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Rapporto SIST - Area Tecnica Sistemi Pag. 1/25

PROTEZIONE DISTANZIOMETRICA
(E. De Berardinis)

Indice del Capitolo 1

1 INTRODUZIONE ............................................................................................................................ 2

2 PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO DELLA PROTEZIONE DISTANZIOMETRICA ....... 3


2.1 GRANDEZZE DA CONSIDERARE PER I DIVERSI TIPI DI CORTO CIRCUITO ............. 5
2.1.1 Corto circuito trifase........................................................................................................... 6
2.1.2 Corto circuito bifase ........................................................................................................... 8
2.1.3 Corto circuito monofase ..................................................................................................... 9
2.1.4 Corto circuito bifase a terra .............................................................................................. 11
3 CARATTERISTICA DELLE PROTEZIONI DISTANZIOMETRICHE ............................... 12

4 FUNZIONI PRINCIPALI SVOLTE DALLA PROTEZIONE DISTANZIOMETRICA ....... 13


4.1 Schema di principio di una protezione distanziometrica.......................................................... 14
4.2 Memoria di tensione................................................................................................................. 15
4.3 Blocco antipendolazione .......................................................................................................... 15
5 REGOLAZIONE DELLA PROTEZIONE DISTANZIOMETRICA....................................... 16
5.1 Linee tipiche ............................................................................................................................. 16
5.1.1 Regolazione del 1° gradino .............................................................................................. 16
5.1.2 Regolazione del 1° gradino allungato............................................................................... 17
5.1.3 Regolazione del 2° gradino .............................................................................................. 17
5.1.4 Regolazione del 3° gradino .............................................................................................. 18
5.1.5 Regolazione dell’avviamento - 4° gradino ....................................................................... 18
5.2 Protezione delle linee corte ...................................................................................................... 19
5.2.1 Linee corte con protezioni distanziometriche ai due estremi e schema di teleprotezione
PO con eco ....................................................................................................................................... 19
5.2.2 Linee corte con protezioni distanziometriche ai due estremi senza schema di
teleprotezione ................................................................................................................................... 20
5.2.3 Linee corte con protezione distanziometrica ad un solo estremo ..................................... 20
5.3 Protezione delle linee AT a tre estremi .................................................................................... 21
5.4 Protezione delle linee parallele................................................................................................. 22
Mod. RAPP v. 01

6 GRANDEZZE CHE POSSONO INFLUENZA IL FUNZIONAMENTO DELLA


PROTEZIONE DISTANZIOMETRICA............................................................................................. 23
6.1 TA............................................................................................................................................. 23
6.2 TV capacitivi ............................................................................................................................ 24
6.3 Resistenza di guasto ................................................................................................................. 25

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1 INTRODUZIONE

Le linee a 380 kV, a 220 kV, ed alcune linee a 150 kV e 132 kV di TERNA formano il sistema elettrico
di trasmissione primaria il quale è esercito, escluse le linee a 150 kV e a 132 kV, con schema magliato
• per ragioni di ottimizzazione delle produzioni e dei flussi di potenza,
• per facilitare il funzionamento del sistema a frequenza costante,
• per garantire la continuità di alimentazione alle stazioni di trasformazione.
Le reti 150 kV e 132 kV dei Distributori pubblici formano il sistema elettrico che riceve energia dalla
rete primaria a tensione superiore tramite trasformatori e la fornisce alla rete di distribuzione mediante
trasformatori di distribuzione AT/MT.
Le reti a 150 kV e a 132 kV vengono esercite con schema parzialmente magliato; vengono formate cioè
delle isole autosufficienti la cui estensione dipende essenzialmente dalla densità di carico delle singole
aree. Si preferisce un esercizio ad isole per
• limitare le correnti di cortocircuito,
• evitare ripercussioni troppo estese in caso di fallito intervento di una protezione,
• ottenere una buona ripartizione della potenza attiva e reattiva,
• assicurare, mediante la chiusura di anelli, una doppia alimentazione alle cabine di distribuzione.

Relativamente allo stato del neutro, tutte le reti ad AAT ed AT sono esercite con il neutro francamente a
terra.
Quanto sopra, relativamente alla connessione del neutro dei trasformatori e della magliatura delle linee
AT ha come conseguenza
• correnti di corto circuito elevate e quindi necessità di eliminare rapidamente tali guasti,
• la necessità di installare protezioni diverse da quelle di massima corrente per poter realizzare la
selettività di intervento.

La fig. Figura 1 riporta uno schema delle protezioni comunemente impiegate sulle linee di distribuzione
AT in Italia.

Le protezioni più diffusamente utilizzate sono le protezioni distanziometriche e la ragione di tale scelta
si giustifica per il costo relativamente basso e per le buone doti di rapidità, affidabilità e selettività.
Inoltre, a differenza delle protezioni a comparazione di fase e differenziali, non necessitano di uno
scambio di informazioni agli estremi della linea protetta a meno di non desiderare l’eliminazione rapida
di tutti i guasti che interessano l’intera lunghezza della linea, nel qual caso è necessario utilizzare il
telepilotaggio.

Nel seguito, saranno descritti i principi di funzionamento delle protezioni distanziometriche e la filosofia
di protezione delle reti AT.
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PROTEZIONI
DI LINEA AT

LINEE ALIMENTATE DA DUE ESTREMI LINEE IN ANTENNA

MASSIMA CORRENTE

Con tempi di intervento


crescenti dall’utente al
generatore

SELETTIVITA’ RELATIVA SELETTIVITA’ ASSOLUTA

In grado di intervenire in modo rapido In grado di intervenire solo per


sulla linea protetta ed in modo guasti all’interno della linea protetta
ritardato per guasti esterni ad essa

DISTANZIOMETRICHE

COMPARAZIONE DI FASE DIFFERENZIALI

Solo alcune sperimentazioni a Protezione di alcuni cavi AT.


causa del costo elevato e della Un conduttore pilota esegue
necessità di un canale dedicato uno scambio di informazioni
ad onde convogliate o a ponte tra i due estremi del cavo.
radio

Figura 1 - Protezioni di linea AT

2 PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO DELLA PROTEZIONE


DISTANZIOMETRICA

Per ottenere la selettività nelle reti in esercizio magliato si fa affidamento sul parametro impedenza di
linea che rimane costante al variare dello schema di servizio. Sarebbe impossibile raggiungere la
selettività con l'impiego di massime correnti anche provviste di elemento direzionale: è sufficiente
infatti ricordare che la corrente dovuta ad un guasto che attraversa un montante di linea dipende da
molteplici fattori, quali: tipo di guasto, configurazione di rete, tensione preesistente al guasto. Le
protezioni preposte a questo scopo sono le protezioni distanziometriche le quali vengono universalmente
impiegate per proteggere linee ad AAT ed AT esercite con neutro francamente a terra.
Per comprendere il principio su cui si basa la protezione distanziometrica, si consideri il sistema
monofase di Figura 2.
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Zy=Ry+jXy

E V Rf

Figura 2 - Schema monofase di riferimento per il corto circuito

Applicando la legge di Ohm (e supponendo per semplicità che la resistenza di guasto Rf sia nulla), si
può ottenere la seguente relazione
V&
V&= Z y I& ⇒ Z y = R y + jX y = R ⋅ y + jX ⋅ y = ( R + jX ) ⋅ y =
I&
e, poiché la impedenza chilometrica di una linea può essere considerata costante, la impedenza misurata
risulta proporzionale alla distanza del guasto.
E’ però da tenere presente che sia il guasto che la messa a terra dei pali introducono in genere una
resistenza Rf nel punto di guasto che influisce sulla impedenza misurata. In questo caso la relazione
deve essere riscritta secondo la seguente relazione
V&
V&= ( Z y + R f ) ⋅ I& ⇒ Z y = R y + R f + jX y = ( R ⋅ y + R f ) + jX ⋅ y = (2-1)
I&
Da un esame della relazione (2-1) si può osservare che:
• la parte immaginaria della impedenza misurata è proporzionale alla distanza del guasto poiché la
reattanza chilometrica di linea può essere assunta costante lungo la linea stessa,
• la parte reale della impedenza misurata non è proporzionale alla distanza del guasto perché
risente della resistenza di guasto.
Per tale ragione, le protezioni distanziometriche controllano sia la parte immaginaria che quella reale
della impedenza misurata.
La misura della parte immaginaria della impedenza evita anche di intervenire in condizioni di regime.
Infatti, con riferimento alla Figura 3 in cui è rappresentata nel piano complesso (R,jX) la impedenza
misurata, bisogna evitare che il luogo delle impedenze viste (zona di intervento) dalla protezione durante
il normale esercizio possa “sovrapporsi” a quello misurato durante il guasto.
jX

Zy Z = impedenza vista durante il guasto

Xy

Impedenza vista in
condizioni di regime

Ry Rf R

Figura 3 - Impedenze misurate dalla protezione


Un’altra conseguenza della (2-1) è che, nel caso la parte immaginaria della impedenza misurata sia
positiva, il guasto è in avanti; viceversa, nel caso di parte immaginaria risulti negativa, il guasto è alle
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spalle1. In conclusione, se la fase dell’impedenza vista è tra 0° e 90° il guasto è in avanti, mentre è di
spalle se la fase è tra 180° e 270°. In modo del tutto equivalente si può dire che se lo sfasamento tra
tensione e corrente è compreso tra 0° e 90° il guasto è in avanti, mentre se è compreso tra 180° e 270° è
alle spalle.
Nella realtà si stabilisce la direzione del guasto usando limiti di fase più ampi di quelli strettamente
necessari in modo da tenere in conto gli errori intrinseci della protezione e dei trasduttori di misura.

In definitiva, se si desidera che la protezione distanziometrica intervenga per valori di reattanza inferiori
ad un certo valore, è sufficiente che la protezione
• valuti la direzione del guasto,
• calcoli la impedenza vista e la confronti con il valore di taratura.

2.1 GRANDEZZE DA CONSIDERARE PER I DIVERSI TIPI DI CORTO


CIRCUITO
Per misurare l’impedenza una protezione distanziometrica dispone delle tensioni e delle correnti nel
punto di installazione, o meglio delle particolari elaborazioni delle tensioni e correnti delle fasi
interessate dal guasto. Infatti nel capitolo precedente si è fatto riferimento ad un sistema monofase
mentre i sistemi elettrici reali sono trifasi e quindi potranno essere interessati da guasti monofase, bifase
e trifase ed a volte multipli (es. linee a doppia terna).
Nel seguito verrà considerato un sistema elettrico semplice costituito da una linea a vuoto alimentata da
un solo estremo e soggetta a guasto monofase, bifase netto, bifase con terra e trifase simmetrico. Lo
stesso circuito può naturalmente essere rappresentato alle sequenze: diretta, inversa ed omopolare (vedi
Figura 4).
Dallo studio dei componenti simmetrici sappiamo che in presenza di cortocircuito la caduta di tensione
lungo una fase di una linea è uguale alla somma delle cadute di tensione dovute ai singoli componenti
simmetrici della corrente sulle corrispondenti impedenze di sequenza. Con riferimento alla fase 4 (ma le
relazioni possono essere scritte per le altre tre fasi) avremo:

V4d - V’4d = Z4d ⋅ I4d


V4i - V’4i = Z4i ⋅ I4i
V4o - V’4o = Z4o ⋅ I4o
da cui
(V4d - V’4d) + (V4i - V’4i) + (V4o - V’4o) = Z4d ⋅ I4d + Z4i ⋅ I4i + Z4o ⋅ I4o

Tenendo conto che


V4 = V4d + V4i + V4o
V’4 = V’4d + V’4i + V’4o

si avrà
V4 - V’4 = Z4d ⋅ I4d + Z4i ⋅ I4i + Z4o ⋅ I4o (2.1-1)

ed analogamente per le altre fasi.

1
Basta infatti considerare che se il guasto fosse alle spalle, la corrente vista sarebbe di verso opposto mentre la
tensione sarebbe la stessa.
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E Z
Z linea
S
I fase
V V’

E Z
Z d
Sd
I diretta
d
V’d
Vd
Z

Z
Z i
Si
I inversa
i
Vi V’i

Z
Z o
So
I omopolare
o
Vo V’o

Figura 4 - Schema di riferimento per i guasti

Tenendo conto che per le linee si può assumere

Z4d = Z8d = Z12d = Zd


Z4i = Z8i = Z12i = Zi
Z4o = Z8o = Z12o = Zo

e che

I4d + I4i + I4o = I4


I8d + I8i + I8o = I8
I12d + I12i + I12o = I12

la (2.1-1) diviene, se ripetuta per le tre fasi

V4 - V’4 = Zd ⋅ I4d + Zi ⋅ I4i + Zo ⋅ I4o


V8 - V’8 = Zd ⋅ I8d + Zi ⋅ I4i + Zo ⋅ I8o (2.1-2)
V12 - V’12 = Zd ⋅ I12d + Zi ⋅ I12i + Zo ⋅ I12o

2.1.1 Corto circuito trifase


In questo caso il sistema trifase rimane in condizioni di simmetria anche durante il guasto (supponendo
che la eventuale resistenza di guasto sia uguale sulle tre fasi) e quindi la corrente di terra risulta nulla.
Inoltre essendo il cortocircuito trifase un regime simmetrico ed equilibrato le componenti inverse ed
omopolari delle tensioni e delle correnti sono nulle, per cui le (2.1-2) diventano

V4 - V’4 = Zd ⋅ I4d = Zd ⋅ I4
V8 - V’8 = Zd ⋅ I8d = Zd ⋅ I8
V12 - V’12 = Zd ⋅ I12d = Zd ⋅ I12
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Per cui
V4 = Zd ⋅ I4 + V’4
V8 = Zd ⋅ I8 + V’8
V12 = Zd ⋅ I12 + V’12

Ipotizzando la resistenza di guasto nulla (e quindi V’4=0, V’8=0, V’12=0)

V4 V8 V12
Zd = = = (2.1-3)
I 4 I 8 I 12
oppure
V4 − V8 V8 − V12 V12 − V4
Zd = = =
I 4 − I 8 I 8 − I12 I12 − I 4

Si può quindi affermare che per il guasto trifase l'impedenza diretta Zd del tratto di linea interessato dal
guasto può essere misurata nel punto di installazione del relè sia come rapporto tra tensione di fase e la
corrispondente corrente di linea sia come rapporto tra la tensione concatenata e la differenza delle
correnti di linea corrispondenti.

Riportando infine su un diagramma vettoriale le precedenti grandezze, si ottiene lo schema di Figura 5.


E12 Z S E&12
Z S + Z linea
I8

V12 I12

V8

E8 V4 E4

I4

Figura 5 - Diagramma vettoriale del corto circuito trifase simmetrico

Nel piano complesso la relazione (2.1-3) ha la rappresentazione riportata nella Figura 6. Vale la pena
notare che nella stessa figura è riportato anche il valore della tensione causata dalla eventuale resistenza
di guasto (ipotizzata uguale sulle tre fasi)2. Dalla rappresentazione di Figura 6 si può notare come la
parte immaginaria della impedenza misurata Z sia una quantità che dipende solo dalla posizione del
guasto e dalla sua direzione.

2
Si noti che
V4
V4 = Z d ⋅ I 4 + V4' = Z d ⋅ I 4 + R f ⋅ I 4 ⇒ = Zd + Rf
I4
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jX

Rf

Xd Zd
Z

R
Rd Rf

Figura 6 - Impedenza misurata durante un guasto trifase simmetrico

In conclusione, le tensioni e le correnti che possono essere prese in considerazione per il calcolo della
impedenza in un guasto trifase simmetrico sono una delle seguenti coppie:

Tensioni Correnti
V4 I4
V8 I8
V12 I12
V4-V8 I4-I8
V12-V8 I12-I8
V4-V12 I4-I12
Tabella 1 – Tensioni e correnti selezionate per misurare l’impedenza nel corto circuito trifase

2.1.2 Corto circuito bifase


Anche per questo tipo di guasto il circuito di terra non viene interessato e quindi le componenti
omopolari delle tensioni e delle correnti sono nulle per cui le (2.1-2) diventano (fase guasta 4-8)

V4 - V’4 = Zd ⋅ I4d + Zi ⋅ I4i


V8 - V’8 = Zd ⋅ I8d + Zi ⋅ I4i

Poiché la linea è simmetrica si ha Zd = Zi,

V4 = Zd ⋅ (I4d + I4i) = Zd ⋅ I4 +V’4


V8 = Zd ⋅ (I8d + I8i) = Zd ⋅ I8 +V’8

per cui, ipotizzando una resistenza di guasto nulla tra le fasi (e quindi V’4=0, V’8=0),

V4 − V8
Zd = (2.1-4)
I 4 − I8

Si può quindi affermare che per guasto bifase netto l'impedenza diretta Zd del tratto di linea A - X viene
misurata nel punto d'installazione del relè dal rapporto tra la tensione concatenata e la differenza delle
correnti di linea corrispondenti.

Riportando su un diagramma vettoriale le precedenti grandezze, si ottiene lo schema di Figura 7


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E12=V12 I12=0

I8

E8 V8 V4 E4
I4

Figura 7 - Diagramma vettoriale del corto circuito bifase simmetrico

Nel piano complesso la relazione (2.1-4) ha la rappresentazione riportata nella Figura 8. Vale la pena
notare che nella stessa figura è riportato anche il valore della eventuale resistenza misurata dalla
protezione3. Dalla rappresentazione di Figura 8 si può ancora notare come la parte immaginaria della
impedenza misurata Z sia una quantità che dipende solo dalla posizione del guasto e dalla sua direzione.
jX

Rf /2

Xd Zd
Z

R
Rd Rf/2

Figura 8 - Impedenza misurata durante un guasto bifase simmetrico

In conclusione, le tensioni e le correnti che possono essere prese in considerazione per il calcolo della
impedenza in un guasto bifase sono una delle seguenti coppie:

Tensioni Correnti
V4-V8 I4-I8
V12-V8 I12-I8
V4-V12 I4-I12
Tabella 2 – Tensioni e correnti selezionate per misurare l’impedenza nel corto circuito bifase

2.1.3 Corto circuito monofase


In caso di guasto monofase anche il circuito omopolare (fase 4 guasta) è interessato per cui le (2.1-2)
diventano
V4 - V’4 = Zd ⋅ I4d + Zi ⋅ I4i + Zo ⋅ I4o

3
Si noti che poiché la corrente che circola nella resistenza di guasto If=I4=-I8

V4 − V8 Rf Rf
V4 − V8 = Z d ⋅ ( I 4 − I 8 ) + (V4' − V8' ) = Z d ⋅ ( I 4 − I 8 ) + R f ⋅ I f ⇒ = Zd + I f = Zd +
I 4 − I8 I 4 − I8 2
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Poiché la linea è simmetrica si ha Zd = Zi,

V4 = Zd ⋅ (I4d + I4i)+ Zo ⋅ I4o = Zd ⋅ I4 +V’4

per cui, ipotizzando una resistenza di guasto nulla (e quindi V’4=0),

V4 = Z d ⋅ ( I 4 d + I 4 i ) + Z o ⋅ I 4 o = Z d ⋅ ( I 4 d + I 4 i ) + Z o ⋅ I 4 o + Z d ⋅ I 4 o − Z d ⋅ I 4 o

V4 = Z d ⋅ ( I 4 d + I 4 i + I 4 o ) + I 4 o ⋅ ( Z o − Z d ) = Z d ⋅ I 4 + I 4 o ⋅ ( Z o − Z d )

Zo − Zd
V4 = Z d ⋅ I 4 + 3k 0 ⋅ Z d ⋅ I 4 o ponendo k0 =
3⋅ Zd
Indicando con IR = 3I4o la corrente residua pari al triplo della corrente omopolare nel punto di
installazione del relè, si ottiene:
V4
V4 = Z d ( I 4 + k 0 ⋅ I R ) ⇒ Zd = (2.1-5)
I 4 + k0 ⋅ I R

Si può quindi affermare che per guasto monofase l'impedenza diretta del tratto di linea interessato dal
guasto è dunque uguale al rapporto tra la tensione della fase interessata dal guasto e la somma della
corrente della fase guasta con la corrente residua moltiplicata per il coefficiente k0.

Riportando su un diagramma vettoriale le precedenti grandezze, si ottiene lo schema di Figura 9


E4 I8=0
I12 =0

V4
I4

E12 E8

V12
V8

Figura 9 - Diagramma vettoriale del corto circuito monofase

Nel piano complesso la relazione (2.1-5) ha la rappresentazione riportata nella Figura 10. Vale la pena
notare che nella stessa figura è riportato anche il valore della eventuale resistenza misurata dalla
protezione4. Dalla rappresentazione di Figura 10 si può ancora notare come la parte immaginaria della
impedenza misurata Z sia una quantità che dipende solo dalla posizione del guasto e dalla sua direzione.

4
Si noti che poiché la corrente che circola nella resistenza di guasto If=I4R
V4 = Z d ⋅ I 4 + k 0 ⋅ Z d ⋅ I 4 + V4' = Z d ⋅ I 4 + k 0 ⋅ Z d ⋅ I 4 + R f ⋅ I 4
V4 V4 Rf
= Z d ⋅ (1 + k 0 ) + R f ⇒ = Zd +
I4 I 4 ⋅ (1 + k 0 ) (1 + k 0 )
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jX
Rf
1 + k0

Xd Zd
Z

R
Rf
Rd +
1 + ko
Figura 10 - Impedenza misurata durante un guasto monofase

In conclusione, le tensioni e le correnti che possono essere prese in considerazione per il calcolo della
impedenza in un guasto bifase sono una delle seguenti coppie:

Tensioni Correnti
V4 I4(1+k0IR)
V8 I8(1+ k0IR)
V12 I12(1+ k0IR)
Tabella 3 - Tensioni e correnti selezionate per misurare l’impedenza nel corto circuito monofase

2.1.4 Corto circuito bifase a terra


In caso di guasto bifase a terra anche il circuito omopolare (fase 4 e fase 8 guaste) sono interessate per
cui le (2.1-2) diventano
V4 - V’4 = Zd ⋅ I4d + Zi ⋅ I4i + Zo ⋅ I4o
V8 - V’8 = Zd ⋅ I8d + Zi ⋅ I8i + Zo ⋅ I8o

Poiché la linea è simmetrica si ha Zd = Zi,

V4 = Zd ⋅ (I4d + I4i)+ Zo ⋅ I4o = Zd ⋅ I4 +V’4


V8 = Zd ⋅ (I8d + I8i)+ Zo ⋅ I8o = Zd ⋅ I8 +V’8

per cui, ipotizzando una resistenza di guasto nulla (e quindi V’4=0, V’8=0),

V4 = Z d ⋅ ( I 4 d + I 4 i ) + Z o ⋅ I 4 o = Z d ⋅ ( I 4 d + I 4 i ) + Z o ⋅ I 4 o + Z d ⋅ I 4 o − Z d ⋅ I 4 o
V8 = Z d ⋅ ( I 8 d + I 8i ) + Z o ⋅ I 84 o = Z d ⋅ ( I 8 d + I 8i ) + Z o ⋅ I 8o + Z d ⋅ I 8o − Z d ⋅ I 8o

V4 = Z d ⋅ ( I 4 d + I 4 i + I 4 o ) + I 4 o ⋅ ( Z o − Z d ) = Z d ⋅ I 4 + I 4 o ⋅ ( Z o − Z d )
V8 = Z d ⋅ ( I 8 d + I 8i + I 8o ) + I 8o ⋅ ( Z o − Z d ) = Z d ⋅ I 8 + I 8o ⋅ ( Z o − Z d )

Ricordando la definizione di k0
Zo − Zd
V4 = Z d ⋅ I 4 + 3k 0 ⋅ Z d ⋅ I 4o ponendo k0 =
3⋅ Zd
V8 = Z d ⋅ I 8 + 3k 0 ⋅ Z d ⋅ I 8o
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Indicando con IR = 3I4o = 3I8o la corrente residua pari al triplo della corrente omopolare nel punto di
installazione del relè, si ottiene:
V4
V4 = Z d ( I 4 + k 0 ⋅ I R ) ⇒ Zd =
I 4 + k0 ⋅ I R
(2.1-6)
V8
V8 = Z d ( I 8 + k 0 ⋅ I R ) ⇒ Zd =
I 8 + k0 ⋅ I R

Per guasto bifase l'impedenza diretta Zd del tratto di linea interessato dal guasto viene quindi misurata
nel punto di installazione del relè dal rapporto tra la tensione di una delle due fasi interessate dal guasto
e la somma della corrispondente corrente di fase con la corrente residua che alimenta il relè moltiplicata
per il coefficiente k0. Si esegue cioè la stessa misura del cortocircuito monofase.
E' facile dimostrare che, sottraendo la V4 e la V8 nella (2.1-6) dalla (9.2.1.8), l'impedenza Zd del tratto di
linea interessato dal guasto è anche espressa dal rapporto

V4 − V8
Zd =
I 4 − I8
come nel guasto bifase.
Nel cortocircuito bifase con terra per misurare l'impedenza di guasto Zd si può quindi scegliere una delle
due misure fase-terra o la misura bifase.

Prima di terminare questa breve trattazione sulle grandezze che possono essere prese in considerazione
in caso di guasto, vale la pena ricordare che la resistenza di guasto vista è
• pari al suo valore in caso di guasto trifase simmetrico
• ridotta a metà per corto circuito bifase netto
• ridotta del fattore complesso (1+k0) nel caso di guasto monofase.

3 CARATTERISTICA DELLE PROTEZIONI DISTANZIOMETRICHE

Un modo per classificare le protezioni distanziometriche è quello di individuare la loro caratteristica di


intervento.
Le prime protezioni distanziometriche avevano una caratteristica di intervento circolare poiché
l’equazione della coppia in un relè elettromeccanico produce un luogo circolare, mentre oggi, con
l’utilizzo di protezioni digitali, si possono ottenere caratteristiche di intervento molto più complesse.
Sono quindi oggi utilizzate protezioni distanziometriche con caratteristiche poligonali (vedi Figura 11)
che hanno le seguenti proprietà:
• hanno una buona compensazione della resistenza d’arco (costante al variare della distanza del
guasto),
• hanno una buona possibilità di armonizzarsi con l’impedenza vista in condizioni di regime,
• l’inclinazione β della retta che delimita la zona d’intervento lungo l’asse delle X serve a
compensare meglio la resistenza d’arco nel caso l'arco non sia puramente resistivo o nel caso di
alimentazione da due estremi.
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jX

Figura 11 - Caratteristica poligonale

4 FUNZIONI PRINCIPALI SVOLTE DALLA PROTEZIONE


DISTANZIOMETRICA

Al fine di esaminare il funzionamento generale di una protezione distanziometrica e quindi di


descriverne la filosofia applicativa, si può fare riferimento allo schema delle protezioni
distanziometriche comunemente impiegate sulle linee AT, che hanno caratteristiche di intervento tempo-
distanza a gradini (vedi Figura 12 nella quale è stato riportata la sola caratteristica della protezione
distanziometrica posta in (a)).

4° gradino

3° gradino
Tempo
2° gradino

1° gradino

Distanza del guasto

a l1 b c d e f
l2 l3

(A) (B) (C)

Figura 12 - Caratteristica tempo-distanza delle protezioni distanziometriche

Con queste caratteristiche, la protezione distanziometrica costituisce una protezione a selettività relativa.
Ad esempio, facendo ancora riferimento alla Figura 12, la protezione in (A) permette di eliminare i
guasti localizzati all’interno della linea protetta (l1) nel minor tempo possibile, mentre viene introdotto
un ritardo crescente all’aumentare della distanza di guasto per intervenire come riserva su guasti su altre
linee che partono da cabine adiacenti. Infatti, sempre con riferimento alla Figura 12, nel caso di guasto
sulla linea l2 che collega le stazioni (B) e (C), un’utilizzazione tipica è la seguente

• intervento in 1° gradino delle protezioni (c) e (d)


• in caso di mancato funzionamento della protezione (c), intervento di riserva della protezione (a),
• in caso di mancato funzionamento della protezione (d), intervento di riserva della protezione (f).

In definitiva, il corretto funzionamento delle protezioni distanziometriche


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• consente di eliminare solo il tronco di linea guasto lasciando in servizio le altre linee,
• garantisce in ogni caso una riserva lontana che permette di limitare il disservizio in caso di
mancato funzionamento di una protezione.

4.1 Schema di principio di una protezione distanziometrica


Abbiamo visto che la protezione distanziometrica è un’apparecchiatura in grado di valutare la posizione
del guasto e di intervenire in tempi tanto più lunghi quanto più il guasto è lontano.
Per il suo funzionamento essa è in genere composta di più elementi ed in particolare sono presenti gli
elementi per l’avviamento, per la misura della distanza del guasto, per la misura della direzione, per la
selezione della fase, per l’autodiagnosi (vedi Figura 13).

MISURA DELLA
DIREZ IONE

SELEZ IONE FASE


CIRCUITO DI LOGICA DI SCATTO
GRADINO
INGRESSO

MISURA DELLA
DISTANZA

AUTODIAGNOSI

Figura 13 - Schema a blocchi di una protezione distanziometrica.

Vale la pena notare che lo schema di Figura 13, pur adattandosi molto bene alle protezioni
distanziometriche tradizionali, permette di individuare i blocchi “logici” presenti anche in una
distanziometrica digitale.
Per individuare la presenza di guasto, la protezione misura le tensioni e le correnti di linea basandosi sul
principio ispiratore che, nel caso di guasto, si ha un aumento della corrente o un abbassamento del
modulo della tensione o entrambi i fenomeni5.

L’avviamento di una protezione distanziometrica può essere del tipo a massima corrente o a minima
impedenza. Vale la pena notare che l’avviamento a minima impedenza può anche non basarsi su una
misura reale di impedenza ma avvia la protezione se una (o più) correnti di fase è superiori ad una soglia
e contemporaneamente la tensione di fase è inferiore ad un’altra soglia prefissata. Questo avviamento è
molto facile da realizzare ma ha tuttavia la limitazione che può non avviarsi in caso di guasto che

5
La presenza di corrente di terra è spesso utilizzata, nell’avviamento, per commutare da tensioni concatenate a
quelle di fase, ma non è mai utilizzata per causare da sola l’avviamento stesso poiché nessun guasto provoca solo
corrente di terra, mentre è possibile avere corrente di terra senza guasto con carichi squilibrati.
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comporta una bassa corrente ed un’alta tensione (ad esempio in caso di linea lunga e rete alle spalle
molto forte). Per risolvere il problema è necessario quindi adottare un avviamento capace di misurare la
impedenza vera e propria come viene realizzato nelle attuali protezioni distanziometriche digitali.

La misura della direzione e della distanza del guasto sulla base delle grandezze tensioni e correnti
misurate ha il compito di determinare il valore di impedenza misurata e di fornire l’informazione di
guasto interno o esterno alla zona protetta.
Riprendendo quanto esposto nel capitolo 2.1 sulle grandezze elettriche che devono essere considerate
nei vari tipi di guasto, nella Tabella 4 sono riportate le relazioni che consentono all'elemento di misura di
localizzare correttamente il punto di guasto in relazione ai diversi tipi del guasto e cioè di calcolare
l'impedenza diretta Zd tra il punto di installazione della protezione e il punto di guasto.

Impedenza Z vista dalla protezione distanziometrica nei vari tipi di guasto.


Tipo di guasto Relazione da applicare Note
Monofase V& Z0 − Zd
Z = 4
k0 = è denominato fattore di terra ed è
( I&4 + k 0 I&R ) 3Z d
compreso tra 0.8 e 1.2
Bifase
V& − V&
Z = 8 12 Guasto tra le fasi 8 e 12
( I& − I& )
8 12
Bifase a terra
V& V&
Z = 8
≅ 12 Guasto tra le fasi 8 e 12 e la terra
& &
( I 8 + k 0 I RES ) ( I 12 + k 0 I&RES )
&
Trifase V&4 V&8 V& Guasto simmetrico che non comporta componenti
Z = = = 12 inverse ed omopolari
I&4 I&8 I&
12
V4 V8 V12 tensioni di fase nel punto di installazione della protezione durante il guasto
I4 I8 I12 correnti di fase nel punto di installazione della protezione durante il guasto
IR corrente residua che circola nel terreno, durante i guasti che interessano la terra, tra il punto di guasto ed i
neutri dei trasformatori.
Zd impedenza diretta della linea sulla quale è installata la protezione
Z0 impedenza omopolare della linea sulla quale è installata la protezione
Tabella 4 - Grandezze elettriche che devono essere considerate nei vari tipi di guasto

L’autodiagnosi prevede invece tutti quei controlli che sono realizzati (hardware e software) all’interno
della protezione per assicurarsi che tutto funzioni correttamente in modo da evitare che si possa avere
uno scatto intempestivo in presenza di un’anomalia.

4.2 Memoria di tensione


Ricordando le espressioni della impedenza misurata dalla protezione distanziometrica si può osservare
che se la tensione misurata è prossima allo zero, le suddette equazioni possono portare a comportamenti
non corretti della protezione distanziometrica.
E’ però possibile progettare la protezione per superare il problema dei guasti con tensione molto
prossima allo zero. Infatti una tecnica comunemente usata è quella di fornire il relè di una “memoria di
tensione” pre-guasto che fornisce un riferimento di tensione la cui fase è generalmente molto vicina a
quella durante il guasto.

4.3 Blocco antipendolazione


Se una rete è alimentata da più gruppi di macchine, si verifica spesso che in caso di corto-circuito i
vettori della tensione dei singoli generatori, a causa della mancanza dei momenti sincronizzanti, tendano
ad un reciproco sfasamento. Al ritorno della piena tensione i gruppi di macchine cercano di portarsi
nuovamente in sincronismo e questo avviene con fenomeni oscillatori, che comportano variazioni
significative di corrente mentre le tensioni nei singoli punti della rete possono oscillare tra 0 e il 100%. I
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relè distanziometrici possono misurare in questi casi impedenze molto basse che possono causare uno
scatto intempestivo delle protezioni stesse.
Per impedire questi interventi indesiderati, le protezioni distanziometriche possono essere munite di un
blocco antipendolazione. Il dispositivo di blocco, disponibile per le protezioni impiegate nelle reti AT a
tensione superiore ai 100 kV, in Italia viene normalmente impiegato sulle reti a 220 kV e 380 kV dove i
suddetti fenomeni oscillatori sono più probabili.

5 REGOLAZIONE DELLA PROTEZIONE DISTANZIOMETRICA

Le regolazioni che verranno descritte si riferiscono all’impiego delle protezioni distanziometriche


applicate alle reti di distribuzione AT (130-150 kV) anche se criteri analoghi valgono per le linee a
tensione superiore.
Le caratteristiche del sistema da tenere presente per la definizione del sistema di protezione sono le
seguenti:
• la rete è gestita con neutro francamente a terra,
• la rete è di tipo magliato.

La prima caratteristica implica forti correnti di guasto monofase con necessità di eliminare tali guasti
molto rapidamente, mentre la seconda caratteristica implica l’impossibilità di realizzare un sistema di
protezione selettivo e veloce impiegando protezioni di massima corrente.
La protezione distanziometrica ha invece la possibilità, per mezzo dei diversi gradini, di svolgere il
ruolo di protezione principale per la linea direttamente protetta e di riserva remota per gli elementi di
rete limitrofi. Vale a dire, con riferimento alla Figura 14 ed alla protezione posta in (a), di essere
protezione principale per la linea a-b e di riserva remota per le linee c-d e e-f.

relè statici/digitali

relè elettromeccanici

a b c d

e f

Figura 14 - Caratteristiche di funzionamento delle protezioni distanziometriche

Vediamo ora più dettagliatamente i criteri di regolazione dei diversi gradini nelle situazioni tipiche di
rete. Vale la pena notare che nel seguito non si menzionerà la regolazione delle R in quanto essa è in
genere stabilità in rapporto alla reattanza impostata con valori variabili tra 1 e 3 volte.

5.1 Linee tipiche


5.1.1 Regolazione del 1° gradino
Il 1° gradino ha il compito di protezione primaria della linea (a-b) su cui la protezione è installata ed è
regolata in reattanza:
X1=0.80 Xa-b

per tener conto delle imprecisioni dovute alla protezione stessa, ai TA e TV, ai parametri della linea, alla
approssimazione della taratura.
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Se infatti il 1° gradino fosse tarato al 100% della linea, si potrebbe avere un intervento sovrapposto a
quello di una protezione limitrofa (es. intervento della protezione (a) per guasto sulla linea c-d in
prossimità di (c), Figura 14).
Per quanto riguarda il tempo di intervento T1 sulla prima zona esso corrisponde al tempo minimo (o
tempo base della protezione) consentito dalla protezione. Il tempo base è costituito dal tempo impiegato
per effettuare la misura e dal tempo impiegato ad inviare l'ordine di scatto.

5.1.2 Regolazione del 1° gradino allungato


Il 1° gradino allungato è abilitato dal DRA (Dispositivo di Richiusura Automatica).
Vale la pena ricordare che per una linea AT tipica (alimentata da due estremi) devono essere adottati i
seguenti tipi di richiusura:
• uni-tripolare se le apparecchiature (interruttore e dispositivo di richiusura) e le condizioni di
esercizio consentono;
• tripolare, se le condizioni di esercizio lo consentono e le apparecchiature non consentono
l'apertura e la successiva richiusura monofase;
• unipolare, quando la richiusura tripolare potrebbe compromettere la stabilità o l'integrità dei
generatori (ad esempio su linee o arterie che convergono su una sbarra cui fanno capo unità di
generazione).
Le tarature del DRA devono essere le seguenti:
• tempo d'attesa per la richiusura rapida unipolare: 0,5 s
• tempo d'attesa per la richiusura rapida tripolare: 0,3 s

Il 1° gradino allungato ha il compito di protezione primaria della linea (a-b) su cui la protezione è
installata ed è regolato in reattanza:
X1all=1.20 Xa-b

ed intervento in tempo base in modo da selezionare il guasto con la richiusura rapida.

5.1.3 Regolazione del 2° gradino


Il 2° gradino dovrebbe essere regolato in modo da garantire la protezione di tutta la linea protetta (a-b) e
delle sbarre all’estremo lontano, anche in presenza di errore di misura della distanza massima, e cioè si
dovrebbe usare la seguente regolazione
X2≥1.20 Xa-b
Tuttavia, se possibile, il 2° gradino è regolato per vedere guasti fino al limite di sovrapposizione con il
1° gradino della linea successiva più corta

X2≤0.80(Xa-b+0.80Xe-f)
in modo da realizzare una riserva su parte delle linee limitrofe senza avere interventi sovrapposti,
verificando però che il valore calcolato non risulti inferiore a 120% dell'impedenza Za-b della linea
protetta, nel qual caso
X2 = 1.20 Xa-b
In casi eccezionali in cui dalla CP B parta una linea molto più corta della a-b, tale condizione potrebbe
non essere soddisfatta. In questi casi è opportuno prevedere per la linea corta un sistema di protezione
particolare (es. telepilotaggio).
Per quanto riguarda la regolazione del tempo d'intervento T2 per guasti sulla seconda zona esso deve
essere scelto in modo da avere selettività con le altre protezioni a valle. Normalmente si sceglie T2 =0.3
s. in modo da garantire l’eliminazione del guasto sulle linee in un tempo massimo di 0.3 s.
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5.1.4 Regolazione del 3° gradino


Il 3° gradino ha il compito di realizzare, per quanto possibile, la funzione di riserva remota alle
protezioni delle linee successive e dovrebbe quindi intervenire per guasto all’estremo lontano della linea
successiva più lunga. La regolazione del 3° gradino di una protezione distanziometrica dovrebbe quindi
coprire sia la linea più lunga che parte dalla stazione adiacente sia le sbarre di arrivo di tale linea,
dovrebbe cioè costituire una riserva per i secondi gradini di tutte le protezioni installate sulle linee che
partono dalla stazione adiacente. Tuttavia, il raggiungimento di tale obiettivo può risultare problematico
in una rete magliata in cui l’impedenza vista da una protezione dipende dalla situazione di rete, ed in
particolare dai contributi alla corrente di corto circuito dovuti alle linee che fanno capo alle sbarre della
stazione adiacente. Infatti, nel caso frequente di Figura 15, si ha un contributo alla corrente di corto
circuito tra il punto di installazione della protezione in considerazione e il punto di guasto che fà in
modo che la tensione di corto circuito Vcc misurata dal relè (a) sia data da:
V&
cc ( a ) ( I&A + I&B )
V& & & &
cc ( a ) = Z AB I A + Z BX ( I A + I B ) ⇒ = Z = Z + Z BX
I& I&
vista AB
A A
ed essendo (IA+IB)/IA maggiore di uno e di fase diversa da zero, potrebbe risultare che la impedenza vista
Zvista risulti superiore alla taratura del 3° gradino.
IA IB

ZAB ZBX

IA+IB
Figura 15 - Corto circuito trifase con contributo di più stazioni alla corrente di corto

La regolazione del 3° gradino risulta pertanto più complessa di quella del 1° e 2° in quanto è normale
che nella stazione adiacente vi siano uno o più contributi alla corrente di corto circuito da parte di altre
linee collegate, direttamente o indirettamente, a punti di generazione.
L'aumento del grado di magliatura, pertanto, se pur si presenta vantaggioso dal punto di vista della
continuità del trasporto dell’energia, fa nascere notevoli problemi dal punto di vista della rilevazione del
guasto.
Quanto detto potrebbe comportare la necessità di adottare un valore di regolazione in reattanza molto
elevato, non sempre possibile per la necessità di non scavalcare i trasformatori: così facendo si evitano
infatti interventi per guasti su altri livelli di tensione in caso di mancato intervento di una protezione.
Ne consegue che il 3° gradino non sempre assolve alla sua funzione di riserva remota in modo completo.
Esso viene comunque tarato sulla base della formula

Z 3 = 1,2( Z AB + Z BD )
dove ZBD è l’impedenza della linea più lunga che parte dalla stazione adiacente.
La regolazione del tempo d'intervento T3 per guasti che interessano il 3° gradino deve essere tale da
garantire la selettività ed è normalmente T3 =0.8s.

5.1.5 Regolazione dell’avviamento - 4° gradino


All’avviamento - 4° gradino è affidato il compito di riserva remota ultima e, se necessario, si accetta che
scavalchi i trasformatori. Il relè di avviamento, in genere, è di tipo adirezionale, intervenendo con un
tempo superiore a T3 e come ultima riserva al mancato funzionamento delle protezioni installate nelle
altre stazioni e nella stessa stazione A, sia per guasti di fronte che alle spalle. Naturalmente, se in caso di
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mancato intervento di una protezione il guasto non viene eliminato nemmeno in 2° e 3° gradino, è
necessario arrivare all'avviamento.
La regolazione del tempo d'intervento T4 per guasti che interessano il 4° gradino è normalmente pari a
T4 =1.4-1.6s.

5.1.5.1 Avviamento a minima impedenza


L’avviamento non deve intervenire con sistema elettrico sano, in particolare con tensioni di linea
minime e correnti di linea massime.
Questa condizione pone un limite alla distanza massima di corto circuito per la quale la protezione ad
avviamento a minima impedenza può operare e quindi alla funzione di riserva affidata all’avviamento.
Normalmente tale limite superiore dell'impedenza d'avviamento viene fissato pari a

Zavv < 50% Zn

dove Zn = minima impedenza corrispondente al massimo transito di potenza prevista nelle condizioni
più critiche di esercizio (normalmente corrispondente alla corrente al limite termico della linea).
D’altra parte, l’avviamento deve sicuramente intervenire per corto circuiti sulla linea protetta e, di
riserva, almeno per corto circuiti sulla linea successiva. Questa condizione fissa un limite inferiore per
l'impedenza di avviamento che deve risultare:

Zavv ≥125% Z3

dove Z3 = impedenza del 3° gradino

Il tempo d'intervento della protezione per guasti rilevati dal solo relè di avviamento a minima impedenza
è in genere regolato intorno ai 1,4 s.

5.1.5.2 Avviamento a massima corrente dipendente da una soglia di tensione.


Valgono regole analoghe a quelle descritte per i relè a minima impedenza. Pertanto le regolazioni tipiche
sono:
• corrente di fase > 2In
• corrente di fase > In e tensione < 0,8Vn

5.1.5.3 Regolazione del relè di massima corrente omopolare


La regolazione del relè di massima corrente omopolare dipende dalle caratteristiche della rete su cui
viene installata la protezione e spesso viene regolato sul valore minimo consentito (0,2÷0,5 volte la
corrente nominale secondaria del TA e del relè).
Si precisa che l'intervento del solo relè di massima corrente omopolare non determina lo sblocco della
protezione: è necessario cioè anche l'intervento di almeno un relè di avviamento (di massima corrente o
minima impedenza) di fase.

5.2 Protezione delle linee corte


Per la protezione di linee corte, la taratura selettiva delle zone e la compensazione delle resistenze di
guasto può risultare problematica. Nel seguito sono indicate le tarature da adottare in diverse condizioni
di rete.

5.2.1 Linee corte con protezioni distanziometriche ai due estremi e schema di teleprotezione PO
con eco
La soluzione deve essere applicate a linee di lunghezza inferiore a 2 km oppure di lunghezza compresa
tra 2 e 6 km qualora si desideri assicurare rapidità e selettività di intervento.
Lo schema di teleprotezione richiesto è quello a consenso con zona estesa “Permissive Overreaching”
con eco; tale schema prevede che il 1° gradino delle due protezioni sia tarato oltre il 100%
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dell’impedenza di linea e che il comando di scatto in 1° gradino avvenga solo quando dall’estremo
opposto giunga il segnale che anche la protezione affacciata ha rilevato il guasto in 1° gradino.
Affinché tale sistema possa funzionare in caso di un estremo debole o di interruttore di linea aperto, lo
schema viene dotato di logica eco in base alla quale il segnale di consenso allo sblocco viene ritrasmesso
per una durata di 200 ms (tipicamente) se si verifica una delle seguenti condizioni:
• mancato avviamento della protezione dopo 40 ms (tipicamente),
• stato di aperto dell’interruttore di linea (istantaneo).

La taratura delle protezioni distanziometriche sarà la seguente:


• avviamento: stesso criterio valido per linee tipiche
• 1° gradino: X1=1.20 (Xlinea) e comunque > 2Ω primari T1=tempo base
R1=4X1
• 2° gradino: X2=0.80 (Xlinea+ 0.80Xlinea adiacente più corta) T2=0.3 s
R2=4X2
• 3°-4° gradino: stesso criterio valido per linee tipiche

5.2.2 Linee corte con protezioni distanziometriche ai due estremi senza schema di
teleprotezione
Tale soluzione si adotta su linee di lunghezza compresa tra 2 e 6 Ω nelle quali si accetta la possibilità di
interventi ritardati in 2° gradino per ridotta compensazione della resistenza di guasto.

La taratura delle protezioni distanziometriche sarà la seguente:


• avviamento: stesso criterio valido per linee tipiche
• 1° gradino: X1=0.80 (Xlinea) T1=tempo base
R1=4X1
• 1° gradino all.: X1a=1.20 (Xlinea) T1=tempo base
R1=4X1
• 2° gradino: X2=0.80 (Xlinea+ 0.80Xlinea adiacente più corta) e comunque > 2Ω primari
T2=0.3 s.
R2=4X2
• 3°-4° gradino: stesso criterio valido per linee tipiche

5.2.3 Linee corte con protezione distanziometrica ad un solo estremo


Tale soluzione si adotta su linee di lunghezza inferiore a 300 m. ed adiacenti a stazioni di TERNA (vedi
Figura 16).
La protezione distanziometrica in A (lato TERNA) coopera con le protezioni della CP tramite un
sistema di teleprotezione con schema a blocco: lo scatto in 1° gradino della protezione in A viene
bloccato per ricezione del segnale di blocco emesso da una qualunque delle protezioni installate sui
montanti AT della CP nel caso venga rilevato un guasto esterno alla linea corta. In particolare, il segnale
di blocco viene emesso:
• dall’avviamento in avanti della protezione distanziometrica (B) installata in CP ,
• dall’avviamento delle protezioni a massima corrente lato AT del trasformatore di CP.
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Figura 16 – Linee corte che collegano CP a stazioni TERNA

La taratura della protezione distanziometrica sarà la seguente:


• avviamento: stesso criterio valido per linee tipiche
• 1° gradino: X1=2 Ω T1=60÷100 ms.
R1=4X1
• 2° gradino: X2=0.80 (Xlinea+ 0.80Xlinea adiacente) e comunque > 2Ω primari
R2=4X2 T2=0.2÷0.3 s.
• 3°-4° gradino: stesso criterio valido per linee tipiche

5.3 Protezione delle linee AT a tre estremi


Può capitare di dover proteggere linee con derivazioni utilizzate per alimentare carichi, per connettere
gruppi di generazione od altre reti. La configurazione che ne risulta è chiamata multi-terminale di cui la
linea a tre estremi rappresentata in Figura 17 ne è un tipico esempio.
lA lB

IA IB

VA VB

lC
X

IC lX

VC

Figura 17 - Corto circuito trifase su una linea a tre estremi


In questo caso bisogna porre particolare attenzione alla scelta delle tarature delle protezioni
distanziometriche, come illustrato nel seguito.
Ipotizziamo infatti di avere un guasto nel punto X dello schema di Figura 17 e consideriamo per
semplicità che tale guasto sia trifase con resistenza di guasto nulla. Indicando con k l’impedenza
chilometrica diretta, le equazioni che regolano il suddetto corto circuito sono le seguenti:
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V&A k l A I&A + k (l C − l X )( I&A + I&B ) I&B


ZA = = = k l A + k (l C − l X ) + k (l C − l X )
I&A I& A I&
A

V& k l I& + k (l C − l X )( I&A + I&B ) I&A


ZB = B = B B = k l B + k (l C − l X ) + k (l C − l X )
I& B I& B I&
B

V& kl I
ZC = C = X C = kl X
I&C IC
dalle quali si possono trarre le seguenti considerazioni:
• le protezioni poste in a e b vedono il guasto ad una distanza maggiore di quella reale,
• la protezione in c compie una misura esatta della distanza di corto circuito,
• l’errore nella misura di ZA e ZB aumenta all’aumentare del rapporto fra le correnti di corto
circuito.
Così, se si tarasse la prima zona della protezione distanziometrica posta in A (B) all’80% della somma
delle impedenze delle linee A (B) e C, la protezione stessa potrebbe non intervenire nel caso di alcuni
guasti sulla linea C misurando una distanza maggiore di quella reale.
Tuttavia sulle reti di distribuzione AT si hanno normalmente potenze di corto circuito disponibili sulle
sbarre di una linea a AT a tre estremi non molto dissimili, per cui se si ipotizza IA=IB, le espressioni di
ZA e ZB diventano:
V&A I&
ZA = = kl A + k (l C − l X ) + k (l C − l X ) B = kl A + 2k (l C − l X )
I&A I& A

V& I&
Z B = B = kl B + k (l C − l X ) + k (l C − l X ) A = kl B + 2k (l C − l X )
I&B I&B

Quindi, affinché le due protezioni a e b compiano una misura corretta al manifestarsi di un guasto in un
punto qualunque del tronco T-C, è necessario regolare, tenendo conto di quanto sopra ed ipotizzando ad
esempio XlA>XlB>XlC, la protezione distanziometrica nell’estremo A con le seguenti tarature:

• 1° gradino: X1=0.80 (Xla+ Xlc) T1=tempo base


• 2° gradino: X2=1.20 (Xla+ 2Xlb) T2=0.6 s
• 3° gradino: X3=1.50 X2 T3=1.0 s
• 4° gradino: X4=come avviamento T4=1.4-1.6 s.

Nel caso, piuttosto infrequente, di potenze di cortocircuito dissimili, la protezione a misura


un’impedenza apparente tanto maggiore della effettiva quanto minore è la corrente di corto circuito
disponibile sulle sbarre di A rispetto a quella presente sulle sbarre di B, mentre la protezione b misura
un’impedenza prossima a quella effettiva. In queste condizioni la protezione a valuta correttamente la
distanza del guasto solo dopo che la linea è scattata in B.
In definitiva, per quanto riguarda la successione degli interventi nei due casi sopra ipotizzati:
• se le potenze di corto circuito provenienti da A e B sono fra loro uguali, le protezioni a e b
intervengono con lo stesso tempo, qualunque sia la posizione del corto circuito nel tronco C;
• se le potenze di corto circuito sono diverse, per esempio IA<IB, la protezione b perviene al
comando di scatto per prima, misurando una impedenza di valore inferiore a quella misurata
dalla protezione a. Quest’ultima effettuerà una misura esatta solo dopo l’apertura della linea in
B.

5.4 Protezione delle linee parallele


Nel caso di linee che sono sulla stessa palificazione o corrono parallele, la regolazione delle protezioni
distanziometriche pone qualche problema che deriva dal fatto che le linee sono mutuamente accoppiate
nel loro circuito di sequenza omopolare, mentre l’accoppiamento dei circuiti di sequenza diretta ed
inversa può essere normalmente trascurato. L’accoppiamento dei circuiti di sequenza omopolare
comporta infatti un errore nella valutazione della impedenza di guasto fase-terra in quanto viene
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introdotto un coefficiente mutuo sul circuito omopolare che porta a scrivere le seguenti equazioni per i
circuiti di sequenza
V&df = V&d − Z dl I&d
V&if = V&i − Z il I&i
V&0 f = V&0 − Z 0l I&01 − Z 0 m I&02

I 01

Z0m
F

I 02
dove:
Vdf,Vif,V0f tensioni alle sequenze nel punto di guasto
Vd,Vi,V0 tensioni alle sequenze
Id,Ii,I01,I02 correnti alle sequenze
Zdl,Zil,Z0l,Z02 impedenze alle sequenze
Z0m coefficiente di mutuo accoppiamento omopolare delle due linee

Si può quindi notare che per avere una corretta valutazione della distanza del guasto, la protezione
distanziometrica deve essere alimentata anche con la corrente omopolare della linea parallela. Ciò può
naturalmente essere realizzato solo se la linea parallela parte dalla stessa sbarra, altrimenti bisogna
accettare l’errore di misura commesso.

6 GRANDEZZE CHE POSSONO INFLUENZA IL FUNZIONAMENTO DELLA


PROTEZIONE DISTANZIOMETRICA

Le correnti e le tensioni che si presentano alle protezioni distanziometriche durante un guasto sono
quelle che si presentano ai secondari dei trasduttori di misura. I suddetti trasduttori hanno un
comportamento nel regime transitorio di guasto che può influenzare la corretta risposta delle protezioni
stesse. In questo capitolo verrà inoltre brevemente illustrata l’influenza sul comportamento delle
protezioni distanziometriche della resistenza di guasto.

6.1 TA
Il comportamento dei TA durante il regime transitorio di guasto è influenzato essenzialmente dalla
presenza della componente unidirezionale nella corrente di guasto, dalla eventuale presenza di flusso
residuo e dalla sua prestazione. Tutti questi fattori possono portare alla saturazione del TA e causare
notevoli distorsioni della corrente secondaria addotta alle protezioni distanziometriche, come mostrato
nella Figura 18. La conseguenza del comportamento in transitorio del TA è che la corrente primaria non
viene riprodotta fedelmente e quindi, come può facilmente intuirsi, la protezione distanziometrica può
comportarsi in maniera non corretta.
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Corrente secondaria

Corrente primaria

Figura 18 - Corrente primaria e secondaria di un TA

6.2 TV capacitivi
Mentre nei TV induttivi non vi sono problemi per riprodurre al secondario la tensione primaria durante
un guasto, nei TV capacitivi le variazioni rapide della tensione primaria producono oscillazioni nella
tensione secondaria. In particolare un cortocircuito sulla linea ad AT provoca sulla tensione secondaria
un'oscillazione smorzata che si mantiene per alcuni millisecondi (vedi Figura 19)
Tali transitori sono dovuti alla presenza di capacità ed induttanze ed hanno andamenti oscillatori
smorzati che dipendono
• dai parametri dei TVC,
• dall’istante di variazione della tensione,
• dalla prestazione dei TVC stessi,
• dalla resistenza di guasto,
• distanza del punto di guasto.

Il comportamento dei TV capacitivi durante il transitorio susseguente ad un guasto può quindi anch’esso
influenzare il corretto funzionamento delle protezioni distanziometriche introducendo dei transitori sulla
tensione secondaria che non sono rappresentativi di quanto presente sulla tensione primaria.

Figura 19 - Risposta di un TV induttivo e di un TVC al corto circuito


CESI AXXXXXX
Rapporto SIST - Area Tecnica Sistemi Pag. 25/25

Di solito il transitorio introdotto dal TVC è trascurabile poiché i guasti si instaurano quando la tensione
raggiunge valori prossimi al massimo, ma se il guasto dovesse persistere alla richiusura, poiché l’istante
non è predeterminato, si avrebbe un transitorio della tensione secondaria che sarebbe notevolmente
diverso da quello rappresentativo della tensione primaria.

6.3 Resistenza di guasto


La resistenza di guasto può introdurre degli errori nella valutazione della distanza del guasto e quindi
comportare dei funzionamenti non corretti delle distanziometriche.
Si consideri infatti lo schema di Figura 20 e si supponga che la resistenza di guasto sia pari a Rf.
jX
Rf
IA IB

Zf
A
Zf
Rf
IA+IB

R
Figura 20 - Effetto della resistenza di guasto

Se il contributo alla corrente di guasto da parte dell’estremo B si suppone pari a IB, l’impedenza vista
dalla distanziometrica posta in A sarà data da:
IA + IB
Za = Z f + R f ( )
IA
e, poiché le correnti IA e IB possono non essere in fase, la resistenza di guasto può comportare un errore
nella individuazione della distanza del guasto poiché può anche comportare una valutazione della
distanza superiore a quella effettiva (vedi Figura 20).

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