Beretta Inga
1998/1999
CAPITOLO 1:
I PROBLEMI, I LIVELLI DI RAPPRESENTAZIONE, LE
IMMAGINI DEL FRUITORE
1. INTRODUZIONE
® I LIVELLI DI RAPPRESENTAZIONE
Alcuni fatti di cronaca hanno fatto emergere il sospetto – o la convinzione – che i mass media
siano responsabili dell’istigazione alla violenza, di distorcere la realtà, di innescare meccanismi
di imitazione, di influenzare negativamente il pubblico.
Esempi:
1. nel 1990 3 ragazzi si sono suicidati in macchina con il monossido: i media riportano la
notizia e nel giro di qualche giorno si verificano molti episodi simili
2. nel 1993/94 con la vicenda mani pulite: aumentano le iscrizioni a giurisprudenza e a scienze
politiche
3. ® I MASS MEDIA E L’OPINIONE PUBBLICA: QUALE REALZIONE?
4. E’ vero che sempre più spesso giudichiamo la realtà in base al confronto con quello che
propongono i MM? Ad esempio, riguardo al problema della droga: ci si forma l’opinione
traendola dai dati reali del fenomeno, oppure a partire dall’importanza che ne viene data dai
media? Compito di questo volume è proprio di far luce su questa situazione.
5. ® LE POSSIBILI LETTURE DI UN EVENTO TELEVISIVO
6. C’è una tendenza a sovrastimare i dati relativi ad omicidi e processi tra le persone che
guardano abitualmente serials che trattano questi argomenti. Troppo spesso i MM, invece di
riportare i fatti, ne danno un’interpretazione, fatta anche solamente attraverso i mezzi di ripresa
(zoom, piani, campi, dettagli…); in questo modo è più facile incasellare gli attori nelle categorie
di buono, cattivo, violento, indifeso…
7.
8. HA ANCORA SENSO PARLARE DI MASSA?
9. Il concetto di massa ha iniziato ad essere studiato nell’Ottocento (positivismo) a seguito
degli sconvolgimenti portati dall’industrializzazione. In Europa gli studi sulla massa e le
comunicazioni di massa sono legati ad una visione piuttosto pessimista che li pone in cattiva luce
e li fa sembrare come una perversa macchina per imporre credenze, atteggiamenti e pressioni
psicologiche sulla gente. Meglio abbandonare lo scenario europeo delle folle e dei loro
comportamenti irrazionali ed immergerci nella realtà dinamica degli USA nei primi decenni del
‘900.
10. ® L’EMERGERE DEL CONCETTO DI AUDIENCE
11. All’inizio del secolo l’America è un crogiolo di culture diverse; per la prima volta gruppi
dei ceti medio-bassi possono leggere i giornali e partecipare alla vita pubblica tramite riunioni
comunali, elezione dei propri rappresentanti ecc…
12. In questo modo si realizza la democrazia rappresentativa, dove non c’è il rapporto diretto
tra il leader e l’uomo-massa (come accade in Europa con i totalitarismi), ma si tratta di un
legame mediato dalla comunità (gruppo religioso, vicinato, leader d’opinione…).
13. ® VERSO NUOVI SCENARI
14. Attualmente l’utente dispone di molteplici offerte di svago, cultura, informazione, sempre
più personalizzabili ed interattive: l’audience non è più un aggregato di persone che guardano
quello che c’è, ma hanno facoltà di scelta molto ampia. L’audience si forma in base a criteri
linguistici, generazionali, di genere e di gusti.
15.
16.
17.LA TEORIA SUGLI EFFETTI DELLE COMUNICAZIONI DI MASSA
® GLI STUDI SULLE CAMPAGNE DI PERSUASIONE: L’EMERGERE DEI MODELLI
COMPORTAMENTISTI
Gli studi sui MM presero il via nel periodo delle guerre. Si credeva che la propaganda via radio
potesse trasformare le masse in “un’amalgama di odio, volontà e speranza”. Le prime analisi
riguardarono i cambiamenti di atteggiamento nel contesto della comunicazione.
TEORIA IPODERMICA: i media possono manipolare le menti degli ascoltatori, e tutte le
risposte date sono immediate e dirette. Dopo molto tempo gli studiosi convennero che ciò non
fosse vero (le risposte non sono immediate!) e che molta influenza abbiano la percezione
selettiva, gli stati mentali del soggetto ecc…
MODELLO DEGLI EFFETTI LIMITATI: i MM creano un’influenza sugli ascoltatori che è però
in relazione con l’ambiente sociale in cui si svolgono.
Le prime ricerche di mercato avvengono negli anni 20 per verificare l’efficacia della pubblicità
(Lippman 1922: studi sull’opinione pubblica).
® LE RICERCHE SULLA PERSUASIONE E SUL RUOLO DEGLI ATTEGGIAMENTI
Allport (1935) definisce un atteggiamento come “uno stato mentale e neurale di preparazione,
organizzato attraverso l’esperienza e capace di esercitare un’influenza direttiva sulla risposta
dell’individuo a tutti gli oggetti e situazioni con i quali egli entra in relazione”.
Con la 2°GM gli studi sulla propaganda e la persuasione si intensificarono (es: la serie “perché
combattiamo” di Frank Capra, usati per addestrare le reclute: queste non furono stimolate a
combattere, ma capirono meglio le cause dello scoppio della guerra). Venne smentita l’idea che i
MM fossero strumenti onnipotenti capaci di plasmare qualsiasi atteggiamento. Ad esempio le
discussioni faccia a faccia con i candidati politici avevano più influenza degli slogan elettorali…
la gente viene influenzata dai cosiddetti leader d’opinione (es. un giornalista famoso, un
conoscente molto informato) piuttosto che direttamente dai MM.
Lazarsfeld scoprì che una campagna elettorale può convincere o rinforzare una precedente
opinione, ma molto raramente arriva a modificare gli atteggiamenti.
® LA SCUOLA DI YALE
Centro di ricerche specializzato nello studio dei fenomeni di persuasione, che segue il modello
comportamentista (anni ’50). Esaminarono gli affetti della credibilità della fonte
sull’elaborazione del messaggio: questa non aveva effetti immediati sul processo di
comprensione, ma influenzava il cambiamento di atteggiamento anche se l’effetto è di breve
durata (effetto latente). Il gruppo di Yale studiò altre variabili quali la sequenza del messaggio,
gli effetti primacy and recency, le caratteristiche personali ecc…
I messaggio mediamente minacciosi hanno più influenza di quelli molto minacciosi.
Asch (1952) dimostrò che l’accettazione del messaggio dipende soprattutto dall’interpretazione
data dal ricevente (esperimento con una stessa frase da spiegare attribuita però in un gruppo a
Jefferson e nell’altro a Lenin: i gruppi interpretarono diversamente lo stesso messaggio a causa
del diverso contesto).
® IL BISOGNO DI COERENZA E L’ACCETTAZIONE DEI MESSAGGI PERSUASIVI: LA
TEORIA DELLA DISSONANZA COGNITIVA
Verso gli anni ’60 la scuola di Yale iniziò a decadere, anche a causa della nuova teoria della
dissonanza cognitiva di Festinger (1957). Egli sosteneva che di fronte a due messaggi
discordanti, la persona ne sceglie uno ma è consapevole che anche l’altro ha degli elementi
positivi, e tende a ridurre e razionalizzare gli elementi dissonanti (es: sapere che il fumo fa male,
porta i fumatori a sminuire gli effetti dannosi che questo provoca, perché non riescono a
smettere).
Clark (1969) studiò il cambiamento delle rappresentazioni in TV delle minoranze, esse seguono
4 fasi:
1. la minoranza è ignorata
2. rappresentazioni negative o comiche
3. ruoli tendenzialmente positivi
4. accettazione ed accesso a tutti i ruoli
riassumendo, due sono i fenomeni principali che caratterizzano la rappresentazione delle
minoranze: stereotipizzazione e sottorappresentazione.
® LE UNITA’ DI ANALISI: PROBLEMI APERTI
definire le categorie e gli indici usati per svolgere le analisi e definire le unità di misurazione
secondo una procedura standard
® I VANTAGGI DELL’ANALISI DEL LINGUAGGIO
E’ una tecnica non reattiva, cioè non interferisce con il normale sviluppo degli eventi; si può
disporre di materiale di archivio o registrato e quindi si possono svolgere ricerche longitudinali.
Miller: sono +- 7 le parole che la nostra memoria può elaborare in una unica unità (span di
memoria), quindi saranno più efficaci gli slogan con un massimo di 9 parole.
® I RISCHI DELL’ANALISI LINGUISTICA
quello più frequente è l’abbassamento degli standard scientifici e le interpretazioni degli autori
che prevalgono sui dati di fatto.
® UN MODELLO PSICOSOCIALE DELLE CATEGORIE LINGUISTICHE: ALCUNI
ESEMPI DI APPLICAZIONE
Prendere in esame materiale di cronaca di giornalisti che descrivono il comportamento di
appartenenti al loro gruppo (ingroup) o autsiders (outgroup). C’è la tendenza a favorire gli
individui del proprio gruppo per rafforzare il senso di autostima derivante proprio
dall’appartenere a quel gruppo valorizzato.
[…]® stesso esempio con giornalisti sportivi
® BIASES ATTRIBUZIONALI E SCELTE LINGUISTICHE
Quando si favorisce l’ingroup si danno motivazioni realtive a fattori interni (bravura) ed esterni
per l’outgroup (fortuna).
® USO TENDENZIOSO DEL LINGUAGGIO NELLE RELAZIONI INTERGRUPPO: LA
SCELTA DEL LIVELLO DI ASTRAZIONE
Le descrizioni riguardo l’ingroup tendono ad essere più astratte. Semin e Fieldler (1988) hanno
dimostrato che quanto più la formula linguistica è astratta, tanto più implica una maggior
stabilità nel tempo e risulta informativa circa le caratteristiche dell’attore.
Seguono 4 esempi relativi:
• cronache sportive prima e dopo un incontro
• analisi delle cronache a seguito di un episodio di intolleranza in un incontro di basket
eseguita su giornali delle nazioni delle 2 squadre
• modo in cui 4 testate (2 venete e 2 siciliane) hanno riportato l’assassinio di Falcone e
Borsellino
• il materiale prodotto da RAI1 E RAI3 durante la guerra nel Golfo e nella settimana
successiva alla fine della guerra
CAPITOLO 3:
LE TEORIE SOCIOLOGICHE
1. LA TEORIA DELL’AGENDA SETTING
2. Teoria dell’agenda setting: modello che tratta il rapporto tra le proposte dei MM e la
conoscenza del mondo dei fruitori.
3. Secondo questo modello le persone ritengono come molto importanti le cose che i MM
presentano con molta enfasi. Inizialmente verrebbero forniti gli elementi con cui riempire la
nostra agenda e poi a questi verrebbe dato un ordine a seconda della loro importanza.
4. Per l’agenda setting i MM ci dicono quali cose dobbiamo ritenere importanti, ma non
come dobbiamo pensare. Esistono 3 tipi di agenda: pubblica o dell’audience, dei media, politica.
5. ® I RISULTATI DELLA RICERCA
6. McCombs e Shaw nel 1972 ipotizzarono un collegamento tra agenda dei media e agenda
dell’audience. E’ possibile manipolare la rilevanza di una notizia ripetendola frequentemente e
con ampio spazio, mettendola davanti a tutte le altre. Anche l’importanza della testata e di chi
legge o da’ la notizia è molto importante. I MM operano un filtraggio e un’amplificazione
selettiva di un avvenimento, non è tanto la notizia ad essere rilevante, quanto l’enfasi con cui è
presentata. Le preferenze di voto vanno ai candidati che si sono fatti conoscere di più attraverso i
media, indipendentemente dai loro programmi politici.
7. I limiti del modello dell’agenda setting sono di non considerare le componenti semantiche
del messaggio e le preesistenti strutture conoscitive dell’individuo. Successivi studi hanno messo
in crisi gli assunti di questo approccio, evidenziando che non esiste una relazione diretta tra
l’esperienza dei media ed i giudizi personali, ma ci sarebbe una mediazione da parte di specifici
meccanismi cognitivi.
8.
9. USI E GRATIFICAZIONI
10. Questo approccio ridimensiona l’influenza dei media e si propone di studiare i motivi per
cui questi vengono utilizzati. Tra le varie offerte un individuo seleziona quelle che lo gratificano
di più, nelle quali sono disposti ad investire il loro tempo. L’esposizione selettiva ed il
coinvolgimento dipendono dalle gratificazioni ricercate attraverso l’uso dei media. Si creano
situazioni parasociali: si risponde alle domande dei quiz, si salutano i personaggi ecc…
11. 1995: ricerca di Johnston sulle motivazioni che spingono gli adolescenti a guardare i film
horror (per cercare forti emozioni, perché si prova piacere ad essere spaventati…)
12. ® LE DIFFERENZE DI SESSO NELLE REAZIONI AI FILM HORROR
13. Ad un campione di soggetti adolescenti viene fatto vedere il film “venerdì 13 parte III” e
poi somministrato un questionario. Nel caso dei maschi esisteva una correlazione positiva tra
stima dell’angoscia sperimentata e stima del divertimento provato, cosa che non avviene nelle
femmine. Le indagini condotte secondo il modello degli usi e delle gratificazioni si basano però
solo sull’autovalutazione dei soggetti e questo comporta rischi di distorsione.
14.
15. TEORIA DELLA COLTIVAZIONE
Secondo questa teoria i media non solo ci dicono a quali cose dobbiamo pensare, ma anche a
come bisogna pensare. I concetti chiave di questa teoria sono:
Mainstreaming = processo attraverso il quale la TV tende ad omogeneizzare le concezioni
dell’audience, anche a livello di gruppi sociali (es: quelli che guardano molto la TV considerano
il mondo in cui vivono più violento di quel che è in realtà).
Resonance= quello che viene detto dai media è accentuato se esistono conferme estterne a questo
fatto (es: abitare effettivamente in un quartiere pericoloso).
Si cerca quindi di trasmettere programmi con contenuti che la gente vuol vedere.
I problemi relativi a questa teoria sono:
• differenti programmi e tipi di programmi non producono messaggi omogenei
• ogni individuo sceglie di esporsi ai media secondo le proprie preferenze ed opportunità
• non considerare la possibilità che ci siano fattori esterni ai media in grado di mitizzarne gli
effetti.
CAPITOLO 4:
GLI EFFETTI DELL’ESPOSIZIONE
1. LE TEORIE DELL’APPRENDIMENTO SOCIALE: DALLE CONDOTTE
IMITATIVE AL MODELLAMENTO
® I MECCANISMI DELL’APPRENDIMENTO
Secondo il comportamentismo classico, l’apprendimento avverrebbe mediante rinforzi o
punizioni relative ad esperienze dirette. Per Bandura (teoria dell’apprendimento sociale), è
sufficiente vedere altre persone coinvolte in tale esperienza per apprenderla, anche in maniera
involontaria ed inconsapevole.
L’ambito di ricerca in cui è stato più studiato il meccanismo di apprendimento e modellamento, è
stato quello dei comportamenti violenti.
® CONTENUTI VIOLENTI E CONDOTTE AGGRESSIVE: QUALE RELAZIONE?
Gli effetti che i contenuti violenti possono avere sui fruitori sono stati studiati sia sul campo che
in laboratorio. Ci sono 2 modi di intendere il problema:
• sono i media che influenzano o addirittura modificano in modo più o meno stabile la struttura
di personalità di ognuno
• è la particolare struttura di personalità che porta a guardare ed esporsi a contenuti violenti.
Nonostante sia difficile distinguere il nesso causale tra le 2 variabili, alcuni studi hanno portato a
considerare più plausibile la prima ipotesi.
® I MODELLI DI SPIEGAZIONE E I MECCANISMI PSICOLOGICI COINVOLTI
• Teoria dell’apprendimento sociale (Bandura 1977): la visione della violenza aumenta la
disponibilità a condotte aggressive
• Teoria della catarsi: la visione di comportamenti violenti sarebbe la valvola di sfogo per
scaricare i propri impulsi aggressivi
• Teoria della disinibizione (Berkowitz & Rowlings 1963): la prolungata esposizione a
comportamenti violenti rende questi degli eventi normali e di conseguenza diminuiscono le
inibizioni ad essi legate, quindi è più facile comportarsi in modo aggressivo
• Teoria dell’arousal (Berkwitz & Alioto 1973): la visione di comportamenti violenti provoca
un eccitamento e quindi un aumento del livello di attività e di tendenza alle risposte
• Teoria dello stato d’animo (mood): gli spettacoli violenti provocano uno stato d’animo
negativo e l’individuo tenderebbe a comportarsi e a percepire il mondo proprio rispetto a
questo stato emotivo indotto
• Teoria dell’ostracismo: le persone aggressive sono le più emarginate ed hanno più tempo per
vedere la tv e quindi sono più esposti a messaggi violenti
• Teoria della predilezione (Feningstein 1979): i programmi aggressivi sono visti da persone
per natura, aggressive
• Teoria del convenzionalismo (Weigel & Jessor1973): quelli che guardano programmi violenti
sono persone molto placide e tranquille che nella realtà non amano esporsi a situazioni
temerarie
• Modello cognitivo dell’associazione semantica (a reti): la visione di contenuti violenti
stimola la rete associativa dei “comportamenti violenti” e le successive informazioni in
entrata hanno più probabilità di essere interpretate secondo questo schema.
Da queste teorie non emerge una relazione significativa tra messaggi violenti e condotte
aggressive, ma sottolineano l’esistenza di un legame tra queste.
® IL RUOLO DEI MASS MEDIA NELLE CONDOTTE IMITATIVE: LE CRONACHE DEI
SUICIDI
Se nell’800 l’uscita del romanzo “i dolori del giovane Werther” fu seguita da un aumento dei
suicidi in tutta Europa, figurarsi se questo non accade oggi con la tv che è a portata di mano tutti
i giorni a tutte le ore e per moltissime persone.
Lo confermerebbe uno studio di Motto negli anni ’60 confrontando il tasso di suicidio e la
comparsa di notizie di suicidi su giornali e telegiornali, in un dato lasso di tempo.
Teoria del suicidio imitativo: i tassi di suicidio aumentano a seconda della pubblicità che viene
fatta a questo fenomeno e al personaggio che si vuole imitare (meglio se una persona famosa).
Alla luce di questi fatti, dal 1988, gli organi di stampa hanno limitato il più possibile questo tipo
di notizie ed i dati confermano le ipotesi: da allora si è registrato un decremento dei suicidi nella
metropolitana.
Di solito i suicidi avvengono 3-4 gg dopo la notizia, in modo da dissimulare la relazione tra il
proprio suicidio e quello imitato.
® STORIE TELEVISIVE E SUICIDI
A seguito di una trasmissione in cui avveniva un suicidio con farmaci, nelle 2 settimane seguenti
sono aumentati i casi di ricovero o decesso per lo stesso motivo, realizzati con la stessa
procedura (Holding 1975).
® I PROCESSI DI IDENTIFICAZIONE COME VARIABILE DI EMDIAZIONE DEI
FENOMENI IMITATIVI
I soggetti che possono più facilmente identificarsi con il protagonista della notizia riferita dai
media in quanto simili a lui, sono più probabilmente destinati a subirne il fascino d’esempio. Il
grado di identificazione influenza sia le prestazioni cognitive, sia l’umore di chi ascolta la
cronaca del suicidio.
CAPITOLO 5:
VERSO UN MODELLO PSICOLOGICO DELLE
COMUNICAZIONI DI MASSA
1. L’APPROCCIO COGNITIVISTA
® I NTRODUZIONE
Per molto tempo negli studi sulle comunicazioni di massa si è pensato ad una relazione diretta ed
univoca tra fruizione dei messaggi dei media e conseguenze a livello psicologico o sociale o
comportamentale, ma basta far ricorso all’esempio delle “commedie dell’equivoco” per capire
come lo stesso messaggio non venga interpretato ugualmente da diverse persone (vedi esp. Di
Asch).
Dato che il nostro sistema cognitivo ha dei limiti nella disposizione delle mentali disponibili,
bisogna far ricorso a specifiche strutture che permettono di lavorare sull’informazione con un
risparmio energetico (strutture schematiche e categorie). Questo anche perché in ogni momento o
attività è sempre occupata più di 1 sola risorsa.
Lo scopo del processo di elaborazione è ottenere nuova conoscenza razionale e coerente con il
precedente sistema di valori.
® LE STRUTTURE SCHEMATICHE
gli schemi sono strutture di dati organizzati in memoria a lungo termine in grado di rappresentare
le conoscenze circa oggetti od eventi, nonché relazioni che tutti questi intrattengono tra loro.
Per tornare all’esempio delle “commedie dell’equivoco”, ciò che viene rappresentato è il
fallimento dell’interazione tra due sistemi interpretativi diversi. Gli schemi funzionano quali
strumenti interpretativi dei dati provenienti dall’ambiente. L’attivazione di un nodo all’interno di
uno schema fa sì che vanga recuperata anche tutta una serie di valori di default i quali guidano e
danno risposta alle ipotesi e alle operazioni inferenziali necessarie per colmare vuoti lasciati
aperti dalle non complete informazioni che l’ambiente ci fornisce.
RELAZIONI SPAZIALI: (tipico esempio: il volto) queste rivestono importanza relativamente
alla rappresentazione delle conoscenze
RELAZIONI TEMPORALI: la maggior parte delle azioni umane si svolge in base a routine
(ristorante, telefono…), cioè schemi di comportamenti prevedibili detti scripts o copioni.
RELAZIONI LOGICHE: ogni singolo concetto, o unità di informazione richiama a ulteriori
informazioni immagazzinate in memoria, che si pongono in un rapporto logico con esse. Una
caratteristica dei giudizi sociali è l’etichettamento, cioè da un elemento, attribuire anche tutta una
serie di altri elementi che di solito, ma non è detto, si accompagnano a quello.
L’intervento di strutture schematiche avviene presumibilmente in ogni momento
dell’elaborazione delle informazioni, sia nella comprensione e nella codifica in memoria a lungo
termine, che nel successivo recupero dal magazzino mnestico.
Ciò che leggiamo, vediamo, ascoltiamo è quindi largamente dipendente dalle condizioni in cui ci
troviamo codificando e recuperando il materiale.
® LA COMPRENSIONE DEI TESTI
C’è comprensione quando l’individuo è in grado, a partire dal testo che gli viene presentato, di
operare a differenti livelli di astrazione per dare coerenza ai contenuti del testo stesso (vedi
Grice, regole conversazionali). Ci sono processi che, dati i possibili significati alternativi di un
termine, attivano quello maggiormente appropriato, inibendo temporaneamente l’accesso a quelli
che vengono al contrario scartati. Durante la lettura vengono prodotte inferenze anche non
strettamente necessarie al fine di fornire coerenza alla struttura del testo.
Presentando 3 frasi graficamente distinte, la lettura risulta essere più rapida se sono presenti nessi
logici che le connettano le une alle altre in una sequenza, anch’essa logica. L’elaborazione delle
informazioni viene perciò influenzata dalle preliminari aspettative che la definizione del genere
del testo reca con sé, rendendo più plausibile l’utilizzo di alcune strategie piuttosto che di altre.
® LE RELAZIONI E LE INFERENZE CAUSALI
Riguardo alla comprensione dei testi, i legami logici più studiati sono causalità e finalità. Tanto
più le frasi sono connesse da vincoli causali, tanto più rapidamente è facilitata dalla presenza di
una coerenza interna al testo.
Inoltre quando bisogna riportare un testo di cui non si ha molta competenza, si tenta di
arricchirlo o semplificarlo riferendo ad altri veneti precedenti simili e trascurando i reali elementi
centrali della questione.
Il contesto informativo a partire dal quale le inferenze vengono prodotte, varia inoltre da
individuo a individuo con l’alternarsi degli scenari di giudizio.
® INFERENZE CAUSALI, PERCEZIONE E GIUDIZIO SOCIALE
Per Gilbert (1989) è molto probabile che un individuo affettui delle inferenze di tipo
disposizionale tutte le volte che osserva il comportamento di un’altra persona. L’attribuzione di
giudizi dipende dall’attenzione prestata, dal grado di disturbo e dal tipo di media a cui ci si
riferisce.
Errore fondamentale di attribuzione: spesso le persone danno molta più importanza ai messaggi
non verbali che a quelli parlati, soprattutto in situazioni di disturbo e quindi di limitata
disponibilità di risorse cognitive.
® INFERENZE DI TIPO GOAL-DIRECTED
Le persone generano in modo spontaneo delle inferenze riguardo i possibili obiettivi che un
attore sociale si propone di realizzare con la propria azione. Infatti quando viene posto un
messaggio apertamente persuasivo ci si domanda “cosa vuole da me?”, quale è lo scopo che
questo intende ottenere.
Per Langer, per accrescere le possibilità che il messaggio venga accettato basterebbe fornire
assieme al messaggio una motivazione, una semplice spiegazione di questo. (es: “scusami, ho
solo 5 pagine. Posso usare la fotocopiatrice perché ho molta fretta?”). la forza placebo delle
richieste però, diminuisce al crescere dell’entità della richiesta (“…ho solo 20 pagine…”). Le
persone sembrano quindi continuamente impegnate a decifrare i motivi che guidano il
comportamento altrui, basandosi in questa attività implicita, sulla conoscenza di schemi tipici.
® L’AUTOMATICITA’ DEI PROCESSI INFERENZIALI E DI ATTIVAZIONE SEMANTICA
Come abbiamo già detto è presumibile che le inferenze si realizzano sia on-line, cioè durante il
processo di codifica, sia off-line, cioè in un secondo momento, nel riesaminare o pensare al
materiale visto. Ma le prove di ricordo, effettuate nei vari esperimenti, non sono in grado di
discriminare tra inferenze on-line ed off-line. L’azione prodotta dall’attivazione di un concetto
facilita l’elaborazione e, rendendolo saliente, fa sì che questo venga utilizzato con maggiore
probabilità come chiave di lettura per le successive informazioni in entrata.
Effetto di priming: influenza esercitata da una parola che va ad attivare un’area semantica sui
giudizi e che si collega in seguito ad altri concetti legati a questa, tramite legami associativi.
Ad esempio la semplice visione di un oggetto riguardo al quale vi sia stato un precedente
atteggiamento porta all’attivazione automatica di tale atteggiamento. I fenomeni di priming
interessano l’attivazione delle aree semantiche e l’attribuzione di valori.
Infatti, come già detto, lo stato di emotivo indotto da una precedente esperienza comporta
l’assunzione di un particolare punto di vista durante la lettura di un brano e l’influenza in modo
selettivo anche il successivo ricordo di quanto letto (es: la coca cola non trasmetteva spot dopo il
TG per evitare che questi avessero effetti negativi sull’immagine del prodotto).
Ageism= attribuire tendenzialmente tratti negativi agli anziani e positivi ai giovani
Il più delle volte le persone dichiarano di essere consapevoli di questo fatto, ma non si schierano
apertamente tra quelli che discriminano la vecchiaia.
Inoltre, quanto più un atteggiamento risulta radicato o stereotipicizzato, tanto più rapido è il suo
accesso in memoria.
Una delle variabili che maggiormente incidono sull’accessibilità di un costrutto è la sua
frequenza di attivazione (l’effetto di prime non è sempre valido, specie se è costituito da un
esemplare troppo polarizzato).
® LA PERCEZIONE SUBLIMINARE
Nel 1957 in una sala cinematografica di Fort Lee in New Jersey fu proiettato un film in cui erano
inseriti fotogrammi impercettibili (sotto soglia) che invitavano a comprare pop corn e coca cola.
A quell’evento seguì un notevole incremento dei prodotti pubblicizzati. Questo episodio creò
una situazione di allarmismo e vennero create delle leggi contro l’uso di messaggi subliminali.
Successivi studi (anni ’70) hanno però fornito pareri discordi. Sembrerebbe infatti che possano
essere più influenzati quelli che credono all’efficacia dei messaggi subliminali. Anche se gli studi
in laboratorio mancano di tutte quelle interferenze che avvengono nel mondo reale e potrebbero
essere determinati ai fini della comprensione (es: audiocassette per aumentare la memoria o
l’autostima, non hanno prodotto effetti verificabili; es2: persone avvisate della messa in onda di
un messaggio subliminale riferirono di aver sentito più sete o più fame, quando invece il
messaggio si riveriva a tutt’altra cosa, cioè telefonare in trasmissione).
Effetto placebo: attribuire una qualità ad un prodotto o servizio che non lo possiede realmente,
l’effetto deriva dalla convinzione dei poteri di quel prodotto.
® GLI EFFETTI DELLA SEMPLICE ESPOSIZIONE
Si ritiene che gli atteggiamenti possano essere modificati mediante la semplice ripetizione dello
stimolo. L’elemento cruciale che determina i fenomeni di influenzamento consapevole, non è
tanto ascrivibile alle modalità di presentazione dello stimolo, quanto al grado di consapevolezza
di cui il soggetto dispone circa le potenzialità che uno stimolo ha di influenzare le sue risposte.
Le informazioni incongruenti sarebbero in grado di attirare l’attenzione e necessiterebbero in
seguito di tempi più lunghi per elaborare il materiale, il che si rifletterebbe in una traccia
mnestica più profonda e duratura. (le informazioni congruenti vengono lette più velocemente
perché ci sono relazioni logiche tra le parole).
Variabili che influenzano il ricordo per le informazioni incongruenti e congruenti:
• L’intervallo di tempo tra la presentazione degli stimoli e la prova di ricordo: tanto esso è
maggiore, tanto più prevalgono le informazioni congruenti
• Il grado in cui lo schema è radicato
• La proporzione di informazioni congruenti ed incongruenti e la loro frequenza di comparsa
• Gli obiettivi che sono operanti nel momento in cui le informazioni sono elaborate
• Il fatto che le informazioni si riferiscano a gruppi sociali o ad individui: gli elementi
incongruenti sono assai più incongruenti nel secondo caso
• Il fatto che le informazioni si riferiscano a tratti di personalità o a comportamenti: si ritiene
che gli effetti di congruenza siano più marcati per il primo tipo di informazioni.
2) COMPRENSIONE E MEMORIA
Secondo l’opinione pubblica i media hanno un grosso potere manipolativo ed influenzante sulla
mente dei fruitori. Questo dipende però dall’elevato uso dei media: un americano vi impiega il
20% del suo tempo da sveglio.
Le caratteristiche più importanti che una notizia deve avere per essere ricordata sono:
• Che la notizia si riferisca ad un personaggio famoso ad un personaggio famoso
• Che l’evento descritto abbia potenzialmente delle rilevanti conseguenze
• Che la notizia venga personalizzata, ovvero che si sottolineino i vissuti delle persone
coinvolte, enfatizzando gli aspetti emotivi
• Che la notizia implichi elementi di incertezza e imprevedibilità o all’opposto si incentri sul
rimarcare aspetti ampiamente stereotipici e prevedibili.
® IL LIVELLO DEL RICORDO
Il modo in cui le gente ricorda i notiziari dipende da fattori semantici, percettivi, di codifica
dell’informazione. Gli aspetti sintattici, quindi superficiali, della frase vengono dimenticati più
facilmente rispetto ai contenuti semantici.
Le didascalie delle fotografie hanno la funzione di dirigere le attribuzioni di significato riguardo
quella foto.
® VELOCITA’ DI PRESENTAZIONE
I notiziari devono condensare molte notizie in breve tempo, ma superata una certa soglia, la
comprensione e il successivo ricordo calano drasticamente. I messaggi presentati in modo
accelerato, però, attirano maggiormente l’interesse.
® IL SOFFERMARSI SU UNA NOTIZIA
La traccia mnestica risulta incrementata dalla presenza di ulteriori informazioni di contorno ad
una determinata frase. Informazioni successive possono interferire sulla codifica delle
informazioni precedenti, rendendo a volte più agevole, altre più complesso, l’immagazzinamento
in memoria.
® I MECCANISMI DI INFERENZA
Il soffermarsi sulla stessa area di argomenti rende più difficile la codifica delle nuove
informazioni; il cambio di argomento consente invece di innalzare nuovamente la percentuale di
ricordo.
Interferenza proattiva: abusare di uno stesso codice generale di rappresentazione.
®IL CANALE DI TRASMISSIONE E LA FUNZIONE DEI SUPPORTI VISIVI
La comunicazione si svolge a seconda del mezzo da cui è prodotta (audio, scritta, video,
grafica…). E’ più facile comprendere e ricordare i messaggi a livello scritto o iconico (testo o
tv?). secondo degli studi sembrerebbe proprio che sia il materiale scritto quello maggiormente
ricordato.
® LE VARIABILI DELL’AUDIENCE: IL LIVELLO DI ISTRUZIONE E LE MODALITA’ DI
COINVOLGIMENTO
+ istruzione= maggiore fruizione di stampa, uguale fruizione di TV
- istruzione= maggiore attenzione per le notizie meteo, incidenti ed i casi umani, - attenzione per
economia o politica (cose astratte)
Le notizie più memorabili sono le previsioni del tempo ed i casi umani.