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«Crepuscolarismo» è il termine con cui il letterato Giuseppe Antonio Borghese ha indicato il crepuscolo
della grande stagione poetica iniziata da Foscolo e proseguita con poeti come Leopardi e Manzoni. Il
Crepuscolo è il momento della giornata che segue il tramonto del Sole, quando si diffonde una luce più
tenue: il termine ha avuto fortuna perché è apparso particolarmente adatto a designare la produzione
lirica di alcuni scrittori, accomunati da una poetica dai toni volutamente bassi e interessati agli aspetti
più quotidiani e meno appariscenti dell’esistenza . I crepuscolari si sentivano lontani dai miti eroici e
civili dell’Ottocento e nello stesso tempo avvertivano l’impossibilità di cogliere elementi di ispirazione
poetica nel mondo contemporaneo, in cui prevalevano l’industria e la tecnica. Rifiutavano quindi
l’impegno nella contemporaneità sociale e politica e aspiravano a un’esistenza semplice, fondata sui
valori della quotidianità. Il loro linguaggio è semplice e quotidiano, lo stile è discorsivo e la loro scrittura
è venata a volte da toni ironici e distaccati. Tra i principali esponenti di questa corrente ricordiamo
Guido Gozzano, Sergio Corazzini e Marino Moretti.