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Corso Di Laurea: Scienze E Tecniche Psicologiche (D.M.

270/04)
Insegnamento: Filosofia Della Mente
Lezione N°: 32
Titolo: I Filosofi Moderni II
Attività N°: 1

La Filosofia moderna

I FILOSOFI MODERNI II

Prof.ssa Lorenza Lei


Corso Di Laurea: Scienze E Tecniche Psicologiche (D.M. 270/04)
Insegnamento: Filosofia Della Mente
Lezione N°: 32
Titolo: I Filosofi Moderni II
Attività N°: 1

Blaise Pascal
Corso Di Laurea: Scienze E Tecniche Psicologiche (D.M. 270/04)
Insegnamento: Filosofia Della Mente
Lezione N°: 32
Titolo: I Filosofi Moderni II
Attività N°: 1

Blaise Pascal
Blaise Pascal fu un filosofo, matematico e scienziato francese. Si trasferì a Parigi nel 1629 e
iniziò a studiare con il padre, ma divenne ben presto un luminare della matematica, tanto che
a sedici anni scrisse il Saggio sulle sezioni coniche, dove formulò uno dei teoremi
fondamentali della geometria proiettiva, detta “teorema di Pascal”. A diciotto anni realizzò la
prima macchina calcolatrice.

Le sue attività come scienziato lo portarono nel 1648 a dimostrare come esperimento che il
livello della colonna di mercurio in un barometro è fissato dall’aumento o dalla diminuzione
della pressione atmosferica circostante. Sei anni più tardi, assieme al matematico francese
Pierre de Fermat, realizzò la teoria delle probabilità che diventerà la base di partenza per altre
discipline, come la statistica e la fisica teorica moderna.

Nel 1654 Pascal entra a far parte della comunità giansenista di Port-Royal, dove vi rimase fino
alla sua morte, praticando una vita prettamente ascetica. Nel 1656 scrisse le diciotto Lettere
provinciali per difendere le dottrine gianseniste e disapprovare la morale dei gesuiti, e
adottando la concezione della predestinazione divina.Verso la fine del 1658 Pascal concepì il
progetto di un’opera apologetica in favore della religione cristiana, che rimase però un
abbozzo per il sopraggiungere della morte nel 1662.
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Lezione N°: 32
Titolo: I Filosofi Moderni II
Attività N°: 1

Blaise Pascal
Nel 1670 gli appunti furono raccolti da alcuni amici e pubblicati con il titolo di Pensieri del
signor Pascal sulla religione e su alcuni altri argomenti. I Pensieri sono un testo di grande
importanza per la letteratura filosofica e una fonte da cui hanno attinto anche Nietzsche,
Kierkegaard e Heidegger. In essi, l’apologetica pascaliana del cristianesimo si fonda su una
ripresa della spiritualità di san Paolo e di sant’Agostino, e comprende anche la rinuncia ai
procedimenti razionali e dimostrativi della fede religiosa.

Nell’opera Pensieri egli propone lo “spirito di finezza” contrapposta allo “spirito di geometria”.
Nel primo l’uomo entra in contatto con la sua natura più autentica, invece nel secondo vi sono
deduzioni conseguenziali dei principi evidenti. Inoltre lo “spirito di finezza” determina in
Pascal un doloroso contrasto che l’autore cerca di colmare attraverso delle riflessioni ed
analisi della condizione umana, dove affiorano tematiche che riguardano il tempo, la noia, il
divertimento e la contrapposizione tra ciò che è infinitamente grande e ciò che è
infinitamente piccolo. Secondo Pascal non è compito della filosofia colmare questo dissidio,
ma può tuttavia riconoscerlo; è invece compito della fede religiosa arrivare all’aspetto
interiore, poiché attraverso la fede si manifesta il credo religioso e i dogmi del peccato
originale e della incarnazione di Cristo, grazia al quale l’uomo riesce a trovare soluzioni agli
interrogativi che riguardano il suo essere, sia la sua grandezza e sia tutta la sua miseria.
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Insegnamento: Filosofia Della Mente
Lezione N°: 32
Titolo: I Filosofi Moderni II
Attività N°: 1

Blaise Pascal
In ogni caso la fede deve essere intesa come una scommessa, perché l’uomo deve scegliere
se vivere come se Dio c’è oppure vivere pensando che Dio non c’è. La vera incognita della
fede è comunque ciò che è visto dall’uomo come più conveniente tra quelli che si offrono,
considerando che l’ipotesi di ottenere l’infinita beatitudine con la religione è infinitamente
superiore alla probabilità di ottenerla con qualsiasi altro comportamento o credenza.

Pascal è considerato uno dei più autorevoli matematici e scienziati del suo tempo, nonché un
grande scrittore dell’apologetica cristiana, ma anche un sottile e sagace polemista francese.
Gli si riconosce una particolare originalità, senza alcun artificio, la sua prosa coglie nel segno
il lettore per la sua coerenza e la sua coinvolgente dialettica.
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Lezione N°: 32/S1
Titolo: I Filosofi Moderni II
Attività N°: 1

Thomas Hobbes
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Titolo: I Filosofi Moderni II
Attività N°: 1

Thomas Hobbes
Thomas Hobbes fu un filosofo e pensatore politico inglese; andò all’Università di Oxford e
nel 1608 diventò precettore del nobile William Cavendish, e rimase legato a questa famiglia
per tutta la sua vita. Nel 1610 iniziò un Grand Tour in Francia e in Italia insieme al suo
allievo, ed ebbe modo di incontrare molti scienziati e grandi pensatori dell’epoca, come
Galileo, Cartesio, Marin Mersenne e Pierre Gassendi.

Nel 1637, fece ritorno in Inghilterra e iniziò ad interessarsi alla questione costituzionale tra il
re Carlo I e il Parlamento, iniziando a redigere un trattato in difesa della peculiarità regia. La
sua opera iniziò ad essere diffusa privatamente già nel 1650 con il titolo Elementi di legge
naturale e politica, ma venne poi effettivamente pubblicata nel 1650. Paventando di venire
arrestato per il suo scritto, preferì fuggire a Parigi e vi rimase in esilio volontario per ben
undici anni.

Nel 1642 terminò l’opera Il cittadino, dove presentava la sua teoria sul governo dello Stato.
In seguito, nel 1648 divenne precettore di matematica del futuro re Carlo II, che era anche
lui in esilio a Parigi.
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Thomas Hobbes
Poi nel 1651 Hobbes scrive quello che viene considerato il suo massimo capolavoro, il
Leviatano, dove affermava la sua teoria contrattualista della sovranità. L’opera venne
contestata dai sostenitori del principe esiliato e l’autore venne sospettato dalle autorità
francesi per l’accusa che lanciava al papato. Pensando che questa volta poteva venire
arrestato dai francesi, tornò in Inghilterra.

Quando il suo ex allievo venne incoronato, nel 1660, Hobbes poté contare sulla sua
protezione, ma nel 1666 il re approvò una legge che inseriva l’opera Leviatano tra i testi da
esaminare perché sospettati di ateismo. Così fu costretto bruciare molti suoi scritti e a
rinviare la pubblicazione di altre tre opere, Behemoth, il Dialogo tra un filosofo e uno
studioso del diritto comune d’Inghilterra e una Storia ecclesiastica in versi.

All’età di ottantaquattro anni scrisse un’autobiografia in distici latini, e nei tre anni seguenti
tradusse in inglese l’Iliade e l’Odissea di Omero. L’intera filosofia di Hobbes trova una
trattazione sistematica negli Elementi di filosofia, che risultano articolati in tre parti (scritte in
periodi diversi): Il corpo (1655), L’uomo (1658) e Il cittadino (1642), relativi rispettivamente
alla filosofia della natura, all’antropologia e alla filosofia politica.
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Titolo: I Filosofi Moderni II
Attività N°: 1

Thomas Hobbes
Gli interpreti moderni hanno attirato l’attenzione sulla logica di Hobbes, alla cui base vi è
l’idea che “vero e falso sono attributi delle parole, non delle cose”. Secondo tale prospettiva
(esposta sia nel Corpo sia nel Leviatano) il sapere consiste nella coerente organizzazione
logico-linguistica dei nomi che sono imposti convenzionalmente alle cose: pertanto, il
ragionamento non coglie una struttura dell’essere, ma consiste interamente in un calcolo,
ossia nella capacità di operare sui segni linguistici.

La filosofia naturale di Hobbes si fonda su una prospettiva di carattere materialistico e


meccanicistico, in base alla quale tutta la realtà è corporea e va spiegata mediante i concetti
di materia, movimento, spazio e tempo. L’uomo non fa eccezione ed è anch’esso
interpretabile in termini materialistico-meccanicistici, non solo riguardo alla sua anatomia e
fisiologia, ma anche alle sue funzioni psichiche, che possono spiegarsi come particolari tipi di
moto e di reazione alle sollecitazioni corporee che vengono dall’esterno.

Ciò che giustifica questa concezione di Hobbes è soprattutto la possibilità di assimilare ogni
realtà naturale a un sistema meccanico “artificiale” che, come tale, può essere “ricostruito” –
parte dopo parte – dalla nostra ragione.
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Titolo: I Filosofi Moderni II
Attività N°: 1

Thomas Hobbes
Su una realtà considerata “artificiale” dello stato, perché basato su un contratto tra gli
individui, si concentra la riflessione di Hobbes. Egli elaborò la sua dottrina politica ipotizzando
un originario “stato di natura” precedente l’istituzione della comunità politica, nel quale gli
uomini forniti di un diritto illimitato su tutte le cose, vivono egoisticamente e asocialmente,
come in una sorta di guerra di ogni uomo contro ogni altro individuo. La sopravvivenza
verrebbe in questo affidata ad un contratto, attraverso il quale gli individui finiscono per
rinunciare a tutti i loro diritti per favorire un potere assoluto, stabilito da un unico legislatore o
sovrano che ne rappresenta l’autorità stessa.

La filosofia politica di Hobbes è da interpretare come un tentativo di porre un argine alle lotte
religiose e civili che insanguinavano l’Inghilterra del Seicento. In ogni caso, se Hobbes
teorizzò il potere assoluto del sovrano, egli intese dare a tale potere un’origine umana e
convenzionale, abbandonando la dottrina del diritto divino del re.
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Thomas Hobbes
Si può dire quindi che nelle teorie mente-corpo dei filosofi post cartesiani, l’antitesi al
dualismo di Cartesio è individuata nelle teorie materialistiche, lontane eredi
dell’atomismo antico. La prima forma originale di materialismo moderno, basata sulla nuova
scienza della natura fondata da Galileo, si trova in Hobbes. L’espressione ‘sostanza
immateriale’ secondo Hobbes, è un’assurdità, un non senso, perché ‘sostanza’ vuol dire
‘corpo’ e quindi ‘sostanza immateriale o incorporea’ significa ‘corpo incorporeo’: una
contraddizione in termini (Leviatano, IV, pp. 30-31).

Hobbes è talmente radicale nel suo materialismo che, replica polemicamente che Dio stesso
è corporeo, perché, se non lo fosse, non potrebbe esistere.
Secondo Hobbes esistono solo i corpi e la ragione può discutere solo di esse. Hobbes rivolge
alle Meditazioni di Cartesio le Terze Obiezioni. Da ‘Io penso’ ossia ‘Io sono pensante’, osserva
Hobbes, si può certo dedurre che io sono, esisto, ma non che sono pensiero, ossia che sono
un intelletto incorporeo. Altrimenti ad esempio da ‘Io passeggio’, vale a dire ‘sono
passeggiante’, dovrebbe potersi dedurre, mediante un’analoga trasformazione di un
predicato in un soggetto, che sono una passeggiata!
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Thomas Hobbes
Il Cogito cartesiano non impedisce che io ‘cosa pensante’, sia non una sostanza spirituale,
bensì un corpo pensante, ossia che il pensare stesso sia una facoltà o proprietà del mio
corpo e non un soggetto, cioè una sostanza a sé stante. La concezione materialistica,
secondo la quale il pensiero è una proprietà di determinati corpi, compare nel Leviatano,
dove Hobbes propone una teoria meccanicistica delle percezioni sensoriali ispirata alla fisica
di Galileo (che aveva conosciuto nel 1636 in Italia).

Secondo questa teoria le percezioni sono una “resistenza o contropressione” che il cervello
e il cuore esercitano verso l’esterno reagendo all’urto degli altri corpi sul nostro (Leviatano, I,
pp. 7-8). Hobbes è meccanicistica al pari di Cartesio, e il meccanismo fisico della percezione
o sensazione è analogo a quello cartesiano. Ma mentre in Cartesio quel meccanicismo è la
causa, attraverso la ghiandola pineale, di un evento che accade in una sostanza
completamente distinta dal corpo, per Hobbes esso è l’evento mentale.

Hobbes è il primo sostenitore nella storia del pensiero filosofico moderno, contro il dualismo
cartesiano della teoria dell’identità tra mente e cervello. Hobbes ritiene, ad esempio che il
nostro vedere colori o udire suoni sia il presentarsi a noi di una modificazione del nostro
corpo come se fosse qualcosa di apparentemente al mondo esterno.
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Thomas Hobbes
Inoltre, come la distinzione sostanziale tra mente e corpo consente a Cartesio di pensare che
le menti godono del libero arbitrio e non siano sottoposte alla leggi della natura, così
l’identificazione degli eventi mentali con certi eventi corporei induce invece Hobbes a
ritenere che la volontà umana non si sottragga affatto al determinismo universale (De
corpore, 10, 4-5).

Nel Seicento esistono dunque già varie dottrine materialistiche. Il termine ‘materialismo’
tuttavia compare solo nella seconda metà del Settecento.
Il materialismo sostiene perciò che tutto ciò che esiste è materiale; l’idealismo invece
sostiene che nulla di ciò che esiste è materiale.

Il materialismo di Hobbes è meccanicistico (e quindi legato alla nuova fisica galileiana) e


ammette l’esistenza di Dio. Gli sviluppi settecenteschi del materialismo su entrambi questi
punti prenderanno però in prevalenza le distanze da Hobbes.
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Bibliografia e sitografia
T. Hobbes, Leviatano, a cura di Tito Magri, Editori Riuniti, Roma 1995.

T. Hobbes, De corpore, ed. La goliardica, Milano 1959.

S. Nannini, L’anima e il corpo, Laterza, Bari 2002.


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Lezione N°: 32/S2
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TEST
LEZ. 30-31-32
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Test lez. 30-31-32


In questa sezione, come attività formativa a supporto dell’apprendimento, viene proposto un
test a risposta multipla.

Lo studente dovrà rispondere ai quesiti scegliendo un’unica risposta in un set di quattro


alternative.

Per completare il test ha a disposizione 30 minuti e al termine potrà verificarne


immediatamente l’esito.

Le domande di questo test sono relative alle lezioni 30-31-32.


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DOMANDE DI
APPROFONDIMENTO

Lez. 30-31-32
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Domande di approfondimento Lez. 30-31-32


In questa sessione lo studente potrà rispondere alle seguenti domande aperte. Per la
correzione ed un’eventuale valutazione, l’esercitazione dovrà essere caricata nella sezione “e-
Porfolio” dell'area didattica personale portale studente.

1) In quanti e quali gruppi Cartesio identificò tutte le idee che differenziano l’attività
pensante?

2) Si spieghi il pensiero filosofico di Hobbes. Perché si può definire una teoria materialistica?

Tempo richiesto: 30 minuti

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