle serie delle
differenze prime e percentuali.
(a) Costruite la serie delle entrate a prezzi costanti dividendo ciascun valore della tabella
per il corrispondente valore dell’indice dei prezzi al consumo (Esercizio 11.11) e mol-
tiplicando il risultato per 100.
(b) Rappresentate la serie delle entrate a prezzi correnti in un opportuno grafico.
(c) Adattate alla serie un trend lineare e riportatelo sul grafico.
(d) Quali sono le vostre previsioni per gli anni 1999 e 2000?
(e) Ripetete i punti (a)-(d) sulla serie delle entrate a prezzi costanti e confrontate i risultati.
DATASET 11.14 Nella seguente tabella sono riportati i depositi totali (in milioni di dollari) di una delle più
JPMORGAN grandi banche americane, la J. P. Morgan, nei 19 anni compresi fra il 1979 e il 1997.
(a)
Rappresentate i dati in un opportuno grafico.
(b)
Adattate alla serie un trend lineare e riportatelo sul grafico.
(c)
Adattate alla serie un trend quadratico e riportatelo sul grafico.
(d)
Adattate alla serie un trend esponenziale e riportatelo sul grafico.
(e)
Quale fra i modelli applicati vi sembra il più appropriato a rappresentare l’andamento
dei dati?
(f) Usando il modello che ritenete più appropriato, prevedete il valore dei depositi della
banca per il 1998.
DATASET 11.15 Nella seguente tabella sono riportate le entrate a prezzi correnti della società Coca-Cola nei
COCACOLA 24 anni compresi fra il 1975 e il 1998.
(i) Usando il modello che ritenete più appropriato, prevedete il valore delle entrate a prezzi
costanti per gli anni 1999-2000.
(j) Confrontate tale previsione con quella ottenuta nel punto (c).
(k) Cosa potete concludere circa l’andamento delle due serie analizzate?
DATASET 11.16 I dati della seguente tabella rappresentano i valori di chiusura dell’indice Dow Jones Indu-
DJIA strial Average (DJIA) nei 20 anni compresi fra il 1979 e il 1998.
(a)
Rappresentate i dati in un opportuno grafico.
(b)
Adattate alla serie un trend lineare e riportatelo sul grafico.
(c)
Adattate alla serie un trend quadratico e riportatelo sul grafico.
(d)
Adattate alla serie un trend esponenziale e riportatelo sul grafico.
(e)
Quale fra i modelli applicati vi sembra il più appropriato a rappresentare l’andamento
dei dati?
(f) Usando il modello che ritenete più appropriato, prevedete il valore dell’indice per il 1999.
DATASET 11.17 Applicando a ciascuna delle serie riportate nella tabella il metodo di scelta del modello
TSMODEL1 basato sulle differenze prime, seconde e percentuali,
ANNO
1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997
Serie storica I 10.0 15.1 24.0 36.7 53.8 74.8 100.0 129.2 162.4 199.0
Serie storica II 30.0 33.1 36.4 39.9 43.9 48.2 53.2 58.2 64.5 70.7
Serie storica III 60.0 67.9 76.1 84.0 92.2 100.0 108.0 115.8 124.1 132.0
Serie storica I 100.0 115.2 130.1 144.9 160.0 175.0 189.8 204.9 219.8 235.0
Serie storica II 100.0 115.2 131.7 150.8 174.1 200.0 230.8 266.1 305.5 351.8
(a) Rappresentate in due differenti grafici la serie dei dati e il suo logaritmo e confrontate,
sulla base del risultato grafico, la bontà dei modelli lineare ed esponenziale.
(b) Determinate l’equazione del trend che avete scelto per rappresentare i dati.
(c) Prevedete il valore della serie per l’anno 2000.
DATASET 11.19 Nella seguente tabella sono rappresentati i dati relativi alle entrate lorde (a prezzi costanti
GROSSREV del 1995) di una società, nel periodo compreso fra il 1984 e il 1987.
(a) Scegliete il modello che secondo voi rappresenta le osservazioni in modo ottimale,
basandovi sul metodo delle differenze prime, seconde e percentuali.
(b) Fornite l’equazione del trend corrispondente.
(c) Prevedete il valore del trend per l’anno 2000.
dove
Yi valore osservato della serie al tempo i
Osserviamo che la forma del modello autoregressivo del primo ordine (equazione 11.9)
è del tutto simile a quella del modello di regressione lineare semplice (equazione 9.1), così
come il modello auto regressivo del p-esimo ordine (equazione 11.11) può essere visto come
un modello di regressione multipla (equazione 10.1). In questo contesto i parametri sono
stati chiamati A0, A1, …., Ap e le relative stime saranno indicate con le corrispondenti let-
tere minuscole a0, a1, …, ap.
Scegliere fra modelli autoregressivi di diverso ordine significa stabilire l’ampiezza delle
relazioni fra osservazioni ritardate con cui si intende lavorare. Il modello autoregressivo del
primo ordine coinvolge solo le relazioni fra variabili consecutive della serie storica, nel
modello autoregressivo del secondo ordine oltre alle relazioni fra osservazioni consecutive
si tiene conto anche dei legami fra osservazioni ritardate di due periodi, e così via fino al
modello autoregressivo del p-esimo ordine che coinvolge tutte le relazioni fra variabili che
distano 1, 2,.., p periodi. La scelta non è quindi facile; esiste inoltre un trade-off fra la sem-
plicità dei modelli di ordine più basso e l’eventuale maggior capacità esplicativa di quelli
di ordine superiore. Occorre inoltre tenere conto della lunghezza della serie (n) rispetto alla
quale p, l’ordine del modello, non deve essere eccessivamente elevato. Con l’aiuto dei
seguenti esempi sarà infatti chiaro che nella stima di Ap, il coefficiente della p-esima varia-
bile autoregressiva, il numero di osservazioni che entrano in gioco è n – p.
Mostrate i confronti fra osservazioni che entrano in gioco in un modello autoregressivo del
primo ordine.
S OLUZIONE
ANNO, MODELLO AUTOREGRESSIVO
i DEL SECONDO ORDINE(Yi RISPETTO A Yi1)
1 31 ↔ …
2 34 ↔ 31
3 37 ↔ 34
4 35 ↔ 37
5 36 ↔ 35
6 43 ↔ 36
7 40 ↔ 43
Poiché Y1 = 31 è il primo valore della serie, si osserva che nell’analisi della regressione si
perde uno dei confronti. Quindi in questo caso (n = 7) il modello autoregressivo del primo
ordine viene a basarsi su n – 1 = 6 coppie di osservazioni.
ANNO
1 2 3 4 5 6 7
Serie 31 34 37 35 36 43 40
Mostrate i confronti fra osservazioni che entrano in gioco in un modello autoregressivo del
secondo ordine.
S OLUZIONE
ANNO, MODELLO AUTOREGRESSIVO DEL SECONDO ORDINE
i (Yi RISPETTO Yi1 E Yi RISPETTO Yi2)
1 31 ↔ … e 31 ↔ …
2 34 ↔ 31 e 34 ↔ …
3 37 ↔ 34 e 37 ↔ 31
4 35 ↔ 37 e 35 ↔ 34
5 36 ↔ 35 e 36 ↔ 37
6 43 ↔ 36 e 43 ↔ 35
7 40 ↔ 43 e 40 ↔ 36
Poiché Y1 = 31 è il primo valore della serie, si osserva che nell’analisi della regressione si
perdono due dei confronti. Quindi in questo caso (n = 7) il modello autoregressivo del
secondo ordine viene a basarsi su n – 2 = 5 coppie di osservazioni.
Una volta scelto il modello e applicato il metodo dei minimi quadrati per stimare i para-
metri, occorre definire criteri che consentano di valutare la capacità di adattamento del
modello scelto. Una possibilità consiste nello stimare un modello con un numero abbastanza
elevato di parametri, per poi stabilire se sia il caso di eliminarne alcuni. Si tratta in pratica
di risolvere un problema di verifica di ipotesi sulla significatività dei parametri che via via
si vengono a trovare in corrispondenza dell’ultimo ordine del modello. In un modello auto-
regressivo di ordine p faremo quindi le seguenti ipotesi sul parametro Ap (parametro auto-
regressivo di ordine massimo):
H0: Ap 0 (il parametro di massimo ordine è uguale a zero)
H1: Ap 0 (il parametro di massimo ordine è diverso da zero)
Il test statistico per la verifica delle due ipotesi è dato dall’equazione (11.2)
dove
ap stima del parametro autoregressivo di ordine massimo Ap
Sap deviazione standard di ap
Si può dimostrare che questo test segue una distribuzione t di Student con n 2p
2
Per ottenere i gradi 1 gradi di libertà2. Quindi, fissato il livello di significatività , l’ipotesi nulla deve essere
di libertà dobbiamo sottrarre rifiutata se il valore osservato della statistica test è maggiore in modulo del valore critico
a n il numero di parametri
del modello (p parametri
tn2p1 della distribuzione t di Student corrispondente. Si arriva quindi alla seguente
di inclinazione regola decisionale:
+ 1 intercetta) e il numero Rifiutare H0 se t tn2p1 oppure t
tn2p1;
di confronti fra accettare H0 altrimenti
le osservazioni che vengono
“persi” (p nel nostro caso). Nella Figura 11.12 sono riportate le regioni di rifiuto e di accettazione del test descritto.
Se il valore osservato della statistica test ci porta a non rifiutare l’ipotesi nulla Ap = 0, dob-
biamo concludere che il modello analizzato contiene un numero eccessivamente elevato di
parametri. La componente autoregressiva di ordine massimo viene quindi scartata e, una volta
determinato il nuovo modello, il procedimento deve essere ripetuto sul parametro Ap – 1, che
rappresenta il nuovo parametro autoregressivo di massimo ordine.
La procedura continua fino a quando l’ipotesi nulla non viene rifiutata. Quando ciò
accade, l’analista può essere sicuro della significatività dell’ultimo parametro autoregres-
sivo e può quindi utilizzare il modello selezionato a scopi previsivi.
Una volta individuato il numero ottimo di componenti autoregressive con il metodo sopra
descritto, è possibile procedere alla stima dei parametri.
dove
Ŷi valore stimato della serie al tempo i
Yi1 valore osservato della serie al tempo i 1
Yi2 valore osservato della serie al tempo i 2
Yip valore osservato della serie al tempo i p
a0, a1, a2, . . . , ap parametri stimati
FIGURA 11.12
Regioni di rifiuto
e di accettazione di un test
di significatività a due code
sul parametro autoregressivo
di ordine massimo Ap.
tn2p1 0 tn2p1 t
Valore Ap 0 Valore
critico critico
Supponiamo ora di trovarci nell’istante n: in che modo il modello può essere utilizzato
per effettuare delle stime a j istanti futuri?
dove
a0, a1, a2, . . . , ap parametri stimati
j numero di anni nel futuro
Ŷnjp previsione effettuata all’istante n per l’istante Ynjp
se j p 0
Ŷnjp valore osservato di Ynjp se j p 0
La previsione a un anno entra in gioco nella determinazione della previsione a due anni:
E così via.
Nel Riquadro 11.2 sono sintetizzati i principali passaggi richiesti per l’applicazione del
modello autoregressivo:
(b) Se il test porta ad accettare l’ipotesi nulla, l’ultimo predittore deve essere scar-
tato. Considerate ora il modello con un regressore in meno. Verificate la signi-
ficatività del parametro autoregressivo di ordine massimo del nuovo modello.
La procedura continua fino ad individuare un modello il cui parametro auto-
regressivo di ordine massimo risulta significativo.
✓ 5. Il modello così selezionato può essere utilizzato per interpolare le osservazioni
(equazione 11.3) e per prevedere valori futuri della serie (equazione 11.4).
Riprendiamo l’esempio relativo alle entrate lorde a prezzi costanti 1982-84 della società
Eastman Kodak per il periodo compreso fra il 1975 e il 1998 (Tabella 11.6). Nella Tabella
11.8 sono riportati, insieme alle osservazioni, i predittori per modelli autoregressivi fino al
terzo ordine. Notiamo che nelle variabili ritardate a 1, 2 e 3 periodi vengono persi rispettiva-
mente 1, 2 e 3 valori rispetto alle 24 osservazioni della serie originaria.
S OLUZIONE
La Tabella 11.8 serve come punto di partenza per la determinazione di un modello autore-
gressivo del terzo ordine.
Il modello stimato, ottenuto con l’ausilio di Microsoft Excel, è:
Ŷi 2.7673 1.285Yi1 .5957Yi2 0.0634Yi3
a2 0.516
t 2.51
Sa2 0.206
Nella Figura 11.13 sono riportati i valori della serie delle entrate lorde della Eastman
Kodak insieme con i valori previsti sulla base del modello autoregressivo del secondo
ordine.
FIGURA 11.13
Modello autoregressivo
del secondo ordine
sulla serie delle entrate
lorde della Eastman
Kodak.
(d) Scelto il modello che considerate più appropriato, prevedete il valore della serie per gli
anni compresi tra il 1999 e 2001.
Nei paragrafi 11.4 e 11.5 sono stati presentati sei metodi alternativi per effettuare previsioni
su una serie storica: il modello basato sul trend lineare, il modello quadratico, il modello
esponenziale (paragrafo 11.4) e i modelli autoregressivi del primo, secondo e terzo ordine
(paragrafo 11.5).
A questo punto viene spontaneo domandarsi se esista effettivamente un modello ottimo
fra quelli di cui disponiamo per effettuare previsioni su una serie storica. Vediamo ora alcuni
strumenti estremamente utili per la scelta del modello.
Vediamo ora nei dettagli questi strumenti di valutazione del modello e di scelta fra modelli
alternativi.
ei Yi Yi
ei Yi Yi
0 0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Residui con andamento casuale Residui con andamento sistematico
ei Yi Yi (A) Modello adeguato (B) Modello incapace di cogliere il trend
ei Yi Yi
0 0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Residui con andamento sistematico Residui con andamento sistematico
(C) Modello incapace di cogliere (D) Modello incapace di cogliere
la componente ciclica la componente stagionale (dati mensili)
come somma delle differenze al quadrato fra i valori osservati e quelli interpolati utiliz-
zando il modello. Naturalmente se il modello interpola perfettamente le osservazioni, il
valore di questo indicatore sarà zero; il valore dell’indice tende ad aumentare considerando
modelli sempre meno adatti alla rappresentazione della serie. Alcuni autori reputano que-
sto indice inadeguato in quanto, basandosi sugli scostamenti quadratici, porta a una eccessiva
penalizzazione di modelli in cui si abbiano singoli errori di previsione particolarmente ele-
vati. Viene quindi reputato più affidabile un indice che coinvolge le differenze in valore asso-
luto fra valori osservati e valori previsti, il MAD (deviazione media assoluta):
Y Ŷ
n
i i
i1
MAD (11.15)
n
Il MAD rappresenta quindi una misura della bontà del modello. A valori più bassi dell’in-
dice corrispondono modelli che interpolano meglio le osservazioni. Abbiamo così a dispo-
sizione un altro criterio che ci consente di vagliare modelli alternativi per la stessa serie
storica: sceglieremo il modello con MAD minimo.
Il principio di parsimonia
Quando diversi modelli sembrano essere equivalenti sulla base dei criteri descritti in pre-
cedenza, nella scelta dobbiamo tenere presente un’ultima considerazione intuitiva: a parità
di performance, deve essere preferito il modello più semplice (principio di parsimonia). Fra
i modelli descritti, i più parsimoniosi sono naturalmente quelli basati sul trend lineare e qua-
dratico, seguiti dal modello autoregressivo di ordine 1. Fra i modelli più complessi invece
vanno menzionati i modelli autoregressivi di ordine superiore al primo e il modello esponen-
ziale.
frontare i modelli lineare, quadratico, esponenziale e autoregressivo del secondo ordine (il
modello autoregressivo del terzo ordine è già stato scartato con l’analisi della significati-
vità del parametro di ordine 3 – Esempio 11.7). Nella Figura 11.15 sono stati riportati i
residui dei quattro modelli concorrenti. Osserviamo innanzitutto che i tre modelli basati sul
metodo dei minimi quadrati hanno residui che seguono un andamento strutturato ciclica-
mente (riquadri A, B e C): i tre modelli non sono in grado di cogliere la componente ciclica
della serie. Di questi tre modelli il migliore sembra comunque essere quello quadratico che,
almeno nei primi anni dell’analisi, sembra fluttuare in modo più casuale intorno all’origine.
Nessuno dei tre modelli si rivela in ogni caso adeguato a rappresentare le grosse fluttua-
zioni cicliche che la serie ha fatto registrare in anni più recenti (la ciclicità nei residui
diventa più marcata negli ultimi anni in tutti e tre i casi). I residui del modello autoregres-
sivo del secondo ordine hanno un andamento completamente diverso rispetto a quelli dei
modelli precedenti (riquadro D) manifestando il minor ammontare di componente struttu-
rata. Questo primo criterio ci porta quindi ad individuare nel modello autoregressivo il
modello più adatto a rappresentare la serie, mentre i due modelli peggiori sembrano essere
quelli basati sul trend lineare ed esponenziale.
Per avere una conferma di questa intuizione iniziale, è utile in ogni caso riferirsi agli
indicatori sintetici presentati in precedenza: l’errore standard della stima (SXY) e la devia-
zione media assoluta (MAD), in grado di misurare la grandezza complessiva dell’errore
residuo. I conti sono stati realizzati con Excel (Tabella 11.9) e ci portano alle stesse con-
clusioni cui eravamo giunti con la semplice analisi qualitativa dei residui: secondo entrambi
gli indici il modello migliore è quello autoregressivo, seguito dal modello quadratico, lineare
ed esponenziale.
Una volta scelto il modello (riferimento bibliografico 4 per una modellistica più com-
pleta sulle serie storiche) è molto importante valutare la sua capacità previsiva ex post. Via
via che nuovi valori si rendono disponibili questi vanno confrontati con quelli che erano stati
previsti dal modello. Se le differenze sono eccessive, il modello deve essere adeguato oppor-
tunamente, ricorrendo a delle procedure di controllo adattivo (riferimento bibliografico 2).
Finora ci siamo concentrati sull’analisi di serie storiche a cadenza annuale. Tuttavia, nume-
rose serie storiche di carattere economico sono registrate con una cadenza trimestrale o
FIGURA 11.16
Spese private mensili
per abitazioni (a prezzi
costanti 1995)
in una piccola città
americana (gennaio
1992-dicembre 1997).
Fonte: dati
della Tabella 11.10.
Per l’analisi di serie storiche mensili come quella descritta, riprendiamo il classico
modello moltiplicativo, aggiungendo alle componenti di trend, ciclica e irregolare (equa-
zione 11.4) un nuovo fattore rappresentato dalla componente stagionale.
Yi Ti Si Ci Ii
dove
b0 intercetta stimata di Y
(b1 1) 100% stima del tasso di crescita mensile composto
Xi valore assegnato al mese
b2 moltiplicatore di gennaio (rif. dicembre)
b3 moltiplicatore di febbraio (rif. dicembre)
b4 moltiplicatore di marzo (rif. dicembre)
...
.
b12 moltiplicatore dicembre-novembre
M1 1 se gennaio, 0 altrimenti
M2 1 se febbraio, 0 altrimenti
M3 1 se marzo, 0 altrimenti
..
.
M11 1 se novembre, 0 altrimenti
dove
b0 intercetta stimata di Y
(b1 1) 100% stima del tasso di crescita trimestrale composto
Xi valore assegnato al trimestre
b2 moltiplicatore del primo trimestre (rif. quarto trimestre)
b3 moltiplicatore del secondo trimestre (rif. quarto trimestre)
b4 moltiplicatore del terzo trimestre (rif. quarto trimestre)
Q1 1 se primo trimestre, 0 altrimenti
Q2 1 se secondo trimestre, 0 altrimenti
Q3 1 se terzo trimestre, 0 altrimenti
..
.
In novembre: Ŷi ln b0 Xi ln b1 M11 ln b12 quindi passando agli antilogaritmi
Ŷi b0bX1 ibM
12
11
Notiamo che il modello per il mese di dicembre, mese che rappresenta il periodo base del
modello, si ottiene ponendo pari a zero tutte le variabili dummy.
Per dati trimestrali invece, le equazioni (11.7b) e (11.7a) si riducono nel modo seguente:
Nel primo trimestre: Ŷi ln b0 Xi ln b1 Q1 ln b2 quindi passando agli antilogaritmi
Ŷi b0bX1 ibQ
2
1
Nel quarto trimestre: Ŷi ln b0 Xi ln b1 quindi passando agli antilogaritmi Ŷi b0bX1 i
In questo caso, il periodo di base del modello è quello relativo al quarto trimestre, che si
ottiene assumendo nulle tutte le variabili dummy del modello stesso.
Per mostrare un’applicazione del modello descritto, riprendiamo l’esempio relativo alle
spese private mensili per abitazioni (a prezzi costanti 1995) in una città americana nel
periodo compreso fra il gennaio 1992 e il dicembre 1997 (Tabella 11.10). Nella Figura
11.17 è riportato l’output Excel del modello nei logaritmi.
Notiamo che il modello sembra interpretare correttamente le osservazioni: i valori dei
coefficienti di determinazione R2 aggiustato e non aggiustato sono molto elevati (84.5% e
81.3% rispettivamente); il test statistico F segnala un’ottima significatività congiunta dei
coefficienti del modello (p-value = 0.000); quasi tutti i coefficienti sono singolarmente signi-
ficativi, eccetto quello relativo al mese di marzo che segnala una variazione solo casuale
della componente stagionale in quel mese rispetto al mese di riferimento (dicembre). Pas-
sando agli antilogaritmi otteniamo le seguenti stime dei coefficienti:
Vediamo ora in che modo il modello proposto può essere utilizzato per interpolare la
serie ed effettuare delle previsioni. A titolo di esempio, supponiamo di voler stimare la spesa
per abitazioni relativa ai mesi di novembre e dicembre 1997. Ci affideremo alle seguenti
equazioni:
In modo del tutto analogo a quanto descritto nei paragrafi precedenti, anche in questo
caso la bontà del modello può essere valutata attraverso il calcolo degli indici SYX e MAD.
Volendo poi utilizzare il modello per effettuare previsioni a ciascun mese dell’anno 2000,
si hanno le seguenti relazioni:
..
.
Novembre 2000: Ŷ107 2.51683 106(0.00241) 0.16756
2.93985 quindi passando agli antilogaritmi
Ŷ107 18.913
Dicembre 2000: Ŷ108 2.51683 107(0.00241)
2.77470 quindi passando agli antilogaritmi
Ŷ108 16.034
(a) Pensate che le entrate della società siano soggette a variazioni stagionali?
(b) Fornite un’opportuna rappresentazione grafica delle osservazioni. Il vostro grafico sup-
porta l’ipotesi che avete fatto al punto (a)?
(c) Adattate alla serie un modello esponenziale con componente stagionale trimestrale.
(1) Interpretate il valore del tasso di crescita trimestrale.
(2) Commentate i quattro moltiplicatori trimestrali.
(a) Pensate che le entrate della società siano soggette a variazioni stagionali?
(b) Fornite un’opportuna rappresentazione grafica delle osservazioni. Il vostro grafico sup-
porta l’ipotesi che avete fatto al punto (a)?
(c) Adattate alla serie un modello esponenziale con componente stagionale trimestrale.
(1) Interpretate il valore del tasso di crescita trimestrale.
(2) Commentate i quattro moltiplicatori trimestrali.
(3) Qual è la vostra previsione per il quarto trimestre 1998?
(4) Quali valori prevedete per i quattro trimestri del 1999?
DATASET 11.41 Nella seguente tabella sono riportate le entrate trimestrali della società Vulcan Materials, fatte
VUL-REV registrare a partire dal primo trimestre 1992 fino al terzo trimestre 1998.
(a) Pensate che le entrate della società siano soggette a variazioni stagionali?
(b) Fornite un’opportuna rappresentazione grafica delle osservazioni. Il vostro grafico sup-
porta l’ipotesi che avete fatto al punto (a)?
(c) Adattate alla serie un modello esponenziale con componente stagionale trimestrale.
(1) Interpretate il valore del tasso di crescita trimestrale.
(2) Commentate i quattro moltiplicatori trimestrali.
(3) Qual è la vostra previsione per il quarto trimestre 1998?
(4) Quali valori prevedete per i quattro trimestri del 1999?
La validità dei metodi, come quelli descritti in questo capitolo, che si basano sulla cono-
scenza del passato e del presente per prevedere l’evolversi futuro di un fenomeno è accet-
tata da sempre.
Se effettivamente non si verificasse nessun cambiamento nei fattori che, nel passato,
hanno influenzato l’attività economica, i metodi descritti rappresenterebbero uno strumento
validissimo per la previsione degli andamenti futuri dell’economia e quindi per la valuta-
zione delle migliori strategie aziendali. Naturalmente una simile stabilità non è realistica e
di fronte al cambiamento le tecniche presentate non possono non sembrarci ingenue e mec-
caniche. Proprio per superare alcuni dei limiti dell’analisi classica delle serie storiche sono
stati elaborati in anni recenti modelli più complessi (modelli econometrici) in grado di con-
siderare l’incidenza di fattori quali il giudizio personale dell’analista, l’esperienza manage-
riale, il progresso tecnologico, l’evoluzione dei gusti e dei bisogni. Tale modellistica (rife-
rimenti bibliografici 2, 3, 6 e 10) va oltre gli scopi di questo libro, in cui si è voluto dare
un quadro delle tecniche classiche di analisi delle serie storiche e di previsione degli anda-
menti futuri, le quali rappresentano pur sempre un valido punto di partenza per l’analista e
per il manager e un utile strumento di supporto decisionale aziendale.
◆P AROLE CHIAVE
componente casuale 60 metodo di previsione qualitativo 59 modello moltiplicativo classico 60
componente ciclica 59 modelli autoregressivi 84 modello quadratico 74
componente irregolare 60 modello autoregressivo previsione 84
componente stagionale 60 del p-esimo ordine 84 principio di parsimonia 94
deviazione media assoluta (MAD) 94 modello autoregressivo serie storica 59
livello esponenziale 75 del primo ordine 84 tecniche di previsione quantitative 59
media mobile 62 modello autoregressivo trend lineare 71
del secondo ordine 84
metodi di previsione aleatori 59 trend 59
modello moltiplicativo classico
metodi di previsione basati
per serie storiche 60
sulle serie storiche 59
Previsione
di una serie storica
Rappresentazione
grafica dei valori
Sì Trend No
?
(f) Stimate un modello autoregressivo del terzo ordine e verificate la significatività del
parametro autoregressivo di ordine tre ( = 0.05).
(g) Se necessario, stimate un modello autoregressivo del secondo ordine e verificate la
significatività del parametro autoregressivo di ordine due ( = 0.05).
(h) Se necessario, stimate un modello autoregressivo del primo ordine e verificate la signi-
ficatività del parametro autoregressivo di ordine uno ( = 0.05).
(i) Analizzate i residui dei tre modelli considerati ai punti (c) – (e) e del modello autore-
gressivo più appropriato fra quelli stimati ai punti (f) – (h).
(j) Calcolate l’indice SYX per tutti i modelli considerati al punto (i).
(k) Calcolate l’indice MAD per tutti i modelli considerati al punto (i).
(l) Sulla base dei risultati ottenuti ai punti (i) – (k), e tenendo conto anche del principio
di parsimonia, quale fra i modelli confrontati vi sembra il più idoneo a prevedere l’an-
damento futuro della serie?
(m) Utilizzate il modello scelto al punto (l) per effettuare una previsione per gli anni 1999-
2000.
DATASET 11.54 Nella seguente tabella sono riportate le entrate lorde (a prezzi correnti) della società Philip
PMORRIS Morris nei 24 anni compresi fra il 1975 e il 1998.
(a) Calcolate le entrate la prezzi costanti 1982-84, dividendo ciascun valore della tabella
per l’indice dei prezzi al consumo (Esercizio 11.11) e moltiplicando il risultato per 100.
(b) Rappresentate la nuova serie di dati in un grafico.
(c) Individuate il trend lineare.
(d) Individuate il trend quadratico.
(e) Individuate il trend esponenziale.
(f ) Adattate alla serie un modello autoregressivo del terzo ordine e verificate la significa-
tività del parametro autoregressivo di ordine tre ( = 0.05).
(g) Se necessario, adattate alla serie un modello autoregressivo del secondo ordine e veri-
ficate la significatività del parametro autoregressivo di ordine due ( = 0.05).
(h) Se necessario, adattate alla serie un modello autoregressivo del primo ordine e verifi-
cate la significatività del parametro autoregressivo di ordine uno ( = 0.05).
(i) Analizzate i residui dei tre modelli considerati ai punti (c) – (e) e del modello autore-
gressivo più appropriato fra quelli stimati ai punti (f) – (h).
(j) Calcolate l’indice SXY per tutti i modelli considerati al punto (i).
(k) Calcolate l’indice MAD per tutti i modelli considerati al punto (i).
(l) Sulla base dei risultati ottenuti ai punti (i) – (k), e tenendo conto anche del principio
di parsimonia, quale fra i modelli confrontati vi sembra il più idoneo a prevedere l’an-
damento futuro della serie?
(m) Utilizzate il modello scelto al punto (l) per effettuare una previsione per gli anni 1999-
2000.
DATASET 11.55 Nella seguente tabella sono riportate le entrate lorde (a prezzi correnti) della società Mc
MCDONALD Donald’s Corporation nei 24 anni compresi fra il 1975 e il 1998.
(a) Calcolate le entrate la prezzi costanti 1982-84, dividendo ciascun valore della tabella
per l’indice dei prezzi al consumo (Esercizio 11.11) e moltiplicando il risultato per 100.
(b) Rappresentate la nuova serie di dati in un grafico.
(c) Individuate il trend lineare.
(d) Individuate il trend quadratico.
(e) Individuate il trend esponenziale.
(f ) Adattate alla serie un modello autoregressivo del terzo ordine e verificate la signifi-
catività del parametro autoregressivo di ordine tre ( = 0.05).
(g) Se necessario, adattate alla serie un modello autoregressivo del secondo ordine e veri-
ficate la significatività del parametro autoregressivo di ordine due ( = 0.05).
(h) Se necessario, adattate alla serie un modello autoregressivo del primo ordine e verifi-
cate la significatività del parametro autoregressivo di ordine uno ( = 0.05).
(i) Analizzate i residui dei tre modelli considerati ai punti (c) – (e) e del modello autore-
gressivo più appropriato fra quelli stimati ai punti (f) – (h).
(j) Calcolate l’indice SXY per tutti i modelli considerati al punto (i).
(k) Calcolate l’indice MAD per tutti i modelli considerati al punto (i).
(l) Sulla base dei risultati ottenuti ai punti (i) – (k), e tenendo conto anche del principio
di parsimonia, quale fra i modelli confrontati vi sembra il più idoneo a prevedere l’an-
damento futuro della serie?
(m) Utilizzate il modello scelto al punto (l) per effettuare una previsione per gli anni 1999-
2000.
DATASET 11.56 Nella seguente tabella sono riportate le entrate lorde (a prezzi correnti) della società Sears,
SEARS Roebuck & Company nei 24 anni compresi fra il 1975 e il 1998.
Entrate lorde (a prezzi correnti) della società Sears,
Roebuck & Company
ANNO ENTRATE ANNO ENTRATE ANNO ENTRATE
(a) Calcolate le entrate prezzi a costanti 1982-84, dividendo ciascun valore della tabella
per l’indice dei prezzi al consumo (Esercizio 11.11) e moltiplicando il risultato per 100.
(b) Rappresentate la nuova serie di dati in un grafico.
(c) Individuate il trend lineare.
(d) Individuate il trend quadratico.
(e) Individuate il trend esponenziale.
(f ) Adattate alla serie un modello autoregressivo del terzo ordine e verificate la significa-
tività del parametro autoregressivo di ordine tre ( = 0.05).
(g) Se necessario, adattate alla serie un modello autoregressivo del secondo ordine e veri-
ficate la significatività del parametro autoregressivo di ordine due ( = 0.05).
(h) Se necessario, adattate ala serie un modello autoregressivo del primo ordine e verifi-
cate la significatività del parametro autoregressivo di ordine uno ( = 0.05).
(i) Analizzate i residui dei tre modelli considerati ai punti (c) – (e) e del modello auto-
regressivo più appropriato fra quelli stimati ai punti (f) – (h).
(j) Calcolate l’indice SXY per tutti i modelli considerati al punto (i)
(k) Calcolate l’indice MAD per tutti i modelli considerati al punto (i)
(l) Sulla base dei risultati ottenuti ai punti (i) – (k), e tenendo conto anche del principio
di parsimonia, quale fra i modelli confrontati vi sembra il più idoneo a prevedere l’an-
damento futuro della serie?
(m) Utilizzate il modello scelto al punto (l) per effettuare una previsione per gli anni 1999-
2000.
DATASET 11.57 Nella seguente tabella sono riportate le entrate trimestrali fatte registrare dalla società Wal-
WALMART Mart Stores nel periodo di 7 anni compreso fra il 1992 e il 1998.
Entrate trimestrali della società Wal-Mart Stores (1992-1998)
ANNO
TRIMESTRE 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998
1 9280 11 650 13 920 17 690 20 440 22 772 25 409
2 10 340 13 030 16 237 19 942 22 723 25 587 28 366
3 10 630 13 680 16 827 20 418 22 913 25 644 28 777
4 13 640 17 122 20 361 24 448 27 550 30 856 35 386
Fonte: Standard & Poor’s Stock Reports, November 1995, November 1998. New York:
McGraw-Hill, Inc.
(a) Quali fra le componenti che in generale compongono una serie storica riuscite ad indi-
viduare nei dati riportati nella tabella?
(b) Rappresentate i valori in un grafico.
(c) Adattate alla serie un modello esponenziale con componente trimestrale.
(d) Interpretate i valori dei “moltiplicatori” trimestrali.
(e) Effettuate una previsione a tutti i trimestri degli anni 1999 e 2000.
DATASET 11.58 Nella seguente tabella è riportato il numero medio di ore di lavoro settimanali per addetti
WORKWEEK alla produzione nel ramo manifatturiero, calcolato mensilmente a partire dal gennaio 1992
fino a dicembre 1997.
Supponete di essere membro di una società finan- sterlina inglese. Nella tabella sono riportati i cambi
ziaria che investe a livello internazionale. I vostri (rispetto al dollaro americano) registrati negli anni
soci, per stabilire la politica degli investimenti, dal 1967 al 1997. Analizzate opportunamente le
hanno bisogno di una previsione dei valori futuri cinque serie storiche proposte, utilizzando gli stru-
dei tassi di cambio rispetto al dollaro americano di menti appresi in questo capitolo, e prevedete i tassi
diverse valute quali il dollaro canadese, il franco di cambio delle cinque valute rispetto al dollaro
francese, il marco tedesco, lo yen giapponese e la americano per gli anni 1998-1999 e 2000.
DATASET
SH11
Tabella SH11.1 Numero di abbonamenti per consegna a domicilio
in un periodo di 24 mesi
MESE ABBONAMENTI MESE ABBONAMENTI
1 75 327 13 90 507
2 77 116 14 91 927
3 79 341 15 93 878
4 80 983 16 94 784
5 82 326 17 96 109
6 82 879 18 97 189
7 84 006 19 97 899
8 85 119 20 99 208
9 86 182 21 100 537
10 87 418 22 102 028
11 88 063 23 103 977
12 89 444 24 106 375
(a) Analizzate opportunamente i valori della serie e individuate un modello che vi consenta di
effettuare previsioni.
(b) Prevedete il numero di abbonamenti per i 4 mesi successivi.
(c) Siete in grado di utilizzare il vostro modello per previsioni a oltre un anno nel futuro?
◆B IBLIOGRAFIA
1. Bails, D.G., e L.C. Peppers, Business Fluctuations: Foreca- Business Perspective (Upper Saddle River, NJ: Prentice
sting Techniques and Applications (Englewood Cliffs, NJ: Hall, 1996).
Prentice Hall, 1982). 7. Hanke, J.E., e A.G. Reitsch, Business Forecasting, 6th ed.
2. Bowerman, B.L., e R.T. O’Connell, Forecasting and Time (Upper Saddle River, NJ: Prentice Hall, 1998).
Series, 3d ed. (North Scituate, MA: Duxbury Press, 1993). 8. Mahmoud, E., “Accuracy in Forecasting: A Survey,” Jour-
3. Box, G.E.P., G.M. Jenkins, e G.C. Reinsel, Time Series nal of Forecasting 3 (1984): 139–159.
Analysis: Forecasting and Control, 3d ed. (Englewood 9. Microsoft Excel 2000 (Redmond, WA: Microsoft Corp.,
Cliffs, NJ: Prentice Hall, 1994). 1999).
4. Brown, R.G., Smoothing, Forecasting, and Prediction (En- 10. Newbold, P., Statistics for Business and Economics, 4th ed.
glewood Cliffs, NJ: Prentice Hall, 1963). (Englewood Cliffs, NJ: Prentice Hall, 1994).
5. Chambers, J.C., S.K. Mullick, e D.D. Smith, “How to 11. Wilson, J.H., e B. Keating, Business Forecasting (Ho-
Choose the Right Forecasting Technique,” Harvard Busi- mewood, IL: Irwin, 1990).
ness Review 49, no. 4 (July–August 1971): 45–74.
6. Frees, E.W., Data Analysis Using Regression Models: The
POTENZA(numero; potenza)
APPENDICE 115
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