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Crepuscolari

«Crepuscolarismo» è il termine con cui il letterato Giuseppe Antonio Borghese ha indicato il crepuscolo
della grande stagione poetica iniziata da Foscolo e proseguita con poeti come Leopardi e Manzoni. Il
Crepuscolo è il momento della giornata che segue il tramonto del Sole, quando si diffonde una luce più
tenue: il termine ha avuto fortuna perché è apparso particolarmente adatto a designare la produzione
lirica di alcuni scrittori, accomunati da una poetica dai toni volutamente bassi e interessati agli aspetti
più quotidiani e meno appariscenti dell’esistenza . I crepuscolari si sentivano lontani dai miti eroici e
civili dell’Ottocento e nello stesso tempo avvertivano l’impossibilità di cogliere elementi di ispirazione
poetica nel mondo contemporaneo, in cui prevalevano l’industria e la tecnica. Rifiutavano quindi
l’impegno nella contemporaneità sociale e politica e aspiravano a un’esistenza semplice, fondata sui
valori della quotidianità. Il loro linguaggio è semplice e quotidiano, lo stile è discorsivo e la loro scrittura
è venata a volte da toni ironici e distaccati. Tra i principali esponenti di questa corrente ricordiamo
Guido Gozzano, Sergio Corazzini e Marino Moretti.

Maggior esponente del crepuscolarismo:


Guido Gozzano
Guido Gozzano nacque nel 1883 a Torino, dove morì a soli 33 anni, nel 1916, di tubercolosi. Iscrittosi alla
facoltà di Giurisprudenza, non portò a termine gli studi per dedicarsi alla letteratura. L’unico
avvenimento di rilievo nella sua breve vita è un viaggio in India, dove si era recato nella speranza di
trovare una cura per la sua malattia. Sui suoi ricordi ed esperienze di viaggio scrisse diversi articoli si «La
Stampa», poi raccolti e pubblicati postumi nel 1917 con il titolo «Verso la cuna del mondo». Gozzano
pubblicò due libri di poesie: La via del rifugio (1907) e Colloqui (1911). Lui scelse di usare uno stile
colloquial e discorsivo con un tono pacato e malinconico.

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